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Autore: xXx Veleno Ipnotico xXx    27/08/2013    5 recensioni
Quanti di voi hanno visto una sorta di legame, tra Isaac e Erica, nella seconda stagione? Bene, con questa raccolta ho provato a rivedere in chiave "romantica" questo legame, concentrandomi su dei particolari missing moments. Ogni os sarà scollegata da quella precedente, per questo possono essere lette anche senza seguire l'ordine. Ricordo: coppia crack, quindi possibili ooc. L'avvertimento "contenuti forti" è stato inserito per il secondo capitolo.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Erica Reyes, Isaac Lahey
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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La sera era vicina; presto la luna sarebbe stata alta nel cielo e avrebbe reso i loro istinti animali. Non sarebbero più stati in grado di ragionare e la sola cosa cui avrebbero bramato, per tutta la notte, sarebbe stata la voglia di uccidere.

Isaac era già stato succube dell’effetto della luna piena, una volta, ma aveva passato gran parte di quel tempo chiuso in una cella, fino al momento in cui era arrivato Derek a quietare i suoi istinti.

Ora, però, faceva parte di un branco e non aveva idea di come sarebbe stato perdere il controllo all’interno di questo, circondato da altri lupi inesperti che di certo non avrebbero placato la sua sete di sangue, ma che forse l’avrebbero addirittura aumentata.

Derek gli aveva promesso che avrebbe insegnato loro come trasformarsi a proprio piacimento, ma in quel lungo lasso di tempo non ce n’era mai stato modo, perché questioni “più importanti” non facevano altro che intromettersi.

Quella sera, perciò, non avrebbero potuto assaporare la loro vera essenza di lupi e Isaac, addirittura, sentiva che non avrebbero potuto farlo per molto ancora.

Derek gli aveva mostrato catene e altri arnesi di tortura, quella mattina, perciò non era stato difficile capire le sue intenzioni: voleva che se ne stessero buoni, lontani da cacciatori e da qualsiasi persona vivente.

C’erano già troppi problemi, in quella città, perché se ne aggiungessero degli altri!

In qualche modo, Derek voleva proteggerli. Avrebbero ucciso i loro stessi genitori, sotto l’influsso della luna e qualsiasi piccolezza avrebbe condotto Gerard dritto da loro.

No. Quella notte l’avrebbero passata a ululare all’interno della ferrovia abbandonata e l’unica cosa contro cui avrebbero combattuto sarebbero state le catene attorno ai loro corpi.

Quella sera, Isaac era arrivato nel “covo segreto” di Derek con un certo anticipo, convinto di non trovare nessuno. Per Boyd ed Erica sarebbe stata la prima notte in assoluto in cui avrebbero perso il controllo, mentre lui, nelle ore antecedenti al sorgere della luna, aveva già provato quella sensazione lacerante, come di un fuoco che lo bruciava dall’interno, per questo aveva deciso di allontanarsi dalle persone che lo circondavano con largo anticipo.

Lui lo definiva bruciore, perché era più semplice che chiamarlo con il suo vero nome. Era la voglia di uccidere, di fare del male, e per tutto il giorno non aveva fatto altro che agire per conto suo, facendolo sentire irrequieto, malvagio.

Sorpassò le varie ferraglie che delimitavano l’entrata, gettando un’occhiata fugace agli attrezzi di tortura appartenenti a Derek.

Quest’ultimo gli aveva spiegato che il solo modo per controllarsi era mantenendosi deboli, e niente meglio del dolore riusciva a indebolire qualcuno!

Entrò nel treno abbandonato, ma sull’uscio si sorprese di non essere solo: Erica si trovava seduta su uno dei sedili, la testa premuta contro il vetro sporco del finestrino. Guardava al di fuori di questo ed era così assorta nei suoi pensieri che non avvertì nemmeno la presenza di Isaac, fin quando quest’ultimo non attirò la sua attenzione pronunciando un sommesso «Ehi!»

Voltandosi di soprassalto verso di lui, Erica lasciò trasparire un’espressione agitata, quasi impaurita, che cercò di mascherare subito dopo, anche se il tono della sua voce rimase scostante «Che ci fai qui?»

