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Autore: Carmen Black    30/08/2013    8 recensioni
Bella è una ragazza di quindici anni che si ritrova a dover traslocare in un altro paese a causa del lavoro del padre. L'ultimo saluto e le ultime lacrime le riserva al suo ragazzo Edward e a malincuore va via, lasciandolo alla sua vita.
Ma il destino non sempre è crudele e anche a distanza di tanti anni, quando sono diventati ormai un uomo e una donna adulti, li farà ritrovare...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Jasper Hale | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Rosso
 
Rosso come le pagine della vita che sfogliamo.
E’ rosso quando ci baciamo.
Ed è rosso anche il mio ti amo.
 
 
 
 
 
«Mi farai impazzire di questo passo».
Quanto tempo era trascorso da quando avevamo iniziato a baciarci, proprio non lo sapevo. E non mi importava.
Edward era l’unica cosa che vedevo, l’unica cosa che sentivo, come se fosse un pezzo di me, la metà del cuore che non puoi ignorare. La senti sempre.
«E la gente comincia a guardarci», continuò contro il mio orecchio.
Dei piacevoli brividi mi attraversarono la schiena e strofinai la guancia sulla sua. «Hai ragione, meglio se la smettiamo».
I suoi occhi azzurri erano lucidi e dolci, l’arrabbiatura dei giorni precedenti sembrava essersi dissolta nel nulla, assorbita dalla passione con cui ci eravamo stretti l’uno all’altra, in quell’angolo di locale.
«Oppure potremmo continuare altrove», sussurrò malizioso.
Uno sfarfallio intenso si propagò nel mio stomaco e mi ritrovai a deglutire, il respiro più corto che mai.
Che cosa mi prendeva lo sapevo. La mia mente e il mio corpo avevano già assaporato certe sensazioni. Avevano ascoltato i suoi sussurri nella notte, le sue proposte imbarazzanti, i suoi tocchi e tutto ciò che si può ricevere da qualcuno che è il tuo ragazzo. E considerando l’essere ragazzini e la scoperta insieme dei piaceri del corpo, quelle emozioni erano state travolgenti, tanto da ricordarle perfettamente anche a distanza di tutti quegli anni.
Non appena lo avevo rivisto era ciò che avevo desiderato di più: stare con lui altrove, da soli e riscoprirci a vicenda.
Una cosa però è immaginarlo e un’altra è farlo. Sarei morta di sicuro.
«Dove?».
«A casa mia», disse con ovvietà, poi sollevò l’angolo della bocca. «Se non fossi stato troppo un gentiluomo ti avrei proposto il bagno alle nostre spalle», ridacchiò e l’ilarità scomparve all’istante quando le sue labbra tornarono sulle mie come se volessero divorarmi. «Qualsiasi posto Bella… ma non chiedermi più di stare lontano da te».
Travolta da quelle parole, le mie ginocchia vacillarono. Come poteva pronunciare certe frasi con una tale semplicità? Io non sarei riuscita nemmeno a leggerla da un pezzo di carta, forse non sarei stata in grado neppure di pronunciarle nella mia mente.
Ero bloccata. Lo ero sempre stata quando si trattava di dimostrare il mio affetto indipendentemente dalla persona che mi trovavo davanti.
Ma non è bellissimo lasciarsi andare e offrire tutto alla persona amata? Non è favoloso farsi avvolgere da quelle sensazioni uniche che rendono il cuore leggero e la mente una poltiglia incapace di pensare?
Avvertivo l’impulso di dirgli qualcosa, di fare felice anche lui come lo ero io, di condividere tutto di quell’attimo.
Eppure c’era sempre quella paura di fondo di essere fuori luogo o esagerata. Di correre troppo, di non essere apprezzata, di apparire una totale idiota.
«Bella…», strofinò il naso sul mio collo. «Hai perso la parola».
«Scu… scusa».
Improvvisamente non avevo più ventotto anni, ero ritornata una liceale alle prime armi. Povera me.
«Ti va se beviamo qualcosa con i tuoi amici e poi vediamo il da farsi?».
Annuii leccandomi le labbra. Sì, era la cosa migliore da fare, così mi sarei tranquillizzata un po’, a momenti sarei caduta a terra colpita da un attacco di cuore.
Intrecciò le dita alle mie e ci dirigemmo verso il tavolo dov’erano Jacob ed Embry.
«Non cambi mai», mi disse con un sorrisetto. «Come devo fare con te?».
«Vorrei sapere anche io come fare con me stessa», borbottai abbattuta.
In tutti quegli anni solo lui e Riley erano stati in grado di sopportare il mio carattere chiuso e non capivo come avessero fatto, sinceramente.
