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Autore: Madness in me    25/08/2013    2 recensioni
“Va tutto bene, va tutto bene. Butteremo la cenere di quei quaderni in qualche secchione, più tardi. Quel mostro non può uscire da lì, Hope, quante volte ancora dovrò ripeterlo ? Lui non ti farà del male. Te l’ho promesso. Ti ho promesso che non ti avrebbe toccato, che non sarebbe mai uscito fuori da quelle pagine e così sarà."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Avenged Sevenfold, My Chemical Romance, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter Four.


 

 

Helena P.O.V.


“Siamo arrivati?” nessuna risposta, solo il rumore del motore della macchina che sfrecciava a tutto gas sull’autostrada, diretti a casa Cooper.
“Siamo arrivati?” ancora niente, solo odore di nicotina che veniva sprigionata dalla sigaretta che stavo fumando per cercare inutilmente di calmarmi.
“Siamo arrivati?” gettai la cicca dal finestrino e mi voltai.
“Ci fai apposta, oppure sei veramente così fastidioso da voler farmi scoppiare tutti gli emboli presenti nel mio cervello, Frank?” chiesi irritata più che mai non avendo potuto nemmeno fumare una sigaretta in santa pace.
“No, è che voglio sapere se siamo arrivati o no, insomma è un mortorio qui dentro, dai facciamo qualcosa, su con la vita ragazzi, Gee anche tu non dormi mai e adesso sembri caduto in catalessi e anche te Brian un po’ di vitalità, cazzo” disse Frank agitandosi sul sedile posteriore. Ancora non capisco cosa si aspettava da quel viaggio, ma okay, assecondiamolo.
“Cosa dovremmo fare Frank, metterci a ballare la macarena dentro una macchina in movimento?” chiesi sarcastica.
“Ehi amore, per una volta che dormo dovresti fare i salti di gioia, non lamentarti o cominciare a dire ‘siamo arrivati’ come se l’anima di Ciuchino ti avesse impossessato, calmati e mettiti giù, siamo quasi arrivati, contento?” intervenne Gee, scatenando in Frank un po’ di dispiacere, data la sua risposta leggermente fredda e acida, ma lo sapevamo tutti che Gerard era così quando era assonnato.
“Allora siamo quasi arrivati?” disse euforico Frank. Tutto il discorso appena fatto dal suo ragazzo da un parte gli era entrato e dall’altra gli era uscito. “Quindi tra un po’ rivedremo tutti, oddio. Sono troppo felice e quanto manca di preciso? Ma faremo in tempo per la cena? Secondo voi sono vestito bene così?” continuò il più piccolo, provocando un sospiro di disperazione da parte di tutti.
“Frank, hai rotto il cazzo. Quando siamo arrivati, siamo arrivati. Adesso stai zitto, siediti e non aprire bocca, mi stai martoriando il cervello. Se sento un’altra parola, fermo la macchina e ti faccio scendere qui” esalò Brian esasperato. Al che, gli accarezzai una spalla sentendolo troppo teso per farlo calmare e infatti poco dopo si tranquillizzò.
Dopo venti minuti di silenzio angosciante, Frank prese a dare indicazioni stradali a Brian convinto di sapere dove dovessimo andare. Così lui esasperato prese il telefono per chiamare non so chi.
“Scricciolo! Allora, dove sei?” disse scazzato Bri. A quel punto capii che stava parlando con la mia migliore amica e mi tarai su a sedere, dato che ero letteralmente sbracata sul sedile.
“PORCA PUTTANA, BRIAN TI AVEVO DETTO DI GIRARE A SINISTRA” mi misi a ridere vedendo Frank urlare in faccia a Brian e buttandoglisi praticamente davanti, coprendogli quasi la visuale della strada, mentre lui continuava a parlare a telefono.
“Frank ci fai ammazzare, stai fermo, Brian saprà dove andare te che dici?” Dissi io ridendo, mentre Bri si girò verso di me guardandomi con uno sguardo tra il disperato e l’assassino.
“Frank datti una calmata” intervenne anche Gee. Non sapevo più dove sbattere la testa per quanto stavo ridendo.
“AMORE MIOOOO STIAMO ARRIVANDOOOOO!” mi misi ad urlare anche io avvicinandomi al cellulare, al che Bri mi fulminò con lo sguardo e sentii la mia amica rispondermi dall’altra parte, urlando anche lei, ma non riuscii a capirla perché lui riattaccò e puntò il dito fuori dal finestrino.
“Siamo arrivati, scendete o vi ammazzo” disse con un sorrisetto da psicopatico. Forse l’avevamo fatto esasperare.
Finalmente eravamo arrivati.
Slacciai la cintura di sicurezza e mi girai verso Frank. “ADESSO siamo arrivati” gli sorrisi marcando sulla prima parola. Poi aprii lo sportello e scesi dalla macchina, mentre Gee e Brian erano già fuori che aspettavano.