Isaac alzò le spalle «Si sta avvicinando la sera; ho preferito allontanarmi da tutti un po’ prima.» la guardò sospettoso «Tu, invece?»

L’espressione di Erica sembrava quasi agonizzante, come se stesse soffrendo da ore «Tu non hai nessuno.» mormorò senza nemmeno badare alla domanda del ragazzo «L’unica persona cui avresti potuto nuocere è te stesso.» ma subito dopo aver parlato si rese conto di quanto le sue parole fossero state taglienti e inopportune e per questo si diede della sciocca mentalmente, della debole. Stava lasciando che la luna parlasse al posto suo.

Fortunatamente Isaac non era nuovo a quell’’esperienza: sapeva quanto l’influsso della luna condizionasse i loro modi di agire e di parlare, per questo non se la prese, anche perché, una volta azzittita, non fu difficile notare la sua espressione rammaricata.

Rispondergli non sarebbe servito a niente, a meno che non avesse voluto alimentare inutilmente il suo fuoco interiore, così decise di sedersi semplicemente accanto a lei, in silenzio.

Non aveva molta voglia di parlare, a dirla tutta. Temeva che così facendo avrebbe finito per comportarsi come Erica, e differentemente da lei non avrebbe saputo gestire la situazione. Per quanto sotto certi aspetti potessero somigliarsi, avevano acquistato dei caratteri differenti dopo la trasformazione: se Erica era diventata più esplicita e scontrosa, Isaac non aveva di certo perso la sua poca loquacità.

Di fronte a quel silenzio imbarazzante, però, Erica si rese finalmente conto di ciò che le stava accadendo, osservando la situazione da un punto di vista calmo che fino a quel momento non aveva ancora preso in considerazione, data la sua poca lucidità. Si passò le mani sul volto, facendo trasparire l’inquietudine. Era di sicuro una ragazza forte e dopo la trasformazione ci teneva a dimostrarlo più di qualsiasi cosa, ma certe volte era inevitabile far riemergere la parte debole e insicura che l’aveva caratterizzata per tanto tempo. Era la sua umanità, la cosa che le impediva di diventare un mostro, nonostante il suo nuovo status.

«È tutto il giorno che mi sento così... strana.» riprese a parlare nonostante il silenzio di Isaac, perché aveva paura che standosene zitta avrebbe dovuto affrontare in modo definitivo quei pensieri malvagi che non le appartenevano «Sono venuta qua per evitare di attaccare qualcuno ingiustamente, ma comunque sembra non esserci più nessuno in questa città.»

«Sono tutti alla festa di Lydia.»

Finalmente Isaac aprì bocca, ma solo perché si rese conto, come Erica, che forse tenendo acceso un discorso si sarebbero distratti, evitando così di pensare al loro istinto animale che prendeva il sopravvento.

Pronunciando il nome di Lydia, però, si ricordò improvvisamente della cotta che aveva avuto nei suoi confronti e convenne che anche un simile ricordo sarebbe bastato a tenerlo con i piedi per terra, vicino alla sua umanità, ma poi si ricordò anche di quella volta in cui le aveva chiesto di uscire e del modo snob e altezzoso con il quale lei gli aveva risposto e si rese conto che evidentemente non era un ricordo abbastanza solido, cui aggrapparsi.

Erica, dal canto suo, sembrava essersi infastidita dopo quella frase, ma camuffò la cosa con una risatina, anche se Isaac ci colse del nervosismo, all’interno, come qualcuno che cerca goffamente di mascherare le proprie emozioni scaricando la frustrazione su altro «Pazzesco! Anche ora che è diventata la pazza della città continua a essere popolare.» ma nonostante i suoi sforzi, alla fine cedette, e quell’espressione dura che le rendeva la fronte corrucciata si affievolì, rendendo anche più facile notare i suoi occhi lucidi «Ho paura, Isaac!» chinò la testa verso il basso, mentre cercava di guardare qualsiasi cosa pur di non incontrare lo sguardo del ragazzo.

