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Autore: Mosa    03/03/2008    2 recensioni
"i comandamenti a noi imposti furono soltanto due..." - la giovane tirò un lungo sospiro - "Il primo era quello che mai avremmo dovuto interferire con le vite di coloro che erano appartenenti alla stirpe dei Lilim..." "E il secondo?" chiese la ragazza dai capelli rossi."il secondo..." rispose lei "...era che avremmo dovuto amarli più di qualsiasi altra cosa al mondo..." AGGIUNTI CAPITOLI 3 E 4
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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 Il ticchettare delle sue dita sulla tastiera e il rumore delle ventole di areazione erano le uniche voci che lo avessero accompagnato durante quelle lunghe ore di veglia e di lavoro notturno. Non che potesse evitare di fare altrimenti. Era già un miracolo che fosse riuscito a conservare il posto, dopo i ripetuti rimproveri del comandante Ikari. Nulla che il suo austero superiore avesse da eccepire sulle sue capacità, sia ben chiaro.Era la professionalità che lasciava alquanto a desiderare.

“Yawn….ma quanto ci mette Mayachan ad arrivare….”
 
Con un sonoro sbadiglio, il ragazzo si distese all’indietro sulla sua sedia, stiracchiando un po’i muscoli e la schiena , tesi in una scomoda posizione ricurva da ormai almeno un paio d’ore in quella stanza buia, illuminata solo dall’alternarsi del verde, del rosso e del nero dei due monitor che aveva di fronte

“Hmm vediamo un po’…forse aumentando il reflusso….oppure la percentuale salina….No, no è qualcos’altro….”

Erano pochi i problemi che non rusciva a risolvere…e quello era uno di quei casi.

Certo è pur vero che se l’era andata a cercare…Erano stato lui a scoprire che minime variazioni di minerali nella composizione dell’LCL potevano far variare sensibilmente il tasso di sincronia…ed era anche lui che aveva sbandierato davanti a tutta la commissione quanto le sue capacità fossero 10 volte superiori a quelle della dottoressa Akagi…anche se aveva spudoratamente mentito.

Così come aveva spudoratamente mentito riguardo improbabili teorie riguardo il miglioramento della capacità combattiva della serie degli Eva. Certo si era oltremodo stupito quando le sue affermazioni erano state prese così tanto sul serio…d'altronde in base ai dati che gli erano stati trasmessi, gli Angeli erano stati tutti definitivamente sconfitti, dal primo all’ultimo…Questo ovviamente fino a pochi giorni prima…

“Uff…non ci capisco niente…come avrà fatto la dottoressa Akagi a lavorare in una situazione del genere…”

Molti lo avevano definito come una specie di genio.Laureato da poco più di due anni e e già alle dipendenze di una delle multinazionali più ricche e potenti al mondo…anche se per ovvie ragioni non tra le più famose.

Seele…gli dissero che si chiamava così.

E quanto aveva gioito quando, previa prematura deposizione della dottoressa Akagi, era stato inviato come nuovo supervisore del reparto tecnologico dell’Agenzia speciale Nerv.

“È sicuro di riuscire ad apportare le sue modifiche in tempo?”

“Signorsì Comandante Ikari. Mi dia un mese…anzi che dico, una settimana!”

Ecco, se c’era un difetto che sicuramente aveva, era quello di parlare troppo e quasi sempre a sproposito.In realtà più che scienziato geniale lo si poteva definire un geniale contapalle.

Tap, tap, tap. Un lieve rumore di passi...amplificati dall’eco del vuoto e angosciante corridoio metallico che antecedeva il laboratorio di sperimentazione e ricerca. Rumore di passi, seguito da un rumore più regolare, come lo strusciare di un carrello.

“Hmm, magari è un problema di pressione? O di diluizione? Certo che avrebbero potuto almeno darmi qualche straccio di base su cui lavorare…Senza effettuare neanche un test pratico come potrei…”

“Kitsune-senpai?”

Una voce di donna interruppe quelle elucubrazioni ad alta voce.

“Oh Maya-chan. Eccoti finalmente.”

Senpai…quella parola le suonava stranamente familiare, eppure distante di una distanza infinita. Senpai…

“Le ho portato i dati di combattimento riguardanti gli scontri con gli Angeli numero 3, 4, 6, 9 e 14.”

