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Autore: saltandpepper    27/08/2013    8 recensioni
Avere un'avventura di una notte da ubriachi fa schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo fa più schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo e si è un ragazzo è il massimo dello schifo.
La vita di Louis Tomlinson crolla su di lui dopo un incontro con il calciatore Harry Styles mentre erano ubriachi. Tutto ciò che ha mai conosciuto e mai creduto viene gettato fuori dalla finestra e lui è improvvisamente costretto a venire a patti con il fatto che il suo cuore non batte più solo ed esclusivamente per lui.
ATTENZIONE: Questa storia non è nostra. Noi ci limitiamo a tradurla!
Slash, Louis/Harry esplicito.
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Mpreg
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ATTENZIONE: Questa storia non è nostra. Dopo averla trovata in uno dei tanti siti di Fan Fiction Inglesi, abbiamo deciso di tradurla anche qui su EFP, sapendo che sicuramente a qualcuno avrebbe fatto piacere. Tutti i diritti di autore vanno alla fantastica Blindfolded.
 
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Capitolo 3



Penso che ci sia bisogno di andare in palestra più spesso.

Lunedì 1 Novembre
Undici settimane

Era passata esattamente una settimana da quando avevo pagato il medico per la visita, una settimana da quando mi aveva detto che ero... in gravidanza. Era dannatamente strano da pensare ed io ancora non ero sicuro di essere riuscito ad accettarlo al cento per cento. Ma nonostante la stranezza della situazione e nonostante io ancora non credessi di esserlo, mi ritrovavo ad appoggiare le mani sul mio stomaco di notte, quando andavo a letto, e la mattina mi svegliavo esattamente allo stesso modo. Il malessere mattiniero non era ancora passato, non che fosse una sorpresa, e anche se ormai ci avevo fatto l'abitudine continuavo ad odiarlo con ogni fibra del mio essere.
Il mio problema principale però non aveva a che fare con l'accettare se fossi o non fossi incinto, nè con il malessere mattiniero, ma di capire se volessi abortire o no, e se no, capire come avrei potuto dirlo a mia mamma, a Owen e più importante, a Harry. Il ragazzo stava per diventare padre e non ne aveva assolutamente la minima idea. Non avevo bisogno di un test di paternità per sapere che il bambino era di Harry, lui era l'unica persona con la quale avessi mai dormito, quindi l'unica persona con il quale abbia mai... bene, per essere volgare: l'unica persona che abbia mia eiaculato il suo sperma dentro di me. Non c'erano altri candidati. D'altra parte non sapevo come dirlo a Harry. Sarebbe già stato difficile farlo se fossi stato una ragazza, ma oltre a dovergli dire che stava per diventare padre di un bambino concepito mentre era completamente ubriaco, avrei dovuto dirgli che ero io quello in gravidanza. Io. Un ragazzo. Si, la conversazione sarebbe stata molto divertente.
Avevo visto Harry di tanto in tanto a scuola - quando ero riuscito a smettere di vomitare quel tanto che bastava per andarci - ma lui non mi aveva mai guardato, quindi era stato difficile per me riuscire a parlargli. Avevo pensato una o due volte di scrivergli su facebook per chiedergli di vederci da qualche parte, ma mi ero reso conto che sarebbe sembrato come se volessi chiedergli di uscire o cose del genere. La mia idea migliore era stata semplicemente quella di rintracciarlo durante il pranzo o tra le classi quando ritornava al suo armadietto, che avevo scoperto essere sei armadietti lontano dal mio, e chiedergli se potessi parlare con lui di una cosa importante. Non che quello sarebbe stato meno imbarazzante. Era un atleta popolare, mentre io ero un ragazzo senza amici di cui nessuno sapeva il nome, oltre il fatto che non sembrava ricordare di aver parlato con me, ed io ero fottuto per quello, non aveva idea di chi fossi. Ma avevo bisogno di lui per sapere se scegliere di tenere il bambino o no.