Isaac sentiva pesare quella confessione come un macigno. Era come se Erica temesse di esporsi troppo e di conseguenza avesse paura di non apparire più la ragazza forte e dura che era diventata. Aveva paura di apparire nuovamente come l’Erica vittima delle crisi epilettiche, quella che veniva scansata da tutti e che ogni giorno si sentiva fuori luogo dovunque andasse. Il peso e la paura di quello che avrebbero dovuto affrontare, però, andava al di là di ciò che temeva sarebbe stato il giudizio delle persone; o in quel caso il giudizio di Isaac.

«Durerà solo una notte.» Isaac provò goffamente a tranquillizzarla. Non era mai stato bravo con le parole, soprattutto se doveva consolare qualcuno. Non aveva mai avuto modo di fare pratica, perché nessuno era mai andato da lui per confidarsi o semplicemente per parlare. «Non faremo del male a nessuno: Derek farà in modo di tenerci chiusi qua dentro.»

Erica alzò finalmente il volto, guardando Isaac nei suoi occhi chiari, ma il suo sguardo non sembrava affatto meno preoccupato «È proprio questo a farmi paura.» guardò oltre Isaac, fuori dal finestrino sull’altro lato del treno, come per rivolgersi alla cassa piena di catene e ferraglie varie «Non so se ricordi, ma ‘sta notte dovrò indossare una corona di chiodi. Neanche fossi Gesù Cristo!» la sua capacità di ricorrere al sarcasmo, in ogni situazione, era la cosa che impediva a Isaac di capire quando finisse lo scherno e iniziasse la paura.

Solo quella mattina, alla vista di quell’aggeggio, si era comportata con sufficienza, mormorando qualche battutina e fissandolo come non avesse capito che fosse destinato proprio a lei e adesso tutta la paura repressa le era crollata addosso facendola annaspare come soffocata dal panico.

«Credevo non fosse un problema, per te.» mormorò in risposta Isaac, ostentando una calma innaturale, per quel momento. Il fatto, era che ogni licantropo reagiva in maniera diversa alla luna piena: Scott si era comportato da vero stronzo, la prima volta; Erica tirava fuori la rabbia repressa sparando cattiverie ogni due per tre, mentre Isaac cercava solamente di tenere sotto controllo quel desiderio spaventoso di uccidere, che lo stava logorando dall’interno; troppo spaventato per affrontarlo.

Respirava male e si muoveva a fatica, come fosse reduce da un combattimento, una lotta interna contro se stesso. Lottava per tenere sotto controllo il suo lato umano, per non far prevalere il lupo che era in lui, ma gli risultava impossibile.

Erica, nel frattempo, aveva preso a fissarlo inviperita, gli occhi color miele sembravano ardere «Certo!» esclamò tra il sarcastico e l’esasperazione «Il mio unico desiderio è sempre stato quello di farmi incoronare da un pezzo di metallo chiodato!» le sue parole erano intrise di veleno, ma subito dopo averle pronunciate si rese conto di quanta cattiveria stesse dimostrando nei confronti di Isaac, il quale si stava dimostrando fin troppo accomodante, riguardo ai suoi repentini cambi d’umore. Si chiese se il suo non fosse un atteggiamento un po’ egoista, in fondo Isaac soffriva tanto quanto lei, ma a differenza sua non l’attaccava ogni volta che ne aveva la possibilità.

Nuovamente la sua espressione si fece abbattuta: non aveva intenzione di comportarsi in quel modo, soprattutto con Isaac, il quale aveva trovato di una presenza piacevolmente interessante dopo la trasformazione, così fece per scusarsi, ma lui la precedette «Tranquilla.» mormorò abbozzando un sorriso «Anche io ho paura.»

Erica sospirò «Sento ogni fibra del mio essere bruciare, come se stesse andando a fuoco. Il mio corpo mi costringe a trasformarmi, lo sento.» Isaac poteva leggere il terrore all’interno dei suoi occhi «E in più dovrò indossare quella cosa...» la frase le morì in gola, sottolineando quanto fosse terrorizzata «Dei chiodi entreranno nella mia testa, Isaac.» altre lacrime le inumidirono gli occhi «Non so, con precisione, quale dolore proverò quando la luna sarà arrivata all’apice, ma so per certo che dei chiodi nella testa non sono affatto piacevoli!»

