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Autore: Dudy    29/08/2013    2 recensioni
STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA: lo so che sono una bastarda e che manca solo un capitolo, scusate. Cercherò di pubblicarlo entro gennaio; intanto, per rispetto, inserisco questo avviso per avvertirvi. Scusate ancora, mi dispiace moltissimo, vi prometto che l'ultimo capitolo sarà sensazionale e molto, molto lungo. Imploro la vostra pietà e la vostra pazienza.
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*dal primo capitolo:
"Io sarò il primo a baciarti, e anche l’ultimo."
Oddio, era fuori di sé.
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*dal capitolo 13:
Fu semplice, fu profondo. Come l’azione stessa del respirare, come l’acqua cristallina che scorre gioiosa in un ruscello fresco di montagna.
Semplice e profondo.
Come l’amore.
Non era un vero bacio. Era piuttosto uno sfiorar di labbra, un tocco che per troppo tempo era stato loro proibito dalle convenzioni sociali, l’immagine tenera e densa si calore di due bambini che, tenendosi per mano, si scambiano un dolce e leggero segno di amore.
No, decisamente, non era un vero bacio.
Genere: Drammatico, Fluff, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Non ci posso credere, ok? Non ci posso credere!”
I suoi passi erano impazienti, nervosi, rapidi, e la giacca a vento svolazzava confusamente dietro di essi, come incapace di mantenere la stessa velocità dei piedi. Le sue parole erano risuonate fin troppo forti e potenti nell’aria gelida di fine novembre. Qualche metro dietro di lei, Helen accelerò l’andatura per raggiungerla.
“Senti, mi dispiace, mi dispiace davvero!”
Maya si girò di scatto verso la bionda.
“Che cosa ti dispiace? Non esserti nascosta bene in cantina mentre stavi deliberatamente procreando con mio fratello? O il fatto che stavate usando i miei vestiti vecchi come materasso?”
C’era una nota di ironia e rancore nella sua voce, e un lampo di rabbia e risentimento nel suo sguardo fulmineo. Helen si fermò qualche passo dietro di lei, sospirando. I suoi occhi si erano come cristallizzati, fissi sull’asfalto della strada. Non c’erano lacrime. Solo scuse. Silenziose, difficili.
“Mi dispiace non averti detto che ci saremmo incontrati.”
Serietà. 
Silenzio.
Fu ancora Helen a parlare.
“E non stavamo “procreando””
L’altra fissò con rabbia gli occhi sul volto della bionda. Era scossa, turbata. Il rancore, nonostante tutto, era lo sfondo di un’amara sorpresa. Se solo ci fosse stato qualcun altro al posto di Ryan, o se solo quello stesso Ryan fosse stato diverso… Ma no, no, non poteva sopportare ciò che aveva visto.
“Gli stavi sfilando la maglietta, e lui era già passato ai pantaloni. Le tua labbra erano sulle sue. Cosa lo chiami questo? Ah, no, certo, era solo l’anteprima. Per fortuna non sono arrivata dopo”
La bionda scosse lentamente la testa. Nel frattempo, quasi senza accorgersene, si erano lasciate cadere su una panchina che spuntava sul marciapiede come un’oasi di riposo solitaria nel bel mezzo del deserto. Sbuffando quasi impercettibilmente, Maya continuò a parlare, ma più… dolcemente?
“Forse sto esagerando, sei libera di fare quello che vuoi. Ma non posso sopportare che…che insieme a te ci fosse Ryan. Helen, da quanto va avanti questa storia?”
Era un po’ come se stesse dicendo: “Helen, ti prego, dimmi che mi sono sbagliata, che non è stato nulla”. L’altra si sistemò meglio sulla fredda superficie di metallo, aggiustando il bordo spiegazzato della felpa che spuntava da sotto il cappotto nero. Socchiuse gli occhi, ma tranquillamente. 
