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Autore: ChiaraLilianWinter    30/08/2013    3 recensioni
Camilla Herstood ha quindici anni, un'amica fantastica che cambia fidanzato con la stessa velocità con cui si fa zapping in tv, una madre depressa che, dopo la fine di un matrimonio sbagliato, tenta di rifarsi con il primo che le capita sotto mano.
Camilla ama scrivere, ma, a forza di essere circondata da persone superficiali, ne ha assunto il carattere: non riesce a completare una storia, che già sta lavorando ad un'altra, e così di continuo.
Camilla ha un segreto, un segreto terribile che è costretta a trattenere all'interno del suo cuore.
Camilla incontra William, e da allora cambia tutto. Il ragazzo gli propone di esaudire dieci desideri, per superare la sua superficialità, e Camilla accetta. Tra i due nasce qualcosa che diventa sempre più profondo, ma il tempo a loro disposizione è poco, e ogni secondo che passa diminuisce.
Perchè anche William nasconde un segreto. E non solo lui.
I segreti, le bugie, i tradimenti, sono fili insidiosi che avvolgono tutto, in un intreccio terribile che Camilla dovrà districare. Ma ciò che rimarrà alla fine potrebbe non essere quello che lei e William hanno sperato.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Quando sono uscita dall'ospedale con gli occhi e le guancie arrossate per le lacrime, ho trovato William ad aspettarmi fuori il cancello, ancora sulla moto. Quando mi ha visto mi ha sorriso e, senza dire nulla, mi ha scostato una ciocca di capelli dal viso. Il suo gesto mi ha fatto arrossire ancora di più, ma lui mi sembrava strano, quasi assente. Non mi ha chiesto come era andata - anche se credo mi si leggesse in faccia - e non ha aperto bocca se non per salutarmi sulla porta di casa. Non so cosa gli sia successo, ma da quel momento sento dentro di me una sensazione di pericolo imminente.
Anche adesso, seduta dietro un piccolo banco di scuola, mi pare ci sia qualcosa che non va.
Lilian, accanto a me, non sta scrivendo nessuna lettera, ma è piegata in avanti e scarabocchia sul quaderno, ha pesanti occhiaie sotto gli occhi. Ieri non l'ho sentita, e adesso mi sento terribilmente in colpa: sarà successo qualcosa con i suoi genitori?
Appena suona la campanella dell'ultima ora e gli studenti si riversano fuori dall'aula, acciuffo Lilian prendendola per un braccio e la trascino verso l'Hamburger King, un fast food poco lontano dalla scuola dove pranzavano molti del primo anno.
Non ci andavamo molto spesso, perchè il cibo faceva schifo e, a dirla tutta, anche il locale stesso, ma lo usavamo come piano B quando a una delle due non andava di tornare a casa.
Lilian sospira mentre si tuffa su una delle sedioline arancioni e traballanti di fronte a me e afferra il menù, facendo finta di leggerlo con attenzione.
<< Piantala con questa farsa. >>
Le strappo il cartoncino di mano e la scruto attentamente.
<< Cosa è successo? >>
<< Il solito, Camilla. Non serve nemmeno sprecare tempo a raccontartelo, lo sai benissimo da te. >>
<< I tuoi? >>
Annuisce.
<< I litigi continuano a peggiorare. Sto aspettando con ansia che uno dei due si decida ad avanzare la proposta del divorzio. In caso contrario, lo farò io. >>
<< È davvero quello che vuoi? >>
Lei mi guarda per la prima volta da quando siamo entrati nel locale e mi sorride.
<< Certe volte è la cosa migliore da fare, separarsi. Per il bene di tutti. >>
<< Ma tu... >>
<< Non potrei stare peggio di come sto adesso. >>
Sto per ribattere, ma una giovane cameriera ci interrompe. Da quel momento, Lilian cambia completamente discorso, raccontandomi di come fosse vestita male Sarah Snow, di quanto fosse figo un tizio dell'ultimo anno che le aveva chiesto di uscire, dei prezzi dell' Hamburger King che si erano alzati dall'ultima volta che eravamo state lì. Non pronuncia una sola volta il nome di Kyle.

