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Autore: Dreamhunter    05/03/2008    3 recensioni
Questa è una serie di one-shot romantiche collegate l'una all'altra, che partono dalla fine del nono episodio della terza stagione di Bones. Attenzione per cui agli spoiler. Il titolo della serie è ispirato a un video musicale che ho realizzato su Bones.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Seeley Booth, Temperance Brennan
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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ONE MORE KISS
(seguito di "One fine day")

by Dreamhunter


Disclaimer: dopo Natale e il pattinaggio sul ghiaccio a gennaio, la terza one-shot della raccolta ci trasporta a metà febbraio, al giorno di San Valentino. Ma, ovviamente, per Booth e Brennan non si tratterà di un San Valentino qualsiasi...
Come sempre i diritti sui personaggi non mi appartengono e sono proprietà di Hanson, della Fox e di quant'altri li detengano. Io non li uso a scopo di lucro, ma solo per passione e divertimento.
Buona lettura!!


- La parte migliore di un bacio è l'istante in cui vedi il suo viso avvicinarsi al tuo
e capisci che stai per essere baciata-
Dal film "Ritratto di Signora"

Si stavano sorridendo.
Parecchio.
Cam era in piedi accanto allo schermo acceso di un computer e i suoi denti bianchi, ad ogni sorriso, risaltavano sottolineati dal colore più scuro della sua pelle, dal nero corvino dei capelli, morbidamente raccolti sulla nuca.
Booth aveva le braccia incrociate sulla balaustra che circondava la postazione del pc e si sporgeva verso di lei, ammiccante, la giacca tesa sulla schiena e le spalle.
L'argomento doveva essere divertente. O malizioso, chissà.
C'era... c'era un clima caldo fra loro.
Decisamente caldo.
Abbiamo cenato, l'altra sera, quando noi... mmm, abbiamo cenato.
Accidenti, da tanto Temperance non ripensava a quella frase sfuggita a Cam l'autunno precedente.
Abbiamo cenato, l'altra sera...
Un appuntamento?
Quando noi...
Quando noi... che cosa?
Perché Cam si era interrotta, ripetendo poi che avevano cenato?
Magari perché la frase completa era 'Abbiamo cenato, l'altra sera, quando noi... mmm, abbiamo fatto sesso' ?
Una risata di Cam la indusse a riscuotersi e a focalizzare i documenti in attesa di essere esaminati sulla scrivania.
Era impazzita? Traeva conclusioni senza conoscere i fatti?
E poi, la situazione tra Booth e Cam, quale che fosse, non la riguardava.
Se, per caso, nonostante quel suo bel discorso sulle linee da non superare tra colleghi, lui aveva poi ritenuto di riprendere la sua relazione con Cam, chi era mai lei per arrogarsi il diritto di criticarlo o protestare?
Nessuno. Solo un'amica. E gli amici non si intromettavano, giusto?
Però gli amici si confidano.
E a quanto pare Booth insiste a non volerti rendere partecipe della sua vita sentimentale.
Questo non ti provoca un pizzico di irritazione?
Un pizzico...
In effetti un po' più di un pizzico...
Batté un piede a terra, stizzita. Lo stava facendo di nuovo. Presumeva realtà di cui non possedeva alcuna prova. Meglio rimettersi al lavoro e sgombrare la mente da quei pensieri assurdi ed inutili.
Spianò il foglio davanti a sè, armata di matita per sottolineare i paragrafi più importanti. Allora... qual era l'ultima riga che aveva letto?
Dunque, dunque...
Dal testo, i suoi occhi scivolarono a sbirciare ostinati l'esterno dell'ufficio. Booth e Cam si erano allontanati dal pc. Camminavano fianco a fianco, ancora intenti a parlare fitto fitto. Cam aveva una bella camminata. Sinuosa... I passi in sintonia con quelli di Booth...
Perché tutti noi, qui al Jeffersonian, indossiamo camici larghi e invece Cam porta quelle specie di tutine aderenti dipinte addosso?
Temperance sbuffò. Uffa.
I camici larghi erano comodi. Pratici. E lei stava veramente cominciando ad essere ridicola. Basta. Che Booth e Cam combinassero pure quello che volevano, lei non aveva tempo da perdere in...
"Bones?".
La matita di Temperance schizzò per aria e, dopo aver descritto un'ampia parabola discendente, cadde ai piedi di Booth.
"Wow!", esclamò lui, scoppiando a ridere. "Se il lancio della matita fosse una disciplina olimpionica, tu saresti sul podio!".
"Mi hai spaventata", brontolò lei. "Credevo che fossi tornato al Bureau...".
"Uh? No, no... Ti volevo chiedere una cosa, prima...". Booth si chinò a raccogliere la matita e gliela restituì, posandola sulla scrivania. "Immagino che...". Si infilò le mani in tasca e inclinò il capo. I suoi occhi scuri la guardarono di sbieco, non direttamente. "... andrai alla festa di Angela, stasera...".
"Secondo te ho scelta?". Temperance si rese conto di aver replicato con un tono eccessivamente duro e deglutì. "Cioè, lo sai com'è fatta Angela... Ha giurato di togliermi il saluto, se non ci vado... Anche se considero l'idea di una festa di San Valentino francamente inutile".
"E... uhm...". Lo sguardo di Booth era sempre più obliquo. "... vai con qualcuno?".
"Certo che no", rispose Temperance. E la risposta le restò in gola.
Certo che no...
Suona male. Suona da donna sola incapace di trovarsi un uomo che la accompagni a una festa.

