“Io
te l'avevo detto, sorella!” esclamo subito, dopo essermi accorto che anche lei
aveva intravisto il fantasma.
Io
non sono ammattito. Non dico mica le bugie, e figuriamoci se con questo dannato
caldo sono in vena di prenderla in giro, su un fatto del genere poi!
Allora
avvertiamo un fracasso: i miei occhi si sgranano alla vista della cara Nissan
schiantata senza pietà contro il tronco robusto di un albero.
Rimango
paralizzato, forse per il dispiacere, per il rimpianto di non aver fatto nulla
per impedire che il cofano della macchina si sfondasse, mentre Temari sospira.
“Andiamocene”,
dice, dirigendosi verso il guard rail.
“Come?
A piedi?” le chiedo, ancora scosso.
“No.
A elemosinare un passaggio”.
“A-aspetta!
E se…” esito, perché procede come se mi stesse ignorando.
“E
se provassi ad aggiustarla?” la informo, alzando il tono della voce.
“Dai,
Tem, permettimi di fare almeno un tentativo!” affermo, anche se più che
un’affermazione la mia sembra la lamentela di un bambino rivolta a una madre
indifferente. Il massimo che ottengo è un’occhiata di sbieco.
“Mi
stai ignorando? Ok. Non importa, io vado lo stesso. Tu però avvisa se si ferma
qualcuno”, le dico.
Amareggiato,
nonché armato di tutte le migliori intenzioni per porre rimedio alla situazione
assurda in cui siamo incappati e uscirne fuori indenni, faccio dietrofront e
marcio dritto verso il problema.
Mi
avvicino con una certa prudenza e scorgo del fumo grigio scuro che fuoriesce da
ciò che rimane del ‘muso’ dell’automobile.
Di
male in peggio. E chissà se il fantasma è ancora dentro l’abitacolo, o se si è
spostato favorito dalla trasparenza del suo corpo, magari levitando come si vede
nei film!
Purtroppo,
tempo di arrivare a due metri di distanza, sento uno scoppio al motore e la mia
macchina prende fuoco.
Allora
mi blocco di nuovo, sgranando gli occhi per la sorpresa, anche se avrei dovuto
prevedere che l’aria afosa avrebbe favorito, se non incrementato, la diffusione
delle fiamme.
Poi
ho un impulso improvviso e scatto comunque verso una portiera del sedile
posteriore, per recuperare almeno le scorte d’acqua, le bottiglie che avevamo
per il viaggio, ad eccezione di quelle vuote.
Piene
sono soltanto tre.
“Tem!”
la chiamo, alzando il tono della voce. “Ehi, Temari! Ho bisogno di un consiglio
urgente!”
E
io che pensavo di fare qualcosa di buono… adesso mi darà dell’idiota, perché non
mi viene idea migliore che aprire una bottiglia e gettare acqua sul fuoco.
***
“Idiota!
Sapevi che quella vecchia carretta non sarebbe durata tanto, eppure tu cosa fai?
Cerchi di salvarla come se fosse un essere umano?” lo ammonisce, trascinando con
sé il fratello per un braccio.
“Sei
insensibile, Tem. Ci ero affezionato, lo sai bene!” le risponde con un broncio
risentito, stringendo a sé, con il braccio libero dalle grinfie di una sorella
senza cuore, l’unica bottiglia rimasta.
Lo
porta dov’era appostata prima, in attesa del passaggio di un veicolo qualunque.
Mezz’ora
più tardi, finalmente, i due Sabaku, annoiati e sudaticci, scorgono in
lontananza un mezzo di trasporto. Si guardano e sperano di avere fortuna, perché
la loro auto è ormai un ammasso informe di detriti carbonizzati, lamiere e legna
bruciata. Perché la prima macchina che hanno visto li ha ignorati, mentre il
secondo – un furgoncino bianco – era fin troppo pieno.
“Dai
che questa è la volta buona, me lo sento”, afferma con ritrovato ottimismo
Kankuro, che fino a cinque minuti prima continuava a lamentarsi di ogni cosa
negativa capitatagli durante quel viaggio.
“Che
lo sia davvero. Non mi sono mai stufata così tanto in vita mia. E in parte devo
ringraziare te e i tuoi sproloqui senza senso”, gli fa sapere schiettamente.
Ora
è Kankuro a ignorarla e a sorridere mentre si sbraccia per farsi vedere, per indurre chi sta alla guida a rallentare.
Temari
sospira.
Caso
vuole che, a fermarsi, sia una persona che entrambi conoscono bene.
Dentro
una Toyota nera, infatti, c’è un amico del fratello.
Svolta
verso il parcheggio solitario, si ferma e scende dalla macchina.
I
due gli vanno incontro, uno con il sorriso, l’altra mantenendo un’espressione
seria e controllata.
“Inuzuka,
eh?”.
“Ehilà,
Kiba! È un po’ che non ci si vede, come stai?”.
Dopo
i saluti e i convenevoli del caso, Kiba Inuzuka domanda: “Avete bisogno di un
passaggio, vero? Salite su! Io arrivo subito”.
Detto
questo, si allontana con andatura abbastanza tranquilla e disinvolta verso
l’autogrill.
Kankuro
annuisce.
“Credi
che sia meglio avvisarlo?” sussurra
poi all’orecchio della sorella, alludendo alle stranezze del posto.
