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Autore: Serpentina    28/08/2013    1 recensioni
Faith Irving è una giovane londinese non tanto normale dalla vita monotona con una grande passione per la musica e amici stravaganti. Tutto cambia quando conosce i fratelli Cartridge ed entra a far parte di una scalmanata band che movimenterà la sua vita più di quanto avrebbe potuto mai immaginare.
Dal capitolo 4:
"- Come sempre la tua sfiducia è commovente!- sospirò Brian, più divertito che offeso o preoccupato- E se invece portassi buone nuove?
- Tsk! Impossibile!- soffiò Faith, con le palpebre quasi completamente chiuse che davano al suo volto un che di serpentesco- Da quando ti ho conosciuto hai sempre fatto parte di eventi della mia vita che vanno dall’imbarazzante al deprimente, quindi…
- Dovresti essere meno diffidente, sai? Avere fiducia nel prossimo allunga la vita- asserì Brian inzuppando un biscotto nella cioccolata di Faith, che lo lasciò fare, limitandosi a fissarlo accigliata, per poi ribattere, perfida - Non se il prossimo sei tu!"
dal capitolo 7:
"Bramosa di vendetta ringhiò tra i denti e sibilò – Quale parte di “non toccare Puffy” non ti è chiara?
Brian, per niente intimidito dall'atteggiamento aggressivo della ragazza, sorrise e rispose tranquillamente – Ci annoiavamo! Tu eri di là con Abigail, ci avevi abbandonati ed... E' successo! Mi è praticamente saltato addosso, F, non ho potuto resistere! Mica è colpa mia se hai pupazzi maniaci omosessuali!
Faith, rossa dalla rabbia, gonfiò le guance e sbraitò – Puffy non è... E' una femmina, idiota!
Oh- esclamò Brian, palesemente divertito dall'ira della brunetta – Questo spiega molte cose- dopodichè, vedendo che Faith non smetteva di fissarlo con espressione truce prese il peluche e lo posò sul comodino, infine asserì serio – Puffy, sono stato bene con te, ma tra noi non può funzionare. Conserva il ricordo dei nostri momenti felici e... Addio-"
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'United Kingdom of Faith'
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Sorpresa! Ecco la seconda parte del capitolo: ancora tanta Faith e tanto Cyril… Con annessi e connessi! XD
Enjoy!

                            Capitolo 18, parte seconda: Material boy


Catherine Bates in Wollestonecraft, nonostante bisticciassero per un nonnulla almeno tre volte al giorno, amava il marito, ma se c’era qualcosa di lui che la mandava in bestia era la sua ossessione per il periodo vittoriano. Odiava i mobili pomposi che arredavano il suo studio e il salotto, e rabbrividiva al ricordo di quanto aveva faticato a convincerlo a dare un aspetto più moderno alle altre stanze.
Sul divano color porpora che Catherine non poteva soffrire sedeva, visibilmente seccato, suo figlio Cyril, insieme agli amici Ben Cartridge ed Andrew Dixon.
- Avevo detto a Kyle di arrivare puntuale- sibilò, contrariato: per colpa di quell’idiota erano in ritardo sulla tabella di marcia, e Cyril Wollestonecraft, Golden Boy della Elizabeth I, non era MAI in ritardo.
- Conosci Kyle: è sempre in ritardo… E il suo ritardo ha sempre nome e cognome- rispose Ben, gettando un’occhiata di apprezzamento alla foto di Nancy Wu, una loro compagna di scuola anglo-cinese. – E’ quasi peggio di mio fratello.
- Si, beh, tuo fratello è Brian Cartridge, può permetterselo- asserì Andrew, come se questo ponesse fine alla discussione.
Il campanello trillò e, una manciata di secondi dopo, Kyle Riley entrò trionfante nel salotto di casa Wollestonecraft.
- Sei in ritardo- lo rimproverò Cyril, sorbendo elegantemente il suo tè.
- Hai ragione, ti chiedo scusa, Abby mi..- rispose Kyle, interrompendosi quasi subito alla vista dell’espressione men che lieta apparsa sul volto di Ben. Si schiarì la voce e disse - Allora, qual buon vento mi porta a scroccare tè e pasticcini a casa tua, Riccioli d’oro?
- Ho bisogno di un’accompagnatrice per il ballo- spiegò Cyril.
