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Autore: Melanto    29/02/2008    7 recensioni
Aria. Acqua. Terra. Fuoco. Alla disperata ricerca del Principe scomparso, mentre nel cielo rosseggia un'alba che odora di guerra. Una lotta contro il tempo per ritrovare la Chiave Elementale, prima che finisca nelle mani del Nero, e salvare il pianeta.
Siete pronti a partire?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Hajime Taki/Ted Carter, Mamoru Izawa/Paul Diamond, Teppei Kisugi/Johnny Mason
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'Elementia Esalogy'
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ELEMENTIA
- The War -





CAPITOLO 5: Quarantena (parte III)

Sundhara – Città del Regno degli Ozora, Terre Centrali

Vi rendete conto di quello che il vostro amico sta rischiando?” gridò il medico, cercando di seguire il passo sostenuto degli altri cavalli con il proprio. “Se si fosse sbagliato, potrebbe diffondere il morbo anche alle città vicine!
“Mamoru non ha un carattere piacevole, ma sa quello che fa.” Lo difese Hajime, cavalcando alla testa del gruppo. Poco più dietro, c’erano Teppei e Shingo, mentre il Naturalista chiudeva la fila.
Arrivarono in prossimità del portone giusto in tempo per vedere la Fiamma lanciare una sfera infuocata sotto gli occhi esterrefatti di Calimero e il figlio del Doge.
“Ma non dovevamo essere discreti?” domandò Teppei, inarcando un sopracciglio.
“E’ una situazione di emergenza.” cercò di giustificarlo il Tritone.
“Oddea, ma allora…” il medico si attirò la loro attenzione, fermando lo stremato cavallo già debilitato dalla malattia “…siete Elementi! Perché non l’avete detto subito?”
“E’ una storia lunga” tagliò corto Hajime, ma le parole del figlio del Doge lasciarono i tre piuttosto interdetti.
“Il Principe… lo sapeva” Shingo mormorò quella frase a mezza-voce e gli occhi fissi sulle schegge e la polvere che il portone in frantumi stava disseminando nell’intorno. “I quattro scudi, con i simboli Elementali…” disse ancora e un sorriso andò distendendo le sue labbra. Cavò rapidamente le monete, facendole tintinnare nel palmo. “’Nel momento di maggiore necessità, le Dee e i loro servitori saranno con voi’, mi disse, ‘Verranno da Raskal nel nome del Re e porteranno la cura al vostro male. Non temere, arriveranno presto.’ E noi abbiamo erroneamente pensato che fossero Naturalisti…” continuò, mentre lacrime di commozione prendevano a rigargli le guance “…ed invece parlava di Elementi. Il Principe ha mantenuto la sua promessa. Sundhara è salva.”
“Shingo… ma cosa stai dicendo, ragazzo mio?” borbottò il medico senza riuscire a capire, ma il giovane lo ignorò, passandosi il dorso della mano sugli occhi e spronando il cavallo in direzione del portone sfondato.
“Presto! Raggiungiamo i vostri compagni!” Sul viso gli si poteva leggere una genuina espressione piena di entusiasmo.
Il legionario della Guardia Cittadina li osservò andar via, senza dire una parola.
“Il Principe sapeva che saremmo arrivati qui?” domandò Teppei, piuttosto perplesso a riguardo, in direzione di Hajime, con un tono più basso.
“Sembrerebbe di sì, ma non chiedermi come sia possibile.”
“Forse opera della Chiave?” azzardò il tyrano, che già pregustava di raccontarlo allo scettico Mamoru. “In fondo, non sappiamo con precisione di quali poteri sia dotata…”
“E’ probabile” accordò “ma ce ne occuperemo dopo. Prima pensiamo a risolvere un problema alla volta.”
Quando raggiunsero Aria e Fuoco, al Naturalista per poco non venne un colpo nel trovare il volante vivo, prima di tutto, e in salute discreta. Doveva ancora disintossicarsi completamente e aveva qualche fastidioso colpo di tosse, ma, nel complesso, al medico sembrò di aver appena assistito a un miracolo.
Lentamente, scese dal cavallo, avanzando nella sua direzione. “Non è possibile” borbottò con sconcerto.
“Yuzo come ti senti?!” si accertò Hajime, raggiungendolo e il volante annuì con un sorriso.
“Molto meglio. Entro domani sarò perfettamente guarito.”
“E’ incredibile!” esplose Shingo, inginocchiandosi accanto a lui e guardandolo con occhi sgranati prima di rivolgersi a Mamoru. “Ma come avete fatto a capire che il problema non era dato da una malattia?”
“Perché è un Elemento d’Aria” rispose l’interpellato, stringendosi nelle spalle “Novellino, per giunta. Abituato all’aria pura di Alastra, quella inquinata di Sundhara era veleno letale nei suoi confronti. Per questo ne ha risentito molto più velocemente degli altri.”
Il medico scosse lentamente il capo. “Ma come abbiamo fatto a non pensarci anche noi?” si interrogò “E dire che la prima vittima accertata fu proprio il Minister dell’Aria, solo che… era molto anziano e noi… non… non credevamo…”
“Ma cosa può aver reso la nostra aria così tossica?” domandò Shingo con perplessità “Non abbiamo miniere…”
“Forse posso rispondere io.” Teppei si sedette su di un masso, attirandosi gli sguardi incuriositi dei presenti. “Da quanto tempo avete il nuovo acquedotto?”
Il figlio del Doge ci pensò su. “Tre anni, circa.”
“E quando si è manifestato il morbo?”
“Forse due anni fa, più o meno. Ma questo cosa c’entra?”
“E’ molto probabile che, durante gli scavi, voi abbiate fessurato un giacimento di gas.” Incrociò le braccia al petto. “Se non sbaglio vi sono molte sorgenti termali qui intorno.”
“Sì, si dislocano fino a Dhèver. La zona è altamente vulcanica.”
Mamoru batté il pugno in una mano. “Ma come ho fatto non riconoscerlo subito l’odore di marcio?!”
Teppei sorrise. “Vedo che hai capito anche tu.”
“Certo: è zolfo!”
“Zolfo?” fece eco Shingo “E da dove è uscito? Gli scavi sono stati tutti attentamente richiusi…”
“Gli scavi sì.” Teppei annuì. “Ma la vecchia rete idrica non è stata toccata e i pozzi sono ancora lì.”
Il figlio del Doge si passò lentamente una mano negli spettinati capelli. “Ma certo! Sono sparsi in maniera omogenea su tutto il territorio di Sundhara!”
“Proprio così. Questo ha permesso alle esalazioni di fuoriuscire lentamente e in piccole quantità, in modo che non vi rendeste conto del cambiamento” continuò a spiegare il tyrano. “Ma poi avete innalzato le mura e la polvere che avete creato ha fatto da cappa, intrappolando il diossido di zolfo sopra la città.”
“E l’ecatombe è stata inevitabile” concluse il medico “che stupidi siamo stati, ci siamo uccisi con le nostre mani.”
Hajime lo raggiunse, poggiandogli una mano sulla spalla. “Non fatevene una colpa” cercò di rassicurarlo “Avete agito nel bene delle città vicine. È un grande merito. Inoltre, i gas sono molto subdoli e difficili da individuare, soprattutto se esalati in quantità così piccole.”
