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Autore: HisLovelyVoice    28/08/2013    2 recensioni
Molti bambini li guardavano scioccati, e spaventati chiedevano ai genitori perché si stessero rincorrendo. Sono innamorati, tesoro. Rispondevano con aria sognante le mamme, volendo anche loro una relazione del genere.
Sono innamorati. Quella era la pura e semplice verità.
Alcuni signori anziani li guardavano malinconici, ricordando la loro gioventù ormai passata, ma senza rimpianti.
Alcuni uomini li osservavano invidiosi dell’amore che li univa.
Un amore che andava oltre le apparenze.
Un amore che aveva scavato nel profondo, fino a toccare il centro del cuore.
Un amore che nessuno avrebbe mai potuto definire passeggero.
Perché si amavano da otto anni, ogni istante di più. Ogni giorno si sorprendevano avvicenda con una premura, una frase, un semplice gesto.
Erano definiti da tutti due anime gemelle.
Erano destinati a stare insieme.
Se fossero stati divisi, si sarebbero ritrovati, a qualsiasi costo.
Perché si amavano. Il loro amore era puro, come quello dei bambini.
Perché si erano accettati con tutti i pregi, ma anche con tutti i difetti e tutti i problemi.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I need happiness'
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15 Past always comes back to knock at the door
 
Io e Federico passammo tutto il pomeriggio a giocare a carte, come spesso capitava quando eravamo più giovani. Era divertente, e il tempo passò molto velocemente.
La sera Federico venne a dormire in camera mia, allungandosi al mio fianco solo dopo aver promesso più volte a mio padre che non avremmo fatto nulla.
Passammo la notte a parlare di tutto ciò che ci passava per la mente, incuranti del tempo che passava. Entrambi sentivamo il bisogno di stare con l'altro, poco importava cosa facevamo o dicevamo.
Eravamo stati lontani solo pochi giorni, eppure ci sembrava fosse passata un’eternità.
La mattina ci alzammo verso le sette e, dopo aver fatto colazione, i miei genitori uscirono. Così noi decidemmo di guardare un po' di televisione in attesa di Andrea.
 