«È per indebolirci.» Isaac cercava di trovare a tutti i costi un lato positivo, in quella faccenda, perché, stranamente, vedere soffrire Erica in quel modo lo faceva sentire strano. Quella stranezza, però, non riusciva a definirla; non sapeva se fosse colpa della luna, ma seduto accanto a lei, mentre ascoltava le sue parole cariche di enfasi, il suo cuore non faceva altro che battergli nel petto con la stessa intensità di un martello pneumatico. «Se saremo deboli, non potremmo fare del male a nessuno.»

Erica annuì, ma ciò non bastò a tranquillizzarla «Lo so. Mi chiedo solamente perché a me. »

Isaac non ne aveva idea, in quel momento, ma quando più tardi avrebbe fatto quell’identica domanda a Derek, lui gli avrebbe risposto esattamente nello stesso modo «Tu sei una donna molto forte: hai combattuto contro le tue crisi per tutta la vita. Riesci a sopportare il dolore più di tutti noi.»

Un sorrisetto compiaciuto colorò il volto della ragazza, che finalmente sembrò rilassare i muscoli della faccia, assumendo un’espressione meno tirata «Lo pensi sul serio?»

Isaac annuì, felice di vedere la sua preoccupazione assopirsi. Aveva un sorriso davvero spontaneo e per la prima volta si rese conto di quanto fosse bella. Nuovamente, sentendo i battiti del suo cuore accelerare, incolpò alla luna piena, anche se nel profondo sapeva di star mentendo a se stesso.

Le rivolse un ultimo sguardo, sorridendole, senza rendersi nemmeno conto che già da un po’ aveva smesso di percepire quel bruciore logorante che per tutto il giorno l’aveva fatto impazzire, portandogli alla mente solo sensazioni negative e immagini di uccisioni. «Io ti resterò vicino, se vuoi.» Erica annuì, sentendosi quasi più leggera «Andrà tutto bene, te lo prometto.»

La ragazza fece cadere la testa sulla spalla di lui, in un gesto che non aveva niente a che vedere con il malizioso. Stava solo accettando il conforto di un amico e inaspettatamente la vicinanza al suo corpo la fece sentire più tranquilla. Chiuse gli occhi: non aveva bisogno di alcuna promessa, perché stranamente si fidava delle sue parole. Forse perché in quel breve lasso di tempo, con la sua sola presenza, quel ragazzo che per una vita non aveva mai inquadrato, perché sempre troppo silenzioso e solitario, era riuscito a farla sentire in pace, come se non ci fosse più alcuna luna piena a torturarla e come se gli istinti che questa aveva risvegliato, fossero poco a poco spariti.

***

La luna, ormai, aveva raggiunto il suo apice e quella sensazione distruttiva che Isaac e gli altri avevano provato per tutto il giorno era ormai esplosa; quel dolore lancinante, ora, li stava costringendo a trasformarsi come fosse una violenza. Il loro corpo stava mutando in fretta e senza il loro consenso, ed era proprio questo a fare così male.

All’inizio, quando ancora la loro umanità poteva essere controllata, avevano cercato di collaborare, lasciandosi incatenare.

Come le aveva promesso, Isaac era rimasto vicino a Erica; l’aveva tenuta ferma mentre Derek girava quei pezzi di ferro nel suo cranio, come a volerle avvitare il cervello.

Le sue grida erano state insopportabili; perfino Boyd aveva voltato la testa straziato da quel suono, mentre sul volto il sangue le scendeva a fiotti corposi, fin quando la carne non si era rimarginata intorno al metallo e allora i rivoli di sangue avevano iniziato a rapprendersi.

Isaac l’aveva stretta più forte ogni volta che il suono delle sue grida era salito d’intensità, cercando di infonderle coraggio e di non venire meno alla sua promessa, ma era difficile perfino per lui assistere a quella scena, perché sapeva che oltre a sorreggerla e sostenerla non poteva fare nient’altro.

Vederla soffrire in quel modo gli aveva portato alla mente il ricordo di suo padre: aveva sofferto così tante volte, per mano di quell’uomo, che forse il pensiero di essere incatenato in modo strategico perché potesse soffrire non lo turbava come invece avrebbe dovuto.

