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Autore: Momoko The Butterfly    26/08/2013    2 recensioni
Sono ormai passati cento anni dalla quasi distruzione del genere umano. Dopo un'estenuante battaglia tra bene e male, il mondo è caduto infine preda di tenebre fatte di solitudine e sofferenza; il Conte del Millennio regna baldanzoso su una terra devastata dalla fame e dalla morte, tartassata fin nel profondo dell'animo da eserciti di Akuma voraci e famelici. Ma l'umanità non demorde, per questo si nasconde dalla loro vista, fiduciosa di poter riassemblare i tasselli di una vita in frantumi. Leda e Alan, fratelli inseparabili, hanno perso ogni cosa. Eppure sembra che la sede Nord America possa davvero diventare la loro nuova casa, grazie a benevole persone che hanno saputo ridonare speranza ai loro cuori avviziti dal dolore.
Ma nulla andrà per il verso giusto. Quando la sede verrà messa sotto assedio, sarà tempo per loro di cominciare un viaggio fatto di rischi e incertezze alla ricerca di risposte. Ad accompagnarli, i paladini dell'Innocence, gli Esorcisti, e un sempre più enigmatico Tyki Mikk...
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bookman, Nuovo personaggio, Rabi/Lavi, Tyki Mikk, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 9: Troppe verità 



Camminavano da più di due ore ormai, e il buio della notte non aiutava di certo a evitare gli spuntoni di roccia che emergevano disordinati dal terreno impervio sul quale marciavano. Leda si portò su di una roccia leggermente in pendenza rispetto a loro e ci si sedette sopra senza la minima grazia, come se non aspettasse altro.
Prese un respiro profondo, riempiendo completamente i polmoni di quell'aria fresca di mare e chiuse gli occhi. Era distrutta. Subito dopo essere sbarcati, avevano cominciato a salire lungo il pendio per raggiungere l'Ordine. E dire che lei si era pure rifiutata apertamente. Il solo pensiero di dover entrare nel luogo matrice di tutte le sue sofferenze la disgustava non poco, eppure il vecchietto dagli occhi seri era stato chiaro: niente rifiuti; niente rallentamenti di alcun genere. Solo marcia, marcia e ancora marcia, fino a che non sarebbero arrivati alla meta. Ma dopo due ore la stanchezza era talmente forte da inchiodarla a terra senza farle muovere un solo muscolo. Poteva solo riposare, riprendere fiato; stare ferma e non fare assolutamente nulla.
In Confronto a lei, Alan sembrava un alpinista. Aveva ben accolto l'idea di raggiungere il castello, e tutto allegro aveva seguito Lavi nella immane scalata. Oh, come avrebbe davvero voluto possedere un po' di quel suo incontenibile brio. Per lei quell'impresa era stata un suicidio in tutti i sensi, soprattutto perché non era ancora guarita del tutto, né dalla ferita né dalla nausea. Ancora sentiva lo stomaco gorgogliare, anche se temette fosse per la fame. E la colpa di tutto era di quei maledettissimi Esorcisti!
Doveva ancora accettare il fatto che non se ne fossero andati. La loro presenza era nuova, strana. La metteva a disagio e sono sapeva dire se fossero in buona o cattiva fede, tanto li detestava. E dire che in passato aveva inventato storie su storie su di loro. Aveva tessuto le loro lodi nelle stelle. Ognuna di essere era diventata un racconto, un insieme di azione, suspence, amore... Alan adorava sentire delle loro gesta, lo gratificava. Pensava a papà e non poteva fare a meno di sentirsi soddisfatto, orgoglioso, fiero. E forse questo era l'unico motivo per cui era stato capace di fare amicizia con Lavi.
Li guardò. Il rosso portava in bimbo sulle spalle, ed entrambi sembrava stessero scherzando su qualcosa. Leda s'intristì. No, in verità si sentì giusto un poco gelosa. Come se si sentisse in diritto lei sola di far ridere e divertire Alan. Quel Lavi non aveva alcuna autorità per permettersi di ingraziarselo. Lo odiava, o meglio, non lo sopportava. Mentre fino a poche ore prima si sentiva quasi riconoscente nei suoi confronti. Il mondo girava in maniera a ssurda, soprattutto per lei.
Prese un altro profondo respiro, asciugandosi la fronte sudata con la manica. E in quel momento un paio di calzature nere entrarono nella sua visuale. Sollevò lo sguardo, riconoscendo all'istante la figura di Tyki che pareva confondersi con la notte. Le tese una mano, con aria scocciata, ed aspetto che lei la prendesse.

- Sù, alzati - la intimò, con non molto garbo - Sennò quel vecchietto si metterà a ciarlare di nuovo.