Kyle scosse la testa ed esclamò - Non ti facevo così disperato, amico! Voglio dire, sei abbastanza carino e… Oddio, simpatico no… carismatico da poter invitare una ragazza normale, senza pagarla.
- Non quel genere di accompagnatrice, deficiente- replicò freddamente Cyril - Quello che intendevo è: vorrei presentarmi la sera del ballo al fianco di una ragazza… Degna.
- Degna?
- Smettila di ripetere ogni cosa che dico come un  pappagallo e ascoltami: non voglio un ornamento da braccio con si e no mezzo neurone, voglio una ragazza con cui potermi divertire anche…
- Alt. Stop. Non c’è bisogno che tu aggiunga altro, ho capito- asserì Kyle.
- Davvero?
- Certo! E’ lo stesso motivo per cui ho invitato Abby… Più o meno.
- Tu COSA?- ruggì Ben, alzandosi di scatto.
- Hai sentito benissimo- esalò Kyle con voce strozzata, in una perfetta imitazione dei modi più altezzosi di Cyril – E gradirei allentassi la presa, mi stai sgualcendo la camicia. Grazie. Abby è un’ottima compagnia, mi diverto un sacco con lei- spiegò, e Ben sbuffò, scrocchiandosi le nocche. - Il problema è: non è il mio tipo, al contrario di molte altre che mi attirano parecchio fisicamente, ma con le quali non scambierei due parole, al di là di “ti va di andare in un posto tranquillo” e “è stato bello, ti chiamo io”.
- Steso un velo pietoso sull’atteggiamento maschilista e discutibile di Kyle… Non capisco a cosa ti serviamo, Cy: non avevi chiesto ad Agnes di venire al ballo con te?- chiese Andrew.
- Ha rifiutato- ringhiò Cyril tra i denti, serrando i pugni. - Ora, se avete finito con le domande stupide, abbiamo del lavoro da fare.
- Che genere di lavoro?- chiese Ben. - Vuoi che ti facciamo da messaggeri, andando in giro a chiedere a queste tizie se vogliono venire al ballo?
- Certo che no, sarebbe oltremodo lesivo della mia e vostra dignità- rispose sprezzante Cyril. - Un consiglio. E’ tutto ciò che voglio. Che mi aiutiate a sceglierne una… Spiacente, Ben, non la Wu: ieri mi ha chiesto con quante “S” si scrive incantesimo, e da allora ogni volta che la vedo mi viene da ridere.
Gli altri tre ridacchiarono e accondiscesero alla richiesta dell’amico, senza, però, ottenere risultati: Cyril era un osso duro, eccessivamente esigente e quasi impossibile da accontentare.
Alla fine, seccato dall’inutilità dei propri sforzi, Ben sbottò - Ooh, senti, se non te ne va bene nessuna fa da solo, oppure riprovaci con Agnes… Per curiosità: come mai ti ha detto di no? Andate d’accordo.
- Ha detto che le dispiaceva non poter accettare il mio invito, ma non mischia lavoro e piacere, qualunque cosa significhi- rispose Cyril arricciando il naso: essere stato rifiutato gli bruciava ancora.
A quelle parole Kyle sorrise, assicurò a Ben con un impercettibile cenno che non l’avrebbe tradito ed esclamò - Strano non ci sia ancora arrivato, cervellone.
- Che vuoi dire?
- Che mi pare ovvia la ragione del rifiuto di Agnes: non mischia lavoro e piacere… E tu, adesso, per lei sei lavoro- spiegò Kyle, aggiungendo, in risposta all’espressione perplessa di Cyril - Mi scoccio di elencare tutte le tue numerose cariche, Riccioli d’oro. Diciamo, per non fare notte, che sei il più in vista, a scuola, per cui è normale che in molti abbiano scommesso su chi porterai con te al ballo, e chi gestisce il giro di scommesse? Agnes!
- La gente scommette su di ME?- ululò Cyril, indignato.
- La gente scommette su tutto- asserì Ben, poggiando i piedi sul tavolino - Siamo inglesi, amico.
Cyril contò fino a dieci, prima di strillare – VIA QUELLE ZAMPACCE DA LI’, E’ UN CHIPPENDALE ORIGINALE!
“La fortuna aiuta gli audaci”, recita un famoso detto. In questo caso aiutò Cyril, che non si poteva definire audace; astuto, dalle mille risorse e privo di scrupoli, sì, ma audace…
Tra le numerose attività extracurricolari che frequentava era compreso il tennis; due giorni dopo la riunione a casa Wollestonecraft, Agnes Morrison gli aveva proposto una partitina amichevole.