In realtà era la sofferenza di qualcun altro che lo stava turbando. Erica aveva mormorato un grazie sommesso, con il respiro affannato, mentre Isaac si allontanava da lei per lasciarsi anch’esso incatenare.

La ragazza teneva gli occhi chiusi a causa del dolore che quella “corona” le provocava, così, fortunatamente, non poté vedere lo sguardo pieno di sofferenza quando, guardandola, Isaac le mentì dicendole «Il peggio è passato. Adesso andrà tutto bene.»

Si domandò come fosse possibile che stesse provando tutta quell’empatia nei suoi confronti, mettendo addirittura in seconda luce la sua, di sofferenza, poi, distratto dalle continue fitte cui il suo corpo in procinto di trasformarsi era sottoposto, smise di riflettere e si lasciò incatenare anche lui, chiedendo a Derek come facesse a non sentirlo (l’Alpha sembrava stranamente troppo calmo, rispetto a loro).

«Lo sento ogni secondo.» aveva risposto frettolosamente, stringendo il più possibile le catene attorno al suo corpo.

A Isaac quella risposta non bastava; lui desiderava sapere ogni cosa sul suo nuovo status ed era per questo che, probabilmente, era sempre il solo che si preoccupava di fare delle domande a Derek. Lui voleva capire, perché solo capendo le cose potevano essere risolte.

«E come lo controlli?»

«Trovando un’ancora. Qualcosa d’importante. Solo così tieni il lato umano sotto controllo.»

Quelle parole fecero riflettere il ragazzo, ma ormai sentiva che il suo tempo era finito: i muscoli, la pelle e tutto il resto bruciavano come se stessero andando a fuoco. Sentiva le unghie allungarsi e i denti diventare quelli di un’animale. La paura iniziò a scemare, fino quasi a lasciare interamente spazio al lupo.

Quasi... perché una parte di lui ancora lottava per tenersi stretta quell’umanità che, sapeva, era l’unica cosa che l’avrebbe salvato dal perdersi completamente.

Le urla di Erica e Boyd perforavano la sua mente provocandogli dolore, ma quello era di certo il minore dei suoi mali. Sentiva il loro armeggiare con le catene, per liberarsi, e data l’assenza di ragione, che lo aveva poco a poco abbandonato, non si rese nemmeno conto che a quel rumore si era aggiunto anche quello delle sue, di catene.

Percepì l’odore del sangue sui polsi e sulle caviglie, ma nella sua testa si svolgeva tutto in una maniera così confusa che, successivamente, furono ben poche le cose che ricordò di quel momento.

Aveva sempre trovato assurdo il fatto che certe persone potessero perdere il controllo della propria mente, agendo senza essere realmente in sé stessi. Più che altro si chiedeva come fosse possibile; insomma, se lui non voleva uccidere, avrebbe imposto al suo cervello di non farlo, ma solo in quel momento si rese conto di quanto le parole fossero molto più semplici dei fatti.

La testa che avevano in quel momento non era più la testa di tre adolescenti, ma la testa di tre licantropi e come tale ragionava di conseguenza. Adesso Isaac aveva capito quale fosse la differenza tra la trasformazione sotto la luna piena e quella sotto circostanze normali: nel secondo caso erano lupi, ma con le percezioni da umani, nel primo caso, invece, erano solo lupi, bestie assetate di sangue in cerca di vite da spezzare.

Probabilmente Derek aveva preso un po’ sottogamba la loro forza, o forse era l’effetto della prima luna piena (o nel caso di Isaac, la seconda) ad aver amplificato le loro capacita, perché nel giro di pochi minuti, dopo aver completato la trasformazione, riuscirono tutti e tre a liberarsi.

Erica e Boyd si avventarono senza indugio su Derek, affondando gli artigli nella sua carne. Derek era l’Alpha, ma certamente non ce l’avrebbe fatta contro tre licantropi fuori controllo. Cercava di tenergli testa, ma ogni volta che ne metteva uno K.O. l’altro gli si avventava contro con ferocia.

Isaac, differentemente, puntava a uscire da lì, così, cogliendo quel momento in cui nessuno stava più badando a lui, si fiondò fuori dal finestrino infrangendo il vetro.