Nonostante sia Maggio, il tempo fuori sembra quello invernale. Il sole è completamente oscurato dalle nuvole e la pioggia, inziata un paio d'ore fa, non accenna a smettere. Io mi rigiro tra le mani la lista dei desideri, incerta su cosa fare. Il prossimo desiderio, il quarto, è facile da realizzare. Ma è l'unico semplice. Faccio scorrere lo sguardo sulla lista. Mi soffermo per un attimo su un desiderio, arrossendo lievemente, e poi arrivo all'ultimo, dove mi concedo un sospiro. Ma come mi sono venute in mente tutte quelle idee? Sto sinceramente iniziando a credere che mentre scrivevo la lista fossi ubriaca o qualcosa di simile.
Il telefono squilla cinque volte, prima che mi decida ad allungare una mano ed afferrarlo.
<< Pronto? >>
<< Camilla? Sono William. >>
È la prima volta che mi chiama - ieri siamo almeno riusciti a scambiarci i numeri, ma io ho dovuto dargli quello di casa, con suo grande imbarazzo - e sento che il mio povero cuore inizia a martellarmi incessantemente nel petto, sempre più forte e veloce.
<< Ciao... Ciao William, che c'è? >>
<< Volevo chiederti a proposito del quarto desiderio, visto che adesso mancano solo cinque giorni... Se avevi tempo oggi pomeriggio. >>
<< Insomma, non hai nulla da fare. >>
<< Beh... No, effettivamente no. >>
<< E mi usi come passatempo. >>
<< Un' idea geniale, devi ammetterlo. >>
<< Solo perchè non sei tu quello ad essere usato. Comunque... Come mai queste cose non me le dici di persona? Abitiamo a due metri di distanza. O il fondoschiena ti pesa troppo? >>
Anche se so di essere acida, non riesco a smettere. Mi piace troppo prenderlo in giro, adesso che me ne rendo conto.
<< Divertente. In realtà, volevo solo vedere se il numero che mi avevi dato era giusto. >>
<< Così quando chiamerai per farmi una dichiarazione d'amore eviterai di farla ad un vecchietto, o peggio, a un pugile? >>
<< Certe cose preferisco farle di persona, mia cara. >>
Detto questo, riattacca.

Alle quattro sono davanti a casa sua. O davanti a casa mia, non fa molta differenza. Non è puntuale stavolta, e me ne compiaccio. Quando esce, sono le quattro e tre minuti. Beh... Meglio di niente.
<< Ciao. >>
<< Ciao. >>
Scendiamo le scale in silenzio, fino al garage, dove lui mi infila il casco con poca grazia e fa lo stesso con sè. Poi, mi aiuta a salire sulla moto.
<< Nervosetti oggi? >>
Scherzo io, mentre William sale davanti a me e io gli cingo la vita con le braccia. La naturalezza con cui lo faccio ci fa arrossire entrambi, ma cerchiamo di non notarlo. Lui abbozza un sorriso, prima di partire.
<< Mi andava di uscire. A te sta bene? >>
<< Avresti dovuto chiederlo prima, tra parentesi. Comunque sì. >>
Il suo sorriso si allarga e accende la moto, che sfreccia via rombando.
Le strade di Brooklyn sono trafficate, come sempre, ma la moto scivola tra le auto e evita i semafori, facendoci risparmiare tempo. Quanto sto bene, così! Il vento che mi sfreccia ai lati, le luci e le forme confuse per la velocità, il corpo di William contro il mio...
Ma dura poco, troppo poco. La moto rallenta sempre di più e infine si ferma borbottando. Io mi stacco dal ragazzo di fronte a me e scendo, sfilandomi il casco. Come pensavo, i capelli sono un disastro.
Vedendo quella massa disordinata di spaghetti castano chiaro, William trattiene a stento una risata, e io gli lancio un'occhiataccia.
<< Non ridere mai della capigliatura di una donna, William Harstrong. >>
<< Ci sarà mai qualcosa di cui potrò ridere? >>
<< Mhhh... Certo. Assolutamente sì. Ridi delle sue battute, anche le più dementi, e la conquisterai in un attimo. Ovviamente questo vale solo per un certo tipo di donne. >>
Lui sorride e si china su di me.
<< E tu sei quel tipo di donna? >>
<< Anche se lo fossi, non avresti comunque speranze con me. >>
<< Sicura? >>
Non arrossire, non arrossire, non arrossire.