“Non c’è nessuna storia. Durante il torneo di basket, quando mi sono allontanata per prendere un frullato…Lui si è avvicinato a me. Lo confesso, all’inizio non l’avevo neanche riconosciuto, era così diverso dall’ultima volta, era più…umano”
Fece una piccola pausa prima di continuare, durante la quale cercò invano di interpretare la reazione di Maya, intenta a scrutare il suo riflesso nella piccola pozzanghera accanto ai piedi della panchina. Nonostante il momentaneo silenzio di Helen, non parlò. Non era ancora il suo turno.
“Abbiamo iniziato a chiacchierare un po’, e…Mi ha confessato che sta male. Si sente solo, e vorrebbe avere il supporto di qualcuno. Sa di essersi comportato in maniera terribile in passato, e ha paura di ricommettere gli stessi errori, perché sa che potrebbe farlo. Ha bisogno di aiuto, Maya.”
Quest’ultima sussultò dentro di sé, ricordando le parole di Zayn. Avrebbe mai potuto perdonarlo? Passare oltre? Ma forse la domanda non era posso?, era devo?. Scosse piano i pensieri, e “Non stiamo parlando di questo, ma di come tu e mio fratello siete finiti a baciarvi in cantina”, mormorò, con voce acuta e tagliente. Fin troppo. 
“Giusto, ma cerca di riflettere un po’ anche su quello che ti ho appena detto. Comunque… Parlando, abbiamo iniziato a camminare, e siamo finiti a casa vostr..tua. Poi, non so, non mi ricordo bene come sia successo. Mentre scendevamo le scale lui mi ah detto “sei bellissima” e, oh, aveva una voce così sexi che…E’ finita così.”
Maya sospirò pesantemente, mentre nella testa le risuonavano come un’eco le parole della sua amica, unite ad un dubbio atroce che le causava un qualcosa a metà tra il disgusto, la paura, la mania di dover controllare tutto, di avere ogni cosa a portata di emozione. 
“Tu…provi davvero qualcosa per Ryan?”
Helen si girò di scatto, impreparata a ricevere una tale domanda. Aveva provato qualcosa? Ma no, no, certo che so, era stata solo…solo attrazione fisica. Niente di più. Quel ragazzo poteva essere cambiato, poteva essere pentito, poteva essere dispiaciuto, ma era sempre Ryan. Non toccava a lei aiutarlo. Non era lei la persona adatta a svolgere questo compito, come non era lei la persona adatta a provare qualcosa per il fratello violento e dal passato difficile della sua migliore amica. 
“Niente. Ciò che è accaduto ieri è stato solo un errore, anzi, per fortuna ci hai interrotti, non so quanto poi  mi sarei pentita se tu non fossi arrivata.”
Sorrise, lasciandosi stringere in un abbraccio, mentre la voce calda di Maya, segnata da un dubbio e dal senso di colpa, si faceva strada nel suo orecchio. 
“Io… Mi sento egoista. Non ho il diritto di costringerti a non frequentare mio fratello. Quindi, ti prego, se hai detto che non provi niente solo per mantenere la nostra amicizia… Sappi che sei libera di fare ciò che vuoi. Scusa per la scenata di ieri, ho esagerato, ma, beh, devo ammettere che non mi aspettavo di trovarvi così.”
Le due ragazze si sciolsero dall’abbraccio per guardarsi negli occhi abbozzando un sorriso. Helen scosse piano la testa. 
“Ti assicuro che ho detto la verità. Però… Credo che dovrò andare a parlargli. Sai, per chiarire un po’ di cose”
Maya annuì, chiedendosi se il compito “parlare-con-Ryan” non spettasse anche a lei. Ma non ebbe il tempo di pensarci: prima che le sue riflessioni potessero fare anche solo un passo avanti, sentì un qualcosa di pesante cadere sullo spazio libero alla sua sinistra, e un sonoro “Sono uno stupido. Sono uno stupido, maledetto bastardo” riempì con rabbia e furore le sue orecchie. La voce di Harry tremava, mentre una mano passava nervosamente tra i capelli ricci già abbastanza scompigliati. 
Le due ragazze si voltarono di scatto nella sua direzione. 