Non ero a scuola quel Lunedì, non solo a causa del malessere mattiniero, ma anche perchè stavo aspettando la telefonata dall'ufficio del medico per sapere i risultati dei miei esami del sangue. Se anche quelli avessero dimostrato che ero incinto, poi... non ci sarebbe stato più dubbio. Avevo visto l'immagine ad ultrasuoni, avevo sperimentato il malessere mattiniero, avevo sentito la bozza sulla mia pancia e avevo preso tre test di gravidanza, ognuno dei queli era uscito positivo. L'unica cosa restante per cancellare l'ultima mia traccia di dubbio era quella telefonata.
Per questo che, alle due di pomeriggio, seduto sul mio letto con il portatile appoggiato sulle ginocchia, controllavo il mio telefono ogni due secondi. Ero stato seduto lì dalle dieci della mattina e le ore passavano terribilmente lente. Avevo messo un bicchiere mezzo vuoto di acqua di fianco a me sul comodino e avevo continuato a bere piccoli sorsi di quello solo per tenere le mani occupate. Proprio mentre stavo per alzarmi dal letto e andare a cercare qualcosa da mangiare, il mio telefono squillò ed io mi catapultai praticamente su di esso, facendo cadere il computer e il bicchiere d'acqua sul pavimento. Non prestai attenzione al display ma, dopo aver preso il telefono, premetti sul tasto per accettare la chiamata.
"Pronto?" Dissi senza fiato.
"Salve signor Tomlinson, sono il Dottor Wright, chiamo per informarla riguardo alle analisi," disse la voce familiare dall'altra parte della linea.
"Gliel'ho detto, dottore, sono Louis. Signor Tomlinson mi fa sentire vecchio," dissi con una risatina nervosa.
Lo sentii ridere dall'altro capo della linea.
"Tutti diventeremo vecchi un giorno, Louis. Io lo sono già. Ora, sulle analisi del sangue che ti abbiamo prelevato vi era un alto livello di-"
"Dottore, io non capisco frasi e parole mediche, quindi per favore mi dica se sono... lo sa," dissi implorante.
"Ebbene secondo gli esami, sei davvero incinto, non c'è dubbio."
Presi un lungo respiro tremante.
"Va bene," dissi sforzandomi di mantenere la calma.
"Un po' lo immaginavo, ho preso tre test ed erano tutti... positivi."
"In circostanze normali direi 'congratulazioni', ma non mi sembri molto entusiasta, così ho intenzione di dire un 'mi dispiace'."
"No è... va bene, credo," dissi.
"Ma ho bisogno di capire quello che voglio fare ora, no?"
"Immagino che ti riferisca alla decisione di tenerlo o no."
"Si."
"Beh, come ho detto, il limite di aborto qui in Inghilterra è ventiquattro settimane, in modo da poter decidere fino alla fine di Gennaio. Anche se volessi abortire, ti consiglierei di farlo il prima possibile."
"Perché?"
Lo sentii ridacchiare dall'altro capo della linea prima di rispondere.
"E' molto normale per le persone in stato di gravidanza affezionarsi sempre di più al bambino nel tempo, quindi potrebbe essere più facile per te se si passasse alla procedura il prima possibile piuttosto che all'ultimo minuto."
All'ultimo minuto. Inghiottii. Il pensiero di uccidere un bambino che era sviluppato quasi per due terzi era dannatamente terrificante, per non parlare di vile e disumano. Guardai la mia pancia, che sembrava cresciuta un po' dalla scorsa settimana, e mi morsi il labbro. 'E' normalissimo per le persone in stato di gravidanza affezionarsi sempre di più al bambino nel tempo'. Sapevo del mio da circa una settimana e già sentivo il bisogno di proteggerlo. Proteggerlo da ogni danno che sarebbe potuto capitargli lungo la sua strada. Semplicemente fantastico.
"Si, io-io deciderò presto," dissi.
"Voglio dirlo a Harry, però."
"Harry?"
"Oh, uhm, il... padre."