Era meglio correggersi. "Insomma... al momento non ho...".
A questo punto stava peggiorando la situazione. Contrattaccò. "E tu? Andrai con qualcuno?".
Andrai con Cam?
Chissà... La infastidiva la possibilità che Booth le tenesse nascosto l'ennesimo ritorno di fiamma con la propria ex, ma, da come le erano apparsi rilassati e sereni, durante la loro conversazione così complice, forse lui e Cam avevano deciso di vivere il rapporto alla luce del sole...
Forse meditano di renderlo ufficiale proprio alla festa.
Forse Booth è qui per questo, per raccontarmelo...
Forse...

"Con te".
Il mondo, con tutti i suoi suoni, smise bruscamente di girare e Temperance chiuse le dita intorno ai braccioli della poltroncina. Se l'era sognato o Booth aveva appena detto 'Con te?'.
"Scusa?".
Le suole delle scarpe di lui strusciarono sul pavimento. "Mi piacerebbe andare alla festa con te, Bones. Se sei d'accordo, ovvio...".
Sembra intimidito.
E Booth si intimidisce solo quando c'è di mezzo il sesso.
Significa forse che... Sì, insomma che lui progetta forse di...

Alla malora i forse.
Fatti. FATTI. Bisognava basarsi sui fatti.
Stringendo con maggiore forza i braccioli, Temperance raddrizzò le spalle. "Spiegati, per favore. Mi stai chiedendo un appuntamento?".
"Circa".
"Circa?".
"Beh...". Booth si leccò le labbra, chiaramente in difficoltà. "... siamo soli entrambi e... ecco, se andiamo insieme e ci annoiamo, poi possiamo svignarcela al Diner...".
Il cuore di lei si agitò confuso. Doveva accelerare o rallentare?
La risposta di Booth era la conferma di un vero invito o la confessione di una richiesta di ripiego ad un'amica?
I suoi battiti rallentarono.
Ok. Era una richiesta di ripiego.
Sicuramente. Lo era. Poteva essere giusto soltanto quello.
Che sollievo.
In effetti, sì, che sollievo...
"Sai che è un'ottima idea?", gli sorrise sincera, i muscoli che si ammorbidavano, allontanato il senso di minaccia.
Anche Booth si illuminò di un sorriso trionfante e riacquistò i dieci centimetri d'altezza che aveva perso ficcando le mani troppo in fondo alle tasche. "Allora ci stai?".
"Ci sto", ribadì lei. "A che ora?".
"Passo a casa tua per le otto?".
"Perfetto. Le otto".
"Bene...". Lui indietreggiò, piano. "A stasera".
"A stasera", annuì Temperance.
E seguitò ad annuire per lunghi minuti, tra sé, dopo che Booth fu uscito.
Che sollievo, si ripeté, che sollievo...
Non c'era nulla di cui crucciarsi. Sarebbero andati insieme ad una festa. Come andavano insieme quasi dovunque. Insieme come due persone che si vogliono bene.
Se l'erano detti a Natale, no?
Sicuro.
Fatti, Brennan, fatti.
Impugnando la matita, si accigliò.
Sei improvvisamente di buon umore perché Booth va alla festa con te e non con Cam.
No, no. Sciocchezze.
La punta della matita si ruppe.


