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Autore: Mary Mary    29/08/2013    0 recensioni
Soan, venticinquenne, ha passato gli ultimi sette anni in carcere per aver ucciso il padre.
La sua psicologa pensa che sia solamente un assassino, ma non è così che la pensa sua figlia, Chrystal, diciassette anni.
Quando Soan comincierà a frequentare la casa della psicologa per le sue sedute conoscerà Chrystal, e, nonostante lui sia un assassino, il legame tra di loro si farà sempre più stretto. E pericoloso.
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Capitolo tre

Driin!!
Aprì faticosamente gli occhi, maledicendo mentalmente chi diavolo avesse deciso che le scuole dovessero aprire alle otto di mattina e non alle… dieci? A mezzogiorno sarebbe stato ancora meglio.
Quel giorno, inoltre, avevo promesso al mio migliore amico di saltare la scuola per passare tutta la giornata allo skate park, a destreggiare con lo skateboard tra Ollie e Aerial*, ma avevo deciso ovviamente che avesse precedenza l’appuntamento con Soan. Ma potevo veramente chiamarlo “appuntamento”? Me l’aveva imposto, in fin dei conti.
Ma anche se non te l’avesse imposto ci saresti andata lo stesso…
Forse dovrei consultare qualche esorcista per questa fastidiosissima vocina che continuava a burlarsi di me! Forse ero posseduta da qualche sorta di demone un po’ troppo realista, chissà!

Spensi il diabolico arnese chiamato dai comuni mortali con il nome di “sveglia” e mi alzai svogliatamente dal letto dopo aver contato mentalmente fino a dieci.
Strisciando i piedi scalzi sul freddo cemento del pavimento mi diressi silenziosamente in bagno e lì mi lavai. Dopodiché tornai in camera mia con addosso solamente l’intimo. Ero sola a casa. Come tutte le altre mattine, per dirla tutta. Mia madre esce da casa ogni santa mattina alle cinque per essere puntuale a lavoro alle sei; e mio padre… beh, mio padre è un giornalista e passa la maggior parte del tempo (se non tutto) in viaggi di lavoro. Ha girato il mondo ormai, promettendo sempre di portarmi con sé nel successivo viaggio. Ma erano passati ben undici anni dalla prima volta che me lo promise e, alla fine, non ci credevo più. In quell’esatto momento dovrebbe essere stato a Chicago, o giù di lì. Inutile dire di averlo addirittura pregato affinché mi portasse con lui, e inutile ridire che, ovviamente, lui non me lo permise.

Guardai l’ora sul mio Blackberry e notai un messaggio da Soan.

Ieri ho visto uno skateboard nella tua camera: portalo!

Alzai un sopracciglio (come mio solito) e risposi al mattiniero ragazzo.

Ok. Non sapevo sapessi anche skateare! Se vuoi ne ho due di skate.

Mi infilai, in attesa della sua risposta, uno dei miei maglioni extra large preferiti, di colore verde petrolio ma comunque molto semplice. Indossai dei pantaloncini neri sopra dei collant quasi trasparenti molto leggeri e ci abbinai le mie solite DC bombate. Amavo alla follia quei collant perché attraverso essi si intravedeva perfettamente il mio tatuaggio sulla coscia destra, il più grande tra tutti; raffigura un lupo posto all’interno di una cornice antica ed elegante. Aveva fatto malissimo, soprattutto nel momento in cui il tatuatore cominciò a fare il chiaroscuro dell’animale in questione, ma, nonostante tutto ciò, non mi sono ancora pentita di averlo.
Ripresi il telefono in mano e constatai che Soan aveva risposto al mio messaggio già da qualche minuto.

Anche? Cos’altro pensi che io sappia fare? Porta solo il tuo comunque. A dopo bellezza.

Sorrisi. Cosa avrei dovuto rispondere? Ci pensai due minuti poi digitai.

A quanto ho scoperto ieri sai baciare bene…benissimo! ;) A dopo…

Dopo aver inviato, presi lo zaino e ci infilai al suo interno il mio quaderno per gli scarabocchi da fare durante le ore scolastiche, l’astuccio su cui c’era scritto alla mo’ di tag “Skate Or Die” e le mie amatissime Chesterfield rosse da venti.
Indossai infine sopra il maglione una felpa nera col cappuccio, anch’essa extra large nonché da uomo, ed uscì di casa con in mano il mio skateboard e con lo zaino tutt’altro che pieno sulla spalla destra. Accesi una sigaretta, e, facendo attenzione a chiudere le tasche della felpa al cui interno avevo infilato telefono e altra roba, cominciai a skateare per le strade della mia città.

