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Autore: BlackMoonRising    04/03/2008    2 recensioni
Sono passati cinque anni dalla morte di Kid Bu. I Saiyan hanno recuperato la loro esistenza tranquilla e vivono pacificamente. Ma una pericolosa minaccia agisce nell’ombra e ormai manca poco perché esca allo scoperto per rovinare irrimediabilmente la loro serenità… Il conto alla rovescia è già iniziato.
Genere: Malinconico, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gohan, Goku, Goten, Trunks, Vegeta
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1 – SEGNALI

 

Capsule Corporation, dieci della mattina.

Vegeta stava per perdere la pazienza. Quella notte non aveva dormito per niente bene, si era svegliato quella mattina con la sensazione di aver appena terminato uno dei suoi duri allenamenti. E ora ci si metteva anche quell’isterica di sua moglie. Provò ad addormentarsi sul divano, per recuperare.

– Smettila! Cosa diavolo ti prende?

Bulma andava avanti e indietro per la stanza. Non si prese la briga di rispondergli e Vegeta la ignorò. Sbuffando, tornò a oziare. La donna tornò a passeggiare su e giù.

Dormiva solo da pochi minuti, che fu svegliato da un tonfo.

–Buon giorno a tutti!– salutò squillante Trunks.

Suo padre si alzò di scatto, l’espressione più infuriata che mai.

–Ma possibile che in questa casa non ci sia rispetto per gli altri? Ma insomma! È questo il modo di entrare, urlando a squarciagola per svegliare le persone?

Trunks era troppo pensieroso per offendersi alle parole del padre. Ripensava ancora alla notte appena passata… gli era sembrato di svegliarsi in preda a un forte dolore. Ma il ricordo era sfocato, e più ci pensava, più era convinto che fosse stato solo un sogno. L’unica cosa veramente reale che aveva in quel momento erano i forti capogiri che lo tormentavano da quando si era alzato. Non aveva la febbre, eppure non riusciva a tenersi in piedi.

Barcollando, si gettò sul divano accanto a suo padre.

–Trunks, tesoro, che cos’hai?– chiese Bulma.

Il ragazzo decise di non farla preoccupare ulteriormente.

–No, mamma… sono solo stanco.

Si sedette sul divano, inquieto e distratto.

Aveva la sensazione che quel giorno non sarebbe passato tanto velocemente…

 

Monti Paoz, dieci e venti.

Non c’era stato un altro giorno in cui Goku si fosse alzato tanto tardi. La sera prima si era stancato particolarmente in alcuni esercizi speciali, e a letto si era addormentato come un sasso.

–Goku, pigrone, svegliati!– urlò Chichi dalla cucina. Il Saiyan si stiracchiò voluttuosamente. Il nodo allo stomaco tornò a farsi sentire come non mai. Aveva qualche malattia? Altrimenti non avrebbe potuto spiegarsi l’origine di tutta quella tensione. Era qualcosa di oscuro, qualcosa di oscuro che stava per accadere.

Lo stomaco continuava a bruciare di ansia. Goku non se ne curò. Si diresse in cucina, facendo capolino dalla porta.

–Mi hai preparato una bella colazione?– chiese.

Chichi, per tutta risposta, sospirò. Mai che le facesse una domanda diversa…

–Goku, vedi di fare presto, dobbiamo andare a casa di Bulma.

–Certo!– disse lui, con la bocca piena, affamato come un lupo. Quel giorno aveva più fame del solito. O forse voleva nascondere l’inquietudine che lo rodeva. Non riusciva a gustarsi l’ottima cucina di sua moglie.

Chichi decise di lasciar perdere l’iniziativa di insegnare al marito un po’ di buona educazione. Nella stanza entrò Goten. Era molto cambiato da quando era piccolo. Ora, a undici anni, non aveva più i capelli in disordine: ora erano corti, ugualmente arruffati, ma comunque molto più trattabili di prima. Sembrava un normalissimo studente, e non un Saiyan con potenza superiore ai venti milioni. Quando lo vedeva, la madre sospirava soddisfatta, contenta che ora i suoi figli non andassero più in giro come dei teppisti. Salvo poi dare in escandescenze quando il ragazzo si trasformava in Super Saiyan davanti a lei, cosa che, peraltro, accadeva tutti i giorni.

–‘Giorno pa’, ’giorno ma’.

–Ciao, figliolo– lo salutò Goku –Avanti, vieni a mangiare con me, ché dopo dobbiamo andare alla Capsule.

–Era ora!– esclamò il ragazzo –Sono secoli che non vedo più Trunks.

La sua voce era più acuta del solito. Anche le espressioni che usava non sembravano quelle di sempre. Era inquieto anche lui.

Si fermò sulla soglia della porta, incerto. Avrebbe dovuto dire ciò che sentiva al padre o forse era meglio non allarmarlo? Osservò Goku per qualche istante, indeciso sul da farsi. Notando il silenzio che aleggiava nella cucina, capiva che anche il padre non era tranquillo.

Si sentì sprofondare nel panico. Si obbligò a respirare lentamente, per calmare l’agitazione. Ma no, era ridicolo affidarsi alle sensazioni. I presentimenti portavano solo nervosismo. La metà delle volte proprio non portavano niente.