“Har…”
“Non voglio parlare”
Il volto sconvolto, gli occhi lucidi di lacrime a cui non avrebbe mai permesso di scendere. Il suo orgoglio, che neanche il dolore poteva riuscire a scalfire, non glielo avrebbe mai permesso. Un silenzio tagliente si fece strada tra di loro. Dovette passare qualche minuto, forse un quarto d’ora, perché il riccio si alzasse di scatto dalla panchina e iniziasse a camminare avanti e indietro, in preda a un’improvvisa frenesia, borbottando e parlando più con sé stesso che con le due ragazze che lo fissavano allibite, senza nascondere un accenno di preoccupazione. 
“Mi odio. Sono stato così sciocco, come ho potuto pensare che… Io non merito tutto questo, cioè, sì, merito questo, ma non ho meritato tutto ciò che ho avuto fino ad oggi e…Oh, non riesco neanche a pensare, mi sto confondendo. Ma la verità è che è stata colpa mia, io sono solo uno stupido bastardo!”
Maya sbottò, balzando in piedi e afferrandolo forte per le spalle.
“Basta!Smettila di commiserarti e spiegaci cosa cavolo è successo!”
Il suo sguardo era duro, così come la sua voce. Harry, il petto che si alzava e si abbassava velocemente, tornò ad accasciarsi sulla panchina, mentre Helen gli posava una mano su un braccio in segno di conforto. Ma la verità era che si sentiva distrutto. Allo stesso modo in cui sentiva che tutto ciò che di più bello era riuscito a costruire intorno a sé si era irrimediabilmente frantumato. 
“Sono stato nominato capitano della squadra.”
C’era qualcosa di tanto amaro nel modo in cui le sue parole erano risuonate nell’aria, tanto angoscioso, che quella semplice e almeno teoricamente gioiosa frase diventava quasi inquietante. 
Le due ragazze al suo fianco lo guardarono sconcertate, senza azzardarsi a chiedere altro. Non per paura, no: semplicemente, quel silenzio serviva per spronarlo a rivelare il resto, molto più delle domande. Non dovettero aspettare molto, infatti, per risentire la voce del riccio, che combatteva contro dei singhiozzi troppo facili, troppo umilianti. 
“Avrei dovuto prevedere che dopo questa vittoria tutte le ragazze avrebbero fatto la fila per parlarmi, e magari anche per andare un tantino oltre. Ma non avrei mai potuto immaginare che una di loro andasse a dire a Fanny che…che ho baciato un’altra. Le ha fatto vedere una foto di quest’estate, quando stavo ancora con Taylor. E lei…”
Non aveva bisogno di aggiungere altro, o forse, semplicemente, non ne aveva la forza. Maya ed Helen si scambiarono uno sguardo d’intesa.
“Ti aiuteremo. Cercheremo di farla ragionare”
C’era una tale speranza nella loro voce, una tale fiducia… Ma Harry scosse la testa. Le cose non erano così semplici. C’era dell’altro, del terribile altro, che non trovava il coraggio di scuotere le sue corde vocali e uscire dalle sue labbra. Forse perché questo stesso “altro” non era ancora riuscito ad arrivare neanche al suo cervello. Forse perché il ragazzo stesso non voleva trovare il coraggio di assimilarlo completamente. E qui entrano in gioco gli scherzi oscuri della mente, che ci tiene offuscate le immagini peggiori, per poi, d’un tratto, nei momenti meno opportuni, farcele ricomparire davanti agli occhi dei ricordi, più vive e nitide che mai. E fu proprio in quel momento che Harry realizzò con orrore ciò che sarebbe successo. Fanny si sarebbe trasferita. In America. Da tempo la sua famiglia progettava questo cambiamento (“Sono sicuri che lì ci siano più possibilità di guadagno”, aveva detto la ragazza qualche settimana prima, mentre gli spiegava i sogni dei suoi genitori), me lei stava pian piano riuscendo a far cambiare la loro insana idea. E questo solo per poter stare con lui. Ma dopo l’inconveniente di quel giorno, lei stessa ci aveva ripensato. Senza dargli il modo e il tempo di spiegare, aveva urlato che era meglio finirla così, che aveva deciso: sarebbe andata in America. 