<< Sicurissima. Al cento per cento. >>
Lui mette su un finto broncio, ma solo per un attimo, perchè appena ci guardiamo negli occhi e ci rendiamo conto delle cose che abbiamo appena detto, scoppiamo entrambi a ridere.
Dopo questo sfogo, mi concedo di guardarmi intorno.
Ci troviamo all'entrata di un piccolo parco, che non ricordo di aver mai visto. Osservo prima tutto quel verde, poi mi giro verso William con un'espressione confusa.
<< Ti piacciono i parchi? >>
<< A te no? >>
<< No no, affatto. Mi piacciono molto. >>
<< Meglio così, allora. >>
Sorride più del solito, e la cosa non mi dispiace per niente. Aspetto che lui sistemi la moto e poi entriamo nel parco. È davvero grazioso, sembra la miniatura del Central Park. Solo, più tranquillo, un punto decisamente a suo favore.
<< È bello. Davvero. Ma come mai proprio qui? >>
Come mai ieri sera sembrava che il mondo ti fosse crollato addosso e oggi ti comporti così? Cos'è che mi nascondi? Ho il diritto di chiedertelo?
So da me la risposta dell'ultima domanda, ma anche solo formurarla nella mia mente è doloroso.
<< Ieri ero nervoso, te ne sarai accorto. Lo sono stato anche stamattina, ma visto che tu hai una missione da compiere non volevo influenzarti. I parchi mi piacciono e mi rilassano, quindi... >>
Era nervoso per cosa? Cosa è successo in quella mezz'ora che l'ho lasciato solo? C'entra forse...
<< Allora, Camilla! >>
Mi distraggo dai miei pensieri e mi accorgo che lui si è seduto su una panchina e mi fa cenno di imitarlo. Cercando di sorridere, mi metto accanto a lui.
<< Hai optato per il quarto desiderio,immagino. Ormai stiamo procedendo in ordine. >>
<< Già. >>
Lui fruga nella tasca dei jeans - li porta anche oggi, sì - e tira fuori la solita lista stropicciata. Ripete per la quarta volta il Sacro Rituale del Controllo Desiderio (che nome figo, potrei ribattezzarlo così), e osservo con attenzione i suoi occhi blu leggere la lista e fermarsi circa a metà.
<< Allora... >>
Legge con attenzione, sembra un pò stranito, poi trattiene una risata e rilegge a voce alta, con la voce che trema.
<< Assaggiare tutte le quindici torte della Boutique del Cioccolato. >>
Appena sento quelle parole venire fuori dalla sua bocca, divento rossa come un peperone, o un'aragosta. Lui prova a trattenersi, ma alla fine non ci riesce e scoppia in una sonora risata.
<< Sei seria? Pensavo ci tenessi, alla linea! >>
<< Oh, non preoccuparti per il mio fisico, mi terrò in forma prendendoti a pugni! >>
Mi slancio verso di lui, pronta a colpirlo, ma in un attimo William si scansa, mi prende i polsi e mi intrappola tra la panchina e il suo corpo. Vicino, troppo vicino.
<< Sono sicuro che esistano medoti più semplici e meno violenti per dimagrire. >>
<< Ma non altrettanto divertenti. >>
Alza le spalle.
<< Può essere. Certe volte anche io mi divertirei a prendere a pugni me stesso. Se solo non fosse per il dolore... >>
<< Non ti preoccupare. Te ne darò talmente tanti che non sentirai più nulla, alla fine. >>
<< Con "alla fine" intendi quando sarò sottoterra? >>
Non posso fare a meno che lasciarmi andare e ridere anche io, mentre lui fa lo stesso e mi libera dalla sua presa. Poi, dopo esserci ripresi, allunga una mano verso di me e mi sorride.
<< Forza. Le torte ti aspettano. >>

La Boutique del Cioccolato, a differenza di quello che si possa credere dal nome altisonante, è una modesta pasticceria situata sulla 401 di Bleecker Street. È provvista, al suo interno, di una zona bar in cui vi sono parecchi tavolini di color verde acqua e rosa, intonati alle pareti. Il menu è su ognuno di essi, anch'esso degli stessi colori. Io e William ne occupiamo uno; non ci sono molti clienti, fortunatamente. Lui mi guarda, insicuro.
