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Autore: LuceSinistra    24/08/2013    2 recensioni
Al pensiero che Temari e l’amico avessero una qualche relazione torbida si sentì inaspettatamente invidiosa.
Sakura aveva Sasuke che, per quanto continuasse a fare l’odioso incompreso, accettava solo la sua compagnia e quella di Uzumaki; Hinata aveva quell’idiota di Naruto che finalmente s’era accorto di lei; Tenten poteva contare sull’appoggio del furore della giovinezza – e a quella definizione Ino rabbrividì tutta, nonostante la giornata calda – e forse Temari poteva contare su Shikamaru. Perfetto, ma lei?
Eppure Ino non aveva nulla in meno delle altre. Insomma non le mancava niente, e allora perché non aveva un amante?
Il mondo era davvero un posto ingiusto. Che schifo.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Choji Akimichi, Ino Yamanaka, Shikamaru Nara, Temari, Un po' tutti | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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Shikamaru camminava piano, in fondo non aveva fretta. Il solo pensiero di affrontare Temari con quella piantina di cactus ben incartata gli faceva attorcigliare le viscere, mentre il cervello si stava arrovellando per trovare le parole giuste. Il suo piano di improvvisazione gli era sembrato subito molto fiacco: lui non era il tipo da improvvisazione, era uno stratega e come tale doveva agire. Anzi, doveva pensare e poi agire.
Perso nelle sue elucubrazioni mentali, neanche s’era accorto di essere passato dinanzi al chiosco di Ichiraku; tuttavia il profumo diffuso di ramen e una voce squillante e nota, che doveva sicuramente appartenere a Naruto, gli suggerii di essere proprio in quel punto della strada.
Bene, la stanza in cui Temari alloggiava non era molto lontana.
Si sentiva un po’ stupido, a dire il vero, a camminare con quel cactus tra le mani, l’espressione annoiata e la mente persa nel trovare una valida strategia da combattimento. Sì, proprio combattimento. Perché se qualcuno pensava che chiedere a Temari Sabaku no di andare a convivere fosse una cosa facile ed indolore, beh questo qualcuno doveva essere un idiota.
Si sentiva un po’ stupido anche perché gli era sembrato che gli abitanti del suo villaggio non facessero altro che fissarlo ed indicarlo come se fosse una specie di mostro a tre teste.
Cosa hanno da fissare?, pensò aumentando l’andatura. Andatura che ritornò normale dopo dieci metri: Shikamaru aveva lavorato tutto il giorno ed era molto, molto stanco.
In particolare il ragazzo notò che un gran numero di donne e ragazze, che lui non aveva neanche mai visto in vita propria, oltre che fissarlo in modo inquietante, bisbigliavano tra loro e si lasciavano andare a risatine poco rassicuranti.
Con un’alzata di spalle Shikamaru le ignorò, continuando il proprio cammino, deciso ad affrontare ciò che il destino gli aveva riservato.
Pregò che Temari fosse di buon umore.
 
Il povero Shikamaru, che aveva lavorato tutto il santo giorno chiuso in un ufficio, lasciato solo per andare da Ino e Choji a comprare un cactus, non poteva sapere che quasi tutto il villaggio era a conoscenza di qualcosa che lo riguardava in prima persona, ma che lui stesso ignorava.
Non poteva sapere che l’Hokage, dopo aver parlato con Temari e averle dato quella notizia sconcertante – Tsunade per prima non riusciva a credere che quel pigro ragazzo avesse davvero fatto… no, meglio non pensarci -, avesse cancellato ogni altro appuntamento e si fosse diretta nel primo locale disponibile a bere sakè per tutto il pomeriggio. E non poteva neanche sapere che proprio Tsunade, ubriaca fradicia e non nel pieno delle sue facoltà mentali, avesse rivelato a tutti i presenti il segreto di Temari – segreto che era stato prontamente diffuso arrivando alle orecchie di mezza Konoha, compresa Yoshino Nara che mai come in quel momento sentiva di aver messo al mondo un completo fannullone.
Ecco, il povero Shikamaru non sapeva un niente di niente, per cui si avviava tranquillo al patibolo, ignorando quello strano comportamento e tutte le dicerie sul suo conto.
 
Arrivato dinanzi la porta della stanza di Temari, il ragazzo si ritrovò a deglutire. Non era sicuro che il suo piano avesse funzionato, ma doveva comunque provarci o non ne avrebbe mai più avuto il coraggio.
Un po’ titubante bussò alla porta. Dopo tre secondi netti, una voce chiara arrivò alla sue orecchie.
- E’ aperto. – aveva esclamato Temari, dall’altra parte. Il tono severo con cui aveva parlato sembrava promettere nulla di buono, ma Shikamaru non era più il ragazzino piagnucolone di un tempo: era un uomo ormai, un maschio alfa pronto a marcare il territorio nei confronti della sua donna.
Dopo aver preso un gran respiro, abbassò la maniglia della porta ed entrò.
Uno shuriken gli sfiorò l’orecchio, gelandolo sul posto, ed andò a conficcarsi nel muro con un rumore sordo. Un brivido gli percorse la schiena e deglutì, di nuovo.
Proprio di buon umore… perché con Temari le cose non sono mai facili?
Shikamaru osservò quella che lui aveva ipotizzato fosse la donna della sua vita, nonché sua possibile e futura moglie. Ovviamente doveva essersi fumato tutti i suoi duecento Q.I per pensare una cosa del genere.
Se qualcuno si fosse trovato a passare di lì in quel momento e avesse avuto l’ardire di sbirciare attraverso la finestra, si sarebbe trovato davanti una scena assurda. Se quello stesso qualcuno, che per un oscuro motivo indossava una tuta arancione e aveva l’espressione da scemo, non avesse fatto meno rumore, preoccupandosi di non farsi scoprire con le mani nel sacco, probabilmente avrebbe vissuto i due minuti peggiori della sua vita – vita che sarebbe stata spezzata da una violenta folata di vento, gettando nella depressione gran parte del villaggio della foglia e il povero Kazegake di Suna e facendo gioire internamente quell’essere spaventoso di Sasuke Uchiha.