Una lacrima si ingrandì nell’occhio del ragazzo. 
Era stata colpa sua, se solo fosse stato più attento, se solo… Se solo ci fosse stato tempo per tutti quei “se solo”. Gli aveva mandato un messaggio: “Ho scoperto che i miei genitori avevano già prenotato l’aereo mentre io cercavo di convincerli a restare. Quanto sono stata stupida a perdere tutto quel tempo per te. In ogni caso, parto domani sera. Non voglio saluti strappalacrime: sono ancora arrabbiata, e ferita. Beh, nient’altro. Complimenti”
Aveva solo un giorno e mezzo per cambiare la situazione. Ma la decisione era già stata presa, i bagagli forse erano già pronti, e il posto sull’aereo era già prenotato. Anche una settimana sarebbe stata troppo poca, figuriamoci un giorno e mezzo. Gli parve quasi di star soffocando, di non poter più respirare: ma in fondo, come avrebbe mai potuto respirare, con la consapevolezza che non avrebbe potuto rivedere l’unica ragazza di cui era perdutamente e profondamente innamorato?
Si prese la testa tra le mani, e, ignorando le domande di Maya e le rassicurazioni di Helen, si allontanò, ritrovandosi dopo poco a girovagare senza meta per la città. 


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La porta venne spalancata lentamente, solo dopo qualche secondo lo squillo tintinnante del campanello. 
“Immaginavo che saresti venuta”
Entrambi sorrisero debolmente, mentre Helen estraeva il cellulare dalla borsa per come per controllare l’orario, ma in realtà la sua vera intenzione era smorzare un nervosismo che, in effetti, non aveva neanche ragione d’esistere. Inspirò profondamente prima di iniziare a parlare, ripromettendosi (e riuscendo almeno in parte a mantenere questa promessa) di essere diretta, decisa, convinta. 
“Quindi sei d’accordo sul fatto che dobbiamo parlare. Insomma, dobbiamo chiarire ciò che è accaduto ieri pomeriggio, a casa di Maya. Cioè, a casa vostra.”
Ryan annuì piano col capo, spostandosi leggermente dall’uscio della porta e facendole segno di accomodarsi all’interno della dimora. Lei assentì, facendo qualche passo in avanti senza un’eccessiva convinzione: era stato proprio da quei passi che il giorno prima era iniziato tutto. E no, non voleva che si ripetesse di nuovo, non senza ragione, non senza un motivo. Si sedettero sul divano del salotto, davanti a un vassoio pieno di biscotti che il ragazzo aveva comprato da poco ma che già iniziavano a scarseggiare. Nessuno dei due si preoccupava di dire qualcosa, e quel silenzio stava diventando eccessivamente pesante. Helen, attorcigliandosi una ciocca di capelli biondi intorno al dito, stava mentalmente tentando di capire il perché di quella sua improvvisa mancanza di forza. Diretta, decisa, convinta. Doveva essere diretta, decisa, convinta. Doveva dire chiaramente ciò che pensava senza giri di parole, senza insicurezza. Ma cos’era che pensava? Del discorso a dir poco perfetto che si era preparata mentre camminava per quella strada contornata di alberi - uno dei quartieri più belli e ammirati della città - rimaneva ben poco, o forse nulla. E mentre lei eseguiva una straordinaria battaglia con sé stessa tentando di ritrovare almeno un minimo di autocontrollo che le avrebbe permesso di esprimere i suoi ragionevoli pensieri, Ryan si alzò dal divano posizionandosi sul bordo del tavolino di legno scuro che si trovava a pochi centimetri da esso. Ora non solo era a una distanza quasi nulla dalla ragazza, ma si trovava esattamente di fronte a lei. L’azzurro brillante e il marrone scurissimo, quasi nero, dei loro occhi si fondevano in uno sguardo intenso e significativo, carico di timore, incertezza, tensione. Helen impiegò qualche secondo di troppo (troppo o troppo poco?) per abbassare le palpebre e fissare attraverso le lunghe ciglia coperte di mascara le mattonelle chiare del pavimento. Ma solo dopo altri minuti, o forse ore, trovò in quelle mattonelle la forza di emettere dei suoni.