Leda lo guardò con una punta di tenerezza. Aveva capito benissimo che sotto sotto era preoccupato per lei. Ma non gliela diede vinta così facilmente. Afferrandogli la mano ed issandosi, gli lanciò un'altra delle sue frecciatine.

- Puoi portarmi in braccio se ci tieni così tanto!

Tyki strinse i pugni e si contenne dal risponderle a tono, mentre si voltava e riprendeva la scarpinata.

- Taci - fu tutto quello che le disse, prima di andarsene.

Leda sorrise vittoriosa. Ultimamente ci aveva preso gusto, a sfotterlo. Le dava quell'immane senso di vittoria e soddisfazione che da qualche tempo a quella parte si era sentita mancare spesso.
In ogni caso, si stupì. Davvero quel damerino scemo si preoccupava per lei? La cosa era strana. O il mondo girava all'incontrario o lei era definitivamente morta in quella grotta, ed ora quel che vedeva era tutto frutto della sua immaginazione.
Con uno sforzo incredibile, riprese a salire, ansimando più che mai. Certo, era abituata a compiere fatiche simili, ma persino le sue capacità fisiche sbiancavano di fronte alla salita che stava percorrendo. Quel percorso stava mettendo alla prova ogni cellula del suo corpo. E di come sarebbe arrivata in cima, non ne era sicura nemmeno lei. Forse davvero si sarebbe fatta portare in braccio da Tyki.
Il vecchietto dagli occhi scuri le passò accanto, rivolgendoie un'indulgente occhiata. La ragazza si sentì sotto pressione, e aumentò considerevolmente il passo, per paura che quello si mettesse a farle la ramanzina. Chissà perché, la inquietava. Non era un normale anziano!

Dopo un'altra ora di viaggio, finalmente il gruppo avvistò le luci dell'immenso portone del castello. I muri di pietra e l'ampia porta di legno scuro e pregiato, intagliata perché dalle decorazioni si potessero riconoscere piccoli cherubini alati formare un arco che ne decorava la parte superiore, davano uno strano senso di austerità e rigidità. Si trovava alla fine di un grande giardino rigoglioso, circondato su tre lati dalle mura dell'edificio a forma di ferro di cavallo. Era ben curato, l'erba era verde e tutta in pari, tanto da dare l'impressione di essere stata appena tagliata. Leda osservò la facciata principale, che si diramava nei due bracci secondari, e pensò che come 'covo' per dei religiosi fanatici era proprio l'ideale. Assomigliava ad una cattedrale, anziché ad un castello come invece da lontano sembrava. Le decorazioni gotiche, le vetrate scure e rigide...
No, quello non era decisamente il posto migliore in cui vivere. Riconsiderò nuovamente l'idea di prendere Alan e fuggire. Insomma, sarebbe stato semplice. Avrebbe potuto acchiapparlo al volo e poi... via! Verso la barca. Se la salita era stata un inferno, la discesa l'avrebbe portata dritta dritta in paradiso. Non le importava di dover soffrire ancora il mal di mare, purché Alan potesse essere al sicuro.
Poi ebbe un presentimento. E se avessero cercato di fermarla?
Non le erano chiare le loro intenzioni, ma poteva benissimo intuire di essere importante per loro. Se ancora non si erano sbarazzati di lei, doveva esserci qualcosa sotto. Che quello fosse... un sequestro?!
Molto probabilmente. Perché a dirla tutta lei era arrivata fin lì contro la sua volontà. Magari erano dei rapitori. Magari le avevano raccontato una bugia e non erano veramente Esorcisti. E quell'edificio non era l'Ordine Oscuro, ma la loro base. O forse erano mercanti di schiavi...
Stava andando fuori ragionamento. Quando tornò a prestare attenzione all'ambiente attorno a lei, notò che si erano fermati di fronte alla porta. Lavi e il vecchio la osservavano in silenzio, così come Tyki. Alan era l'unico che sembrava non comprendere appieno la situazione.

- Perché non bussate? - domandò al rosso, strattonandogli appena un lembo del vestito perché si accorgesse di lui.

- Prima c'è il controllo! - si sentì rispondere con energia.

Leda rimase perplessa. Controllo?
Si fece avanti e domandò, a nessuno in particolare per non dare l'impressione di essersi deliberatamente rivolta a uno degli Esorcisti.

- Che cosa sarebbe?

Il vecchio si voltò verso di lei. L'espressione seriosa la mise in soggezione, facendole rimangiare ogni parola all'istante. Pareva piuttosto suscettibile, nonostante la proverbiale calma.

