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Autore: missimissisipi    27/08/2013    2 recensioni
Elena odia il futuro e, perché no?, anche il passato, se ritorna troppo spesso nel presente.
Elena Gilbert odia viaggiare nel tempo.
Damon Salvatore ha appena capito che Elena odia viaggiare nel tempo.
Elena ha appena sbuffato per la centonovantesima volta.
Ricapitolando: Elena Gilbert ha diciotto anni da molto tempo, circa dodici diari segreti ormai perduti, una doppelgänger umana che la odia, ed ha nuovamente sbuffato: siamo a quota centonovantuno.
Genere: Fluff, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Specchio

 

“Dove accidenti siamo? –il tono di voce è piuttosto scocciato- Sono stufa di questi cambiamenti giornalieri.” Esclama Elena, di fronte al terzo evidente cambiamento di periodo storico. E’ iniziato tutto come un gioco, come qualcosa per accontentare Damon e Caroline, per festeggiare i loro dieci anni, ma la giovane Gilbert è già profondamente scocciata. O ancora, dipende dai punti di vista.

“Sta’ calma, tigre.” Ribatte Damon divertito. “Dove pensi che siamo?” chiede con un velo di insicurezza.

Elena sbuffa, prima di guardarsi attorno ed osservare il luogo in cui si trovano. Mhm, abitazioni praticamente assenti –a meno che un cottage di legno rosso possa essere considerato tale-, alberi, querce, arbusti praticamente dappertutto, un pontile in legno che termina su di un lago, un vento poco accennato che solletica i loro vestiti e capelli… “A primo impatto potrebbe essere qualsiasi luogo sperduto… Magari in Europa, la Russia, o forse… Svezia?” più che una risposta è una domanda, riflette Damon, ma come può biasimarla? Sono in mezzo al nulla.

“Acuta osservazione, Watson.” È il commento dell’uomo, che si becca una gomitata dalla sua donna e finge d’esser stato colpito a morte. “Wo-oh, vacci piano, Gilbert!” esordisce divertito, facendole passare in mezzo secondo il malumore derivato dai continui viaggi-spostamenti.

“Caroline me la pagherà, stanne certo. Che razza di persona normale o con un po’ di buonsenso organizzerebbe un viaggio nel tempo? Nessuno! Caroline non è normale!”

“Devo dire che siamo d’accordo, per una volta. –afferma Damon prima di ricevere un’occhiataccia da Elena. –Okay, okay… piuttosto, cosa dobbiamo fare qui? Non c’è nessun nostro ricordo, giusto?”

“Di mio sicuramente nessuno, ma in realtà non sono nemmeno sicura che sia così. Non è detto che ci spostiamo grazie ai ricordi, è solo un’ipotesi piuttosto strampalata!”

“Vero. – si esprime Damon – Andiamo a dare un’occhiata al cottage.”

 

 Il cottage è un luogo a dir poco strepitoso. Respirando quell’aria, sembra quasi che i polmoni di Elena s’intingano di vintage, di una pacata sensazione di tranquillità, di un mondo parallelo che non fa nemmeno parte del pianeta terra. Ed è bellissimo.

L’entrata è stata piuttosto accessibile – nessuna porta o luogo a prova di vampiri- se non che il freddo puntiglioso e tagliente che fa tremare la coppia. Solo muovendosi all’interno della casa, sembra che si sprigioni un calore piacevole.

“E’ bello qui.” È tutto ciò che riesce a dire Elena, mentre si sfrega le mani e si guarda attorno con fare estasiato. L’uomo mugola qualcosa per darle ragione, ma Elena è troppo occupata a fantasticare sulla vita in questo cottage per prestare davvero attenzione alle sue parole.

Salendo al piano superiore, si accede ad una sala da pranzo, consistente in un tavolo di legno bianco piuttosto lungo, accompagnato da tante sedie colorate, tutte differenti l’una dall’altra. Una serie di lucine costella le pareti –rigorosamente di legno- e le illumina creando un’atmosfera tipica a quella natalizia.

