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Autore: inochan    28/02/2008    4 recensioni
1. Even dogs can fly sometimes {KibaHina}
2. The end of the war between Germany and France thanks to Italy {ShikaIno}
3. Stuck into the traffic is not always so bad {KankuTen}
4. The cruise of happiness is starting now {NaruSaku}
5. To waste time waiting for the next metro {ShinoTema}
6. Dreaming in a bus about a prince of ice {GaaMatsu}
7. On the road with your nuisance beside {SasuNaru}
-“Any problem ?”- Domandò con tono impassibile lui.
Il biondo notò che nella mano destra stringeva il suo casco che prima aveva lanciato bruscamente al suolo qualche minuto prima, così abbozzò a un leggero sorriso a quello straniero dai gli occhi color notte come i suoi capelli che ricadevano stancamente ai lati del suo volto.
-“No, I’m-…”-
-“Then don’t throw your trash on the road…”- Lo interruppe in maniera sgarbata e improvvisa il giovane e senza alcun ritegno lanciò il casco nello stomaco del biondo, allontanandosi.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Yuri | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU), Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Travels

 

“Perché alle volte sono i viaggi in sé per sé a essere il tesoro più grande”

 

 

 

5. To waste time waiting for the next metro {ShinoTema}

 

 

Il rumore metallico delle chiudersi e aprirsi dei tornelli della metropolitana di Madrid entrava nelle menti dei passeggeri in attesa della prossima metro che tardava ad arrivare.

Fuori infuriava il temporale ed era oramai notte fonda, un ragazzo estraneo a quel mondo fu l’unico passeggero in attesa.

Fortunatamente il suo impermeabile lo aveva protetto in gran parte dall’acquazzone e ora sedeva stancamente sui sedili della banchina.

Nonostante fosse notte, indossava un paio di occhiali da sole, particolarità che mai avrebbe abbandonato in quella terra straniera.

 

Era arrivato in quella città con lo scopo di trovare un lavoro decente ed un modesto appartamento dove vivere solo, ma non fu tutta rosa e fiori la strada che gli si mostrò davanti ai suoi occhi.

Faticò terribilmente a farsi assumere da un laboratorio di botanica, lavoro che tra l’altro non gli sarebbe durato se non per un paio di mesi essendo a tempo determinato, e altrettanta fatica fece per trovare un misero buco di stanza, con le pareti e il tetto che spesso perdevano acqua in quei giorno di pioggia.

 

Odiava quei giorni piovosi, così lontani e distanti dalla sua soleggiata Giamaica.

Da quando era arrivato, ossia un paio di settimane, non aveva visto nient’altro che pioggia nonostante i suoi amici gli avessero descritto Madrid come una città soleggiata e piena di vita.

Purtroppo, quello che aveva visto in quei giorni, era solo la triste e costante acqua che picchiettava sui tetti delle case e che colava fin dentro le bacinelle che lui temporaneamente aveva usato per ovviare al problema ma che, il continuo picchiettio, gli impediva di dormire la notte.

 

L’unica cosa che lo legava inspiegabilmente al suo paese erano quegli occhiali da sole che gli aveva regalo il padre non appena ebbe compiuto i quindici anni.

Quegli occhiali, così semplici eppure così importanti, svolgevano una doppia funzionalità: la prima era ricordargli il sole che da troppo tempo non vedeva in quella città oscurata completamente dalle nuvole e l’altra era coprire le vistose occhiaie che il ticchettio dell’acqua nel suo appartamento gli aveva causato.

Lentamente, cominciò anche a perdere la sua abbronzatura che aveva fin da quando era bambino stando sempre sulle spiagge o a passeggiare sotto il sole con la sua famiglia della sua calda madrepatria.

 

Nonostante amasse quella nazione, le possibilità di lavoro erano davvero scarse e non aveva di certo conseguito una laurea in botanica per andare a spacciare marijuana, come i pregiudizi degli stranieri erano soliti affibbiare agli abitanti di quel paese.

Fu proprio questo uno dei motivi che gli creò diversi ostacoli sulla via per cercare lavoro: non appena sentivano che il ragazzo era di origine giamaicane, quelli storcevano il naso e bisbigliavano frasi tra di loro per poi liquidarlo con uno scontato “Le faremo sapere”.