- Ora lo vedrà - rispose solo dopo una piccola pausa, dandole le spalle e tornando a fissare la porta. Leda si sentì offesa. Perché nessuno le diceva mai niente?! E perchè ogni volta che tentava di dare una risposta alle proprie domande, qualcuno le faceva intendere di chiudere il becco?
Si lasciò sfuggire un grugnito scocciato, mentre fissava Tyki, pensando che probabilmente anche lui si stava facendo le stesse domande ma non lo dava a vedere. Dannato damerino. Così a fare le figuracce era sempre e solo lei!
Ma i suoi dubbi vennero presto fugati. Qualcosa che non aveva notato prima, accanto al portone, parve accennare un movimento. Così catturato nella sua visuale, Leda spostò lo sguardo in sua direzione e rimase sbalordita.
C'era una faccia! Una faccia sul muro!
Era grossa, imponente, con grandi occhi di pietra bianchi e vitrei, e un doppio mento decisamente ridicolo. La ragazza la fissò come ipnotizzata, mentre la vedeva contorcersi e scricchiolare, prendere forma davanti a lei. E quando parlò, poco mancò che cascasse a terra dallo sconcerto. Aveva una voce cavernosa, attenta, forse un po' troppo pignola per i suoi gusti. Cavoli, ma davvero una cosa del genere poteva avere un tono di voce e dare l'impressione di essere pignola?!

- Prima di entrare, il controllo a raggi x! - esclamò, con quel suo vocione grottesco. Improvvisamente i suoi occhi bianchi e pietrosi s'illuminarono, proiettando due coni di luce contro il gruppo e muovendoli su ogni suo componente. Leda venne investita da quei fari accecanti e si coprì gli occhi, indecisa se prenderli a pugni e ridurli in poltiglia per quell'affronto o aspettare che lo scandaglio finisse. E infatti, dopo qualche secondo la statua se ne uscì con un: "E' a posto!", per poi passare ad Alan, subito accanto a lei. Leda fece per spostare il fratellino dalla traiettoria, ma ricevette un'occhiataccia dal vecchio e tenne le mani a posto. Forse, infondo, non c'era nulla di cui preoccuparsi. Alan si lasciò scappare una risata divertita mentre sentiva la luce calda muoversi su di lui, e quando questa se ne andò aveva il sorriso soddisfatto più grande del mondo.

- A posto anche questo qui! - sentenziò la statua spostando gli occhi su Lavi e il vecchio e analizzandoli insieme. I due non mossero un muscolo per tutto il tempo, come se sapessero dal principio che non vi era alcun motivo di preoccuparsi. E infatti, i fari luminosi li abbandonarono e la faccia pietrosa constatò che anche loro non presentavano alcuna anomalia.
Probabilmente era un sistema di sicurezza ideato per impedire che Akuma o spie nemiche s'infiltrassero nella base. Ottima strategia, peccato che in quanto a forza combattiva il faccione pareva non essere migliore di una mosca. Leda la vide spostare i coni di luce su Tyki, e si stupì di vederlo impassibile pur essendo la prima volta che si sottoponeva a un controllo del genere. O almeno, Leda era sicura che fosse la prima volta.
Tuttavia, accadde qualcosa di inaspettato. Il volto di pietra della statua s'increspò, scricchiolando, e questa cominciò a gridare come un'ossessa e a piangere disperata.
Leda indietreggiò all'istante, tenendo Alan con sé. Che diamine stava succedendo?!
Ma quando sentì il guardiano di roccia gridare, annunciando il problema, il sangue le si gelò nelle vene all'istante.

- NOAAAAAH!!! C'E' UN INTRUSOOOO!!! E' UN NOAAAAAAH!!!

Grossi lacrimoni uscirono fuori dagli occhi della statua, mentre ripeteva come un disco rotto "Noah! Noah!". Leda rivolse i suoi occhi di liquirizia verso Tyki. Che diamine stava succedendo?! Ma soprattutto, che c'entrava lui con i Noah?!
Non ebbe il tempo di chiederselo. Non ebbe il tempo di fare nulla. Tutto accadde troppo in fretta e lei se ne accorse tardi. Dal cielo piovettero delle figure, piccole e nere, che si mischiavano con le ombre della notte. Impiegando qualche frazione di secondo per raggiungere il terreno, accerchiarono lei e il resto del gruppo, rapidi, precisi. Fu allora che la ragazza notò i loro visi sconosciuti, debolmente illuminati dalle luci dei lampioni all'ingresso; e riconobbe le loro vesti. Quasi trasalì. Esorcisti. Li avevano circondati!
Strinse a sé Alan come se avessero voluto portarglielo via, mentre rivolgeva a quei falsi apostoli il suo più totale disprezzo in uno sguardo. Lavi e il vecchio non si scomposero, e Leda si chiese come diavolo facessero a non sentirsi in pericolo in una situazione come quella. Ma quando vide Tyki, fu ancora più sconcertata. Era immobile. Non aveva battuto ciglio e all'arrivo di quello squadrone non aveva osato muovere un muscolo. Era forse stupido?! Non si rendeva conto di essere lui il motivo di tutto quel casino?!
In quell'istante, Leda avrebbe voluto gridargli le peggio cose, ma si contenne, non appena vide un movimento tra i loro assalitori. Alcuni di loro si spostarono di lato, creando un varco nel cerchio, e una figura alta e sottile vi passò attraverso. Leda trattenne il respiro. Era una ragazza, che non sembrava nemmeno più vecchia dei suoi ocolleghi. I capelli biondi e corti le cadevano a caschetto sulla testa e in due ciuffi sinuosi davanti al volto. Lo sguardo era di ghiaccio, e dai suoi movimenti rigidi e calcolati tutto traspariva tranne la simpatia. Si fermò proprio di fronte a loro, sfoggiando un temerario sorriso di sfida. Leda non si fece troppi scrupoli a ricambiare, già consapevole di detestarla con tutta sé stessa.

