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Autore: Morgiana    30/08/2013    2 recensioni
Il tempo delle Grandi Guerre è lontano, ma la Pace non è destinata a durare a lungo. Le ombre hanno cominciato a muoversi, distruggendo silenziosamente ogni popolo, portandolo alla rovina. Si dice che solo la luce possa sconfiggere il buio dell'oscurità, ma questa volta le tenebre avranno un nemico al loro interno, un'ombra che combatte se stessa.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[Angolo Autore
Uff! Meno male che mi ero promessa di aggiornare subito! "Questa sera lo faccio!" Poi puntualmente o dovevo andare al cinema ("Shadowhunters- Città di Ossa". Ve lo consiglio, ma soprattutto i libri!), o avevo una festa di compleanno, o ero stanca morta. Perdonatemi ahah.
Veniamo alla storia: è un capitolo un po' più lungo, ma non penso sia pesante. Ho tentato di tenere un ritmo veloce nelle conversazioni, perchè mi immagino un battibecco più che un semplice scambio di opinioni. Riporterò sotto la traduzione alle frasi in elfico. E parlerò dopo se no spoilero XD ]







CAPITOLO 4 - FIRST





Sabbia. Sole spacca pietre. Caldo infernale di giorno e freddo glaciale di notte. Sabbia. Dune di sabbia. Tempeste di sabbia. E indovinate un po’? Ancora sabbia!
C’era da aspettarselo, dato che si trovava nel bel mezzo di un deserto, ma nelle ultime ore non aveva fatto altro che maledirsi per aver intrapreso quella strada. Aveva scelto il cammino più corto, decidendo di attraversare in linea retta le dune, risparmiando tempo e fatica, ma forse avrebbe fatto meglio a partire più a Est, passando per la striscia più sottile di deserto e allungando il viaggio di un paio di giorni: per lo meno avrebbe evitato di rimproverarsi fin dal primo giorno.
“Sempre la solita impulsiva. Mai una volta che faccia qualcosa senza pentirtene!” aveva pensato mentre il suo umore peggiorava ogni secondo che passava. “Se avessi pensato qualche minuto prima di partire di corsa, evitando di scappare come una bambina da Draudir, non ti saresti ritrovata con granelli di sabbia infilati ovunque!” Per quanto si fosse coperta li sentiva negli stivali, sotto le unghie, tra i capelli, tra i denti e nel naso: solo gli occhi, riparati da una spessa fasciatura di stoffa, erano salvi sia dalla polvere che dalla forte luce del sole.
“Per fortuna sei a metà del viaggio e hai ancora quasi tutto il cibo che hai rubato.” Non sapeva se fosse per via del caldo o meno, ma non aveva sentito molto l’impulso della fame, e si costringeva a mangiare solo per tenersi in forze. Il vero problema era la scorta di acqua: tentava di bere il meno possibile, ma doveva condividere quello che aveva con Caran, e non aveva ancora trovato una fonte sotterranea o un’oasi.
“E per grazia degli Dei non hai ancora incontrato Najjin o qualche altro bel mostriciattolo.” E quello era un vero colpo di fortuna: durante il giorno era veramente difficile imbattersi in una di quelle creature tipicamente notturne, ma con il calar del buio aveva sentito più volte urla, richiami e gracchianti voci lontane. Dormiva sempre con il pugnale a portata di mano. O meglio, tentava di dormire: tra la minaccia di un pericolo esterno e il russare di Caran, faceva fatica a prendere sonno.
“Seriamente, come può una cosa così piccola fare così tanto rumore?” aveva continuato a pensare, mentre scarpinava attraverso le dune. Aveva guardato verso il basso, all’interno della tasca destra della sua casacca, dove la sua nuova compagna stava tranquillamente spaparanzata al fresco, lasciando fuori solo le enormi orecchie. “Almeno non hai dovuto rincorrerla per il deserto.”
La parte peggiore del viaggio, però, era la noia: non faceva altro che camminare, sudare, sedersi per mangiare, e guardare lo stesso identico paesaggio per ore e ore. Sabbia, sabbia e sabbia.
“Ormai sei a metà strada, muovi le gambe e raggiungi l’Oasi prima di sera” aveva pensato ancora, chiudendo bene il drappo di stoffa che le proteggeva la testa, nascondendole il volto. Aveva calcolato che prima o poi, verso la fine del viaggio, si sarebbe trovata nelle vicinanze di una delle poche Oasi di Aarubia, la Fonte Azzurra: si sarebbe riposata per un paio d’ore, magari all’ombra di qualche palma, avrebbe rifornito la sua scorta d’acqua, e poi sarebbe ripartita, in modo da trascorrere la notte lontano da quella “zona di attrazione di creature potenzialmente mortali”.