Quella riflessione mi fece tornare in mente il mio quasi marito con cui mi ero comportata malissimo. Il fatto di avere l’intenzione di lasciarlo non faceva sì che la mia coscienza si sentisse più pulita. Non avevo giustificazioni, avrei dovuto agire in maniera differente.
Quando quella faccenda si sarebbe chiusa e mi sarei guardata allo specchio con le facoltà mentali tornate tutte al loro posto, probabilmente mi sarei data della poco di buono, dell’ingrata e anche bastarda.
L’onestà non era il mio forte. Ma se non ero onesta neppure con me stessa potevo pretendere di esserlo con gli altri?
Bella Swan è questo: un gran casino.
Mi toccai il ciondolo a forma di foglia che portavo intorno al collo, il sapore di Edward ancora sulle labbra.
In quell’errore madornale c’era la cosa più bella della mia vita, la persona a cui tenevo più che a me stessa. Il mio unico e vero amore in grado di farmi perdere il contatto con la realtà con un solo sguardo. Mi sarei presa insulti molto più pesanti, probabilmente avrei scambiato la mia vita con la morte… ma avrei rifatto ogni singola azione, dalla prima all’ultima.
Solo chi conosce davvero l’amore e la conseguenza delle sue perdite, può capire le mie parole.
«Guarda, Paul non ha perso tempo. Ha raggiunto i tuoi amici».
Jacob ed Embry non erano più soli, il socio di Edward li aveva raggiunti e a giudicare dalle loro espressioni si stavano divertendo parecchio.
«Eccoci», mormorai vagamente imbarazzata quando mi sedetti intorno al tavolo. Edward mi raggiunse affiancandomi.
«Bentornata», ammiccò la faccia tosta di Jacob. «Vi siete divertiti?».
Gli tirai un calcio nello stico per farlo zittire e lui sgranò gli occhi facendo un’espressione di puro orrore come se qualcuno gli avesse staccato via un arto.
Il mio intento di passare inosservata non andò a buon fine perché tutti scoppiarono a ridere.
«Che villana!».
«Io?», chiesi sentendomi andare il viso a fuoco. «Jacob sei uno dei peggiori…».
«Fermati!», mi tappò la bocca. «Prima che tu insulti il tuo migliore amico, devo dirti che ho chiacchierato un po’ con Paul e ci darà un aumento!», gongolò sfregandosi le mani. «Dopo cinque anni, era ora!».
«Duecento dollari in più sono utili», meditò Embry toccandosi il mento.
«Ovvio, gli strip club sono costosi», asserì Jacob con espressione corrucciata.
«La prossima volta che ci andrai, avvisami» s’intromise Paul con un ghigno divertito. «Sono nuovo di qui e ho bisogno di svago».
«Sicuramente!», esclamò Jacob alzando la mano e battendo il cinque su quella di Paul.
In così poco tempo erano diventati così affiatati? Mah…
«Capo, se ti piace lo strip ti puoi unire a noi?», asserì Embry rivolto a Edward, non prima di avermi gettato un’occhiata eloquente. Brutto disgraziato, anche lui! Si stavano prendendo gioco di me!
«Mi dispiace, io sono un tipo un po’ all’antica. Mi piace la tranquillità. E una donna sola».
Sfregò il palmo della sua mano sulla mia coscia con fare affettuoso e per poco non scoppiai a piangere. Io non meritavo un ragazzo così, proprio no!
Smisi di farmi le solite paranoie all’istante, a volte ero troppo masochista con me stessa.
«Sì, infatti», continuò Paul agitando una mano in aria. «Edward è il tipo che scrive ancora post-it smielati e regala fiorellini, lasciamo perdere».
Il riferimento non era puramente casuale… che vergogna!
«No capo, qui mi cade un mito», affermò Jacob sollevando il collo. «Non hai ancora sostituito i post-it con i messaggi sulla bacheca di Facebook e i fiorellini con i poke?».
Edward si grattò la tempia mentre io guardavo il mio amico con occhi assassini. Solo lui era in grado di dire certe cose.
«Non ho la più pallida idea di cosa stai parlando», disse a stento.
«Visto?», rise Paul sollevando le braccia. «Lui è così, prendere o lasciare».
Edward gli diede una gomitata amichevole. «A stento ho deciso di imparare a inviare degli sms. Amo i rapporti personali e i pensierini che possono essere conservati, come una margherita. Il mondo virtuale non è per me».
«Ma è molto utile», rimbeccò Embry.
Edward arricciò le labbra. «Che utilità ti può mai dare parlare con una donna o scrivere sulla sua bacheca, senza guardarla, senza poterla toccare. E un poke che cosa sarebbe? Una toccatina? Scusa eh, ma preferisco il faccia a faccia», divertito scoccò la lingua sul palato. «Ogni voglia che mi assale la posso spegnere direttamente senza dover aspettare».
«Sì, abbiamo visto», rise Jacob.
A quel punto sprofondai sulla sedia, quella era una vera e propria persecuzione ai miei danni.
 
