Specchio
“Dove
accidenti siamo? –il tono di voce è piuttosto
scocciato- Sono stufa di questi cambiamenti giornalieri.”
Esclama Elena, di
fronte al terzo evidente cambiamento di periodo storico. E’
iniziato tutto come
un gioco, come qualcosa per accontentare Damon e Caroline, per
festeggiare i
loro dieci anni, ma la giovane Gilbert è già
profondamente scocciata. O ancora,
dipende dai punti di vista.
“Sta’
calma, tigre.” Ribatte Damon divertito. “Dove pensi
che siamo?” chiede con un velo di insicurezza.
Elena sbuffa,
prima di guardarsi attorno ed osservare il
luogo in cui si trovano. Mhm, abitazioni praticamente assenti
–a meno che un
cottage di legno rosso possa essere considerato tale-, alberi, querce,
arbusti
praticamente dappertutto, un pontile in legno che termina su di un
lago, un
vento poco accennato che solletica i loro vestiti e capelli…
“A primo impatto
potrebbe essere qualsiasi luogo sperduto… Magari in Europa,
“Acuta
osservazione, Watson.” È il commento
dell’uomo, che
si becca una gomitata dalla sua donna e finge d’esser stato
colpito a morte. “Wo-oh,
vacci piano, Gilbert!” esordisce divertito, facendole passare
in mezzo secondo
il malumore derivato dai continui viaggi-spostamenti.
“Caroline
me la pagherà, stanne certo. Che razza di
persona normale o con un po’ di buonsenso organizzerebbe un
viaggio nel tempo?
Nessuno! Caroline non è normale!”
“Devo
dire che siamo d’accordo, per una volta. –afferma
Damon
prima di ricevere un’occhiataccia da Elena. –Okay,
okay… piuttosto, cosa
dobbiamo fare qui? Non c’è nessun nostro ricordo,
giusto?”
“Di
mio sicuramente nessuno, ma in realtà non sono nemmeno
sicura che sia così. Non è detto che ci spostiamo
grazie ai ricordi, è solo un’ipotesi
piuttosto strampalata!”
“Vero.
– si esprime Damon – Andiamo a dare
un’occhiata al
cottage.”
Il cottage è un
luogo a dir poco strepitoso. Respirando quell’aria, sembra
quasi che i polmoni
di Elena s’intingano di vintage, di una pacata sensazione di
tranquillità, di
un mondo parallelo che non fa nemmeno parte del pianeta terra. Ed
è bellissimo.
L’entrata
è stata piuttosto accessibile – nessuna porta o
luogo a prova di vampiri- se non che il freddo puntiglioso e tagliente
che fa
tremare la coppia. Solo muovendosi all’interno della casa,
sembra che si
sprigioni un calore piacevole.
“E’
bello qui.” È tutto ciò che riesce a
dire Elena,
mentre si sfrega le mani e si guarda attorno con fare estasiato.
L’uomo mugola
qualcosa per darle ragione, ma Elena è troppo occupata a
fantasticare sulla
vita in questo cottage per prestare davvero attenzione alle sue parole.
Salendo al
piano superiore, si accede ad una sala da
pranzo, consistente in un tavolo di legno bianco piuttosto lungo,
accompagnato
da tante sedie colorate, tutte differenti l’una
dall’altra. Una serie di lucine
costella le pareti –rigorosamente di legno- e le illumina
creando un’atmosfera
tipica a quella natalizia.
Un sorriso si
tinge sulle labbra della giovane, adesso con
le palpebre abbassate, come per gustarsi questi istanti.
“Guarda
questo specchio.” Afferma Damon dopo un po’,
spezzando il silenzio niente affatto imbarazzante che si era venuto a
creare. La
giovane si avvicina a lui, specchiandosi e meravigliandosi di
ciò che vede.
“Sono
io. Con mamma, papà e Jeremy. Mi sorridono.”
Rivela sorridente,
mentre sposta una mano alla ricerca di queste persone dietro di
sé. Ma nulla. E’
come se non ci fossero, è come se fosse tutto frutto della
sua mente.
“Davvero?”
domanda Damon meravigliato. “Perché io vedo me
e mia madre.” Affievolisce il tono di voce, perdendosi
nell’immagine di fronte
a sé e catturando lo sguardo di Elena.
“Cosa
pensi che sia?” chiede a questo punto lei.
“Io…”
inizia Damon, ma non è neanche sicuro di cosa dire.
“Non
lo so.”
“Aspetta!”
squittisce la giovane. “Sei apparso tu!”
“Un
momento… è anche quello che vedo io! Ma
indossiamo
altri vestiti…” osserva Damon.
“…
quelli del giorno in cui ci siamo conosciuti per la
prima volta.” Termina la frase Elena, osservando il riflesso
di una lei
sorridente, mano nella mano con Damon, mentre indossa una maglia a
maniche
lunghe di un rosa sgargiante e dei jeans chiari.
“E’
incredibile…” esclama Elena. “Voglio
dire, cosa
riflette questo specchio? Un giorno lontano? Uno felice?”
domanda continuando
ad osservare l’altra sé stessa, che non
può tecnicamente essere la lei di
adesso.
“Probabilmente.
Oppure la persona ch-“ viene prontamente
interrotto dalla giovane. “Che ami! Giusto, come ho fatto a
non pensarci prima?”
“Be’,
in realtà stavo per dire che sta
accanto a te, ma in effetti
è meglio la tua versione.” Ghigna
Damon.
“Cosa-
Ehi!” Elena mette su un broncio irresistibile per
Damon.
“Posso
dirti come la penso?” chiede allora Damon, ed Elena
annuisce come una bambina. “Be’, io penso che
questo specchio rappresenti la
felicità, un momento felice. Prima abbiamo visto la nostra
famiglia, giusto?