Per fortuna sia Shikamaru che Temari avevano problemi più urgenti di cui occuparsi, perciò Naruto per quella volta non rischiò nulla – se non una scarpa in fronte lanciata dalla signora del piano superiore, ma quella era un’altra storia.
L’ambasciatrice della sabbia era seduta a terra, con le gambe stese in avanti e la schiena poggiata contro il muro, proprio di fronte all’entrata dove vi era uno Shikamaru più interdetto che mai. Non era tanto la posizione in cui si trovava Temari ad indicargli che qualcosa non andava e neanche la sua espressione così neutra e tranquilla da essere palesemente falsa. Erano i sette kunai – Shikamaru li aveva contati – perfettamente allineati al suo fianco, che brillavano in quella stanza poco illuminata, ad inquietare il ragazzo. Per non parlare del ventaglio a pochi centimetri dalla mano della bionda e i diversi shuriken che Temari stava pulendo con un panno.
- Che stai facendo? – domandò Shikamaru, cercando di trattenere la sua perplessità. La ragazza alzò lo sguardo su di lui e il Nara avvertì chiaramente che Temari era tutto fuorché calma come voleva apparire.
- Mi alleno. – fu la risposta secca. Un altro shuriken gli sfiorò l’orecchio e con precisione millimetrica andò a conficcarsi proprio accanto a quello precedente. Niente da dire, la sua ragazza aveva davvero una bella mira.
- A distruggere il muro? – scherzò il giovane, guardando distrattamente i diversi buchi che kunai ed armi varie, lanciate chissà quando, avevano creato nella parete. Temari non rispose e Shikamaru sospirò. – Ti ho fatto un regalo – continuò con tono strascicato, ricordandosi di avere ancora tra le mani quel maledetto cactus. Almeno non correva il rischio che appassisse come succedeva per la maggior parte dei fiori.
La kunoichi della sabbia finse di non averlo sentito, afferrò un kunai al suo fianco e lo guardò con aria critica.
- Chiudi la porta e siediti – ordinò poi. Shikamaru obbedì docilmente, posando la piantina su un mobiletto di fianco la porta, per poi andare alla ricerca di una sedia su cui posare il suo sedere stanco. – A terra. – precisò Temari senza neanche degnarlo di uno sguardo.
Quella donna era davvero crudele.
Shikamaru Nara, che sapeva di avere una vena masochista molto pronunciata, obbedì ancora una volta e senza neanche fiatare. Temari doveva esserne soddisfatta perché abbozzò una smorfia seccata che, per chi la conosceva bene, poteva tranquillamente passare per un ghigno compiaciuto.
I due si trovavano faccia a faccia, nonostante il ragazzo si fosse preoccupato di mantenere una certa distanza di sicurezza. Non credeva molto alla storia dell’allenamento.
- Che fine hai fatto tutta la giornata? Non ti ho proprio vista in giro – bofonchiò, sbadigliando rumorosamente. Era strano essere il primo a cercare una conversazione, in genere era Temari quella che parlava di continuo. – Non farti strane idee, comunque. Senza di te sono stato benissimo: ho schiacciato anche qualche pisolino di tanto in tanto – aggiunse, giusto per stuzzicare un po’ la ragazza. Un kunai gli passò a due centimetri dalla testa. Il solito rumore sordo gli suggerì che la parete aveva subito un’altra aggressione.
Shikamaru non si scompose poiché conosceva l’abilità di Temari e sapeva quanto la sua mira fosse perfetta. Se davvero avesse voluto ucciderlo – non vi era bisogno di alcuna motivazione, per i fratelli di Suna uccidere era un modo come un altro per passare il tempo -, non avrebbe mancato il bersaglio per tre volte di fila; tuttavia il giovane era abbastanza intelligente da capire che era meglio non stuzzicare il proprio assassino.
- Che cos’è? – domandò proprio Temari, dopo alcuni istanti di silenzio, indicando il pacchetto rosso che Ino aveva rifinito con tanta cura.
- Una pianta. – rispose Shikamaru, poggiando il mento su una mano. Si chiese quanto quella messinscena fosse durata, prima che la kunoichi fosse scoppiata e gli avesse rivelato la ragione del suo malumore.
- E che ci faccio con una pianta? –
- E che ne so. La usi come sopramobile? –
- Sei un cretino. E che pianta sarebbe? –
- Un cactus. –
- Un… cactus. – ripeté Temari con estrema calma. Il suono di un altro shuriken sibilò nel suo orecchio. – Le ragazze ricevono dai propri fidanzati rose o tulipani, mentre io devo accontentarmi di un misero, pungente cactus – sputò poi, con rabbia.
Shikamaru roteò gli occhi.
- Tecnicamente non stiamo insieme – mormorò, massaggiandosi la nuca. Forse avrebbe dovuto fare prima una bella dormita e solo dopo passare da Temari. Quella dannata riusciva sempre a sfiancarlo, in tutti i sensi.
La ragazza afferrò un altro kunai, ma prima che potesse lanciarlo, probabilmente proprio nel suo stomaco, Shikamaru la fermò.
- Aspetta, tieni basse quelle mani – proferì con voce così annoiata che per un attimo dubitò che Temari gli prestasse ascolto, ma per una volta i Kami ascoltarono le sue preghiere. – C’è una spiegazione logica per la scelta. Non ci ho capito molto, sai ho lavorato e sono stanco, ma credo c’entri qualcosa il deserto e la tua personalità. -
- Stai dicendo che la mia personalità è arida come un deserto? – sibilò l’altra. Gli occhi si erano assottigliati pericolosamente e le dita stringevano il kunai in modo spasmodico.
- No, - s’affrettò a dire Shikamaru. – voglio dire che vieni dal deserto e pensavo che avresti apprezzato. Non ti ricorda casa? –
- Mi stai implicitamente suggerendo di tornarmene a Suna? – sibilò Temari, ancora.