"Giusto. Bene, chiamami una volta che gliel'hai detto e hai deciso e pianificheremo un nuovo appuntamento, va bene?"
"Si, io... la chiamo," mormorai.
"Ma... uhm, pensa di poter essere ancora il mio psicologo?"
"Certo," ridacchiò.
"Io sono, voglio dire, pensa che sia pazzo se dico che... mi sento già attaccato a questo bambino?" Dissi esitante.
"No, non penso che tu sia pazzo."
"Davvero? Perchè mi sento pazzo," mormorai.
"Soprattutto perchè so che non posso tenerlo."
"Perchè non puoi tenerlo?"
"Prima di tutto, perchè sono un ragazzo e ci sarebbero tante voci in giro, cose che io non sono molto bravo a gestire. Secondo perchè mia mamma mi ucciderebbe. Terzo perchè sono single. Quarto perchè ho diciotto anni, ho ancora un anno di liceo e il mio futuro davanti, e quinto perchè... io non sono pronto ad avere un bambino."
"Ma tu hai già certamente... sentimenti paterni?"
"Si, credo. Voglio dire, non riesco a sopportare l'idea di ucciderlo... non voglio abortire, dottore, io voglio davvero farlo."
"Allora non farlo."
Sospirai.
"Non è cosi facile. Ma parlerò con Harry e dopo aver deciso la chiamerò."
"Buona fortuna."
"Grazie."
Riattaccai e misi il mio cellulare sul comodino. Lo ero. Ero incinto, non c'era più alcun dubbio. Non che non fossi stato abbastanza sicuro per una settimana intera, ma ormai non c'era più nemmeno una punta di speranza che quella storia fosse un grande scherzo cosmico.
Dovevo pensare: avrei dovuto o non avrei dovuto tenerlo? Ma prima di decidere quello, dovevo dirlo a Harry. Mi sentivo come se lui meritasse di saperlo, anche se la sua vita sarebbe stata senz'altro più facile nell'ignoranza, e sapevo che non sarei stato capace di abortire senza prima conoscerlo.
Domani, decisi. Il giorno dopo avrei rintracciato Harry e avrei dovuto dirglielo.

Martedì 2 Novembre
Undici settimane e un giorno


Quando mi svegliai la mattina dopo, mi sentii ancora più malato del solito. Ero stato sveglio tutta la notte, temendo la mattina quando mi sarei dovuto alzare, andare a scuola e dare una notizia che avrebbe cambiato tutta la vita a Harry. E quella dell'anatomia umana.
In qualche modo ero riuscito a vomitare il minimo, ero stato in ginocchio davanti al gabinetto solo per quindici minuti. Feci una doccia veloce e mi vestii. Quel giorno scelsi di mettermi un pullover bianco davvero aderente, cosa che presto si era rivelata una scelta sbagliata. Quando entrai in cucina sia mamma che Owen erano già seduti al tavolo, a mangiare la loro colazione chicchierando allegramente di una delle prossime partite di calcio di Owen. Entrambi i loro sguardi si rivolsero a me quando entrai e si sorrisero per un breve secondo prima che i loro occhi cadessero più in basso sul mio corpo e le loro bocche si aprissero.
"Wow, Louis, penso ci sia bisogno di andare in palestra più spesso," sbuffò Owen.
"Owen!" Lo rimproverò mamma, ricomponendosi rapidamente.
"Vuoi un po' di colazione, caro?" Chiese lei, guardandomi.
Ero occupato ad esaminare il mio corpo e a non prestare alcuna attenzione a lei. Avevo davvero guadagnato così tanto peso da farlo notare alle altre persone? Non mi ero guardato bene allo specchio la scorsa settimana, non particolarmente ansioso di vedere il mio riflesso, così in tutta onestà, non avevo idea di come apparisse il mio stomaco. Certo, avevo sentito con le mani che la bozza era diventata un po' più grande, ma era davvero così terribile? Senza risparmiare un altro sguardo ai due membri della mia famiglia, corsi fuori dalla stanza e ritornai in camera mia per vedere quanto terribile fosse.