- Credevo fosse chiaro - asserì con tono duro, arcigno; autoritario - Voi non sareste più entrati in questo posto, carogne!

Stava parlando di Tyki. Leda non ci capì un acca, di quello che stava succedendo. Che significavano le sue parole?!

- Finché ci sarò io... - conluse gelida, spaventosa - ... Voi questa maledettissima soglia non la varcherete!

Si avvicinò all'"intruso", mantenendosi però a debita distanza di sicurezza. E qualcosa in quel momento le apparve in mano: una frusta. Leda spalancò gli occhi, mentre aumentava involontariamente la presa su Alan, il quale tentò di divincolarsi inutilmente. E quando vide la ragazza prepararsi a colpire Tyki, decise di mandare al diavolo la paura e fregarsene delle frecciatine del vecchio. Si fece avanti e insorse con un grido di protesta.

- LASCIALO STARE!!

Tutto si fermò. La ragazza si voltò verso di lei, la frusta alzata e pronta a calare sull'uomo. Vide Leda, e subito mutò l'espressione sfrontata che aveva in un broncio rabbioso.

- Non ti intromettere, traditrice! Dopo ce ne sarà anche per te!

Sollevò ancora il braccio, pronta a colpire, ma si vide bloccare i movimenti all'ultimo momento da qualcun'altro di inaspettato.

- Fermatevi, signorina - era il vecchio. Con voce assolutamente calma spiegò la situazione alla ragazza, la quale abbassò l'arma. Ma Leda lo vide, non si fidava affatto. La fissò, come ipnotizzata, poi guardò Tyki e si sentì divorare dal nervoso. Come aveva potuto mantenersi impassibile per tutto il tempo?!
Sentì Alan strattonarle la camicia, quindi si voltò verso di lui e vide il suo sguardo preoccupato. Prese un profondo respiro, e si calmò, osservando la situazione in silenzio. Il vecchietto dagli occhi seri si mise a parlottare con la ragazza la quale, dapprima stizzita, divenne più sciolta. A quel punto ripose la frusta al fianco, e con un rapido cenno ordinò alla sua squadra di immobilizzare Tyki. Leda tentò di fermarli, ma Lavi le prese un braccio e scosse la testa, facendola capire che era meglio non immischiarsi. Leda si calmò, e pensò che senza l'intervento del suo maestro sarebbe potuto capitare anche di peggio. In compenso, il portone di legno scuro cominciò a cigolare, per poi aprirsi lentamente. Un raggio di luce li investì, mentre con calma varcavano la soglia, accompagnati dal vociare della truppa e dai lamenti della sentinella di pietra.