Shikamaru affondò la testa tra le mani. Non potevano continuare in quel modo, gli pareva di parlare contemporaneamente con Naruto e Kiba.
- Perché travisi le mie parole? – borbottò a bassa voce. – Io trovo che sia una bella pianta, una di quelle che non hanno bisogno di tante cure e quindi non sono per niente seccanti. In effetti, guardando da questa prospettiva, non ti rappresenta per niente. -
- Nara ti avviso: stai seriamente rischiando di essere ucciso – l’interruppe Temari con tono minaccioso.
- A proposito di casa, - se ne uscì Shikamaru, facendo finta di non aver sentito la ragazza. – devo dirti una cosa. –
- Anche io. –
- B-bene – balbettò, preso alla sprovvista. Cosa doveva dirgli Temari? Se si trattava di qualche altra ramanzina sul suo comportamento pigro o una delle sue strigliate per essersi scordato di levarsi le scarpe prima di entrare, l’avrebbe mollata seduta stante.
No, mollare proprio no. Però si sarebbe arrabbiato, molto. – Comincio prima io. – disse sicuro di sé.
- Ho un ritardo – proferì Temari, prima che lui potesse aprire bocca.
- Mentale? –
Un kunai andò a conficcarsi nel pavimento di legno, vicinissimo ai suoi piedi.
- Ho quel tipo di ritardo – ripeté la ragazza, sperando che Shikamaru attivasse in fretta i suoi neuroni. Ma Shikamaru si limitava a fissarla con la testa piegata leggermente di lato.
E pensare che tutti ritenevano quel ragazzo una sorta di genio della loro generazione.
Non ci volle molto per la mente del ragazzo collegare tutti i tasselli: nausea, irritabilità, ormoni impazziti… tutte quelle prove portavano ad una sola verità, una sola e terrificante verità.
Temari era incinta. Incinta del loro bambino.
Era questo che il suo cervello si rifiutava di accettare. Come poteva lui diventare padre? Viveva ancora nella casa di famiglia e sua madre si occupava di tutte le faccende, compreso lavargli i calzini e le mutande. Neanche ricordava più quante battute Temari facesse su quella questione, scoppiando poi in grossissime risate. Non che non lo volesse, sia chiaro. Solo… non si sentiva pronto, ecco. Quella rivelazione era avvenuta così in fretta da sembrare surreale e se la ragazza non avesse avuto quell’espressione severa e quel comportamento taciturno per tutto il tempo, francamente Shikamaru avrebbe pensato si trattasse di uno scherzo. Ma era la verità, lo poteva leggere in quegli occhi chiari.
- Sei sicura? – chiese con un filo di voce. Temari lo stava fissando leggermente adirata, come se avesse intuito i suoi pensieri.
- Tsunade lo era – replicò, asciutta.
Shikamaru aveva bisogno di fumare, di prendere un po’ d’aria e parlare con qualcuno. Aveva bisogno di parlare con suo padre, ma lui era morto durante la guerra e adesso si sentiva smarrito, come quando Asuma-sensei era stato ucciso dai membri dell’Akatsuki. Ma la ragazza era lì ferma e lo guardava con severità.
- E tu cosa…? -
- Cosa ho intenzione di fare? –
Shikamaru annuì.
- E’ mio figlio! – sbottò Temari.
- Nostrofiglio. – la corresse. Neanche si accorse di aver pronunciato quelle parole.
Nostro figlio… nostro figlio. Mio e di Temari. Era strano come quel pensiero così semplice lo atterrisse e affascinasse nello stesso tempo.
La ragazza si portò le braccia sotto al petto e assunse un’espressione di superiorità. La vecchia espressione da sfacciata che sfoggiava durante gli esami dei chuunin molti anni prima.
- Questo significa che il nostro piagnone si assume le proprie responsabilità? – domandò con un tono che trapelava sarcasmo puro.
- Avevi dei dubbi? – replicò il ragazzo infastidito. Come poteva Temari pensare che li avrebbe abbandonati? Fosse stato per lui avrebbe chiesto il suo trasferimento a Konoha immediatamente. Era lei quella seccante, era lei quella che creava sempre problemi, anche dove non ce n’erano.
- Beh avevi una faccia… - commentò la kunoichi, abbassando lo sguardo e aggiustandosi una ciocca di capelli sfuggita ai codini.
- Ero solo sorpreso – disse. Non stava mentendo, ne era rimasto sorpreso sul serio. – Non capisco come sia successo. Sono sicuro di essere sempre stato attento. –
- Non sempre. – spiegò Temari. – Sei settimane fa, litigammo a causa della tua stupidità e dopo mezz’ora finimmo a letto: non ricordi nulla? –
Shikamaru aggrottò la fronte e una profonda ruga gli si formò proprio nel mezzo, rendendolo più vecchio dei suoi diciotto anni.
- Impossibile, - valutò. – quella sera mi addormentai prima di cominciare. -
Temari roteò gli occhi e borbottò qualcosa fra sé.
- Lo so, ma io parlo di quella dopo. – rispose.
- Ah, quella sera. –
- Già, quella sera. – ripeté la ragazza. – Vedi? E’ questo quello che succede quando ti lascio libero di fare quello che vuoi e se ci troviamo in questa situazione è solo per colpa tua, piagnone. –
Shikamaru sorrise di sbieco, scivolando sul pavimento di legno per avvicinarsi alla kunoichi.
- Colpa mia? Queste cose si fanno in due. – replicò, spostando coi piedi gli ultimi kunai rimasti. Meglio allontanare qualsiasi oggetto contundente, con Temari ogni precauzione era necessaria: quella donna era imprevedibile.
La bionda gli rifilò un occhiata assassina.
Menomale che non ha più gli shuriken tra le mani, pensò mezzo divertito.
- E’ sempre colpa tua! – sbottò, gesticolando. – Non sono io quella che trova seccante persino alzarsi e prendere una qualsiasi fottuta precauzione! -
In effetti Shikamaru non poteva darle torto, tuttavia non aveva alcuna intenzione di dirlo ad alta voce. Ricordava ancora quella sera come una delle più piacevoli passate con Temari, soprattutto perché la kunoichi fu meno rompipalle del solito. Non avrebbe mai immaginato che qualcosa di così soddisfacente avesse portato a conseguenze tanto disastrose.
