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Autore: Legolas_    31/08/2013    4 recensioni
Cosa succede quando fai di tutto per riuscire a rendere felici gli altri, rendendo te però, triste? Cosa succede quando ti trovi davanti ad un rischio e tenti di giocare tutte le tue carte? E se non serve a niente quello che fai? Cosa succede, quando è già stato tutto scritto?
Genere: Commedia, Suspence, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La musica continua a pompare nelle casse fino a farmi stare male.
Il rumore dei bicchieri che vengono poggiati, sbattuti con forza nei banconi dei bar, l'odore del fumo, della birra e il continuo chiacchierio delle persone mi fa ritornare alla realtà.
Sbatto le palpebre velocemente e incontro gli occhi color nocciola-dorati di Giulia, la mia amica, nonché figlia di Matteo, il fidanzato di mamma. E' seduta davanti a me, in un divanetto verde scuro e tutto rovinato, con il telefono in mano e le cuffie attorno al collo.
Alza un sopracciglio e poi mi chiede: << Che hai? >>.
Ci metto un po' a rispondere.
<< Nulla. Tu che prendi? >>, le domando per cambiare discorso.
<< Un the alla pesca va bene. >>, mi risponde lei abbozzando un sorriso.
Io e Giulia ci siamo conosciute tramite Matteo, suo padre. Più precisamente su internet. Abbiamo iniziato a parlare, con un po' di imbarazzo ovviamente.
Scoprire di avere i genitori fidanzati è strano, perché comunque non ci siamo mai viste prima. Ma poi passarono i giorni e inziammo a chiacchierare con più piacere, scoprendo di avere gusti uguali in fatto di musica. La nostra prima uscita fu in gelateria, con Sofia e Lavinia e un'amica di Giulia, Nicole.
E' simpatica Nicole. Sa il fatto suo insomma. Ci sono uscita qualche volta e la trovo molto simpatica e divertente. 
Così la nostra amicizia iniziò a crearsi fino ad ora.
Ovviamente non potrà mai raggiungere i livelli di Sofia e Lavinia, ma comunque è speciale, perché mi fa ridere molto, anche nei momenti meno opportuni.
Ha il viso simpatico, come suo padre, e forse, penso sempre, è da lui che ha preso. Si assomigliano molto anche fisicamente. Lei, con i suoi capelli castani, ma con le punte bionde e il suo sorrisetto da criceto.Un pomeriggio portò a casa mia il suo criceto. Si chiamava Goku. Ed era una femmina.
   Non ho mai capito il perché di quel nome, pur sapendo il sesso opposto dell'animale.
Però era dolce, grigio e piccolo e morbido. Mia madre non lo poteva vedere, idem mia sorella. A loro non piacciono quel tipo di animali.
   I gusti sono gusti, penso sempre io.
Poco dopo arriva la cameriera, bionda con una treccia lunga che le arriva sino al ventre e gli occhi azzurri come il cielo primaverile.
Appoggia i bicchieri alti e grossi colmi di the alla pesca e al limone e con un sorriso se ne va, dietro al bancone, per pulire, asciugare altri bicchieri che, lo so, servono per gli ubriaconi del posto.
Ubriaconi, penso tra me e me sbuffando. Alzo il bicchiere e bevo. 
   Mi ritornano in mente alcuni ricordi di mio padre.
Lui che con foga afferra le spalle di mia sorella e la butta nelle inferriate, i suoi capelli tirati dalla sua mano possente e grossa. I miei pianti, le mie lacrime.. il mio cuore a mille, pronto per scoppiare.
Il suo alito che puzzava di alcool. I suoi occhi neri che sprigionavano rabbia, odio, collera, rimpianti e rimorsi. Parole, minacce buttate al vento che però io, ho raccolto.
La fermezza di mia sorella che è riuscita in qualche modo a tenergli testa.
   Coraggiosa, penso adesso. 
Molto probabilmente io l'avrei gonfiato di botte fino a fargli uscire il sangue dalla bocca. Fino a perdere il fiato, il senno, la ragione.. tutto insieme. Fino a che le mie nocche non sarebbero diventate rosse per lo sforzo dei colpi; fino a che non avrei perso il controllo e finché non sarei riuscita in qualche modo a vendicarmi.
L'avrei fatto. Sul serio.
Ma in qualche modo qualcosa mi ha bloccata.
Non era l'età. A tredici anni lo potevo fare senza avere rimorsi, colpe e incubi. Anzi, forse mi avrebbe aiutata.
   Era solo il tempo.
