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Autore: Fateless    30/08/2013    3 recensioni
Ho deciso di scrivere un seguito alla mia precedente fan fiction "Life in Flames", spero vi piaccia.
Genere: Erotico, Generale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fake.
Apro gli occhi a fatica e li stropiccio con i palmi delle mani.
Amo la domenica. 
Mi giro verso il comodino e osservo l'orologio digitale segnare le undici e mezza del mattino. 
Oggi dovrebbe venire la famiglia di Danny a pranzo, meglio che ci alziamo, tra meno di due ore saranno qui a invadere casa nostra. Mi volto verso Danny che dorme beatamente con la bocca aperta e sorrido. Gli manca solo la bavetta che gli cola. Gli accarezzo una ciocca di capelli corti e gli bacio la fronte. 
Sento le sue gambe muoversi a contatto con le lenzuola e si gira dalla parte opposta dandomi così le spalle. 
-Danny?- mormoro.
-mh- mugugna. 
-svegliati è tardi- 
-fanculo Ben, fai a farti inculare da un elefante- mi dice acido con la voce impastata.
Rimango perplesso per un istante e poi scoppio in una risata.
-e taci cazzo. Voglio dormire.- 
Mi zittisco stupito dalla sua reazione. 
-hey coglione fra poco arrivano i tuoi- gli tiro un pugno sul braccio e mi alzo dal letto, scosto bruscamente le tende e apro le finestre illuminando la stanza accecandomi. 
-smettila Benjamin!- si alza di scatto e mi fissa con i suoi occhi tremendamente limpidi. 
Il senso di colpa inizia a torturarmi obbligandomi ad abbassare lo sguardo. 
-perché ti complichi la vita per loro!- urla continuando ad osservarmi. 
Corro verso di lui e lo stringo forte, lo abbraccio come se volessi stritolarlo e sussurro un "mi dispiace". Lui ricambia baciandomi la fronte e accarezzandomi la testa con dolcezza. 
-è colpa mia, i rapporti scontrosi con i miei genitori sono affari miei, non dovrei coinvolgerti. -
Gli bacio le labbra delicatamente e le sfioro prima di lasciarlo e dirigermi verso il bagno per sistemarmi. 
Mi spoglio senza troppa fretta ed entro nella doccia, lascio che l'acqua mi scivoli lungo tutto il corpo, dalla testa fino ai piedi, chiudo gli occhi e resto in quella posizione per un paio di minuti, è rilassante, sto meglio. Allontano i pensieri dalla mia mente. Allontano la paura di perderlo che mi affligge in questo periodo. 
Sento improvvisamente la porta del bagno cigolare, un rumore di passi e successivamente le ante della doccia si aprono e vedo la figura di Danny osservarmi per un brevissimo istante prima di entrare. 
Mi guarda negli occhi e mi sfiora il naso col suo. 
L'acqua in poco tempo gli bagna tutti i capelli e alcune gocce rimangono ferme sulle ciglia per poi scivolare sulle guance e raggiungere la barba. 
Lo abbraccio, faccio aderire il mio petto contro il suo e lo stringo, come se fosse l'ultima volta che lo vedo, ed è triste, mi sento triste. 
E non so perché, ho una sensazione dentro che mi logora. 
Gli prendo una mano e la accarezzo, è molto più grande della mia, più rubusta, io d'altronde in confronto a lui sono un mucchietto d'ossa. 
Sorrido a quel pensiero e lui mi bacia spostandomi alcune ciocche di capelli. 
-si è fatto tardi, è meglio che mi vada a preparare- sussurro al suo orecchio. Lui mi sfiora la schiena facendomi salire i brividi e io gli mordo leggermente il collo. 
Mi volto, apro le ante ed esco. Afferro un asciugamano e lo lego in vita per poi uscire dal bagno. 
Vengo colpito violentemente dal freddo e rabbrividisco. Mi dirigo in camera e apro l'armadio.
Sbuffo eliminando mentalmente tutti i vestiti che mi capitano a tiro. Andrò a pranzo con la sua famiglia, come ogni anno, non posso presentarmi in jeans e maglia di qualche gruppo. Cioè io lo farei, ma meglio no, la famiglia non ci vede di buon occhio da quando siamo diventati "famosi". 
Non voglio sapere cosa succederebbe se loro venissero a sapere che io e lui stiamo insieme e tutte le cose che mi fa... 
Sorrido a quel pansiero e poi afferro un paio di jeans e una camicia nera. 
Perfetto. Mi vesto velocemente mentre sento Danny entrare in camera.
-ma come siamo belli!- urla osservandomi e ride. 
-smettila mi sento ridicolo già di mio- rido a mia volta. Esco dalla stanza e scendo le scale. Meno male che non ho dovuto cucinare nulla perchè hanno optato per un ristorante, ci mancava solo che mi mettessi ai fornelli. Ma soprattutto che imparassi a cucinare... e non al microonde. 
I miei occhi si posano sul tavolo in legno e lo osservo con aria schifata. Meglio che sgomberi tutte le schifezze. Afferro i numerosi pacchetti di sigarette vuoti e li getto nella spazzatura così come le bottiglie degli svariati alcolici. 
Rovisto in una cassettiera e per la prima volta capisco l'utilità dei centrotavola. Ne prendo uno e ci metto dentro dei mazzi di chiavi e dei post it. Lo poso sul tavolo e rido. 
Ora sembra che qui ci viva gente normale. 
Le mani di Danny mi sfiorano i fianchi e mi bacia una guancia. 
-ottimo lavoro Benny- ride. 
-è strano- rido a mia volta e mi giro verso di lui.
-sai cos'è strano?- mi chiede sorridente.
-no, cosa?- 
-che è da circa tre giorni che non facciamo sesso- mi sorride maliziosamente. 
-scordatelo- dico secco.
-perchè?- 
-per- vengo interrotto dal campanello che suona, sorrido beffardamente e indico la porta. 
Ci avviciniamo all'ingesso e quando arriviamo davanti ci guardiamo contemporaneamente e facciamo un finto sorriso. 
-così va bene?- mi chiede Danny sorridendo. 
-perfetto e il mio?- 
-siamo meravigliosi- sussurra. 
La porta si apre lentamente e davanti a noi ci ritroviamo la famiglia Worsnop al completo. Madre, padre e sorella tornata dal college. Tutti adottivi, ma ormai me ne dimentico. 




