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Autore: NikyIn ChainS    04/03/2008    6 recensioni
Questa Fanfiction è incentrata sulla storia d'amore di Esme e Carlisle Cullen, (ovviamente ci saranno anche Edward, Alice, Jasper, Emmett e Rosalie, e forse anche Bella). Parte dal tentativo di suicidio di Esme e il conseguente salvataggio del suo futuro marito, il dottor Cullen; non sono ancora sicura sulla fine (forse finirò con l'arrivo di Bella a Forks, forse scriverò ciò che accade nella saga di Twilight). Il punto di vista è sempre quello di Esme, narrato in terza persona. Il rating scelto è romantico, ma il racconto avrà anche momenti introspettivi, d'azione, e anche di eros. Buon divertimento, e commentate in tanti!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Carlisle Cullen, Esme Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ancora mille grazie a chi mi ha recensito e chi mi ha aggiunto fra le sue fanfiction preferite, sono davvero felice che la mia storia vi piaccia così tanto [Niky&Jenna just jumpers]

 

Ancora mille grazie a chi mi ha recensito e chi mi ha aggiunto fra le sue fanfiction preferite, sono davvero felice che la mia storia vi piaccia così tanto [Niky&Jenna just jumpers]! Non postavo da un po' perché ho avuto un po' di problemi...Perciò in anteprima posto la prima parte di questo capitolo (dove si dà un po' più di spazio ad Edward, per la gioia delle sue fan XD), che spero possa piacervi comunque anche se il bello deve ancora venire...baci!

P.s. DocCarlisle Ti amo!

 

 

~ Caccia

 

Subito dopo che Carlisle se n’era andato, Edward fece cenno ad Esme di avvicinarsi, la quale non se lo fece ripetere due volte.

<<Tu sei Edward Cullen, giusto?>>, gli chiese, un po’ titubante davanti al suo sguardo serio.

Ma, non appena lei gli rivolse la domanda, la severità del suo volto si sciolse in un caldo sorriso che si estese ai suoi ambrati occhi a mandorla, impreziositi da bellissime ciglia, nere e lunghe. Esme non riuscì a trattenersi e ricambiò il sorriso in modo altrettanto caloroso.

<<Esattamente. E tu invece sei Esme; vorrei sapere di più su di te, ma credo proprio che dovrò aspettare stasera, quando ci sarà anche Carlisle, sicuramente vorrà sapere cosa ti è capitato in questi dieci anni in cui ti ha perso di vista. Fa niente, un po’ di suspense nella vita non fa male!>>. Esme non poté fare ameno di ridere, davanti a tanta innocente bellezza.

<<Allora Edward, dove mi porti di bello?>>, gli chiese Esme, rincuorata da tanto affetto nei suoi confronti: era molto che qualcuno non la faceva sentire, se non amata, almeno al sicuro.

<<A caccia>>, le rispose Edward, tutto tranquillo.

Lei strabuzzò gli occhi e lo guardò come se fosse un matto appena uscito dal manicomio.

<<A…a caccia? Cioè?>>.

<<Andiamo a nutrirci, come ogni predatore che si rispetti. Oh, non fraintendere, aggiunse poi, vedendo che lo sguardo di Esme si faceva sempre più stralunato- Berremo il sangue degli animali, non degli uomini. Devi sapere che Carlisle non è un comune vampiro, per stare con lui devi diventare, diciamo, un vampiro-vegetariano. Io non sono del tutto d’accordo con lui, ma quando uccido persone innocenti non riesco a non sentirmi un mostro, perciò lo seguo>>.

<<Beh, io invece sono d’accordo con lui. Sperando di riuscire a frenare il mio istinto…Già sento la gola andare a fuoco per la sete!>>, rifletté Esme, fissando un punto imprecisato.

<< Ti assicuro che per i primi anni, e soprattutto nei primi tempi, sarà molto difficile controllare l’impulso di aggredire qualsiasi umano ti passi vicino. Beh, allora andiamo, il bosco è poco lontano da qui, e abbiamo ancora tutto un assolato pomeriggio a disposizione per fare bisboccia>>, disse Edward massaggiandosi lo stomaco.

<<Non…non credi sia meglio che mi sistemi un pochino?>>, domandò Esme con un po’ di vergogna.

<<Hai ragione Esme, non è decente per una signora uscire fuori di casa in camicia da notte!, esclamò un divertito Edward- Però non imbellettarti in grande stile e non metterti vestiti troppo eleganti e costosi, non sono utili per andare a caccia. E non ci mettere troppo, se noti bene i miei occhi si stanno facendo ogni minuto più scuri, significa che sono sempre più assetato!>>.

Esme rivolse a Edward un dolce sorriso e fuggì in bagno.

Quando, poco dopo, uscirono di casa, Esme si sentiva divinamente: pulirsi la rilassava e la tonificava; e poi si sentiva forte e resistente come una roccia, consapevole che sotto le sue forme femminili e materne si nascondesse una forza sovrumana, che probabilmente non sapeva ancora controllare.

Quel pomeriggio umido e assolato Esme si era messa un morbido tailleur verde scuro che le consentiva di muoversi senza problemi, e ai piedi calzava graziose ballerine nere e lucide, che terminavano con una punta. Edward, invece, indossava un completo grigio scuro con sotto una semplice camicia bianca, e anche lui scarpe nere e lucide.