Dopo una onorevole sconfitta affidò a Cyril la borsa; non appena rimasto solo, la aprì, frugando alla ricerca del quaderno rosa dove Agnes segnava scommesse, puntate, debiti e crediti.
- Bingo!- esclamò quando l’ebbe trovato. Sebbene la tentazione fosse forte, il timore di venire scoperto prevalse, trattenendolo dall’esaminare il quaderno da cima a fondo; andò direttamente all’ultima pagina, dove lesse qualcosa di interessante, meritevole di uno dei suoi sorrisi calcolatori.
- Ciao, Bernard- disse, entrando nella camera dell’amico, poco più tardi.
- Cy, quante volte ti ho detto di… Oh. Mio. Dio.
- Qualcosa non va, Ben?- gli chiese Cyril, sempre col sorriso sulle labbra.
- Tu. E la mia risposta è NO!- rispose l’altro, mettendosi a sedere.
- La risposta a cosa? Non capisco- replicò Cyril, ostentando innocenza.
- Ti conosco, Cy, quel ghigno… L’ho visto poche volte, ma so che non annuncia nulla di buono, perciò, qualunque sia la tua proposta, la mia risposta è NO!
- Peccato, per una volta che volevo esserti utile, a mio discapito…
- Aspetta!- esclamò Ben, bloccando l’amico sulla porta. - Raccontami tutto.
- Non so se dovrei- gnaulò Cyril, desideroso, ora che aveva catturato la sua attenzione, di tenerlo sulle spine - Non sarebbe molto corretto fare del… Diciamo inside betting.
- Piantala di girarci intorno, o ti metto al tappeto!
- Raffredda i bollenti spiriti, la violenza non è necessaria. Ho, casualmente, avuto tra le mani il quadernino rosa di Agnes- notò con piacere che Ben aveva sgranato gli occhi alla notizia - E, sempre casualmente, mi è saltata all’occhio la puntata di un certo B. Cartridge: 5 sterline su me che vado al ballo... con la Irving!
- L’ho fatto tanto per scherzare, Cy, non prendertela. Lo so, ho praticamente buttato quei soldi, ma chi se ne frega, mi sono tolto uno sfizio!- si giustificò Ben.
- Non ti importa di perdere? Peccato… Avevo intenzione di farti vincere- asserì Wollestonecraft.
Ben per poco non svenne.
- T-Tu v-vorresti… con FAITH?- esalò Ben, incredulo - Hai battuto la testa da qualche parte, per caso?
- No.
- Sei posseduto?
- Neanche. Ben, ho visto a quanto danno la Irving come mia scelta per il ballo e, credimi, vale la pena passare una sera con lei pur di avere quei soldi.
- Ma quei soldi sarebbero miei- obiettò Ben, che, sotto il finto menefreghismo, celava un animo venale.
- Allora abbiamo un problema- ribattè Cyril, che quanto a venalità non era secondo a nessuno. - Non sono un buon samaritano, se vuoi vincere la scommessa pretendo il 50% della vincita. Prendere o lasciare. Che fai?
Ben si mordicchiò il labbro, roso dall’indecisione, quindi rispose, stringendogli la mano – Prendo.
Brian, rientrato prima del previsto, si aspettava di trovare i suoi “coinquilioni” (coinquilini secchioni) a sgobbare sui libri, invece, sorpresa delle sorprese, Brandon non c’era e Axel… Stava studiando anatomia.
“Parecchio a fondo, a giudicare dal baccano” pensò Brian. “E adesso che faccio: li interrompo e lo prendo in giro, gli urlo di abbassare il volume o aspetto tranquillo che abbiano finito e gli urlo BUH appena apre la porta? Tra l’altro non l’ha nemmeno chiusa, l’incosciente: e se fossi entrato?”
Vinto dalla curiosità, si avvicinò per dare un’occhiata: dopo averne sentito parlare fino allo sfinimento, avrebbe finalmente visto in faccia l’amichetta di Axel.
Quel che vide lo lasciò impietrito.
Axel, che aveva approfittato dell’assenza di Brian per stare con la SUA Lily, non si accorse che non erano soli in casa finchè, aperta la porta, il suo naso non si scontrò con un pugno, seguito dall’irato: - TI E’ PIACIUTO FARTI LA MIA RAGAZZA, STRONZO?
