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Autore: sheradiateslove    26/08/2013    4 recensioni
SOSPESA FINO A ESTATE 2014
-
Londra.
Due ragazze, simili ma diverse.
Un mondano troppo curioso.
Un ragazzo misterioso.
I loro destini si incroceranno, cosa succederà?
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Seven

 
Gwendolyn's pov

Era caldo, afoso direi, la mia pelle era arrossata per il sole e cominciavo a non vedere più tanto lucidamente, avevo bisogno d'acqua, subito.
Improvvisamente mi cedettero le gambe e mi dovetti inginocchiare, cominciai a scavare sulla sabbia, e non sapevo nemmeno io cosa pensavo di trovare.
Il caldo era diventato così insopportabile che perfino la mia pelle iniziò a staccarsi completamente disidratata; poi ad un tratto vidi, a due passi da me, un piccolo rivolo d'acqua che mi avrebbe salvato la vita.
La vista di quel liquido meraviglioso mi ridiede forza all'istante e cominciai a trascinarmi per raggiungerlo. La sabbia mi entrava in bocca, ma non importava perchè dopo pochi secondi avrei potuto sciacquarla.
E finalmente raggiunsi quella misera fonte di vita e bevvi, bevvi finchè tutta la sabbia non fu sparita dalla mia bocca e il mio corpo non disse che ne aveva abbastanza.
Ma appena smisi di trangugiare quell'acqua cominciai a sentirne il sapore, dolce, troppo dolce.
La testa mi iniziò di nuovo a girare, ma questa volta era diverso, ben presto la vista mi mancò del tutto e io stramazzai al suolo senza vita.
Aprii gli occhi e rimasi immobile fissando il petto di Jason che si alzava e si abbassava nel sonno e sospirai di sollievo, ero sudata e spaventata a morte, ma quello non era certo uno dei miei incubi peggiori, non era neanche nella top ten a dire il vero.
Notai che sulla coperta c'era una macchia rossa, pensai a una macchia di sangue, ma poi mi accorsi che era un cartoncino.
Lo presi, mi iniziarono a tremare le mani quando mi accorsi cosa c'era scritto.
Riconobbi subito la scrittura tondeggiante del messaggio e quel “Ti manco, sorellina? Non preoccuparti, presto mi rivedrai” non lasciava spazio a dubbi.
Cercai di respirare il più lentamente possibile e nascosi il bigliettino, per il momento l'avrei tenuto per me. Forse stavo diventando pazza.
Mi resi conto che durante la notte mi ero avvinghiata a lui in modo a dir poco imbarazzante, feci per spostarmi, ma mi accorsi che proprio in quel momento si stava svegliando e decisi di fare finta di dormire ancora.
Inaspettatamente Jason mi baciò di nuovo sulla testa, mi accarezzò una guancia e si alzò; decisi che era arrivato anche per me il momento di svegliarmi.
-Buongiorno.- dissi sbattendo gli occhi per cercare di risultare credibile.
-Ben svegliata.- disse lui e poi si accorse che ci avevano portato la colazione in camera, non avrei mai pensato che quel motel potesse offrire un servizio del genere.
-Ci saranno i topi.- dissi disgustata.
Jason annusò quello che sembrava caffè e sorrise.
-No, sembra apposto.- disse, ne versò due tazze e me ne porse una, ma vuoi che mi ero appena alzata, vuoi che avevo appena fatto un sogno in cui morivo avvelenata, non avevo molta sete. Appoggiai la mia tazza sul comodino traballante.
Jason invece bevve il suo caffè tutto d'un fiato e poi rimise la tazza viola sul vassoio.
-Tu non lo vuoi?- mi chiese poi.
-No, non ho sete, credo che andrò a svegliare Anne e Chris.- dissi.
-Buona idea, ho notato che la luce è tornata e dobbiamo assolutamente chiamare Diana per farci venire a prendere.
-Torno subito.- dissi scivolando fuori dal letto e avvolgendomi nelle coperte. Notai che c'era un piccolo bagno annesso alla camera, nella semioscurità della sera precedente non l'avevo visto.
Indossai i miei vestiti prendendo anche la cintura con i pugnali, non si poteva mai sapere.
La moquette verde non aveva migliorato le sue condizioni con la luce del sole, né il suo odore; storsi il naso e mi misi a bussare energeticamente alla porta della stanza numero dodici.