Poi lo specchio ha riflesso entrambi, il giorno in cui ci siamo
conosciuti. Tecnicamente
siamo morti, quindi abbiamo due vite e dunque due momenti felici, uno
per ogni
nostra esistenza. E so che ci siamo conosciuti quando tu eri ancora
umana… ma
mi sembra logico così.” Elena sorride, pensando al
fatto che se è così, come
dice lui, loro sono la felicità dell’altro.
“E
più o meno lo stesso vale con il viaggio… Monique
ci ha
teletrasportati dove c’era un ricordo vivo di noi, per
rappresentare il nostro
legame…” senza rendersene conto, i due appaiono a
New Orleans, di fronte al
negozio della strega.
“…
ed allora colgo l’occasione per dirti una cosa. Io ti
amo, Elena, tu mi rendi una persona migliore, con te non riesco ad
essere
egoista, con te è tutto dannatamente perfetto, e ti
ringrazio per questo. Ti
ringrazio per essere la persona con cui trascorro la mia esistenza, la
persona
con cui condivido nuove emozioni ed esperienze, la donna che trovo
accanto a me
al mio risveglio. Io darei la vita per te, pur sapendo che mi
odieresti, perché
sarò io che alla fine del giorno ti terrò viva,
costi quel che costi. Pur
sapendo che dopo piangerai e ti dispererai per avermi perso.
Perché io ti
conosco, conosco i tuoi gusti preferiti del gelato, la tua canzone
preferita,
la stagione che più ami. So che non ti piace vivere sapendo
che hai perso tante
persone a te care, so che è difficile, so che sei forte e
che sei una
principessa guerriera. Perché con te andrei in capo al
mondo, con te vivo i
momenti migliori, come vedere un film con te, sul divano, in inverno,
con una
cioccolata calda, come darti i baci del buongiorno e della buonanotte,
io che
farei tutto per te, per farti ridere, piangere, commuovere o salvare,
che
preferisco a tutto un tuo bacio, perché senza non ci vivo,
perché io non sono
perfetto, sono la scelta sbagliata ma tu accetti tutto, a te non
importa. Ed io
ti amo Elena, e proprio perché ti amo potrei essere
più felice.” Afferma con il
fiato che quasi gli manca.
“Potrei
essere più felice sapendo che tu dipenda da me
come io dipendo esclusivamente da me, che
io vivo di te e dei tuoi respiri, sorrisi,
sapendo che per te è lo stesso, e per saperlo, devo
domandarti una cosa, una
piccola ed innocente domanda. Vorresti vivere con me per sempre, pur
sapendo
che l’eternità non ha un limite? Vorresti amarmi
per sempre? Vuoi tu, Elena
Gilbert, sposare me, Damon Salvatore?” chiede inchinandosi.
“Io…
Io non penso di meritare tutto questo. Non penso di
meritare un uomo che mi ami come solo tu sai fare, una persona che
darebbe
tutto pur di farmi felice e mantenermi in vita. Non penso che meriti
qualcuno
di speciale, dopo tutto quello che ho perso, dopo tutti i miei errori.
Non
penso di valere molto, a dire il vero, in fondo non sono nemmeno unica
come
dici, dato che sono la copia di altre due donne. –ride per
qualche secondo- Ma
è tutto quello che ho. E’ tutto quello che posso
offrirti, una doppelganger
vampira orfana, un cuore che riuscirebbe solo a dare amore a te.
Quindi, Damon,
io posso essere solo la tua scelta sbagliata. E tu sei la mia, unica,
amorevole, scelta sbagliata. E posso affermare con piacere che
sbagliare è ciò
che farò, allora. Ti amo, Damon. E sì, la mia
risposta è sì.” Conclude Elena
rossa in viso, con gli occhi lucidi.
Damon la
bacia profondamente, la bacia come se fosse l’unica
risorsa di vita al mondo, come se lei fosse l’ossigeno e lui
ne avesse bisogno
tutto.
“E’
un po’ come se tu fossi il mio specchio, Elena.”
Mormora
Damon abbracciandola, con il capo poggiato sulla sua spalla.
E
continuarono ad amarsi, sopra ogni cosa, sopra Caroline
e Klaus, sopra Matt ed i suoi nipoti, sopra Stefan e Bonnie rimasti
chissà
dove, sopra ogni concezione possibile dell’amore.
Perché
loro amavano amarsi, loro erano più dell’amore,
più
di due anime gemelle, più di due migliori amici.
Erano come
due specchi, due specchi impossibili da
rompere, frantumare.
-
Uaaaa!
C’è così tanto fluff che non ci credo
di aver
scritto bene, cioè sì, ho scritto, ma non mi
sembra di aver reso il loro amore
come io lo immagino… E va be’, questa minilong
è finita, terminata, is over, se
terminò, con un capitolo di anticipo, tanto fluff, e poca
ispirazione. E’ un
capitolo minuscolo, me ne rendo conto, e mi dispiace, ma deve andar
così.
Mi dispiace
di aver deluso le vostre aspettative, se così
è stato, oppure sono felice di essere stata
all’altezza di esse, se è successo
questo. Mando un bacio enorme a tutti, mille e uno grazie a chi ha
messo la
storia fra le seguite, preferite, ai lettori silenziosi, e mille due baci a chi ha
recensito.
E’
nato tutto dal video di Justin Timberlake, Mirrors, e
sono felice di aver scritto questa minilong. Cioè
sì, ovvio, ma non riesco
neanche a scrivere, tanto sono commossa.
Davvero,
grazie grazie grazie! Las
amo, chicasss!
P.S. Il
cottage di cui parlo esiste veramente e si trova
in Svezia.Una foto si trova nel banner ;)