Colpito da quelle parole quasi quanto dal pugno, Axel non perse tempo e ricambiò con un violento calcio alla gamba, e un ancora più irato - SENTI CHI PARLA!
La situazione si infiammò, e i due migliori amici pluridecennali finirono a rotolarsi in un vortice di calci, pugni e morsi, sul pavimento, incuranti delle suppliche di Dinahlee, che, in lacrime, li pregava di smetterla.
- TI FA INCAZZARE, EH, ESSERE DALL’ALTRA PARTE, PER UNA VOLTA! QUANTE VOLTE SI E’ RIPETUTA QUESTA SCENA, MA AL CONTRARIO?
- STAI DICENDO CHE ME LA SONO CERCATA?
- Si’!
- NON E’ COLPA MIA SE SONO IO QUELLO CHE VOGLIONO, E TU LA SPALLA SFIGATA!
L’ultima parola, per una volta, la ebbe Axel: colpito l’ormai ex amico allo stomaco si alzò e disse – Per me sei morto, Cartridge.
Steso a terra, dolorante e con il labbro inferiore spaccato a metà, Brian chiuse gli occhi: non voleva piangere, sarebbe stato troppo umiliante.
Lentamente si trascinò sul suo letto; inconsciamente, lo sguardo cadde su una foto che teneva sul comodino, scattata il giorno del terzo compleanno di Axel, due settimane dopo che gli si era avvicinato, (ironia della sorte) lo aveva colpito alla testa e gli aveva chiesto di essere suo amico.
Curvò le labbra in una smorfia triste, poi, in preda alla rabbia, scagliò la fotografia contro il muro, rompendola in mille pezzi, esattamente come la loro amicizia.
“ Il tempo, come un medico, può sia curarti le ferite che fartene di nuove”.
Con questa frase, non sapeva se di incoraggiamento o che, l’aveva salutata sua nonna prima che salisse sul treno.
Meditando sul suo significato, si era resa conto che, nel suo caso, il dottor tempo aveva curato le ferite infertele da Brian: aveva recuperato l’energia e la voglia di andare avanti.
Il fatto che avesse acconsentito ad accompagnare Abigail nell’impresa di trovare un vestito per la festa della Elizabeth I ne era la conferma.
- Ooh, che carino questo!- trillò l’amica, volteggiando con un vaporoso abito rosa tra le mani.
- Bianco e nero, Ab. Kyle ha detto bianco e nero.
- Uffi. E se ne prendessi uno rosa, con dettagli bianchi e neri?- chiese, speranzosa.
- Direi che saresti da internare. Avanti, muoviti; non capisco perché ci metta tanto a scegliere, questi cosi mi sembrano tutti uguali!- commentò Faith.
- Relax, non ci corre dietro nessuno… Purtroppo- scherzò Abigail.
- Spiritosa! Tra un’ora devo vedermi con Jack e gli altri per decidere il nome della band.
- Ah, già, me l’avevi accennato- disse Abigail da dietro un mare di abiti. - Ancora non ci credo che hai accettato di cantare con loro. Dopotutto, hanno permesso a Brian di illuderti e…
- Scoparmi. Si può dire scopare, Ab. Comunque ho voglia di cantare di nuovo, e poi meritiamo tutti una seconda possibilità: Brian è loro amico da più tempo di me, al loro posto avrei fatto la stessa cosa- rispose Faith, provata dall’aria carica di estrogeni del negozio. – Piuttosto, abbiamo avuto una fortuna sfacciata: Devil è un chitarrista divino e un suo amico suona la batteria. Se è bravo anche solo la metà di Axel siamo a cavallo.
- Non vi basta Axel?- chiese Abigail, per poi caricarsi di altri due abiti da provare, entrambi stroncati dal suo critico più severo, Faith.
- Axel se ne va in Francia a imbottirsi di champagne e ostriche.
- Beato lui!
- Di che ti lamenti? Dopo gli esami andremo a imbottirci di… qualunque cosa mangino in Islanda- replicò Faith, districandosi in quella giungla di tulle e trine varie. - Argh! A saperlo avrei portato con me un machete!
- Esagerata! Soltanto perché TU nascondi la tua femminilità sotto queste t-shirt oscene non significa che dobbiamo farlo tutte- asserì Abigail - Che ne dici di questo?