Qualsiasi cosa Leda avesse detto riguardo l'Ordine Oscuro, prima di addentrarvisi, non corrispose per nulla a quanto vide in seguito, una volta attraversata la porta d'ingresso. L'atrio era immenso, luminoso; pareva risplendere d'oro. Grandi volte di marmo decorato con intarsi di pregievole fattura si ergevano maestose attorno a loro, denotando enorme elegenza e cura. Imponenti lampadari di cristallo donavano luce alla stanza, infondendola generosamente in ogni anfratto, e da soli rendevano quel luogo pregno di regalità, calore, sicurezza. Non sembrava affatto di trovarsi in una cattedrale. Non sembrava affatto di trovarsi nel luogo madre di tutti gli apostoli di Dio. Pareva più un sontuoso palazzo, proprietà di qualche ricco nobile. Di edifici simili Leda non ne aveva mai visti. La maggior parte erano stati distrutti dopo l'inizio della guerra, assieme alle famiglie che vi vivevano. Avevano deciso di opporsi a quell'assurda lotta per il potere, rifiutando l'offerta del Conte. Ed ora tutto ciò che rimaneva di loro e delle loro bellissime dimore erano solo macerie, quadri bruciati, vetri infranti. Vite cancellate dal mondo, come punizione per non essersi piegate a un volere superiore, troppo sicure di sé, orgogliose. Questa era la fine che attendeva chiunque non si fosse alleato con il Costruttore. Lo sapeva tutto il mondo ormai, anche se si evitava di parlarne. Leda si sentì ribollire di rabbia, mentre osservava a dir poco disgustata quell'enorme spazio completamente vuoto. Lei non ragionava allo stesso modo di quei religiosi codardi. Pensava che quella hall, da sola, avrebbe potuto ospitare un sacco di profughi, dando loro un posto in cui dormire, rifocillarsi, essere al sicuro. E invece... quello spazio potenzialmente utile veniva utilizzato per sbalordire chi il lusso non sapeva nemmeno cos'era, facendosi beffe di quelli che, come lei, nella vita avevano dovuto lottare per qualsiasi cosa. Strinse i pugni, ben sapendo che se non avesse avuto uno squadrone di Esorcisti che le teneva gli occhi incollati addosso, avrebbe fatto un macello. Letteralmente.
Dannati codardi, era questo che pensava di loro, ed era quello che sempre avrebbe pensato. Guardò Alan. Si teneva stretto alla sua manica, e procedeva al suo stesso modo: insicuro, quasi timoroso. Ma nonostante tutto, pareva rilassato. Questo la sollevò, non mancando però di ricordarle quanto orribile fosse quel posto. Lavi e il vecchio procedevano disinvolti, freddi, distinti. Erano diversi da prima, sembrava che l'essere entrati in quel luogo li avesse cambiati. Avanzavano al fianco della ragazza bionda, che con passo altero procedeva. Tyki era scortato da un gruppo di tre Esorcisti, i polsi tenuti stretti da una corda. Leda pensò che se avesse voluto si sarebbe potuto liberare. Conosceva i suoi poteri, sapeva cosa fosse in grado di fare. Ma allora perché non agiva?
Ecco che un rumore di passi improvviso interruppe il suo ragionamento. Quando sollevò lo sguardo vide due uomini, piantanti di fronte a loro come ad aspettar spiegazioni. Uno aveva l'aria trasandata, la cravatta storta e capelli biondi sparati per aria. L'altro pareva più sobrio, serio per certi versi; aveva i capelli scuri, tenuti a bada da uno strano berretto morbido; inoltre portava gli occhiali. Entrambi indossavano delle strane divise candide, più riconducibili a dei camici da laboratorio che a semplici soprabiti. Forse erano dei ricercatori, o degli scienziati.

- Claire, fai rapporto - attaccò l'uomo con berretto, che in qualche modo pareva essere il più alto di grado, dati gli stemmi sulla divisa. La biondina si fece avanti, assieme a Tyki e alla squadra che lo teneva legato.

- Abbiamo catturato uno di quegli schifosi Noah, Komui. E anche i suoi scagnozzi.

Per poco Leda non le saltò addosso. Da quando era stata declassata a scagnozzo di quel damerino scemo?! Non era più una semplice traditrice?! Dannati Esorcisti..

- Vedo, vedo - constatò l'uomo chiamato Komui, grattandosi la tempia con una matita, perplesso. Scrisse poi un appunto su di un documento e continuò - Voi dovete essere Bookman, se non sbaglio.

Aveva ignorato completamente la ragazza, e si era rivolto al vecchio. Questo abbozzò un sorriso e annuì, serio come sempre. Lavi fece altrettanto.
Leda ci capiva sempre meno. Bookman? E che erano?

- Vi ringrazio per essere venuti così in fretta. Immagino vogliate al più presto un alloggio per compiere i vostri doveri - continuò il tipo col berretto con voce sincera - Seguite il mio collega, vi scorterà lui.

Il biondo alle sue spalle fece un cenno, così Lavi e il vecchio si avviarono al suo seguito. Leda rimase da sola con Alan, entrando, suo malgrado, nel panico. Senza di loro, si sentiva spaesata, incapace di dire o pensare qualsiasi cosa. Ma ecco che Komui si accorse di lei.

- Benvenuta e benvenuto! - esclamò caloroso, totalmente diverso da pochi attimi prima. Strinse la mano a Leda, la quale ricambiò riluttante, e scompigliò i capelli ad Alan, che gli sorrise - Serviranno delle stanze anche a voi! Sì sì!

A quel punto intervenne Claire. Sembrava irritata, e Leda non si capacitò affatto del perché.

- Komui!! C'è una faccenda molto più importante a cui pensare adesso!! - ed indicò Tyki, il quale rimase impassibile. Leda si bloccò, incontrando i suoi occhi di onice. E rimasero a fissarsi per alcuni attimi, mentre la ragazza cercava di capire cosa diamine gli passasse per la testa, tanto da renderlo così arrendevole. Ma non ebbe l'opportunità di chiedergli nulla, perché uno degli Esorcisti lo mise fuori gioco con un colpo secco al collo. Tyki perse i sensi e venne trasportato altrove. Leda fece per seguirlo, con la testa che le scoppiava dalla quantità assurda di informazioni che l'avevano inondata, ma Komui fu più veloce, parandosi di fronte a lei con un sorriso e liquidando la faccenda nel tempo di una frase.

