Serie TV > Merlin
Segui la storia  |       
Autore: hiromi_chan    29/08/2013    7 recensioni
Un drago decaduto propone una sfida a Merlin e Morgana: il primo dei due che riuscirà a portargli il cuore umano di un Principe dei Draghi si vedrà esaudito un desiderio come ricompensa. In occasione del duello si aprono nuovamente le porte che collegano il regno della magia con la Terra. Merlin si lancia nella sfida per poter mettere piede nel mondo delle misteriose creature umane e dare una svolta alla sua vita, mentre Morgana ha in serbo dei piani più oscuri.
L'ignaro Arthur, erede al trono inglese, viene coinvolto nella gara come bersaglio diretto. Ma come possono gli stregoni, che per natura non conoscono l'amore, riuscire a catturare un cuore umano che palpita e prova emozioni? E se poi Morgana decide di fare le cose in modo letterale e di riportare a casa quel cuore su un piatto d'argento, cosa farà Merlin?
Era profondamente egoista, l'amore degli esseri umani. Pretendeva di possedere il cuore dell'altro, pretendeva di possederlo tutto, alienando da esso qualunque altra cosa non appartenesse a quel sentimento.
[Merthur]
ATTUALMENTE IN REVISIONE.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Drago, Merlino, Morgana, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

(x)

 

Capitolo due: Cuore di mago, cuore di uomo

 

 

“Dovrete portarmi il cuore di un Principe dei Draghi. Un cuore umano di un Principe dei Draghi.”

Un cuore umano.

Un cuore umano!

Le parole di Kilgharrah rimbalzavano nella mente di Merlin come lucciole impazzite. Senza riuscire a computare nulla, lui continuava cercare lo sguardo di una Morgana che ostinatamente non ricambiava. In quel momento erano solo due figurine stagliate nel baluginio dei diamanti contro la massa squamosa del drago. Sopra le loro teste aleggiava come una sostanza solida la richiesta veramente inaspettata e assurda di Kilgharrah: doversi confrontare con un cuore umano.

Ciò avrebbe implicato inevitabilmente avere a che fare con il sentimento umano. Streghe e stregoni provavano sentimenti, era ovvio; anche loro erano padri, madri, figli, amici. Ma era un dato di fatto che non sentissero, non provassero con l'intensità con cui poteva provare qualcosa un essere umano (un vecchio proverbio diceva che uno stregone bruciava di passione come una mezza stella morta, mentre un essere umano come cento soli splendenti).

D'altro canto, era una cosa che nessuno stregone avrebbe davvero voluto, “bruciare cento soli come fanno gli esseri umani”, poiché la nemesi naturale di ogni creatura magica, il sentimento umano, bloccava la magia. Era l'unica arma in grado di distruggere completamente la malia di una creatura magica, di prosciugare del tutto ogni briciolo di forza incantata che gli scorreva nelle vene. Tra tutti i sentimenti umani, l'amore in special modo.

Questo era l'amore: subdolo, pericoloso, il tranello peggiore in cui potesse cadere uno stregone. E l'amore umano, poi! Portava quel pericolo all'ennesima potenza. Nel Mondo Riflesso, il mondo delle creature terrestri, ogni cosa era rovesciata rispetto a lì: se gli stregoni conoscevano i segreti dell'antica religione e, per difendersi e non perderli, erano naturalmente portati a non amare, gli umani non sapevano nulla della magia e per questo amavano. E poiché era nella loro natura amare, non potevano essere come loro. E poiché non potevano essere come loro, venivano tenuti a distanza.

Era la prima cosa che ti insegnavano quando venivi alla luce. Tutti sapevano che era questo il motivo per cui le porte che collegavano il loro mondo a quello Riflesso restavano sigillate per aprirsi solo in casi eccezionali.

Ma adesso Kilgharrah stava dicendo loro di andare nel Mondo Riflesso, di tuffarsi dentro la terra delle creature opposte, di avere a che fare direttamente con gli unici in grado di annientare la loro vera essenza. Di fronteggiarli e strappare a uno di quelli la cosa più micidiale da cui erano sempre stati istruiti a tenersi alla larga.