Un sorriso si tinge sulle labbra della giovane, adesso con le palpebre abbassate, come per gustarsi questi istanti.

“Guarda questo specchio.” Afferma Damon dopo un po’, spezzando il silenzio niente affatto imbarazzante che si era venuto a creare. La giovane si avvicina a lui, specchiandosi e meravigliandosi di ciò che vede.

“Sono io. Con mamma, papà e Jeremy. Mi sorridono.” Rivela sorridente, mentre sposta una mano alla ricerca di queste persone dietro di sé. Ma nulla. E’ come se non ci fossero, è come se fosse tutto frutto della sua mente.

“Davvero?” domanda Damon meravigliato. “Perché io vedo me e mia madre.” Affievolisce il tono di voce, perdendosi nell’immagine di fronte a sé e catturando lo sguardo di Elena.

“Cosa pensi che sia?” chiede a questo punto lei.

“Io…” inizia Damon, ma non è neanche sicuro di cosa dire. “Non lo so.”

“Aspetta!” squittisce la giovane. “Sei apparso tu!”

“Un momento… è anche quello che vedo io! Ma indossiamo altri vestiti…” osserva Damon.

“… quelli del giorno in cui ci siamo conosciuti per la prima volta.” Termina la frase Elena, osservando il riflesso di una lei sorridente, mano nella mano con Damon, mentre indossa una maglia a maniche lunghe di un rosa sgargiante e dei jeans chiari.

“E’ incredibile…” esclama Elena. “Voglio dire, cosa riflette questo specchio? Un giorno lontano? Uno felice?” domanda continuando ad osservare l’altra sé stessa, che non può tecnicamente essere la lei di adesso.

“Probabilmente. Oppure la persona ch-“ viene prontamente interrotto dalla giovane. “Che ami! Giusto, come ho fatto a non pensarci prima?”

“Be’, in realtà stavo per dire che sta accanto a te, ma in effetti  è meglio la tua versione.” Ghigna Damon.

“Cosa- Ehi!” Elena mette su un broncio irresistibile per Damon.

“Posso dirti come la penso?” chiede allora Damon, ed Elena annuisce come una bambina. “Be’, io penso che questo specchio rappresenti la felicità, un momento felice. Prima abbiamo visto la nostra famiglia, giusto? Poi lo specchio ha riflesso entrambi, il giorno in cui ci siamo conosciuti. Tecnicamente siamo morti, quindi abbiamo due vite e dunque due momenti felici, uno per ogni nostra esistenza. E so che ci siamo conosciuti quando tu eri ancora umana… ma mi sembra logico così.” Elena sorride, pensando al fatto che se è così, come dice lui, loro sono la felicità dell’altro.

“E più o meno lo stesso vale con il viaggio… Monique ci ha teletrasportati dove c’era un ricordo vivo di noi, per rappresentare il nostro legame…” senza rendersene conto, i due appaiono a New Orleans, di fronte al negozio della strega.

“… ed allora colgo l’occasione per dirti una cosa. Io ti amo, Elena, tu mi rendi una persona migliore, con te non riesco ad essere egoista, con te è tutto dannatamente perfetto, e ti ringrazio per questo. Ti ringrazio per essere la persona con cui trascorro la mia esistenza, la persona con cui condivido nuove emozioni ed esperienze, la donna che trovo accanto a me al mio risveglio. Io darei la vita per te, pur sapendo che mi odieresti, perché sarò io che alla fine del giorno ti terrò viva, costi quel che costi. Pur sapendo che dopo piangerai e ti dispererai per avermi perso. Perché io ti conosco, conosco i tuoi gusti preferiti del gelato, la tua canzone preferita, la stagione che più ami. So che non ti piace vivere sapendo che hai perso tante persone a te care, so che è difficile, so che sei forte e che sei una principessa guerriera. Perché con te andrei in capo al mondo, con te vivo i momenti migliori, come vedere un film con te, sul divano, in inverno, con una cioccolata calda, come darti i baci del buongiorno e della buonanotte, io che farei tutto per te, per farti ridere, piangere, commuovere o salvare, che preferisco a tutto un tuo bacio, perché senza non ci vivo, perché io non sono perfetto, sono la scelta sbagliata ma tu accetti tutto, a te non importa. Ed io ti amo Elena, e proprio perché ti amo potrei essere più felice.” Afferma con il fiato che quasi gli manca.