<< Tu vuoi mangiare tutte e quindici le torte... Ma il costo? >>
<< Non preoccuparti. Qui c'è un'ordinazione apposita. Non costa nemmeno molto. >>
Lui alza un sopracciglio e sbuffa.
<< Uffa. Questo desiderio è troppo facile da realizzare. >>
<< Scherzi? Tu non sai i tipi di torte che ci sono qui. Spero che il mio stomaco regga. >>
<< Buona fortuna. >>
<< Tsk. Pappamolle. >>
Lui affila lo sguardo, cercando di guardarmi dentro.
<< E con questo che vorresti dire? >>
<< Intendo solo che almeno io sono coraggiosa abbastanza da provare. Tu sei talmente fifone che stai lì senza muovere un dito... O un dente, in questo caso. >>
<< Continuo a non capire. >>
Allora vuole proprio farmelo dire, eh?
<< Secondo me dovresti farlo anche tu, ecco. >>
<< Cheeeeee?! Scherzi? >>
<< Affatto. Dimostra che sei un uomo. >>
<< Dovrei dimostrare di essere un uomo in questo modo? E poi è il tuo desiderio. Non mi devo impicciare. >>
<< Essere in competizione con te mi stimolerebbe. >>
<< Niente da fare. >>
<< Pappamolle. Femminuccia dallo stomaco decadente. >>
<< Che razza di insulti sono? >>
Alzo le spalle e apro la bocca per parlare, ma una graziosa cameriera ci interrompe. È una ragazza, probabilmente che lavora part-time per guadagnare soldi per l'università. Mi viene in mente la giovane bionda che ha tentato di farsi William - o che William ha tentato di farsi - e sento qualcosa che mi ribolle nel petto.
<< Volete ordinare? >>
<< Sì... Un taste menù, grazie. >>
<< Bene. >>
La cameriera mi sorride e fa per andarsene, vedendo che William non dice nulla, quando lui la ferma.
<< Due taste menù, grazie. >>
Lei annuisce, sempre con il sorriso sulle labbra, appunta qualcosa sul taccuino e se ne va. Io guardo William con un misto di incredulità e trionfo.
Lui è rosso in viso, ma si vede che è eccitato per la sfida ormai prossima.
<< E così la principessa dalla digestione deboluccia ha accettato, eh? >>
<< Il sottoscritto ti farà nera, mia cara. >>
<< Ne dubito. >>
Un lampo di competizione passa tra noi, e continuiamo a fissarci così finchè la stessa cameriera non torna con due grandi vassoi, contenenti entrambi quindici piattini, sui cui sono adagiati quinidici piccoli pezzi di torta. Sono tutti di colore differenti, ma tutti estremamente invitanti. Accanto a ciascun piattino c'è un biglietto, su cui sono scritti il nome del dolce e le sue caratteristiche.
<< Devil's Food: Vaniglia, Cioccolato e Caramello; White-Out: Torta al cioccolato con meringhe e briciole di biscotto; Coconut: Cocco e Vaniglia; Lemon: Torta al limone con meringhe; Hummingbird: Banana, Ananas e Nocciola; Fourless Chocolate: Cioccolato, cioccolato e cioccolato.... >>
<< Ok, ok. So leggere anche da sola, William. Non serve che fai il resoconto. >>
Lui mi ignora, mentre osserva i pezzi di torta che ha davanti. Poi alza lo sguardo su di me e ci scambiamo un'occhiata complice e divertita.
<< Che il più goloso abbia la meglio. >>
Ridendo, ci avventiamo sui dolci.

<< Aaaaaaahiaaaaaa... La panciaaaaaa.... >>
<< Piantala, Camilla. Fa male anche a me. >>
Io e William siamo seduti sui gradini dell'entrata del nostro palazzo, uno appoggiato all'altra. Le torte erano buonissime, ma abbiamo mangiato talmente in fretta che ci sono rimaste sullo stomaco, e adesso stiamo scontando la nostra cretinaggine.
William sospira e alza lo sguardo verso il cielo. È sera ormai, il celeste sta lasciando lentamente posto al blu. Io sono talmente dolorante che nemmeno mi importa il fatto di essere praticamente addosso a lui, con la testa sulla sua spalla.