- Sarete stanchi, lasciate che Linalee vi accompagni nelle vostre stanze!

Leda guardò Claire, chiedendosi se non fosse lei la persona interessata. Ripudiò quel pensiero all'istante, quando la vide imbronciarsi e seguire i propri compagni lungo un corridoio buio e imperscrutabile. Quando si girò accanto a Komui c'era un'altra ragazza. Aveva dei bellissimi capelli scuri, gli occhi grandi e brillanti e l'aria cordiale e gentile di una signorina.

- Piacere di conoscervi - disse, con voce cristallina - Mi chiamo Linalee Lee.

Offrì la mano a Leda, la quale la strinse con circospezione. Alan d'altro canto fu contentissimo. Dopo essersi presentato seguì di buon grado la ragazza, tenendo per mano la sorellona. Attraversarono l'atrio, inoltrandosi in un ampio corridoio con enormi vetrate alle pareti. La luce della luna penetrava all'interno proiettando su di loro strane figure geometriche tutte traballanti. Linalee camminava sicura, il passo cadenzato, vivace. Invece Leda sembrava quasi trascinarsi, scocciata. Si fermarono di fronte ad una porta di legno. La ragazza l'aprì e fece accomodare i due fratelli all'interno di una piccola stanza con due letti singoli, già belli che pronti. C'erano poi una scrivania, un comodino e un cassettone abbastanza ampio. L'unica finestra presente era chiusa.

- Eccoci qua - annunciò la ragazza pimpante, con un sorriso gentile. Leda tentò di ricambiare: non ci riuscì. Guardò Alan e vide che già cominciava a tastare la morbidezza di uno dei materassi, allegro come una pasqua.

- Grazie - si limitò a dire, apatica. Non aveva voglia di parlare con nessuno, tanto meno con un Esorcista quale la ragazza sembrava essere, data la divisa simile a quelle che aveva visto in precedenza: di stoffa nera, pesante a vedersi, bordata di rosso e... con bottoni d'oro. Quasi sbiancò. Bottoni d'oro. Quello era oro, oro vero. Si sentì uno straccio buttato via. Quei traditori indossavano costosissime divise con bottoni d'oro, mentre lei si era sempre arrangiata con vestiti di seconda o terza mano. E Alan non era stato da meno.
L'orrore crebbe ancora di più. Linalee parve accorgersi del disagio, così velocemente li salutò e uscendo richiuse la porta. Appena fu certo di essere solo con sua sorella, Alan smise di sorridere e si fiondò verso di lei.

- Leda! - la chiamò, vivamente preoccupato - Non sarà successo nulla di male a Tyki, vero?

Leda lo strinse a sé, chiudendo gli occhi per cercare di rilassarsi. Quindi, anche lui era in agitazione. I sorrisi di prima non erano stati altro che una maschera per nascondere i suoi reali sentimenti...

- Sono sicura di no - sospirò, abbracciandolo con tutta sé stessa - Sono sicura...

La situazione non le era chiara. Da quando era arrivata lì le erano passate davanti troppe brutte facce, senza che lei potesse fare nulla in merito. Aveva sopportato il brutale trattamento che quella bisbetica con la frusta aveva riservato a lei e a suo fratello. Si era vista privare dei propri compagni di viaggio, senza riuscire ad impedirlo. Era stata trattata alla stregua di un rifiuto. E tutti gli altri... piano piano l'avevano abbandonata. Senza accorgersene, aveva preso a stringere con forza un lembo della coperta bianca del letto. Doveva agire. Non le importava dove si trovasse, o cosa le avrebbero fatto. Era suo dovere prendere posizione, procacciarsi da sola quelle informazioni che nessuno voleva darle. Erano tutti troppo stupidi, troppo fieri di loro stessi per non accorgersi con chi avevano a che fare. Lei non era una sprovveduta. Era capacissima di badare a sé stessa e sapeva che non avrebbe fallito. Per questo prese una decisione.

- Alan - disse, in tono serio e deciso - Questa notte vado a cercare Tyki.

