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Autore: Rurue    26/08/2013    2 recensioni
Akemi è un'infermiera giovane, ma sveglia. Resa tale da una famiglia di maghi purosangue che la disprezza per il suo essere Maganò e da una società in piena Seconda Guerra Mondiale che la evita per la sua lontana, ma abbastanza evidente, discendenza giapponese.
La ragazza si incontrerà con un Tom Riddle giovane, ma già prepotente. Instaurerà con lui un rapporto particolare; visto da fuori parrebbe solo astioso ma, per lei, è molto profondo.
Che ruolo potrebbe avere una semplice maganò nel passato del Signore Oscuro?
Akemi, grazie al suo lavoro, incontrerà anche i fratelli Pevensie, che riusciranno a sconvolgerle completamente la vita scaraventandola affettuosamente ma con prepotenza nella loro famiglia particolare e mostrandole un mondo diverso da quello a cui è abituata.
Attenzione: la storia seguirà, in gran parte, il filo della storia presente nei libri di Lewis, per questo potrebbero esserci possibli spoiler per chi ha visto solo i film.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom O. Riddle, Tom Riddle/Voldermort
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Run, run, run away
Buy yourself another day.
A cold wind's whispering secrets in your ear
So low only you can hear.
Run, run, run and hide
Somewhere no one else can find.
Tall trees bend and lean pointing where to go
Where you will still be all alone.
                 - Kingdom come; The Civil Wars - 
                                                                                  Capitolo Quinto

 

 

Arrivò dicembre portando definitivamente con sé il freddo; le piogge si fecero più rade, lasciando il posto alla grandine e alla neve. Ovunque ci si girasse per strada si intravedevano bambini giocare nel bianco delle strade con almeno tre chili di vestiti addosso.

 Beth si rallegrava sempre a quella vista, come a quella dei pupazzi di neve. Pensava fosse una cosa positiva che i bambini continuassero a giocare e  ridere, senza farsi trasportare dalla malinconia delle loro madri.                                                                                                                          Io le davo ragione, anche se Roxanne diceva, più razionalmente, che non era sicuro. Ed effettivamente, aveva ragione anche lei. Si viveva nel terrore della sirena antiaerea.

 Però era piacevole vedere Beth recuperare il sorriso: da quando suo fratello aveva raggiunto la maggiore età ed era dovuto partire per il fronte, l’allegria l’aveva abbandonata a sé stessa. E a noi questo faceva male, perché era lei la più grande tra noi ed era sempre lei, quella col sorriso sulle labbra.

 Dicembre portò con sé anche una lettera di Tom, probabilmente la prima in cinque anni che scriveva di sua sponte. Le nuove scritte sulla carta erano positive.. in parte.

La scuola per fenomeni da baraccone aveva superato con successo le minacce del famigerato ‘Erede di Serpeverde’ e anche quelle del ministero della Magia, che premevano per chiudere la scuola.

 Rubeus Hagrid era stato espulso dalla scuola e la sua bacchetta era stata spezzata per aver sguinzagliato per la scuola un’acromantula gigante dal nome “Aragog” che, stando agli avvenimenti, aveva pietrificato un capannello di mezzosangue e ucciso una poveretta.

 Come era stato scoperto? Beh, a quanto pareva, Tom lo aveva colto con le mani nel sacco mentre cercava di far  fuggire il suo animaletto da compagnia, poi aveva denunciato la cosa.

Io mi rifiutai di credere alla cosa. Conoscevo Rubeus da quasi quattro anni ed ero convinta che azioni del genere non fossero decisamente da lui.                                                                                                                                                                                                                                              Okay, era enorme e incuteva timore, era un po’ rozzo e ignorante, ma aveva il cuore più grande e generoso che avessi mai conosciuto. Era un ragazzo così sensibile e ingenuo!

 Ero venuta a conoscenza del fatto che Albus Silente, il professore di trasfigurazione della scuola, era stato uno dei pochi a prendere le sue difese, ed era stato deciso che il mezzogigante avrebbe continuato a vivere ad Hogwarts, come apprendista guardiacaccia.

