“Perché alle volte
sono i viaggi in sé per sé a essere il tesoro più
grande”
5. To waste time waiting for the next metro {ShinoTema}
Il rumore
metallico delle chiudersi e aprirsi dei tornelli della metropolitana di Madrid
entrava nelle menti dei passeggeri in attesa della
prossima metro che tardava ad arrivare.
Fuori
infuriava il temporale ed era oramai notte fonda, un ragazzo estraneo a quel
mondo fu l’unico passeggero in attesa.
Fortunatamente
il suo impermeabile lo aveva protetto in gran parte dall’acquazzone e ora
sedeva stancamente sui sedili della banchina.
Nonostante
fosse notte, indossava un paio di occhiali da sole,
particolarità che mai avrebbe abbandonato in quella terra straniera.
Era
arrivato in quella città con lo scopo di trovare un lavoro decente ed un
modesto appartamento dove vivere solo, ma non fu tutta rosa
e fiori la strada che gli si mostrò davanti ai suoi occhi.
Faticò
terribilmente a
farsi assumere da un laboratorio di botanica, lavoro che tra l’altro non gli
sarebbe durato se non per un paio di mesi essendo a tempo determinato, e
altrettanta fatica fece per trovare un misero buco di stanza, con le pareti e
il tetto che spesso perdevano acqua in quei giorno di pioggia.
Odiava
quei giorni piovosi, così lontani e distanti dalla sua soleggiata Giamaica.
Da quando
era arrivato, ossia un paio di settimane, non aveva visto nient’altro che
pioggia nonostante i suoi amici gli avessero descritto Madrid come una città
soleggiata e piena di vita.
Purtroppo,
quello che aveva visto in quei giorni, era solo la triste e costante acqua che
picchiettava sui tetti delle case e che colava fin dentro le bacinelle che lui
temporaneamente aveva usato per ovviare al problema ma che, il continuo
picchiettio, gli impediva di dormire la notte.
L’unica
cosa che lo legava inspiegabilmente al suo paese erano
quegli occhiali da sole che gli aveva regalo il padre non appena ebbe compiuto
i quindici anni.
Quegli
occhiali, così semplici eppure così importanti, svolgevano una doppia
funzionalità: la prima era ricordargli il sole che da troppo tempo non vedeva
in quella città oscurata completamente dalle nuvole e l’altra era coprire le vistose occhiaie che il ticchettio dell’acqua nel suo
appartamento gli aveva causato.
Lentamente,
cominciò anche a perdere la sua abbronzatura che aveva fin da
quando era bambino stando sempre sulle spiagge o a passeggiare sotto il
sole con la sua famiglia della sua calda madrepatria.
Nonostante
amasse quella nazione, le possibilità di lavoro erano davvero scarse e non
aveva di certo conseguito una laurea in botanica per andare a spacciare
marijuana, come i pregiudizi degli stranieri erano soliti affibbiare agli
abitanti di quel paese.
Fu proprio
questo uno dei motivi che gli creò diversi ostacoli
sulla via per cercare lavoro: non appena sentivano che il ragazzo era di
origine giamaicane, quelli storcevano il naso e bisbigliavano frasi tra di loro
per poi liquidarlo con uno scontato “Le faremo sapere”.
Era consapevole
delle difficoltà che avrebbe incontrato, non era mai stato un tipo strafottente
o irruento che si buttava a capofitto in una impresa
senza nemmeno una strategia da attuare.
Al
contrario, era stato sempre un tipo che adorava starsene in silenzio a
contemplare il meraviglioso mondo degli insetti, non era un collezionista, mai
e poi mai si sarebbe sognato di uccidere quelle
meravigliose creature, semplicemente adorava ammirarle nel loro habitat
naturale.
Aveva un animo sensibile, anche se spesso la sua espressione
mono-faccia e il suo sguardo costantemente coperto da quegli impercettibili
occhiali scuri, lo faceva sembrare un tipo freddo e impassibile.