FEDERICO

Camilla si appoggiò alla mia spalla mentre io con il telecomando cambiavo canale alla ricerca di qualcosa da guardare. Quando tornai a posare lo sguardo su di lei mi resi conto che si era addormentata. Sorrisi, pensando che non esistesse nulla più bello di lei. Mi sentii davvero fortunato ad averla al mio fianco, e pensare al matrimonio mi fece venire la pelle d'oca.
- ti amo. - mormorai chinandomi sul suo orecchio. La strinsi a me leggermente più forte chiudendo gli occhi e inspirai a fondo il suo buon profumo. Lei si mosse appena nel sonno, posando meglio la testa sulla mia spalla. Quando aprii gli occhi notai che sul suo volto angelico era spuntato un sorriso appena accennato che fece aumentare vertiginosamente i battiti del mio cuore. In quel momento Camilla sembrava tanto una piccola bambina indifesa da dover proteggere, ed io l'avrei protetta da tutto e da tutti. L'amavo così tanto che non avrei retto nel vederla nuovamente sofferente.
Improvvisamente mi sentii trasportare nel passato, a otto anni prima.
Rividi il suo primo giorno di scuola, quando le avevo allungato la mano per presentarmi.
Rividi i suoi occhi grigi pieni di terrore e di dolore che chiedevano aiuto. Voleva essere salvata dal mondo in cui viveva. Voleva allontanarsi dal suo passato burrascoso che odiava, e solo in seguito lo avevo capito.
Rividi i giorni e i mesi successivi. Rividi i suoi passi avanti lontano dal suo passato e i miei passi avanti verso di lei. Ogni giorno me ne innamoravo sempre più, e pensare a lei in abito da sposa non fece altro che far allargare il mio sorriso.
Lei diceva sempre che la fortuna l'aveva baciata, ma io ero sempre più convinto che quello più fortunato fossi stato io. Dopotutto, io non ero nulla di speciale, ma lei si se lo era. Era straordinaria e l'amavo con tutto me stesso.
Nessuno sapeva ciò che mi faceva provare anche solo guardandomi. Nessuno capiva la mia gioia immensa quando mi sorrideva. Quando mi dicevano di aver sbagliato a scegliere lei, rispondevo sempre dicendo che lei era tutta la mia vita, e che averla al mio fianco era per me la cosa più bella e importante al mondo. Come potevano poi dire a me di aver sbagliato, quando loro cambiavano ragazza ogni notte? Lei era tutto ciò di cui avevo bisogno, e alla fine poco importava il giudizio degli altri.
Le diedi un bacio tra i capelli, e lei, lentamente, aprì gli occhi, sempre con quel mezzo sorriso che amavo.
- Hei, ti ho svegliato? - domandai preoccupato.
Lei scosse la testa avvicinandosi meglio a me. - Scusa. - mormorò con la voce impastata dal sonno.
Corrugai la fronte. - Per cosa?
- Per essermi addormentata. - rispose sbadigliando.
Le accarezzai il volto. - Tranquilla, non c'è nessun problema. Anzi, hai fatto proprio bene. - la rassicurai sorridendo. Poi mi avvicinai al suo volto e le sfiorai appena le labbra con le mie. Lei sorrise chiudendo gli occhi e stiracchiandosi leggermente, per poi allacciare le sue braccia dietro il mio collo e darmi un bacio sulla guancia.
- Sai cosa ho sognato? - disse sorridendo.
Scossi la testa.  - Cosa? - domandai curioso. Lei avvicinò il suo volto al mio, portandolo a pochi centimetri di distanza.
- Il nostro matrimonio. - rispose, facendomi sorridere immediatamente.
- Era bello? - chiesi avvicinando il mio volto a mia volta.
Lei annuì. - Oh, se era bello. C'era solo un piccolo problema, ma nulla di che. - disse, e notai un velo di tristezza nei suoi occhi che contrastava fortemente con il suo largo sorriso.
- Cosa?
- Nulla, nulla. - minimizzò scuotendo la testa, ma vedevo benissimo che non era nulla. I suoi occhi non mentivano, erano pieni d'agitazione che non riusciva a mascherare.
- Dai, dimmelo, che ti costa? - la incitai scuotendola leggermente.
Il suo volto si rabbuiò, facendomi provare una morsa allo stomaco. Aspettò qualche istante prima di rispondere. - C'erano Matteo e suo padre che rovinavano tutto. - mormorò abbassando lo sguardo. La stretta allo stomaco si fece ancora più forte nel vedere una piccola lacrima cadere sui suoi pantaloni. Posai l'indice e il medio sotto il suo mento e le feci alzare il volto.
- Non succederà mai, okay? È impossibile, sono morti. Devi stare tranquilla, nulla andrà storto. - la rassicurai asciugandole le lacrime.
- Non lo puoi sapere. E se fosse una specie di sogno premonitore? Io non ci credo, però che ne sai, potrebbe essere un avvertimento. Magari il mio cervello ha usato i loro volti perché mi hanno rovinato la vita, ma in realtà qualcun'altro rovinerà tutto. - disse in preda all'ansia. - Io... io non ce la faccio.
Corrugai la fronte. - A fare cosa? - chiesi.
- Ad essere tranquilla come te. Sono terrorizzata come non mai. - ammise.
- Non succederà nulla, va bene? Nulla. Ci sposeremo tranquillamente, senza nessuno che ci dia fastidio. - le dissi per poi baciarla delicatamente.
Lei annuì, anche se non era del tutto convinta.
- Se proprio non te la senti, scappiamo e ci sposiamo di nascosto. - dissi facendola ridere.
- Si potrebbe anche fare. È molto romantico. - affermò lei.
- Scappiamo appena se ne va Andrea? - chiesi scherzando.
- Vado subito a preparare le valigie. - rispose lei allo stesso modo.
Mi sentii meglio vedendola sorridere. Odiavo vederla triste, mi faceva stare male.
La strinsi leggermente più forte, amandola, se possibile, ancora di più.