“Potrei essere più felice sapendo che tu dipenda da me come io dipendo esclusivamente da me,  che io vivo di te e dei tuoi respiri, sorrisi, sapendo che per te è lo stesso, e per saperlo, devo domandarti una cosa, una piccola ed innocente domanda. Vorresti vivere con me per sempre, pur sapendo che l’eternità non ha un limite? Vorresti amarmi per sempre? Vuoi tu, Elena Gilbert, sposare me, Damon Salvatore?” chiede inchinandosi.

“Io… Io non penso di meritare tutto questo. Non penso di meritare un uomo che mi ami come solo tu sai fare, una persona che darebbe tutto pur di farmi felice e mantenermi in vita. Non penso che meriti qualcuno di speciale, dopo tutto quello che ho perso, dopo tutti i miei errori. Non penso di valere molto, a dire il vero, in fondo non sono nemmeno unica come dici, dato che sono la copia di altre due donne. –ride per qualche secondo- Ma è tutto quello che ho. E’ tutto quello che posso offrirti, una doppelganger vampira orfana, un cuore che riuscirebbe solo a dare amore a te. Quindi, Damon, io posso essere solo la tua scelta sbagliata. E tu sei la mia, unica, amorevole, scelta sbagliata. E posso affermare con piacere che sbagliare è ciò che farò, allora. Ti amo, Damon. E sì, la mia risposta è sì.” Conclude Elena rossa in viso, con gli occhi lucidi.

Damon la bacia profondamente, la bacia come se fosse l’unica risorsa di vita al mondo, come se lei fosse l’ossigeno e lui ne avesse bisogno tutto.

“E’ un po’ come se tu fossi il mio specchio, Elena.” Mormora Damon abbracciandola, con il capo poggiato sulla sua spalla.

E continuarono ad amarsi, sopra ogni cosa, sopra Caroline e Klaus, sopra Matt ed i suoi nipoti, sopra Stefan e Bonnie rimasti chissà dove, sopra ogni concezione possibile dell’amore.

Perché loro amavano amarsi, loro erano più dell’amore, più di due anime gemelle, più di due migliori amici.

Erano come due specchi, due specchi impossibili da rompere, frantumare.

 

-

 

Uaaaa! C’è così tanto fluff che non ci credo di aver scritto bene, cioè sì, ho scritto, ma non mi sembra di aver reso il loro amore come io lo immagino… E va be’, questa minilong è finita, terminata, is over, se terminò, con un capitolo di anticipo, tanto fluff, e poca ispirazione. E’ un capitolo minuscolo, me ne rendo conto, e mi dispiace, ma deve andar così.

Mi dispiace di aver deluso le vostre aspettative, se così è stato, oppure sono felice di essere stata all’altezza di esse, se è successo questo. Mando un bacio enorme a tutti, mille e uno grazie a chi ha messo la storia fra le seguite, preferite, ai lettori silenziosi,  e mille due baci a chi ha recensito.  

E’ nato tutto dal video di Justin Timberlake, Mirrors, e sono felice di aver scritto questa minilong. Cioè sì, ovvio, ma non riesco neanche a scrivere, tanto sono commossa.

Davvero, grazie grazie grazie! Las amo, chicasss!

P.S. Il cottage di cui parlo esiste veramente e si trova in Svezia.Una foto si trova nel banner ;)

  
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