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Autore: Lyrael    29/08/2013    1 recensioni
'Luci, finalmente' pensa Draco, 'sono ore che cammino, mi fanno talmente male i piedi che me li taglierei...'
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Capitolo 9 - Ci penserò, domani.

Durante la cena, Draco si era sentito osservato da sua madre, che gli lanciava occhiate fugaci e distoglieva gli occhi appena il figlio incrociava i suoi.

Narcissa ci pensava e ripensava, ma non aveva ancora trovato il modo per affrontare di nuovo con Draco l'argomento del matrimonio.

Da quando Lucius era stato rinchiuso ad Azkaban e il ministero aveva cominciato ad arrestare i componenti sospetti di molte famiglie, tra quelle che erano state legate più o meno strettamente al Signore Oscuro, le possibilità di trovare per Draco una moglie, che non fosse in rovina completa o in disgrazia, si erano notevolmente ridotte.

Rimanevano le solite due o tre possibilità, ragazze che Draco conosceva e che avrebbe potuto apprezzare, col tempo. Sapeva benissimo che non stava affatto facendo del suo meglio per il figlio e una parte di lei si sentiva in colpa, perché di certo un matrimonio combinato non sarebbe stato il massimo della felicità per lui.

In più, oramai Narcissa non poteva più negarlo a se stessa, dopo una breve e burrascosa storia con Pansy Parkinson, Draco sembrava aver completamente perso interesse per l'universo femminile. Se all'inizio era parso una sorta di periodo di assestamento, ora Narcissa era certa che il motivo fosse ben diverso.

Non che la cosa la turbasse più di tanto, non era il primo in famiglia a preferire i ragazzi e non sarebbe stato l'ultimo; in fondo anche lei si era sposata per dovere, lasciando sola ed infelice quella che aveva sperato, in un sussulto di fervore adolescenziale, sarebbe stata la sua compagna di vita.

La vita invece aveva preso una strada diversa che a lei, via via che il tempo passava, era piaciuta sempre meno. Non fosse bastato il dolore per la separazione dall'unica persona che aveva amato davvero, a parte il suo futuro figlio, tutto quello che le girava intorno aveva assunto tinte fosche, oscure, tetre. Era quasi arrivata ad odiare Lucius per la sua stupidità e miopia, Lucius che si prostrava ai piedi di uno per il quale nessuno contava nulla, se non finché lo serviva. E tutta la protervia dei Malfoy, allora? Tutte le loro chiacchiere sul sangue puro e la stirpe e bla bla bla? Chiacchiere, appunto.

Con l'incarcerazione del marito e a causa di questi nuovi pensieri, i propositi di Narcissa avevano deviato molto dalla loro primitiva direzione: ora sperava che ad un eventuale erede sarebbe arrivato anche un po' d'amore, oltre al maledetto orgoglio di famiglia, e che suo figlio, in fondo così diverso dal padre, sarebbe riuscito dove lei e Lucius avevano fallito. Il pensiero che un matrimonio combinato fondato su quelle basi non sarebbe stato una grande premessa la sfiorò, ma fece in fretta a scacciarlo.

Per portare a termine il suo progetto aveva esaminato varie possibilità. La scelta si era rivolta obbligatoriamente alle candidate che lei meglio conosceva, alle cui famiglie avrebbe potuto proporre un accordo senza sentirsi troppo umiliata o addirittura rifiutata. In fondo, chi avrebbe potuto biasimare i parenti delle ragazze che i Malfoy avevano sempre disprezzato, se le avessero risposto con insulti o scherno? Nessuno. Nemmeno lei.

Per questo aveva sperato che Draco si avvicinasse a qualcuna delle fanciulle che non si erano schierate troppo, al pari delle loro famiglie, dalla parte dei perdenti, e non erano rimaste irrimediabilmente macchiate da quella colpa. Sperava che si potesse creare una sorta di generazione neutra, che avrebbe potuto far dimenticare almeno in parte, e il prima possibile, l'estrema idiozia di quelle precedenti.

Poco prima di Natale poi, con il precipitare delle condizioni di suo marito - ormai ridotto ad una larva preda della follia - la necessità di risolvere al più presto quel problema si era fatta fastidiosamente pressante. Le vacanze erano al termine, non poteva più aspettare. E il ragazzo lo sapeva, si disse Narcissa.

Infatti, arrivati al dolce, Draco non poté più far finta di nulla. Con un sospiro e uno sguardo rassegnato, poiché pensava di sapere cosa sua madre avesse in mente, appoggiò la forchetta al piattino, incrociò le mani in grembo e cominciò:

"Immagino che vogliate parlarmi, madre."

Forte dei suoi motivi interiori alquanto contorti, ma che le davano una piccola speranza per il futuro, Narcissa si fece coraggio: "Infatti, Draco. Io volevo sapere se hai... riflettuto su ciò di cui abbiamo discusso l'ultima volta."

La voce le uscì dolce e comprensiva, e di questo Draco le fu grato. Tuttavia non poteva sottrarsi dal darle una risposta, così sospirò nuovamente e le fece un sorriso triste. "Bene, madre, penso vi sarete accorta che non ho più preso in considerazione l'idea di una relazione con una ragazza, o addirittura di sposarmi, dopo il... disastro con Pansy."

"Sì, Draco, ma..."

"Tuttavia," continuò lui come seguendo un filo di pensieri, "se mai dovessi scegliere penso che preferirei lei a, che so, Millicent, o Astoria..."