“Ciò che è accaduto ieri… Non deve ripetersi. Non è stato niente,  se non uno stupido errore da… da adolescenti in balìa degli ormoni. Avrei dovuto avere più autocontrollo, credo anche  di dovermi scusare per questo. Lo sappiamo entrambi che non proviamo nulla l’uno per l’altra.”
Era stata brava. Diretta, decisa, con… No, non convinta. Perché in fondo, quelle parole avevano la funzione di convincere anche lei. Ma ci erano riuscite? Sì, certo. E allora a cosa era dovuta quella sensazione di inadeguatezza, come se le cose non stessero andando nel modo in cui dovevano andare? Perché sentiva che mancava qualcosa, che la sua frase non era stata quella giusta? Si prese la testa tra le mani, cercando di capire. Il giorno prima, quando lo aveva incontrato, si era ritrovata a provare qualcosa di strano parlando con lui. Si era sentita bene. Aveva iniziato a riflettere sulla sua bellezza. No, no, no, non ci doveva pensare. Ryan era…Ryan. E le parole che erano appena uscite fuori dalle sue labbra erano assolutamente corrette. Perfette. Non avrebbe potuto dire niente di più adeguato, giusto e ragionevole. Per un attimo, ma solo per un attimo, si sentì soddisfatta, e si lasciò andare in un debole sorriso. Ma quel sorriso non era destinato a vivere a lungo. Il ragazzo si alzò di scatto, catturando l’attenzione della bionda, che ripensò a tutto quello che lui aveva fatto in passato. I suoi pensieri e le sue riflessioni cedettero il posto alla paura e all’impulso di scappare. Fece un rapido ragionamento: La porta era alle sue spalle, per raggiungerla avrebbe solo dovuto alzarsi dal divano, attraversare metà del salotto giungendo all’ingresso, e da lì non le sarebbe rimasto altro da fare se non oltrepassare l’uscio e fuggire via da quella casa, sperando di correre abbastanza velocemente. Ma c’era un problema. Ryan si trovava proprio davanti a lei, e le sarebbe stato impossibile alzarsi senza andare a sbattere contro di lui. 
Si sentì in trappola. 
Il panico cominciò sempre più rapidamente a farsi strada dentro di lei. Sul volto del ragazzo era comparso un ghigno incomprensibile, una smorfia di disappunto che però avrebbe anche potuto contenere approvazione. Le sue labbra si mossero piano, in un sussurro sprezzante.
“Capisco. Certo, hai ragione”
E prima che Helen potesse tentare di proteggersi in qualunque modo, lui si allontanò con una sorta di emozione repressa. La bionda sentì il suono di una porta che sbatteva e il rumore di qualcosa che cadeva, leggermente attutito dalle spesse pareti.
Profondamente imbarazzata e ancora molto scossa, non perse altro tempo per raggiungere l’ingresso e scappare via, verso la sua calda e sicura dimora. 


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“Ehi, aspetta!”
Maya, senza preoccuparsi di trattenere una risatina divertita, si girò verso Zayn, che un po’ affannato dalla lunga corsa la raggiunse.
“Si può sapere dove stiamo andando? E perché stai correndo come una matta lungo la strada costringendomi a fare lo stesso?”
Entrambi si erano fermati, e la ragazza ne approfittò per stringersi a lui. Si sentiva al sicuro tra le sue braccia, con la testa poggiata al suo petto e le orecchie tese nell’ascoltare i battiti di quel cuore. E si sentiva semplicemente felice nel sapere che quel cuore, quello stesso cuore che tanto le piaceva ascoltare, batteva anche per lei. “No, non anche. Batte solo per te”, le aveva detto Zayn poco prima, quando ancora si trovavano a casa del ragazzo, avvolti in una coperta a guardare quel film. E lei… Non avrebbe saputo descrivere le emozioni che aveva provato nel sentire quelle parole. Sapeva solo che d’un tratto si era trasformata in una leggiadra farfalla, libera, pura, e che Zayn era quel vento che la sosteneva, portandola a volare più in alto, fin quasi a toccare la luna e le stelle. E stava bene. Semplicemente. Il suo amore, il loro amore, era qualcosa di semplice, eppur profondo. Vero. Si sentì stringere in un caloroso, stupendo abbraccio, e si abbandonò al tocco di quelle mani, un tocco che la faceva sentire protetta. 