Si sedette a tavola, pronto a tuffarsi nell’abbondante colazione preparata da sua madre. Azzardò una battuta, fece ridere suo padre, ricevette uno scappellotto dalla madre.

Così entrambi fecero finta di niente, come se niente avessero avvertito.

Il più grande errore che avessero mai commesso.

 

Capsule Corporation, undici e trenta.

Ormai mancava poco. Ancora pochi minuti…

Aveva programmato quella vendetta per molto tempo… il loro dolore… il loro sangue… avrebbe visto questo e altro ancora.

Ancora pochi minuti, e quando il sole sarebbe stato perfettamente sopra le loro teste, come un messaggero di morte, avrebbe agito. Mancava poco ormai…

 

Ventinove minuti…

 

Ventotto…

 

Ventisette…

 

 

Era mezzogiorno meno venti, quando arrivò alla Capsule Corporation Gohan con Videl.

Bulma, che li aveva visti arrivare dalla finestra, si sbracciò per correre loro incontro.

–Gohan! Videl!– strepitò.

–Ehi, Bulma! Come stai?– salutò educatamente Gohan.

–Io benissimo, grazie. E voi?

–Meglio di così?– commentò Videl, mostrando un fagottino e sorridendo.

Bulma sbiancò all’improvviso.

–Non dirmi che è…

–Proprio così. Mio figlio– confermò orgogliosamente Gohan.

–Il nipote di Kakaroth?– chiese Vegeta, comparso sulla soglia insieme a Trunks.

–Già– sorrise Gohan.

–Come si chiama?– domandò più incuriosito Trunks, osservando il piccolo. Il neonato somigliava tutto alla madre, con i capelli neri come una macchia d’olio e gli occhi azzurrissimi come i suoi. Ma aveva dei tratti che ricordavano quelli del padre e del nonno, attestando senza dubbio la sua appartenenza alla stirpe Saiyan.

–Tomas. Niente di sfarzoso o troppo complicato, su questo io e Gohan eravamo d’accordo– rispose Videl.

–Ma che bel bimbo!– iniziò Bulma. Ma fu interrotta da un rumore inconfondibile. Una leggera brezza si diresse verso di loro, e altrettanto velocemente a come era nata, si dissolse nel nulla. L’erba frusciò sotto i passi di qualcuno

–Ciao, papà– disse Gohan, come se suo padre fosse stato lì da sempre.

–Ciao, figliolo! Ciao a tutti!– salutò allegro Goku.

Goten corse subito da Trunks. La Città dell’Ovest era molto lontana dalla sua casetta nel quartiere 439 del Villaggio dell’Est. Ora che suo fratello era andato a vivere con la sua famiglia, era rimasto solo. Nella scuola che sua madre lo aveva costretto a frequentare aveva stretto qualche amicizia, ma nulla valeva il suo migliore amico. A grandi passi, si avvicinò a Trunks.

–Ehi, bella lì! Come va?

Il suo migliore amico sospirò.

–Tutto bene. Tranne gli allenamenti. Sai, mio padre ci va pesante. E se non mi alleno, mi toglie la paghetta.

–Accidenti… Ma cos’è tuo padre? Un nazista?– chiese Goten ridendo sotto i baffi.

–Poco ci manca– sospirò di nuovo Trunks. Concentrò la sua attenzione su Goten, notando qualcosa di diverso.

–Ma guardati: ti sei alzato! Fino a poco tempo fa eri uno sputo, ora mi hai raggiunto!

–Ah ah, spiritoso– commentò Goten offeso.

–Goten!– lo chiamò il fratello –Vieni a vedere tuo nipote.

–Wow! A undici anni sono già diventato zio!– esclamò, precipitandosi su Videl e Tomi.

–Il mio nipotino…– mormorò estasiato Goku –Gohan, tuo figlio è uguale a te quando eri piccolo! E somiglia anche al nonno naturalmente–. Continuò a guardarlo in silenzio e aggiunse:–Accidenti, mi sento così vecchio…

–Kakaroth, tu sei vecchio– ribatté Vegeta sarcastico.

–Tu pensa per te, che hai almeno dieci anni di più– lo punzecchiò Bulma acida.

Vegeta mugugnò qualcosa e mise il broncio come un bambino piccolo.

–Vegeta, ti trovo bene– disse Goku allegramente.

–Già– brontolò lui.

–Sai, si capisce subito che hai passato tutto questo tempo ad allenarti.

–È inutile che mi fai complimenti, Kakaroth– replicò Vegeta. Ma si vedeva che, sotto sotto, era compiaciuto. Goku sorrise soddisfatto.

Stava andando tutto bene.

Almeno per il momento.

L’inquietudine persisteva…

 

 

 

Meno quindici…

 

Meno quattordici…

 

Meno tredici…

 

FINE PRIMO CAPITOLO

 

NA: Questa volta faccio una pazzia. Non ce la facevo più ad aspettare, così ho deciso di pubblicare comunque la mia Long–fic prima che sia terminata. Pubblico prima il prologo e, subito dopo, il primo capitolo, perché solo il prologo mi sembrava un po’ scarno. Finirò questa fanfic a mano a mano, tanto ho già pronti tredici capitoli ^^. Chissà che non mi torni l’ispirazione… Se non commenta nessuno, la cancellerò. Perciò, recensite numerosi ^^!

Bacioni

DarkMartyx

   
 
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