Ma l’uomo non sembrò convincersene del tutto, continuando a scuotere il capo, quando intervenne Shingo. “E cosa possiamo fare per salvare Sundhara e coloro che sono ancora vivi?”
Teppei si massaggiò il mento con fare meditativo. “Con i miei poteri, potrei sigillare i pozzi in modo da bloccare le emissioni tossiche.” Ma alzò le mani per frenare eventuali entusiasmi. “Ovviamente si tratterebbe solo di una soluzione provvisoria: per sigillarli in maniera definitiva ci vorrebbe molto più tempo di quello a nostra disposizione.”
Il figlio del Doge sorrise, non perdendosi d’animo. “Sarebbe già un ottimo inizio e ti saremo grati per il tuo aiuto, in attesa dei Minister di Terra dalla città più vicina.”
Il tyrano annuì, ricambiando il suo sorriso.
Hajime si intromise. “E con la cappa di aria sospesa su Sundhara? Come la mettiamo?”
“Purtroppo quella non sono in grado di farla sparire.” Si scusò Teppei, scuotendo il capo.
“Ma io sì” affermò Yuzo con decisione e subito Mamoru gli si rivolse con malagrazia.
“Levatelo dalla testa, volante: se ti accosti di nuovo a quella città ci rimetti le penne.”
“Non è vero!” negò con foga, attirandosi l’occhiata ironica della Fiamma di Fyar e lui corresse il tiro. “Non subito, almeno.”
“Vuoi tendere fino all’ultimo la corda delle tua fortuna?” continuò l’altro imperterrito “Tanto vale che ti ammazzi io, adesso.”
“Davvero potresti eliminarla?” Shingo osservò Yuzo con sguardo speranzoso e lui sorrise.
“Non è molto difficile, ci vuole solo un po’ di tempo.” Ma l’Elemento di Fuoco non era affatto d’accordo.
“Ti ricordo che sei sotto la mia responsabilità e farai esattamente quello che io ti dirò di fare e la mia risposta è ‘NO’. Ci penseranno i Minister dell’Aria.”
“Ma Mamoru, non puoi chiedermi di voltare loro le spalle come se niente fosse!” si impuntò il volante per nulla intenzionato a cedere. “Passeranno giorni prima che il messaggero raggiunga la città più vicina e giorni perché faccia ritorno. Altra gente morirà in questo lasso di tempo e tutto perché tu non mi permetti di aiutarli ora!”
“Ma capirai! Ne è morta così tanta! Uno in più uno in meno… che differenza vuoi che faccia?!” Lo disse con il suo solito tono e irritante cinismo che fece alzare il volante affinché fissasse i suoi occhi nella maniera indisponente che Mamoru tanto detestava.
“Fa che io lo so cosa hanno sofferto a causa di quel maledetto gas e non me ne laverò le mani fingendo che il problema non mi riguardi più!”
I carboni ardenti di Izawa si ridussero a due fessure sottili come crune di aghi; il volante era deciso ad andare fino in fondo al discorso, questa volta.
“Come ti stavo dicendo quando eravamo dal Naturalista: io ho rispetto della tua autorità e seguirò i tuoi ordini, ma se questi lederanno quella che è la mia morale, allora non presterò loro ascolto, mi dispiace.”
“Seppur tu dovessi riuscire a purificare l’aria di Sundhara, ci sarà sempre chi morirà perché è troppo tardi” sibilò Mamoru con ira repressa.
“Ma ci sarà anche chi sopravviverà perché non lo è ancora” ribatté il suo interlocutore con altrettanta fermezza “Il bicchiere è sempre mezzo pieno.” Ed in quelle battute finali venne fuori tutto l’ottimistico pensiero degli Elementi d’Aria, fonte dell’odio più profondo di Mamoru. Infatti, non aggiunse null’altro, preferendo incenerire il compagno con il solo sguardo.
“Di quanto tempo avresti bisogno?” si informò Hajime.
“Trenta minuti circa.”
Tsk” ironizzò la Fiamma “Non reggeresti nemmeno la metà.”
Yuzo cercò di trovare a tutti i costi una soluzione. “Potrei… potrei creare una bolla d’aria attorno a me ma non durerebbe più di dieci minuti.”
“E se io” propose il Tritone “ispessissi le pareti della bolla, rivestendole di un sottilissimo strado di acqua?” Troppa non avrebbe permesso al volante di sollevarsi da terra.
Yuzo ci pensò su. “Durerei altri dieci minuti.”
“Arriveremmo a venti” tenne il conto Teppei "Quanto potresti resistere nell’aria di Sundhara?”
Il volante scosse il capo con un sospiro. “Non lo so…”
“Te lo dico io” Mamoru si attirò nuovamente la sua attenzione, mentre gli si faceva contro con passo lento e autoritario “Nemmeno cinque minuti. Il tuo apparato respiratorio è già abbondantemente compromesso: respira nuovamente quell’aria tossica e scatenerai una crisi letale.” Poi inquadrò Calimero con la coda dell’occhio. “Dico giusto, Naturalista?”
L’uomo si ritrovò ad annuire gravemente. “Sì, è esatto.”
L’Elemento di Fuoco accennò un sorriso trionfante. “Sentito? A te la scelta.”
Teppei azzardò a trovare qualche scappatoia. “Ma non c’è un altro modo?”
L’interpellato scosse mestamente il capo: dall’esterno non era possibile purificare l’aria perché non visibile ai suoi occhi, avrebbe prima dovuto racchiuderla in una barriera e poi, dall’interno, avrebbe agito sugli inquinanti, manomettendo il loro chimismo. Inoltre, non avrebbe potuto interrompere il processo fino alla sua conclusione, altrimenti le molecole si sarebbero nuovamente aggregate com’erano al principio, e avrebbe dovuto ricominciare da capo. Ma cercò di non perdersi d’animo. “Mi inventerò qualcosa…”
“Scordatelo” tagliò corto la Fiamma di Fyar con indifferenza.
“Mamoru, ti prego! Devi lasciarmi fare un tentativo! Uno solo! Non chiedo altro.” Lo stava supplicando, cosa che Izawa non avrebbe mai fatto nemmeno in punto di morte, ma sentire quel tono nel volante era un piacere sottile per le sue orecchie tanto che inarcò un sopracciglio, osservando le sue iridi nocciola. “Per favore” continuò Yuzo “Anche se lo farei comunque, ci tengo alla tua approvazione proprio perché ho rispetto della tua autorità.” L'altro sbuffò, assumendo un’espressione seccata.
“Non c’è bisogno che mi indori la pillola. D’accordo, fai come ti pare, ma che sia chiaro” e gli puntò l’indice sotto al naso “una sola possibilità, ma appena finisci l’aria nella bolla lasci Sundhara. E questa è la mia ultima parola.”
Il volante annuì con entusiasmo, mentre Shingo esibiva un sorriso a trentadue denti, profondendosi in una marea di inchini.
“Grazie, grazie mille a tutti voi! Grazie!”
“E piantala!” Mamoru incrociò le braccia al petto, girando altrove la faccia con noia.
“Allora, mentre crei la tua bolla” disse il tyrano “io tornerò in città con Shingo, il dottore e Hajime e chiuderò i pozzi con i miei poteri.”
Yuzo annuì e tutti si misero finalmente in movimento per salvare Sundhara.