Zayn, per un attimo, dimenticò completamente la domanda retorica che le aveva posto, e il fatto che esigeva una risposta. Si accontentava di stringerla sempre più vicino a sé, inebriandosi del suo profumo e lasciando che  suoi capelli gli solleticassero le guance. E sapeva che quel momento era perfetto. Non avrebbe voluto essere in nessun altro posto, e con nessun’altra persona. In effetti, non avrebbe saputo stabilire il momento preciso in cui si era innamorato di lei. Non se ne era accorto. Era accaduto in maniera graduale, tanto che lui, distratto dall’attrazione che provava per Helen, non l’aveva neanche capito. Ma ora lo sapeva, o, più che saperlo, lo sentiva: la amava. Nient’altro: la amava. 
Il rumore di un’automobile che passò a poco meno di un metro da loro li fece risvegliare dal torpore in cui entrambi stavano cadendo. 
“Allora? Dov’è che stiamo andando?”
Di nuovo, Maya si lasciò sfuggire un risolino soddisfatto.
“Seguimi e basta” 
E si allontanò in fretta, lasciando il ragazzo con un sorrisetto di sfida e di leggera provocazione. Al moro non restò altra scelta che seguirla, accelerando il passo per non perderla di vista. 

Impiegò qualche secondo di troppo per capire dove si trovavano. E anche dopo averlo compreso le intenzioni di Maya non gli apparvero chiare. In effetti, si rese pienamente conto di ciò che stava accadendo solo quando la lunga fila si era ridotta almeno di una decina di persone, e il loro turno si avvicinava sempre di più.
“Che cosa diavolo ci facciamo qui?”
La ragazza sorrise, indicando con un movimento della testa l’insegna che svettava rossa e luminosa sopra le loro teste.
“Voglio iscriverti”
Quelle parole risuonarono nella testa del moro con un suono strano, distante. Tanto che per un attimo credette di averle solo immagine. Ma certo, era soltanto uno stupido scherzo della mente, come aveva potuto pensare che… L’espressione seria ma al tempo stesso elettrizzata di Maya lo fece ricredere. 
“No, aspetta, tu non puoi davvero iscrivermi ai provini di X  Factor!”
E, a farla uscire veramente dalla bocca, quella frase sembrava ancora più assurda che a pensarla. Si diede dello stupido. Probabilmente era uno scherzo, o semplicemente la sua ragazza doveva incontrare qualcuno e aveva usato il “Voglio iscriverti” in senso puramente ironico. 
“Zayn, sì che posso. Sto parlando sul serio. Hai detto che cantare è la tua più grande passione, no? Bene. Ti ho sentito, e, credimi, sei sensazionale. Tu non hai la minima idea di quello che riesci a trasmettere con la tua voce, io…ieri, quando hai cantato Happy together, credevo di scoppiare, di non riuscire a trattenere dentro di me le ondate di emozioni che mi stavano assalendo. La musica, il canto, sono dentro di te, e grazie alla firma che metterai tra poco non lo capirai solo tu, ma il mondo intero. Ti prego, fidati di me.”
Zayn si sentì come colpito da una massa d’acqua fredda. Si rese conto che Maya aveva realmente intenzione di iscriverlo ai provini di X Factor. Ciò che non capiva era come lei non riuscisse a vedere tutte le migliaia di motivazioni che andavano contro questa decisione. Motivazioni tra cui svettava la più terribile conseguenza di ciò che stava per fare. Certo, avrebbe potuto non superare il provino, ma non era poi così grave. Avrebbe potuto perdere, ma che importava? Non era questo l’importante. Sarebbe potuto diventare lo zimbello del mondo intero, ma non gli interessava cosa avrebbero potuto pensare di lui dei perfetti sconosciuti. Una cosa, in quel momento, gli sembrava così…brutta, tanto da poter essere considerata quasi drammatica. 