“Hai detto che un cuore umano ti serve per guarire dalla maledizione che ti sta uccidendo” esitò Merlin, faticando a far venire fuori la voce a causa della gola secca. “Ma quando avrai avuto quel cuore, che cosa te ne farai di preciso?”

Kilgharrah mosse il collo in un movimento sinuoso simile a quello di un serpente; l'enorme reticolo delle sue ali si dipanò quasi impercettibilmente e dalle narici uscì un po' di fumo sulfureo. “Me lo mangerò.” La sentenza glaciale risuonò per tutta la caverna, rimbombando contro le punte acuminate dei diamanti grezzi, soffiando attraverso ogni feritoia.

Fu come se una lama d'acciaio avesse trapassato il collo di Merlin, e un brivido percorse tutto il suo corpo. “E di quella persona... quello a cui il cuore appartiene, di lui che ne sarà?” disse un po' stupidamente. In realtà immaginava che cosa sarebbe successo, ma non poté evitare di chiederlo comunque. Magari c'era una scappatoia. Se si trattava di magia, c'era sempre una scappatoia.

“Che cosa può succedere a una persona quando gli viene sottratto il cuore, Merlin?” soffiò Morgana, beffarda ma anche dura. Sebbene il profilo fosse in parte nascosto dal cappuccio e da una cascata di capelli sistemati in onde nere ordinate, Merlin poté vedere che la mascella le si era contratta. Era chiaro che nemmeno lei si era immaginata che la prova avrebbe implicato un pericolo per loro e una condanna per un essere umano ignaro e innocente.

Perché accidenti quel drago ci teneva tanto ad essere così criptico, poi? La faccenda era mortalmente seria, di certo molto meno divertente di quanto Merlin avesse sperato, e voleva mettere le cose in chiaro. “Scusami, ma... ma prendere un cuore può voler dire molte cose. Catturarlo, o conquistarlo, o strapparlo...”

Il drago sembrò seccato dall'ennesimo intervento di Merlin. Alzò la testa enorme con superbia e tagliò corto, poiché aveva perfettamente capito dove il ragazzo volesse arrivare. “Ciò è vero, eppure in qualunque maniera decidiate di agire, la conseguenza sarà sempre la morte dell'uomo che sarà privato del suo cuore.”

Il braccio di Merlin che teneva in alto la torcia si abbassò un po' meccanicamente.

Morgana restava ferma.

“Strappare un cuore con un coltello a un essere umano è strappargli un organo vitale” continuò Kilgharrah. “Allo stesso modo, il risultato è tale se quel cuore gli viene portato via dal corpo senza che venga ferito, anche con la magia, se esistono incantesimi in grado di fare una cosa del genere; un essere umano senza cuore è un essere umano che non può amare. Un uomo che non può amare è un uomo che non può vivere.”

“Però sarebbe inutile per noi stregoni anche solo provare ad avere il controllo di quel cuore con la magia per ottenerne la stima, la fiducia, per conquistarlo e fare in modo che ci appartenga” intervenne Morgana, ponderando le parole.

Aveva ragione. Non era possibile controllare i sentimenti di una creatura, soprattutto di un umano. La magia e un cuore umano erano due cose opposte. Gli stregoni conoscevano i segreti della natura e in cambio non erano in balia dei sentimenti. L'intensità delle passioni delle creature riflesse era loro estranea, non gli apparteneva. Per questo l'unica cosa che l'antica religione non sarebbe mai stata in grado di influenzare erano i sentimenti.

“Quindi se non si tratta di manipolare un cuore con un incantesimo, dovremo proprio... portarglielo via? Strapparglielo fisicamente?” insistette Merlin – era quello il punto che lo impensieriva di più. “Oppure cercare di conquistarlo in un altro modo... ma quale altro modo può esistere? Per noi esseri del Regno della Magia che non conosciamo i cuori degli umani non è poss-”

“Non importa come, ma portatemi quel cuore, duellanti!” ruggì il drago. Le fiammelle delle loro torce scomparvero per un attimo sotto il soffio del suo fiato prima di riprendere vita, ma più sommesse. “Se avessi potuto farlo io stesso o se avessi conosciuto qualche creatura che sapesse come fare, l'avrei già costretta a obbedirmi!” continuò a tuonare Kilgharrah. “Ma sembra che nessuno mai abbia compiuto tale impresa. Non se ne parla nelle leggende, non esiste alcuna tradizione scritta, l'antica religione è muta a tal proposito. Si limita solo a definire il cuore umano l'elemento più terribile, il veleno più debilitante contro la magia stessa. Solo uno stregone potentissimo potrà riuscire contro il veleno primigenio.”

