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Autore: SaraHiddleston    31/08/2013    5 recensioni
“Non vi sembra semplice, non è questo il vostro stato naturale? È la verità taciuta dell’umanità, voi bramate l’asservimento. Il luminoso richiamo della libertà riduce la gioia della vostra vita ad un folle combattimento per il potere, per un’identità. Voi siete nati per essere governati, alla fine vi inginocchierete sempre” dopo queste parole si avvicinò a Sofia.
Troppo vicino.
Così vicino da puntare lo scettro alla parte sinistra del petto di Sofia.
-Tratto dal II capitolo-
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dopo che Barton la scortò nella sua stanza, Sofia si sdraiò su quel letto che la avrebbe ospitata per molti altri giorni e pensò.
Pensò a tutta quella giornata, e analizzò ogni minimo particolare per cercare di capire qualcosa.
Ma a quanto pare non capì un bel niente.


Eccolo lì un bambino appena nato, era talmente piccolo che i loro genitori quasi lo disprezzavano.
Questo è quello che vedeva Sofia, se allungava un po’ la mano poteva anche stringere quell’esile corpicino.
Ma non lo fece, stette lì a guardare la scena in attesa di un qualcosa di clamoroso.
Nessuno sembrava notarla e questo la mise ancora una volta a suo agio.
I genitori, dei grandi personaggi di colore azzurro, vivevano in mezzo ai ghiacci ma Sofia non sentiva il freddo che doveva scaturire da quello strano posto ed era molto attenta ad ogni azione che compivano quei soggetti.
Dopo un breve scambio di battute tra i due, il fagotto, venne portato in un’altra stanza e abbandonato lì.
Sofia si sentì male, nessuno dovrebbe essere abbandonato in quel modo e presa dalla compassione si avvicinò. La stanza era buia, fatta di ghiaccio e del tutto inospitale. Quel bambino dalla pelle color del cielo continuava a piangere e nessuno si avvicinava per prenderlo in braccio.
Nessuno tranne Sofia. Quel corpicino era freddo e lei voleva tanto poterlo scaldare di più di quello che stava facendo ma non poteva accendere un fuoco o qualcuno se ne sarebbe accorto. I suoi capelli erano di un colore nero corvino che lei continuava ad accarezzare. Se avesse potuto lo avrebbe portato a casa sua subito ma non poteva. Si udì un tonfo secco e poi la battaglia iniziò. I giganti combattevano contro delle persone che sembravano normali equipaggiate con delle armature scintillanti. Neanche il tempo di appoggiare quel bambino per terra che entrò nella stanza un uomo. Non aveva un occhio e dalla sua armatura si poteva capire che era un personaggio importante, uno di quelli che guida tutto un esercito in guerra. Si avvicinò lentamente sorpassando Sofia e prese quel bambino tra le braccia regalandogli un enorme sorriso.
La sua pelle diventò lentamente del colore normale e i suoi occhi, che prima erano rossi, divennero subito verdi, come degli smeraldi.
Tutto incominciò a diventare nero e poi tutto cambiò.
Non c’era più quel bambino abbandonato ma bensì un altro ragazzino che stava correndo per i campi.
Aveva all’incirca una decina di anni e continuava a correre con in mano un libro, uno di quei libri con la copertina enorme e polverosa. Si fermò solo quando fu in mezzo a quello spazio  per sedersi e mettersi a leggere.
Sofia stava guardando questa scena non capendo chi fosse quel bambino e perché non poteva sentirla o vederla. Ma aveva un sospetto che doveva risolvere. Si avvicinò lentamente fino a sedersi di fianco a lui e lo osservò. Osservò quegli occhi, verdi come smeraldi e poi osservò il suo viso.
Era lo stesso bambino che aveva trovato poco prima in quel posto fatto di ghiaccio e ora lui stava alzando una mano mentre pronunciava delle parole in una lingua sconosciuta.
Tutto d’un tratto un fuoco fatuo di colore verde si ergeva dalla sua mano.
Sofia allungò la sua mano per toccare, per sentire cosa si provava. Era a bocca aperta da quella magia.
Aveva sempre ammirato le leggende di maghi e vederne uno dal vivo era una cosa meravigliosa.
Il fuoco incominciò a prendere quota mentre ondeggiava a destra e a sinistra fino a quando scomparì.
La faccia del bambino era felice e piena di autostima, ce l’aveva fatta dopo tante prove. Chiuso il libro  si incamminò verso casa ma sulla via del ritorno altri bambini gli sbarrarono la strada, pronti per dirgli qualcosa.