A quanto pare all’interno di casa Cooper erano intenti a mettersi a tavola. Percorremmo il vialetto in silenzio religioso, interrotto solo da qualche risolino. Quando mi ritrovai davanti alla porta mi fermai un attimo e mi guardai intorno. Di fianco a me avevo Brian esasperato, ma sempre con quel sorrisetto che, come diceva lui, ‘era solo per me’. Dietro di me c’era Frank frenetico e che non vedeva l’ora di entrare per poter riabbracciare tutti e per ultimo Gee, con quel suo sguardo sempre da saccente, ma che ti mette sicurezza e che infatti, poco dopo, mi incitò a suonare il campanello e così feci.
Venne ad aprire il padrone di casa, ovvero John.
“Signor Cooper, sa che è maleducazione mettersi a tavola se non sono ancora presenti tutti gli ospiti?” dissi non appena me lo ritrovai davanti, per poi scoppiare a ridere e lo abbracciai forte mentre gli altri alle mie spalle entrarono. Tutti quanti dalla sala sentendoci arrivare, vennero a salutarci e si scatenò un vero delirio. Per ordine salutai Zacky, Matt, Mik, Korey, Jimmy, i bambini e mentre ero impegnata a salutare la piccola Alexandria venni travolta letteralmente e buttata a terra da loro due, le mie migliori amiche. Dio nemmeno sa quanto mi fossero mancate, mi veniva da piangere.
“Sally, Ira ciao. Oddio mi siete mancate così tanto” dissi ridendo e praticamente schiacciata da loro due che mi stavano completamente sopra.
Sally e Ira erano i soprannomi che avevo affibbiato alle mie migliori amiche.
“Anche tu ci sei mancata stronza” mi abbracciarono forte. E si insomma, viva le dimostrazioni d’affetto incomprese.
“Vi amo anche io” ricambiai l’abbraccio e mi sentii a casa finalmente. Tutta la solitudine, il male e la disperazione provata nei giorni passati in cui loro non c’erano, svanì nel momento stesso in cui ci abbracciammo tutte e tre. Loro erano la mia salvezza e lo sapevano.
“Ehi voi due, vorrei che me la lasciaste intera per favore e grazie” intervenne Brian, come al solito troppo protettivo e rovinò il momento.
“Brian non rompere le palle, se me la voglio consumare d’abbracci, lo faccio perché è la mia migliore amica e tu non puoi impedirmelo, oppure vuoi fare a botte?” Selene sbraitò subito e come al solito ripresero a litigare, quei due non sarebbero cambiati mai. Risi guardando la scena e mi tirai su, mettendomi in piedi e aiutai Zafira ad alzarsi. In quel momento notai che in lei c’era qualcosa che non andava, la vedevo troppo stanca, però preferii rimanere zitta perché una predica da me in quel momento mi sembrava la meno opportuna date le mie condizioni. Sembravo uno zombie e il fatto che il mio cervello riuscisse a formulare più di una frase di senso compiuto era una grazia divina. Così mi limitai a sorriderle e farle una carezza.
“Ehi voi due basta, non mi sembra il caso di dare spettacolo in ogni posto in cui andiamo” spuntò Gerard serio e come al solito fece tornare tutto come prima, risolvendo la soluzione in un batter d’occhio. Lo guardai e lo ringraziai con lo sguardo e lui di rimando mi fece un sorriso. Diamine quant’ero stanca, mi sarei potuta addormentare anche in piedi da un momento all’altro se non ci fosse stato tutto quel frastuono di voci, però che belle voci e che bel frastuono.
Era la mia famiglia e io ero a casa.
“Bene, ho aggiunto quattro posti in tavola, quindi direi che possiamo accomodarci tutti quanti” arrivò Korey dalla sala sorridente e così ci dirigemmo tutti in sala da pranzo per sederci pronti a mangiare. Avevo una fame da lupi e tutti gli altri non erano da meno. Vedere che eravamo di nuovo tutti insieme seduti a tavola mi faceva esplodere il cuore di gioia, non avevo emozioni per descrivere quel momento. Ero con la mia famiglia finalmente, dopo tanto tempo eravamo di nuovo tutti insieme e si prospettava il natale più bello della storia qualsiasi cosa fosse successa, perché in fin dei conti eravamo abituati e pronti a tutto. Questa volta niente ci avrebbe più diviso, stavamo così bene, eravamo così felici.
“Buon appetito famiglia” esordimmo tutti in coro per poi iniziare a mangiare tra chiacchiere, scherzi, risate e tanto altro.
Tutto questo mi era mancato, ma adesso che l’avevo ritrovato, non l’avrei più lasciato. 

  
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