Era consapevole delle difficoltà che avrebbe incontrato, non era mai stato un tipo strafottente o irruento che si buttava a capofitto in una impresa senza nemmeno una strategia da attuare.

 

Al contrario, era stato sempre un tipo che adorava starsene in silenzio a contemplare il meraviglioso mondo degli insetti, non era un collezionista, mai e poi mai si sarebbe sognato di uccidere quelle meravigliose creature, semplicemente adorava ammirarle nel loro habitat naturale.

Aveva un animo sensibile, anche se spesso la sua espressione mono-faccia e il suo sguardo costantemente coperto da quegli impercettibili occhiali scuri, lo faceva sembrare un tipo freddo e impassibile.

E forse alle volte era ciò che lui voleva mostrare agli altri.

Ma ora, lontano da casa e dalla sua famiglia, gettato nella routine di Madrid con in più una nuova lingua da imparare, capì quanto in realtà quel comportamento fosse sbagliato.

 

Mai come in quelle giornate uggiose, desiderava chiamare la sua famiglia per avere una minima parola di conforto o incoraggiamento, ma non poteva.

Sapeva che loro, si l’avrebbero consolato, ma gli avrebbero anche consigliato di tornarsene in patria e lui non poteva tornare sconfitto e con la coda tra le gambe, non dopo tutta la fiducia che i suoi avevano riposto in lui.

Specialmente suo padre che era malato ed in attesa di essere operato al fegato, oramai andato a causa dell’uno dei troppi pesticidi utilizzati nella piantagione in cui lavorava.

Sapeva che avrebbe potuto trovare un lavoro anche in Giamaica,ma non avrebbe mai guadagnato abbastanza per farlo operare in uno ospedale decente e con un medico competente.

 

Non poteva deluderlo, non lui che aveva sempre creduto nelle sue capacità e nel suo spirito seppure taciturno ma forte.

Si tolse lentamente l’impermeabile, oramai zuppo, lo appoggiò sul sedile vicino a lui, ed estrasse dallo zaino a tracolla che teneva dietro le spalle una guida turistica di Madrid.

Come sempre il suo motto era conosci il tuo amico, conosci ancor meglio il tuo nemico, e Madrid in quel momento gli sembrava più una gabbia che un luogo di grandi opportunità.

 

Sfogliò le prime due pagine quando sentì scendere le scale della metro, l’inconfondibile rumore dei tacchi a spillo gli aveva dato oramai la certezza che fosse una donna e difatti non fu smentito.

Aveva dei profondi occhi verdi e i capelli legati in quattro codini, indossava una maglietta nera a maniche lunghe e una minigonna grigia che, a ogni suo passo, mostrava dei piccoli scorci della sua pelle olivastra.

Il ragazzo la fissò sentendosi avvampare, oltre a essere una bella donna era completamente bagnata da capo a piedi e in questo modo i vestiti, già attillati, gli adornavano il corpo come se fossero una seconda pelle.

Lui giurò a se stesso di non aver visto alcuno segno di reggiseno sotto quella maglietta, ma non poteva esserne sicuro al cento per cento dato che l’aveva vista solo di sfuggita.

 

Lei sembrava molto adirata e iniziò a passeggiare avanti e indietro per la banchina, con il cellulare di color giallo sabbia sull’orecchio in attesa di trovare la linea.

Quando finalmente la trovò, iniziò a urlare con fare arrabbiato parole in spagnolo che il ragazzo non comprese a pieno ma che intuì non dovessero di certo essere gradevoli per colui che stava all’altro capo della cornetta.

 

 

-“Escùchame! No me importa un rapano si el director he dicho asì, nosotros tenemos que terminar el trabajo para el lunes! Entonces, callate y empieza a trabajar hasta ahora si no quieres dejarte sin dinero este mes!”-

 

 

Una volta che ebbe terminato la frase, attaccò violentemente la cornetta e si sedette a un sedile di distanza dal giovane che la guardava con uno sguardo misto tra il curioso e lo spaventato.

La donna lo fulminò con lo sguardo non appena avvertì lo sguardo di lui, nascosto come sempre dagli occhiali, e poi tornò a fissare la corsia della metro desolatamente vuota.