E forse
alle volte era ciò che lui voleva mostrare agli altri.
Ma ora,
lontano da casa e dalla sua famiglia, gettato nella
routine di Madrid con in più una nuova lingua da imparare, capì quanto in
realtà quel comportamento fosse sbagliato.
Mai come
in quelle giornate uggiose, desiderava chiamare la sua famiglia per avere una
minima parola di conforto o incoraggiamento, ma non poteva.
Sapeva che
loro, si l’avrebbero consolato, ma gli avrebbero anche
consigliato di tornarsene in patria e lui non poteva tornare sconfitto e con la
coda tra le gambe, non dopo tutta la fiducia che i suoi avevano riposto in lui.
Specialmente
suo padre che era malato ed in attesa di essere
operato al fegato, oramai andato a causa dell’uno dei troppi pesticidi
utilizzati nella piantagione in cui lavorava.
Sapeva che
avrebbe potuto trovare un lavoro anche in Giamaica,ma
non avrebbe mai guadagnato abbastanza per farlo operare in uno ospedale decente
e con un medico competente.
Non poteva
deluderlo, non lui che aveva sempre creduto nelle sue capacità e nel suo spirito seppure taciturno ma forte.
Si tolse
lentamente l’impermeabile, oramai zuppo, lo appoggiò sul sedile vicino a lui,
ed estrasse dallo zaino a tracolla che teneva dietro le spalle una guida
turistica di Madrid.
Come
sempre il suo motto era conosci il tuo amico, conosci
ancor meglio il tuo nemico, e Madrid in quel momento gli sembrava più una
gabbia che un luogo di grandi opportunità.
Sfogliò le
prime due pagine quando sentì scendere le scale della
metro, l’inconfondibile rumore dei tacchi a spillo gli aveva dato oramai la
certezza che fosse una donna e difatti non fu smentito.
Aveva dei
profondi occhi verdi e i capelli legati in quattro codini, indossava una
maglietta nera a maniche lunghe e una minigonna grigia che, a
ogni suo passo, mostrava dei piccoli scorci della sua pelle olivastra.
Il ragazzo
la fissò sentendosi avvampare, oltre a essere una
bella donna era completamente bagnata da capo a piedi e in questo modo i
vestiti, già attillati, gli adornavano il corpo come se fossero una seconda
pelle.
Lui giurò
a se stesso di non aver visto alcuno segno di
reggiseno sotto quella maglietta, ma non poteva esserne sicuro al cento per
cento dato che l’aveva vista solo di
sfuggita.
Lei
sembrava molto adirata e iniziò a passeggiare avanti e indietro per la
banchina, con il cellulare di color giallo sabbia sull’orecchio in attesa di trovare la linea.
Quando
finalmente la trovò, iniziò a urlare con fare
arrabbiato parole in spagnolo che il ragazzo non comprese a pieno ma che intuì
non dovessero di certo essere gradevoli per colui che stava all’altro capo
della cornetta.
-“Escùchame! No me
importa un rapano si el director he dicho asì, nosotros tenemos que terminar el
trabajo para el lunes! Entonces, callate y empieza a trabajar hasta ahora si no
quieres dejarte sin dinero este mes!”-
Una volta
che ebbe terminato la frase, attaccò violentemente la cornetta e si sedette a un sedile di distanza dal giovane che la guardava con uno
sguardo misto tra il curioso e lo spaventato.
La donna
lo fulminò con lo sguardo non appena avvertì lo sguardo di
lui, nascosto come sempre dagli occhiali, e poi tornò a fissare la
corsia della metro desolatamente vuota.
Agitava le
gambe su e giù come se avesse fretta di andarsene da quel luogo e teneva le
braccia giunte come a volersi riscaldare un po’.
Lui la
osservò con la coda dell’occhio, lì sotto faceva davvero freddo e lei era
completamente bagnata, se fosse rimasta ancora così si sarebbe preso un malanno quanto prima.
