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Autore: Amy__    29/08/2013    2 recensioni
Il mio nome è Hayley Singer. Mi sono appena trasferita a Beacon Hills,dopo che avevo combinato un casino con un mio vecchio professore. Sono una ragazza ribelle,a cui piace causare disagi agli altri. Ma sento che c'è qualcosa di sbagliato dentro di me,che mi sta consumando,distruggendo. Ho bisogno che qualcuno mi aiuti,che veda a fondo dentro di me,e salvi quel poco di buono che è rimasto,prima che sia troppo tardi. Lo troverò? Questa è la mia storia.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3

Stavo ancora tremando quando i miei mi portarono in salotto. Mia mamma mi aveva portato un maglione,e mio padre si era assicurato che riprendessi a respirare regolarmente. Era successo di nuovo. Questi attacchi che mi trascinavo dietro da qualche anno. Fino ad un attimo prima era tutto normale,poi improvvisamente,il vuoto. Era come se mi annullassi completamente. Ogni volta ricordavo nero,solo nero,un immenso nero che mi inghiottiva senza preavviso. La sensazione di abbandono che si impadroniva di me. Il fatto era che,agli occhi degli altri,era tutto normale. I miei mi hanno raccontato che,quando mi succede,continuo a fare quello che stavo facendo,ma che ad un tratto iniziavo a cercare di prendere più aria possibile perché non riuscivo più a respirare. E solo in quel momento gli altri potevano accorgersi che c’era qualcosa che non andava. Poi mi svegliavo,sudata ma con i brividi,e completamente persa. Avevamo consultato così tanti medici che avevo iniziato a considerare gli ospedali casa mia per quante ore ci passavo. Ma nessuno era riuscito a darci una risposta. Narcolessia? No di certo. Asma? Probabile,ma non troppo. Attacchi di panico? Ci siamo chiesti per mesi cosa potesse essere,finchè non ci siamo rassegnati al problema. Forse ci avrei dovuto convivere per sempre,forse no. Rimaneva il fatto che avevo qualcosa che non andava,qualcosa di rotto. « Tesoro,ti senti meglio adesso? » mi chiese mia madre in tono amorevole. La preoccupazione negli occhi dei miei genitori era evidente,e io iniziavo a essere stanca di questa situazione. Non sopportavo di avere questi momenti di completa vulnerabilità nei quali,dovevo fare affidamento sugli altri per rimettermi in piedi. Asciugandomi la fronte sudata,risposi « Si,mi sento meglio,anche se molto stanca. Posso avere un bichiere d’acqua? » . Mio padre si alzò di scatto e si diresse verso la cucina. Poco dopo tornò con un bicchiere d’acqua in mano,e me lo porse. Poi guardò l’orologio sulla parete. Erano le 5:30 del mattino. « Tesoro,credo che forse oggi dovrebbe stare a casa a riposarsi. Non è saggio mandarla in giro dopo un attacco » disse lui,rivolgendosi a mia madre. Lei mi stava ancora accarezzando la guancia,e rispose « Si,hai ragione. Più tardi chiamo la scuola e li avviso che non stai bene. Tornerai non appena ti sarai rimessa » . Feci per annure,ma avevo un gran mal di testa,quindi feci una smorfia di dolore che fece parlare mia madre, « Ora dovresti tornare a letto e riposarti. Ti porto una pastiglia,e poi subito a letto » . Le pastiglie,quanto le odiavo. Me le avevano prescritte dopo l’ennesima diagnosi,dicendo che sarebbero servite a calmarmi e che dovevo prenderle ogni volta che avevo un attacco. A quanto pare non servivano a molto,visto che continuavo a star male. E negli ultimi mesi, gli attacchi erano diventati più frequenti e intensi. Anche se riluttante all’idea,presi la pastiglia,e mi feci accompagnare in camera dai miei. Dopo essersi assicurati che stessi abbastanza calda sotto le coperte,e che mi fossi tranquillizzata,mi lasciarono nella mia stanza a riposare. Mi sentivo completamente svuotata dopo quell’esperienza. Quindi,senza troppa fatica,mi addormentai.