***

Sorrisi per il messaggio di Chrystal.
Te la vuoi portare semplicemente portare a letto mi disse la ormai fin troppo conosciuta vocina nella mia testa, facendo scomparire il mio sorriso dalle labbra.
Mi convinsi che avesse ragione, ma non era così, lo sapevo benissimo.
Io non volevo solamente scoparmi Chrystal, io volevo accarezzarla, baciarla, abbracciarla, trovarla la mattina sul letto affianco a me…
Vuoi avere una fottutissima relazione con una fottutissima minorenne. Complimenti, continua così Soan, in fondo la tua fedina penale è già macchiata per omicidio, perché non aggiungerci pure un bel “accusato di pedofilia” in maiuscolo?!
… farla ridere, scherzare assieme a lei, portarle la colazione a letto…
Oh, certo, geniale! Da quand’è che sei diventato così ridicolo?
Per una volta ero pienamente d’accordo con la vocina.
Forse soffro di bipolarismo… pensai sorridendo, ormai esausto per i troppi pensieri.
Mi sfregai gli occhi per il sonno e mi alzai dal mio letto matrimoniale, troppo grande per una sola persona. Mi ero addirittura svegliato presto per mandarle uno stupido messaggio! Avevo paura che se le avessi mandato un SMS in tarda mattinata sarebbe stata beccata da qualche insegnante.
Pure altruista sono diventato!?
Accesi una sigaretta dirigendomi in balcone e sospirai. Quella ragazza mi aveva mandato a puttane i neuroni del cervello, maledizione.

***

La campanella era appena suonata…
Oh mio Dio, oh mio Dio, oh mio Dio!
Oh mio Dio, ti stai comportando da dodicenne in balia degli ormoni.
Ok, suvvia, che sarà mai uscire con un ragazzo? Ne ho avuti tanti in passato, non sono neanche più un timida verginella!
Afferrai tutta la mia roba sparsa per il banco e la buttai all’interno dello zaino, uscendo di corsa dall’aula. Mi affrettai a raggiungere il piano terra e scesi i gradini delle scale a due a due, rischiando di cadere e di colpire un altro studente con il mio skateboard. La manica del maglione mi si era impigliata in qualcosa, forse nel corrimano delle scale.
Mi girai, aspettandomi di vedere un filo sgualcito impigliato nel metallo, ma vidi una mano che teneva la manica. Chi diavolo…? Alzai lo sguardo e mi paralizzai, cominciando a sudare freddo improvvisamente. La mano in questione apparteneva niente meno che a Jared, il mio ex ragazzo.

-Flashback: nel passato di Chrystal-
Una ragazza dai lunghi capelli neri lisci rideva con un’amica, seduta al bancone di una squallida discoteca in periferia.
-Chrystal, sono fatta da far paura, ci sediamo su uno di quei divanetti blu?- urlò per farsi sentire dall’amica in mezzo al frastuono una delle ragazze, indicando intanto con l’indice un divano a pochi metri di distanza.
-Michelle, te non sei fatta, sei strafatta!- esclamò sghignazzando la ragazza dai capelli lunghi neri.
-Cosa te lo fa pensare?!- esordì l’altra, fingendosi offesa.
-Magari il fatto che tutti i divanetti sono rossi e non blu? Ahahah!-
Le due ragazze si misero a ridere. A giudicare dal loro improvviso daltonismo dovevano essere entrambe strafatte di MD MA. Perché? Perché i divani di quella discoteca non erano né blu né rossi: erano gialli.
Si alzarono e la ragazza di nome Michelle si sedette su uno dei divanetti, mentre Chrystal rimase in piedi davanti ad esso, in un momento di paranoia dovuto all’acido. Si voltò di scatto, impaurita dai troppi colori e dai troppi suoni attorno a lei, indietreggiò velocemente di un paio di passi e andò a sbattere contro qualcuno.
Si girò spaventata e vide un ragazzo dai capelli neri molto corti, più alto di lei di un bel po’ di centimetri.
-S-scusa!- balbettò terrorizzata la ragazza.
-Figurati, sei Chrystal, giusto?- sorrise poi il ragazzo.
-C-come lo sai?-
-Cazzo, te sei partita completamente o sbaglio? Frequentiamo la stessa scuola, scema. Io sono Jared, piacere.-
-Fine flashback-