-Chris! Anne! Siete svegli? La luce è tornata dobbiamo chiamare Diana!- nessuna risposta. Eppure stavo urlando. Dov'era finito il loro sonno leggero da Shadowhunters?
Quando il tuo compito è uccidere demoni e creature malvagie, non puoi farti fermare da sciocchezze come una porta chiusa, quindi i piccoli cacciatori imparavano a buttar giù una porta già a undici anni.
Tuttavia non mi sembrava molto gentile sfondare la porta di un motel con un calcio quindi provai a bussare per altri tre minuti buoni, poi persi la pazienza ed entrai comunque. La stanza era illuminata appena dalla luce soffusa del sole che filtrava dalle tende della finestra, Chris ed Anne dormivano avvinghiati l’uno all’altra. Se non avessi saputo che Anne considera Chris come un fratello avrei detto che stanno insieme; lei teneva la testa appoggiata al petto di lui che la cingeva per le spalle tenendola stretta a sé. Se avessi avuto il cellulare con me in quel momento, avrei scattato loro una foto. Erano così teneri!
Magari potrei fare qualcosa per farli mettere insieme, pensai.
-Coraggio!- urlai –Il sole è già alto nel cielo, gli uccellini cantano ed è una bellissima giornata, svegliatevi!
Chris fece una smorfia, Annabelle mi ignorò e dopo qualche secondo un cuscino mi colpì dritta in faccia facendo volare piume dappertutto.
Vidi che Chris sorrideva e decisi che glie l'avrei fatta pagare, mi guardai intorno in cerca della loro colazione, ma notai che stranamente non avevano portato nulla; allora entrai in bagno e presi un bicchiere sul lavandino, lo riempii d'acqua e lo rovesciai in testa a Chris che aprì gli occhi di scatto e mi lanciò uno sguardo omicida.
-Ti sembra il caso di svegliarci all'alba?- quasi urlò.
-L'alba? Ma se sono quasi le nove!- risposi.
-Appunto, praticamente l'alba.- bofonchiò.
-Se non te ne sei accorto siamo in un motel sperduto in mezzo al nulla, la nostra macchina è rotta e non abbiamo ancora scoperto nulla sul fantomatico piano di mio fratello!- davvero stavamo litigando perchè l'avevo svegliato?
Chris mi tirò l'altro cuscino, ma questa volta me l'aspettavo e lo schivai.
-Potete fare più piano? Sto cercando di dormire!- borbottò Annabelle che ormai era diventata un tutt'uno con le coperte.
Mezz'ora e innumerevoli bicchieri d'acqua dopo, anche Anne si era svegliata, entrambi si erano vestiti e stavamo andando a cercare Jason, lo trovammo ancora nella nostra stanza e insieme ce ne andammo a cercare un telefono per cercare di tornare a casa.
Stavamo scendendo le scale con gli scalini che scricchiolavano a ogni nostro passo.
-Questo posto è ancora peggiore con la luce del sole.- osservò Jason. Ed era vero.
Vidi Chris che sussurrava qualcosa all'orecchio di Anne e lei che sorrideva, poi però lo sguardo di Chris si irrigidì, notai che stava fissando un punto davanti a me. Mi girai anch'io e scorsi un luccichio, ma fu un attimo perchè un secondo dopo stavo rotolando per le scale con Chris addosso a me.
Quando toccammo il pavimento e smettemmo di rotolare mi alzai di scatto pronta a insultare Chris perchè mi aveva assalito senza motivo, quando vidi una lancia conficcata nel muro a un centimetro da Jason e Anne che ci guardavano scandalizzati, se Chris non mi fosse venuto addosso adesso quella lancia sarebbe conficcata nella mia testa.
Mi sentivo confusa, chi diavolo aveva cercato di uccidermi?
Sentii un dolore lancinante alla spalla mi voltai e davanti a me troneggiava una creatura dagli inconfondibili occhi viola con un coltello che cominciava nella sua mano e finiva nella mia spalla.
Cercai istintivamente un coltello, ma prima che potessi arrivare alla cintura la creatura era a terra con una freccia nel collo e il coltello sporco del mio sangue nella mano.