 Avevo chiesto a Tom di recapitare ad Hagrid una mia lettera e lui, anche se conoscevo la sua riluttanza nei confronti del mezzosangue, lo aveva fatto, perché avevo ricevuto la risposta.                                                                                                                                                                          In compenso, però, Riddle non aveva risposto alle mie tre seguenti lettere. Io di conseguenza, essendo permalosa, ci ero rimasta male e avevo smesso di scrivergli a mia volta.

 Chiusi la valigetta di pronto soccorso con malagrazia, facendo spaventare la mia paziente, che aveva richiesto una visita a domicilio: erano quattro giorni che era costretta a letto con la febbre.

 Uscii dalla villetta dei Roles e mi diressi a passo svelto verso la fermata della metropolitana, facendomi spazio tra i gruppetti di studenti che occupavano la banchina, in attesa di un treno che li portasse a scuola.

 Mi sedetti su una panchina mezza vuota e mi misi la valigetta sulle gambe, per evitare di dimenticarmela per terra e, per ammazzare il tempo, iniziai a contare le diverse divise che vedevo.

Individuai quattro scuole, compresa quella dei fratelli Pevensie, che dovevano anche loro essere lì da qualche parte.

 Alcune delle persone che mi vedevano mi salutavano, o mi sorridevano e io ricambiavo i vari. Non perché conoscessi così tanta gente, anzi, però era una specie di rito, in quel periodo. Vedevano la divisa da Crocerossina e ci salutavano, la gente ci considerava di buon auspicio. Un porta fortuna, come quando una persona dice qualcosa di brutto e tu tocchi ferro.

 Evitavo di soffermarmi sul fatto che appena mi levavo la divisa, i passanti si trattenevano appena dallo sputarmi in faccia, solo per la mia faccia orientale. Odiavo la mia faccia orientale, un po’ come odiavo tutto ciò che riguardava i miei familiari.

 Iniziai a tamburellare il motivetto di una canzone che passavano sempre alla radio, ma della quale, al momento, mi sfuggiva il nome. Sbuffai, annoiata.

 Poi iniziò a tirare vento. Mi voltai per vedere il treno avvicinarsi e capii immediatamente che qualcosa non andava; il treno stava arrivando, si, ma non si stava fermando.

 Il vento cominciò a tirare più forte e la terra a tremare. Temetti che il treno stesse deragliando ma scartai quell’opzione quanto il tetto della stazione si sfaldò come un blocchetto di post-it al vento.

Mi aggrappai con forza alla panca, mi osservai intorno, non stupendomi dal fatto che nessun’altro notasse nulla di strano.

 Dev’essere una qualche diavoleria magica..

pensai, non riuscendo a non sentirmi terrorizzata: la magia mi faceva paura. Come quando dovevo attraversare la colonna a King’s Cross, come quando delle carrozze che si muovevano da sole mi portavano al castello o quando Tom si allenava, come quando, da piccola, vedevo mio padre venire risucchiato da una cabina telefonica.

 Strinsi le palpebre e mi morsi la lingua: ci mancava solo che mi mettessi ad urlare nel bel mezzo di una banchina della metro.

 Tom aveva ragione a darmi della sciocca, a darmi della debole; ero una codarda ed ero una stupida, perché la magia mi faceva più paura di una bomba, più di un Giorno Rosso.

Eppure ci vivevo dentro.

 Capii di essere svenuta quando mi risvegliai ed io non ricordavo di essermi addormentata. In realtà non ricordavo neanche di essere svenuta.  La cosa che però stava occupando i meccanismi del mio cervello era l’erba che sentivo sotto i palmi delle mani. Erba umida e un po’ alta.

 Non ero più alla stazione, poco ma sicuro, ma non riuscii a riconoscere quel posto nel mio registro di posti dove ero stata. E dire che avevo buona memoria.

 Sembra un bosco.