Il Doge aveva lasciato di corsa il suo palazzo quando aveva saputo dell’azione di forza portata avanti dagli stranieri provenienti da Raskal e che, secondo la spaventatissima guardia, erano degli Elementi – almeno quello che aveva mandato in pezzi il portone! -. Inoltre, gli avevano riferito che con loro c’erano quel testardo di suo figlio e il Naturalista Calimero.
Immediatamente aveva radunato una malconcia legione pronta per lanciarsi al loro inseguimento, sperando che non fossero già troppo lontani.
Pazzi!
Correvano il rischio di diffondere il morbo ovunque! Ah! Ma le avrebbe cantate per bene a Shingo appena lo-
Non fece in tempo a formulare il pensiero, che proprio quest’ultimo varcò l’enorme buco che c’era ora al posto del portone, seguito dal Naturalista e due degli stranieri, ma che non erano quelli con cui aveva parlato lui.
Tossendo un paio di volte nel fazzoletto, lo raggiunse con rapide e irate falcate mentre tutt’attorno si era creata una notevole folla incuriosita.
“Padre!” esclamò il ragazzo con entusiasmo appena lo vide. “Padre, cercavo proprio te!”
’Cercavo te’ un accidenti!” sbottò l’uomo senza dargli il tempo di finire la frase. “Ti rendi conto di quello che avete combinato, Shingo? Adesso l’intero Elementia verrà infettato!”
“No padre! Ti sbagli!” negò l’altro, scendendo dal cavallo e afferrandolo per le spalle. “Abbiamo invece trovato la cura! Gli Elementi del Re ce l’hanno portata, proprio come aveva detto il Principe! Non morirà più nessuno!”
“Sei forse impazzito, figliolo?! Di quale cura stai parlando? Vaneggi!” Lo allontanò il padre in malo modo. “Questa mattina sono venuti per chiedermi informazioni e nemmeno sapevano cosa fosse il morbo!”
“No, padre. Ascoltali…” cercò di convincerlo Shingo quando fu Hajime a intervenire.
“Voi avete ragione a essere guardingo, Doge Aoi, ma vorrei che prestasse fede alle nostre parole, perché bisogna agire in fretta.” Poi fece un inchino “Io sono Hajime Taki, da Agadir, e lui è Teppei Kisugi, da Tyran.” Lo sguardo dell’uomo vagò tra i due giovani sconosciuti. “Quello che voi chiamate ‘morbo’ è un avvelenamento da diossido di zolfo fuoriuscito attraverso i vecchi pozzi del sistema idrico della città.”
“Io posso provvedere a chiuderli, per il momento” spiegò Teppei “ma voi dovete immediatamente mandare dei messaggeri alle città più vicine, in modo che inviino gli aiuti necessari per risolvere il problema in maniera definitiva.”
“Chi mi assicura che non stiate mentendo? Non ho nessuna certezza che voi siate chi dite di essere, né che il morbo sia ciò che affermate.” Il Doge non sembrava intenzionato a cedere, ma fu proprio il Naturalista a confermare le loro parole.
“Doge Aoi, signore” cominciò attirandosi la sua attenzione “lo so che vi può sembrare quasi paradossale che, ciò che ha causato tante vittime, sia solo un avvelenamento, ma è così. Dovete credere a questi ragazzi perché dicono il vero.” Scosse il capo. “Anche io ero scettico, ma ho visto con i miei occhi un giovane, al quale non restavano che poche ore, tornare perfettamente sano fuori di qui. Date loro una possibilità, signore. Troppa gente è morta perché possiamo prenderci il lusso di rifiutare una speranza di salvezza.”
Il Doge inarcò un sopracciglio, assumendo un’espressione pensierosa. Gli occhi vagarono all’intorno dove gli sguardi della sua gente, provata dalla malattia, restava in attesa che qualcosa succedesse, senza sapere bene cosa. Borbottavano spaventati, temendo l’arrivo di qualche nuova disgrazia, e un bambino cominciò a piangere, mentre la madre cercava di consolarlo in qualche modo.
Sundhara poteva davvero a tornare la Città del Sole che era stata un tempo?
“Padre, ti prego…” lo richiamò Shingo e suo figlio, per quanto testardo, aveva sempre avuto l’intuizione giusta e un giorno sarebbe divenuto un ottimo Doge.
Sospirò, annuendo piano. “E sia” Disse, alzando le mani “Fate quello che ritenete più opportuno. Se mio figlio ha fiducia in voi, non ho motivo di essere da meno.” Accennò un breve inchino, cercando di distendere un sorriso sul viso stanco. “Grazie per l’aiuto che ci state offrendo.”
“Non dovete ringraziarci, è un nostro dovere.” Hajime ricambiò il sorriso, osservando poi Teppei. “Sei pronto?”
“Pronto.”
Con passo deciso, il tyrano raggiunse il pozzo che si trovava poco lontano. Si affacciò, annusando un paio di volte, ma non si sentiva nulla a primo impatto, visto che l’intera aria di Sundhara ne era ormai satura. Tastò con le mani la terra attorno la struttura bassa e circolare, osservando, di tanto in tanto, le diramazioni delle strade cittadine.
La gente, intorno a loro, restava silenziosa, studiando gli eventi con preoccupazione e una tensione che divenne palpabile. Poi, l’attesa sembrò rompersi e Teppei scelse il punto più favorevole dove il terreno e la roccia sottostante erano maggiormente fragili. Si allontanò di alcuni passi, giungendo le mani e chiudendo gli occhi per concentrarsi di più. Una strana luminescenza bronzea avvolse la sua figura, dall’espressione ferma. Lentamente, caricò il pugno destro, mentre la sinistra tracciava la direzione che il colpo avrebbe dovuto seguire. Il bagliore confluì tutto nel pugno chiuso che brillava in maniera vivida. Poi, Teppei spalancò gli occhi, sferrando il colpo al suolo a tutta velocità e l’impatto generò un suono cupo.
I presenti ebbero un sussulto spaventato, senza rompere il silenzio, mentre l’intorno restava perfettamente immobile com’era prima che il tyrano lanciasse il suo strano incantesimo.
L’Elemento distese la sua espressione seria, portandosi una mano al fianco e osservando il solco che il pugno aveva lasciato, poi cominciò a mormorare quello che sembrava essere un conto alla rovescia.
“Meno tre, due, uno…”
Il rombo arrivò come un’eco in avvicinamento, e una lunghissima frattura si diramò dal punto colpito da Teppei.
“Zero” disse con un sorriso, mentre il terreno prendeva a tremare sotto i loro piedi e gridolini allarmati si levavano tutt'attorno; la gente non fuggì, troppo terrorizzata, ma si strinse cercando di proteggersi l’un l’altra.
“Guardate!” sbottò qualcuno, indicando la frattura che raggiunse il pozzo. Quest’ultimo crollò su sé stesso, richiudendosi, mentre tutta un’altra serie di fratture partì dal lato opposto alla sua base, distribuendosi a raggiera e correndo in tutte le direzioni della città. Non ci volle molto perché gli altri pozzi, tra lo stupore e la paura, facessero la stessa fine del primo, bloccando, quindi, la fuoriuscita dei gas sulfurei.
Shingo fendette l’aria con un paio di pugni entusiasti. “Fantastico!” esclamò e il tyrano si strinse nelle spalle.
“Niente di estremamente difficile.”
Hajime lo riprese, inarcando un sopracciglio e sorridendo. “Ma sentitelo.”
Teppei si grattò la folta massa ricciuta, sorridendo a sua volta e arrossendo leggermente, per poi osservare il cielo sopra di sé e sospirare. “Ora deve pensarci Yuzo.”