"Certo, capisco..."

"... ma se devo essere proprio sincero preferirei sposarmi con Zabini..."

Narcissa lo guardò addolorata senza replicare.

"... mi adatterei anche ad un Corvonero, tipo Terry Boot."

"Draco?"

"Si, madre?"

"Non vorrei distoglierti dai tuoi propositi di felicità ma... lo scopo sarebbe la... generazione di un erede. Non credi risulterebbe alquanto difficile con Zabini o Boot?"

"Lo so, madre." E poi Draco lanciò la bomba. "Credete sarebbe molto sconveniente se il promesso sposo fosse Potter?" disse in un sussurro, abbassando il capo e arrossendo furiosamente.

"Draco" sospirò Narcissa, "qui non ha più senso parlare di 'sconveniente' o meno, ma di tutti i candidati esaminati, non pensi che Potter sia il più improbabile?"

Draco gemette piano, cercando di non far capire a sua madre lo sconforto che provava. Non gli riuscì molto bene.

Con sguardo rassegnato si alzò e disse: "Mi rendo conto di avere ancora delle responsabilità; prenderò in considerazione le vostre opzioni e vi farò sapere al ritorno a scuola. Vi prometto che ci penserò, madre."

Con gli occhi e l'animo abbattuti, Draco fece un piccolo cenno a sua madre e si ritirò in camera sua.

***

Il ritorno a scuola di Draco fu gravato dal peso di dover prendere una decisione. Se avesse potuto si sarebbe volentieri seppellito da qualche parte - sotterranei, biblioteca, foresta proibita - pur di non dover pensare a 'quello' ogni volta che incrociava una delle candidate proposte da sua madre.

E poi c'era Potter.

La cotta che l'aveva accompagnato per i primi mesi dell'anno scolastico, si era trasformata per Draco in una passione dolorosa. Non aveva il coraggio di farsi avanti e non riusciva più nemmeno a prendere in giro Harry come un tempo, visto quello che provava ora. In più, poiché Harry aveva vinto la sua battaglia e mandato al diavolo quell'orrido mezzo serpente che l'aveva perseguitato per anni, Draco non si arrischiava più a tormentarlo come in passato, perchè non è che lui fosse stato esattamente neutrale in tutta la faccenda.

Da qualunque parte la guardasse, c'erano più problemi che altro in una eventuale e quasi insperata relazione con Potter, si diceva Draco, e non riusciva a trovare una soluzione.

Col passare dei giorni, i suoi amici lo vedevano sempre più triste, depresso, sull'orlo dell'apatia o della disperazione, a seconda dei momenti. Il rendimento scolastico ne stava risentendo, così come gli allenamenti e i risultati delle partite di Quiddich.

Alla fine della prima settimana, Blaise Zabini decise che così non si poteva proprio continuare.

Una sera che si trovavano da soli in sala comune, decise di affrontare l'argomento e cercare una soluzione. Non gli importava un accidente di Potter, ma non voleva più vedere Draco in quello stato pietoso e se per farlo stare meglio avesse dovuto sopportare l'Insopportabile-Che-Era-Purtroppo-Sopravvissuto Potter, beh... l'avrebbe fatto. A malincuore, ma si sarebbe adattato.

"Non puoi andare avanti così!" esordì Blaise guardando Draco.

"Non capisco cosa intendi" rispose l'amico sollevando il perenne sguardo affranto dal libro che stava leggendo.

'O fingendo di leggere' pensò Blaise. "Oh, lo sai benissimo, Draco. Non fare il finto tonto con me. Sto parlando di Potter."

Draco arrossì ma non disse nulla. Tornò invece al suo libro sperando che Zabini desistesse.

Il suddetto Zabini non ne aveva la minima intenzione e proseguì implacabile: "Draco, io ti voglio bene e mi dispiace vederti così, soprattutto per Potter. Ancora non riesco a capire perchè ti sia scelto proprio lui, con tutti quelli che potevi avere e che ti si sarebbero buttati ai piedi."

Si fermò un attimo aspettando una replica che Draco non fece. Allora proseguì. "Dipenderà forse dal fatto che in fondo non siete mai riusciti ad ignorarvi; odio o amore, credo che non potesse finire in altro modo."

Draco continuava ostinatamente a tacere. Zabini sferrò l'attacco finale.

"Draco, se non ti decidi tu, glielo dico io!" sbottò imperiosamente.

A quella minaccia Draco alzò gli occhi inorridito e singhiozzo: "Non lo faresti mai... Vero che non lo faresti, Blaise?"

"Oh, sì, invece." rispose Zabini con aria di sfida, sopracciglio inarcato e un mezzo ghigno che non era riuscito a bloccare.

Draco appoggiò il libro sul divano, si avventò su Blaise e gli afferrò il davanti della giacca scuotendo il compagno.

C'era più disperazione che furia nel suo gesto e Blaise non se la prese. Avvolse i polsi dell'altro con le mani e dolcemente lo fece fermare.

"Non intendo fare nulla alle tue spalle, sta' tranquillo. Volevo solo che ti riscuotessi da questo stato."

"Lo so, Blaise, sei un amico." rispose Draco un po' più calmo.

"Bene, allora questo amico vedrà di darti una mano."

Blaise lo guardò e gli sorrise rassicurante. Draco allora si staccò da lui, raccattò la borsa con i libri e si diresse con il compagno verso la loro stanza.

Non si accorse di aver lasciato il libro sul divano, né se ne accorse Blaise.

  
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