Avevo dormito decisamente troppo. Quando aprii gli occhi e vidi che ora era,mi venne un colpo. Schizzai fuori dal letto e scesi in cucina. Trovai mia madre indaffarata a preparare il pranzo. Evidentemente era rimasta a casa per me,pensai. Quando si girò e mi vide,mi sorrise e disse, « Buongiorno tesoro,ti senti meglio? » . « Perché non mi hai svegliato? » ,chiesi con la bocca ancora impastata dal sonno. Presi posto a tavola,e lei,mentre aparecchiava,disse « Volevo lasciarti riposare. Comunque ho chiamato la scuola e gli ho detto che starai a casa per qualche giorno » . La scuola. Francese. Le ripetizioni con Isaac. « Oh cazzo! » ,esclamai di punto in bianco. Mia madre era sul punto di rimproverarmi,ma non le diedi tempo di rispondere. « Me ne ero completamente dimenticata! Adesso come faccio ad avvisarlo? » dissi allarmata. « Si può sapere che ti prende? » ,mi chiese lei. « Cosa hai dimenticato? E chi dovevi avvisare? » . A quel punto iniziai a spiegare, « Oggi sarebbe dovuto venire qui a casa un ragazzo della mia classe,per darmi delle ripetizioni di francese visto che è una materia della BHHS che io non ho mai fatto » ,dissi tutto d’un fiato. Mia madre alzò il mento e storse leggermente la bocca. Quanto odiavo quando lo faceva. Quindi mi chiese, « E quando pensavi di dirmelo? » . Poi sbuffò e riprese, « Comunque si sarà accorto che non eri a scuola. Penso sia capace di fare due più due » . Lo spero,pensai. Non avevo voglia di passare per la solita menefreghista quale ero. Non con lui almeno. Ma perché continuavo a preoccuparmi di cosa avrebbe potuto pensare di me? Mia madre schiocchò le dita,riportandomi alla realtà. « Suvvia,non casca il mondo se oggi passi. Se ti senti meglio,puoi farlo venire qui domani » ,mi disse lei,piazzandomi davanti il piatto con il pranzo. Inizia a dare forchettate al cibo,ma senza mangiarlo,poi chiesi a mia madre « Com’è che sei così tranquilla e sei così amorevole con me? Di solito,non sprizzi di gioia quando ti parlo delle mie nuove conoscenze » . Lei,che intanto si stava a sua volta servendo il cibo,si girò e mi sorrise. Poi mi disse, « Hai detto che è per la scuola,giusto? Ecco » ,e prese posto di fronte a me. « Dovevo immaginarlo » ,mormorai. Si stava abituando troppo in fretta all’idea di una figlioletta perfetta.