 Come ero finita in un cavolo di bosco?! Neanche a pensare che mi fossi teletrasportata, non ero una maga, tantomeno una teleporter!        Cercai di tranquillizzarmi, dopotutto io di cose assurde ne avevo viste, nella mia breve vita da sedicenne.

Sentii dei fruscii alle mie spalle e mi voltai.

 << Si è svegliata! >> osservò la voce eclatata di un tasso.

 Di un tasso.

Un… tasso.

 T  a  s  s  o.

 Passi il centauro al suo fianco, ne avevo già visti, ma..

 << I tassi parlanti ancora mi mancavano. >> completai a voce alta, con tono leggermente infastidito.

 << Tu dici che è una Telmarina? >> domandò il.. tasso al centauro.

<< No, è diversa dai Telmarini, ma non sembra neanche una delle due Regine. >>

<< Dovremmo portarla alla Casa di Aslan e far decidere a Re Caspian. >> propose il tasso (cominciavo a metabolizzare la cosa).

 << è la scelta migliore. >> concluse il centauro, avvicinandomisi. Io mi allontanai.

 << Ehi, ehi! La mia opinione non conta? Piantatela di parlare come se non ci senta, non sarò una creatura strana ma non sono cretina! >> protestai << Chi diavolo siete voi? Dove sono? >>

<< Ti saremmo grati se non opponessi resistenza. Io sono Tartufello, ma questo non ha importanza. Abbiamo deciso di portarti da Re Caspian per decidere chi tu sia. >>

 Ovvio, il ragionamento non fa una piega!

 << Io so perfettamente chi sono, non c’è bisogno che lo stabilisca questo tizio qui. E comun.. oddio mollami!! >> esclamai, colta di sorpresa, quando il centauro mi caricò addosso a lui e partì al galoppo, cavalcato anche da Tartufello.

 Naturalmente protestai, ma dopo essere stata ignorata per cinque minuti buoni, calai nel mutismo e cominciai a riflettere sulla mia situazione.

 Se protestare era inutile, sarebbe stato inutile anche chiedere spiegazioni. Altrettanto inutile sarebbe stato cercare di scappare, perché tanto non avevo idea di dove fossi.

 Così decisi di starmene buona e tranquilla e di andare ad incontrare questo Re Caspian, al massimo avrei pensato qualcosa lì per lì.

 

Giungemmo davanti ad una sorta di portale, per tre quarti immerso nell’oscurità. Strinsi gli occhi, cercando di sbirciare all’interno.

 << Chi va là? >>

 Mi voltai verso le voci che ci avevano fermati, vidi due tassi avvicinarsi a noi. Alzai gli occhi al cielo

 Odio i tassi!

<< Sono Tartufello >> il centauro mi rimise (finalmente) a terra e io mi passai le mani sulla gonna, per togliere la terra che ci era rimasta sopra.

 << Portiamo un prigioniero. >>

 Le due sentinelle ci fecero passare, attraversammo un lungo e buio tunnel, illuminato solo dalla fioca luce di una torcia a fuoco.

 Il freddo del tunnel penetrava le ossa e aleggiava un forte odore di muffa, scorsi con lo sguardo le miniature che si intravedevano sulle pareti ma non ne colsi il significato. Sembravano raccontare una storia, come in un libro illustrato per bambini.

 Mi trovai improvvisamente con il sedere per terra e imprecai irritata. Dovevo ricredermi: le scale non comparivano magicamente solo ad Hogwarts, ma ovunque, se non si presta attenzione.

 Dopo quella che parve un’eternità, arrivammo a destinazione.

 Era una sala spoglia, con qualche porta di legno che spuntava sul muro quasi per una semplice e

pura casualità. In mezzo alla sala (che tra l’altro aveva una forma non definita tra un cerchio e uno sgorbio di un ragazzino di due anni) c’era un tavolo dalle dimensioni abbastanza ampie, circondato da ingombranti sedie.

 Qui, vi erano sedute le prime due persone umane che vedevo da quando ero arrivata in quel posto bizzarro. Il ragazzo e il vecchio parlavano concitatamente, consultandosi ogni tanto con qualche altra creatura seduta con loro.