Evitò l'ascensore e preferì le scale.
Almeno così poteva illudersi di giustificare il ritmo concitato del proprio cuore, la frenesia sotto pelle che lo animava.
Sei patetico, Seel.
Stai solo andando a prendere Bones.

Fece per aggiustarsi la cravatta e rammentò di non averla.
Sopra i jeans si era messo la giacca di un completo nero e una camicia bianca, fuori dei pantaloni, il colletto sbottonato. Per essere elegante e al contempo informale.
Perché ti sei chiesto per quasi un'ora cosa sarebbe piaciuto di più a lei.
Impalato tra lo specchio del bagno e l'armadio aperto. Un coglione a trecentosessanta gradi.

Da pazzi...
Giunto alla porta, si affrettò a bussare. Non voleva rischiare di fossilizzarsi sullo zerbino alla stregua di un adolescente titubante. Temperance gli aprì con pari velocità, come se fosse stata a un passo dall'uscio. Ad aspettarlo.
Sulla soglia rimasero a fissarsi un istante.
Lei indossava un semplice abito nero, decorato da una lunga collana d'argento e pietre chiare che richiamavano il verd'azzurro dei suoi occhi. Due occhi attenti e profondi che lo stavano studiando da capo a piedi con... interesse?
"Ciao...".
"Ciao. Sei puntualissimo".
E tu sei bellissima.
A denti stretti, Seeley represse l'istinto di dirlo davvero.
Che era bella da morire. E lui se n'era accorto da un sacco di tempo...
"Già... Sei pronta?", ribatté invece.
"Pronta, sì". Temperance aveva già la giacca ripiegata su un braccio, una piccola pochette tra le mani. Più femminile dei giorni di lavoro, profumata... Lo aggirò per chiudere a chiave la porta e la luce del corridoio tremolò mentre la serratura scattava. "E' tutta la sera che le luci fanno così", brontolò lei. Ripose le chiavi nella pochette e premette il pulsante dell'ascensore.
"Solo nel tuo appartamento?".
Era tranquillizzante trattare un argomento impersonale e di natura domestica.
"Credi che possa essere un problema dell'intero palazzo?".
Il buio calò di colpo dopo poco che l'ascensore era partito e si trovava tra due piani. Ci fu uno scossone di assestamento. Poi il silenzio. In un'oscurità d'inchiostro.
Mmm... sì. Probabilmente il problema coinvolgeva l'intero palazzo.


