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Autore: Chexemille    28/08/2013    0 recensioni
La vita della giovane Bridgit cambia improvvisamente quando il giorno del suo 16° compleanno comincia a fare strani sogni.
Ogni sera è sempre lo stesso, tanto che inizia a convincersi che più che un sogni siano vere e proprie visioni.
Una voce continua a ripeterle di stare in guardia mentre due occhi rossi la osservano minacciosi nell'oscurità.
Incomincia per lei la ricerca della sua vera identità scoprendo così di appartenere ad un mondo diverso a quello in cui è stata allevata.
Sarà costretta a scappare continuamente per mettersi in salvo e durante la sua fuga incontrerà nuovi e validi alleati.
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PRIMI DUBBI

15 anni dopo

Quella notte, per la prima volta sognai.
In realtà era più un incubo che un sogno.
Vedevo due occhi rossi che mi osservavano minacciosi, e poi all’improvviso
udì una voce gridarmi “Fuggi, sta arrivando!” Sentii un dolore fortissimo alla schiena.
Mi svegliai tra le mie urla, il cuore mi batteva forte in gola e avevo il respiro affannoso, come se avessi corso per davvero.
I miei genitori si precipitarono nella mia stanza spaventati dalle grida.

-Cosa è successo?- mi chiese mio padre.

-Solo un brutto sogno- dissi col fiato corto.

-Ti porto una tazza di latte caldo, ti rilasserà- propose rassicurante mia madre accarezzandomi la testa.

-Preferirei una cioccolata calda se non ti dispiace- le risposi.

-Ok, intanto vatti a fare una doccia. Sembra che tu abbia corso una maratona- disse sorridendomi e
scendendo in cucina seguita da mio padre.

Aprii il rubinetto regolando la temperatura, quando mi sembrò giusta mi infilai nella
doccia lasciando che l’acqua portasse via i miei brutti pensieri.
Ma per quanto ci provassi non riuscivo a togliermi quegli occhi dalla testa.
Uscii dalla doccia, presi il telo appeso al gancio di fronte a me e mi tamponai energicamente.
Mi vestii e li raggiunsi in cucina.
Varcai la soglia della cucina ma i miei non se ne accorsero e continuarono a parlare concitatamente.

-Pensi che dovremmo dirglielo?- chiese mia madre angosciata.

-È ancora troppo giovane, non capirebbe- rispose mio padre.

A quel punto feci un passo indietro nascondendomi oltre la soglia.
Sapevo che se avessi chiesto spiegazioni non mi avrebbero risposto come facevano tutte le volte che facevo domande.
Speravo di riuscire a scoprire qualcosa di più stando nascosta.
Fu così che vidi mia madre prendere una boccettina dal ripiano più alto e versarne il contenuto nel mio cioccolato caldo.
Era un liquido vermiglio molto denso, mi domandai cosa fosse.
E se fosse abitudine di mia madre mischiare quella sostanza tutte le mattine e sere al mio cioccolato?
Intanto i miei genitori continuarono a discutere finchè mio padre decise che per il momento non mi avrebbero detto nulla.
Tornai alle scale saltando due gradini alla volta facendo molto rumore per attirare la loro attenzione .
Entrai di corsa in cucina facendo finta di nulla.

-Giusto in tempo tesoro, il tuo cioccolato è pronto- disse la mamma porgendomi la tazza fumante.

La presi annusandone sospettosa il contenuto. Aveva il solito odore di sempre.
Quindi due erano le possibilità: o quel liquido era assolutamente inodore o mia madre era solita versarlo sempre nel mio cioccolato.

-Su, bevilo finchè è caldo- mi incoraggiò mia madre.

-È bollente, lo berrò nella mia stanza- dissi lasciando la cucina.