Dopo pranzo,mi feci una doccia e mi misi un paio di leggings neri e un maglioncino grigio. Fuori non faceva freddissimo,ma io avevo ancora i brividi per l’attacco di quella mattina. Mentre cercavo di tenermi fermi i capelli con una matita,mi guardai allo specchio. Avevo un aspetto orribile,come sempre dopo quegli attacchi. Non che mi servisse dato che non avevo intenzione di uscire,ma mi misi lo stesso un po’ del correttore di mia madre in faccia,giusto per non rischiare un infarto ogni volta che mi guardavo allo specchio. Mi stavo annoiando a morte. Avevo passato solo un giorno nella nuova scuola,quindi non avevo ancora molto da fare,e  l’anno era iniziato da poco,e comunque sarei stata troppo stanca per mettermi a studiare. Quindi mi ritirai in camera,e decisi di suonare un po’ il violino. Non stavo suonando niente in particolare,e intanto guardavo fuori dalla finestra,osservando la mia nuova città. La mia nuova vita. Le mie nuove preoccupazioni. Le nuove delusioni. Lo so,sono la felicità fatta persona. Ad un certo punto,qualcuno spalancò la porta della mia camera. Era mia madre. « Quante volte ti ho chiesto gentimente di bussare prima di entrare in camera mia? » ,le chiesi io,senza smettere di suonare. « C’è qualcuno per te. Anzi,sono in tre. Ragazzi » . Mi venne una scossa che mi fece perdere la concentrazione,e finii per strusciare l’archetto sulle corde del violino producendo un suono terribile. Dovevano essere Scott e Stiles,pensai. « Si,arrivo » ,dissi,mentre appoggiavo il violino sul letto. Poi mi venne in mente. « Aspetta,hai detto tre? » ,le chiesi io sgranando gli occhi. Mia madre mi guardò leggermente dubbiosa. « Si,tre. Ho già rimosso i loro nomi. Comunque uno ha la mascella un po’ storta,l’altro mi ricorda una trottola da quanto è euforico,e il terzo non saprei come descrivertelo,comunque ha gli occhi azzurri. Sono tutti e tre molto carini,ma sono decisamente troppi tesoro. Uno,basta e avanza » ,mi disse lei con un sorriso malizioso e posando le mani sui fianchi. Sbuffai e inarcai un sopracciglio a quelle parole. « Sono miei amici mamma. E comunque si chiamano Scott,Stiles e Isaac,in quest’ordine. » . Avevo risposto senza pensare. Si,il terzo doveva per forza essere lui,ma cosa ci faceva qui? Non avevamo praticamente mai parlato,tranne per organizzarci con le ripetizioni. Sperai vivamente che non fosse lì per quelle,non ero proprio dell’umore giusto per il francese. Mia madre sgranò gli occhi un modo spaventoso,e il suo sorriso si allargò ancora di più,quindi disse, « Isaac? Il ragazzo delle ripetizioni? » . La fissai per qualche secondo,poi mi diressi verso la porta. Intanto risposi, « Si mamma,proprio lui. Contenta? » . « E’ molto carino tesoro. Forse dovresti rivedere anche i tuoi gusti in fatto di ragazzi. Lui non sarebbe male come inizio » ,mi disse lei,seguendomi per il corridoio. Poco prima di arrivare alle scala,mi voltai verso di lei,le strinsi un braccio,e dissi « Primo,non è il mio ragazzo,e neanche mio amico,infatti non capisco perché sia qui. Secondo,quando mi innamorerò di qualcuno,non lo farò di certo in base ai tuoi criteri » . Ci fissammo negli occhi per qualche istante. Poi lei prese la mia mano che stava ancora stringendo il suo braccio e se la tolse di dosso. Infine disse, « Scendi tesoro,i tuoi amici ti stanno aspettando » . E con un sorriso,mi sorpassò e scese le scale. Io scesi dietro di lei,e mi ritrovai davanti i tre ragazzi. Non feci neanche in tempo a salutarli,perché Stiles mi avvolse in un’enorme abbraccio che per poco non mi fermò la circolazione da quanto era stretto. E tutto,sotto gli occhi di mia madre. « Fragolina,come stai? Oggi non eri