Per l'ennesima volta in questi giorni, chiusi a chiave la porta della mia camera una volta dentro. Gettai rapidamente il mio pullover a terra e mi posizionai davanti allo specchio, guardando il mio profilo. Poi capii le reazioni di mia mamma e Owen perchè... beh... in tutta onestà non avevo l'aspetto di uno aumentato di peso, come aveva insinuato Owen, perchè il mio stomaco non era flaccido come sarebbe stato in quel caso. No, era solo un po'... più grosso del normale. Non era grande, si vedeva a mala pena a mio parere e con una maglietta un po' più larga non si sarebbe nemmeno notato, ma dovevo ammettere che lo trovai un po' deprimente. Ero di sole undici settimane e già avevo avuto problemi.
Una volta che mi fui cambiato la maglia, tornai in cucina.
"Tesoro, che succede? Perchè sei scappato?" Mi chiese mamma non appena mi vide.
"Sono grasso," dissi acidamente.
"Si, lo sei, cosa diavolo è successo? Sei sempre stato magro," disse Owen con le sopracciglia alzate.
"Owen, vuoi procurare a tuo fratello un disturbo alimentare?" Gli disse mamma, guardandolo male.
Alzai gli occhi al cielo.
"Non voglio arrivare ad avere un disturbo alimentare mamma, non preoccuparti," dissi.
"Ma penso che non mangerò nulla per il momento."
"Cosa? Perchè no?"
"Perchè ho appena trascorso quindici minuti a vomitare nel water e ho bisogno di andare a scuola oggi," dissi.
"Se sei malato, rimani a casa," disse mamma con fermezza.
"Va tutto bene."
"Ma perchè hai bisogno di andare a scuola?"
"Perchè ho-ho un test," mentii.
"E ne ho già persi un po', quindi..."
Sospirò.
"Va bene, ma lascia almeno che ti dia un passaggio. E porta il cellulare in modo che tu possa chiamare se hai bisogno che ti venga a prendere, ok?"
"Si, si," dissi sprezzante.

*

Martedì era il giorno peggiore a scuola: due ore di matematica, due ore di storia e alle ultime due sociologia. Odiavo tutte queste materie e odiavo anche gli insegnanti. Oltre al giorno noioso, era ritornata anche la sensazione di malessere estremamente fastidioso che mi aveva portato il cattivo umore. Il mio piano era quello di trovare Harry durante il pranzo, dopo le due ore di storia. Le ore di pranzo erano diverse nei giorni e variavano da studente a studente, quindi sperai che Harry avesse le ore in comune con me il martedì.
Alla giusta ora arrivai alla caffetteria e mi sentii ancora più malato di prima, probabilmente a causa del gigantesco grumo di nervosismo che stava crescendo nel petto. Stavo pregando Dio di riuscire ad evitare di vomitare solo fino a quando non avessi parlato con Harry. Non c'erano molte persone nella sala da pranzo quando arrivai ed era sia un sollievo che una delusione. Una delusione perchè c'era una minore probabilità che Harry fosse lì e un sollievo perchè significava che meno persone avrebbero sentito quando avrei poi parlato con lui in caso ci fosse. Lasciai vagare i miei occhi per la stanza in cerca di capelli ricci facilmente riconoscibili e con mio orrore assoluto e completo sollievo, trovai quello che stavo cercando. Era seduto ad un tavolo in un angolo insieme ad altri tre ragazzi. Oh grande, tre persone in più dal quale ridicolizzarmi.
Con passi lenti e incerti iniziai a camminare verso il tavolo, desiderando che il battito cardiaco rellentasse in una velocità normale in modo da non avere un infarto. Quando ero circa a due metri di distanza dal mio obiettivo, mi fermai ad inghiottire la saliva. E se avesse solo riso di me? E se anche i suoi amici avessero riso di me? Non ero la persona più fiduciosa e solo il pensiero di essere deriso, mi fece muovere le viscere. Tuttavia presi un respiro profondo e feci gli ultimi passi. Finii in piedi dietro ad un ragazzo dai capelli neri e mi sentii incredibilmente goffo e sconfortato.