Le vibrazioni giunsero fino a loro, che si erano avvicinati alle mura della città, ma fermandosi a una distanza tale che la tossicità dell’aria non fosse letale per il volante.
Quest’ultimo rimase in sospensione a un cinquantina di centimetri dal suolo, mentre Mamoru smontava dal cavallo, mantenendo un piglio irritato.
“Qual è la prossima mossa?” domandò, inquadrando Yuzo con la coda dell’occhio.
“Devo creare come una cupola su Sundhara e intrappolare l’aria venefica” spiegò, prendendo leggermente quota e portandosi di qualche passo davanti al cavallo del compagno.
L’Elemento di Fuoco ne mantenne la schiena sotto stretto controllo, seguendo attentamente tutti i suoi movimenti e non aggiungendo altro, ma non ci sarebbe voluto un indovino per capire che non era d’accordo con il suo intervento, eppure, nonostante tutto, lo lasciò fare.
Il volante aveva le alte e spesse mura a occupare interamente il suo raggio visivo. Tossicchiò un paio di volte, sollevando lentamente le mani all’altezza delle spalle e i palmi rivolti alla città. Si concentrò, guardando un punto indefinito dell’immagine davanti a sé e l’aria cominciò ad agitarsi attorno a loro, sollevando i lembi della sua casacca, smuovendo i crini del cavallo e quelli di Mamoru che vi restava in groppa.
A una certa distanza dalle sue mani, cominciò a formarsi come un vortice dal quale l’aria si diramò in centinaia di dita, sottili come corde, che andarono a intrecciarsi sul cielo di Sundhara per formare una rete, fino a che non vi fu nemmeno uno spiraglio libero tra le sue maglie.
Attorno a loro, invece, tutto tornò calmo e il volante abbassò le mani, volgendosi alla Fiamma. “Ora possiamo avvicinarci” disse, mantenendosi sempre in sospensione.
“Vedi di non dimenticarti quello che ti ho detto” rimarcò Mamoru, spronando il cavallo “se non riuscirai a finire prima che la bolla attorno a te sia svanita, ti arrenderai e tanti saluti.”
“Sì, va bene.”
Tsk” sbuffò con ironia l’Elemento di Fyar “Non ne avevo dubbi.” Scosse il capo, mentre un sorriso distese le labbra di Yuzo che continuò a dargli le spalle, creando attorno a sé la famosa bolla che avrebbe dovuto fargli da scudo contro l’aria tossica. Era uno strato sottile, appena visibile a occhio nudo, e biancastro, quasi lattiginoso.
Quando varcarono il portone distrutto della città, la gente che si era raccolta era ancora spaventata per le scosse di Teppei e poi avevano visto il cielo farsi più scuro per l’addensarsi dell’aria sulle loro teste, racchiusa dalla cupola creata da Yuzo, e tutti questi eventi, che per loro non avevano la minima spiegazione, non avevano fatto altro che terrorizzarli.
Il volante li vide parlottare animatamente prima che un nuovo silenzio calasse al loro ingresso nella piazza. Erano diffidenti e spaventati a morte e lui poteva capirli: avevano affrontato momenti davvero terribili, ma si consolò sapendo che, presto, la normalità sarebbe tornata anche a Sundhara.
Si avvicinarono ai loro compagni e Shingo li raggiunse entusiasta. “E’ opera vostra, vero?”
Yuzo annuì, rivolgendosi poi al Doge che li osservava con apprensione.
“Doge Aoi, vorrei che perdonaste i nostri modi bruschi.”
“Non dovete preoccuparvi, ma vorrei che mi confermaste quanto detto dai vostri amici: potete salvare la città?”
“Teppei di Tyran ha già fatto un primo passo. Ora, io provvederò a purificare l’aria inquinata che ancora asfissia Sundhara” illustrò con calma “ma vi pregherei di spiegare la situazione anche alla vostra gente. Sono confusi e spaventati. Hanno il diritto di sapere.”
Il Doge annuì ancora, abbozzando un leggero sorriso. “Avete ragione. Lo farò subito.” E superò il giovane per portarsi al centro della piazza e attirare l’attenzione dei suoi concittadini.
Mentre l’uomo cominciava a esporre con calma quello che stava avvenendo, Mamoru smontò da cavallo, avvicinandosi a Yuzo con piglio stizzito. “Mi spieghi che bisogno c’era di scusarsi?! Stiamo salvando loro il culo!” bisbigliò, incrociando le braccia al petto.
“Me ne rendo conto, ma ti ricordo che abbiamo distrutto un portone e seminato il panico: le scuse erano il minimo sindacale.”
Mphf!” sbuffò, ruotando gli occhi e poi rivolgendosi al Tritone. “Vedi di fare il tuo incantesimo prima che questo ‘buon samaritano’ finisca l’aria e ci tiri le cuoia.”
“Agli ordini!” ridacchiò l’interpellato, non riuscendo a trattenersi e Mamoru preferì allontanarsi, masticando qualche incomprensibile insulto e cercando di reprimere l’istinto a strozzarli tutti e due.
Il Tritone lo osservò sedersi sul cumulo di macerie del pozzo accanto a Teppei, continuando a ridere, per poi scuotere il capo e dedicare tutte le sue attenzioni al volante che restava sollevato dal suolo; la bolla, dalla superficie sottile, delimitava lo spazio in cui era racchiuso. Con delicatezza appoggiò le mani sulle pareti del suo scudo protettivo, avvertendo il leggero formicolio dell’aria in movimento.
“Hai meno di venti minuti di protezione, sei davvero sicuro di farcela?” gli domandò, mentre sottili rivoli azzurri scivolavano dalle sue dita, intrecciandosi con i flussi areali della bolla per ispessirne leggermente la superficie.
“No” disse il volante con un sorriso “Proverò a inventare qualcosa.”
“Lo avevo immaginato" confermò Hajime “Mamoru sbraiterà.”
“Mamoru lo ha già capito.”
E il Tritone sorrise a quell’affermazione. “E non ha dato di matto?”
“No. Abbaia, ma non morde.”
Hajime lanciò un’occhiata fugace alla Fiamma che borbottava con Teppei, per poi rivolgersi nuovamente all’amico. “Vedo che l’abbiamo capito tutti com’è fatto.” Ridacchiarono entrambi senza ritegno. Poi, con la stessa delicatezza, allontanò le mani dalla bolla che ora aveva assunto delle acquose sfumature bluastre che, nel pallido Sole, le conferivano un cangiante riverbero, simile a quello di una bolla di sapone.
“Ho fatto” asserì, facendo un passo indietro “Puoi procedere e fa’ attenzione.”
Yuzo annuì, cominciando a librarsi in volo fino a che non si trovò immerso nella nube tossica che appestava Sundhara.
Dabbasso, il Doge aveva terminato di illustrare la situazione ai suoi storditi cittadini che, ancora increduli di poter davvero liberarsi del morbo, avevano osservato uno degli stranieri allontanarsi nel cielo della loro città, salendo ben oltre le mura e per i loro occhi non divenne che una figura indistinta avvolta da quella strana sfera opalescente. Con i nasi rivolti all’insù e le speranze ancora deboli, attesero quell’impossibile miracolo.
Hajime raggiunse Mamoru e Teppei alle macerie del pozzo, fermandosi accanto a loro con le braccia conserte. La Fiamma di Fyar aveva un sopracciglio inarcato e l’aria indispettita. Attese che il tyrano si allontanasse prima di dire: “Mi ha mentito.”
“Non è vero” sorrise bonariamente il Tritone.
“Invece sì. Ha accettato la mia condizione, ma non rispetterà i patti. Ci metterei una mano sul fuoco” continuò imperterrito, afferrando un sassolino del muro crollato su cui era seduto.
“Beh, non ti ha promesso che l’avrebbe fatto.”
“Non siamo Livelli Asylum! Dovrebbe portarmi rispetto, maledizione!” Con un gesto stizzito lanciò il sasso poco lontano. “Ma quei dannati volanti non rispettano nient’altro che loro stessi! Idioti!”
“Non è che tu sia stato chissà quanto gentile nei suoi confronti.” Lo ammonì Hajime. “Partendo prevenuto solo perché era un Elemento d’Aria.”
Tsk! E avevo ragione! Sono tutti degli stupidi cocciuti!”
“Però devi ammettere che, sì, Yuzo non ucciderebbe mai un avversario, però sarebbe disposto a qualsiasi cosa pur di salvare degli innocenti, anche se perfetti sconosciuti. Non credi che questo meriti un po’ della tua fiducia?”
Mamoru girò lo sguardo altrove, masticando un: “Seee… seee…” e agitando una mano con noia. Il Tritone sorrise, sapendo che il giovane di Fyar la pensava esattamente come lui, ma non voleva dargli la soddisfazione di ammetterlo.
“E sai cosa penso, anche?” azzardò, attirandosi nuovamente le iridi nero carbone di Mamoru “Penso che, nonostante tu fossi pienamente cosciente che non ci sarebbe riuscito, glielo hai lasciato fare perché sai già come intervenire una volta che avrà finito l’aria. Mi sbaglio forse?”
“Hajime” esordì Mamoru dopo aver scambiato una lunga occhiata col compagno “tu pensi troppo.”
“Allora, non vuoi illuminarmi in proposito?”
“Riguardo cosa?” si strinse nelle spalle la Fiamma.
“Deve essere qualcosa di piuttosto imbarazzante se non vuoi dirmelo” insistette l’altro quando gli vide generare una minacciosa fiammella che prese a danzare sulla punta del suo indice.
“Non una parola di più, Hajime. Hai osato già abbastanza” minacciò l'Elemento di Fyar poco velatamente e il giovane d’Acqua alzò le mani in segno di resa.
“Uh! Che permaloso!”
“Ehi! Che state borbottando voi due?” intervenne Teppei, che era tornato indietro, inarcando un sopracciglio “E perché hai una fiammella sul dito?”
Mamoru se la portò lentamente alle labbra, spegnendola con un soffio. “Passavamo il tempo” mentì al confuso tyrano per poi alzarsi in piedi e aggiungere: “Creami una scalinata di pietra per raggiungere il volante.”
“Cosa? E perché?”
“Perché devo fargli portare a casa la pelle per la seconda volta.”