a scuola ed eravamo preoccupati » ,mi disse Stiles. Dopo essermi divincolata a fatica dal suo abbraccio,risposi « Sto meglio,grazie per l’interesse. Ehm…fragolina? » ,chiesi io divertita. « Beh si,hai i capelli rosa,pensavo fosse un nomignolo carino » ,rispose lui con un sorriso. Io mi misi a ridere. « Appunto,rosa. Le fragole non sono rosse? » ,dissi io,stavo ancora ridendo. Poi Scott,guardando prima l’amico e poi me,disse « Li hai visti i capelli di Lydia? Voglio dire,sono rossi,eppure lui si ostina a definirli “biondo fragola”,è un’ossessione. » . Aggrottò la fronte,pensieroso,e si rivolse a Stiles, « E poi,se è biondo,come fai a paragonarlo ad una fragola? » . Stiles lo fissò per qualche istante,immobile,poi sbattè due volte gli occhi,quindi disse, « Scott,non è così complicato da capire,ok? Adesso ti spiego,ascoltami,allora… » . Non volendo assistere a dei dibattiti sul colore dei capelli di Lydia,e irritata dalla presenza di mia madre,li interruppi e dissi, « Ragazzi,che ne dite se saliamo in camera mia? » . A quel punto,Isaac finalmente alzò lo sguardo verso di me e rispose alla mia proposta, « Ti ringrazio per avermi risparmiato questa tortura. Posso? » ,e mi sorpassò,dirigendosi verso le scale. Quindi mia madre ci congedò,lanciandomi un ultimo sorrisetto malizioso. Ero tentata di dire qualcosa,ma non volevo far assistere i miei amici ad una litigata tra me e mia madre. La lasciai dov’era,con quel sorriso stampato in faccia,e mi diressi al piano di sopra insieme ai ragazzi. Li invitai in camera mia,e una volta dentro,mi chiusi la porta alle spalle. Mi misi subito a sedere sul letto a gambe incrociate. Ero veramente esausta. « Siamo passati per vedere come stavi,eravamo preoccupati. Non ti dispiace,vero? » ,mi chiese Scott timidamente. « Certo che no,anzi,mi fa molto piacere » ,gli risposi io,e lui mi sorrise di rimando. Vedendo che se ne stava ancora lì in piedi,incerto su cosa fare,lo invitai a prendere posto vicino a me. « Vedo che ti piace leggere » ,mi disse Stiles,che stava ispezionando la mia libreria. « Soprattutto molti fantasy. Vampiri,streghe…licantropi » ,disse,rivolgendosi a Scott e Isaac con un’alzata di sopracciglia. Non feci molto caso a quel gesto. Poi riprese, « Ah,un classico! Orgoglio e Pregiudizio » . Io mi misi a ridere,quindi si voltò verso di me e mi chiese « Che c’è? » . « Sicuro di aver letto bene? » ,gli chiesi io,indicando il libro con un cenno del capo. Lui mi guardò confuso e riportò l’attenzione sulla libreria. « Si. Orgoglio e Pregiudizio…e Zombie? Carino. Dev’essere molto romantico immagino » ,disse,rimettendo il libro al suo posto. « Elizabeth Bennet,non è niente male come cacciatrice di zombie » ,risposi io scherzosamente,come per giustificarmi. Isaac,che aveva preso posto alla scrivania,non avevo ancora aperto bocca. Non volevo fare la stronza,ma dovevo sapere una cosa,quindi chiesi, « Mhhh,non per essere scortese,ma tu perché sei qui? » . A quel punto,alzò finalmente lo sguardo,e si rivolse a me, « In realtà,sono stati loro due a trascinarmi qui dopo la scuola » ,disse,guardando prima Scott e poi Stiles,che nel frattempo si era seduto per terra,vicino al letto. « Ma comunque,volevo vedere come stava la mia protetta » ,concluse con un sorrisetto arrogante. Vediamo,da quando ero arrivata,avevamo parlato…tre volte? Senza mai dirci veramente qualcosa. Non mi conosceva,e io non conoscevo lui,quindi non capivo perché si comportasse in modo così arrogante con me. E comunque non avevo bisogno di essere la protetta di nessuno,men che meno la sua. Mi alzai dal letto,irritata da quella sua affermazione,e andai verso di lui. Mi fermai a pochi centimetri da