Non era la volta buona. Se ci penso adesso avrei mandato tutto a quel paese e l'avrei pestato. Ma non sarebbe stato bello.
Doveva pentirsi di quello che aveva fatto. Doveva pentirsene fino alla morte, anzi, forse anche dopo.
La vendetta è bella, si dice. Però bisonga prepararsela bene. Allora pensai che prima o poi tutto quello che ci aveva fatto, a me, a mia sorella, a mia madre e a tutta la mia famiglia, gli sarebbe ricontorto fino a togliergli l'ultimo respiro che gli sarebbe rimasto.
   Sorrido e poi appoggio il bicchiere sul tavolo che separa me e Giulia.
Alzo lo sguardo e vedo mia madre che parla con Matteo. Una volta la sentì dire: << Ci vediamo amore mio. >>.
Avrei voluto sotterrarmi con la pala e scomparire per sempre. 
<< Allora, dove si va? >>, domanda Giulia dopo che siamo usciti dal bar.
<< Io ancora non ho sonno. >>, ammetto.
<< Anche io, quindi.. dai papà! Possiamo? >>, inizia a saltellare lei appena vede i tappeti elastici insieme ad altri giochi per bambini.
<< Chi? >>, chiede lui confuso.
<< Ovvio, io e Alex! >>, risponde lei guardandomi.
<< Dai mamma.. possiamo andarci? >>, cerco di convincerla io facendole il viso da cucciola.
Lei esita un po' e poi dice: << Ci potete andare solo se.. >>.
<< Se? >>, chiediamo io e Giulia all'unisono.
Mamma ci guarda con un piccolo sorrisino sulle labbra.
<< Se in auto non mettete il cd dei Thirty Seconds To Mars. >>, finisce poi lei.
Che colpo basso, penso io guardandola.
Mi volto verso la mia amica e mi accorgo che abbiamo lo stesso identico pensiero che ci frulla in testa.
<< Okay, andata. >>, risponde Giulia.
<< Ah meno male! >>, esclama mia sorella, che fino a quel momento era rimasta zitta.
Le faccio la linguaccia.
Entriamo nel piccolo Luna Park e Matteo paga l'entrata per i tappeti elastici.
Lui paga tutto. Tutto. La pizza, i gelati, le caramelle, i biglietti per qualsiasi cosa.. alcune volte penso se non abbia davvero una carta con due mila euro da spendere in non so cosa.
Ma ovviamente tutti i miei castelli in aria si vaporizzano ogni volta che vedo i contanti tra le sue mani.
Pochi minuti e io e Giulia ci ritroviamo a saltare in aria. E' una sensazione bellissima. Non ci salivo da anni, ormai.
Amo saltare e vedere il cielo, le persone che si fanno piccole piccole come formiche e che poi ritornano normali quando ritorni con i piedi per terra.
Ogni tanto mi metto a fare capriole e ad urlare come una matta, seguita a ruota da Giulia, che ride tantissimo.
Inutile, penso, lei è uno spasso.
Lo stomaco mi si contorce ogni volta che spicco un salto, e poi me lo ritrovo in gola quando tocco il tappeto elastico con le mani.
Da lontano vedo mia madre e mia sorella e Matteo, che sorride, con le braccia conserte.
Giulia apre le braccia e poi si lancia in alto, per poi finire giù, con un: << Che forza! >>.
Ci guardiamo per un po' e scoppiamo a ridere. Mi rendo conto di avere i capelli in disordine, tutti sparati e tutti pieni di nodi.
Chiessene, penso, cercando di godermi questi pochi minuti di eterna libertà.
   Un suono mi fa voltare e vedo il timer che segna la fine del nostr turno. Con riluttanza io e la mia amica usciamo e con la testa che gira ci incamminiamo verso l'uscita.
Mi rimetto gli occhiali neri e indosso le scarpe che avevo affidato a mia sorella.
<< Vi siete divertite? >>, domanda Matteo.
<< SI! Tantissimo.. dovevi vedere che figata quando saltavi.. avevi tutto lo stomaco in subbuglio e sembrava che volavi.. >>, racconta Giulia.
Sorrido.
Passano pochi secondi e mi ritrovo affianco la mia amica, che si passa una mano nei capelli.
Mi volto e vedo l'insegna che è quasi crollata e che illumina solo qualche lettera.
Come nei film horror.
   << Ehi , guarda là. >>, dico a Giulia. Lei si volta come me e osserva l'insegna.
<< Fa venire i brividi.. >>, ammette.
La guardo con gli occhi che mi si illuminano.
<< Già.. come nei film horror.. no? >>, e mi volto verso di lei.