Corse via da quella stazione abbandonata senza mai voltarsi a guardare indietro; sentiva il vento fra i capelli e le figure attorno a sé apparivano distorte per via della velocità con cui stava scappando.

Era una sensazione di libertà che aveva voluto provare spesso, nella vita, solo che in quel momento non era del tutto libero, perché condizionato da quella voglia di uccidere che sembrava essere l’unica cosa a prevalere. Ogni sua azione era comandata da qualcosa che non era lui e ciò gli procurava dolore. Era come se due entità si stessero contendendo lo stesso corpo, ma l’animale sembrava avere sempre la meglio.

Pensava a tutte quelle persone cui avrebbe potuto fare del male. Magari a Lydia, la quale lo aveva respinto ferendo i suoi sentimenti, o forse sarebbe potuto andare direttamente a casa sua e una volta lì fare una strage, per rovinare quella festa cui non era mai stato invitato. O magari avrebbe potuto sfogare quel misto di rabbia e forza incontrollata su Scott, il quale aveva detto di far parte del loro branco, ma ugualmente, ogni volta, agiva da solo, comportandosi come se fosse un Omega; oppure...

In quel momento l’immagine di Erica si figurò nei suoi pensieri. Le aveva promesso che le sarebbe rimasto accanto, invece alla prima occasione, comandato dai suoi istinti, era fuggito.

Stranamente quei pensieri animaleschi che annebbiavano la sua mente presero ad affievolirsi, facendo ritornare poco a poco il suo respiro regolare.

Si fermò, guardandosi intorno come stordito. Ma cosa stava facendo?! Si stava arrendendo alla luna così facilmente, senza provare nemmeno a lottare? Ne aveva abbastanza di personificare sempre la parte del succube; lo era stato per troppo tempo a causa di suo padre e aveva deciso di diventare un licantropo proprio per non sentirsi più così, e adesso permetteva alla luna di infierire su di lui come fosse una nuova forma di quell’uomo? No.

Ma il dolore, se cercava di ribellarsi alla sua natura, era troppo forte...

Nuovamente Erica si figurò nei suoi pensieri. Le aveva fatto una promessa e stava venendo meno alle sue stesse parole ogni secondo che stava lontano dalla stazione abbandonata. Doveva tornare da lei, doveva aiutarla, dirle che sarebbe andato tutto bene... glielo aveva promesso!

Stringendo i pugni iniziò a correre verso la direzione dalla quale, qualche minuto prima, era scappato, continuando a pensare alla sua promessa, per far in modo che il lupo non prendesse nuovamente il sopravvento.

Arrivò giusto in tempo per bloccare la fuga di Boyd, mentre Derek ammanettava il polso inerme di Erica a uno dei pali del vagone. Isaac ebbe un tuffo al cuore, a quella vista, ma non si lasciò abbattere e con più quanta forza aveva in corpo spinse Boyd contro i sedili, tenendolo fermo con una mano sul suo collo, premendo fino a fargli perdere conoscenza.

Derek si voltò verso di lui sorpreso, ma allo stesso tempo felice di vederlo e senza perdere tempo lo aiutò a trascinare il corpo inerme di Boyd accanto a quello di Erica, per incatenarlo una seconda volta.

L’adrenalina di quel momento l’aveva aiutato a rimanere lucido e la vista di Erica, inerme sul pavimento, il volto segnato dal sangue e il corpo martoriato da graffi e ferite, lo fece sentire strano, male: di nuovo provò quella sensazione che non era riuscito a definire. Ma se provava delle emozioni, qualunque queste fossero state, non voleva forse dire che non era diventato completamente un’animale? Era riuscito a tenere sotto controllo la sua umanità.

Si chinò accanto a Erica, guardandola per un’ultima volta con gli occhi carichi di lacrime. Perché si sentiva così? Era una sensazione strana, per lui; mai provata prima. Poi la vide muoversi, agitarsi come se stesse facendo uno strano sogno, e allora il suo cuore riprese a battere regolarmente e sulle labbra gli si dipinse un sorriso. Stava bene!