<< Beh. Almeno adesso hai un desiderio in meno. >>
Annuisco lentamente. Stranamente, sento freddo.
Mi rannicchio su me stessa e socchiudo gli occhi.
<< Già... >>
<< Ti restano quattro giorni, e sei desideri. Ce la puoi fare. >>
Quattro giorni. Solo adesso mi rendo conto di una cosa. Quando la settimana finirà, e così anche la mia missione dei desideri, che ne sarà di me e William? Continueremo a vederci così, tutti i giorni? A comportarci come imbecilli, solo perchè ci divertiamo? O lentamente ci separeremo, saremo l'uno per l'altra soltanto vicini di casa? Possiamo veramente essere solo questo? Sento un peso sul petto che diventa sempre più grande, e il freddo aumenta. In un attimo di coraggio, mi aggrappo al braccio di William e mi ci stringo contro. Lo sento irrigidirsi, e il suo viso si volta lentamente verso di me.
<< Camilla...? >>
<< Restiamo così. Solo per un pochino, perfavore. >>
Lui non dice nulla ma nemmeno si muove, quindi la prendo per un'affermazione. Il suo corpo è caldo contro il mio. Sento sulla mia pelle il suo respiro, il suo petto che si alza e si abbassa a ritmo, ed è cone se mi stesse cullando. Vorrei stare per sempre così. Il freddo se n'è andato. Dopo circa dieci minuti, lo sento sospirare.
<< È bello il cielo, stasera. >>
Con non poca difficoltà apro gli occhi e guardo verso l'alto. Ma lui non sta guardando il cielo. Sta guardando me.
Mi viene in mente quanto sarebbe facile allungarmi un pò e sfiorare il mio viso con il suo, rintanarmi in un abbraccio caldo e dolce, ma non oso muovermi. Ho troppa paura di essere rifiutata, ancora.
<< Will. >>
È la prima volta che lo chiamo così, in tutti i sensi.
Come se fosse la parola più bella del mondo, e forse lo è.
<< Mh? >>
<< Anche tra quattro giorni, tra un mese, tra un anno... Tu sarai sempre qui, vero? Cioè, saremo sempre... Amici, no? >>
Lo sento irrigidirsi ancora di più, e un attimo prima di rilassarsi qualcosa passa nei suoi occhi, qualcosa troppo veloce per essere decifrato, ma che ha un sapore amaro.
Lui sorride.
<< Certo. >>
Poi si china su di me e mi abbraccia, lasciandomi senza fiato. Il suo corpo e caldo, e anche il suo viso. Odora di dolci e di notte, e non vorrei staccarmi mai da lui. Mi sussurra qualcosa all'orecchio, e io sorrido contro la sua spalla.
<< Anche io voglio tornare in quella pasticceria. Ma la prossima volta ordiniamone solo uno, di menù. Così magari ci evitiamo il mal di pancia. >>
Non lo sento ridere, ma vedo le sue spalle e la sua schiena tremare, e decido di unirmi a quel breve momento di dolcezza e felicità.

Nell'antro della strega!
Bene! Ciao a tutti!
Ho scritto un desiderio dopo l'altro, perchè mi sono resa conto che devo avvelocizzare, altrimenti rischio di scrivere una storia da 50 capitoli, mentre invece intendo mantenermi entro i 30.
A differenza del precedente, questo capitolo è stato facile ed estremamente divertente da scrivere. La Boutique del Cioccolato nella 401 di Bleecker Street, NY, esiste veramente, ma si chiama Magnolia Bakery ed è sicuramente meno economica e più conosciuta di quanto ho scritto. La stessa cosa vale per le torte.
L' "Hamburger King" è una trasformazione del nome "Burger King", per chi non l'avesse capito. Sì, non avevo molta fantasia in quel momento, e ho dato al Fast Food il primo nome che mi è passato per la mente. Siate felici, almeno non l'ho chiamato Fast Food Messo A Caso Nella Storia Solo Per Far Parlare Lilian E Camilla. "Hamburger King" è molto meglio, vero?
Il momento di dolcezza alla fine del capitolo è stato un mio capriccio, mentre invece non lo sono state le riflessioni di Camilla. La ragazza ha paura... Ha ragione ad averne, oppure si sbaglia?
Vedremo!
Baci
  
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