Visti da lassù, gli abitanti di Sundhara sembravano formichine e restavano tutte a scrutare le trame grigiastre della nube in cui si era immerso.
Lentamente, Yuzo lasciò che le sue mani attraversassero la parete acquosa della bolla per toccare l’aria venefica.
In quel momento, intervenne la grande concentrazione di cui erano fautori gli Elementi d’Alastra e i suoi occhi furono in grado di vedere ben oltre ciò che poteva scorgere la vista di una persona normale. Scrutò l’aria a livello molecolare e, con i suoi poteri, cominciò a scindere i vari legami per formarne di nuovi, rendendo innocui i composti fino a un attimo prima letali; i sottili flussi d’aria, che si diramavano dalle sue mani come tentacoli, si muovevano come precisi bisturi, divenendo sempre più numerosi mentre si ramificavano anche dalle braccia. Si facevano sempre più lunghi nel purificare l’aria, serpeggiando nel cielo di Sundhara e Yuzo riusciva a controllarli tutti, a vedere contemporaneamente ciò che loro toccavano, tutte le molecole inquinanti da scindere. Ma, immerso in quel profondo stato di concentrazione, non riusciva a rendersi conto del tempo che passava e dell’assottigliarsi delle pareti della bolla che, a poco a poco, si ritirava e, più parti del suo corpo si liberavano dello scudo protettivo, più tentacoli si diramavano, divenendo migliaia di fili bianchi, sottili come capelli oscillanti nel vento.
Al primo colpo di tosse cominciò a perdere il controllo su alcuni di loro che sembrarono come impazzire prima di dissolversi. Al secondo colpo sbatté le palpebre mentre la contrazione veniva meno e non riuscì a vedere più nulla se non una massa grigia che cominciava nuovamente a espandersi. I legami scissi si riformavano come fossero calamitati e Yuzo tentò di sforzarsi in tutti i modi per riprendere il controllo di sé, ma la tosse gli fece portare le mani alla bocca; il petto avvampò con un bruciore intenso, costringendolo a piegarsi per il dolore.
Maledizione! Possibile che i venti minuti fossero trascorsi così velocemente?
Doveva trovare una soluzione alternativa, ma gli attacchi si susseguivano a raffica, impedendogli di pensare e si accorse che stava perdendo quota.
Con rammarico, ammise a sé stesso che Mamoru aveva avuto ragione, mentre lui aveva voluto rischiare ugualmente, convinto di riuscire a inventarsi qualcosa, ma non aveva tenuto conto di quanto i suoi polmoni fossero già provati per poter sopportare una nuova invasione da parte dell’aria tossica. E anche da questo, Mamoru lo aveva messo in guardia.
Continuò a tossire, pensando che non avrebbe potuto aiutare Sundhara e i suoi abitanti, in quelle condizioni, e assunse un’espressione contrita non solo per il dolore fisico che stava provando, ma anche per il dispiacere di aver fallito.
Con quei pensieri, atterrò su di una superficie solida, cadendo in ginocchio, ma non poteva già essere il suolo: doveva trovarsi ancora piuttosto in alto.
Poi un’ombra oscurò il tiepido Sole che riusciva, nonostante tutto, a fendere la nube grigiastra.
Con uno sforzo, Yuzo mosse lo sguardo per inquadrare la figura che torreggiava accanto a lui con le braccia conserte.
“La prossima volta mi presterai ascolto, immagino.”
Mamoru gli si rivolse con un tono di freddo rimprovero, guardandolo con un sopracciglio inarcato e le labbra tese.
Il volante rimase sorpreso di trovarlo lì, anche se non era molto sicuro di dove fossero esattamente, e osservò l’intorno e ciò su cui era inginocchiato: c’era come una lunghissima scala che collegava il suolo alla loro posizione, ancora notevolmente in alto come aveva immaginato.
“Ovviamente è opera di Teppei” spiegò Mamoru, mentre lui continuava a tossire “e ovviamente tu hai voluto fare di testa tua. Sappi che, ovviamente, me l’aspettavo.” L’altro era incapace di rispondere a tutte le critiche, con una punta di soddisfazione dell’Elemento di Fuoco che avrebbe potuto bearsi di avere l’ultima parola. Quest’ultimo lo osservò ancora per qualche secondo, dall’alto, trionfante. “Potrei lasciarti crepare godendomi lo spettacolo, lo sai? Te lo meriteresti, in fondo te lo sei cercato.” Poi sospirò pesantemente, mettendo fine alla ramanzina. “Ma non lo farò.” Si inginocchiò per guardarlo negli occhi. “E sappi che mi sarai in debito per un bel po’ di tempo…” poi gli puntò l’indice sotto al naso, riducendo lo sguardo in due fessure. “…soprattutto: se ti azzarderai a farne parola con chicchessia, giuro che ti farò flambé! Hai capito bene?!”
Yuzo si ritrovò ad annuire tra i colpi di tosse, nonostante non avesse la minima idea di quello il suo compagno aveva in mente. Poi gli vide prendere un paio di ampie boccate, prima di inspirare profondamente e trattenere il fiato.
Mamoru si poggiò una mano all’altezza del petto, avvolta da un alone rosso fuoco, per qualche secondo, in seguito afferrò la nuca del volante, lo attirò a sé e lo baciò.
Yuzo rimase immobile come una statua, avvertendo solo il calore intenso dell’aria che la Fiamma di Fyar gli stava passando con quel contatto e che sembrò alleviare le sofferenze. Quando si separarono ebbe come l’impressione di essere arrossito parecchio perché era l’unica cosa che non si sarebbe mai aspettato da Mamoru.
Quest’ultimo non perse il suo piglio stizzito. “Non farti strane idee, siamo in una situazione di emergenza” si affrettò a chiarire “Ti passerò io l’aria purificata attraverso il calore e, prima che mi domandi perché non abbia usato questa tecnica per salvare Sundhara, ti dico solo che a grande scala non ha lo stesso effetto.”
Yuzo annuì ancora un po’ sorpreso, tossicchiando senza rispondere.
Mamoru gli passò dell’altra aria attraverso questa respirazione artificiale, aiutandolo ad alzarsi. “E adesso vedi di muoverti a fare la tua ‘opera buona’.”
Il volante si limitò a sorridere, avendo la conferma definitiva del fatto che Mamoru non fosse così male come dava a vedere, e tornò a concentrarsi su ciò che andava fatto; il dolore scemò e gli occhi ripresero a scrutare fin dentro i legami. Migliaia di fili d’aria si formarono nuovamente, tornando a scindere i composti chimici. Ogni tanto, Yuzo avvertiva le dita della Fiamma toccare il suo collo, allora lentamente si girava nella sua direzione, mantenendo però lo sguardo fisso a ciò che stava facendo. Poi le labbra dell’altro, la sua aria bollente, ma nient’affatto dannosa. E seppur senza perdere la ferrea concentrazione, si ritrovò ad ammettere con un sorriso che il suo primo bacio lo aveva dato a un uomo, per di più Elemento di Fuoco permaloso.
Dal canto suo, Mamoru osservava l’operato del volante realmente stupito. Le loro abilità mentali erano stupefacenti. Tempo addietro, era rimasto colpito dalla telecinesi dei tyrani, ma gli abitanti di Alastra erano a livelli molto più avanzati.
Osservava il viso impassibile e gli occhi che restavano aperti e vigili muoversi rapidamente a osservare chissà cosa, mentre le migliaia di fili d’aria danzavano tutt’intorno a loro, ma riuscivano a non toccarlo. Nemmeno a sfiorarlo, niente. E a Mamoru sembravano qualcosa di vivo, di indipendente dal volante che li stava manovrando.
Come ipnotizzato dal loro oscillare disarmonico, allungò una mano per volerne toccare uno. Era incuriosito da quella loro consistenza sottile, ma tuttavia visibile… e chissà se era anche tangibile.
“Fermo.” L’ordine arrivò deciso, ma nient’affatto perentorio. “Se li tocchi rischi di interrompere il contatto” spiegò Yuzo e il suo sguardo era indirizzato nella parte diametralmente opposta a quella dove si trovava Mamoru, tanto che lo stesso Elemento di Fuoco si stupì del fatto che lui l’avesse visto. Un tentacolo si mosse, attirandosi la sua attenzione. Gli si avvicinò, cominciando a oscillare da una parte all’altra come se stesse dicendo: ‘No, no. Non si fa’ prima di allontanarsi.
Mamoru incrociò le braccia al petto, arrossendo leggermente. “Che indisponente!” borbottò, mentre Yuzo si concedeva un sorriso senza interrompere l’incantesimo. “E vedi di non distrarti troppo, tu.” Lo ammonì, inspirando a fondo. La mano sul petto purificò l’aria nei suoi polmoni con il calore, poi le stesse dita scivolarono attorno al collo del volante, attirandolo piano. Mamoru vedeva il suo sguardo che continuava a controllare i tentacoli e il loro lavoro, mentre si voltava. Gli donò il suo respirò.
Quell’incantesimo era la versione non letale del cosiddetto ‘Bacio di Maki’, il cui scopo non era affatto quello di ‘purificare l’aria’, quanto di ardere gli organi interni del nemico, uccidendolo tra atroci sofferenze. Il giovane di Fuoco non ci aveva pensato subito, poi se n’era ricordato, ma l’umiliazione di dover baciare Yuzo lo aveva fermato.
Il Bacio di Maki, per essere effettuato correttamente, richiedeva un contatto diretto tra le labbra della vittima e quelle del carnefice, ma un conto era farlo con una donna, un altro con un uomo, soprattutto: che quell’uomo fosse il dannato volante non aiutava di certo.
Che poi quell’incantesimo non venisse insegnato agli Elementi, ma fosse un’arma delle Sacerdotesse Elementali, era un’altra storia.
Però, quello che Yuzo gli aveva detto e la decisione nei suoi occhi lo avevano convinto a dargli una possibilità e, a lui, a ricorrere al ‘Bacio’. Aveva fatto la scelta giusta, si disse ancora, mentre lo vedeva concentrato a salvare la città.
Inspirò nuovamente per poi appropriarsi ancora delle sue labbra e un pensiero vagante, veloce come l’attimo, attraversò le sue mille preoccupazioni da leader del gruppo, mentre gli cedeva il suo calore.
- Sono morbide. -
Forse, nemmeno lui si accorse di averlo pensato dopo che si furono separati e il volante si adoperava a portare a termine l’incantesimo.