Faith esaminò con un sopracciglio sollevato l’ampio vestito senza spalline dall’ampia, ma non troppo vaporosa, gonna bianca e corpetto nero con una rosa di lato.
- Non male- sentenziò. – E le mie t-shirt sono stupende!
Abigail, alla fine, scelse l’unico vestito che Faith non aveva criticato. Aveva appena pagato, quando, accanto alla cassa, vide appeso un altro abito, quasi completamente bianco, esclusa la parte alta del corpetto, nera. La rapì all’istante: cristalli neri erano sparsi sulla gonna ( e lei adorava i cristalli), dando all’insieme un’aria elegante ma non troppo “da principessa”.
- Ho già preso questo, accidenti! A saperlo….- pigolò Abigail, delusa.
- C’est la vie- la consolò Faith. - Comunque, se vuoi il mio parere, quello che hai comprato è più adatto a te: sei esile, questo ti inghiottirebbe.
- Da quando sei un’esperta di moda?- domandò Abigail, esterrefatta.
- Da quando non ho un fisico che sta bene con tutto- rispose l’amica.
- Sai, credo abbia ragione, sparirei in questo vestito… Su di te, invece, starebbe d’incanto.
- Non ne ho bisogno, Abby, halloween è ancora lontano- sibilò Faith.
- Ti prego, provalo- piagnucolò Abigail, tirandole un lembo della maglietta.
- Neanche per sogno!
- E dai!
- NO!
- Fallo per me!
L’ultima supplica sortì l’effetto sperato: Faith, sbuffando e imprecando sottovoce, si chiuse nel camerino di prova occupato in precedenza da Abigail.
Quando ne uscì venne investita da un fiume di commenti, dei quali gli unici comprensibili furono “sembri una principessa”, che le diede la nausea, e “ti toglie due taglie”, che la stava convincendo a prenderlo.
Incuriosita da tanto entusiasmo andò a specchiarsi; scoprì, contro ogni sua aspettativa, di piacersi, e quasi le dispiaceva non avere occasioni per indossare un capo così bello.
- Irving, sei proprio tu? Sembri… una meringa con le gocce di cioccolato!- esclamò qualcuno alle sue spalle.
- Cyril! Che ci fai qui?- chiese lei, coprendosi con un altro abito: non sapeva perché, ma si sentiva improvvisamente nuda.
- Kyle mi ha detto che la Venter oggi sarebbe andata a fare shopping, e ho immaginato saresti stata con lei, perciò mi sono fatto dare l’indirizzo dei negozi che avreste razziat.., ehm, visitato.
- Mi cercavi? Perché?
- Per chiederti se vuoi accompagnarmi alla festa della mia scuola- rispose lui senza il minimo imbarazzo.
- E’ uno scherzo?- sbuffò.
- Sono serissimo- le assicurò Cyril – Ben ha messo in dubbio i miei attributi, e quale miglior modo per smentirlo che mostrarmi in pubblico con una bal… ehm, con te?
“ La sincerità è da apprezzare”.
- In tal caso la mia risposta è no. Senza grazie, non te lo meriti.
- No?
- No. Fottiti- ripetè Faith, risoluta: non avrebbe rovinato una sera della sua vita respirando la stessa aria di Wollestonecraft, non era una masochista.
- Abbiamo un problema, Irving- le sussurrò, avvicinandosi sempre più - Non accetto un no come risposta.
Le afferrò il polso e Faith ringhiò – Mi stai facendo male.
In realtà non provava alcun dolore, ma il contatto con la pelle di colui che l’aveva chiamata “palla di lardo” dal primo momento che si erano visti la ripugnava; appurato che l’altro non aveva intenzione di mollare la presa, diede retta alla voce interiore che le suggeriva di farlo soffrire e… Lo morse.
Cyril, però, non si scompose: a parte una fugace smorfia di dolore non diede segni di fastidio, anzi, ebbe persino il coraggio di commentare - Un comportamento tanto primitivo è indegno di una persona razionale come te, Irving.
- Vaffanculo, stronzo.
- E lo è anche un simile linguaggio- aggiunse. - Credimi, neppure per me è un piacere, ma ho i miei buoni motivi per chiedertelo. Ora che ti sei sfogata, mi dirai il si che voglio?
- No.