“Ti rendi conto che se per sbaglio supero quel provino non ci potremo vedere per mesi?”
Maya abbassò lo sguardo. Sì, se ne rendeva perfettamente conto. Ci aveva pensato a lungo. Ed era giunta alla decisione di volere solo il meglio per Zayn, indipendentemente da lei e dal suo egoismo di volerlo avere ogni giorno. Era giunta alla conclusione che il meglio, per Zayn, era quel provino. Era giunta lla conclusione di doverlo lasciare andare. Avrebbe voluto spiegarglielo, ma era difficile. Il ragazzo la prese per le spalle, avvicinandola un poco a lui. 
“Ti prego, dimmi ciò che pensi”
Ci provò. 
Zayn scosse la testa.
“No, no, no, come puoi non averlo ancora capito? Il meglio per me sei tu. Nessun provino, nessun X Factor, solo tu.”
Maya lo guardò, e non poté trattenersi dal baciarlo. Ma quel bacio durò poco, e riuscì a trasmettere più la scarsa convinzione che la gioia che aveva provato nel sentire le parole del ragazzo. 
Il moro le strinse la vita in un debole abbraccio, confortandola.
“Senti, non facciamo cose impulsive e affrettate di cui poi potremmo pentirci. Ci rifletteremo, ci prenderemo un po’ di tempo per decidere, manca ancora un bel po’ alla chiusura delle iscrizioni. Andiamo via, adesso.”  


Perdonatemi, ok? Perdonatemi. Anche se un ritardo del genere è così terribilmente imperdonabile. E per di più non ho scuse che possano giustificare il mio avervi fatto aspettare per quasi un mese, dopo avervi lasciato così in sospeso... :(
Ma mi dispiace tantissimo, davvero. 
Inoltre dopo tutto questo tempo ritorno con questo capitolo orrendo, scritto male, elaborato male, pensato male. 
E ora mi odierete anche di più, perché sto per dirvi che questa ff sta finendo, e di certo non è una fine che vi... Basta, sto già dicendo troppo. Diciamo che mancano più o meno 2-3 capitoli, compreso l'epilogo. Owww, già mi mancano Maya e Zayn, che tra l'altro in questo capitolo sono tenerisimi *-* Però ci sono ancora diverse cose lasciate in sospeso, oltre al provino di Zayn: ad esempio, la faccenda tra Ryan e Helen. Eh sì, finalmente si è scoperto tutto, e lo so, è stato terribilmente banale, ma non ho proprio potuto evitarlo :(
Per non parlare di Fanny e Harry, mi dispiace tantissimo per loro due... Secondo voi cosa succederà? Vi prego, fatemelo sapere in una recensioncina!!!
Ah, altre due cose: anche il nuovo (stupendo) benner è stato realizzato da 
liamstwjtcam.... Ma la vera notizia è: ANCHE IO HO IMPARATO A FARE I BANNER! HURRA'! CE L'HO FATTA!
Il primo esperimento di banner è andato a finire nella mia nuova OS, che potete trovare
QUI. Il prtagonista? Liam, e anche la sua compagna, e anche Harry, che...No, basta, vi sto rivelando troppo, se ne volete sapere di più andate a leggere :3..e magari lasciate anche una recensioncina-ina-ina??? Vi pleeeeggooooo :-*
Vebbè, non ho più niente da dire, mi dileguo e spero di aggiornare presto, anche se sarà davvero molto difficile perchè sono piena di impegni :(
Sciasciaooooo!!! 
:)

PS: OGGI E' IL COMPLEANNO DI LIAAAAMMMMM!!!!! ECCOLO LI', IL MIO PICCOLO BATMAN CHE COMPIE VENT'ANNI.... #BRIVIDI <3 <3 

 
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