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Autore: HisLovelyVoice    26/08/2013    2 recensioni
Guardo le gocce d'acqua scivolare lentamente lungo il freddo vetro della finestra della mia camera vuota. Sembrano lacrime piene di desideri infranti, sogni irrealizzati, speranze mal riposte. Sono piene di emozioni perdute e mai ritrovate.
Amo guardare le gocce d'acqua che velocemente si infrangono al suolo, creando quel ticchettio rilassante che culla i miei malinconici pensieri. Mi sento protetta dal mondo crudele che mi circonda. La pioggia mi tiene compagnia in questa triste vita solitaria.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Azzurro cielo



Piove.
Guardo le gocce d'acqua scivolare lentamente lungo il freddo vetro della finestra della mia camera vuota. Sembrano lacrime piene di desideri infranti, sogni irrealizzati, speranze mal riposte. Sono piene di emozioni perdute e mai ritrovate.
Amo guardare le gocce d'acqua che velocemente si infrangono al suolo, creando quel ticchettio rilassante che culla i miei malinconici pensieri. Mi sento protetta dal mondo crudele che mi circonda. La pioggia mi tiene compagnia in questa triste vita solitaria. Ogni volta che l'acqua si rovescia violentemente a terra sento che lo fa per stare con me, per non lasciarmi sola.
Forse sto impazzendo davvero.
 
Piove.
I miei occhi sono gonfi di lacrime, come un fiume in piena. Non resisteranno a lungo. Non sono forti come gli argini costruiti dagli uomini. Sono fragili, come castelli di sabbia. Al primo soffio di tristezza i miei muri di difesa crolleranno, permettendo alle lacrime di uscire e di correre lungo il mio volto spento. Non le fermerò, tanto non servirebbe a nulla.
Ormai qui piove quasi tutti i giorni. E se non piove fuori, piove dentro il mio cuore.
Vorrei tanto poter uscire all’aperto e bagnarmi completamente. Vorrei poter rimanere tutto il tempo con il volto rivolto verso il cielo ad occhi chiusi e con le braccia spalancate, girando su me stessa, mentre la pioggia e le lacrime mi bagnano il volto. Vorrei, ma non posso. I miei genitori non me lo permettono, non vogliono che mi ammali: sono ancora troppo piccola.
Un momento.
Io non ho più i genitori. Loro sono morti dodici anni fa, li hanno uccisi.
E l’assassino mi sta ancora cercando.
 
Piove.
Sono in mezzo al viale, proprio come volevo.
Forse presto passerà una macchina che in volo mi porterà dai miei genitori, chissà. Io ci spero. Ci spero veramente tanto. La mia vita non va più avanti da quando loro se ne sono andati, e penso che forse, se li raggiungessi, starei meglio. Forse riuscirei finalmente a vivere felice, anche se per raggiungerli dovrei morire. Forse dove ora abitano loro c’è un mondo migliore che mi sta aspettando a braccia aperte. Forse riuscirei davvero a ricominciare.
Forse però queste sono solo delle stupide convinzioni.
 
Piove.
Marina mi guarda da dentro l'orfanotrofio. Scuote un po' la testa, ma non mi rimprovera. Non lo fa mai quando mi metto in mezzo al viale se piove, sa che mi aiuta a stare leggermente meglio. Non sa però che, contemporaneamente alla pioggia, rovinano a terra le mie lacrime. O forse lo sa.
Non ha più importanza ormai.
Nulla ha più importanza nella mia vita.
Sembra sorridere. Da quando è arrivata in questo orfanotrofio diventando la nuova preside, circa un mese fa, non ha mai sorriso. Nemmeno io l'ho mai fatto, e vivo qui da esattamente un anno. Magari oggi è una giornata buona per lei. La invidio molto per questo, non so da quanto tempo non ho giornate del genere.
Guardo il cielo. Lo psicologo mi ha consigliato di guardarlo attentamente quando piove, di cercare di definire il suo colore e di associarlo a ciò che provo.
Forse però me lo aveva detto mia madre per passare il tempo nelle tristi giornate piovose.
Non lo ricordo più. Non ricordo più molte cose ormai. Hanno ragione: ho qualche problema legato alla memoria.
Ma chi me lo aveva detto?
 