Cyril scosse il capo, passandosi un dito sul segno del morso di Faith, quindi sibilò – Si vede che mi detesti: hai affondato per bene i denti nella carne, specialmente i canini. Volevi sbranarmi come un vero animale, Irving… Senza offesa, eh.
- Figurati…. Stronzo- sputò lei.
- Amplia il repertorio di insulti, comincio ad annoiarmi… Ah, e complimenti: hai una dentatura perfetta.
- Grazie. Te ne vai, adesso?- gli chiese, quasi supplicandolo.
- Soltanto se mi dici di si- rispose lui, poggiandosi al muro. - Posso pagarti per il disturbo, se vuoi.
“ Questo è veramente troppo” pensò Faith, che manifestò il proprio stato d’animo schiaffeggiando Cyril.
- PUTTANA SARA’ TUA MADRE, BRUTTO MALEDUCATO! ANZI, LA TUA RAGAZZA, TUA MADRE MI E’ SIMPATICA!
Ancora una volta il biondo non reagì; non ne vedeva motivo: avrebbe accresciuto la rabbia della ragazza e, anche se non l’avrebbe mai ammesso, si stava divertendo un mondo, la Irving incacchiata era uno spettacolo impagabile.
- Dovresti pensare, prima di aprir bocca: ti pare che, se avessi una ragazza, starei a farmi prendere a schiaffi da te? Secondo: se qui c’è qualcuno maleducato quella sei tu. Abbassa la voce, non siamo al mercato- replicò, reprimendo a stento un sorriso compiaciuto: litigare con lei lo metteva sempre di buonumore.
- Ti odio.
- Ma non mi dire!
- Non mi voterò mai a questo martirio- asserì Faith
Cyril serrò le mascelle, come se quel che stava per dire gli costasse un enorme sforzo.
- Lo farai, Irving… me lo devi.
- Io non ti devo niente!- strillò Faith.
- Oh, sì, invece. Sono trascorsi cinque anni, ma non hai estinto il tuo debito. E’ ancora valido e ha maturato parecchi interessi.
Faith digrignò i denti, tentata di morderlo una seconda volta, magari al collo: rompergli la carotide le avrebbe dato un’immensa soddisfazione.  Cyril faceva venire alla luce un lato di lei che la faceva vergognare.
“ Com’è possibile? Non posso essere io, non sono violenta! Tosta sì, ma violenta… mai! Come riesce a ridurmi così?”
- Mi stai ricattando?- ringhiò, desiderando sprofondare nelle viscere della Terra quando realizzò che col suo comportamento stava dandogli ragione: sembrava un animale.
- Sto semplicemente riscuotendo- rispose lui spazzando via dell’inesistente polvere dalla maglietta.
- Non puoi.
- E’ un mio diritto. Dopotutto, se non sbaglio, dicesti che avresti fatto “qualsiasi cosa”.
- Si, beh… non proprio qualsiasi qualsiasi- pigolò Faith, consapevole di essere in trappola.
- Ti avevo avvisata: prima o poi avrei avuto da te quello che mi serve- replicò freddamente l’altro.
Un lampo omicida attraversò gli occhi verdastri della ragazza.
- Sei l’essere più sgradevole, perfido, insensibile…
- Dimmi qualcosa che non so.
 -  Spero che lo smoking ti doni.
- Cos… Che hai detto?- chiese Cyril, incredulo.
- Cedo al ricatto, sporco approfittatore- rispose Faith. - Ci sentiamo nei prossimi giorni per i dettagli.
Cyril sorrise compiaciuto e si avviò verso l’uscita, poi parve ripensarci; si girò ed esclamò - Ho visto che c’è una versione di questo vestito con le maniche. Ti consiglio quella, le tue braccia sono inguardabili!
Faith lo guardò allontanarsi e tirò un calcio al muro, maledicendo i Wollestonecraft per le prossime dieci generazioni.
“Maledetto stronzo, riesce sempre a umiliarmi!”.
Emesso un sospiro, si voltò verso la commessa e le chiese - La versione con le maniche c’è della mia taglia?
 
Ammirate Cyril in tutta la sua bastardaggine! Povera Faith, non sa cosa la aspetta! XD
Un grazie di cuore ad Arianna, che mi dà un prezioso supporto in tutti i miei progetti (vedi le traduzioni delle opere di thexchromosomee) e a chiunque passi di qua e legga. Grazie! ^^
 
   
 
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