<< Esatto. >>, risponde lei continuando a fissare l'insegna davanti a lei che stavolta illumina ogni singola parola alla volta.



Mi sento strana, penso.
Mi rigiro su me stessa e con ancora gli occhi chiusi odoro l'aria che sa di miele e zucchero.
Buono.., penso sorridendo. Inspiro quel profumo dannatamente fresco e giovane e poi li sento.
Freddi e secchi, alcuni alti e bassi, altri ancora duri come il ferro e morbidi come la seta. Li tocco di nuovo. Cosa sono?, mi domando confusa.
Apro gli occhi, e un fascio di luce mi acceca.
Li richiudo subito, intontonita, ma subito dopo, ecco che li riapro e vedo attorno a me solo il verde, l'azzurro e il bianco.
Per un primo momento rimango sconvolta alla vista. Dove sono?, mi chiedo guardandomi attorno, curiosa, ma allo stesso tempo impaurita.
Non c'è nessun rumore. Tutto qua è silenzioso. Forse ci sono solo io, penso con una punta di panico che sta iniziando a confondermi.
Mi volto da tutte le parti, ma non vedo nessuno.. solo un grosso e bellissimo albero che sta in cima ad una collina, con il Sole su nel cielo, e i suoi raggi che penetrano tra i rami e le foglie verdi della quercia.
La collina dista a qualche metro da me, un po' gialla e secca, o anche verde e fresca. Le nuvole stanno appiccicate al cielo, ma ce ne stanno solo tre.
Poi, sento un rumore acuto e rauco.
   Mi blocco.
Cosa è stato?, la domanda comincia a bombardarmi la testa, e senza neanche accorgermene un bellissimo fascio di luce bianca e dorata mi supera la testa e raggiunge la quercia.
Poi si ferma e si appoggi ad un ramo, al centro della quercia.
Dallo spavento di prima strinsi qualcosa.. abbasso lo sguardo e tra le mie mani noto dei fili d'erba. Ecco che cos'erano.
Li lascio cadere tra gli altri, nel terreno, e poi mi dirigo verso la quercia, che brilla al Sole.
I miei piedi nudi strisciano e mi solleticano un poco, ma sono talmente attratta da quella luce bianca e dorata, da andare avanti, senza stancarmi.
   La raggiungo e in quel momento mi accorgo di essermi sbagliata.
Non è una strana luce.. ma solo un uccello con la coda dorata e il resto del corpo bianco. E' bellissimo, penso meravigliata.
Il volatile mi fissa, con gli occhi neri come la pece e poi apre le ali, facendomi sobbalzare.
Poi le richiude, e fa un verso strano. Allungo la mano per cercare di toccarlo, e lui abbassa piano piano la testa e poi io vengo a contatto con un manto morbido e liscio.
Lo accarezzo e sorrido, e lui, sempre con la testolina abbassata, fa versi di piacere. Come un gatto quando fa le fusa.
Poi un'altro rumore mi fa voltare di scatto e vedo un manto di farfalle di tutti i colori circondare la quercia, come se stessero facendo una danza. Una danza antica e magica.
Continuo ad accarezzare l'uccello, e intanto mi guardo attorno, amaliata da tanta bellezza di un mondo diverso.
<< Che posto è questo? >>.


<< Pensavo fossi più sveglia, mia cara. >>.
Sbarro gli occhi, come se fossi stata appena svegliata da un sogno.
Sbatto le palpebre velocemente e due occhi color del mare mi fissano, attenti e premurosi.
Urlo e mi metto a sedere, in quello che, a quanto sembra, un letto matrimoniale. 
La figura che un'attimo prima mi stava affianco, mi guarda stranita, confusa, ma anche, e si vede, divertita.
<< Che c'è? Ti ho forse spaventata? >>, domanda, mettendosi comodo in mezzo ai cuscini morbidi e bianchi.
Rimango ferma, come una mummia, con le lunzuola alzate fino al mento, e con il fiatone che riempie la stanza.
Chi diamine è?, penso confusa.
<< Victor. >>, dice poi lui.
Il sangue mi si gela nelle vene. Spalanco gli occhi stupefatta, e poi pian piano indietreggio, spaventata.
<< Chi.. sei tu? >>, domando io, continuando a fissarlo.
Lui ride.
<< Alessandra, non c'è bisogno di tenere così le coperte.. sei vestita. >>, e alza le sopracciglia divertito.
Come sa il mio nome?, penso basita. Poi la curiosità si fa strada dentro di me e non ce la faccio: guardo sotto le lenzuola e mi accorgo che ho una canotta e un paio di pantaloncini bianchi. E comodi.