Lo sguardo del ragazzo, ancora indolenzito per il brusco passaggio dallo schermo alla ragazza che stava alle sue spalle ci mise un po’ a focalizzare quanto ora gli stava di fronte.Poi, quando la pupilla fu abbastanza dilatata da percepire perlomeno le sagome di quello che stava mettendo a fuoco un sorriso di soddisfazione gli nacque sul volto stanco per il duro lavoro.

“Maya-chan io ti adoro! “

Il giovane balzò come un gatto dalla sua sedia e le si precipitò incontro , abbracciandola

“Mia salvatrice. Mia delizia. Mia dea. Oh quanto sei bella, fatti abbracciare”

La povera ragazza, evidentemente nn abituata a tali dimostrazioni così…esplicite di affetto, si lasciò scappare un brontolio di dissenso(o di soffocamento per la troppa foga dell’abbraccio)

“Mi sta…già abbracciando a sufficienza signore…coff coff”

“Mia diletta, mia preziosa, mia unica fonte di speranza”

“Signore coff…mi sta…mi sta soffocando”

“Mia musa, mia adorata, mia …”

“SIGNORE MI LASCI”

A quella così vigorosa risposta il ragazzo lasciò quasi istantaneamente la presa.


“Ops…scusa Mayachan”

La giovane donna riprese momentaneamente fiato.

“E si ricordi che questa è l’ultima volta. Ci è proibito portare dolci all’interno dei laboratori figuriamoci…un intero carrello”

“Suvvia, suvvia Mayachan. È solo che senza qualcosa di zuccherino da mettere sotto i denti non riesco a concentrarmi come vorrei. E poi lo sanno tutti che a pensare troppo si spendono molte energie”

“Questo però non la autorizza a mangiare durante l’orario di lavoro….e soprattutto a coinvolgere altri membri del personale…mi sento una ladra…

“Oh andiamo per così poco. Sarà il nostro segreto.D’accordo Mayachan?”

Il ragazzo sorrise e chiuse l’occhi destro in segno di intesa.

“Il nostro segreto…”

Quelle parole le suonarono strane…le suonarono..sporche

Lei aveva una sola senpai...e un solo segreto…ed ora che aveva una nuova persona da chiamare senpai,ed ora che aveva qualcun altro con cui condividere segreti si sentiva come una…traditrice…

Quegli strani pensieri però, le morirono non appena ebbero il tempo di emettere il loro primo vagito.

“E non si ingozzi così, perlomeno…si farà venire un’accidente”

“Antifesta…”

“Come mi scusi?”

“Nulla, nulla. E comunque smettila di darmi del lei, mi metti a disagio. Infondo abbiamo la stessa età”

E infatti era vero. Anche se a guardarlo gli si sarebbero potuti dare molti anni di meno.

“mmm ti sei ricordata anche i daifuku alla fragola…e anche quel coso a forma di fungo con i pezzetti di cioccolato…”

“Credo si chiamino Muffin, signore”

“Esatto, brava brava.” Ebbe il tempo di dire lui, prima di comnciare a riempirsi la bocca con uno di quei dolci

La giovane ricercatrice nel vedere quello strano spettacolo ( ma lo si potrebbe definire anche piuttosto grottesco, data la voracità di quello che era a tutti gli effetti il suo nuovo superiore)  appoggiò la fronte contro il palmo della mano destra e tirò un sospiro di rassegnazione

“Almeno come procedono i lavori per lo sviluppo dele nuove unità Eva?” chiese lei

“Oh non procedono affatto.” Rispose lui con sincerità disarmante

L’espressione di Maya si fece alquanto preoccupata

“Come dice?” ripetè lei, quasi a volere essere sicura di aver capito bene

“Ho detto che non procedono. Nada. Nisba. Niente di niente”

Se fossimo stati in un cartone animato quella sarebbe stata la parte dove una metaforica gocciolina si sarebbe come per magia materializzata sulla testa della ricercatrice. Tentando di contenere quella che accennava a diventare una sfuriata di rabbia, la giovane dai corti capelli tentò un’ultima volta di far breccia in quella sorta di indolenza che contraddistingueva quel suo nuovo bizzarro collega

“Mi scusi senpai…ma ci dovrà essere stato un qualche minimo miglioramento…”

“…direi proprio di no” continuò imperterrito il ragazzo, mentre teneva tra le punte dell’indice e del pollice una bella fragola matura, rubata dalla cima di una torta”

“I miglioramenti all’LCL?”