Un’oasi è una specie di atollo di salvezza nell’immensità del deserto: non sono facili da trovare anche se se ne conosce l’esistenza, ma di solito non è difficile incontrarci altre persone, o mercanti o viaggiatori come lei. Quindi quando aveva raggiunto la Fonte non era rimasta troppo sorpresa dal vedere una ragazzina appisolata sotto l’ombra delle palme.
Era giovane, un’adolescente probabilmente, dai lunghi e ricci capelli dello stesso colore della sabbia e dal viso piccolo a forma di cuore. Era vestita con una morbida tunica violacea che le arrivava alle ginocchia magre e ossute, un paio di stivaletti di cuoio corti e neri, e un paio di guanti dello stesso colore. Accanto a lei c’erano un bel mantello verde scuro, ben ripiegato, e una grande borsa a sacco di pelle marrone, ricolma, per quanto poteva vedere, di rotoli e rotoli di pergamene.
“Ecco qua una giovane Elementare” aveva pensato guardando il lungo bastone che la ragazzina teneva strettamente in mano nel sonno: era un bel bastone di mogano rosso scuro, intagliato con cura a forma di spirale, e abbellito in cima con una piccola pietra irregolare di ametista.
“Di sicuro le piace il viola” aveva continuato dirigendosi il più silenziosamente possibile alla pozza d’acqua: non aveva in programma di fare nuove amicizie.
E secondo voi almeno per una volta le cose sarebbero andate come lei le aveva programmate?
Ovviamente no. Penso che possiate già intuire da soli per colpa di chi.
Era inginocchiata sulla sponda dell’oasi, intenta a riempire la borraccia per rifornirsi di liquidi, quando era stata interrotta improvvisamente dai movimenti sempre più insistenti che provenivano dalla tasca destra della sua casacca: Caran, per qualche motivo, stava tentando di uscire.
“ De on!“ aveva pensato guardando verso il basso, solo per vedere la piccola scimmietta dirigersi, zampettando velocemente, verso la ragazza.
<< Caran! >> aveva sussurrato recuperando la borraccia e avanzando a carponi sulla sabbia. Naturalmente venne completamente ignorata. Caran aveva raggiungo la giovane e, prima che Thiliell potesse fare qualcosa, le era saltata addosso, emettendo degli strani gridolini acuti.
La giovane Maga si era messa a sedere di scatto, puntando il bastone contro quella piccola peste, ma abbassandolo subito dopo aver visto che si trattava solo di una scimmia-volpe.
<< Un’Arlach! Mi hai fatto prendere un colpo piccolina! >> aveva detto allungando una mano per accarezzare la creaturina. << Hai fame? >> aveva chiesto recuperando la sua borsa e tirando fuori un paio di belle mele rosse.
Nel frattempo Thiliell veniva ignorata, dato che la ragazza era completamente occupata a osservare quella nuova comparsa che, tra l’altro, sembrava molto felice di ricevere tutte quelle attenzioni.
“Potresti sfruttare la situazione e appiopparla a lei” aveva subito pensato, mentre una vocina nella sua testa diceva “Traditrice di una scimmia!”
In ogni caso i suoi conflitti interiori erano stati presto zittiti dalla stessa Caran, che dopo qualche carezza era corsa di nuovo verso di lei, arrampicandosi fino alle sue spalle, con ancora un pezzo mangiucchiato di mela nelle manine.
A quel punto venne finalmente notata, ovviamente. E la reazione della ragazza era stata estremamente strana, una delle più strane che avesse mai visto.
<< Lar! >>aveva detto in elfico, alzandosi in piedi e salutandola tranquillamente con la mano, con un sorriso allegro stampato sulla faccia.
“Ciao. Hai appena scoperto che mentre dormivi ti si è avvicinata una sconosciuta armata di tutto punto, e tu le dici semplicemente ciao” aveva pensato completamente allibita. ”O sei stupida o sei la persona più ingenua sulla faccia del Continente. Seriamente?”