Uno stregone potentissimo? “Allora come potremo mai riuscirci?” chiese Merlin, scettico.

“Ma è per questo ho chiamato proprio voi.” Una breve risata uscì dalla gola del drago come fosse nata nelle profondità della caverna stessa. “So che siete voi due gli stregoni più forti e promettenti di tutto il regno, gli unici in grado di potercela fare. Ve ne do la prova: avete spostato il masso che chiudeva l'ingresso della caverna. L'incantesimo che la chiudeva l'avevo lanciato io: magia dei draghi. Nemmeno il migliore dei sacerdoti sarebbe stato in grado di scioglierlo... tuttavia voi l'avete fatto.”

In quel momento galleggiò distintamente nella caverna la grandezza dell'impresa. Nessuno stregone era mai riuscito a carpire un cuore umano, forse nessuno ci aveva mai davvero provato. Il timore di avvicinarsi a una cosa tanto avversa doveva essere sempre stato troppo per chiunque. Solo qualcuno di davvero potente avrebbe potuto riuscirci. Solo il migliore. Il peso di quella considerazione, sommato al resto che aveva già sentito, gravò tutto in un attimo sulle spalle di Merlin.

Non si era mai considerato neanche lontanamente il migliore. Sapeva di essere dotato, sì, ma la magia era una cosa naturale, aveva sempre fatto parte di lui e, anche se ultimamente si era sentito un po' diverso, non c'era mai stato qualcosa che l'avesse distinto nettamente dagli altri. O almeno, non in senso positivo.

Se la sua magia era risultata di tanto in tanto un surplus che aveva costretto Merlin a scusarsi di se stesso quando non riusciva a gestirla, be', ora quella stessa magia si rivelava essere, dopotutto, qualcosa di davvero speciale. Qualcosa di non comune che stava chiamando lui, e non qualcun altro ma proprio lui, a fare i conti con uno strano destino.

E questo era eccitante. Ecco che davanti a Merlin si era materializzata una strada misteriosa che lo chiamava con insistenza a sé. Era forse quello il percorso che negli ultimi tempi era andato cercando?

Morgana non faceva una piega, il tentennamento che le aveva indurito prima i lineamenti era già scomparso. Se anche lei fosse stata preda di pensieri simili a quelli di Merlin, non lo dava a vedere.

Ma era anche probabile che in realtà stesse già saggiando sulla punta della lingua la sensazione di una vittoria futura. Era il tipo che sembrava ritenersi il meglio che c'era in circolazione, dopotutto.

“La richiesta che vi faccio è grande. Ma grande sarà anche la ricompensa.” Sembrò che il drago avesse deciso di imboccare una strada precisa: invogliare i due ragazzi con l'idea della gloria e dei guadagni.

Entrambi se ne erano resi conto, e Merlin fu convinto che ormai Morgana non stesse più valutando la situazione, ma fosse proiettata nel cuore dell'azione. Il suo sguardo era troppo determinato per poterla fraintendere.

Lui però rimaneva ancora interdetto dal fattore morte-di-un-innocente. Voleva sapere se fosse davvero una cosa inevitabile, non poteva accettarlo senza essere sicuro di non poter fare qualcosa. Dato che sembrava che al drago non piacessero le risposte dirette, tentò di continuare a farlo parlare per ottenere altre informazioni. “C'è una cosa che non ho capito” disse, e sentì la coda di Kilgharrah schioccare a terra con impazienza. “Se un cuore umano cancella la magia, mangiarlo non cancellerebbe solo l'incantesimo mortale che ti sta consumando da dentro, ma anche tutta la magia che possiedi, sbaglio?”