“Zero”

“L’upgrade del magi system e dei sistemi di difesa?”

“Ancora zero”

“Le modifiche alla corazza e all’equipaggiamento degli EVA”

“Ehm…mi dispiace”

“SI PUO’ SAPERE COSA COMBINA INVECE DI LAVORARE?”

Era troppo. Anche per una persona all’apparenza timida come lei. La sua amata senpai era stata cacciata in malo modo e al suo posto avevano mandato questo sconosciuto con la mania dei dolci. Senza darle nemmeno il tempo di “metabolizzare il lutto”

Il giovane scienziato balzò all’indietro con la stessa velocità con cui si era avvicinato

“Geez…scusami Mayachan…ma daltronde c’è poco che posso fare con tutti e tre i piloti in stato di irreperibilità”

Afferrato l’ultimo daifuku tornò a sedersi a gambe incrociate sull’enorme sedia che dava sulla sua scrivania, cercando di rannicchiarsi il più possibile in modo da entrarci tutto. Nonostante mangiasse continuamente dolci era piuttosto magro, a dire la verità. E anche piuttosto belloccio, se si fosse degnato di darsi una pettinata ai capelli e si sforzasse di indossare abiti un tantinello più eleganti di una felpa di una taglia più grande e di un pantalone che gli scendeva fino a sotto i piedi

Maya tentò di calmarsi. La sua senpai l’aveva istruita personalmente. Se quella sottospecie di scienziato si fosse sottratto ancora una volta alle sue competenze se ne sarebbe occupata lei. D'altronde il tempo a disposizione era fin troppo esiguo per poter battibbeccare su quelle insolite abitudini. Avrebbe fatto rapporto al comandante. Avrebbe fatto cacciare quell’incompetente e lo avrebbe pregato di ripristinare la dottoressa Akagi al proprio posto. Avrebbe…

“Mayachan…quali hai detto che sono le condizioni del Second Children?”

“È in uno stato di coma vigile, signore. Nessuna risposta a stimoli esterni” rispose immediatamente lei, quasi come se il sentirsi rivolgere una domanda avesse annullato tutti i suoi propositi

       “Il First?”


“Indisponibile, per ordine del comandante Ikari”

“Il Third?”

La ragazza si fece improvvisamente più cupa di qunto non già fosse

“….beh ecco lui….si rifiuta di salire di nuovo a bordo dell’EVA signore…”

…………..

………….

Il ragazzo con fare distratto cercò di arrivare con la mano a prendere una tavoletta di cioccolato sullìala estrema della sua scrivania. Ne staccò un pezzo e lo tenne stretto tra i denti,senza masticarlo

“È un bel problema Mayachan…”

“Lo capisco, signore”

“E basta con questo signore. Chiamami Taro va bene.”

“D’accordo signore…Taro”

Non era tanto il fatto che avesse preso il posto della sua adorata senpai ad infastidirla. Quello che non poteva sopportare era il modo in cui la trattava. Perché era dalla precedente propietaria di quella scrivania, che avrebbe voluto sentirsi rivolgere tali parole.

………….

………….

“Signore?

“Si Mayachan?”

“Quanto tempo ci rimane…”

“Guarda tu stessa”

Il ragazzo cominciò ad armeggiare con la tastiera davanti a lui. Lo schermo nero di uno dei monitor mutò improvvisamente faccia, mostrando e svelando a Maya la risposta alla domanda da lei appena pronunciata

“È…è spaventoso”

“Già…”

“Le immagini sono in tempo reale?”

“Appena un decimo di secondo di differenza…”

“Quanto tempo ci rimane, secondo lei?”

“Tre giorni al massimo”

“Solo tre giorni?”

“Tre giorni, 5 ore 37 minuti e…21 secondi in questo istante.”

La giovane donna dai corti capelli abbassò lo sguardo, in un gesto che esprimeva mesta rassegnazione. Rimirando con la coda dell’occhio lo schermo di fronte a lei quasi si sentì mancare, accusando forse,un lieve giramento di testa dovuto al troppo lavoro.