Così si
tolse il cappotto nero che teneva sotto l’impermeabile e glielo porse.
Di tutta
risposta lei lo guardò con fare sorpreso, non gli era mai capitata una persona
così gentile, anzi forse poteva dire un uomo così gentile dato che le signore
del suo quartiere erano persone squisite che la trattavano come se fosse loro figlia.
Quello,
vedendo che titubava un po’ nel fidarsi di lui, infine disse:
-“Take it, It won’t bite you for sure…”-
Lei lo
guardò ancora più sorpresa vedendo che il ragazzo non era spagnolo, ma alla fine decise comunque di indossare il cappotto.
Trovò un
po’ di sollievo nel sentire qualcosa di caldo a contatto con la sua pelle
oramai quasi del tutto insensibile a causa del freddo, così decise di
ringraziare il giovane per un gesto tanto nobile quanto insolito.
-“Gracias…”- Disse lei abbozzando a un mezzo sorriso.
-“De…nada, right ?”- Disse un po’
titubante lui, infondo era ancora alle prime armi con
quella nuova lingua e non tutti erano ben disposti ad accettare i suoi errori
da principiante.
Ma vedendo
che la ragazza gli sorrise e gli fece cenno di si con
la testa, capì che almeno un cosa l’aveva imparata in quelle due settimane.
Lei notò
la guida che il ragazzo teneva stretto tra le mani e intuì che doveva essere un
turista, così provò a fare un minimo di conversazione con lui, se non altro
gliela doveva per il capotto che gli aveva prestato,
inoltre gli sembrava un tipo stranamente interessante con quegli occhiali da
sole a notte fonda.
-“Eres un turista?”- Gli domandò con un
sorriso.
-“No…yo trabajo
aqui...en un botanical laboratory...”-
Disse un pò impacciato
lui, non lasciando trapelare però nessuna espressione
d’imbarazzo.
-“De verdad? Pues
tu eres un botanico, a mi me gustan muchos las flores, especialmente las…grass plants?”- Disse lei in un inglese un pò
impacciato ma che fece scappare un piccolo sorriso, dopo tanto tempo, sul volto
del giovane.
-“Yo me llamo
Temari, y tu?”- Domandò
infine lei cercando, invano, di scorgere gli occhi del giovane che continuava
ad affascinarla con quel alone di mistero.
-“Shino Aburame…”- Rispose lui, perdendosi
per un momento in quei suoi due occhi color smeraldo.
Di li a poco arrivò la metro che ebbe avrebbe effettuato
l’ultima corsa.
Trascorsero
dentro quel freddo scompartimento una decina di minuti prima che il ragazzo
scendesse alla sua fermata.
Lì dentro
continuarono a parlare del più e del meno,senza troppe
pretese.
Lei gli
raccontò che lavorava per un ditta di grafica
pubblicitaria nel centro di Madrid e che era continuamente sotto pressione per
via dalla carriera di vice-direttore da mandare avanti e per via dei fratelli
di minore di cui si doveva occupare.
Gli
raccontò che la madre morì dando alla luce il fratello minore e che il padre
era morto di recente per un cancro al fegato in stadio terminale.
A quelle
parole, Shino sentì una fitta al cuore, aveva paura che la stessa fine sarebbe toccata al suo se la malattia fosse peggiorata e mai
come in quel momento sentì il desiderio di confidarsi con qualcuno che come lui
avesse provato ciò che provava lui in quel momento.
Temari
ascoltò in silenzio la storia, meravigliandosi di come quel ragazzo avesse una tale fermezza di spirito da fargli lasciare la
patria per andare in un paese ancora più lontano.
Non aveva
mai incontrato un ragazzo come lui, sebbene fosse un tipo silenzioso
sicuramente era degno di rispetto più di tutti gli altri ragazzi con i quali era uscita in tutti questi anni.