Anne e Jason erano al mio fianco e Chris stava uccidendo una creatura dopo l'altra a colpi di spada vicino a noi.
Annabelle mi fece un iratze veloce sul braccio che ritornò come nuovo, quando una creatura si avvicinò a noi le piantai un coltello in mezzo agli occhi, avevano cercato di uccidermi due volte quel giorno non ci sarebbe stata una terza.
Raggiunsi Chris che era rimasto da solo contro una montagna di mostri e, anche se non l'avrebbe mai ammesso si vedeva che era in difficoltà.
-Grazie per prima.- dissi mentre squarciavo il petto di una creatura.
-L'ho fatto solo perchè Anne tiene a te.- bofonchiò lui mentre ne uccideva altre due.
-E tu tieni ad Anne.- dissi, e mi accorsi di aver finito i coltelli, poco male avevo le spade angeliche.
-La cosa ti fa diventare gelosa?- chiese sogghignando.
-No caro Chris, per quanto ti possa sembrare strano, non mi piaci.- Una creatura si avvicinò troppo e io la trafissi con la spada facendola andare a sbattere contro un'altra, cadevano come birilli.
-Impossibile.- disse lui.-guardami.
Feci finta di guardarlo e trattenni una risata -Mi sembri abbastanza bruttino in effetti.- dissi.
-Che cosa?- disse lui fingendosi offeso e trafiggendo tre creature in un colpo solo. -Allora vuol dire che la prossima volta non ti salverò la vita.
-Faresti meglio a pensare alla tua di vita.- dissi e scagliai una lancia contro una creatura che si stava lanciando su Chris da una trave del soffitto con un coltello in mano.
Chris rise e continuò a combattere, ma quella creatura involontariamente mi aveva dato un'idea.
-Anne! Jason! Spingeteli tutti verso il centro!- urlai e loro mi fecero un cenno d'assenso.
-Tu aiutami a salire su quella trave.- dissi a Chris.
Dopo aver raggiunto la trave scivolai fino al grande lampadario al centro del soffitto.
-Jason lanciami un pugnale!- dissi e lui lo fece.
Cominciai a segare la corda spessa ma rovinata che reggeva il lampadario.
-Spostatevi ora!- urlai quando si ridusse a un filo sottile e poi lo feci cadere.
Jason, Anne e Chris erano riusciti a far spostare tutte le creature rimaste nel centro della stanza e adesso erano tutte schiacciate sotto l'enorme lampadario dorato.
-Geniale.- disse Jason aiutandomi a scendere e scompigliandomi i capelli, gli sorrisi, ma improvvisamente i suoi occhi si rovesciarono, Jason cadde in ginocchio e cominciò a tremare, fece un ultimo sospiro e stramazzò al suolo.

 
Annabelle’s pov.
 
-Jason!- Quando lo vedo cadere a terra con un tonfo mollo un urlo che sono certa si sia sentito fino in Cina. Corro accanto a lui e appoggio l’orecchio sul suo petto: il suo cuore batte ancora, anche se lentamente, e respira debolmente. E’ ancora vivo, ma non so ancora per quanto. Cosa diavolo è successo? Nessuno di quegli esseri l’ha colpito! Un’ondata di panico mi invade: e se gli restassero ancora poche ore? Se lo stessi per perdere per sempre? Delle lacrime silenziose iniziano a scendermi lungo le guance e con un gesto veloce le faccio sparire.
-E’ vivo- dico rialzandomi in piedi –ma non per molto ancora, credo. Chris, prenditelo sulle spalle, Gwen, aiutalo. Io vado a cercare quel stramaledetto telefono.
Non lascio loro nemmeno il tempo di replicare che mi dileguo, non c’è tempo per discussioni inutili.
Corro per i corridoi finché non arrivo alla hole e vedo un telefono fisso bianco appoggiato sul balcone dietro al quale ieri stava l’anziana signora. Oggi non c’è. Afferro la cornetta del telefono e digito il numero di cellulare di mia madre e appena risponde inizio a raccontarle quello che è successo. –Mamma! Jason sta…male, parecchio. E’ collassato al suolo e il battito del suo cuore è debole, siamo in uno squallido motel fuori Londra sulla strada per arrivare alle grotte di cui ci aveva parlato l’Inquisitore che, per la cronaca, non siamo riusciti a raggiungere. Ti spiego tutto quando vieni qui, noi ti veniamo incontro. Per favore, mamma, muoviti.