Piove.
Il cielo è soprattutto grigio, come il mio umore. In alcuni punti più lontano è azzurro, felice e libero come io non sono e non sarò mai. In altri è nero, come il mio cuore ormai spento. Il bianco è completamente assente, come lo è in me. È un colore troppo allegro per appartenermi; non so nemmeno da quanti anni non rido di cuore o non fingo un sorriso.
Non so perché, ma mi è venuto in mente che ormai posso andarmene da questo orfanotrofio. Oggi compio diciotto anni, sono finalmente maggiorenne. Anche se non amo più il mio compleanno da molto tempo, sono sollevata che lo sia. Devo assolutamente cercare una casa.
Improvvisamente sento un rumore di passi dietro di me. So senza girarmi chi è. O almeno lo credo. Ormai non ho più nessuna certezza. Ma non voglio rientrare dentro l'orfanotrofio con Marina. Non sono più una bambina, posso farlo benissimo da sola e quando voglio, anche se lo psicologo è del parere opposto.
In questo momento voglio solo una giornata buona.
Perché lei può averla e io no?
 
Piove.
Piove e sento freddo.
Sento tanto freddo.
Sento un freddo pungente lungo tutto il corpo tranne allo stomaco e alla parte bassa della schiena. Lì sento un calore enorme, che lentamente sgorga fuori. Una lama affilata viene rigirata dentro di me, lasciandomi senza fiato e facendomi sbarrare gli occhi. La vista mi si appanna quando, di colpo, la tirano fuori dal mio corpo troppo magro, insieme al mio sangue.
Dolore.
È questo quello che provo.
Niente rabbia, o tristezza, o frustrazione. Solo dolore.
E tanto, troppo freddo.
 
Piove.
Mi accascio a terra, premendo le mani sullo stomaco. Sento il mio stesso sangue correre lungo la schiena ormai scoperta e cadere a terra, mischiandosi con il fango. L’acqua della pioggia entra dentro la ferita aperta, non facendo altro che aumentare questo supplizio.
Perché mi stai facendo anche tu così male?” vorrei chiederle, ma so che non mi risponderebbe. Nessuno risponde mai alle mie domande, non sono abbastanza importante.
Vorrei urlare dal dolore, ma dalla mia bocca non esce nemmeno un gemito; come quando vidi i corpi senza vita dei miei genitori. Rimasi pietrificata davanti a tutto quel sangue sparso sui loro corpi esanimi e sul parquet.  Ricordo ancora i loro occhi spalancati e privi di qualsiasi espressione. Ricordo il colpo al cuore che provai nel rendermi conto che erano morti.
Ricordo che però non versai nemmeno una lacrima, neanche al loro funerale. Solo dopo iniziò il periodo di depressione; forse non avevo ancora assimilato completamente una simile notizia.
Ricordo che entrai nel primo orfanotrofio il giorno del mio sesto compleanno, il giorno più brutto della mia vita.
Ho cambiato ogni anno orfanotrofio per non essere trovata dall’assassino.
Ma a quanto pare non è servito a nulla.
 
Piove.
La mia vita non è mai stata rose e fiori.
Troppo spesso avrei voluto essere un’altra ragazza.
Avrei voluto essere una comune adolescente che vive tranquillamente la sua vita, senza avere ogni giorno il timore di essere trovata e uccisa. Avrei tanto voluto che i miei genitori fossero ancora vivi.
A volte invece avrei voluto solo dimenticare il mio passato doloroso per poter andare avanti.
Lo vorrei anche ora, e forse finalmente ci riuscirò.
 
Piove.
Chissà se Marina ha visto la scena. Giro il volto caduto nel fango verso la finestra, ma Marina non c'è più. Perché allora sento la sua risata? E perché sta ridendo? Rivolgo con molta fatica il viso dall'altra parte e lì c'è proprio lei, con un ghigno enorme stampato sul volto e un coltello della mensa ricoperto del mio sangue nella mano sinistra.
Ora capisco perché era una giornata buona per lei.
 