Era la soluzione migliore. Lui era stata l'unica persona che in qualche modo non le fosse parsa falsa, ingannatrice. Aveva visto della sincerità in lui, anche se non lo avrebbe ammesso mai. Nonostante rimanesse un damerino scemo, era stato l'unico ad averli aiutati sul serio. Meritava qualcosa in cambio, a quel punto. Lei doveva trovarlo, ovunque lo avessero portato, e chiarire le cose una volta per tutte. E poi... non avrebbe permesso ancora una volta ad Alan di sopportare tutto quel dolore.
A quella notizia, lo vide dilatare le labbra in un vero sorriso sincero. Era davvero preoccupato perché lui, a differenza sua, con Tyki era riuscito a farci amicizia. Ma non lo avrebbe coinvolto in quella decisione. Gli voleva troppo bene per tirarcelo dentro, e non avrebbe sopportato di vederlo rinchiuso in qualche luogo lontano da lei. Sapeva che quegli Esorcisti avrebbero potuto farlo, che non si sarebbero lasciati intimorire da nulla. Perché loro erano il marciò dell'umanità...


Aspettare che si facesse notte fonda si rivelò un'impresa più difficile del previsto. Leda prese a mordicchiarsi le unghie per il nervoso, mentre camminava su e giù per la stanza aspettando il momento buono. L'orologio appeso al muro segnava solo le due e quaranta. Alan si era già addormentato, e il suo respiro calmo e quieto in qualche modo la rasserenerò. Si avviò alla porta in punta di piedi, scostandola appena per spiare all'esterno. Ad accoglierla furono il buio e il silenzio più totali. Rassicurata da ciò, si decise ad uscire. Il corridoio era deserto. La luna splendeva in cielo. Fece la strada percorsa precedentemente a ritroso, ritrovandosi in un'atrio completamente vuoto ma comunque illuminato. Prima che si sentisse nuovamente invadere dall'orrore per quell'immane spreco, saettò veloce come un lampo verso il vicoletto buio che Claire aveva imboccato quando si era allontanata. Era là che dovevano aver portato Tyki. Si ritrovò ancora una volta immersa nell'oscurità, a guidarla solo la luna argentata. Avanzò in quel percorso di incertezze, ponderando ogni passo e facendo attenzione anche al più piccolo dei rumori. Un brusiò attirò la sua attenzione, e subito si accucciò in un angolo per non essere vista. Udì delle voci in lontananza estinguersi quasi subito. Fortunatamente non erano passate per la sua stessa direzione o sarebbero stati guai. Si rialzò e proseguì, arrivando fino a toccare con la punta del piede uno scalino. Lentamente, cominciò a scendere. La temperatura si abbassò. Il respiro divenne più pesante. Cominciò ad avere freddo. Arrivata in fondo, raccolse il coraggio e per poco non sussultò. C'era uno spiraglio di luce davanti a lei, probabilmente generato da una porta socchiusa. Si avvicinò, il cuore che batteva come un tamburello nel petto, e la paura di quello che ci avrebbe trovato oltre sempre più viva dentro di lei. Si accostò all'anta, senza toccarla, per non farsi scoprire. Guardò all'interno, e trasalì, tutta agitata. Aveva trovato Tyki. Dalla scarsa visuale di cui disponeva, riuscì a vedere solo parte della sua figura, la luce di una lampada e un tavolo. Era seduto ad una sedia, probabilmente ci era pure legato. Qualcuno gli era di fronte. Stando si spalle a Leda, non aveva la facoltà di accorgersi di lei, ma la ragazza lo riconobbe all'istante.

"Komui".

Che diamine ci faceva quello da solo con Tyki?!

- Ne sono morti altri sei, nell'ultimo mese - aveva detto, con tono duro - Forse ti sono famigliari i loro volti?

Lo svolazzare della carta attirò l'attenzione di Leda dall'altra parte della porta. Doveva avergli mostrato delle foto. La curiosità la rodeva. Era ansiosa di sapere cosa nascondeva realmente lo straniero che li aveva salvati. Purtroppo, non udì alcuna risposta da parte di Tyki, e quando si sporse di più per vedere meglio per un attimo i suoi occhi scuri saettarono nella sua direzione. A quel punto indietreggiò, quasi di scatto. L'aveva vista?

- Il non parlare renderà le cose più difficili - continuò Komui, sospirando. Tyki non fiatò, anzi, guardò negli occhi l'uomo e sorrise, beffardo.

- Tu.. ! - per poco non si vide arrivare il faccia il pugno di fogli che l'altro teneva in mano - Se non hai intenzione di collaborare dovremo usare le maniere forti, lo sai?

Nessuna risposta. Era come un gioco per il Noah. Vedere chi sarebbe stato il primo a perdere la pazienza. Uno svago piacevole per rifuggire la noia. Ma non sapeva che Komui era una persona a cui piaceva che i giochi durassero poco. Un rumore di passi attirò la sua attenzione. Leda vide avanzare Claire nella stanza, la frusta in mano. Trasalì, già capendo quello che avrebbe fatto. E non poteva nulla per impedirlo.
Uno schiocco, un grido soffocato. Leda chiuse gli occhi, trattenendo le lacrime. Il solo pensare al dolore che doveva aver provato bastava a trasferirglielo addosso. Si strinse nelle spalle, scuotendo la testa, in freddo di quel luogo sinistro che improvvisamente la soffocava. Nella mente, un'unica parola: "Basta".