Agitava le gambe su e giù come se avesse fretta di andarsene da quel luogo e teneva le braccia giunte come a volersi riscaldare un po’.

 

Lui la osservò con la coda dell’occhio, lì sotto faceva davvero freddo e lei era completamente bagnata, se fosse rimasta ancora così si sarebbe preso un malanno quanto prima.

Così si tolse il cappotto nero che teneva sotto l’impermeabile e glielo porse.

Di tutta risposta lei lo guardò con fare sorpreso, non gli era mai capitata una persona così gentile, anzi forse poteva dire un uomo così gentile dato che le signore del suo quartiere erano persone squisite che la trattavano come se fosse loro figlia.

Quello, vedendo che titubava un po’ nel fidarsi di lui, infine disse:

 

-“Take it, It won’t bite you for sure…”-

 

 

Lei lo guardò ancora più sorpresa vedendo che il ragazzo non era spagnolo, ma alla fine decise comunque di indossare il cappotto.

Trovò un po’ di sollievo nel sentire qualcosa di caldo a contatto con la sua pelle oramai quasi del tutto insensibile a causa del freddo, così decise di ringraziare il giovane per un gesto tanto nobile quanto insolito.

 

 

-“Gracias”- Disse lei abbozzando a un mezzo sorriso.

 

-“De…nada, right ?”- Disse un po’ titubante lui, infondo era ancora alle prime armi con quella nuova lingua e non tutti erano ben disposti ad accettare i suoi errori da principiante.

 

Ma vedendo che la ragazza gli sorrise e gli fece cenno di si con la testa, capì che almeno un cosa l’aveva imparata in quelle due settimane.

Lei notò la guida che il ragazzo teneva stretto tra le mani e intuì che doveva essere un turista, così provò a fare un minimo di conversazione con lui, se non altro gliela doveva per il capotto che gli aveva prestato, inoltre gli sembrava un tipo stranamente interessante con quegli occhiali da sole a notte fonda.

 

 

-“Eres un turista?”- Gli domandò con un sorriso.

 

-“No…yo trabajo aqui...en un botanical laboratory...”- Disse un pò impacciato lui, non lasciando trapelare però nessuna espressione d’imbarazzo.

 

-“De verdad? Pues tu eres un botanico, a mi me gustan muchos las flores, especialmente las…grass plants?”- Disse lei in un inglese un pò impacciato ma che fece scappare un piccolo sorriso, dopo tanto tempo, sul volto del giovane.

 

-“Yo me llamo Temari, y tu?”- Domandò infine lei cercando, invano, di scorgere gli occhi del giovane che continuava ad affascinarla con quel alone di mistero.

 

-“Shino Aburame…”- Rispose lui, perdendosi per un momento in quei suoi due occhi color smeraldo.

 

Di li a poco arrivò la metro che ebbe avrebbe effettuato l’ultima corsa.

Trascorsero dentro quel freddo scompartimento una decina di minuti prima che il ragazzo scendesse alla sua fermata.

Lì dentro continuarono a parlare del più e del meno,senza troppe pretese.

Lei gli raccontò che lavorava per un ditta di grafica pubblicitaria nel centro di Madrid e che era continuamente sotto pressione per via dalla carriera di vice-direttore da mandare avanti e per via dei fratelli di minore di cui si doveva occupare.

Gli raccontò che la madre morì dando alla luce il fratello minore e che il padre era morto di recente per un cancro al fegato in stadio terminale.

A quelle parole, Shino sentì una fitta al cuore, aveva paura che la stessa fine sarebbe toccata al suo se la malattia fosse peggiorata e mai come in quel momento sentì il desiderio di confidarsi con qualcuno che come lui avesse provato ciò che provava lui in quel momento.

 

Temari ascoltò in silenzio la storia, meravigliandosi di come quel ragazzo avesse una tale fermezza di spirito da fargli lasciare la patria per andare in un paese ancora più lontano.

Non aveva mai incontrato un ragazzo come lui, sebbene fosse un tipo silenzioso sicuramente era degno di rispetto più di tutti gli altri ragazzi con i quali era uscita in tutti questi anni.