Poco dopo suonarono alla porta di casa, così ci alzammo in piedi e andammo ad aprire. Sulla soglia, come mi aspettavo, c'era Andrea. Portava come suo solito un paio d'occhiali da sole che nascondevano i suoi occhi neri come la pece. Non indossava la divisa da poliziotto, ma un semplice paio di jeans e una maglietta rossa attillata, che faceva risaltare i suoi muscoli possenti.
Si sfilò gli occhiali sorridente, mettendoli in mezzo ai capelli biondi leggermente spettinati, e dopo esserci salutati e aver fatto le presentazioni, entrammo dentro casa, andando in salone. Ci sedemmo sul divano e gli spiegammo nuovamente la situazione, facendogli leggere di nuovo tutti i messaggi.
- Non avete proprio idea di chi possa essere questa ragazza? - domandò alla fine.
Corrugai la fronte. - Come fai ad essere sicuro che sia una ragazza? - chiesi perplesso.
Andrea scrollò le spalle. - Non penso che un ragazzo vada a scrivere in un messaggio minatorio "mia cara".
- Hai ragione. - concordò Camilla. - io in effetti un'idea ce l'avrei.
- Chi? - chiedemmo in coro io e Andrea.
- Sara. L'ho incontrata l'altro giorno in spiaggia e le ho detto che ci eravamo lasciati. Non sembrava affatto sorpresa. - rispose.
- Non credo che solo per questo si possa definire una sospettata, ma la potremmo comunque tenere d'occhio. - disse Andrea.
Mi guardai le mani, imbarazzato. - No, lei non può essere. - mormorai. Entrambi mi fissarono perplessi.
- Perché? - chiese Camilla.
- Le ho chiesto io di andarti a parlare, sperando di ottenere qualcosa. - spiegai.
Lei sorrise leggermente prendendomi la mano e posando la testa sulla mia spalla. Strinsi la presa, ritornando poi a posare lo sguardo sul mio amico poliziotto.
- Allora lei è da escludere completamente. - concluse. - Altre idee?
Ci pensai un po' su, ma non mi venne in mente nessuno che potesse odiare Camilla fino a quel punto.
Chi poteva essere?
Francesca? No, impossibile. Era una ragazza così dolce e affettuosa, non avrebbe fatto del male nemmeno ad una mosca.
Giulia? Da escludere immediatamente. Era la sua migliore amica da otto anni, e Camilla non le aveva rovinato la vita, anzi, gliel'aveva salvata.
Sara? Era vendicativa, si, ma non fino a questo punto.
Chi altro c'era? La nuova vicina di casa? Come poteva lei averle inviato quei messaggi? Non si conoscevano nemmeno, non poteva essere lei.
Improvvisamente Camilla sbarrò gli occhi, facendomi spaventare.
- O mio Dio. - mormorò sconvolta.
Nemmeno un paio di secondi dopo svenne.
Le strinsi più forte la mano per evitare di farla cadere e con l'altra la presi per la vita. Andrea scattò in piedi e mi aiutò a tenerla. Mi alzai anch'io dal divano e la feci allungare, molto preoccupato.
Era pallidissima, sembrava quasi una bambola di cera.
Andrea mi consigliò di sederci sul divano in attesa che si riprendesse, e mi rassicurò dicendo che probabilmente era stato solo un calo di zuccheri. Prima di fare come mi aveva detto andai in cucina e presi una bustina di zucchero. Sfortunatamente non sapevo dove tenevano lo strumento per misurare la pressione, altrimenti avrei preso anche quello.
Rimanemmo seduti sul divano per circa cinque minuti in silenzio, mentre l'ansia mi corrodeva dentro. Poi finalmente aprì gli occhi. Mi precipitai subito ai piedi del divano e mi misi in ginocchio, prendendole una mano.
- Amore, tutto bene? - chiesi preoccupato. Lei annuì lievemente, sbattendo più volte le palpebre.
- È ... Camilla... - mormorò.
Corrugai la fronte. - Cosa è Camilla? - domandai perplesso.
- Lei… mi invia… i messaggi. - ripetè con un filo di voce. Lentamente si mise a sedere, tenendosi la testa tra le mani e emettendo dei gemiti di dolore.
- Sicura di star bene? Vuoi che chiami un dottore? - domandai non prestando attenzione a quello che aveva detto per quanto ero preoccupato per la sua salute.
Scosse la testa. - S-sto bene. - disse.
Le porsi la bustina di zucchero. - Prendila, e poi allungati. Non ti fa bene stare seduta se ti fa male la testa. - dissi. Lei fece come le avevo detto, buttando giù tutto lo zucchero e stendendosi di nuovo.
- S-sono sicura che è Camilla ad inviarmi i m-messaggi. - disse subito dopo.
- Perché lei? - chiese Andrea.
- Provate a pensare. A chi è che ho rovinato la vita? - chiese faticando leggermente a parlare.
- Tu non hai rovinato la vita a nessuno. - dissi deciso.
- Ma chi sono quelli che lo dicono? O meglio, che lo dicevano?
Strinsi i pugni. - Quel bastardo di Matteo e lo stronzo del padre. - dissi in preda alla rabbia solo nel doverli nominare.
- Giusto. E, come hanno detto a volte, ho rovinato la vita a tutta la loro famiglia. Matteo ha una sorella. Come si chiama? - chiese nuovamente.
- Camilla, mi sembra. - risposi non capendo ancora.
- Esatto. Quanti anni ha lei? E quanti ne ha, più o meno, Camilla, la tua vicina?
- Cos'è, un quiz televisivo? - domandò Andrea con voce isterica, mentre io invece iniziavo a capire, ricomponendo i pezzi del puzzle.
Sbarrai gli occhi sconvolto quando arrivai alla stessa conclusione alla quale era arrivata Camilla.
- La mia vicina di casa è la sorella di Matteo...




Et voilà!
Eh eh vi ho scioccato, non è vero?
Qualcuno c'era arrivato?
Be', oggi non ho molto da dire, mi scuso solo per il ritardo :3 Perdonate questa povera comune mortale...
Grazie a tutti coloro che seguono questa storia! :D
Alla prossima xxx
  
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