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Autore: Alexis Cage    29/08/2013    0 recensioni
"Chi era l’ospite della camera 213? E perché pensando a lui non riuscivo a trattenere l’inquietudine?"
In un futuro prossimo, una nobile ragazza si reca in un ospedale per la sua malattia, non immaginando che lì troverà un mistero strano, all'apparenza poco importante, ma che rischia di cambiarle completamente la vita
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le ore scorsero veloci come pagine sfogliate di un libro, accavallandosi l’un l’altra tra brevi momenti di sonno e osservazioni su quello che accadeva nel corridoio.

Riemersi da un placido dormiveglia quando ormai il Sole era calato, e mi accorsi subito che era cambiato qualcosa: c’era fermento, nel corridoi. Sentivo passi affrettati di tante persone e quasi percepivo la preoccupazione che aleggiava nell’aria, e subito mi preoccupai non poco: che fosse accaduto qualcosa di grave?

Scorsi attraverso la porta la stanza di fronte alla mia, la camera 213, preparata con un tavolo di innumerevoli medicine e un letto grande due volte il mio.

-Cos’è accaduto?- domandai al mio compagno, vigile accanto a me. Thomas scosse la testa:

-Non ne ho la più pallida idea. Da un’ora ormai stanno scalpitando tutti per i corridoi, ma da quello che sono riuscito a sentire non c’è stato un’incidente con molte vittime: la vittima è solo un malcapitato, l’assassina una malattia incurabile.-

-E perché mai ci sarebbe bisogno di così tante persone?- mi chiesi riflettendo confusa. La situazione risvegliava la mia naturale, e a volte esuberante, curiosità, costretta alla prigionia per la mia malattia che non mi permetteva di fare ciò che volevo.

Thomas scosse ancora la testa:

-Non ho una risposta. Ma una domanda sorge nella mia mente, e visto che a quanto pare sono pazzo non posso tenerla lontana dalla mia bocca, quindi dico: perché mi pare che siano tutti molto preoccupati?-

-La vittima è forse una persona importante?- ipotizzai.

-Anche tu lo sei.- obbiettò Thomas con un sorrisetto –Ma a causa dell’epidemia i medici sono costretti a non interessarsi troppo all’erede della più nobile stirpe.-

Io annuii e continuai:

-Potrebbe essere una malattia contagiosa, ma dubito possa essere limitata da una porta, non posizionerebbero una persona pericolosa così vicino agli altri pazienti. Allora qual è la risposta?-

-La risposta è la pazzia.- enunciò Tomas con voce solenne –Del problema l’unica via.-

-Ne dubito.- obbiettai subito, ma quella mi parve la soluzione più logica. Che fosse una persona malata mentalmente che poteva diventare pericolosa? Allora perché il mio animo mi aveva portato a rispondere così a Thomas?

Lui sorrise semplicemente scuotendo la testa, come se sapesse qualcosa di cui io non ero a conoscenza. Feci per chiedere una spiegazione della sua strana espressione quando entrò qualcuno nella stanza: il Dottor Smith, l’unico nostro contatto col mondo al di fuori della camera.

-Tutto bene?- chiese scandagliando entrambi noi pazienti con occhi attenti – C’è stato qualche problema?-

Era rivolto a me e si stava evidentemente riferendo a Thomas, che ostentava un’espressione indifferente. Io scossi la testa con un sorriso:

-L’accoglienza è ottima, la compagnia sublime. Solo una cosa mi turba.-

-Mi dica, mi dica, signorina.- mi esortò subito lui, preoccupato. Io sorrisi ancora per calmarlo:

-Non è un problema della mia persona, ma non riesco a trattenere la mia curiosità e ho notato molto fermento nel corridoi. È accaduto qualcosa?-

Il volto del Dottor Smith venne attraversato per un singolo istante da un’ombra d’inquietudine che non mi sfuggì, poi rispose con un sorriso tranquillo:

-Solo un paziente che ha bisogno di molte cure, ma non vi recherà problemi.-

Gettò un’occhiata veloce al corridoio ed esclamò con rammarico:

-Temo di dover lasciare la vostra presenza, tra poco lui giungerà qui. Vi auguro dei sogni splendenti.-

Quando fu uscito, chiudendosi la porta alle spalle, Thomas sembrò riprendere vita. La sua espressione indifferente divenne subito sarcastica:

-“Lui”…eh? Allora, secondo te è un folle o un mutante?-

Feci un sorriso forzato:

-Entrambi?-

Thomas annuì, quasi compiaciuto dalla mia risposta, e senza annunziare niente chiuse gli occhi e il suo respiro divenne più lento.

Io purtroppo non ho mai posseduto l’innata capacità di addormentarmi subito e quindi anche quando, mezz’ora dopo, giunse un’infermiera ad abbassare le luci per la notte, io ero ancora sveglia e restai tale per un’altra ora. Sentii chiaramente quando, poco dopo la mezzanotte, giunsero dei sussurri dal corridoio e una porta venne aperta e chiusa dopo poco tempo: era arrivato il nuovo paziente.

Di certo la mia incapacità soporifera in quel momento era influenzata dai mille pensieri che mi vorticavano nella mente non concedendole il riposo.

Perché il Dottor Smith aveva mentito? Chi era l’ospite della camera 213? E perché pensando a lui non riuscivo a trattenere l’inquietudine?

  
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