<<Era a questo che si riferiva Carlisle? Il perché non usciamo di giorno?>>, mormorò Esme quando, affacciandosi alla porta della loro deliziosa casa a due piani, dalle cui viste si godeva una splendida vista della vicina campagna coltivata e del tenebroso bosco di Ashland esteso per gran parte dell’orizzonte, sporse la manina alla luce del sole. Edward annuì, osservando le pallide, piccole dita di lei che rilucevano come se fossero incastonati di tanti minuscoli frammenti di cristallo.

Uscirono, camminando adagi e tranquilli a braccetto, sul sentiero di campagna che conduceva dritto al bosco. Se mai un umano  in quel momento fosse passato, li avrebbe scambiati per fratello e sorella, un po’ perché la loro natura comune li rendeva simili, oltre che straordinariamente luccicanti, un po’ per l’affiatamento che si stava creando tra loro.

 Ad Esme balenò intesta il pensiero che avrebbe tanto voluto avere un bambino bellissimo e forte come Edward, oltre che Carlisle come marito e amore eterno.

<<Se non ho capito male, tu e Carlisle non è esattamente la prima volta che vi incontrate. Come vi siete conosciuti?>>, esordì ad un certo punto Edward, sul bel viso una schietta espressione di curiosità.

<<Oh…beh, è successo per caso. Io sono originaria di Columbus, ed ero una ragazzina molto vivace, non stavo un momento ferma! Perciò a sedici anni, appunto dieci anni fa, nel salire su un albero caddi malamente e mi ruppi una gamba. I miei genitori, preoccupati, mi portarono immediatamente all’ospedale, e proprio Carlisle mi visitò e mi curò. Ai miei occhi era l’angelo salvatore: la gamba mi faceva tanto male, e lui riusciva ad essere delicato e professionale allo stesso tempo. Mi ricordo ancora tutte le sue premure, i suoi teneri sguardi così preoccupati per me…Era il mio ideale di principe azzurro. Avrei voluto con tutta me stessa che lu…un bell’ uomo come lui, prima o poi, venisse a chiedere la mia mano a mio padre. Ma così non fu. Sappiamo che la realtà è ben diversa dalle fiabe che ci raccontano da piccoli>>, raccontò pacata Esme, senza entrare nei particolari per non smascherare i sentimenti che provava per Carlisle, seppure fossero tanto palesi.

<<Credo che i tuoi sogni possano realizzarsi: dopotutto, hai un’eternità per fare tutto, o quasi, quello che hai sempre sognato. Guarda il lato positivo dell’essere diventata una vampira: anima dannata a parte, hai una possibilità infinita per riscattarti, ribellarti, rifarti una vita, qualsiasi dolore tu abbia dovuto patire>>, disse Edward, parlando più per sé che per Esme.

<<Non credi veramente a ciò che hai appena detto, mormorò lei guardandolo dritto negli occhi scuri- Te lo leggo negli occhi. Io invece, almeno in parte, sono d’accordo. Spero che l’eterna non-morte che mi attende possa darmi tutto il bello che la vita non ha voluto darmi>>.

Proprio in quel momento arrivarono in vista del bosco, ed Esme, che fino a quel momento nel parlare non aveva prestato molta attenzione alle piccole forme di vita incontrate –bisce, piccoli uccelli e insetti qua e là-, fu colpita dagli odori e dai suoni che, tutti insieme, venivano sprigionati da quella massa immensa di verde. Non poté fare a meno di notare che i suoi sensi si erano notevolmente affinati: non aveva problemi di vista, anzi, forse ci vedeva fin troppo, sentiva l’invitante odore del sangue di ogni singolo animale, e se avesse seguito la scia di uno di questi lo avrebbe sicuramente trovato in un batter d’occhio; inoltre il suo udito captava qualsiasi movimento, qualsiasi fruscio nelle vicinanze. Era un predatore imbattibile.

Esme riusciva a malapena a controllare il suo istinto: il profumo di quel dissetante nettare rosso la inebriava e allo stesso tempo la picchiava. Voleva ribellarsi agli incessanti pugni allo stomaco, voleva attaccare, voleva nutrirsi. Voleva bere. Bere. Bere.

<<Sete?>>, le chiese Edward, con un sorriso sghembo stampato sul viso perfetto.

Esme specchiò i suoi occhi rossi in quelli scuri, quasi neri del compagno: il suo sguardo era fulminante e allo stesso tempo sensuale.

<<Molta, Edward, rispose ricambiando spontaneamente il sorriso- Che ne dici se cominciamo?>>.

<<Non vedo l’ora!, esclamò Edward impaziente. Esme non lo biasimava- Ma prima è meglio che ti dia alcuni consigli, Esme. Intanto sfrutta più che puoi la tua potenza e la tua velocità, ma non attaccare in modo diretto e violento, fai in modo che la tua preda soffra il meno possibile e ovviamente cerca di non disintegrarla. Per il primo anno di trasformazione avrai una forza incredibile, molto superiore alla mia o a quella di Carlisle, ma la tua è una forza difficile da controllare, molto bruta e molto inesperta. Perciò aspetta un attimo prima di attaccare, prima guarda come faccio io, così potrai regolarti, va bene?>>.

Esme annuì. Edward accennò con il capo verso il bosco, e in un lampo vi sfrecciarono dentro.

 

 

 

 

 

 

  
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