Tossii leggermente per ottenere la loro attenzione, ma nessuno reagì. Inghiottii e provai di nuovo, un po' più forte. Ancora nessuna reazione. Le mie guance iniziavano a diventare calde e rosse per l'umiliazione.
"Scusate," dissi, probabilmente più forte di quanto fosse necessario. E servì al mio scopo però. Improvvisamente, quattro paia di occhi erano rivolti verso di me e sentii la mia faccia diventare ancora più calda.
"Oh, scusami, non ti avevo visto," disse il ragazzo dai capelli castani.
"Possiamo aiutarti?"
"Uhm, si in realtà," dissi con apprensione.
"Vuoi scopare? In questo caso dovresti andare tre tavoli più in giù, dove ci sono le troie," disse il ragazzo biondo con un grande sorriso e che, notai, aveva un accento Irlandese. Il ragazzo dai capelli neri accanto a lui, gli diede un pugno sulla spalla e gli mandò un'occhiata di avvertimento.
"Lascialo perdere. Possiamo fare qualcosa per te?" Mi disse con un sorriso.
"Io... uhm, effettivamente avrei bisogno di... parlare con Harry," mormorai.
Harry alzò le sopracciglia, non beffardo, ma piuttosto sorpreso.
"Con me?" Chiese confusamente.
Annuii.
"Va bene, vai. Dimmi quello che devi dire," disse con un sorriso storto.
Armeggiai nervosamente con le mani.
"Uhm, in privato sarebbe meglio," dissi.
"Qualunque cosa hai bisogno di dire, sono sicuro che si può dire anche davanti ai miei amici."
"No, io-io non posso," dissi.
Lui aggrottò la fronte e guardò i suoi amici con uno sguardo interrogativo. Nessuno di loro disse nulla anche se Harry si voltò a guardarmi.
"Mi dispiace, ma non so nemmeno il tuo nome, puoi almeno dirmi di cosa si tratta prima di trascinarmi fuori?" Disse.
Declutii nervosamente e mi morsi il labbro inferiore.
"E'- si tratta del... uhm, la festa, la festa di fine estate."
"Quella a casa di Liam?" Disse il ragazzo castano. Sembrava sorpreso.
"Oh, sei... sei Liam?"Chiesi, ricordando quello che aveva detto mia mamma la mattina dopo la festa: aveva ricevuto una chiamata da una donna che affermava di essere la madre di Liam.
Il ragazzo - a quanto pare Liam - annuì.
"S-si, allora è la tua festa quella di cui sto parlando," dissi cercando di sorridere nel miglior modo possibile.
"Aha... che dire di quella festa?" Chiese Harry.
"Credo davvero che... uhm, dovremmo parlare di questo in privato," mormorai. Dubitai seriamente che Harry volesse poi uscire allo scoperto e non avrei voluto essere al suo posto.
"Puoi dirmi, questi ragazzi sanno tutto quello che c'è da sapere su di me in ogni caso," disse Harry e si strinse nelle spalle.
Presi un respiro profondo grattandomi il collo.
"uhm, b-bene," balbettai.
"Beh, ad essere sinceri: abbiamo fatto sesso a quella festa. Oppure... era più come una rapida scopata, a dire il vero."
L'intero tavolo restò in silenzio e gli altri tre ragazzi si voltarono verso Harry.
"Penso che tu abbia sbagliato persona," disse Harry dopo una lunga pausa.
"Credimi, non ho sbagliato," dissi con fermezza.
"Eri ubriaco fino al culo, quindi non mi sorprendo che non lo ricordi. Anche io ero un po' fuori, ma non così tanto come te, e mi ricordo molto uhm... distintamente."