 
Shikamaru era stanco, davvero. Aveva dovuto presenziare ad una riunione con l’Hokage, che per poco non aveva finito per prendere a pugni uno del consiglio, era stato costretto da Choji ad ascoltare i vaneggiamenti di Ino su quanto Sakura fosse una stronza ed una raccomandata solo perché passava un mucchio di tempo con Sasuke, mentre lei era costretta a curare ginocchia sbucciate e sederi infilzati da kunai – “Non c’è più professionalità tra gli giovani shinobi, Shikamaru. Non hai idea del lavoro che ho da svolgere tutto il giorno! E sai perché? Perché c’è carenza di personale, visto che la fronte spaziosafa la gattamorta con Sasuke. Come se avesse anche una sola possibilità, quella… ha una fronte piatta enorme!” soleva ripetergli in continuazione – e, come se tutto quello non fosse stato sufficiente, Kurenai lo aveva pregato di badare al piccolo Asuma per quattro ore di fila.
Sì, Shikamaru era davvero stanco. Poi aveva incontrato Temari da Ichiraku, avevano mangiato, avevano litigato perché la kunoichi sosteneva che le reclute della sabbia fossero più forti di quelli della foglia, avevano continuato a mangiare e poi avevano litigato di nuovo perché… perché mah, Shikamaru proprio non lo ricordava. Non era comunque questo il punto della situazione. Il punto era che esisteva un unico modo per far pace con Temari ed era facile immaginare quale.
Così erano finiti a letto, ma lui era stanco e molto preso dalla bocca della ragazza.
- Shikamaru, – aveva sospirato. – hai preso…? -
- Mmh – aveva mugugnato lui contro la spalla di lei, succhiando quella pelle così invitante.
- E’ un sì o un no? –
- Mmh –
- Shikamaru no… oooh –
Temari non aveva continuato, era troppo impegnata a fare altro e lui era troppo stanco ed eccitato per alzare il culo e prendere quella dannata protezione. Se solo avesse saputo cosa sarebbe accaduto sei settimane dopo, probabilmente quel culo l’avrebbe alzato sul serio.
 
Temari continuava a gesticolare e blaterare quanto lui fosse un cretino venuto al mondo solo per rovinare la sua esistenza. Shikamaru, che non stava prestando molto ascolto ai suoi sproloqui, le afferrò i polsi con una stretta decisa ma delicata e la tirò verso di sé, strappandole un bacio e zittendola per qualche secondo.
- Ho trovato una correlazione tra te e il cactus – esordì, subito dopo essersi staccato da lei. – Ad esser sincero è opera di Ino, ma credo sia quanto mai appropriata al momento. -
- Preferisco non sapere. – mormorò la kunoichi della sabbia, gettandosi occhiate intorno nella disperata ricerca di un’arma con cui infilzare quel pollo di Shikamaru. Tutti gli shuriken erano incastrati nella parete e i kunai erano stati prontamente allontanati da lei; le rimaneva un’unica cosa su cui fare affidamento: il suo meraviglioso ventaglio.
- Non ci pensare neanche, donna. – disse il ragazzo, tra uno sbadiglio e una stiracchiata. Temari lo fissò a metà tra il disgustato e il divertito. – Lo sai che il cactus è una pianta grassa? – chiese poi, con un ghigno stampato in faccia.
Un tonfo e delle urla provenienti da fuori salvarono la vita del povero ninja della foglia, che rischiava di essere castrato dall’amabile madre del suo primo, e in quel caso anche unico, figlio.
- Ma che succede? – borbottò la bionda kunoichi, osservando qualcosa di familiarmente arancione correre fuori dalla finestra.
- Dannati ragazzi pervertiti! Non c’è più pudore tra i giovani d’oggi! – urlava quella che aveva tutta l’aria di essere la voce della signora del piano di sopra.
Temari e Shikamaru si guardarono e alzarono le spalle contemporaneamente, poi la ragazza scoppiò a ridere senza un motivo.
- Che c’è stavolta? – domandò il Nara, scocciato.
- Immaginavo la tua faccia mentre davi la notizia a tua madre. –
Il ragazzo sospirò, reclinando il capo all’indietro e poggiandolo contro il muro.
- Che seccatura voi donne… - bofonchiò rivolto a se stesso.
 




Altro giorno, stessa routine. La vita ad Ino pareva essere sempre più monotona. Non cercava una nuova guerra o una qualche missione pericolosa, non arrivava a tali livelli di idiozia, ma sentiva che la sua vita aveva bisogno di una svolta, di un cambiamento in positivo. Il fatto che passasse tutte le mattine in ospedale a fare sempre le solite cose e il pomeriggio nel negozio di fiori della famiglia non la aiutava per niente, anzi con orrore la ragazza si rese conto di somigliare sempre più ad una bisbetica, acida e frustata donna. Un po’ come Sakura, insomma.
Ma Sakura poteva vedere Sasuke almeno.
Ino poggiò la testa sulla scrivania dove, tanto per cambiare, stava compilando dei moduli su un gruppo di ragazzini, allievi di quel cretino di Kiba – ancora si chiedeva quale demente avesse dato una squadra di giovani da addestrare a Kiba… ah certo, l’Hokage -, che si erano pestati a sangue durante un allenamento.
Da una parte un foglietto stropicciato faceva bella mostra di sé, nonostante la ragazza cercasse di non notarlo.
Era un foglio viola – Ino si era categoricamente opposta a comprarne un blocco di colore rosa, per quanto fossero gli unici a prezzo scontato – su cui aveva annotato i nomi di quelli che, a suo modesto parere, erano gli uomini più appetibili di Konoha e Suna. Era stata una sciocchezza fatta in un momento di noia, che la stessa ragazza aveva bollato come “stupidaggini da adolescente complessata” o “cose da Sakura”, insomma roba che non si addiceva per niente alla sua magnifica persona.