“Vale la pena pagare qualunque prezzo se si tratta di una cosa veramente importante, giovane stregone” disse il drago, quasi in un soffio, quasi come se avesse esalato il suo ultimo respiro.

E Merlin sentì universi interi nascosti nelle ombre di ognuna di quelle parole. C'era così tanto risentimento nel modo in cui si era espresso, tanto languore e un senso di desolazione frenetica. C'era davvero così tanto.

Il ragazzo si morse il labbro inferiore, accorgendosi solo allora che le sue dita, serrate sulla torcia, erano diventate scivolose.

“Senza più poteri, come potresti mai esaudire il desiderio del vincitore?” disse Morgana a Kilgharrah. Parlò piano, ma di certo solo perché ai draghi ci si doveva rivolgere con rispetto. Sotto la voce vibrante, Merlin la percepì scalpitare. “Adesso non sei comunque in grado di gestire a pieno la magia, sei morente.”

“Il processo non sarà immediato. L'influsso di un cuore umano contrasta la magia lentamente. A poco a poco la cancella. Prima di riuscire a portare via tutta la mia farei in tempo ad esaudire cento dei desideri di creature come voi. Ma tu esiti ancora, ragazzo, lo sento.”

Merlin deglutì a vuoto. Da una parte stava prendendo corpo in lui l'idea che quella missione avrebbe potuto fargli trovare la risposta al disagio che la sua essenza andava manifestando – uno scopo! Una strada! Qualsiasi cosa! Dall'altra parte, il prezzo da pagare non era trascurabile.

“Sei intimorito dall'idea di cogliere una vita? Non devi.” Un altro sbuffo sulfureo venne fuori dalle narici del drago e, quando questo abbassò improvvisamente la testa portandosi di nuovo vicino a lui, in modo da guardarlo in faccia, i capelli di Merlin gli si appiccicarono sulla fronte per il vapore.

“Il destino ha già compiuto la sua scelta” disse gravemente Kilgharrah. “Una decisione che non è certo stata presa da me. Io non so chi sia lui. Ma il fato lo sa, l'ha sempre saputo e la scelta è già stata fatta. I portali per il Mondo Riflesso si sono oggi spontaneamente aperti da soli: da essi avrebbero potuto fare il loro ingresso nella nostra terra ogni tipo di frammenti delle vite di esseri opposti. Eppure la voce di uno solo ci ha raggiunti. L'avete già sentita, l'abbiamo sentita tutti e tre: la voce di colui che il destino ha designato.”

È solo che qualche volta, solo ogni tanto, non sempre... vorrei non essere così.

Merlin inspirò profondamente, vedendo negli occhi gialli del drago il riflesso delle proprie pupille che si dilatavano. Quindi le parole che aveva sentito soffiate nel vento non appartenevano a un essere umano fra tanti. Attraverso le crepe dei portali era filtrata proprio la voce di quel principe che loro avrebbero dovuto trovare. Perfidamente, un indizio chiaro gli era stato dato ancora prima di sapere qualunque altra cosa.

“Quell'uomo morirebbe comunque, giovane stregone.”

“Perchè mai dovrebbe morire comunque?” si agitò un po' Merlin. “Se non sarà uno di noi a portargli via il suo cuore, dubito che qualcun altro lo farà!”

“Sta scritto nel suo destino” ripetè Kilgharrah. Ma stavolta non con impazienza, quanto piuttosto con una certa comprensione autoritaria. “Dal momento in cui si nasce, si viene al mondo per uno scopo: il suo era quello di rimanere in vita finora affinché quella sua vita potesse salvare la mia.”

“Ma se nessuno di noi riuscisse nell'impresa, il suo destino non si compirebbe e quell'uomo continuerebbe la sua esistenza” insisté Merlin.

“Nessun uomo può fuggire dal proprio destino, ragazzo!” Allora il drago rise, rise e rise, e al rumore della sua risata cavernosa si unì il vibrare pericoloso delle stalattiti e delle stalagmiti, e quelle note penetrarono nelle ossa di Merlin e lui sapeva che ci sarebbero rimaste in modo permanente insieme a quelle parole.