Vidi Harry deglutire, chiaramente a disagio sotto gli sguardi dei suoi amici.
"Va bene, parleremo di questo altrove," disse mentre si alzava dalla sedia.
"Hai scopato con lui? Perchè? E che dire di La-" cominciò il ragazzo dai capelli mori, ma vidi quello biondo scuotere la testa per farlo stare zitto.
Harry passò davanti a me senza degnarmi di uno sguardo e mi affrettai a seguirlo. Per qualche ragione continuò a camminare, quando eravamo usciti dalla mensa, e stavo per chiedere dove stavamo andando quando mi resi conto che era diretto verso il bagno, proprio dietro l'angolo. Lo seguii attraverso la porta bianca con il segno 'WC' sopra e lo guardai mentre controllava che tutti i bagni fossero vuoti prima di avvicinarsi alla porta e chiudere a chiave. Poi si voltò verso di me e mi guardò con occhi che nascondevano in parte rabbia e in parte disperazione.
"Ok, prima di tutto, mi puoi dire il tuo nome?"
"Louis."
"Va bene, Louis, che diavolo?"
Guardai il pavimento.
"Per essere onesti, io ti avevo avvisato," dissi.
"Va bene, ma perchè me lo stai dicendo? Mi dispiace se ti ho fatto male o qualcosa del genere, ma non posso fare molto ora e non so chi tu sia."
Presi un respiro profondo, cercando di farmi forza per quello che stavo per dire, ma prima che potessi dire una parola, cominciò a parlare di nuovo.
"Aspetta, non ti ho affetto di STD*, vero?" Chiese.
"No... hai la STD?" Chiesi, corrugando la fronte.
"Beh, no, non che io sappia ma... non si sa mai," si strinse nelle spalle.
"Uhm, okay, non mi hai affetto di STD. In realtà è molto... peggio," mormorai.
Si mise a ridere nervosamente.
"Peggio della STD? Sto iniziando ad avere paura, che succede?"
"I-io non so c-come dirtelo," balbettai, la sensazione di nausea improvvisa mi colse di nuovo con tutta la sua forza.
"Uhm è t-tipo questo... oh mio Dio."
Mi interruppi a metà della mia frase prima di raggiungere uno dei bagni con il gusto familiare della bile in bocca appena mi misi sopra il gabinetto.
"Ehi, stai bene?" Sentii dire dalla voce di Harry da qualche parte dietro di me.
Non ero in grado di rispondere, quindi alzai solo una mano per segnalargli di aspettare un po'. Due minuti più tardi riuscii ad alzarmi in piedi e a tirare l'acqua prima di ritornare indietro e affrontare Harry, guardandolo.
"Mi dispiace, mi succede spesso ultimamente," dissi, forzando un sorriso prima di andare nel lavandino e sciacquarmi il viso con l'acqua fredda.
"Hai per caso una gomma da masticare o qualcosa di simile?" Aggiunsi una volta che la mia faccia fu asciutta.
"Forse, aspetta un secondo," disse mentre iniziava a cercare nelle tasche. Dopo pochi secondi emise un suono trionfante e tirò fuori dalle tasche dei jeans un pacchetto di gomme alla menta.
"Ecco," disse, porgendomi il pacchetto.
"Grazie, ho ancora un altro corso dopo e non ho davvero voglia di sentire l'odore di vomito," dissi, prendendo due pezzi di gomma e iniziando a masticare prima di porgere di nuovo il pacchetto a Harry.
"Non c'è problema. Ok, cosa stavi per dirmi prima di avere un attacco di bulimia su di me?"
"Bulimia? Grazie mille," sbuffai.
"Ehi, cosa dovrei pensare visto che sei improvvisamente scappato in bagno a rigettare le budella?"
"D'accordo."
"Ok, allora vuoi dirmi di cosa volevi parlarmi?"
Il nervosismo ricadde di nuovo su di me e mi morsi il labbro, quando lo guardai.