 Quando entrammo completamente nella sala si zittirono tutti, fissandomi, per questo credo che la mia smorfia di disappunto venne vista nonché ignorata da tutti.

 Il ragazzo si alzò, avvicinandomisi. Poi, con aria speranzosa, mi chiese << Sei la regina Susan? >>

Aggrottai la fronte << L’unica regina che conosco si chiama Elizabeth, ed è la moglie del re George IV. Ergo, no, non sono la regina Susan. >>

 Lui mi guardò confuso, ma sembro capire solo l’ultima frase. Si allontanò di un passo e prese a camminare nervosamente per la stanza.

 << Sei una spia di mio zio Miraz? >>

 Mi passai stancamente una mano sul viso << Senti.. >> cominciai con aria polemica << Non sono una spia, tanto meno di questo tizio qui, che non conosco. Il problema, tesoro, è che non ho nemmeno la minima idea di chi sia tu, e nemmeno di dove io sia finita!! >> mi ero fatta prendere dal panico, visto che, cominciato il discorso tranquillamente, mi ero ritrovata a urlare.

 Datti una calmata, Akemi. Vuoi finire male?

 Sentii la mia voce interiore prendere l’insopportabile stampo di quella di Tom.

Il ragazzo mi guardò mezzo stralunato, repressi l’istinto di riempirlo di botte e cominciai a respirare profondamente << Chiedo scusa, sono lievemente scossa. >>

 Lui disse che non importava, capiva. Poi decise di presentarsi.

<< Io sono Caspian. Ti trovi a Narnia, qui siamo nella Casa di Aslan. È la nostra base, siamo in guerra con re Miraz. >>

 << Ah, quindi sei tu, che devi decidere ci sono.. >> feci sarcastica << Perfetto, perché vedo parecchio confuso pure te. >>

 Caspian mi guardò, interrogativo << Io? >>

 << Lo hanno detto quei due lì dietro, che avresti deciso chi fossi e cosa ne sarebbe stato di me. >> spiegai, indicando il centauro e Tartufello.

 << Ma io non ho la minima idea di chi tu sia, e si, sono abbastanza confuso. Ho suonato il corno di Regina Susan, sarebbe dovuta arrivare lei. >>

 << Lo immaginavo. Tra l’altro devo ancora assimilare le poche informazioni ricevute e farmele bastare, credo. >>

 Caspian fece un cenno con la testa per farmi intendere qualcosa, che però non intesi. Capii quando si avvicinò al vecchio e presero a confabulare.

 Sbuffai, irritata e presi a girare per la stanza, gli sguardi di molti su di me. Ne incenerii con lo sguardo qualcuno, che ebbe la saggia idea di voltarsi dall’altra parte.

 Cominciai a fare il punto della situazione.

 Mi ero ritrovata una faida tra regni, che probabilmente non avevano nulla a che fare con l’Inghilterra. Okay, ero confusa, parecchio confusa, e anche preoccupata ma non potevo cominciare a urlare e piangere o svenire alla prima cosa strana che mi capitasse. Primo perché sarebbe stato inutile, secondo perché beh.. se lo avessi fatto sarei già stata morta e sepolta.

 Decisi che forse avrei fatto bene a mischiarmi con loro, per passare meno pericoli possibile, e che se volevano la guerra con questo re Mida, avrei potuto aiutarli. Non sapevo come, ma ci avrei potuto provare. Almeno avrei provato a chiarire la mia situazione da persona civile a persona civile, anche se, onestamente, in quel momento di persone e di civili ne vedevo ben poche.

 Sospirai contrariata e mi avvicinai alle due persone civili (?) in questione.

 << Potrei rubarvi qualche minuto? >> loro mi guardarono per qualche secondo, poi annuirono.

 Ringraziai il cielo che fecero sloggiare la maggior parte della popolazione di quel posto e mi fecero sedere vicino a loro, alla tavola.