M’infilai la giacca seguita da Edward e anche dagli altri. Era passata l’una di notte e il locale si era svuotato, insieme ai bicchieri di birra. Metà delle luci erano già chiuse e alcune sedie erano state sollevate per lavare i pavimenti.
«Sei venuta qui con la tua auto?», mi chiese Edward mentre si sollevava la zip del giubbotto.
«No».
«Bene, allora verrai con me».
«Va bene», acconsentii mentre Embry e Paul, con una strana conta, si contendevano il posto sui sedili anteriori dell’auto di Jacob.
«Allora buonanotte», li salutai prima di andare via.
«Buonanotte», ci salutarono e stavolta fui felice che nessuno di loro avesse in serbo per me una di quelle stupide battutine a doppio senso.
«Vieni, la mia auto è per di qui».
Mi circondò le spalle con un braccio, la sua mano penzolava a fianco al mio viso. Il primo impulso fu quello di accarezzargliela con le labbra e scoccarci sopra anche un bacio, però mi limitai a stringergliela con le dita.
Adesso che eravamo rimasti da soli, la grandezza del nostro rapporto e dei baci che ci eravamo scambiati poco prima, aveva assunto dimensioni gigantesche. Mi gravava sulle spalle, un peso impossibile da alleggerire che mi dava un’ulteriore conferma di quello che provavo per lui.
Arrivati alla sua auto Edward si appoggiò contro lo sportello e mi attirò a sé stringendomi contro il suo petto. Stava ricordando qualcosa, lo capivo dalla forma languida che avevano assunto i suoi occhi e da quel sorriso appena accennato.
Gli circondai il collo con le braccia avvicinando le labbra alle sue.
«Ti ricordi quando ho rubato la macchina a mio padre?», soffiò sulle mie labbra.
«Sì, non avevi ancora la patente».
«Già, credevo che la mia sarebbe stata una punizione senza fine». Sentii la sua lingua sfiorarmi il labbro inferiore e trasalii.
«Ti ricordi dove siamo andati?», gli chiesi accarezzandogli i capelli.
Lui sollevò un sopracciglio. «Più che altro mi ricordo che cosa abbiamo fatto… Sui sedili posteriori».
«Ci hai preso gusto a mettermi in imbarazzo?», brontolai abbassando lo sguardo.
«Non è possibile che ancora ti imbarazzi, Bella!».
«Invece sì».
«Oddio mio, sei un caso perso», mi baciò una guancia riscendendo verso il collo. Forse fu una mia stupida impressione ma lo sentii deglutire. «Allora, piccola, sono ai tuoi ordini. Dimmi come vuoi trascorrere questa serata, dimmi se vuoi stare con me. O dimmi se vuoi che vada via».
Le stelle brillavano nel cielo sopra di noi, un gatto randagio saltava da auto ad auto, in lontananza si sentiva la sirena dei vigili del fuoco.
E poi c’erano le sue mani familiari sui miei fianchi, la sua barba che mi solleticava le guance. Ogni mia più piccola particella era piena di lui e non voleva altro per tutto il tempo che mi era rimasto da vivere.
Quel suo sguardo deciso e… innamorato mi faceva comprendere il motivo per cui io ero venuta al mondo e il motivo era lui. Io gli appartenevo e sempre così sarebbe stato.