Poi alzo lo sguardo verso di lui e senza di nulla abbasso le coperte e me ne sto zitta.
Faccio scorrere gli occhi intorno alla stanza: dietro di me c'è una grande libreria, ma solo con pochissimi libri. poi, affianco ad essa, un divano bianco, e infine una porta nera, con una maniglia grossa e dorata.
Che razza di posto è, questo?.
<< E' la mia casa. Perché, non ti piace? >>, domanda lui, facendomi scattare verso la sua parte. << Io la trovo molto carina. >>.
<< Ma non c'è nulla. >>, ribatto io.
Poi il giovane alza un sopracciglio e dice: << Solo se lo vuoi tu. >>.
<< Ma che.. >>, ma non finisco la frase che lui si alza: più alto di me, con una cascata di capelli neri che incorniciano un bellissimo roseo volto, con due bellissimi zaffiri e una bocca perfetta.
E' fastidiosamente perfetto.
Lo guardo affascinata, per poi abbassare lo sguardo, timida.
Lo sento ridere, e con la coda dell'occhio vedo un sorriso disegnarsi sul suo bel viso.
Poi prendo coraggio e lo guardo, più seria che mai.
<< Chi sei? >>, domando.
<< Victor. >>, risponde lui.
<< E dove siamo.. Victor? >>, chiedo poi.
<< A casa mia. >>, dice semplicemente lui.
<< Dove precisamente? >>, azzardo.
Lui sta per rispondere, ma poi cambia idea. Guarda un'attimo un libro che sta in un piccolo scaffale della libreria, e poi mi fissa.
Punta i suoi occhi su i miei, fino a perforarmi l'anima.
L'anima..
No, penso con un colpo al cuore.
Victor continua a guardarmi, stavolta con meno attenzione. Perché?, mi domando. Perché non parla?
<< Io.. >>, sussurra lui con lo sguardo vuoto.
No. No, non può essere, continuo a dirmi. Non può essere vero.
Passano secondi, che ci tengono incatenati in un silenzio orribile, assordante.. e intanto il mio viso viene scavato da lacrime profonde, che non hanno voglia si smettere.
Salate poi, muoiono nelle mie labbra, e poi chissà dove andranno.
No. No. No. No. Solo.. oh per favore..
Gli occhi di Victor abbassano del tutto lo sguardo, e poi intreccia le mani dietro la schiena.
Ma io non stacco i miei dai suoi, e con tutto il cuore prego Dio che non sia vero.. ditemi che è solo un brutto sogno.. vi prego.. fatemi credere solo in questo, non chiedo altro..
<< Ti prego.. >>, sussurro tra le lacrime e la voce che piano piano si è incrinata, ora è ormai diventata rauca. << No.. >>.
<< No.. ti supplico.. dimmi che.. no.. >>, ma ormai i suoi occhi dicono il contrario.
<< M-mi dispiace.. >>, sussurra la sua bellissima e calda voce, e poco dopo sono tra le sue braccia.
Com'è potuto succedere?, continuo a domandarmi. Come?!
La mia mente mi riporta subito indietro, a quando io, Sofia e Lavinia siamo in acqua. Riesco perfino a sentire l'odore del sale..
E poi, come un fulmine a ciel sereno, vedo me stessa, sul fondo del mare, con gli occhi semichiusi, le braccia che sembrano galleggiare e la ferita al piede, coperta ancora di sangue.
No.. non può essere.. non posso essere.. no no..
Poi la mente continua a fare brutti scherzi, e vedo il mio cellulare, lasciato dentro la borsa, dopo aver inviato l'sms a mia madre.. le avevo detto che andava tutto bene, e che ci saremo riviste la sera stessa.. ma.. oh mio Dio, penso.
Non succederà.
Le lacrime ormai sono un fiume in piena, e non hanno voglia di smettere di uscire dai miei poveri occhi che ormai sono rossi dal pianto. Il mio cuore è esploso in mille pezzi, come il mio cervello che ha deciso di non accettare questa notizia.. No, penso decisa.
Ci deve essere un errore. Per forza. Non può essere.. magari il bagnino è riuscito ad entrare in acqua dopo non avermi vista arrivare, e adesso mi ha trovata in acqua, mezza morta. Quindi mi prende e nuota, nuota e nuota fino ad arrivare in riva, dove tutti tirano un sospiro di sollievo.
Poi chiamano l'ambulanza e mi portano in ospedale, dove ci sono anche Sofia e Lavinia. 
Va tutto bene, penso con un piccolo sorriso. Sto bene.
