Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: ciarychan    28/08/2013    5 recensioni
Lei= ragazza che, se provocata, fa scommesse assurde e in più ci rimette molte, molte, molte, molte, molte, molte volte.
Lui= provocatore incallito. Ama fare scommesse con lei e sa di vincere sempre, o quasi. Che cosa provocheranno questi due ambigui tipi in una scuola normale??
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-no, kagome non sbattere il cancellino sulla finestra ti potrebbe…-non finì la frase che il cancellino scivolò dalle mie mani e cadde per terra. -oh, merda!- dissi, affacciandomi e assicurandomi che non passasse nessuno di li. La fortuna non era con me. Era da quella mattina che mi capitavano cose strane; per esempio ero arrivata in ritardo a scuola e il prof non mi aveva fatto la solita romanzina lunga tutta l’ora, e a mensa ero riuscita a prendere le mie adorate cotolette con le patatine fritte. I miei occhi guardarono in basso cercando di capire che avevo beccato. Un giovane dalla criniera argentata alzò lo sguardo verso di me. Se non fosse stato per il dolore non se ne sarebbe neanche accorto. -ehi, tu! Scendi subito qui- sbraitò, lanciandomi il cancellino, ma non arrivando fino al terso piano ricadde su chi l’aveva lanciato. La faccia del giovane divenne bianca. “sembra che gli hanno dato del borotalco o della cipria” pensai sghignazzando e scendendo. Quando arrivai al piano terra cercai di assumere una faccia da cagnolino bastonato, così mi avrebbe perdonato in fretta e non se la sarebbe presa. Ma come ho già detto prima la fortuna oggi non era con me. -ehi tu! Si può sapere perché vai a lanciare cancellini dal terzo piano?- mi aggredì, sventolandomi davanti agli occhi il cancellino. Ok, adesso i miei occhi da gatto di shrek erano spariti, lasciando il posto ad una faccia da orco arrabbiata. -scusami! Sai com’è non so resistere, lancio cancellini alla gente a me antipatica- lo fulminai con lo sguardo facendolo smettere di guardarmi in cagnesco. Gli presi il cancellino dalle mani e mi voltai diretta sulle scale. Proprio mentre stavo facendo il primo scalino le mie orecchie udirono qualcosa a cui non seppi trattenermi. -ma guarda un po’, chi mi doveva capitare…una prugna secca- disse con tono tanto basso che fu dura per le mie orecchiette udirlo ma lo il fatto stà in questo: era tanto basso ma le mie orecchie lo udirono lo stesso. Mi voltai, guardando la sua figura maschile dirigersi verso il cancello della scuola. Un in tormentabile rabbia mi nacque dentro, non riuscendo a controllare le mie reazioni. Feci come un lanciatore di baseball pronto a lanciare una pallina ma a differenza di lui io avevo un cancellino in mano. Lo vidi volare e subito mi resi conto dell’azione che avevo fatto. Questa era davvero una giornata di merda, come si suol dire. Tutto quello che successe dopo fu tanto rapido che non mi resi conto di quello che facevo la maggior parte del tempo. Corsi su per le scale mentre quel ragazzo si girava e a passo veloce raggiungeva il luogo dove mi trovavo tre secondi prima. -dannata! Torna qui se hai il coraggio!- lo sentii gridare dal piano terra mentre i suoi passi echeggiavano lungo le scale. Mi nascosi nella prima classe che trovai… a dire il vero non era proprio una classe…osservai meglio, cercando di capire cosa ci facesse della stoffa che sapeva di muffa sotto il mio naso. Sospirai, maledicendo la dea bendata: mi trovavo nello sgabuzzino. Ma sapevo che se fossi uscita mi sarei trovata di fronte lui e non mi invitava l’idea di chiacchierare in modo “pacifico” con lui. Sentii il suono dei suoi passi girare l’angolo, segno che si stava allontanando. Abbassai la maniglia di metallo ed uscii, tirandomi dietro il secchio e la scopa. Ma nello stesso istante cadi sopra qualcosa di morbido. “grazie a dio la fortuna non mi ha abbandonato del tutto” pensai aprendo gli occhi. Ritirai tutto quello che avevo pensato un attimo prima e gli diedi fuoco, mentre due occhi ambrati mi fissavano come se volessero uccidermi. Diventai rossa come un peperone. -chiedimi scusa e ti lascio andare- mi disse intrecciando le sue braccia intorno alla mia vita. -non ci penso neanche, sei tu che ti sei comportato da cafone!- gli risposi cercando di slacciarmi da quella catena infrangibile di ossa e carne. -ah, adesso sarei io che mi sono comportato male. Ti devo rammentare, prugna secca, che sei stata tu a buttarmi il cancellino sulla testa- spiegò, stringendo ancora di più la morsa che mi stava torturando il fegato e la milza. -facciamo una cosa, io ti chiedo scusa solo se mi batterai nella corsa. Chi arriva prima giù, nel giardino vince- proposi sapendo che non avrei potuto perdere. Avevo già un piano in mentre: scivolare giù per le scale, come succedeva spesso nei cartoni. -va bene e chi perde domani deve venire a scuola con solo una maglietta- aumentò la posta in gioco con un largo sorriso sulle labbra, in fondo le stava simpatica quella ragazza. -affare fatto?- chiese allungando una mano in segno di patto. Ce la stringemmo e subito mi mollò, dirigendosi in fretta e furia giù per le scale. Anch’io feci lo stesso ma al posto di scendere ogni scalino mi sedetti sulla ringhiera della scala e la scesi a tutta velocità e con estrema facilità. Ero abituata ad usare quel metodo siccome nell’ora di pranzo dovevo fare il più in fretta possibile per scendere dal terzo piano al primo altrimenti rimanevo a bocca asciutta. Lo salutai con la mano mentre mi avvantaggiavo. Ero quasi arrivata a destinazione quando qualcosa mi bloccò. Rimasi a guardarmi in torno cercando di capire perché non mi stessi muovendo. Guardai vicino al mio piede e notai qualcosa di rosa e appiccicoso: un cewingum. Cercai di togliermelo ma senza successo. Mi faceva anche un po’ schifo toccare qualcosa smagiucchiato e sbavazzato da qualcun altro. E mentre io ero intenta a togliermi quella mega roba rosa il ragazzo dai capelli argentei mi superava, arrivando per primo al traguardo. Lo guardai sconcertata. Non era possibile, ero stata battuta…da uno sconosciuto. NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!! Non poteva essere, era un sogno vero?? Mi diedi un pizzicotto. Ok, non era un sogno…se fossi stata sola mi sarei messa a piangere. Non era giusto!! Lo vidi che si avvicinava con un grande sorriso. -bene, accetto le tue scuse e ti aspetto domani con solo una maglietta…a proposito come ti chiami?- mi chiese ridendo. Lo fulminai con lo sguardo. Volevo ucciderlo, ma ancora di più volevo disintegrare quella dannata cosa rosa che si era attaccata ai miei pantaloni e che tenevano il mio corpo attaccato alla scala. Ma che ci avevano messo dentro?? L’attac?? -kagome e posso avere l’onore di sapere il tuo nome?- gli chiesi cercando di stare calma. -inuyasha. Bè ci vediamo domani mattina prugna secca, e guai a te se non vieni!- mi disse sghignazzando. E ora che cosa avrei fatto?? Oddio, oggi era proprio una giornata no! E come ho straridetto prima la fortuna non era dalla mia parte e qualcosa mi diceva che non lo sarebbe stata neanche domani.
  
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