Tuttavia Ino aveva già ammesso il giorno precedente che, contro ogni buon senso, l’unica sfigata in quella bolgia di pazzi era proprio lei. Lei! La magnifica e bellissima Ino Yamanaka. Al mondo non c’era davvero più religione.
Con una smorfia allungò il braccio per afferrare quel pezzetto di carta dall’aria innocua; una volta preso, Ino lo guardò a fondo e decise di fare qualche modifica.
 
Possibili appetibili fidanzati per la splendida, capace, divertente e perfetta Ino Yamanaka.
Il titolo era un segno evidente di una precoce malattia mentale che l’eccessiva frequenza con Sakura Haruno doveva averle provocato, su quello non aveva alcun dubbio. Tuttavia, per quanto fosse stupido, il titolo c’entrava perfettamente la situazione.
Con lo sguardo Ino scorse la lista di nomi e, armata di penna e tanta buona volontà, si sentì pronta per le necessarie modifiche.
Sasuke Uchiha. Unico, vero amore di Ino. Cromaticamente perfetti.
Kiba Inuzuka. Decisamente idiota, anche se molto carino. Nota: attenzione ai peli del cane.
Shino Aburame. No! I suoi insetti le fanno senso.
Naruto Uzumaki. Anche lui un idiota, ma è considerato un eroe. Da tenere conto per la posizione sociale. Nota: a quanto pare Hinata ha una cotta per lui da sempre, cioè da quando era solo un idiota e basta.
Neji Hyuuga. Deceduto. Peccato!
Akamaru. NO COMMENT.
Kakashi-sensei. E’ vecchio, ma Ino lo trova decisamente affascinante. Soprattutto per lo sguardo profondo.
Shikamaru Nara. Amico d’infanzia e genio del villaggio. Ino ha qualche perplessità. Nota: forse esce con Temari. È leggermente masochista.
Kazekage di Suna. Ad Ino mette paura, ma i tipi tenebrosi le sono sempre piaciuti. Nota: abita lontano e ha tendenze omicide.
Gai-sensei. Ino si picchierebbe solo per averlo citato. Neanche morta! La sua tuta verde è un dolore per gli occhi.
Rock-Lee. Come sopra.
Sai. Lui è da tenere molto, molto in considerazione. Somiglia in modo inquietante a Sasuke.
Konohamaru Sarutobi. No! No e no!
Fratello del Kazekage di Suna. Boh. Ino manco lo ricorda. Nota: si trucca e gioca con le marionette. Forse ha problemi a definire la sua sessualità.
La ragazza si portò la penna alle labbra. Perché stava parlando di sé in terza persona? C’erano domande a cui Ino non riusciva proprio a dare una risposta.
Comunque si ritenne abbastanza soddisfatta della sua lista. Certo, alcuni elementi era stati depennati senza alcun ripensamento: ancora non riusciva a capacitarsi di aver inserito Gai-sensei; tuttavia vi erano alcuni ragazzi, come Sai per esempio, che sembravano fare proprio al caso suo. Ovviamente l’obiettivo di Ino rimaneva sempre Sasuke Uchiha, ma se questo passava gran parte del suo tempo chiuso in una stanza, osservato a distanza da una squadra di anbu appostata nelle vicinanze, a rimuginare sul passato, sulla vendetta e su un’altra miriade di cose simili, la ragazza non poteva rimanere con le mani in mano lasciando che la sua bellezza appassisse come uno dei suoi fiori.
Per ingannare l’attesa, sperando che l’Uchiha si accorgesse di lei e non di quella piattola di Sakura, Ino aveva intenzione di uscire con qualcuno e divertirsi. Il problema era: chi sarebbe stato il fortunato? Lei proprio non lo sapeva.
Mentre stava valutando tutto i pro ed i contro nel chiedere a Kiba di uscire con lei, avvertì degli strani mugolii provenire dal corridoio. Con ancora quel foglietto tra le mani, la ragazza si alzò e si avvicinò alla porta. I suoi sensi sviluppati, grazie ad ore ed ore di allenamento, le suggerirono che qualcuno stava piangendo in una delle stanze accanto. Ad occhio e croce Ino avrebbe scommesso sull’ultima a destra.
Posato il foglietto nella tasca del camice da infermiera – tra l’altro un vero e proprio orrore, visto che la faceva sembrare più grassa -, con passo furtivo seguì il rumore del pianto e dei lamenti, un po’ inquietata e spaventata. Che fosse uno dei pazienti? Ma quelli, in genere, si trovavano al piano inferiore, imbottiti di fluidi verdognoli che li rendevano innocui e un po’ tonti.
Chi sarà?, si domandò Ino. Un brivido di adrenalina le corse lungo tutto la schiena, lasciando che la sua vena ficcanaso e amante del rischio prendesse il posto di quella insicura ed intimorita. Arrivata sull’uscio della stanza numero quaranta, quella in cui erano custoditi i vari medicinali da usare in caso di emergenza, notò qualcuno che avrebbe volentieri evitato.
Sakura Haruno le puntò il suo sguardo triste addosso, mentre stringeva tra le mani un fazzolettino bagnato e cercava di nascondere i singhiozzi che le scuotevano le spalle. Ino si ritrovò ad alzare gli occhi al cielo, maledicendo la sua proverbiale curiosità.
Poteva fare finta di niente ed andarsene, ma lo sguardo da cane bastonato e il fatto che, almeno apparentemente, lei e Sakura fossero amiche la obbligò ad avanzare e tentare di consolare quella rompicoglioni.
Ho una sensazione di deja-vu.
- Perché piangi? – domandò, allargando le braccia. Pensava che Sakura fosse diventata un po’ più forte negli ultimi anni e invece il vizio di piagnucolare non gliel’aveva tolto nessuno.
- I-ino! – esclamò la rosa, singhiozzando.