Un destino per un destino, dunque. Per una vita che aveva raggiunto il suo culmine, un'altra vita sarebbe arrivava a un punto di svolta. Così un percorso si sarebbe chiuso e forse un altro avrebbe trovato nuovi sbocchi.

“Non si può evitare, allora. È più grande di me, di tutti noi” constatò tra sé Merlin, ingoiando i dubbi. “È già stato deciso. È deciso. Non si può evitare.”

 

 

ʘ

 

 

“Resta solo da vedere chi tra noi due porterà a compimento il destino di quell'uomo” cantilenò Morgana.

Erano appena usciti dalla Caverna dei Mille Giorni, entrambi con in mano una pietra offerta loro da Kilgharrah. Merlin si sentiva più vecchio di quando c'era entrato, Morgana sembrava appena tornata da una piacevolissima gita di piacere.

“Io ho proprio intenzione di vincere questo duello” disse lei, le labbra rosse piegate in una linea furba. Poi tornò per un attimo al masso enorme che era rotolato prima al lato della parete e ci poggiò sopra il palmo, sussurrando qualcosa. Quello andò a occupare il suo posto originario, scricchiolando lento, e le ombre della grotta sparirono dalla loro vista. Un'ultima opprimente zaffata salmastra si diffuse per un po' intorno a loro.

Morgana si voltò verso Merlin, tutta un vorticare di nero e verde, capelli e stoffa. “Sono agguerrita. Farò sul serio. Non l'avrei mai detto, ma secondo Kilgharrah la nostra forza si equivale. Quindi non mi risparmierò di certo.”

Merlin si rigirò tra le dita la pietra che aveva portato con sé. Adesso era perfettamente calmo, ogni insicurezza era sparita e una nuova consapevolezza pian piano si stava impossessando di lui: stava iniziando qualcosa. Stava avendo inizio qualcosa di nuovo, completamente sconosciuto, forse ancora più elettrizzante di qualunque altra esperienza Merlin avesse mai affrontato.

Uno tra lui e Morgana sarebbe stato provato il migliore – il migliore di tutti, e allora la sua magia eccessiva avrebbe trovato un senso. Niente più sentirsi fuori posto: che avesse vinto o perso, Merlin avrebbe finalmente capito chi era.

Il suo ruolo era già molto più definito rispetto solo a quando si era svegliato quella mattina: lo stregone che partecipò con onore al duello del drago ed arrivò secondo, il secondo stregone migliore di sempre. O lo stregone che vinse. O in qualunque caso, lo stregone che vide il Mondo Riflesso.

Già, il Mondo Riflesso! L'avrebbe visto davvero, ci avrebbe addirittura vissuto... a contatto con gli umani! Il mondo degli umani... gli strani, strani, terribili e affascinanti umani. Dèi del cielo...

“Nemmeno io mi risparmierò” disse Merlin con decisione, sentendosi su di giri. Poi mise in tasca la pietra tagliata e tese la mano verso Morgana. Lei non l'afferrò, incrociando invece le braccia al petto. Sbuffò una risata. Lui fece lo stesso e ritrasse la mano piegando le sopracciglia in un'espressione divertita ed esasperata.

“Niente mano! Da questo momento in poi siamo rivali, Merlin. Ma voglio dirti una cosa per avvisarti, per puro spirito sportivo. Io vincerò... perché ho una motivazione forte per farlo.”

“Vuoi dire che hai un desiderio che vuoi fortemente chiedere di realizzare al drago in caso vincessi tu?” Merlin era genuinamente curioso di sapere cosa volesse ottenere Morgana dal drago. Era sicuro che lei non avesse bisogno di ulteriori conferme per sentirsi una grande strega, e di certo non le mancavano ammiratori da tutte le parti del regno che glielo ricordassero ogni volta che potevano.

Se non si trattava di una questione di auto-affermazione, doveva esserci sicuramente sotto un motivo ben preciso: qualcosa che la strega poteva ottenere materialmente solo dalla magia di Kilgharrah.

In caso vincessi io? Vuoi dire quando vincerò io” rimbeccò Morgana, la bocca rossa tutta un ghigno provocatorio.

“Volevo proprio dire in caso vincessi tu.”