I suoi bisturi d’aria scissero l’ultimo legame e, ai suoi occhi, ogni molecola inquinante fu finalmente dissolta. L’aria di Sundhara era nuovamente pura.
Con un profondo senso di sollievo, Yuzo si concesse un sorriso, mentre poteva avvertire il Sole brillare con tutta la sua forza sulla città. Lentamente cominciò ad abbassare le mani, quando si sentì afferrare piano per la nuca, ma non fece in tempo ad avvisare Mamoru che si ritrovò nuovamente le labbra sulle sue. Questa volta, il suo sguardo fu libero di puntarsi sul viso della Fiamma di Fyar, dagli occhi socchiusi per mantenere la concentrazione dell’incantesimo.
Lasciò che gli passasse l’aria calda, inspirandola a pieni polmoni e continuando a guardarlo, mentre scioglieva quel contatto molto particolare, più intimo e che gli aveva trasmesso una sensazione piacevole, mentre per Mamoru doveva essere stato un gran sacrificio arrivare a baciarlo.
Però, chissà, magari quell’improvvisa vicinanza avrebbe potuto essere un buon punto di partenza per cominciare ad appianare le loro divergenze.
Quando Mamoru aprì gli occhi, si ritrovò il suo sguardo puntato addosso.
Il volante esalò lentamente tutta l’aria. “Non ne ho più bisogno, l’incantesimo è finito.”
L’altro arrossì, girando il viso altrove e sbuffando. “Perché non me lo hai detto subito?!”
“Ma… ma non me ne hai dato il tempo!” tentò di difendersi Yuzo.
Tsk! Come no! L’hai fatto di proposito per umiliarmi!”
Il volante sospirò rassegnato: appianare, eh? Non riuscì a non sorridere. Ormai l’aveva capito che al suo compagno di missione non piaceva mostrarsi gentile o incline al dialogo, ma sapeva che lo era dentro di sé e magari, un giorno, non avrebbe avuto paura di mostrarsi un po’ più umano: in fondo, il viaggio era ancora lungo.
Senza aggiungere altro lo afferrò per la vita, librandosi in volo. “Va bene, va bene, andiamo” ma la reazione della Fiamma non fu esattamente quella che aveva ipotizzato.
A Yuzo bastò semplicemente sollevarsi da quella scala di pietra per ritrovarselo aggrappato addosso come una piovra. Le braccia strette al collo per poco non lo soffocarono.
“Oddea! Oddeaoddeaoddea! Che diavolo fai?! Mettimi giù! Non farmi cadere!” lo sentì sbraitare in preda la panico.
“Ma… ma non ti faccio cadere…”
“Non è vero! Non ci credo! Al momento buono mi mollerai nel vuoto!” continuò imperterrito con il viso nascosto nel suo collo e gli occhi serrati “Che ne so io che non vuoi vendicarti di tutte le volte che sono stato scortese?! Eh?! Fammi scendere!”
Yuzo inarcò un sopracciglio, mantenendo un’espressione sorpresa. “Se non ti conoscessi, mi verrebbe da pensare che… soffri di vertigini!”
Un attimo di silenzio seguì quella affermazione, poi l’altro sbottò con tono semi-isterico. “E allora?! Qualcosa in contrario?!” Lo guardò con un misto di rabbia ed imbarazzo. “Io non so volare! Cammino! E… e… e… non mi fido di te! Mettimi giù, maledizione!”
L’Elemento d’Aria fece uno sforzo sovrumano per non ridere: e così, anche Mamoru aveva un punto debole. Non l'avrebbe mai detto.
“Smetti subito di sghignazzare!” strillò ancora la Fiamma, tenendosi sempre saldamente arpionato al compagno e serrando di nuovo gli occhi per non vedere a quali altezze esorbitanti fossero.
“Mamoru, ti giuro sulla Divina Yayoi che non ti lascerò mai cadere” Yuzo proclamò quel giuramento con un’inflessione rassicurante nella voce, come se avesse voluto tranquillizzarlo, e il peggio, secondo il giovane di Fuoco, era che ci stesse riuscendo benissimo. Lentamente, quest’ultimo alzò lo sguardo per incrociare quello del volante, con malcelata titubanza: gli stava sorridendo.
“Lo so che non ti fidi di me” disse il giovane “ma provaci, almeno per una volta.”
Mamoru lesse sincerità in quegli occhi che non aveva mai visto così da vicino.
Piano, cominciò ad allentare la stretta spasmodica con cui gli cingeva, rilassando i muscoli tesi. Era il suo modo per dire: ‘Sì, mi fiderò’.
“Grazie” annuì leggermente il giovane d’Aria, volgendo poi lo sguardo all’intorno. “Guarda. Sundhara è tornata la Città del Sole.”
Mamoru ruotò il capo con movimenti calibrati, per preparare la sua fobia delle altezze a ciò che avrebbe visto, ma, quando i suoi occhi si posarono sul panorama sottostante, le vertigini furono l’ultimo dei suoi pensieri.
Era bellissimo.
I tetti delle case brillavano come oro zecchino sotto i raggi dell’astro allo zenit e gli sembrò di trovarsi in un posto totalmente diverso da quello dove erano giunti la sera prima. I colori delle abitazioni, i contorni, il cielo stesso erano come tornati alla vita, riemersi dalla malattia che li aveva ingrigiti, spenti. Risorta delle ceneri come una fenice, Sundhara era rinata.
Poi, il suo sguardo si allargò a catturare tutto il panorama visibile dalla loro posizione, anche quello oltre la città e i boschi circostanti, fino all’orizzonte. Fino a dove i suoi occhi erano in grado di vedere. Individuò la Via Crociata dalla quale erano giunti, scie di fumo sollevarsi tra gli alberi dove qualche contadino bruciava le erbacce; scorse le vette di alcuni monti a Ovest e la strada che portava alla prossima meta di quell’imprevedibile viaggio che stavano compiendo.
Si rese conto che gli Elementi d’Aria potevano godere di una visuale spettacolare grazie alla loro capacità di volare e non gli dispiacque poter vedere il mondo da lassù, riuscire a catturare scorci sempre più lontani che assumevano particolari sfumature di colore.
Forse… forse le alte quote non erano così male…
E lui non si sentiva come un peso morto attirato inesorabilmente verso il basso dalla gravità, ma gli sembrava di essere sospeso, mentre Yuzo lo reggeva tenendolo solo per la vita, senza nessuno sforzo. A dirla tutta, non sapeva come funzionasse la capacità di volare dei volanti e fece quasi per chiederglielo, quando l’altro lo anticipò.
“Farò il possibile per non esserti di ulteriore intralcio. E se dovessi trovarmi ancora in disaccordo con le tue decisioni, te ne parlerò in separata sede” isse, continuando a guardare la città. Poi si volse nella sua direzione. “Mi rendo conto che siamo molto diversi e che il mio comportamento possa risultarti irritante, quindi, cercherò di venirti incontro in ogni modo per non pesare sulle tue preoccupazioni.” Respirò a fondo. “Vorrei riprendere la famosa tregua che ci eravamo dati prima di lasciare Raskal, ma questa volta, vorrei che durasse.”
Mamoru lo aveva ascoltato senza guardarlo direttamente, ma carpendo i suoi tratti con la coda dell’occhio. Quando l’altro ebbe finito, fece vagare lo sguardo al panorama circostante, senza soffermarsi realmente su alcun particolare.
“Sì, è vero” si decise a parlare “siamo molto diversi, e hai ragione: ho provato a cambiarti.” Finalmente incontrò il suo sguardo. “Il tuo modo di fare, da volante, mi indispone, ma ammetto di essere anche io poco digeribile, quindi, siamo pari.” E Yuzo si sentì quasi sollevato da quelle parole e lo spiraglio di dialogo che lasciavano intravedere, ma Mamoru riuscì a sorprenderlo più di quanto avesse immaginato. “Non avrei dovuto importi di uccidere il Demone e il suo scarafaggio, quando eravamo nel Poli. L’omicidio non si ordina come se si chiedesse un bicchiere d’acqua e io ho ignorato quelle che avrebbero potuto essere le tue difficoltà a riguardo. Avrei dovuto pensarci, come responsabile del gruppo.” Si stava realmente scusando e Yuzo ne rimase quasi spiazzato, come quando, nel Giardino dei Ciliegi, gli aveva proposto la tregua. “In quel momento avevo bisogno di sapere che potevo fidarmi di te, che mi avresti guardato le spalle se fossi stato in pericolo e ho preteso di importi una dimostrazione, ordinandoti di uccidere Vulkan e il suo animale. Ma ci sono tanti modi per conquistarsi la fiducia altrui e oggi me ne hai dato prova: hai fatto di tutto per salvare dei perfetti sconosciuti, so che farai altrettanto con i tuoi compagni.” Il labbro si tese in una smorfia sorridente, mentre restava a osservare l’espressione incredula del volante. Lentamente gli tese la mano libera, mentre l’altro braccio restava avvolto attorno al collo dell’Elemento d’Aria. “Facciamola durare questa tregua.”
Yuzo osservò prima il suo sorriso e poi la sua mano. Sorrise a sua volta, con entusiasmo, e la strinse: sì, quella era la volta buona. Sapeva che non sarebbero andati d’accordo su nulla, ma l’importante era il sapersi accettare con i pregi e i difetti e magari, alla fine di quell’avventura, avrebbero potuto definirsi ‘amici’, a loro modo.
“Ora però fammi scendere!” sbottò la Fiamma di Fyar, recuperando il suo piglio irritato cui lui rispose con una risatina, cominciando a planare.
“Piano, piano!”
“Sì, va bene. Più piano di così!”
“E non provare a farne parola con qualcuno!”
“Capirai: da come urlavi, credo ti abbiano sentito tutti!”
Mphf! Non ti sopporto!”