-Jared, non ho tempo da dedicarti, levati dalle palle.- risposi acida guardandolo male e liberandosi dalla sua presa con uno strattone.
Non ascoltai nemmeno le sue solite battute del cazzo e scesi le scale, uscendo poi dal portone dell’atrio.
Vidi Soan, davanti al cancello, mentre si fumava una sigaretta, aspettandomi. Sorrisi involontariamente, dimenticandomi all’improvviso il brutto incontro con Jared pochi secondi prima. Scesi i tre gradini e mi incamminai verso Soan.
Vidi solo in quel momento che non era solo. Davanti a lui c’era una ragazza bionda, che stava ridendo come una fottuta oca.
Troia di merda pensai, rabbiosa, nonostante non sapessi neanche chi fosse la bionda.
Mi accesi una sigaretta e uscì dal cancello, dove, a pochi metri si trovavano i due in questione. Mi avvicinai furtiva e mi accostai alla bionda, guardando Soan con il mio solito sopracciglio alzato;
Soan si catapultò su di me baciandomi con foga, e, senza rendermene conto, una volta che le nostre labbra si staccarono, la bionda non c’era più! Puff! Sparita non appena capì che Soan non era merce in vendita.
-Ehi, non puoi usarmi in questo modo solo per levarti dalle palle una ragazza!- esclamai.
-Scusa, non riuscivo più a scollarmela di dosso!- rispose lui ridendo e facendo un tiro dalla sua Camel. -Andiamo?- continuò poi, guardandomi.
-Dove?- chiesi curiosa.
-Casa mia, baby.- rispose tranquillamente.
Alzai un sopracciglio, contrariata. Meglio di niente pensai comunque, maliziosamente.

Ci vollero circa dieci minuti a piedi prima di arrivare a casa sua. Era una palazzina molto carina, dovetti ammettere, sembrava confortevole.
-Mi sarebbe piaciuto vivere in un palazzo così!- confessai.
-Casa tua è dieci volte migliore del mio monolocale, Chrystal- rispose lui, guardandomi triste.
-Che mi serve una casa così grande se sono quasi sempre da sola?- gli dissi, buttando per terra il mozzicone della mia sigaretta appena finita.
Credo di avergli fatto pena con la mia ultima frase, infatti, subito dopo, sentì le sue braccia stringermi da dietro, e, in un attimo, mi ritrovai abbracciata a lui.
Il suo profumo inebriava i miei sensi. Era un mix tra sigarette e dopobarba. Mi strinsi più forte a lui, buttando per terra il mio zainetto.
Mi staccai di pochi centimetri dal suo petto, ispirando profondamente prima il suo profumo, come se fosse stata l’ultima volta che l’avrei sentito.
-Ma il mio skateboard dov’è?- chiesi, tutto ad un tratto, non notandolo più sotto il braccio di Soan.
Mi guardai intorno e lo vidi. Era in mezzo alla strada, mentre scivolava a causa della pendenza della via.
-Cazzo!- sentì dire da Soan, che subito si lanciò all’inseguimento della dannata tavola fuggitiva.
Mi misi a ridere data l’improvvisa nota comica della situazione, guardando Soan che correva come un pazzo cercando di acchiappare il mio skateboard.
Dopo tre minuti buoni a inseguirlo (e a ridere a crepapelle), lo vidi tornare, con la tavola in mano.
-Ridi, ridi, che intanto quello che ha corso fino ad ora sono io!- esclamò sorridendo Soan, mentre si passava una mano tra i capelli, sudato e sfinito dalla corsa.

Entrammo subito nel palazzo, e, raggiunto il sesto piano, ci addentrammo nel suo monolocale.
-Vado a farmi  una doccia velocissima e sono qua, va bene?- mi disse.
-Certo, fai pure, io… guarderò la tv!- risposi, annuendo con il capo.
Accesi la tv e sentì l’acqua della doccia scorrere. Mi guardai intorno. La stanza era arredata bene, mi ispirava una strana sicurezza. Mi sedetti su un angolo del letto di Soan, con il telecomando della televisione in mano.
Poi, però, dopo una decina di minuti, sentì chiamare il mio nome dal bagno.
-Chrystal, puoi venire un momento?- sentì, più chiaramente.
Bussai timidamente alla porta del bagno, che si aprì all’improvviso. Comparve sulla soglia Soan con i capelli bagnati e con solo un asciugamano bianco legato intorno alla vita. Alzai un sopracciglio.
-Che vuoi?- gli chiesi, fingendo indifferenza e guardandolo in faccia.
-Te.- rispose, tirandomi verso di sé e sorridendomi maliziosamente.
Divenni quasi sicuramente rossa in viso e distolsi lo sguardo dai suoi splendidi occhi verdi.