Lei non rispose, limitandosi a uno sbuffetto che aveva tutta l'aria di uno “staremo a vedere”. Però rigirò in fretta la domanda a Merlin. “E tu, invece, quale desiderio esprimeresti?”

“Io... non ci ho pensato” fece a mezza voce. E in effetti era vero. Non c'era niente che Merlin desiderasse possedere oltre ciò che già aveva. L'unica cosa che in quel momento bramava era scoprire quale fosse il suo posto nel mondo, ma quello magari, con un po' di fortuna, l'avrebbe capito da solo, senza l'aiuto di nessun desiderio.

“Che carino, il nostro Merlin... non ha davvero pensato al suo guadagno personale. Così umile e ingenuo, così puro” lo canzonò Morgana.

Il ragazzo si grattò la testa. “Forse è vero che sono così, ma tu dovresti stare attenta comunque. Le persone tranquille sono quelle che ti sorprendono di più... e poi, anche io ho una motivazione forte per dare il meglio di me nella gara.”

Vedere un altro universo. Vedere altro, vedere altri. Vedere se stesso. Vedere fino a che punto avrebbe potuto spingersi. E se poi nel processo fosse pure riuscito a vincere, be'...

“Bene, allora. Bene. Farò sul serio contro di te” ripeté Morgana, soddisfatta. “Sarà una sfida memorabile.”

 

 

ʘ

 

 

La casa di Merlin e Hunith era semplice e piccola. Ci erano sempre vissuti loro due soli, e sembrava fatta su misura per madre e figlio. Forse era un pochino spoglia, ma non mancava nulla di veramente essenziale.

Prima che Merlin iniziasse a sentirsi quelle pareti troppo strette addosso, era stata costantemente un infallibile, caldo e confortevole rifugio da tutte le insoddisfazioni esterne.

Una delle cose che più rilassavano Merlin era sedersi a gambe incrociate davanti al fuoco durante la stagione fredda, con sua madre accanto a lui, protesa verso il caminetto a rammendare un paio di calzini.

Chissà se anche quest'anno avrebbe potuto accoccolarsi in quel modo sul pavimento e divertirsi a far ballare le fiamme con la sua magia. Forse invece per l'arrivo della prima neve Merlin sarebbe ancora stato in missione nel Mondo Riflesso...

Il suo sguardo vagò per un attimo tutto intorno, mentre le mani ficcavano distrattamente nella sacca suppellettili prese a casaccio dal mucchio sul tavolo. “C'è qualche desiderio che ti piacerebbe chiedessi al drago? Qualcosa in particolare che non abbiamo e che ti serve?” disse ad alta voce, guardando il tetto. “Tipo, non so... dovrei chiedergli di far apparire un'abitazione migliore? Un castello, magari? In realtà, non mi dispiacerebbe avere una stanza tutta mia.”

“Ho già tutto quello di cui ho bisogno, caro” fu la risposta pacata di Hunith. “L'unica cosa che voglio è che tu torni sano e salvo – ecco, mettici dentro anche questa sciarpa – ma la mia tranquillità dipende solo da quanto sale in zucca avrai tu.”

“Sono una persona responsabilissima!” protestò Merlin, fintamente oltraggiato.

Allora la donna raggiunse in un soffio la sua mano sul tavolo, poggiandoci sopra le dita calde e callose. “Dico sul serio, tesoro” mormorò. “Cerca di non... Quando sarai laggiù, non innamorarti.”

I suoi occhi erano ripieni di un tale, palpabile velo di preoccupata gravità che a Merlin scappò una risata. “Lo sai che non mi è mai successo, mamma! Non c'è alcun pericolo. Ho il cuore più duro e impenetrabile del Regno della Magia! È come fatto di ghiac-”

“Non è vero, sei molto tenero invece, e tu lo sai!”

Merlin allora si ammutolì e Hunith gli strizzò forte le dita tra le sue.

Già. Merlin non poteva negare di avere un carattere piuttosto focoso e, diversamente dalla maggior parte degli stregoni, abbastanza incline all'emozione in generale.