Anzi, no. Coinvolgeva un'intera zona di Washington.
Un vero e proprio black out, causato da un brutto guasto in una centralina. Ai numerosi cittadini che avevano telefonato con i cellulari era stato spiegato che si contava di ripristinare la corrente elettrica entro la mezzanotte.
Temperance e Seeley l'avevano saputo dalla signora Bingsley del primo piano che, al momento dell'interruzione, stava attendendo l'ascensore nella hall e l'aveva udito bloccarsi durante la discesa. Gridando era riuscita a comunicare con loro e a tenerli informati. Aveva pure avvertito i vigili del fuoco, ma non sarebbero potuti intervenire prima di almeno due ore. Le chiamate erano troppe.
Nel frattempo non restava che sedere sul fondo della cabina, illuminati debolmente dalla luce bluastra d'emergenza. Temperance si era tirata su le maniche dell'abito, Seeley aveva tolto la giacca: faceva caldo, lì dentro...
"Quanto tempo è passato?", chiese lei.
"Sono le nove e dieci".
"Soltanto?".
Seeley la sbirciò: forse a causa della sfumatura bluastra che li circondava, gli pareva pallida. E più sudata del dovuto. "Stai bene?".
"Sì".
"Sicura?".
"Certo che...".
"Bones...". La mano sinistra di lui le coprì delicatamente la destra. "Sei stata sepolta viva. E' normale che tu sia turbata".
Per un attimo, Temperance non reagì al suo tocco, poi si arrese, rilassandosi. "Non è proprio la stessa situazione, lo so, però...".
"Devi distrarti".
"E come?".
"Fingiamo di essere in appostamento...".
"Quindi suggerisci di conversare?".
"La mia idea è di bisticciare con furia".
Lei rise. Ottimo, un risultato. Seeley sentì che si appoggiava leggera alla sua spalla, forse inconsciamente. Un contatto casuale che gli riportò alla memoria il giorno in cui erano andati a pattinare e al cinema con suo figlio Parker ed Hailey, la nipotina di Temperance. O meglio... gli rammentò la fine di quel giorno. A casa di lui, i bambini impegnati con la Play Station in camera da letto e loro due sul divano, esausti come chiunque si sia occupato di una coppia di bambini per un intero sabato...
"Giochiamo al gioco della verità", propose di slancio.
Quell'ascensore rappresentava un campo neutro, isolato. Veniva voglia di osare.
"Che sarebbe?".
"A turno ci facciamo una serie di domande e siamo obbligati ad essere sinceri".
"Ma noi due siamo sempre sinceri".
Beh, sì, insomma...
"Avanti, Bones... Nessuno è mai completamente sincero".
"Io sì".
"Sì? Allora questo gioco non dovrebbe spaventarti...".
Temperance spinse in fuori il mento, le guance ravvivate dalla sfida. "Infatti non mi spaventa. Ti concedo persino il vantaggio".
Un sorrisetto sghembo curvò la bocca di Seeley. "Ok...". Contrasse lo stomaco. E si buttò. "Perché ti sei rannicchiata tra le mie braccia, invece di svegliarmi?".
Vai!!! Un ostacolo di settimane superato in un secondo!
Colse un irrigidimento nel corpo di lei. "A cosa ti riferisci?".
E dai che hai capito...
"Il sabato che abbiamo trascorso con i bambini. Tu sei andata in bagno con Hailey e io mi sono addormentato sul divano. Avresti potuto svegliarmi... Invece ti sei messa accanto a me, contro il mio fianco...".
Si erano risvegliati in piena notte, ancora abbracciati, con addosso una coperta. Opera di quei traditori di Parker ed Hailey, accoccolati sereni nel lettone.
"Sincerità, Bones", la spronò.
"Non lo so", mormorò Temperance.
"No?".
"No. E' necessario che sia sincera, giusto? Beh, ecco, la pura verità è che non lo so. L'ho fatto perché volevo farlo, ma non so perché lo volevo".
E' una risposta soddisfacente per te, Booth?
Perché davvero ti giuro che non lo so.