“Ehi! Dove credi di andare? Dalla tua mamma?” disse uno, quello più grosso dei tre, mentre gli altri due incominciarono a ridergli dietro.
“Lasciatelo in pace!” arrivò subito un ragazzino biondo un po’ più vecchio di tutti quanti che li fece scappare.
“Devi reagire o quelli continueranno così per tutto il tempo” gli disse il biondo.
“Thor, me la sarei cavata anche senza il tuo aiuto”
“Non c’è di che” gli rispose con tono canzonatorio.
E tutti e due si incamminarono, giocando e scherzando, insieme.
Arrivati alla reggia ormai all’imbrunire, Sofia ancora una volta rimase senza fiato davanti a quel sontuoso palazzo che luccicava, che le ricordò l’armatura di quel soldato nella stanza di ghiaccio.
Da esso uscì una donna dalla lunga chioma bionda visibilmente preoccupata che corse incontro ai due bambini abbracciandoli stretti a sé. Poi, prendendo tra le mani il viso del bambino dagli occhi verdi, disse “Loki, lo sai che mi hai fatta preoccupare? Ma chi è la ragazzina che hai portato con te?”
Loki? Cosa? Finalmente una persona riusciva a vederla! Ma come doveva reagire lei? Quella donna era la sola che si fosse accorta di lei “Di chi parli madre?” gli rispose Loki “Non c’è nessuno qui” il suo viso divenne ancora più diafano di quanto potesse essere prima, doveva parlare? A dire la verità prima si sentiva molto più al sicuro con nessuno che la squadrasse come stava facendo adesso la madre dei ragazzini. Le lanciò un lungo sguardo che sembrò osservarla fino all’anima per capire come mai solo lei potesse vederla.
“Madre, dovresti essere molto stanca. Ti accompagno nelle vostre stanze”
Mentre loro due si avviavano all’interno della costruzione, Loki, si girò su se stesso e incominciò a guardarsi intorno.
“C’è nessuno?” gridò a vuoto “Se c’è qualcuno, per favore si mostri” continuò “Sai, prima quando ho fatto quell’incantesimo tra i campi, ho sentito qualcosa che mi sfiorava la mano e non vorrei sembrare pazzo ma con questo fatto che madre ti vede penso davvero che tu sia qui con me. L’unica cosa che mi viene in mente di chiederti è il perché? Perché sei qui con me? Sei come una guardia del corpo? Perché se così fosse allora non stai facendo un gran lavoro. Ti vorrei tanto vedere in questo istante!” Loki continuava a guardarsi in giro ma a quanto pare nessuno era lì con lui. “Ti voglio dire una cosa: prima ero in quella campagna solo perché mi volevo nascondere da tutti. A nessuno va a genio uno che studia e che passa le sue giornate a leggere libri e così mi devo sempre nascondere per non sentire quei bambini che mi prendono in giro. Tutto questo non l’ho mai detto a nessuno e penso di non averlo detto neanche adesso a qualcuno ma comunque ho bisogno di sapere che non sono da solo qui ma che ho qualcuno che mi guardi sempre le spalle. Forse esisti o forse no. Ma io parlerò con te fino a quando non sarà giunto il momento in cui te ti vorrai rivelare a me. Ti capisco in un certo senso, chi vorrebbe me come amico? Un aspirante mago che si diverte a mettere zizzania tra la corte e che è il fratello minore dell’erede al trono. Sarai la mia amica immaginaria per così dire.”
Loki? Quel Loki, lo stesso che voleva far inginocchiare tutta Stoccarda? Quello che la teneva in quella stanza, adesso voleva parlare con lei e confidarsi?
Come aveva fatto quel ragazzino spaventato a diventare quell’uomo senza cuore? Molte domande le stavano girando per la testa e ognuna più senza senso dell’altra. Ma non fece in tempo a vedere il bambino correre a casa tutto felice che la vista cambiò.
E cambiò e cambiò ancora.
Ogni volta era un pezzo di vita di Loki e ogni volta lo vedeva crescere.
Ogni volta lei c’era e ascoltava sempre cosa lui le diceva, le sue confidenze e le sue paure, più tardi tramutate in vendetta e odio.
Quel bambino stava crescendo sotto i suoi occhi e ogni istante lo vedeva cambiare, i suoi occhi color smeraldo acquisivano di ricordo in ricordo una sfumatura di accanimento e i suoi capelli crescevano ma la sua pelle non ricordava il colore d’origine.