"Basta, basta, basta, basta..."

Gli schiocchi proseguirono. Si tappò le orecchie, fino a sentire solo il rumore attutito del proprio cuore che batteva impazzito e il proprio respiro angosciato.

"Basta, basta..."

La frusta si arrestò. Un silenzio gelido permeava l'aria. Leda tornò a sbirciare, orrendamente sconcertata. C'era del sangue sui bordi del tavolo e sicuramente dell'altro sul pavimento. Si mise una mano davanti alla bocca per impedirsi di urlare, di spalancare la porta e gridare giustizia. Non poteva mandare a monte il suo piano. Alan era più importante.

- Ti sei schiarito le idee? - Komui aveva pronunciato quelle parole aggiustandosi gli occhiali. Pareva freddo, e invece nemmeno lui era potuto rimanere impassibile di fronte a quella tortura.
Tyki sentiva la schiena bruciargli di dolore, come se stesse ancora ricevendo colpi. Nonostante ciò non emise un fiato, fermo nell'idea di non voler parlare.
E a Leda si strinse il cuore. Perché diamine non reagiva?! Perché non gridava nemmeno?!

"Non fare lo stupido, damerino scemo!!"

La frusta schioccò ancora. E di nuovo si tappò le orecchie, distrutta. Non tanto per il fatto che stessero facendo del male a Tyki. Piuttosto, era la violenza nuda e cruda che risvegliava in lei orribili sentimenti e ricordi sopiti da tempo nella sua memoria, che ogni volta le provocavano un dolore immane, come se fosse stata lei stessa a ricevere quelle frustate al posto del Noah. Ma non poteva andarsene. Era lì per un motivo preciso, e la volontà di rimanere vinse sull'angoscia. Continuò a guardare, patendo. Per lei e per lui.

Ed ecco che il silenzio fu rotto.
Tyki parlò. Dopo aver ripreso fiato, sollevò lo sguardo verso Komui e con sprezzo affermò:

- Non conosco nessuna di queste persone. Se le avessi uccise io me le ricorderei.

Claire sbiancò, stringendo rabbiosa il manico della frusta. Quelle parole distrussero in lei ogni barriera. Sollevò ancora l'arma, con tutta l'intenzione di uccidere il Noah, ma il superiore la fermò. Da come poi parlò, pareva comprendere i sentimenti della ragazza e per questo aveva impedito che commettesse un terribile errore. Tornò poi a rivolgersi a Tyki.

- Perché sei venuto fin qui da solo? E oltretutto, accompagnato da due esseri umani.


Leda si strinse le maniche della camicia. Parlavano di lei e Alan.
Il Noah sorrise sfrontato, ben consapevole di una verità che a loro sfuggiva, e orgoglioso di conoscerla, anche solo per metterli in ridicolo. Non disse niente. Ma non ricevette alcuna frustata.

- Posso solo dirvi questo - disse ad un tratto, proprio quando Komui pareva intenzionato a passare a punizioni corporali più severe - Il Conte sta per rimettere in funzione quella cosa...

A quelle parole i presenti tacquero all'istante, come paralizzati. A Claire tremarono le mani. La frusta cadde a terra.

- Non è possibile... - mormorò, sconcertata. A quel punto in un impeto di rabbia diede un calcio alla sua arma e mandò al diavolo il Noah.
Leda s'insospettì. Di cosa stavano parlando?
Non ottenne più alcuna risposta. Claire si stava dirigendo alla porta e quando fu uscita, lei era già sparita su per le scale.




Angolo di Momoko ♞

Eccomi qua! Wow, ultimamente scrivo papiri xD.
Nemmeno io mi capacitò di ciò, spero solo che duri ç.ç
Allora, come avete potuto leggere (se avete letto, in questo caso sappiate che vi amoH) l'arrivo all'Ordine non è stato proprio tanto tranquillo. Ho sofferto come un cane per scrivere le scena finale (Tyki perdonamiiii çAç).
In questo capitolo la povera Leda si vede sbattere in faccia troppe verità e la cosa la confonde, ma grazie alla sua determinazione saprà dare una risposta a tutto! ;) Non c'è molto da dire, ringrazio infinitamente tutti quelli che hanno letto, chi ha messo la storia tra le preferite, seguite... e anche chi l'ha recensita!!! Grazie mille, non so cosa farei senza di voi!!! <3 Spero che anche questo nuovo capitolo vi sia piaciuto, se avete critiche di qualsiasi genere vi prego di dirmele!^^
Allora... io mi dileguo! @^@
A prestooooo,

Momoko <3
   
 
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