Certo, non aveva mai perso la testa per qualcuno. Però spesso si era scaldato, mal sopportando le chiacchiere che la gente faceva su quelli come Hunith. Altrettanto spesso aveva dubitato di qualunque tipo di imposizione o ordine che gli venisse dato senza spiegarne le motivazioni.

E negli ultimi mesi... quella specie di formicolio che gli aveva attanagliato lo stomaco svegliandolo nel cuore della notte, tutti quei momenti durante i quali non aveva saputo cosa fare di se stesso, tutti quegli altri in cui aveva semplicemente avuto voglia di andarsene lontano...

Non erano sentimenti intensi come quelli umani, no, e come avrebbero potuto esserlo? Ma comunque... erano sentimenti. E un pochino più forti di quanto avrebbero dovuto. Ma solo un pochino.

“Per fortuna non ti sei mai innamorato, finora” continuò sua madre, accorata, “ma ho sempre pensato che tu fossi predisposto a... cadere nella rete dell'amore. Perché sei nato da quello.”

Sì, Merlin era nato dall'amore, un amore vero che aveva legato sua madre a suo padre. C'erano state conseguenze per quello, ma Hunith aveva sempre detto di essere stata così felice – chissà che cosa significava sentirsi felice fino a tal punto? Così felice di aver amato il suo uomo. E così immensamente grata di aver avuto Merlin.

Aveva sempre detto di non aver rimpianto nulla, tuttavia non aveva mai nascosto a Merlin le rinunce che aveva dovuto fare. Per essere completamente onesta con lui, gli aveva detto. Per fare in modo che fosse del tutto consapevole di come stavano le cose. Per evitare che Merlin potesse rimanere ferito in futuro – e chissà che cosa significava rimanere ferito per davvero?

Merlin comprendeva bene il motivo per cui Hunith stesse tornando con insistenza sull'argomento. O meglio, credeva di poter capire i sentimenti di sua madre solo fino a un certo punto, ma comunque li rispettava. Hunith era una donna d'amore: adesso l'amore per suo figlio le faceva mettere il benessere dello stesso prima di tutto il resto.

“Se puoi, non innamorarti mai” continuò lei, spingendosi di più verso Merlin, gli occhi dilatati da dubbi lontani. “E se ti dovesse proprio succedere, fai qualunque cosa pur di tirarti indietro. Sei così giovane, e così promettente, sei mio figlio ed io non voglio vederti buttare via tutto, perdere la tua magia... non voglio vederti soffrire. Non anche tu. Quindi non pensare neanche di posare gli occhi su un essere umano, perché quella sarebbe la tua fine.” Lo disse amaramente, ed entrambi sapevano che era fiato sprecato perché, mentre un'infatuazione tra due creature magiche come loro poteva essere bloccata prima che facesse il suo decorso, un sentimento nato a causa di un essere umano, quello no, non si poteva controllare in alcun modo.

Afferrava il cuore di uno stregone, divorandolo inesorabilmente da dentro, indebolendolo, intenerendolo, rendendolo sempre e sempre più simile a uno umano fino a che ogni briciolo di magia non ne veniva espulso. Come fosse una strana malattia.

Era profondamente egoista, l'amore degli esseri umani. Pretendeva di possedere il cuore dell'altro, pretendeva di possederlo tutto, alienando da esso qualunque altra cosa non appartenesse a quel sentimento.

“Sarebbe così spaventoso... così potente” si ritrovò a pensare a voce alta Merlin.

“E ricordati che la parte più crudele è che per gli esseri umani è un ciclo infinito: loro possono spasimare per qualcuno, adorarlo fino all'ultimo respiro, perdere l'oggetto della loro venerazione e soffrire tremendamente di questo... ma poi! Poi alcuni hanno la capacità di riprendersi e vanno avanti. Così quella giostra crudele può ricominciare il giro. Potenzialmente, può continuare a girare fino alla fine dei giorni di un essere umano.”

“È davvero terribile” rabbrividì Merlin.

“Mi raccomando, ricordati sempre che il cuore umano è il veleno che disintegra la magia. Tieni sempre presenti le tue priorità e non esitare.”

In quel momento, con sua madre che gli chiudeva il polso tra le mani e la loro piccolo casa raccolta tutta intorno a loro, Merlin strinse le labbra.