Ogni sera prima di dormire si fermava a parlare con la sua compagna d’avventure che ancora non sapeva come si chiamava e si confidava. Su tutto, su un nuovo libro letto, su un nuovo incantesimo sferrato e su tutta la sua giornata. Le raccontava tutto, per filo e per segno.
E intanto gli anni passavano, Loki era ormai un uomo e Sofia poteva osservare come lei fosse la sua unica speranza. Lui non smise mai. Non smise mai di parlarle e mai lo fece.
Come sempre il terreno sotto i suoi piedi cadde in mille pezzi e si ritrovò improvvisamente in un’altra stanza.
Questa era totalmente rivestita d’oro e all’improvviso arrivò un uomo, il bambino biondo di cui Loki continuava a parlare con astio ormai era diventato un uomo fatto e finito. Thor, che scaraventando un bicchiere gridò di averne un altro.
La scena che si parò sotto i suoi occhi era quella di due fratelli che si beffeggiavano l’un l’altro ricordando delle vecchie battaglie che lei aveva sentito da Loki. La battaglia di Nornheim, come dimenticarsi la sua faccia contenta quando tornato nelle sue stanze le raccontò tutto l’accaduto. Era grazie al suo fumo evocato che riuscirono a fuggire senza farsi notare. Ed eccolo lì il Loki che si divertiva a mettere in soggezione le persone. Arrivata una persona che porgeva una coppa di vino, Loki, si divertì a farci uscire da essa dei piccoli serpenti che non appena il vassoio si rovesciò strisciarono in giro ma, con un gesto della mano essi sparirono.
Stette lì ad ascoltare come Loki parlasse bene a suo fratello ma, in cuor suo sapeva che quelle parole non erano del tutto sincere. Ma non ci fece caso e lo seguì al suo fianco mentre entrava nella sala del trono.
Sfiorò la sua mano, voleva così tanto prenderlo per mano.
“Grazie” sussurrò “Per essere sempre con me, ti devo tanto” e finalmente si avviarono insieme mano nella mano verso il trono dove la fine ebbe inizio.
Sofia in tutto quel tempo aveva cercato di evitare Frigga, la madre di Loki, per non farsi vedere.
Ma ora era arrivato il momento in cui non poteva nascondersi.
Lei sembrava non notarla e per questo Sofia la ringraziò, ma all’improvviso scese il buio.
Un altro ricordo.
Questa volta però era nella stanza delle armi, dove era custodito lo scrigno degli antichi inverni e Loki per l’appunto lo stava tenendo fra le mani. Era sconvolto da qualcosa che aveva scoperto e non sapeva più a cosa pensare.
“Fermo!” arrivò Odino.
“Sono maledetto?”chiese Loki.
Sofia se ne stava a guardare, spaventata per la reazione che avrebbe potuto avere lui.
Ecco che la sua pelle stava cambiando colore, al tocco di quello scrigno la sua pelle stava diventando dello stesso colore di quando lo aveva visto per la prima volta.
“No”
“Che cosa sono?” il suo tono di voce faceva trasparire tutta la sua ansia, il suo odio e la sua paura.
“Sei mio figlio”
“E cosa più di questo?” eccolo il Loki che aveva conosciuto Sofia, il piccolo bambino color del cielo aveva finalmente capito. Si avvicinò lentamente alle gradinate dove era Odino e Sofia che aveva già capito tutto da un pezzo non sapeva come fermarlo, perché ormai sapeva chi era lui e come avrebbe reagito.
“Lo scrigno non è stata l’unica cosa che hai portato via da Jotunheim quel giorno, vero?” il suo tono si faceva sempre più irriverente, sempre più pieno di risentimento.
“No. Al termine della battaglia sono andato nel tempio e ho trovato un bambino, troppo minuto per essere figlio di un gigante. Lasciato lì sofferente, solo a morire. Il figlio di Laufey”
“Il figlio di Laufey” era scosso e a terra, si poteva facilmente vedere le lacrime che cercavano di farsi spazio fra le sue guancie ma lui fu più forte.
“Sì”
“Perché? Eri fino alle ginocchia nel sangue degli Jotun, perche mi hai preso?”
“Eri un bambino innocente” esclamò Odino
“No. Mi hai preso per un motivo. Dimmelo!” gridò Loki
“Pensavo che avremo potuto unire i nostri popoli un giorno, costituire un'alleanza, creare una pace durevole, attraverso te.”