Riattacco senza sentire la sua risposta e torno da Jason, Chris e Gwen. –Mia madre sta arrivando- annuncio –noi le andiamo incontro.
-Ha l’abitudine di dare ordini a tutti in casi del genere- sento Chris sussurrare a Gwen –fai quello che dice e non ti opporre o ti ucciderà mentre dormi.
Mi giro verso di lui e lo fulmino con lo sguardo, la mia attenzione però viene catturata da Jason che sta diventando sempre più pallido.
-Jason è più bianco di un lenzuolo- dico –speriamo che mia madre si sbrighi ad arrivare.
 
-Te l’ho detto perché eravamo in un motel, mamma! C’è stato un temporale tremendo, un fulmine ha quasi colpito in pieno l’auto mandandola fuori uso. I cellulari non prendevano e nel motel era saltata l’elettricità quindi non potevo chiamarti così abbiamo passati lì la notte. Che altro potevamo fare? Quando ci siamo svegliati siamo stati attaccati da quei mondani con gli occhi viola, li abbiamo uccisi tutti e poi Jason è stramazzato a terra, ma non era stato ferito. Almeno non gravemente, giusto qualche ferita superficiale. E no, non ho idea del perché!- è la terza volta che glielo ripeto, mia madre è dura di comprendonio a volte. Stiamo varcando ora la soglia della porta dell’Istituto e lei ha appena chiamato i Fratelli Silenti per Jason.
-Per l’Angelo, mi avete fatta preoccupare a morte!- dice lei, per la centesima volta nell’arco di un’ora. Poi sparisce dentro all’ascensore che porta al piano di sopra dell’Istituto e quindi in infermeria, con Jason fra le braccia. Mia madre pur sembrando mingherlina ha la forza di un leone, datele tre quitali di piombo e lei ve li alza come se fossero una piuma.
In quel momento vedo Daniel correrci incontro. –Cos’è successo a Jason?- chiede.
Stavo per rispondere di non saperlo, ma Gwen mi precede. –Io forse lo so.
Appoggio con cura il mio arco e la faretra con le frecce a terra per poi buttarmi su una delle poltrone del salotto con un sospiro, esausta, mentre Chris si siede sul bracciolo della stessa poltrona. Daniel è andato accanto a Gwen che è rimasta in piedi e si scrocca continuamente le nocche producendo un suono piuttosto fastidioso. Tre paia di occhi sono puntati su di lei, in attesa.
-Beh- comincia lei –questa mattina ho notato che nella camera nella quale abbiamo dormito io e Jason avevano portato due tazze di caffè mentre in quella dove avete dormito voi due non avevano portato nulla. E Jason ha bevuto il caffè, io no. Inoltre quando mi sono svegliata ho trovato questo sul letto- Gwen infila una mano in tasca e ne estrae un foglietto rosso –l’ha scritto mio fratello. Dice ‘ti manco, sorellina? Non preoccuparti, presto mi rivedrai’. Credo che abbia avvelenato il caffè.
-Rosso? Un foglietto rosso? Che cosa strana.- dico –Comunque non credo sia stato Julian, non direttamente almeno. Magari ha corrotto la tipa del motel…
-Il rosso è il colore che usate per evocare i demoni, giusto?- chiede Daniel.
Gwen annuisce –Sì, è vero, come lo sai?
-Ho letto il vostro libro- fa spallucce lui –non sapevo cosa fare così sono passato in biblioteca.
-Un momento- Chris è scattato in piedi –e se evocassimo un demone? Magari potrebbe dirci qualcosa che non sappiamo, qualche indizio…qualcosa che ci aiuti a trovare il fratello di Gwen o almeno a capire bene cosa sta architettando.
-E-evocare un demone?-Daniel sembra scandalizzato. Oh, beh, posso capirlo. Anche a me non fa esattamente impazzire l’idea.
-Sembra una buona idea- dice Gwen –dite che quello stregone…Geryon Comesichiama ci darebbe una mano?
-Se lo paghiamo bene, probabilmente sì- afferma Chris.
-Mia madre non sarà d’accordo- dico io.
-Non sarò d’accordo con cosa?- il solito tempismo di mia madre.