Corsi in bagno e versai l’intero contenuto della tazza nel lavandino.
Andai nella mia stanza e provai a dormire ma ogni volta che abbassavo le palpebre vedevo quegli occhi rossi che mi scrutavano nell’ombra.
Passai la notte completamente insonne, e questo mi diede tutto il tempo di riflettere su quanto era accaduto in cucina.
Da quel giorno cominciai a spiare i miei genitori, non era una cosa di cui andavo fiera,
ma non avevo scelta se volevo sapere cosa mi nascondessero.
Alle 7.30, come tutte le mattine, mio padre uscì per andare nell’istituto superiore poco distante dove lavorava come infermiere.
Quando io e mia madre finimmo le faccende domestiche ci dedicammo agli stuti quotidiani.
Io ero una di quei pochi ragazzi che non aveva mai messo piede in una scuola perché
soffrivo di una grave malattia chiamata fotosensibilità che mi impediva di espormi al sole.
Perciò i miei avevano deciso di darmi lezioni a casa. Mia madre aveva rinunciato al suo lavoro di avvocato
per non lasciarmi sola e occuparsi della mia istruzione. Vivevamo in un posto molto isolato nel cuore della foresta nera.
Il posto era davvero bello, peccato che non mi fosse permesso uscire.
Di giorno perché il sole mi avrebbe fatta stare male,
la sera perché gironzolavano diversi animali, come i lupi anche se i più pericolose restavano gli orsi.
Era trascorsa più di una settimana da quando aveva fatto quella strana scoperta.
Da allora quell’incubo era tornato tutte le sere, tanto che ormai non aveva più così paura.
C’era quella voce che mi guidava e il solo ascoltarla mi rassicurava in un modo che non riuscivo a spiegarmi,
inoltre ogni volta il sogno diventava sempre più chiaro. Quelli che inizialmente erano solo due occhi,
adesso avevano anche un volto e niente affatto confortante.
Quella mattina avevo appena terminato la mia lezione di geografia quando mia madre mi disse:

-Vado a fare la spesa, ti serve qualcosa?-

-Ho finito i miei cereali preferiti-

Qualche minuto dopo sentii sbattere la porta dell’ingresso.
Attesi ancora un po’ finchè il rumore dell’auto non fu altro che un suono indistinto in lontananza,
allora mi precipitai verso lo studio di mio padre, ruotai la maniglia ma come al solito era bloccata.
Provai a forzare e con mio sommo stupore mi ritrovai il pomello tra le mani.

-Oh cavolo, e adesso, che gli dico?- sospirai guardandomi intorno avendo l’impressione che qualcuno mi osservasse.

ENTRA” mi disse una voce nella mia testa.
All’inizio pensai di averlo solo immaginato ma poi la risentii “Forza, non hai molto tempo”.
A quel punto mi spaventai e corsi in camera mia e appena arrivai mi resi conto di averci impiegato solo qualche secondo.
Pensai che stessi dormendo così mi diedi un pizzicotto.
Ahi.

-No no, sono già sveglia-

Pensai di riprovarci e in un battito di ciglia ero già in cucina.

-È vero, sono una super eroina- dissi entusiasta.

Si, un tantino strana però” scherzo quella voce a me ormai nota.

-Cosa sei, fatti vedere!- ordinai alla voce.

Non sono un fantasma se è quello che stai pensando!” mi rispose .

-Non divagare, più tosto mostrati- intimai

Tempo al tempo!” disse enigmatico.

-Sono stufa di tutti questi segreti, FATTI VEDERE!-

Più nulla.
A quel punto volevo vederci chiaro ed entrai nello studio di mio padre, tanto il danno già era fatto!
Rovistai dappertutto ma non trovai niente che mi riguardasse .
Accesi il PC ma era protetto da una password, provai varie combinazioni ma non riuscii ad accedere.

-Al diavolo- dissi sentendo il rumore dell’auto di mia madre, subito spensi il PC,
rimisi tutto a posto, chiusi la porta e le andai in contro per aiutarla con le buste della spesa.
Dopo aver sistemato le provviste nella dispensa corsi in camera mia.
Ad un certo punto sentii la voce di mia madre gridarmi dal basso:

-Bridgit, cos’è successo alla porta dello studio di tuo padre?- mi chiese tra il nervoso e il preoccupato.

-Non ci crederai mai, volevo cambiare la disposizione dei mobili del salone e
per sbaglio ho urtato col divano vicino al pomello che è caduto
- spiegai.

-Ok, serve una porta nuova- disse sorridendo.

-Chiamo papà?- le domandai.

-Non ti preoccupare, tu va pure in camera, avviso io tuo padre- mi disse sistemando il latte in frigo.
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ANGOLO AUTRICI

Ciao C:
Vi è piaciuto il primo capitolo?
RECENSITE
Un bacio

El e Donna
  
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