Dopo tutti i saluti, i falsi abbracci e gli sguardi d'odio mi ritrovo seduto ad un tavolo di uno dei ristoranti più eleganti in cui io sia mai stato.
Osservo la sorella di Danny, non sono mai stato legato a lei, dopo tutto quando io ho conosciuto Danny lei non c'era, frequentava il college, l'avevo soltanto sentita nominare qualche volta dai suoi genitori. E' una bella ragazza, anzi ormai sta diventanto una vera e propria donna, alta, capelli castano chiari e occhi azzurri, labbra non molto carnose e un fisico formoso. Una bella donna diciamo. 
-Daniel mi passi il sale?- dice con la sua voce dolce.
-prenditelo- le sorride continuando ad azzannare la sua bistecca, io allora allungo il braccio, afferro la saliera e glielo passo. 
-allora Danny, che ci racconti?- chiede sua madre appoggiando i gomiti sul tavolo e unendo le mani.
-nulla di che- risponde lui continuando a mangiare.
-hai lavorato sodo in questi giorni?- chiede il padre e noto dell'ironia nelle sue parole, dell'amara ironia, e deve averla notata a anche lui. Si scatenerà l'inferno come ogni volta che si incontrano. 
-sono tornato da una settimana da un tour- indietreggia e si appoggia allo schienale della sedia fino a incontrare gli occhi del padre.
Noi rimaniamo immobili ad osservare la scena, l'atmosfera si fa quasi imbarazzante e fredda.
-interessante, lavoro difficile e serio scommetto- 
Colpito. Penso.
-si, molto- si avvicina al tavolo e continua a fissarlo negli occhi. 
Segue un lungo silenzio, troppo. Vorrei andare fuori e fumarmi una sigaretta, sono ansioso. 
-sei una vergogna!- urla l'uomo tirando un pugno al tavolo. 
Le occhiate di Danny sono capaci di smuovere un turbinio di emozioni, io di solito non riesco mai a guardarlo negli occhi, non sono abbastanza forte, abbasso lo sguardo automaticamente. So già che perderò. 
Lui se ne sta zitto e continua a fissarlo, non si smuove nemmeno per un secondo, rimane immobile. 
-anche tu lo sei per me- 
-non azzardarti a parlare in questo modo a tuo padre- 
-tu non sei mio padre- sputa quelle parole come fossero veleno. Escono acide e arrivano dritte dritte al cuore dell'uomo che colmo d'ira gli tira uno schiaffo sonoro. Come se avesse ancora sedici anni, come se fosse ancora un ragazzino. 
Si alza dal tavolo di scatto e si dirige al bancone, tira fuori il portafogli e paga. 
-io li guadagno i soldi!- urla verso il nostro tavolo ed esce dal ristorante sotto gli occhi stupiti di tutti i clienti. 
I suoi genitori si voltano verso di me con sguardo interrogativo. Io mi limito ad alzarmi, sorridere e raggiungere l'uscita. 

-Danny dove cazzo stai andando!- gli urlo dall'altro lato della strada. Cammina veloce, passo spedito, guidato dalla rabbia. 
-vai a casa- mi dice lui senza voltarsi. Inizia a correre. Sempre più veloce, fino a scomparire davanti ai miei occhi in fondo alla via. 
Rimango in piedi. Solo. Fermo immobile. 
Intorno a me la gente cammina sul marciapiede, il mondo si muove al contrario di me. 
Mi giro e torno indietro. 
Vado a casa a piedi, anche se la strada é lunga, in questo momento non mi importa, ho altro a cui pensare. 



mi scuso veramente per questo capitolo, non é uno dei migliori, nel prossimo accadranno veri e proprio fatti importanti nello svolgimento della storia. 

 
  
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