Di solito il volto di lui era espressivo, comunicava emozioni... Non adesso.
Adesso stava giocando quel gioco molto seriamente. E giocare il gioco della verità equivaleva a giocare a poker. Se qualcuno domandava di vedere le tue carte, tu dovevi evitare di mostrargli se aveva vinto o perso, sino all'ultimo.
"Hai la palla, Bones", si limitò a ribattere, laconico.
E te la rilancerò con violenza.
"Hai ricominciato a fare sesso con Cam?".
Diretta. Brutale.
La faccia da poker di Seeley si sgretolò di botto. "Eh?!".
E dai che hai capito...
"Sincerità, Booth".
"No!". Lui si girò di lato, per guardarla meglio. "Come ti viene in mente? Abbiamo rotto da più di un anno, ormai...".
"Ma hai cenato con lei".
"E quando?".
"Lo scorso autunno. Me lo ha detto Cam stessa. Per sbaglio. Era imbarazzata". Temperance lo fissò con piglio severo. "Sincerità, Booth".
A sorpresa, Seeley rise. "Ah, finalmente comprendo... Sì, è vero. Ho cenato con lei, a novembre. Suo padre compiva sessant'anni e le serviva qualcuno che si spacciasse per il suo boyfriend alla cena di famiglia".
"E perché?", lo incalzò Temperance, scettica. "Cam è una donna forte ed emancipata. Non ha bisogno di nascondere la mancanza di un compagno".
"Intendeva dimostrare qualcosa alla sorella. Hanno un rapporto... mmm, ambiguo".
"E tu ti sei prestato a questo... inganno?".
"E me ne sono pentito. Mai infilarsi tra una ex e sua sorella", sogghignò Seeley. "Che c'è? Non mi credi?", aggiunse, accorgendosi dell'espressione cupa di Temperance.
"Oggi tu e Cam...".
"Io e Cam?".
"Eravate piuttosto complici...".
Gli occhi di lui si assottigliarono, intrigati. "E tu piuttosto curiosa...".
Anche lei si girò di lato, agguerrita. "Mi hai già mentito una volta sul tuo rapporto con Cam".
Lui annuì. "Ho sbagliato. E mi è dispiaciuto".
"Però mi hai mentito di nuovo".
"Sulla cena? Era una stupidaggine, un favore ad un'amica. Qualcosa che riguardava Cam e la sua famiglia. Non me e Cam. Non noi due, Bones". Seeley si protese. "Quando siamo insieme ho argomenti più importanti della vita di Cam da condividere con te".
E' sempre stato tutto più importante di Cam, insieme a te, Bones. Sempre.
A dispetto dell'illuminazione bluastra, le guance di Temperance si velarono di un rossore evidente. "Uhm... E' il tuo turno", bisbigliò.
Il caldo era aumentato. Il profumo fruttato del lip gloss di lei solleticò altri ricordi di Seeley. Non resistette.
"Com'era la storia dei battelli a vapore?".
Buffo come non fosse grado di opporsi ad alcun istinto, protetto dall'oscurità del black out...
Temperance tacque, letteralmente di sale.
"Tu, io, il vischio, Caroline...", precisò lui, sornione. "Dopo il nostro bacio...".
"... ho chiesto a Caroline se erano stati abbastanza battelli a vapore, me lo rammento", sibilò seccata lei. "Faceva parte del patto. Il bacio doveva durare almeno cinque battelli a vapore".
Seeley aggrottò la fronte. "E' durato di più".
"Appunto. Una flottiglia di battelli a vapore, secondo Caroline".
"Non esageriamo... ".
"Come sarebbe non esageriamo?", si sorprese Temperance.
"E' durato più di cinque battelli ma non è arrivato a dieci".
"E allora?".
"E allora per il sottoscritto una flottiglia compare all'orizzonte solo dai quindici battelli in su...".
"Quindi io ti avrei dato un bacio troppo... breve?".
Lo sguardo di Temperance si era acceso. Seeley ne fu affascinato. "Per i miei standard... sì".
"I tuoi standard? E che standard avresti?".
"Alti. Mi piace gustarmi i baci. Godermeli".
"E il nostro non te lo sei goduto?".
Wow, Bones, guardati. Tutta oltraggiata nell'onore.
"E' stato come baciarsi tra fratello e sorella, no?", la provocò.
"No. Niente affatto. Io non bacerei mai mio fratello così!".
Ops...
Mordendosi le labbra quasi a sangue, Temperance ammutolì.
L'ho detto? L'ho proprio detto?
Su di lei scese una calma bizzarra. Sì, l'aveva detto.
Che liberazione...
"Sincerità...", sospirò. "Così funziona il gioco... no?".
"Stai giocando lealmente, Bones", le sussurrò Seeley, dolce. "Lo apprezzo".
"E tu, Booth? Tu giochi lealmente? Sul serio il bacio non ti è piaciuto?".
Ti è piaciuto. Io so che ti è piaciuto.
Non volevi staccarti, non volevi smettere...

"Hai frainteso, Bones. Il bacio mi è piaciuto ma... mettiti nei miei panni!! Sono stato colto in contropiede: un minuto prima ero entrato nel tuo ufficio per discutere del caso e un minuto dopo ne sono uscito... masticando il tuo chewing gum... Cioé... capisci?".
No. Apparentemente Temperance non capiva. "Io sono molto brava a baciare", protestò piano.
"Sì, lo sei, Bones, credimi".
"Non abbastanza per i tuoi standard, però".
"Al diavolo gli standard, Bones! Non intendevo...".
Oh, sì che intendevi.
Intendevi vincere questo stupido gioco della verità. Ma hai un'avversaria che non si arrende.