"Si credo... cosa ne pensi dell'aborto?" Gemetti interiormente. Che cazzo dici, Louis?  Non era quello che volevo dire.
Alzò le sopracciglia verso di me.
"Aborto? come... come sbarazzarsi di un bambino non ancora nato?"
Annuii.
"Io... suppongo che sia una buona soluzione per le gravidanze indesiderate a altre cose," disse lentamente.
"Scusa, ma è per questo che volevi parlare con me? Per sapere cosa ne penso dell'aborto?"
Scossi la testa.
"No, non proprio, credo. I-io... sai, non crederai mai a quello che ho bisogno di dirti, così... ti dispiacerebbe venire dal dottore con me?"
Maledizione, Louis!
Le sue sopracciglia si alzarono ancora di più.
"Cosa?"
"Ehm, beh... so che è un po' imbarazzante, ma... vorresti venire dal dottore con me?"
"Guarda, senza offesa, ma io non ti conosco, e perchè avrei bisogno di venire dal medico con te?"
Sospirai rendendomi conto che avrei dovuto dire tutto in modo diretto.
"Va bene, cercherò di spiegare, solo... non interrompermi fino a quando non ho finito di parlare, va bene?"
Lui annuì e mi fece cenno di continuare.
Presi un respiro profondo, ma poi iniziai a parlare.
"Okay, allora... circa cinque settimane dopo quella festa, ho iniziato a vomitare la mattina, ogni mattina, e come hai visto dieci minuti fa non si è ancora fermato. Mia mamma mi ha costretto ad andare dal medico dopo quattro settimane e... beh, il medico mi ha fatto un sacco di esami del sangue. Non ho ricevuto i risultati di queste analisi prima di ieri, ma ho anche fatto una ecografia del mio stomaco solo per controllare se ci fosse qualcosa di sbagliato con il mio intestino o qualsiasi altra cosa. Non c'era niente di sbagliato nel mio intestino, ma c'era... qualcos' altro."
Harry annuì di nuovo, guardandomi addirittura terrorizzato.
"Io lo so che sembrerà completamente e assurdamente pazzo, credimi, lo so, ci ho messo una settimana per accettarlo, ma il monitor sulla macchina ad ultrasuoni ha mostrato un... bambino e un... battito cardiaco."
Gli occhi di Harry si spalancarono e la sua bocca si aprì quasi fino a toccare terra. Sembrava come se qualcosa di grande fosse atterratto sulla parte superiore della sua testa e, in tutta onestà, non potevo biasimarlo. Improvvisamente e senza preavviso scoppiò a ridere.
"Ti prego, sono serio," supplicai.
"Non può essere," disse tra le risate.
"Stai cercando di dirmi che sei... incinto?"
"S-si, lo sono," mormorai.
"Scusa, ma quanto stupido pensi che io sia?" Sbuffò.
"Non penso che tu sia stupido," dissi in fretta.
"Oh, davvero? Ti aspetti che io creda a questa stronzata che mi stai dicendo?"
Inghiottii.
"Dico sul serio. Ti prego di non... prendermi in giro su questo, io stesso non sono esattamente entusiasta."
La risata si spense lentamente e lui mi guardò a bocca aperta per qualche istante prima di dire qualcosa.
"Sei davvero serio," disse.
"Credi davvero di essere incinto."
"Non credo di esserlo, lo sono," mormorai.
"Che diavolo ti hanno detto per farti credere di essere incinto?" Disse, allargando le braccia verso l'esterno.
"Scusa, ma sono abbastanza sicuro che tu sia un ragazzo."
"Si, lo so. Ho passato più o meno una mezz'ora a cercare di spiegare questo al medico," dissi.
"Ma... guarda, oltre il malesse mattiniero e le immagini ad ultrasuoni, ho comprato tre diversi test di gravidanza la settimana scorsa e sono risultati tutti positivi. Ho i risultati delle analisi del sangue di ieri anche, e mi hanno detto che... che sono davvero incinto."