Piove.
Ti voglio bene”, vorrei dirle.“Anche se mi hai appena pugnalato, ti voglio bene.
Perché non ci riesco? Sospiro debolmente. Probabilmente non parlerò mai più. Gli occhi lentamente mi si chiudono da soli, anche se vorrei continuare a guardare dietro Marina. Il cielo lì è azzurro.
Mi piace l'azzurro. Mi ricorda tanto la libertà. La libertà che non ho mai avuto.
Forse lì troverò la casa che sto cercando.
 
Piove ancora.
Oggi anche per me è una giornata buona. Finalmente me ne vado via da qui insieme alla mia unica amica, la pioggia, che ha smesso di ferirmi. Questa volta però piove solo fuori. Dentro il mio cuore il cielo è diventato come piace a me. È diventato azzurro.
Finalmente sono libera.
 
 
 
 
 
 

............................................................Emmm............................................................

C’è qualcuno che è arrivato fino a questo punto o siete morti tutti quanti prima? Nel caso ci fosse ancora qualcuno, ciaaaaao :) Inizio con il dire: il nome Marina mi fa schifo e non so nemmeno io perché l’ho usato.  Poi penso di avere qualche problema. Scrivo storie deprimenti e mi deprimo da sola. Ditemi che non sono l’unica! Vabbè, meglio lasciar stare...
Comunque, dato che mia sorella si è iscritta a questo meraviglioso sito, mi sento in dovere, più o meno, di farle un po’ di pubblicità. Scrive fantasticamente, e non lo dico solo perché è mia sorella. Sfortunatamente le ho detto come mi chiamo su questo sito, ma, come si suol dire “The show must go on” (?) Vabbè, dopo questa forse è meglio se mi dileguo… E invece no, vi devo rompere ancora un po’ :D non vi ho nemmeno detto come si chiama! Si chiama Merigold, qui su Efp (pensavate si chiamasse così anche nella realtà, non è vero? :P)
Fateci un salto *ed è così che si schiantarono tutti a terra*, sta scrivendo una fanfiction sui The Script. Anzi, ne sta scrivendo due, una dal punto di vista di lui e una dal punto di vista di lei. Non è una cosa davvero carina? :D Se passate, vi do un biscotto. Anzi, ve lo da mia sorella, tanto li sa cucinare molto bene [si, sa fare tutto. (anche io li so fare, ma sono una ragazza moooolto pigra u.u)] Ma non sono una sorella adorabile? Faccio anche della pubblicità, uno che può volere di più dalla vita? Solo un lucano u.u (questa era triste, più triste della storia…)
Rigo (non è molto carino, ma non volevo chiamarti Mer), se stai leggendo questo sclero, volevo salutarti. Ciaaaaaao :D [la regia dice di voler essere venerata per i prossimi cent’anni, quindi preparati :3 (sì, la regia sono io u.u)]
Oggi mi è presa una botta di pazzia acuta, peggio del solito. Di solito non sclero così tanto nell’angolo “autrice”. E vabbè, come si suol dire: “C’è sempre una prima volta.”
Comunque, (oggi sono in vena di comunque :3) ritorniamo alla storia che forse è meglio. No, non è meglio, ma pazienza. Allora, spero che vi sia piaciuta, dato che è molto allegra (modalità ironia: molto on lol) Seriamente (oddio, l’ho detto davvero?! Sto iniziando ad impazzire, allora!) spero vi sia piaciuta. È triste, lo so, ma che ci posso fare se mi vengono in mente solo storie drammatiche? Devo ammettere che c’è un punto che non mi convince troppo, ma dopo averlo riscritto 59646985352856 volte mi sono detta che andava bene. Penso che se non eravate morti prima, siete morti adesso. Scusate, ma dovevo assolutamente dare di matto dopo aver passato così tanto tempo senza pubblicare nulla ;) Tra un po’ questo sclero, comunemente chiamato “angolo autrice” è venuto più lungo di tutta la storia, mi faccio paura da sola… Okay, me ne devo assolutamente andare.
Alla prossima!
Un bacio
Giulia xxx

  
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