Una volta
alla fermata, il ragazzo fece per scendere ma lei lo
fermò abbracciandolo, nella speranza che si sarebbero visti di nuovo.
Lui
ricambiò anche se con fare un po’ imbarazzato e poi uscì prima che le porte della metro si richiudessero.
La ragazza
si sedette e si mise le mani intasca, accorgendosi di non avergli restituito il
capotto al giovane ma notando un foglietto nella tasca
con scritto il numero di cellulare del giovane.
Probabilmente
doveva averglielo messo in tasca prima di andarsene, ma lei comunque
sorrise prendendolo tra le mani e poi lo rimise in tasca aspettando la sua
fermata.
Intanto
Shino, pronto psicologicamente a beccarsi l’ennesimo acquazzone, uscì dalla metro con l’impermeabile addosso.
Ma una
volta fuori le nuvole cariche di pioggia erano sparite, lasciando il posto al
chiarore della luna che brillava alta nel cielo.
Lui
sorrise tra sé e sé e mentre s’incamminava verso il suo piccolo appartamento, e ,ripensando di nuovo alla ragazza incontrata sotto la
metro, disse quasi bisbigliando:
-“It seems that
I have found my sun…”-
END.
Angolino dell’autrice:
Ok, questa è una
coppia un pò insolita, ma vi prego di scusarvi visto che è una delle mie
preferite! E con questa dichiaro chiuso il ciclo delle cinque fic che avevo in mente, a domani inizierò quelle che mi sono state
richieste e vi posso assicurare che di lavoro ne ho eccome XD!
Passiamo ora ai termini, anzi in
questo caso frasi, dette dai nostri due innamorati:
Escùchame! No me importa un rapano si el director he dicho asì, nosotros
tenemos que terminar el trabajo para el lunes! Entonces, callate y empieza a
trabajar hasta ahora si no quieres dejarte sin dinero este mes! = Ascoltami, non m’importa
un cavolo se il direttore ha detto così, noi dobbiamo finire il lavoro per
lunedì! Quindi, stai zitto e incomincia subito a
lavorare se non vuoi rimanere senza stipendio questo mese! (Spa.)
Take it, It won’t
bite you for sure = Prendi, non ti morderà di
certo (Eng.)
Gracias = Grazie (Spa.)
Eres un turista? = Sei un turista? (Spa.)
No…yo trabajo aqui...en un botanical laboratory = No
lavoro qui, in un laboratorio
botanico (Spa./Eng.)
De verdad? Pues tu eres un botanico, a mi me gustan muchos las flores,
especialmente las…grass plants? = Veramente? Allora sei un botanico, a me piacciono molto i fiori, specialmente
le...piante grasse? (Spa./Eng.)
Yo me llamo…y tu? = Io mi chiamo...e tu? (Spa.)
It seems that I have found
my sun = Sembra che abbia trovato il mio sole (Eng.)
E ora le recensioni:
Nindaime_93: Molto contenta che ti sia piaciuta
Mikoto: Ehi grazie, tanti complimenti
tutti in una volta sola mi fanno commuovere davvero ;__;…Tranquilla
non ti uccido e stai serena che avrai la tua ShinoSaku
quanto prima, sei la prima fan che vedo di questa coppia, sai XD?
miss_ka: quando vedo che colpisco fan di
altre coppie mi commuovo sempre, grazie davvero sono felice che ti sia piaciuta
;__;!!!
Sheerer: Onoratissima che ti sia piaciuta, significa che non faccio così pena a scrivere
XD!!! E si Narutino è sempre sfortunato, piccolo
;__;… Per il sequel come ho detto a Nindaime_93 ci
vorrà molto, ma se vuoi cimentarti tu sarei davvero onorata di leggerlo!!! Per
Sasukkia confermo, ce lo vedevo bene anche io ma ho voluto lasciare la cosa
vaga XD!!!
Lilithkyubi: Stai tranquilla che la prossima è
la tua, e grazie ancora per i complimenti!!!
Bene, alla prossima!!!