"E se ti baciassi per venti battelli?".
Toh!
Più che colpito.
Più che affondato.
Lo sbalordimento di Seeley fu totale e completo. Sebbene...
Avrei dovuto immaginare che mi avresti fregato, Bones. Porca miseria, avrei dovuto.
"Venti battelli?". Recuperò il contegno, inspirando ed espirando. "Ooo- k-aay... Quando? Dove?".
Ah, non ti arrendi nemmeno tu, eh, Booth?
Lei si sollevò in ginocchio e lo spinse indietro, verso la parete della cabina, i palmi delle mani saldamente sulle sue spalle. Lo guardò per un lungo istante negli occhi.
Sto per sferrare l'attacco ai tuoi dannati standard, amico.
Eccomi, preparati, non avrò pietà.

Sotto le dita avvertì i muscoli di lui che si tendevano. Il torace che, al ritmo di un respiro accelerato, le sfiorava a tratti i seni, i bottoni della camicia che tintinnavano incontrando le pietre della collana d'argento.
Perché ansimi, Booth?
Sei emozionato?
Hai paura che non ci fermeremo a venti battelli?
O sono io a temerlo?

Da vicino, la pelle di Seeley era liscia, perfettamente sbarbata. Aveva usato quell'after shave così buono che teneva sulla mensola del bagno... Quello che Temperance ormai si illudeva di percepire dovunque, anche in sua assenza.
Quello che, certe mattine, non del tutto sveglia, fantastico di ritrovare sul cuscino...
"Bones...".
No, no, non parlare...
Mi deconcentri...

"Bones...", ripeté lui. E si inarcò un poco.
Rimescolandole il sangue.
"Taci. Non...".
"Ho sentito un rumore, Bones...".
"Un rumore?".
"Sì, un...".
L'ascensore, con un grosso sobbalzo, si riavviò.
La luce elettrica, accecante, li investì.
Tutto, in un secondo, diventò troppo...
Troppo vivido.
Troppo intenso.
Troppo scoperto.
Stranita, Temperance si allontanò precipitosamente da Seeley. Si rialzarono in fretta, appena in tempo per l'apertura delle porte. La signora Bingsley, nella hall ad attendere i pompieri, corse loro incontro. In simultanea, i cellulari di entrambi mandarono a ripetizione i segnali di varie chiamate prive di risposta. Angela, preoccupatissima, che li cercava.
Il black out era finito.
E anche il gioco della verità.
O... no?
Nuovamente soli, nella notte fredda, accanto al SUV, si scambiarono una cauta occhiata. "E se avvertissimo Angela che non andiamo e ci bevessimo un caffé al Diner?", azzardò Temperance schiarendosi la gola. "Io.... la claustrofobia mi ha un po' scombussolata...".
"Vada per il caffé...", convenne lui. "Neppure io sono completamente in me stesso...Bones...". Una stretta tenera le catturò un polso, poi Seeley si portò la sua mano alle labbra. "E' stato il San Valentino più originale della mia vita".
Le strappò un sorriso. Le diede coraggio.
"Mmm... Booth?".
"Dimmi...".
"Prima... mentre stavo per... tu avevi una...?".
"Sì, Bones. Ce l'avevo", confessò Seeley serenamente, lasciandole la mano e facendo scattare la chiusura centralizzata dell'auto. "Per quel che vale, buon San Valentino".
"Buon San Valentino, Booth".
No. Il gioco della verità non è finito.
A bordo del SUV continuarono a sorridere.
Sta iniziando ora.
E da qualche parte, all'orizzonte, c'era una flottiglia di battelli a vapore pronti per attraccare in porto.
Più di venti.
Molti, molti di più...


- Quell'istante è talmente squisito...-
Dal film "Ritratto di Signora"


FINE


Grazie a tutti coloro che hanno letto e commentato le precedenti one-shot della raccolta. Spero che apprezzerete anche questa! Alla prossima!


  
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