Prima che potessi capire ciò che stava per succedere avvertii le mie labbra schiudersi e il cervello che mi inviava messaggi contraddittori.
«Io ti amo», mimai le parole senza alcuna traccia di voce. Ero talmente presa che il mio corpo non rispondeva ai comandi. Tra l’altro non avevo deciso io di fargli quella rivelazione. «Ti amo».
Ci sono cose talmente importanti che riescono a prendere vita da sole. A volte la ragione sblocca il corpo da inutili e insensati limiti. Come a volte il corpo sblocca la ragione facendogli capire ciò che più conta. Perché non a tutto c’è una ragione, anzi al contrario, nel percorso della nostra vita la maggior parte delle azioni sono dettate dall’istinto.
Edward lesse il mio labiale e capì, e si sorprese. «Bella…».
«E voglio che stanotte la trascorri con me. A casa mia». Deglutii con le palpitazioni. «Rimani con me».
«Ogni tuo desiderio è un ordine», sussurrò sulla mia bocca prima di baciarmi.
Salimmo in auto e forse non mi sentivo così confusa e felice da quando Edward mi aveva chiesto di fare i compiti insieme per la prima volta più di dodici anni prima.
Mi sentivo leggera, come se niente potesse farmi cambiare umore. Avevo appena raggiunto un traguardo e il ragazzo al mio fianco che guidava con aria assorta, era il mio premio.
Non sapevo che cosa avesse in serbo per me il futuro e non volevo pensarci, volevo solo vivere il presente.
Tutti quegli anni di attesa inconsapevole, di ricordi accantonati per paura di soffrire su qualcosa che ormai non avevo più, non erano stati vani. Erano serviti a qualcosa. Avevano fatto in modo che il mio amore crescesse fino a diventare incontenibile. Fino a diventare abbastanza grande da farmi essere in grado di dimostrarlo.
Gli diedi le giuste indicazioni per arrivare al mio edificio e lui si fermò a qualche metro di distanza dal portone, lungo il marciapiede, dove c’era un posteggio libero. Spense il motore e tolse la chiave dall’accensione e proprio in quel momento qualcuno bussò al mio finestrino.
«Riley…», sussurrai sconvolta.
 
 
Angolino Autrice

Ciao a tutti, sono tornata! So di essere stata via a lungo, ma la mia mente aveva bisogno di nutrirsi per bene. Come avete passato le vacanze? Spero che vi siate divertiti!
Volevo postare giorno 1 settembre, però visto che il capitolo è pronto da almeno un mese, ho deciso di anticipare.
Ho fatto un sacco di cazzate in questi giorni, tra cui quella di iscrivermi all'università, poi ho vinto un concorso fantasy :3 e la mia story entrerà a far parte di un'antologia che verrà pubblicata su Amazon, poi nel prossimo capitolo vi darò il link così potrete scaricarla gratuitamente, sempre se vi va, ovvio!
Mi scuso con Veronica perchè mi sono dimenticata di inviarle il capitolo in anticipo, lo farò la prossima volta, promesso! E ringrazio Sara per aver dato l'ok definitivo! E ringrazio tutti voi che avete recensito e che mi avete augurato buone vacanze! Un bacione a tutti <3
Niente, ho parlato già troppo! Alla prossima <3 <3 <3
-Carmen
 
 
 
 
 
  
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