-Vogliono evocare un demone- sbuffo io.
-Cosa? Non se ne parla!
-Ma Diana, potrebbe aiutarci a capire cosa succede con Julian.- mentre Chris e gli altri tentano di convincere mia madre, io prendo l’ascensore e vado da Jason. Devo sapere come sta, se guarirà, se posso fare qualcosa…non riesco a starmene con le mani in mano mentre una delle persone alle quali tengo di più sta rischiando di morire.
 
 
Gwendolyn's pov

Ero sconvolta. Tutte quelle cazzate sul fatto che gli Shadowhunter non crollano mai, non piangono mai, non hanno mai paura, mi sembravano tutte parole vuote e senza senso mentre sapevo che Jason era in infermeria a lottare contro la morte.
Annabelle gli era andata dietro ma io non ce la facevo ad essere presente, era una cosa più forte di me, avevo visto mia madre morire e contavo di non ripetere mai più l'esperienza; vedere la luce che abbandonava gli occhi di una persona era come perdere una parte di te stesso soprattutto se era qualcuno a te caro.
Vidi Chris, i suoi lineamenti erano distorti in una smorfia di dolore; ovvio, lui, Jason e Annabelle erano come fratelli, una famiglia che anch'io avevo, ma che non avrei avuto mai più.
Non sapevo dove andare, nella mia stanza, per fare cosa? Riuscivo a sentire Diana che stava contrattando con lo stregone al telefono: sarebbe arrivato a momenti.
Non so come mi ritrovai in biblioteca, era enorme, ovunque c'erano scaffali traboccanti di libri, dai più antichi codici delle leggi degli Shadowhunters ai libri più moderni che erano quelli che stavo esaminando in quel momento, poi vidi una luce provenire dalla sezione antica e mi avvicinai. La testa bionda di Daniel era curva su una ventina di libri, ripeteva sottovoce parole incomprensibili, studiava, mi resi conto, e mi lasciai sfuggire una risatina.
Alzò la testa di scatto e mi lanciò un'occhiataccia, a quanto pare l'avevo interrotto.
-Cosa c'è di tanto divertente?- chiese.
-Perchè stai studiando queste vecchie leggi Daniel?- dissi e lui avvampò.
-Beh sai visto che per adesso sto qui voglio informarmi un pochino, insomma è brutto fare sempre la parte di quello stupido e ignorante.
Teoria interessante, peccato che mente lo diceva si mordeva un labbro nervosamente e si passava le mani sui jeans, non ci voleva un genio a capire che stava mentendo.
-Mi dispiace per Jason.- disse.
-E' colpa mia.- mi lasciai cadere sulla sedia accanto alla sua.
-No, è colpa di tuo...chiunque abbia portato quel caffè avvelenato nella tua stanza.
-Caffè che avrei dovuto bere io, facendo un piacere a tutti.- mi stavo autocommiserando e mi odiavo per questo, ma dopo la giornata che avevo avuto pensavo quasi di meritarmelo.
-Gwendolyn non essere sciocca...
-Non ho fatto niente di giusto da quando sono qui! Ho solo causato problemi a tutti e se Jason...- mi interruppi a metà della frase non avendo il coraggio di continuarla.
-Se c'è qualcosa che ho capito in questa giornata di studio intenso è che per gli Shadowhunters la morte non è una cosa così grave, almeno non se si muore combattendo.- disse.
-Conosco i nostri codici, ma la cosa non mi consola.-ì
Daniel avvicinò una mano al mio viso, ma in quel momento sentii Diana che mi chiamava dal corridoio e scattai in piedi.
-Vengo anch'io.- disse Daniel trotterellandomi accanto come un bambino mentre andavo in sala da pranzo e io non avevo la forza per controbattere e mettermi a litigare, quindi non dissi nulla.

Il salotto era nel buio totale. L'unica cosa visibile era lo stregone per via dei tatuaggi fluorescenti che aveva in quasi tutta la pelle.
Dopo qualche secondo lo stregone accese una candela, poi un'altra e continuò formando un cerchio davanti a noi.
Quando la luce fu abbastanza da permettermi di vedere qualcosa, capii che le candele delimitavano un cerchio che a sua volta conteneva un pentagramma, non ero molto informata sull'evocazione dei demoni, ma qualcosa sapevo, riconoscevo per esempio i simboli disegnati all'interno di triangoli sempre nel pentagramma, e non mi stupii quando Geryon iniziò a pronunciare il tradizionale rituale di evocazione, ovviamente in latino.