“Non sappiamo davvero come ringraziarvi per quello che avete fatto per noi” affermò il Doge, facendo un profondo inchino ai quattro Elementi.
Tutt’intorno, la gente si muoveva con frenetico entusiasmo per ricostruire i vecchi equilibri che avevano perduto a causa del morbo. Non solo i lamenti di chi ancora portava su di sé i postumi dell’avvelenamento avrebbero fatto da sottofondo a quella città, ma anche incitamenti e parole di conforto, per nuove risate dopo giorni di pianto, avrebbero riempito l’aria di Sundhara, e questo, più di qualsiasi altra cosa, avrebbe saputo ricompensare gli Elementi il cui compito principale, che fossero d’Aria, Acqua, Fuoco o Terra, si riassumeva in una sola parola: proteggere. Che fosse il sovrano o l’ultimo dei sudditi non aveva importanza, ogni uomo era uguale innanzi alle quattro Dee.
“Ci basta esservi stati d’aiuto, Doge Aoi” affermò Mamoru, stringendo le redini del suo cavallo e rispondendo al suo inchino con un breve cenno del capo. Rapidamente montò sul corsiero, mentre l’uomo aggiungeva.
“Ci spiace non poter ricambiare riguardo alla visita di Vostra Altezza: è stata davvero molto breve e vi abbiamo detto tutto ciò che sapevamo.”
“Non importa, proseguiremo fino alla prossima città, continuando le nostre ricerche.”
Shingo avanzò di qualche passo in direzione di Mamoru, stringendo il sacchetto con le monete che si portava al collo. “Quando troverete il Principe”, perché era fermamente convinto che ci sarebbero riusciti, “ditegli che Sundhara è salva, proprio come aveva predetto, e che verremo ad acclamarlo all’incoronazione.”
L’Elemento di Fuoco annuì, con un sopracciglio inarcato e l’espressione leggermente perplessa.
“Che farete ora?” domandò invece Hajime e il Doge sorrise.
“Attenderemo gli aiuti per sigillare al meglio i pozzi e per cominciare a smantellare la cinta muraria: ormai non ne abbiamo più bisogno.”
Gli Elementi rivolsero un ultimo saluto all’uomo, a suo figlio e al Naturalista prima di spronare i cavalli e inforcare l’uscita della città. Mentre varcavano il buco che c’era al posto del portone, i soldati della Guardia Cittadina si misero sull’attenti, rivolgendo loro un formale saluto fino a che non furono oltre le mura cittadine, diretti nuovamente alla Via Crociata.
“Che cosa voleva dire il moccioso con ‘come aveva predetto’?” borbottò Mamoru non riuscendo a capire.
Hajime cominciò a tossicchiare con fare disinvolto, mentre Teppei esibiva un sorriso furbo, affiancandosi alla Fiamma- “Oh, ma te lo spiego io!” disse con eccessiva verve “Devi sapere che…”
Il Tritone ruotò gli occhi con rassegnazione. “Deve stuzzicarlo per forza.”
“Che cosa succede?” Yuzo si avvicinò al giovane d’Acqua, abbassando il tono.
“Sembrerebbe che il Principe sapesse del nostro arrivo a Sundhara e che l’avremmo salvata. Almeno così ha detto il figlio del Doge.”
Il volante parve sorpreso. “Ah, sì? E come avrebbe fatto a-”
“Ancora con questa Chiave?!” sbottò Mamoru a voce alta, mentre Hajime si stringeva nelle spalle.
“Appunto.” sospirò; Yuzo al suo fianco cercava di non ridere.
“Sei il solito miscredente!” ammonì Teppei “E’ ovvio che sia merito della Chiave Elementale, altrimenti come faceva a saperlo?!”
“E che ne so?! Magari aveva mangiato pesante e avuto una visione!”
Il tyrano sbuffò con sufficienza. “Tsk! Non vuoi ammettere l’evidenza.”
“Ma quale evidenza?! È un Principe e, quando lo troveremo, diventerà Re e la prima cosa che gli hanno insegnato è la dialettica.” Si impuntò Mamoru “Infatti, non ha detto chiaramente che sarebbero stati degli Elementi, ma ha fatto un discorso dall’interpretazione libera. Non avrebbe certo potuto dire: ‘Buona morte, vi porterò dei fiori!’!”
E quella discussione avrebbe potuto continuare per tempi infiniti, vedendo opposti la fede ferrea e lo scetticismo. Purtroppo per Yuzo e Hajime, la strada verso la prossima città era ancora molto, molto lunga.