Una volta alla fermata, il ragazzo fece per scendere ma lei lo fermò abbracciandolo, nella speranza che si sarebbero visti di nuovo.

Lui ricambiò anche se con fare un po’ imbarazzato e poi uscì prima che le porte della metro si richiudessero.

La ragazza si sedette e si mise le mani intasca, accorgendosi di non avergli restituito il capotto al giovane ma notando un foglietto nella tasca con scritto il numero di cellulare del giovane.

Probabilmente doveva averglielo messo in tasca prima di andarsene, ma lei comunque sorrise prendendolo tra le mani e poi lo rimise in tasca aspettando la sua fermata.

 

Intanto Shino, pronto psicologicamente a beccarsi l’ennesimo acquazzone, uscì dalla metro con l’impermeabile addosso.

Ma una volta fuori le nuvole cariche di pioggia erano sparite, lasciando il posto al chiarore della luna che brillava alta nel cielo.

Lui sorrise tra sé e sé e mentre s’incamminava verso il suo piccolo appartamento, e ,ripensando di nuovo alla ragazza incontrata sotto la metro, disse quasi bisbigliando:

 

 

-“It seems that I have found my sun…”-

 

 

 

END.

 

 

 

Angolino dell’autrice:

 

Ok, questa è una coppia un pò insolita, ma vi prego di scusarvi visto che è una delle mie preferite! E con questa dichiaro chiuso il ciclo delle cinque fic che avevo in mente, a domani inizierò quelle che mi sono state richieste e vi posso assicurare che di lavoro ne ho eccome XD!

Passiamo ora ai termini, anzi in questo caso frasi, dette dai nostri due innamorati:

 

 

Escùchame! No me importa un rapano si el director he dicho asì, nosotros tenemos que terminar el trabajo para el lunes! Entonces, callate y empieza a trabajar hasta ahora si no quieres dejarte sin dinero este mes! = Ascoltami, non m’importa un cavolo se il direttore ha detto così, noi dobbiamo finire il lavoro per lunedì! Quindi, stai zitto e incomincia subito a lavorare se non vuoi rimanere senza stipendio questo mese! (Spa.)

Take it, It won’t bite you for sure = Prendi, non ti morderà di certo (Eng.)

Gracias = Grazie (Spa.)

Eres un turista? = Sei un turista? (Spa.)

No…yo trabajo aqui...en un botanical laboratory = No lavoro qui, in un laboratorio botanico (Spa./Eng.)

De verdad? Pues tu eres un botanico, a mi me gustan muchos las flores, especialmente las…grass plants? = Veramente? Allora sei un botanico, a me piacciono molto i fiori, specialmente le...piante grasse? (Spa./Eng.)

Yo me llamo…y tu? = Io mi chiamo...e tu? (Spa.)

It seems that I have found my sun = Sembra che abbia trovato il mio sole (Eng.)

 

 

E ora le recensioni:

 

Nindaime_93: Molto contenta che ti sia piaciuta la NaruSaku, anche se per il se qual mi sa che dovrai aspettare davvero molto visto che sono un tipo molto lento e pigro XD! Per Sasukkia chissà perché ma all’inizio ero tentata di citarlo come l’ex di Sakura XD!!!

 

Mikoto: Ehi grazie, tanti complimenti tutti in una volta sola mi fanno commuovere davvero ;__;…Tranquilla non ti uccido e stai serena che avrai la tua ShinoSaku quanto prima, sei la prima fan che vedo di questa coppia, sai XD?

 

miss_ka: quando vedo che colpisco fan di altre coppie mi commuovo sempre, grazie davvero sono felice che ti sia piaciuta ;__;!!!

 

Sheerer: Onoratissima che ti sia piaciuta, significa che non faccio così pena a scrivere XD!!! E si Narutino è sempre sfortunato, piccolo ;__;… Per il sequel come ho detto a Nindaime_93 ci vorrà molto, ma se vuoi cimentarti tu sarei davvero onorata di leggerlo!!! Per Sasukkia confermo, ce lo vedevo bene anche io ma ho voluto lasciare la cosa vaga XD!!!

 

Lilithkyubi: Stai tranquilla che la prossima è la tua, e grazie ancora per i complimenti!!!

 

Bene, alla prossima!!!

 

 

 

 

 

  
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