<< H-ho sbagliato qualcosa? S-si ho sbagliato di sicuro. Chissà cosa le ho d-detto! >> aveva cominciato a balbettare la ragazzina nella propria lingua, parlando apparentemente più a se stessa che a lei. << E’ o-ovvio che non ti capisca, non hai mai prestato molta attenzione alle lezioni di Elfico. >>
<< Guarda che ti capisco >> aveva detto sperando di mettere fine al quel monologo tragi-comico.
<< E-e questi sono i risultati! Non sai neanche salutare un Elfo! >> continuava a dire la giovane, ignorandola completamente .
<< Ehi… Ho detto che ti capisco. >>
<< C-cosa ti sei messa in testa di partire se non sai neanche dire un semplice “ciao” in un’altra lingua? >>
“ O’neer! ” Avrebbe potuto tranquillamente andarsene e quella giovane non se ne sarebbe neanche accorta. Continuava a parlare da sola, facendosi domande, rimproverandosi, senza accorgersi della persona davanti a lei.
<< …potevi restare a casa a studiare di più, invece che partire e fare queste figure da ignorante! >>
<< Laress, O’Maev cil! >> aveva detto quasi urlando, facendo un passo in avanti e mettendosi quasi di fronte alla ragazzina, la quale si era ammutolita di colpo, guardandola fissa con gli occhi spalancati.
<< Capisco quello che dici, sia se parli in Elfico o nella tua lingua >> aveva continuato, aspettando una risposta.
<< Tu capisci quello che dico? >> aveva poi chiesto la ragazza, mentre il colore del suo viso diventava pian piano sempre più vicino a quello della tonaca che indossava. Aveva annuito con un cenno della testa. << Q-quindi hai sentito tutto quello che ho blaterato? >>
<< Sì. Per quello ho deciso di intervenire >> aveva risposto con un tono leggermente divertito. << Ho avuto la sensazione che saresti andata avanti per molto, se non ti avessi fermato. >>
<< Già…Hai ragione, probabilmente…>> aveva detto la giovane, con lo sguardo basso, rigirandosi tra le mani il bastone e scavando con esso un piccolo buco nella sabbia. << Quindi non ho sbagliato? >>
<< No, la pronuncia era corretta. >>
<< Ma non mi hai risposto! >>
<< Stavo per farlo, ma non mi hai lasciato il tempo, Maga. >>
<< Mi stavi guardando come se avessi detto qualche cosa di orribile! >>
<< Mi stavo solo chiedendo se fossi veramente così ingenua da salutare tranquillamente uno sconosciuto armato! >> Stava cominciando seriamente a perdere la pazienza.
<< Adesso sono io a non capire! Perché sarei un’ingenua? >>
<< Ahahah! >> Si era messere a ridere, incredula, passandosi una mano sopra gli occhi per asciugare le goccioline di sudore che le si erano formate sulla fronte. << Stavi dormendo beatamente quando sono arrivata! Avrei potuto ucciderti, Maga! Potevo essere un ladro, un brigante o un Najjin, e tu stavi tranquillamente all’ombra a dormire! >>
<< Grazie di avermi svegliato allora… >> aveva borbottato limitandosi a guardare per terra, continuando a bucare la sabbia con il suo bastone. Sembrava sull’orlo delle lacrime.
<< Non devi ringraziare me, ma questa peste >> aveva risposto indicando Caran sulla spalla. Aveva finito di rosicchiare la sua mela, e stava giocando con il torsolo, lanciandolo in aria per poi riprenderlo.
La giovane Maga si era illuminata improvvisamente, facendo comparire un sorrisino sul volto imbronciato, osservando con interesse la scimmia-volpe davanti a lei.
<< Dove l’hai trovata? >>
<< In un banco illegale a Baklera, insieme ad altre creature.>>
<< Quanto tempo ha? >>
<< Che dovrei saperne? Immagino qualche settimana. >>
<< Ha un nome? >> aveva chiesto avvicinandosi pian piano a ogni domanda.
<< L’ho chiamata Caran.>>
<< Come il fuoco. Che originalità. >>
<< Non avevo e non ho intenzione di tenerla, Maga. E’ una compagna temporanea >> aveva risposto seccata dal numero di domande che le venivano poste. “E perché stai ancora parlando con lei?”
<< Perché? E’ così adorabile! E piantala di chiamarmi Maga, ho un nome! >>
<< Adorabile?! E’ una produttrice di problemi! >>
<< Impossibile! >>
<< Sono io che ci convivo da quattro giorni, Maga. >>
<< Il mio nome è Akelia, Elfa.>>
<< Ottimo! >> aveva detto facendo per andarsene. Quella conversazione era al limite del ridicolo, e lei non aveva tempo da perdere con una bambina.