- Conosco il mio nome, fronte spaziosa, - replicò. – ma mi dici perché piangi come ai vecchi tempi? –
- N-non è n-nulla, davvero. – esalò l’altra. Il fazzolettino era ormai inutile, così bagnato che anziché asciugare le lacrime rendeva il viso di Sakura ancora più appiccicoso. Ino alzò le spalle, fece un sorriso ed esclamò:
- Oh, allora io vado! Tanti sal… -
- Sono stata da Sasuke – buttò fuori, interrompendola e finendo a piangere tra le sue braccia. La bionda guardava scocciata l’amica: in fondo doveva immaginarlo, se Sakura stava piangendo doveva essere colpa per forza dell’Uchiha.
- E che ti ha detto? – l’incoraggiò Ino, facendola sedere su una sedia e porgendole il suo fazzolettino di cotone profumato alla vaniglia. Sakura lo afferrò, subito dopo averla ringraziata, e vi si soffiò il naso con ben poca eleganza, poi fece segno di volerglielo restituire.
- Puoi tenerlo. – mormorò, disgustata.
- Come ti dicevo, - cominciò Sakura, riuscendo a trattenere qualche lacrima tra le ciglia. – sono stata da Sasuke per fargli compagnia come al solito. Questa volta non c’era Naruto perché aveva da fare con Konohamaru, così ho approfittato per portargli un cesto di mele e… parlargli un po’ di noi. –
Ino non poté fare a meno di alzare un sopracciglio.
- Ma lui sembrava neanche ascoltarmi, - continuò Sakura con voce bassa, riprendendo a piagnucolare. – dovevi vederlo! Non aveva neanche il coraggio di guardarmi negli occhi. -
- Forse gli fai schifo – provò la bionda, approvando tra sé e sé il suo pensiero.
- Cosa? –
- Niente, continua. –
Sakura prese un profondo respiro, soffiando ancora in quel povero fazzolettino.
- E poi… lui mi ha detto di andarmene. – scoppiò, mortalmente seria. Il labbro superiore le tremava, ma lo sguardo almeno pareva più duro e determinato. – Capisci? Dopo tutto quello che ho fatto per lui. Dopo averlo riportato indietro, -
- In realtà è stato Naruto – l’interruppe, ma Sakura era così presa dal suo monologo da non accorgersi delle parole dell’amica.
- Dopo aver combattuto insieme durante la guerra, dopo aver affrontato tutte quelle cose… - continuò, stringendo i pugni. – lui mi dice di andare via. Ed io mi sento così stupida a stare qui, a piangere a causa sua proprio come facevo da ragazzina. –
- E poi? –
- E poi, cosa? –
- Ha cercato di ucciderti? Tu l’hai colpito con un pugno? Insomma… che è successo dopo? – domandò Ino, piena di curiosità. Lei puntava sulla prima ipotesi.
- Niente – rispose Sakura, esterrefatta.
- Niente? –
- Niente! –
Ad Ino caddero le braccia. Non in senso letterale - le sue braccia erano strettamente legate al busto, ringraziando tutti i Kami -, ma in senso figurato. Persino peggio di quando aveva scoperto che Temari non aveva la gonorrea.
Anzi, adesso che ci pensava, Ino si chiese quale fosse il motivo della visita dell’ambasciatrice della sabbia a Tsunade. Lei non l’aveva ancora scoperto.
- Fattene una ragione, fronte spaziosa, - esclamò con superiorità, portandosi una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio. – Sasuke non ti sopporta e non vuole stare con te, mi pare ovvio. Quindi togli ogni speranza perché l’unica che può risvegliarlo dal suo torpore sono io. -
- Cosa? – sibilò Sakura, estremamente minacciosa. Ma Ino non si lasciava intimidire così facilmente.
- Vuoi che te lo ripeta parola per parola o ti faccio un riassunto? – scherzò, schioccando la lingua.
Sakura sbatté il piede a terra con così tanta forza che il ripiano con tutti i medicinali tremò pericolosamente, assieme a tutte le scatolette e i flaconcini di vetro.
- Non ti permetterò di avvicinarti a Sasuke! – sbraitò la rosa, alzandosi di scatto. – Tu non lo ami come lo amo io! -
- Ah, e chi te lo dice, fronte spaziosa?! – la imitò Ino. Nell’aria la tensione si poteva tagliare con un kunai.
- Dovrai passare sul mio cadavere, maiale!
- Con molto piacere, racchia!
Qualcuno si schiarì la voce. Entrambe le ragazze si voltarono verso un giovane ninja-medico estremamente imbarazzato.
- S-scusatemi, ma devo p-posare questo pacco. – disse con voce tremolante, indicando il grosso scatolone marrone che aveva tra le mani.
- Non lo vedi che disturbi, razza di cretino?! – sbottò la bionda, agitando il pugno minacciosa. – Stiamo affrontando una crisi post-adolescenziale! –
Il giovane, tra un balbettio ed un altro, si inchinò facendo mille scuse. Non era sua intenzione disturbare un così acceso dibattito sulle relazioni amorose di Sasuke Uchiha, il maledetto del villaggio della foglia, ma se non avesse adempiuto al compito il più presto possibile, Shizune avrebbe reclamato la sua testa di povero shinobi. Sakura ne ebbe così pietà che tentò di calmare l’amica, ormai pronta a scagliare il ragazzo fuori dalla finestra.
- Non ci sono finestre qui. – le fece notare, ma Ino era troppo arrabbiata per pensare a dettagli del genere. – E poi se continui ad avere modi così rudi nessun ragazzo vorrà mai uscire con te. – constatò Sakura con un sorrisetto furbo.
- Ma senti chi parla… - replicò la Yamanaka, indicandola. Lo sconosciuto ninja-medico, approfittando dell’improvvisa calma, era intento a sistemare il contenuto della scatole il più velocemente possibile. – Tu sei persino peggio: violenta e prepotente. –
- Io sono una persona gentile e comprensiva! –
- Certo, ed io sono Naruto. -
Un rumore di vetri rotti catturò l’attenzione. Nella speranza di fuggire via quanto prima, il povero disgraziato ninja aveva urtato un barattolino contenente una strana sostanza, frutto di chissà quale esperimento medico con le erbe.