"Si, va bene, è tutto strano ma-"
"E poi c'è questo," lo interruppi prima di girarmi su me stesso fino a essere con il fianco rivolto verso di lui e mi tirai su la camicia quel tanto che bastava per permettergli di vedere il mio stomaco.
I suoi occhi scattarono verso il basso e poi si spalancarono un po'. Ci vollero almeno due minuti di silenzio per fassarlo prima di alzarli e incontrare il mio sguardo.
"Probabilmente hai solo messo su qualche chilo," disse alla fine.
"Gli stomaci delle persone in gravidanza sono molto più... tondi."
Gemetti.
"Sono passate solo undici settimane, naturalmente non ha quella forma ancora. E onestamente, pensi che il mio stomaco sembri flaccido? Perchè sono sicuro di non esserlo."
Alzò le mani e afferrò stretti i suoi capelli tirandoli.
"Questo è semplicemente pazzesco. Non ci credo. Non ci credo," disse.
Lasciai cadere la mia camicia e mi voltai.
"So che-"
"No, dico sul serio, non ci credo, mi stai solo prendendo in giro."
"No in realtà, perchè dovrei scherzare su una cosa del genere?"
"Non lo so, per farci risata? Aspetta, Niall ti ha detto di farlo?"
"Io non so nemmeno chi sia Niall e, se avessi voluto solo scopare con te, non credi che avrei scelto di dirti qualcosa a cui si può credere più facilmente? Fidati di me, non sto scherzando. Sono molto, molto serio."
Mi fissò.
"No, sai cosa, questo è folle. Ritorno dai miei amici e sarei grato se tu mi stessi lontano d'ora in poi," disse prima di spingermi e dirigersi verso la porta.
"Harry, aspetta ti prego!"
Si fermò, ma non si voltò.
"Per favore, vuoi... venire dal dottore con me per una sola volta?" Chiesi implorante.
"Se non mi crederai neanche dopo questo, allora ti giuro che non ti disturberò mai più. Solo... per favore."
Rimase completamente immobile per quelli che sembrarono anni, ma poi lo sentii sospirare.
"Okay. Vengo dal dottore con te, ma solo perchè così posso avere la conferma che tu sei completamente pazzo. Una volta sola. Questo è tutto," disse.
"Grazie," dissi con un sorriso, anche se lui ovviamente non lo aveva visto.
Lui uscì dalla stanza e, dopo che mi ebbe lasciato lì, pensai che la mia vita era senz'altro più facile quando tutti mi ignoravano.


*La STD è un'infezione sessualmente trasmessa, che ovviamente si potrebbe trasmettere con rapporti di tutti i tipi, compresi quelli orali.



Occhio a me!

Ed eccomi qui, penso puntuale. Sinceramente non conto nemmeno i giorni che ci metto per tradurre il capitolo, perciò non stupitevi se in futuro pubblicherò anche due capitoli in una settimana. Diciamo che tradurre è un grande aiuto anche per il mio Inglese!
Coooomunque, cosa abbiamo qui? Dovrei fare una statua all'autrice, giuro. Da questo capitolo in poi, la storia non farà altro che migliore di capitolo in capitolo e sono sicura che tutte vi innamorerete di lei come è successo a me. E credetemi se vi ripeto che non me lo sarei mai immaginata. Finalmente Louis si è deciso a dirlo ad Harry e, dai, la sua reazione è piuttosto comprensibile. Vi immaginate essere al suo posto? Anche io avrei pensato che fosse tutta una presa per il culo sinceramente!
Bene, non sto a dilungarmi troppo che devo iniziare a scrivere il quarto capitolo!
Grazie mille per le tre recensioni allo scorso capitolo a cui (scusatemi davvero tanto) non sono ancora riuscita a rispondere, ma lo farò presto. Siete poche, ma mi fate tanto felice, davvero.
E grazie mille anche a tutte le ragazze che apprezzano la storia e che me lo fanno capire aggiungendola tra i preferiti e altro :)
Alla prossima.

Giulia.
  
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