Alcune delle parole rivoltegli da Morgana gli tornarono rapide a ronzare nella testa.

“Hai esitato molto quando si trattava della vita di quell'uomo” gli aveva detto lei, poco prima che si separassero davanti all'ingresso della caverna. “Quando hai saputo che la conseguenza sarebbe stata la sua morte, all'inizio eri impallidito. Stai attento: se ti rammollisci troppo, il tuo cuore diventerà umano.”

No. Quello a Merlin non sarebbe successo. Non si sarebbe ripetuto ciò che era accaduto a sua madre... Sua madre che aveva conosciuto suo padre, l'aveva amato, l'aveva amato troppo e non aveva bloccato quella passione anche se avrebbe potuto farlo, perchè suo padre era uno stregone e l'amore tra due creature magiche poteva essere bloccato, se lo si voleva.

Ma Hunith non l'aveva fatto. E in questo modo aveva perduto i suoi poteri in cambio di un cuore umano, mutilato e zeppo d'amore.

Merlin non avrebbe commesso lo stesso errore. Non avrebbe mai potuto aprire le porte del suo cuore a qualcuno fino a quel punto, tanto meno non l'avrebbe fatto con un essere umano. “Stai tentando di darmi un consiglio? Non dovresti, siamo rivali. Niente consigli tra rivali!” aveva detto a Morgana, prendendola sul ridere per non pensarci più.

“Allora ti faccio un'ultima domanda, Merlin, e poi il nostro diventerà un rapporto del tutto agonistico. Una rivalità senza pietà.”

“Sentiamo, avanti.”

“Credi che sia possibile sul serio trovare un Principe dei Draghi nel Mondo Riflesso?”

La solita, pratica Morgana. Il solito, sbadato Merlin che a questo non aveva minimamente pensato, preso com'era da tutto il resto.

“In effetti, trovare il figlio di un Signore dei Draghi in una terra senza draghi... la vedo piuttosto dura. Ma sicuramente qualche scappatoia ci sarà” aveva detto lui in un'alzata di spalle.

Morgana aveva sospirato in modo teatrale e si era sistemata il cappuccio, dando segno di iniziare ad avviarsi per la sua strada. “Peccato, volevo farti desistere subito dal partecipare, convincendoti che non avresti mai potuto farcela. Ma tu sei incredibilmente... pieno voglia di fare. Nonostante il tuo entusiasmo, però, non potrai battermi. Non sono mai stata impensierita neanche per un attimo dal dover sacrificare un essere umano, io.” Detto questo, la giovane strega aveva ammiccato con enfasi verso Merlin, e, in un movimento aggraziato, aveva girato i tacchi e si era incamminata a falcate sorprendentemente lunghe.

“Bugiarda!” le aveva protestato dietro Merlin.

Era stato davvero sicurissimo di aver percepito l'esitazione dell'altra durante il colloquio con Kilgharrah, fosse stato anche solo per pochi attimi.

“Che vuoi che sia, Merlin! Dopotutto, sarà come eliminare una formica. Una formica cattiva, per giunta!”

“Cosa?” Il ragazzo ormai si era ritrovato a gridare, poiché Morgana non pareva volergli concedere un minuto in più del suo tempo e continuava a camminare dandogli la schiena, mentre lui era rimasto sul posto, le braccia che penzolavano inquiete.

“L'hai sentita anche tu la voce di quell'uomo che è passata attraverso i portali, no? Il tono imperioso con cui ordina ai suoi servi ogni tipo di mansione? Non c'era alcuna compassione né rispetto in quelle parole!”

“È questo che hai sentito tu?” aveva gridato Merlin, le mani a coppa sulla bocca.

“E tu cos'hai sentito?” aveva vociato Morgana, sventolando il braccio.

È solo che qualche volta, solo ogni tanto, non sempre... vorrei non essere così.

“Io ho sentito più... più o meno la stessa cosa” aveva detto Merlin. Ma stavolta la sua voce aveva incespicato con sorpresa attraverso la gola, per riuscire ad uscir fuori soltanto in forma di un mucchietto di sussurri incerti.

 

   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Merlin / Vai alla pagina dell'autore: hiromi_chan