Però spalancai gli occhi quando quando dal centro del pentagramma si alzò una fiammata con un sacco di fumo che cominciò a roteare finchè non raggiunse una forma umana.
Una forma che mi era molto familiare a cominciare dai capelli neri che io ricordavo arruffati e che invece erano perfettamente pettinati, gli occhi azzurri profondi come il mare che tante volte mi avevano guardato con dolcezza ma che adesso quasi non riconoscevo.
C'erano però anche tante cose che non riconoscevo, come l'espressione dura sul volto o il fatto che si reggesse sulle sue gambe senza il minimo sforzo. Mio fratello Julian, o almeno la sua brutta copia.
-Julian...- sussurrai , non riuscivo quasi a parlare.
-Sorellina.- disse lui sorridendo, ma non era il mio sorriso, era un sorriso oscuro.
-Che cosa significa? Tu...- non aveva senso, noi avevamo evocato un demone.
-Sono due anni che non mi vedi e questo è tutto quello che mi sai dire? Sapevo che fossi crudele ma...
-Dove sei stato?- chiesi.
-Oh adesso va decisamente meglio, beh vedi Gwendolyn, ho passato questo tempo a accrescere la mia forza in modi del tutto sconosciuti agli Shadowhunters, ma molto, molto efficaci.
-Julian che cosa sei diventato...- mi stavo per sentire male, le gambe mi tremavano.
-Che cosa tu mi hai fatto diventare, intendi. E' colpa tua e di tuo padre se nostra madre se n'è andata.- non riconoscevo più neanche la sua voce.
-No Julian io...non sono riuscita...- senza rendermene conto mi ero inginocchiata a terra e avevo le guance rigate da lacrime silenziose.
-Smettila di chiamarmi così! Lui aveva scelto questo nome!
-Che dici? Come ti dovrei chiamare?- forse stavo sognando, tutto questo era troppo assurdo.
-Come nostra madre mi voleva chiamare. Gabriel.- disse.
-Julian...sei stato tu a mandarmi il veleno? Anche le altre volte?
-Ovviamente, e hai confermato la tua natura vile facendolo bere al tuo ragazzo.- disse sprezzante.
-No, io non sapevo che fosse avvelenato...- aveva ragione, io dovevo essere in quel letto in questo momento, non Jason.
-Scuse! Tutte scuse! Non è mai colpa tua vero Gwendolyn?
-Adesso basta!- Daniel gridò e poi si accovacciò accanto a me stringendomi.
-E questo chi è? Te la fai anche con un mondano? Complimenti sorellina.- rise.
Geryon fece un passo avanti e agitò la mano -Ti band..-
-Me ne vado da solo, stupido stregone.- disse e lanciò un piccolo pugnale dorato dritto al cuore dello stregone, e prima che lo colpisse Julian era sparito lasciando soltanto uno strano odore dietro di sé.
Nel momento in cui il pugnale toccò la sua pelle blu dello stregone sembrò pietrificarsi, distolsi lo sguardo mentre Diana si chinava su di lui.
Chiusi gli occhi, forse era un sogno, doveva essere un sogno, mio fratello non era diventato un mostro, lo stregone non era appena morto, stavo solo sognando.
E poi l'urlo di Jason echeggiò fra le pareti dell'istituto.
 
 
Annabelle’s pov
 
Sto camminando avanti e indietro davanti alla porta dell’infermeria, i Fratelli Silenti stanno cercando di salvare Jason e io non riesco a stare ferma. Non ci riesco proprio. Comunque sembra essere grave ed io ho una paura tremenda di perderlo.
Mi fermo e mi appoggio ad una delle pareti scivolando giù fino a toccare terra, poi mi porto le gambe al petto e chino la testa iniziando a singhiozzare.
Ripenso all’orribile momento nel quale ho visto Jason cadere a terra, ripenso al motel e…
Un secondo.
C’è una cosa che mi è sfuggita fino adesso: questa notte non ho sognato Gabe.
Perché?