“No,
non serve”, replica lapidaria Temari. “Non ci tengo a essere presa per pazza:
parlatene soltanto se nota qualcosa di strano anche lui”.
“Va
bene, capo”.
Passa
qualche minuto, prima che i due, mostrando un certo stupore, lo vedano ritornare
con lo stesso cane bianco che si era fatto accarezzare e aveva salutato Temari.
“Perché
quelle facce?” si chiede Kiba.
“È
il cane parlante!” si lascia sfuggire Kankuro, beccandosi un’occhiata truce
dalla sorella maggiore, che aveva subito mutato espressione.
“Parlante?”
ripete Kiba, leggermente divertito per via dell’esclamazione concitata
dell’amico.
“Ah,
adesso capisco. Ma è ovvio, in realtà avete sentito parlare il fantasma. Peccato
che io non abbia avuto la stessa fortuna, sarei veramente curioso di vederne
uno”, dice lui, mettendo in moto la sua macchina, dopo aver ascoltato con vivo
interesse le loro disavventure.
Anche
se le sue passioni più grandi sono i cani e i motori, gli sono sempre piaciute
le storie di fantasmi.
“Sì,
proprio una fortuna…” replica ironica la donna seduta al suo fianco, pigiando il
bottone per alzare il finestrino dal suo lato.
“Bene”,
commenta con un sorrisetto, controllando nello specchietto retrovisore che non
arrivino altre vetture e accelerando pian piano. “Volevi sapere come mai passavo
da queste parti, amico?”.
Kankuro
risponde di sì, mentre l’ospite canino si è acciambellato per dormire. Se non
altro, non darà fastidio durante il viaggio, pretendendo attenzioni. Cosa strana
è che sembra essersi particolarmente affezionato alla sorella, anche se lei non
lo calcola più di tanto. Negli ultimi minuti prima di salire in macchina, si è
solo limitata a dargli da mangiare.
“Ho
ricevuto la segnalazione di un cane abbandonato da queste parti. E appena l’ho
visto ho pensato che fosse lui. Il suo nome è Shikamaru”, spiega Kiba in poche
parole.
“Ho
capito. Allora alla fine abbiamo fatto una buona azione”, pensa ad alta voce
l’altro, sollevato.
Durante
il tragitto, a un certo punto Temari si volta verso il fratello, che le ha messo
una mano sulla spalla sinistra.
“Cosa
vuoi?” s’informa scocciata.
“Tem,
io sto morendo di sete”, risponde lui.
“E
allora?”.
“Sto
morendo di sete!” ripete Kankuro, rivolto a entrambi.
“Sei
grande e grosso, puoi benissimo resistere finché non arriviamo a destinazione!”
replica piatta la sorella, senza lasciarsi impietosire dai suoi occhi
imploranti.
“Potete
bere dalla mia borraccia, se non vi fa schifo”, interviene ridacchiando Kiba.
Li
trova proprio buffi, sono una l'opposto dell'altro, sono sempre stati così.
Come
se non bastasse, ricorda che un tempo aveva una cotta pazzesca per la bionda
seduta accanto a lui, al momento con le braccia incrociate al petto e
un'espressione corrucciata sul volto.
I
ciuffi biondi le si sono afflosciati lungo il viso per il sudore, ma è comunque
bella e avvenente.
Per
una volta, può intraprendere il viaggio di ritorno a Konoha City in compagnia,
la città dove loro due hanno intenzione di telefonare a Gaara, il fratello
minore, e di avvisarlo affinché li venga a prendere.
E
sorride, mentre la donna rimprovera il fratello che a parer suo, anziché bere
compostamente, sta dando spettacolo.
“All’autogrill
dell’assurdo, ormai, sembra che non ci pensino più”.
*-*-*-*
-
Pacchetto Patatine [Raiting Giallo. Genere Sovrannaturale/Azione. Coppia con
Temari. Contesto: AU.]
Note
definitive:
considero questa fanfiction un mero esperimento,
grazie al quale mi sono messa alla prova.
Vi
confesso che l’idea di base me l’ha data una professoressa, facendomi intuire
che poteva essere interessante mischiare sovrannaturale e comico, che insieme mi
sembra abbiano dato vita a una cosa assurda, misteriosa ma piacevole.
Protagonista
della prima parte (tutta introspettiva e giustamente narrata al presente) è
Temari, mentre la seconda parte è suddivisa tra il punto di vista di Kankuro e
le tre scenette finali con narrazione in terza persona.
Credo
di aver rispettato tutti gli elementi del pacchetto, eccetto forse uno, il
genere “azione”… non so, mi sembra di averne messa pochissima e perciò non l'ho
inserito nella presentazione ^^’
Ah,
Temari è in coppia con fratello, non in senso romantico, ma per il fatto che lei
si concentra più su di lui, mentre nella seconda parte ho aggiunto un accenno di
KibaTema a senso unico.
Spero
vi sia piaciuta ^^ ho voluto riscrivere quasi interamente la seconda parte
perché non mi convinceva, l’ho allungata e resa più semplice e comprensibile,
lasciando pochi interrogativi, almeno per me è così! *incrocia le dita*
Ringrazio
nuovamente la giudicia del contest e le altre due partecipanti, sempre se si
ricordano ancora di me =)
E
infine ringrazio chiunque mi sproni a continuare a scrivere, soprattutto quando mi sento scoraggiata *__* grazie davvero!
Un
bacione,
Rina