lui e,guardandolo dritto negli occhi,gli risposi, « Senti,non eri obbligato ad assecondarli,non ti hanno trascinato qui sotto tortura,e se devi venire in casa mia per prendermi in giro senza motivo,beh,puoi farne tranquillamente a meno! E non sono la tua protetta,sono solo la nuova arrivata che si ritrova a doversi fare aiutare dall’ultima persona a cui avrebbe chiesto aiuto se avesse avuto scelta! » . Avevo urlato quando avevo parlato,e con la coda dell’occhio,notai che Stiles mi stava fissando con gli occhi sbarrati. Non potevo vedere Scott,ma immaginai che avesse avuto la stessa espressione. Isaac non disse niente,e mi fissò per qualche istante. Poi sorrise,e rispose, « Bene. Vorrà dire che ora posso anche andarmene » ,e si alzò dalla sedia,quindi io indietreggiai per farlo passare. Mentre si avvicinava alla porta,si rivolse a Scott, « Io me ne vado,mi trovi a casa » . Poi,mentre apriva la porta e stava per uscire dalla stanza,mi disse « Chiamami se ti serve qualcosa. Anche se sono l’ultimo a cui lo chiederesti » ,e uscì chiudendosi la porta alle spalle. Io rimasi in piedi a fissare la porta chiusa,senza dire niente. Ma vedendo che nemmeno i miei due amici erano intenzionati a dire qualcosa,mi feci tornare la voce,e dissi, « Era un modo carino per dirmi che dovrò chiamarlo per forza? Perché ho bisogno di recuperare con il francese? » . Scott si stava alzando lentamente,e mi disse, « Puoi sempre provare a parlare con la prof e chiederle di cambiarti compagno » . « E’ un buon suggerimento,ma non pensi che vorrà sapere quali sono le motivazioni? » ,disse Stiles in risposta a quanto aveva detto l’amico. Io andai verso il letto,a prendere il violino che avevo lasciato lì,e lo rimisi al suo posto nella custodia. Mentre lo facevo,dissi, « E’ ovvio che vorrà sapere il perché. Ma comunque non importa. Se deve darmi lezioni,me le darà. Se mi vuole odiare,lo lascio fare,anche se non capisco cosa gli ho fatto » . Poi mi girai e,rivolta a Scott,dissi, « Senza offesa per il tuo amico e coinquilino,ma mi dà veramente sui nervi » . Lui mi sorrise con un’alzata di spalle,senza alcun segno di offesa. A quel punto,Stiles si alzò di scatto e disse, « Perfetto,lasciamo riposare un po’ fragolina e torniamocene a casa » , e assestò una pacca amichevole a Scott. Io risi e gli chiesi, « Diventerà il mio nomignolo fisso quindi? » . Loro,in tutta risposta,mi abbracciarono,e mi salutarono uscendo dalla stanza. Quando fui sola nella mia camera,mi buttai sul letto e fissai il soffitto a lungo. Ripensai a quanto era appena successo. Avevo incontrato più persone di quante avrei pensato da quando ero lì,ed erano stati tutti gentilissimi. Poi era arrivato Isaac a rovinare l’armonia. Ripensai a quella solita sensazione allo stomaco che avvertivo soprattutto adesso,mentre pensavo a quello che mi avevo detto Isaac. Mi chiesi se non si trattasse semplicemente di nervosismo. No,la avvertivo ancora prima di conoscerlo. Dio,ero stanchissima in quel momento,troppo per pensare un attimo di più. Senza neanche accorgermene,dopo poco,mi addormentai.
 
SPAZIO AUTRICE
Heilà,rieccomi! Sono stata in vacanza e non ho avuto tempo di scrivere,per questo ho pubblicato il capitolo solo ora. Mi scuso con tutti,ma spero che vi piaccia. In questo capitolo,scopriamo che Hayley soffre di strani attacchi a cui nessuno riesce a dare una definizione,né un’origine. Almeno per ora. D’ora in avanti,inizierò ad inserire anche un po’ più di azione,e arriveremo anche alla parte sovrannaturale della storia. Come sempre,spero di non deludervi con la storia. Grazie ai lettori e,alla prossima! -Amy
 
  
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