“Che senso ha avuto….sopravvivere fino a qui…”

La voce le uscì come uno smorzato sospiro, che morì pochi passi più lontano dalle sue labbra

Il ragazzo le lanciò una fugace occhiata di condiscendenza.

“Sopravviviamo perché sentiamo il bisogno di farlo…non deve esserci per forza una ragione dopotutto”

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 


Shinji Ikari, 14 anni, nazionalità giapponese. Suicida mancato.

Ecco un’altra descrizione da aggiungere a quelle già fatte in precedenza

“Allora, mi vuoi dire cosa ci facevi lassù tutto da solo?”

Rimase come inebetito davanti alla mano tesa di quella ragazza che adesso lo stava aiutando a rialzarsi. Imbarazzato, sia per la magra figura fatta poco prima( c’era da dire che il tuffo che aveva fatto non era stato certo uno dei più aggraziati), sia per l’imbarazzo di avere pantaloni e camicia zuppi d’acqua mischiata a sabbia, tentò di evitare lo sguardo della sua interlocutrice il più a lungo possibile.

C’era una cosa sola che spaventava Shinji Ikari più di quanto già non lo spaventasse il rapportarsi con le altre persone…Era il rapportarsi con le persone che avevano effettivamente l’intenzione di relazionarsi con lui

Nonostante tenesse lo sguardo basso cercando di evitare qualsiasi contatto, gli occhi di lei lo incalzavano incessantemente, cercando risposta

“Allora? Ce la fai a parlare o ti sei morso la lingua cadendo?”

“No…insomma…io”

“Bene sai parlare allora! Io sono Hikari come ti dicevo. Tu?”

“Shi…Shinji. Shinji Ikari”

La ragazza lasciò schiudere sul suo volto un altro luminoso sorriso.

“Shinji, eh? È un bel nome. Mi piace. E credo che mi piaccia anche tu , Shinji”

Il ragazzo arrossì quasi inconsapevolemente. Non era abituato a ricevere complimenti di quel genere. Beh, era più corretto dire che non era abituato a piacere a qualcuno

“Che c’è? Ho detto qualcosa che ti ha offeso?” domandò lei , accortasi del suo rossore

“No…no non è…”

“Stupida, stupida, stupida” interruppe la ragazza, picchiandosi leggermente sulla fronte “ Mi dispiace tanto.È che sono nuova di questo posto e non conosco ancora bene tutte le vostre usanze.Stupida, stupida, stupida”


“Davvero non importa se….”

“È che mi sono appena trasferita, capisci? E qui è tutto così strano…”

“Non sei giapponese?” chiese lui

“Oh no. O meglio, non del tutto. Senti ti dispiace se camminiamo? Sta cominciando a fare buio e dovrei rientrare a casa. Anzi sai che ti dico, perché non vieni a dormire da me?”

Se Shinji Ikari, 14 anni, nazionalità giapponese arrossiva con tonalità che variavano da un rosa chiaro a un rosso acceso per un singolo complimento ricevuto provate a immaginare un colore che sia tanto forte da essere accostato a un invito del genere

Tentando inutilemente di biascicare qualcosa (un vano tentativo di resistenza), Shinji provò a addure qualcosa in sua difesa

Difesa che fu prontamente smontata dall’irruenza di quella strana ragazza

“oh ma guarda ! Ti si sono strappati i pantaloni”

Solo ora Shinji si accorse di avere gli occhi di quella ragazza puntati sul suo sedere.

Il tessuto nero del pantalone , attraverso un vistoso squarcio, lasciava intravedere il giallo canarino dei suoi boxer.

Con un gesto visibilmente imbarazzato il ragazzo provò a coprire quello strappo con le mani, come meglio poteva.

“MA COSA CREDI DI FARE?” inveì lui ancora rosso in volto

“Oh scusa, ti ho offeso ancora? Non volevo, mi dispiace. Stupida, stupida stupida”

Tentando di impedire a quella bizzarra ragazza di colpirsi di nuovo ripetutamente sulla testa, Shinji protese le mani in avanti, ancora visibilmente imbarazzato

“No, no, non mi sono offeso…adesso smettila però”

La ragazza lo guardò con occhi mortificati

“Davvero?”

“Davvero”

“Allora va bene”

La ragazzina chiuse gli occhi e assunse un espressione di innaturale felicità

Questa volta Shinji non se la sentì più di non ricambiare quel dolce sorriso

 

 

  
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