“Cosa?” ora una lacrima riuscì a scappare alla sua morsa e il suo odio crebbe.
“Ma quei piani non hanno più importanza”
“Allora io non sono niente più che un'altra reliquia rubata, relegata quassù fino a quando non potrò esserti utile?”
“Perché deformi le mie parole?”
“Avresti potuto dirmi cos'ero fin dal principio, perché non l'hai fatto?” sbottò Loki.
“Tu sei mio figlio, ho cercato di proteggerti dalla verità”
“Perché? Perché i-io sono il mostro da cui i genitori mettono in guardia i propri figli la notte?”
Odino incominciò ad accasciarsi sulle scale mormorando.
“Bene, tutto ha senso ora, perché hai sempre preferito Thor in tutti questi anni, perché nonostante tu affermi di amarmi...”
“Ascoltami”sussurrò Odino allungandogli una mano prima di addormentarsi.
“...non potresti mai accettare un gigante di ghiaccio sul trono di Asgard!”
Il padre degli dei respirava a fatica e Loki sembrava così amareggiato da questa cosa che gli prese una mano, come per rassicurarsi che stesse bene e poi chiamò le guardie.
Buio e poi Sofia si ritrovò a pochi passi dallo stesso campo in cui aveva incontrato quel bambino così contento per la magia ma affrettando il passo non trovò lo stesso bambino, trovò un uomo lacerato dal dolore di non essere abbastanza per il proprio padre.
Si avvicinò lentamente e si mise seduta di fianco a lui, ora capiva tutto. Perché era arrivato fino alla Terra convinto di volerla conquistare e la sua mania di grandezza.
“Sei qui vero? Posso sentirti ora, seduta qui di fianco a me”
Sofia allungò la mano per stringere la sua. Avrebbe tanto voluto abbracciarlo e dirgli che tutto sarebbe andato per il giusto verso ma non voleva mentirgli.
“Mi dispiace” gli sussurrò mentre una lacrima le solcava la guancia.
La faccia di Loki si illuminò e si fece sull’attenti.
“Ti ho sentita! Questa volta sul serio, sento sempre la tua mano che mi sfiora e in questo istante sento la tua mano nella mia, ma ti ho sentita! La tua voce!”
Il cuore di Sofia mancò di un battito.
“Riesci a sentirmi? Ma non a vedermi?”
“Esattamente così, tu non sai quanto darei per poterti vedere. Ma come mai mi segui sin da quando ero bambino?”
“Non lo so. Io ero nella mia stanza e poi mi sono ritrovata beh… Sempre al tuo fianco, sin dall’inizio” come faceva a rispondere a una domanda del genere? Neanche lei sapeva bene dove si trovava e perché.
“Quindi lo sapevi di me” le chiese.
“Sì, lo avevo intuito. Sai ti avevo visto in quel tempio quando eri stato abbandonato e mi spiace che nessuno ti abbia mai detto la verità. Ti capisco molto più di quanto tu creda, che cosa farai adesso?”
“Ho giusto in mente un paio di piani ma non temere, non mi succederà nulla se tutto andrà per il verso giusto” sbuffò.
In quell’esatto momento arrivò una guardia che informò il principe Loki che sua madre voleva vederlo nella sala di guarigione. Cacciata via la guardia continuò a parlare con Sofia.
“Sei di Asgard?”
“Non esattamente, vengo dalla Terra. Non so come tu la chiami ma l’ultima volta ero in quel pianeta e poi tutto è cambiato. Non lo so il perché e non so il perché io sia venuta qui da te” gli disse, cancellando le informazioni di Stoccarda e tutto il suo futuro.
“Midgard, uno dei nove reami. Devo andare, madre vuole la mia presenza ma per favore non abbandonarmi come tutti gli altri. Tu sei l’unica che sei rimasta con me per tutta la mia vita e per questo ti ringrazio” fece per alzarsi ma Sofia lo interruppe.
“Aspetta! Io certe volte sparisco, non sono sempre al tuo fianco ma solo nei momenti in cui mi parli. Quindi potresti non trovarmi al tuo ritorno”
“Non ti preoccupare. Tu compari quando lo voglio io, quando incomincio a parlarti” e detto questo si incamminò.
Sofia sprofondò ancora una volta in quel ricordo, stringendoselo al petto. Per non dimenticarlo, mai.
Questa volta si trovava sul Bifrost, o quello che ne rimaneva. Il ponte era spezzato e vide Odino tenere suo figlio Thor ma dovette sporgersi per vedere Loki che oscillava nel vuoto attaccato solo per una mano alla lancia di Odino.