***

Sorrisi per la sua improvvisa timidezza nei miei confronti. Aveva addirittura distolto lo sguardo!
La abbraccia, portando inizialmente le mie mani sui suoi fianchi, per poi cingerle la vita con fare un po’ possessivo, forse.
-Guardami- le dissi.
Alzò lo sguardo, e mi guardò con i suoi meravigliosi occhioni.
Sentì il mio cuore perdere dei battiti.
Ero veramente così tanto innamorato di Chrystal?
Mai nessuna donna mi fece quell’effetto.
La baciai senza pensarci due volte, in modo casto, per poi approfondire il contatto in modo più passionale. Sentì le sue labbra schiudersi e dare il permesso alla mia lingua di danzare con la sua. Non capivo più niente, era come se io e Chrystal ci fossimo chiusi all’interno di una bolla, solo io e lei.
Avvicinai il suo bacino al mio, coperto solo da un sottile strato di tessuto. Ero ancora bagnato a causa della doccia di pochi istanti prima e già sudavo.
In preda all’eccitazione le sfilai il maglione extra large, facendola rimanere in reggiseno. Le stuzzicai leggermente i capezzoli sfregandoglieli con la punta delle mie dita, senza aver neanche cura di levarle anche il reggiseno.
La pregai di togliersi tutto, e così fece, rimanendo nel giro di pochi secondi solo in intimo.
Ebbi modo di vedere tutti i suoi tatuaggi. Erano bellissimi, così come lo era lei.
Percorsi verticalmente con le dita la sua candida schiena, e le tolsi il reggiseno nero. Strinsi teneramente con la stessa mano il suo seno destro, mentre con l’altra mano raggiungevo l’elastico dei suoi slip, anch’essi neri.
La sollevai di peso per le natiche e sentì le sue gambe abbracciarmi la schiena. Continuammo a baciarci per una manciata di attimi, poi, appoggiandomi al muro, la feci scendere. Le presi la mano e la feci entrare nella doccia, nonostante lei avesse ancora gli slip e io l’asciugamano. Entrai anche io e chiusi le ante di plastica, aprendo intanto l’acqua.

L’acqua cominciò a scendere fredda, quasi ghiacciata, provocando brividi sia a Chrystal che a me. Ricominciammo a baciarci, questa volta con più foga e infilai una mano nei suoi slip, stimolandola maggiormente e facendola gemere. Il mio asciugamano finì in un batter d’occhio sul pavimento della doccia, così come le sue mutandine.
Entrai dentro di lei in un solo colpo, provocando un suo gridolino di piacere; cominciai a penetrarla lentamente, per poi adottare un ritmo sempre più veloce e appagante. Lasciai nel mentre succhiotto sul suo pallido collo ed un altro vicino al suo capezzolo sinistro. I nostri movimenti si allargarono e sentì il suo bacino cercare più piacere, avvicinandosi a me e mantenendo il ritmo.
Sentì le sue mani farsi strada tra i miei capelli per poi circondarmi il collo; mi baciò violentemente, aggrappandosi a me, ormai vicina all’orgasmo.
Poco dopo esplosi, ancora dentro di lei; continuai comunque a entrare e uscire da lei con la stessa velocità, e, nel giro di una decina di secondi venne, gemendo sommessamente dal piacere.
Se questo vuol dire fare l’amore e non scopare, beh… credo proprio di essermi innamorato di questa ragazza!
 
*Ollie e Aerial: skateboard trick.

Angolo autrice:
Ok, allora comincio già a dire che non essendo etero mi ci è voluto un bel po' per scrivere decentemente un rapporto così, quindi non fate i cattivoni con me ahahah.
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, sono rimasta inoltre gradevolmente sorpresa che questa storia è stata inserita tra le preferite da 4 personcine carine carine, e seguita da altre 10 altrettanto carine, perciò... Grazie mille, mi sento stranamente realizzata :)
Questo capitolo è più lungo rispetto agli altri perchè volevo infilarci dentro anche un po' del passato di Chrystal, per rendere l'idea e per far capire meglio ciò che succederà nel prossimo capitolo!
Che dire in più? Ri grazie, se volete passare a leggere altre mie storie ne sto scrivendo altre due:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2105750&i=1
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1977162&i=1

Au revoir!
Mary.
 
  
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