 << Credo di non essere stata molto esauriente nella mia spiegazione. In realtà non credo che quella contasse come spiegazione. >> iniziai, poi mi venne in mente che l’identità del vecchietto mi era ancora sconosciuta e mi informai. << Bene, dottor Cornelius. A quanto ho capito siete in guerra, e state aspettando una certa Susan. Io non sono Susan, sono Em e non sono una regina. Stamattina ero alla stazione della metropolitana e stavo aspettando il treno per tornare a lavoro, ma mi sono ritrovata qui. Così all’improvviso: prima ero seduta su una stramaledetta panchina di una stramaledettissima stazione di Londra, e poi mi sono ritrovata in un bosco. In un bosco!! Tra l’altro in un posto che non conosco, tra persone che non conosco, e circondata di esseri parlanti! In realtà a quello ci sono abbastanza abituata, ma sono particolari.          << Ora: io non ho la minima idea di chi sia questo re Mida, tanto meno del perché ci facciate una guerra. In realtà pensavo che re Mida esistesse solo nella fiaba. >>

 << è re Miraz. Si chiama Miraz. >> corresse Caspian, divertitissimo dal mio sproloquio.

 << Come vuoi. >> lo liquidai << Comunque, con sincerità, diciamolo: io non vi conosco! Okay ti chiami Caspian e sei un re, ma io non ho la minima idea di chi tu sia, e tu non hai la minima idea di chi sia io! E visto che il nome ‘Narnia’ non mi dice un emerito niente, uno sputo di spiegazione la vorrei, come vorrei sapere come diavolo faccio a tornare a Londra! >> conclusi, con enfasi.

 Il dottor Cornelius, che sembrava aver pesato ogni mia parola attentamente, si voltò verso Caspian

 << Londra era la terra d’origine dei quattro re di Narnia. >>

 << Londra è una città, non una terra.. >> specificai. Senza neanche rendermene conto mi ritrovai stretta nell’abbraccio di Caspian, dal quale tentai di divincolarmi. Lui mi prese le spalle con le mani, euforico << C’è una possibilità, allora! >> disse prendendomi le mani, il viso che gli si era illuminato.

 << Se tu sei qui, c’è la possibilità che ci siano anche loro! >>

 << Loro.. chi? >>

 << I quattro re di Narnia! Peter, Susan, Edmund e Lucy! >> disse, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

 Ci misi qualche secondo prima di assimilare l’informazione e rendermi conto dell’assurdità di questa.

 Piegai lievemente la testa di lato, rendendomi conto che non poteva trattarsi di una mera coincidenza.

 È uno scherzo, vero?

 Mi chiesi, con una vena di disperazione.

 

 

 

****Angolo Autore

Bentrovata gente! 

Eccomi qui che torno col capitolo cinque. Bene.. non vogliate uccidermi vi prego!

Lo so, i nostri cari fratellini non si vedono per niente.. non è colpa mia, poi il capitolo veniva eccessivamente lungo >.< Ci saranno nel prossimo, ci saranno.                      Si, so anche che la prima parte del capitolo è pregna di dialogo.. xD

Con questo capitolo possiamo comiciare altri capitoletti secondari -- >> Akemi e i tassi. Qui sono presenti la parte uno e due u.u''

Comincia a fare capolino il lato quasi maniacalmente riflessivo della cara infermiera, e comincia a delinearsi un po' meglio il suo carattere. Come ho detto a Kirlia, rispondendo alla sua recensione.. è un po' ambigua come persona.

Spero che la storia stia cominciando ad incuriosirvi e spero che continuerete a leggere :)

Ringrazio tantissimo tutti quelli che hanno messo la storia tra le seguite, preferite e ricordate. Un grazie (anche due) infinito a Kirlia e a GJDunkel per avermi dato il loro graditissimo parere. 

Ringrazio anche chi legge e basta.

Ripeto che un vostro commento è accolto a braccia spalancate, che sia negativo o positivo.

Un bacio e arrivederci al capitolo sei :)

Rue ;)





  
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