“Loki!!” gli gridò.
Loki analizzò quel grido e sorrise buttandosi nel vuoto mentre tutti gridavano.
Sofia doveva farlo, che cosa aveva da perdere? Si buttò con lui. Nel vuoto. Mano nella mano.
Finalmente lei aveva trovato qualcuno che la apprezzasse e che non si spaventasse dal suo aspetto.
Finalmente lui aveva trovato qualcuna che lo apprezzasse e che non lo avrebbe abbandonato.
“Seguimi” le sussurrò mentre lei lo teneva per mano “Grazie per tutto” aggiunse.



Si svegliò di scatto mettendosi seduta come dopo un incubo tremendo da cui si voglia scappare.
Era tutto un terribile incubo o era la pura e semplice verità?
Come aveva fatto a seguire Loki sin dall’inizio?
Questo era senz’altro un incubo o un sogno per capire come quell’uomo sia cambiato nel corso degli anni.
Ma no, lei sapeva che quella storia era vera.
Doveva incontrare Loki.
Scesa dal letto incominciò a vestirsi e non appena pronta aprì la porta della sua stanza.
Il corridoio era vuoto ma adesso doveva trovare una persona altamente importante, una persona che le aveva chiesto di seguirla.
Scese le scale si ritrovò davanti lo stesso panorama di quando l’aveva portata lì il suo… Come doveva chiamarlo ora? Amico? Nemico? Rapitore? Aveva così tante domande da fargli che non vedeva l’ora di trovarlo.
Girò a vuoto, senza una meta precisa per tutta quella stanza e alla fine lo trovò.
Era appoggiato a una parete assorto nei suoi pensieri, proprio come lo aveva visto fare nella sua vita su Asgard, ormai un ricordo.
“Sono poche le persone che possono prendermi alle spalle”
“Non volevo prenderti alle spalle” replicò Sofia “Ma volevo dirti che ti ho sognato”
Loki si girò lentamente verso Sofia con stampato in faccia un sorriso beffardo.
“Dovrei esserne lusingato?”
Sofia arrossì, come poteva riuscire a parlare con lui se fraintendeva tutto quanto?
E come poteva parlarci insieme se lei sapeva già tutto di lui?
“Non in quel senso! La mia voce! Non ti ricorda niente?” gli gridò.
Loki che non riusciva a capire alzò un sopracciglio come a chiedere spiegazioni.
“Dopo che Barton mi ha accompagnata nella mia stanza mi sono sdraiata sul letto e ho incominciato a sognare” Loki si mise ad ascoltare mentre la osservava attentamente, in effetti la sua voce non le era nuova ma proprio non riusciva a capire cosa volesse dire.
“A sognare di un neonato dalla pelle azzurra, così gracile da essere stato abbandonato dai suoi genitori, e di un bambino che si rintanava nei campi per non essere preso in giro dagli altri bambini che non capivano quanto un libro sia il migliore amico di un lettore. Poi ho sognato sempre questo bambino crescere e..”
“Basta!” la zittì “Ho capito”
“Ma non hai capito un bel niente!” gli urlò.
Loki era all’estremo della sopportazione, non sapeva da chi avesse avuto quelle informazioni ma non poteva ascoltare una parola di più. La prese per il collo e se avesse applicato un po’ di forza le avrebbe fatto molto male.
“Ascoltami bene mocciosa! Tu non devi dirmi cosa..”
“Ero io! La tua amica immaginaria! Ero io! Ti ricordi quando mi hai ringraziata per essere sempre stata con te? Poco prima dell’incoronazione di Thor! E quando invece mi hai detto di seguirti nel vuoto dopo che mi sono buttata per te?”
“Come…”
“Non lo so” la lasciò andare immediatamente e i suoi occhi si riempirono di amarezza e di lacrime poco prima di scomparire.



Oddio scusatemi veramente tanto per avervi fatto tanto attendere con questo benedetto capitolo.
Spero davvero che vi piaccia come piace a me.
Per il viaggio nei sogni ho preso spunto da Doctor Who "Il nome del dottore" scritto da quel briccone di Steven Moffat.
Spero che il personaggio di Loki non sia troppo OOC {anche se mi piace troppo così}. Fatemi sapere!
Voglio ringraziare tutti quelli che recensiscono la mia FF e che non si stufano mai, grazie per tutto!
Le recensioni sono sempre ben accette.
Alla prossima,
Sara
   
 
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