Il bacio del Fuoco ha il dolce sapore
che fonde insieme morte e amore.
Eppure presenta un sottile difetto:
che anche il carnefice ne subisce l’effetto.


…Il Giardino Elementale…

E’ stata una difficile avventura ma, per fortuna, i nostri eroi sono riusciti a salvare Sundhara, mentre Fuoco ed Aria, dopo la falsa partenza iniziale, sembrano aver gettato le basi per una tregua destinata a durare, nonostante le evidenti divergenze.
Ad ogni modo, il viaggio è ancora lungo e nuovi quesiti si fanno spazio tra gli altri già esistenti: il Principe può davvero vedere il futuro? O è stata una coincidenza?

Angolino del ‘Grazie, lettori, grazie! XD’:

Solarial: XDDDD Sono contenta che non avrai alcun problema con scene macabre e cruente, più in là ne ritroverai! *blink*
E ti ringrazio sempre tantissimo per tutti i tuoi complimenti, cara! *_* ne sono felicissima! Un po' meno del fatto che Yuzo si vendichi su di me! XDDDD poverina io! Sono solo una fanwriter! *LOL*
XDDDD Se le altre volte ti sembravo un'annunciatrice dei programmi tv... a fine di questo capitolo che ti sembro?!?!?!?!? AHAHAHAHAH!
Per quanto riguarda Yu-chan e Mamo-chan... c'è ancora molto da scoprire su loro due. *__* Moooolto, mooooolto!
Grazie ancora per le tue puntualissime reccyne, cara! *luv*
(PS: nel prossimo capitolino ci sarà il famoso 'omaggino' a te, Betta e Tammy! *.*)

Koji-chan: Kojina!*_* che piacevole sorpresa trovare una tua recensione! In primis, ti ringrazio per i complimenti alla storia.
In secundis, è incredibile come, invece, io abbia pensato subito all’Acqua quando ho dovuto assegnare un ruolo ad Hikaru! XD sarà che, per la mentalità che ho pensato per questo tipo di Elementi e per il senso di unità e compattezza che l’acqua in sé mi ispira, mi è venuto subito da pensare alla Furano e al loro spirito di squadra. Ed il collegamento ‘Aquila dell’Hokkaido’ -> ‘Aquila di Mare’ è stato quasi spontaneo.
Però sono contenta di leggere opinioni diverse!*__*
Grazie ancora! *__*

Galleria di Fanart (nessuna aggiunta)

- Elementia: Fanart

Enciclopedia Elementale (nessuna aggiunta):

1) Enciclopedia Elementale – Volume Primo: Le Scuole Elementali e l’AlfaOmega

  • Capitolo 1: La Scuola di Tyran
  • Capitolo 2: La Scuola di Alastra
  • Capitolo 3: La Scuola di Fyar
  • Capitolo 4: La Scuola di Agadir
  • Capitolo 5: Gli Stregoni dell’AlfaOmega


  • 2) Enciclopedia Elementale – Volume Secondo: Elementia: storia e caratteristiche

  • Capitolo 1: La Storia
  • Capitolo 2: La Magia in Elementia
  • Capitolo 3: Le Divinità di Elementia


  • 3) Enciclopedia Elementale - Volume Terzo: Cicli di Studio e Titoli

  • Capitolo 1: Cicli di Studio
  • Capitolo 2: Titoli


  • 4) Enciclopedia Elementale - Volume Quarto: Gli Ozora ed i Gamo

  • Capitolo 1: La faida tra gli Ozora ed i Gamo
  • Capitolo 2: L'Armata Reale della famiglia Ozora
  • Capitolo 3: Le Legioni della famiglia Gamo


  • 5) Enciclopedia Elementale - Volume Quinto: Classi Magiche e Professioni

  • Capitolo 1: Elementi e Sacerdotesse Elementali
  • Capitolo 2: Erboristi e Stregoni
  • Capitolo 3: Naturalisti e Alchimisti


  • Uff! E finalmente sono riuscita a finire anche la terza parte di questo capitolo 5! È incredibile come, nella mia testa, sembri mancare pochissimo alla conclusione e poi, una volta su carta, questa diventi lontanissima! O__O
    Spero di riuscire a sbolognare il prossimo capitolo in una sola parte, ma con ‘sta logorrea meglio non sperarci troppo! XD

    Vi do appuntamento al Capitolo 6, dal titolo: “Il Circo Acquatico”.
    A presto!

       
     
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