Avvicinò con timidezza una mano al suo volto, per scostarle dalla faccia una ciocca di capelli «Visto?» mormorò, anche sapendo che non avrebbe potuto ascoltarlo «È andato tutto bene.»

A quelle parole gli venne da ridere, dato com’erano andati realmente i fatti: avevano quasi ucciso Derek, ma almeno non erano fuggiti per andare a mietere vittime innocenti per la città.

Si alzò da terra continuando a sentirsi strano. Era tranquillo, in un certo senso, ma ugualmente c’era qualcosa che lo inquietava: quella ragazza, in qualche modo, era riuscita a salvarlo.

Raggiunse Derek vicino a uno dei sedili rimasti intatti e si lasciò incatenare senza opporre resistenza.

«Starai bene, ora. Hai trovato un’ancora!»

Isaac si rese finalmente conto di ciò che gli stava capitando: Erica era stata la sua ancora; lui le aveva promesso che l’avrebbe aiutata, ma alla fine era stata lei ad aiutare lui.

Sorrise, pensando che, forse, qualcosa di buono, quella sera, era accaduto.

 

 

 

 

Pensieri&Precisazioni: Ed ecco a voi la secondo os *///*

Ammetto che mi ha fatto un po’ penare, questo secondo “capitolo”, ma spero che alla fine ne sia uscito fuori qualcosa di decente (anche perché a forza di rileggerlo lo avevo imparato a memoria e non riuscivo nemmeno più a scovare gli errori o le frasi senza senso ç_ç).

Qui, come avrete notato, il clima è abbastanza diverso da quello della os precedente: qui mi sono voluta concentrare un po’ più sulla “sofferenza” e sul fluff, che sulle scariche di adrenalina che prevalgono in “La prima volta”.

Prima di iniziare questo capitolo mi sono fatta miliardi di filmini mentali, perché avevo paura che il testo non risultasse fluido, dato che ho scritto più missing moments in uno, ma spero di aver fatto un buon lavoro ^^”

Questa volta ho voluto raccontare la storia dal punto di vista di Isaac, perché avevo bisogno che ci fossero alcuni riferimenti a suo padre, durante la narrazione. Infatti lui cerca di fare dei paragoni tra i due tipi di sofferenze e alla fine, oltre alla promessa che ha fatto ad Erica, il desiderio di non volersi più sottomettere a qualcuno (in questo caso la luna) come faceva con suo padre, gli da lo stimolo di continuare a lottare; che poi era l’ancora che trova nel telefilm, quindi non potevo allontanarmi troppo da questo xD

Essendo una raccolta incentrata sull’Erisaac, però, ho fatto in modo che trovasse “la sua ancora” soprattutto nella figura di Erica: lui le promette che le sarebbe stato vicino, ma alla fine è lei a “salvarlo” ^^”

Inoltre, in questa puntata, ho sempre trovato Isaac molto curioso, nel senso che pone diverse domande a Derek, rispetto agli altri, così ho voluto riportare questa mia sensazione anche qui nella os xD

Mi è piaciuto molto descrivere le loro sensazioni durante la luna piena, anche se ho cercato di non soffermarmi troppo su queste, per non renderle pesanti.

Ho immaginato che il loro “dolore” dipendesse dal fatto che questa li obbligasse a trasformarsi contro la propria volontà, anche perché, nella puntata, una volta trasformati non sembrano soffrire più come prima (umanità persa a parte xD).

Una cosa che non vi avevo detto nella os precedente è che non ho intenzione di far durare troppo questa raccolta ^^” Probabilmente vi aspetteranno solo altre due os, perché non essendo una long o comunque una raccolta dove le varie os seguono un filo cronologico, ho paura che alla lunga possa stancare (e poi diciamocelo: i missing moments da scovare non sono poi tantissimi xD).

Credo di avervi detto tutto. Nonostante l’abbia rivista centinaia di volte, ci sono ancora delle cose che non mi convincono, quindi siate i più sinceri possibile, con le recensioni. Non mordo xD

Infine ringrazio tutti quelli che hanno aggiunto questa storia tra le seguite/ricordate/preferite e chio l’ha recensita la scorsa volta: siete bellissime :3

 

Un bacio <3 Ci sentiamo al prossimo capitolo! 

   
 
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