<< Dove stai andando? Non hai neanche detto il tuo nome! >> aveva ribattuto Akelia, con la fronte aggrottata, inseguendola.
<< Immagino che tu non sia nel deserto solo per farti una passeggiata sotto il sole. Io ho una meta, e ho intenzione di raggiungerla al più presto. Inoltre, bisogna essere proprio degli sprovveduti a dire il proprio nome al primo sconosciuto che passa. Quindi, Taeree Akelia >> aveva risposto senza fermarsi.
<< Dove sei diretta, possiamo andarci insieme! >> aveva urlato la ragazza, sempre seguendola. << Sono solo gentile, a differenza di qualcuno. >>
<< Non sei gentile, sei una bambina, ingenua e con poca esperienza del mondo >> aveva ribattuto girandosi di scatto e scandendo bene le parole. << E non seguirmi! >>
Facile, pulito, forse un po’ troppo severa, ma aveva ottenuto quello che voleva: Akelia aveva smesso di seguirla.
Per la prima volta si sbagliava, già.
A un tratto aveva sentito qualcosa afferrarle le gambe, facendola quasi cadere in avanti: aveva guardato verso il basso e aveva visto le sue caviglie completamente bloccate da delle grandi mani di sabbia.
<< Rilasciami, Akelia >> aveva detto guardando alle sue spalle la giovane Maga, che aveva conficcato la punta del bastone nella sabbia e la osservava con un sorriso divertito. << Posso usare anche io la magia, Elementare, e ti assicuro che è più forte della tua.>>
<< A sì? Liberati allora! >>
<< Non puoi piantarla tu e basta? >> aveva domandato ridendo. << Devo proprio scomodarmi a usare la magia? >>
<< Ti libero se mi stai a sentire. >>
<< Non è quello che ho fatto finora?>>
<< Allora ascoltami meglio!>>
<< Parla…>> aveva detto sospirando, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni e chiudendo gli occhi. “Vedi cosa succede a parlare agli sconosciuti? Perdi tempo e basta.”
<< Dove devi andare? >> aveva chiesto Akelia liberandola dalla sua prigione di sabbia. << Sei arrivata da Nord e stai proseguendo verso Sud. Quindi immagino tu stia andando a Kasiledra. >>
<< Sto andando verso Sud, è vero, ma non necessariamente a Kasiledra. >>
<< Diciamo che quella è la tua meta, si dia il caso che sia anche la mia. >>
<< Vuoi viaggiare con me, non è vero? >> aveva domandato portando a parole quello che sospettava. Perché non ha mai torto?
<< Da sole dobbiamo stare sempre attente ai pericoli, se siamo in due possiamo anche rilassarci un po’ e viaggiare con più serenità.>>
<< Ti assicuro che ho viaggiato con serenità anche da sola.>>
<< Sai, sei il primo Elfo super scortese che incontro! >>
<< Oh, sono la tua prima volta? Che tenerezza! >> aveva risposto con sarcasmo, mentre pensava a un modo veloce per andarsene senza portarsela dietro. Poteva usare la magia, facendo un rapido incantesimo che la bloccasse momentaneamente, ma non sapeva quale fosse il potere effettivo di quella Maga. Rischiava di sprecare energie per nulla.
"Complimenti, non riesci a scrollarti di dosso già la prima persona che incontri, una bambina, tra l'altro." Aveva sbuffato, continuando a maledirsi per quello che stava per dire, ma consapevole del fatto che fosse la sua unica via d'uscita.
<< Uscite dal deserto ognuno per la sua strada >> aveva detto riprendendo a camminare, mentre alle sue spalle Akelia si affrettava a recuperare le sue cose, per poi correrle dietro continuando a dire di aspettarla.


NOTE
"De on" significa "Non ora".
"Lar" si usa per salutare, informale.
"O'neer" significa "O cielo".
"Laress, O’Maev cil! " si traduce "Salve, o piccola Maga". "Laress "è il saluto formale.
Akelia è un personaggio che deve far divertire, è sempre iper attiva, è molto impulsiva, come Thiliell (anche se lei tenta di non darlo a vedere), e ha il piccolo vizio di non stare mai zitta, con conseguenti monologhi infiniti. Ha all'incirca quindici anni, anche se sembra più piccola.
L'immagine che ho messo rispecchia abbastanza Akelia, tranne per i capelli ricci e il cappello. Appartiene a Burari, autore su Deviantart :)

   
 
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