Ino si tirò indietro disgustata – quella roba emanava una puzza nauseante – mentre Sakura fissava la scena con la bocca spalancata.
- P-perdonatemi! – balbettò il giovane, raccogliendo i cocci sparsi sul pavimento.
Un attimo di silenzio e l’Haruno si scagliò con tutta la sua violenza.
- Ma sei scemo?! – urlò, prendendo a pugni il malcapitato. – Hai idea di quanto occorra per preparare un unguento del genere, eh? Mesi! Mesi di duro lavoro! -
Con la schiena appoggiata contro la parete e le braccia piegate sotto al piccolo seno, la Yamanaka osservava l’amica con espressione rassegnata.
E menomale che quella rude ero io…
Ino ancora non si capacitava di come quella bambinetta timida ed insicura, che piangeva da sola a causa della sua fronte spaziosa,  si fosse trasformata in una pericolosa assassina di anime innocenti. Tra l’altro gli anni di allenamento con Tsunade-hime avevano peggiorato la situazione: ora i pugni di Sakura era decisamente più forti e temibili. Un po’ le dispiaceva per quello sconosciuto.
Dopo alcuni minuti di urla, rimproveri e vaneggiamenti vari da parte dell’Haruno e scuse, borbottii e richieste d’aiuto da parte dello giovane shinobi, la situazione ritornò normale ed Ino poté avvicinarsi di nuovo all’amica. Sakura cercava di rimediare al disastro ripulendo in fretta il pavimento con un panno, mentre il ragazzo era fuggito via piangendo.
- Ti pregherei di non mettere più l’argomento in mezzo. In questo periodo è un tasto dolente per me. – esclamò Ino, rivolgendosi alla figura accucciata a terra. Sakura, che sfregava con forza per non lasciare la minima traccia di sporco, alzò lo sguardo sull’altra.
- Quale argomento? – domandò. Non aveva la più pallida idea di cosa Ino stesse parlando. Negli ultimi minuti era stata impegnata a picchiare un demente, forse doveva essersi persa qualcosa.
- Quello dei ragazzi! – rispose la Yamanaka con un sospiro e l’aria tetra. – Mi sono accorta di essere l’unica a non avere uno schifo di spasimante. –
Sakura gettò via il panno sporco in un cestino per i rifiuti, poi si avvicinò alla kunoichi.
- E sei triste per questo? Oh andiamo, neanche io ne ho uno – replicò, aggiustandosi la fascia tra i capelli. – Pensavo che con Sasuke le cose stessero andando meglio, ma a quanto pare mi sbagliavo. E Naruto ha scoperto che la compagnia di Hinata è migliore della mia. -
- Ma ti rimane Rock-lee! – insistette Ino. Sakura le lanciò un’occhiata gelida.
- Rock-lee non conta e poi, da quello che dicono in giro, sta frequentando Ten-Ten. –
- Ma allora è vero? Quei due stanno insieme? –
Ino adorava i pettegolezzi, soprattutto quelli su presunte relazioni. In genere era lei stessa a mettere in giro voci non confermate, così giusto per smuovere un po’ la situazione nel villaggio visto che, da quando la guerra era finita e tutti i paesi erano in pace, le giornate trascorrevano troppo tranquillamente. Il negozio di fiori della famiglia Yamanaka era molto frequentato: uomini, donne, ragazzi e persino bambini, per cui era facile per Ino scambiare quattro chiacchiere e venire a conoscenza dei piccoli segreti degli abitanti della foglia. Una volta, per esempio, le era stato rivelato da fonte sicura che Iruka-sensei aveva invitato l’assistente di Tsunade a fare una passeggiata romantica al chiaro di luna. Le male lingue ricordavano che quella volta al maestro Iruka era stato affidato il compito di aiutare Shizune a fare l’inventario per i medicinali dell’ospedale, ma sia la fonte sicura che Ino credevano ciecamente in una storia d’amore segreta, proprio come era accaduto con Asuma-sensei e Kurenai.
Sakura si grattò una guancia, a disagio.
- A dire il vero non ne sono sicura, - esordì. – ma ho sentito dire che qualcuno li ha visti parlottare tra loro in modo molto equivoco. -
- Quindi si stavano baciando. – dedusse la Yamanaka, che di questioni amorose ne capiva molto più di Sakura.
- No, non hai capito. – replicò proprio questa. – Ho detto che stavano parlando, non baciando. –
- Dipende da che prospettiva guardi la cosa. – commentò. L’Haruno rifletté per qualche secondo.
- Forse hai ragione. – ammise. – Comunque se c’è una coppia sicura questa è quella tra Shikamaru e Temari-san. –
Ino saltellò di gioia.
- Oh, lo so! – urlò. Adorava essere la prima a diffondere dettagli piccanti. – pensa che ieri Shikamaru è venuto da me per comprarle una pianta! Sotto mio suggerimento, che di queste cose me ne intendo eccome, è riuscito a prenderle un cactus! Non credi che sia un regalo perfetto? -
Sakura non sembrava molto convinta, ma decise comunque di lasciar perdere. Cercare di comprendere quali messaggi subliminali la mente di Ino volesse mandarle era davvero un’impresa ardua.
- Certo che non me lo sarei mai aspettato da lui- riprese, portando il discorso sul nocciolo della questione e sul vero pettegolezzo. Insomma, a chi importava di un cactus?
- Va bene, forse non è proprio il massimo come regalo, ma devi dire che… -
- Aspetta, - l’interruppe la rosa. – io parlavo della gravidanza. –
Ino guardò Sakura come se fosse una specie di mentecatta al pari di Naruto. Okay che la kunoichi non avesse tutta la sua esperienza in fatto di uomini e relazioni, ma le sembrava davvero troppo, soprattutto per un medico, non conoscere certi dettagli sull’anatomia umana.
- I maschi non possono essere incinti. – affermò la bionda, sicura. Sakura scosse il capo.