Improvvisamente la porta dell’infermeria si apre e ne escono due Fratelli Silenti, segno che finalmente posso entrare e andare da Jason. Mi alzo da terra e mi asciugo in fretta le lacrime, faccio per entrare ma una voce mi riecheggia nella testa bloccandomi.
Ferma, c’è una cosa che devi sapere.
Dice uno dei due Fratelli nella mia testa.
-Cosa?- chiedo girandomi verso entrambi, dato che non riesco a capire quale dei due mi sta rivolgendo la parola.
Jason Blackthorne è stato avvelenato con una magia molto potente, noi l’abbiamo curato ma riporterà dei problemi di tipo psicologico. Non sappiamo esattamente cosa.
-Quanto…quanto è grave?- domando.
Potrà ancora combattere.
Detto questo entrambi i Fratelli Silenti si voltano e se ne vanno, con quel loro modo di spostarsi inquietante, come se invece di camminare fluttuassero a qualche centimetro da terra.
Jason.
Non sarà mai più lo stesso, lo so. Spero con tutto il cuore che non sia nulla di troppo grave.
Quando entro nella stanza quasi svengo per il tremendo odore opprimente che c’è, non riesco ad identificarlo, solo che mi fa quasi soffocare. Corro ad aprire una finestra, poi mi avvicino al letto di Jason, che è più bianco delle lenzuola su cui è sdraiato.
-Jason- lo chiamo.
Lui gira lentamente la testa verso di me e apre faticosamente gli occhi per poi fare una smorfia che immagino deve essere il tentativo di un sorriso. –Anne.
-Come stai?- gli chiedo prendendogli le mani fra le mie.
-Come se fossi caduto dal trentesimo piano di un palazzo e poi una camion mi fosse passato sopra venti volte- risponde lui tirandosi a sedere.
-Non ti preoccupare, ti riprenderai- gli dico accarezzandogli il viso. Non riesco a riferirgli quello che i Fratelli Silenti mi hanno detto, non ne ho il coraggio.
-Dove sono gli altri?- chiede Jason.
-A evocare un demone, credo- rispondo sbuffando –pensano che il demone dirà loro qualcosa di utile.
-Ho un mal di testa tremendo- Jason prende a massaggiarsi le tempie con un’espressione sofferente.
-Ti lascio riposare e vado a vedere cosa stanno combinando di sotto- gli mollo un bacio fra i capelli e faccio per uscire dalla stanza, quando ad forte tuono che squarcia il silenzio della notte segue un urlo carico d’angoscia e paura di Jason. Mi volto di scatto e vedo Jason che si porta le gambe al petto e appoggia le testa fra le gambe iniziando a singhiozzare. Un altro tuono, un altro urlo. Jason cade dal letto e gattonando raggiunge un angolo della stanza, dove si rimette nella posizione di prima iniziando a dondolare avanti a indietro.
Corro da lui e lo prendo fra le mie braccia, come se fosse un piccolo bambino indifeso, cullandolo e sussurrandogli parole confortanti nella speranza di calmarlo.





RAAAAAWR
Buonsaaaaaaaaaaaaaaaalve.
Sì, siamo vive e stiamo postando. No, non è un miraggio.
Allora, come state trascorrendo queste vacanze? Pensare che sono quasi finite mi fa venir voglia di urlare.
Siamo a fine agosto e quindi la scuola presto ricomincerà, ma c'è un lato positivo: FRA DUE GIORNI ESCE CITY OF BONEEEES *urla*.
Non vedo l'ora di vedre quel film skjdfhdsjkfhdskjfd
Ma passiamo al capitolo, succedono un bel po' di cose, vero?
Jason viene avvelenato e non tornerà mai più lo stesso sobs. 
E' come se la sua paura per i temporali si fosse amplificata a dismisura, poverino çç
Poi, perché mai è commparso Julian, pardon, Gabriel, quando hanno evocato un demone? Misteeeero.
Secondo voi il fratello di Gwen e la persona che Anne sogna in continuazione sono la stessa persona?
Gabriel e Gabe...mh, hanno praticamente lo stesso nome, ma forse noi care ragazze abbiamo fatto appost sta cosa per trollarvi tutti alle fine.
Who knows.
E niente, speriamo che questo capitolo non vi abbia fatto cagare e che la storia vi piaccia.
Al prossimo aggiornamento uu
-Ila&Ila

  
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