- Non lui, scema! Lei! Temari-san aspetta un bambino. –
Ino aprì la bocca, poi la richiuse. La sua mente immaginò l’ambasciatrice della sabbia incinta, grassa come una balena e dagli ormoni impazziti. Involontariamente spalancò di nuovo la bocca, ma stavolta non ebbe neanche la forza di richiuderla.
- Ti entrano le mosche così – esclamò Sakura, ma la bionda sembrava essere entrata in trance. – Ino? Ino, ci sei? -
La ragazza a malapena si accorse della mano che si muoveva davanti al suo viso. Doveva esserci un errore, per forza. Come poteva lei non essere a conoscenza di un fatto così importante? Era uno scandalo, davvero. Non solo non aveva un cavolo di amore segreto e proibito, non solo era costretta a vivere giornate al limite dell’ordinario, non solo doveva consolare quella scassaballe di Sakura, ma era persino all’oscuro della vita sentimentale e sessuale del suo migliore amico!
Ino strinse i pugni, furibonda. Shikamaru gliel’avrebbe pagata, oh sì.
- E tu come fai a saperlo? – sibilò a Sakura. La rosa sembrava davvero perplessa.
- Lo sanno praticamente tutti, - rispose con ovvietà. – è da ieri che non si parla d’altro. Sono partite addirittura le scommesse tra Naruto e Kiba su quanto tempo Temari e Yoshino Nara impieghino per uccidere Shikamaru. Secondo Shino lui è già morto e sepolto, ma nessuno si è preso la briga di cercare il cadavere, pensa che si è offerto di recuperarlo con i suoi insetti. Tu… tu non sapevi niente? –
Ino fissò Sakura con astio.
- No, non mi è giunta nessuna notizia. – sillabò.
Alla faccia della gonorrea, pensò tra sé e sé. A quanto pareva Shikamaru si era dato così tanto da fare che Temari era rimasta incinta. Cioè, Shikamaru… il suo amico, che conosceva dalla notte dei tempi, si era dato da fare: roba da non crederci. E poi Temari! Temari incinta! Ad Ino tutta quella storia sembrava assurda.
Temari madre! Cielo, il mondo sta andando a rotoli!
- Sakura sostituiscimi. – ordinò, perentoria. Aveva bisogno di parlare con Choji al più presto. Si chiese se il ragazzo fosse a conoscenza dell’improvvisa paternità del Nara.
- Cosa? Non posso, Ino. Davvero ho moltissimi impegni e… -
- Sostituiscimi. – ripeté la bionda con uno sguardo assassino. – Nessuno può procreare senza prima averlo detto alla Yamanaka. Nessuno! –
Neanche si rese conto di aver ripreso a parlare di sé in terza persona. Sakura alzò un sopracciglio, un tantino preoccupata per la reazione esagerata di Ino, ma poi acconsentì a sostituirla. Magari il lavoro l’avrebbe distratta da Sasuke.
La bionda kunoichi non perse tempo e a passo di marcia si fiondò fuori dall’ospedale. Direzione? Casa Akimichi. Ne avrebbe discusso prima con Choji, poi assieme avrebbero cercato Shikamaru e l’avrebbero ucciso.
Non poteva permettere che quel pigro Nara le rubasse la scena, soprattutto adesso che aveva tutta l’intenzione di attirare l’attenzione con un nuovo e bel ragazzo accanto a tenerle compagnia. E poi doveva fargliela pagare per non averle detto niente.
Vuole tenermi fuori dalla sua vita, considerò con una punta di dispiacere. Ma io non glielo permetterò! Mi insinuerò a forza e mi farò raccontare tutti i dettagli piccanti.
Presa com’era da quei pensieri, Ino neanche si accorse di un’annoiata Temari, uscita da una delle stanze dell’ospedale, la quale aveva appena passato due ore a parlare con l’assistente di Tsunade della propria gravidanza. La kunoichi di Suna neanche immaginava che fosse necessario conoscere tutte quelle cose per partorire un bambino. Per non parlare poi della questione del trasferimento: Suna o Konoha? Shikamaru o i suoi fratelli, il suo villaggio e la sua gente?
Temari sbuffò, troppi erano i problemi che quella gravidanza, scoperta da solo un giorno, le stava procurando. Comunque non incolpava il bambino di ciò. La colpa era del padre, sempre il padre! Dannato scansafatiche!
Sia Ino che Temari, nonostante non si fossero ancora incontrate per volere del fato, sembravano mosse da un’unica e piacevole idea: picchiare il Nara al più presto.





 
Note:
 Con questo note mi sento molto Ino, comunque… ecco qua il secondo capitolo, un po’ meno divertente del primo e con meno notizie scioccanti (tipo “ehi Temari, sei incinta!”). A dire il vero ho qualche dubbio sull’IC dei personaggi, soprattutto nella prima parte e soprattutto con Shikamaru. Ha accettato il fatto che sta per diventare padre? Diciamo di sì, anche se deve ancora metabolizzarlo… credo xD La seconda parte, quella di Ino, corrisponde al giorno dopo l’incontro tra Shikamaru e Temari e infatti si trova in ospedale. La parte con Sakura e il ninja-medico non ha senso, lo so… e forse Sakura è troppo piagnucolona, ma io non riesco a vederla in altro modo, perdonatemi xD
Ringrazio tutti quelli che hanno messo la fic tra seguite, preferite ecc… e soprattutto un grazie immenso per chi ha commentato! <3 Spero che questo capitolo sia piacevole come il primo e che il prossimo venga fuori più divertente (tra l’altro dovrebbe esserci il ritorno del duo Gai-Kakashi e le reazioni alla gravidanza da parte degli abitanti della foglia. Più una Temari alle prese coi bambini…)
Insomma non ho niente da aggiungere, se non un GRAZIE a chi leggerà e/o commenterà! ^^
Ps: so che Ino negli ultimi capitoli del manga si stia dimostrando più matura, ma io la adoro nelle vesti di ragazza superficiale e ficcanaso :3 Ah ditemi se non sono caduta nelle temibile trappola dell’OCC!



  
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