Mia madre è nel corridoio, che prega e piange contemporaneamente, e Matteo è assiema lei, con mia sorella. Giulia non c'è perché è dalla nonna, lontana da qui. E poco dopo ecco che arrivano i miei nonni, a consolare mia madre, e mia zia, e mio cugino.. sono venuti tutti.
Oh, penso sornione, sono felice che voi ci siate tutti.
Quindi consoleranno tutti mia madre, e quando dopo un'ora di attesa insopportabile, il medico dagli occhi color smeraldo viene a dice che sono fuori pericolo e che mi dimetteranno a breve.
I sorrisi accendono la stanza buia, ed esultano tutti.. sono contenti, orgogliosi che io ce l'abbia fatta.
Qualche giorno dopo io sono a casa mia, in camera, a parlare con le mie due migliori amiche, di come sarà il ritorno a scuola.
<< Io non ho voglia di rifare tutte quelle verifiche di greco e latino. >>, dice Sofia con un lamento nella voce.
<< Anche io.. non me la cavo sopratutto in chimica! >>, esulta Lavinia con una smorfia.
<< Vogliamo parlare dei miei problemi con la matematica?! >>, e alzo il sopracciglio.
E ridiamo finché non si fa tardi, e loro se ne tornano a casa. Poi la sera mangio la pizza, in cucina, assieme a mia madre, Matteo, Giulia e mia sorella.
Finché poi io non ritorno in camera mia e dormo, felice.
<< Mi dispiace.. Alessandra.. ma.. non andrà così.. >>, la voce di Victor mi fa tornare alla realtà, tra le sue morbide e comode braccia.
Alzo lo sguardo verso di lui e mi accorgo che anche i suoi occhi solo lucidi.
<< C-cosa? >>, domando confusa.
Lui arriccia la bocca e poi in un sussurro dice: << Non si torna più indietro.. >>.
E' come se il mondo mi crollasse addosso, sulle spalle, come Atlante.
<< Ma no.. ti sarai confuso.. certo che si può.. non è forse un sogno questo? >>, chiedo con un pizzico di panico nella voce.
Lui fa no con la testa.
<< Ma allora.. che vuol dire? >>.
Lui prende il respiro e poi dice con voce rauca e bassa: << Che sei.. >>, ma non finisce la frase che io gli do uno spintone mi allontano da lui.
<< No! Non dirlo! >>, urlo tappandomi le orecchie.
Lui mi viene incontro con la mano alzata, e i capelli color carbone scompigliati.
<< Alessandra.. io non ci posso fare nulla.. devi accettare la realtà! >>, dice calmo.
Mi volto verso di lui e faccio di no con la testa.
<< Quale realtà, eh?! Non c'è nessuna realtà! >>, rispondo io girando per la stanza con le mani ancora sulle orecchie.
Victor non smette di seguirmi, e cerca di afferrarmi, ma io sono più veloce di lui.
<< E invece sì! Alessandra.. ascoltami per una buona volta! Non fare così, tu lo sai benissimo cosa è successo.. è che non lo vuoi accettare.. >>.
Mi volto di scatto e incontro i suoi occhi color del mare, bellissimi, ma adesso non sono più lucidi come i miei.
<< Cosa non voglio accettare? >>, chiedo con voce incrinata.
<< Il fatto che tu sia morta. >>, risponde lui.
Mi sento tanto stanca, penso.
Voglio dormire, forse per sempre.. chiudo gli occhi e lascio le mani scivolarmi giù, vicino ai fianchi.
Poi, come se nulla fosse, mi appoggio alla parete con la schiena e vado giù, fino a toccare il pavimento, poi metto la testa tra le ginocchia e resto muta, ferma.
Non penso a nulla. Voglio solo rilassarmi e stare da sola, per sempre.
Lasciatemi in pace, penso.
<< Non posso, scusa. >>, la voce di Victor adesso è calma, e capisco che sta un po' sorridendo.
<< Mmh.. >>, mugugno.
Non mi muovo di un millimetro, lascio solo che le mani curate e affusolate di Victor mi alzino piano piano la testa, per poi aprire gli occhi e perdermi in quell'oceano che mi ha tolto tutto.
Le sue bellissime labbra si increspano e poi si trasformano in un sorriso che mostra i suoi denti perfetti.
<< Chi sei tu? >>, domando con voce che viene dall'oltretomba.
Lui continua a sorridere.
<< Il tuo angelo custode. >>, risponde passandomi una mano nella guancia, dolce.
<< Davvero? >>, sembro in trance.
Lui annuisce.
<< Oh.. >>, riesco solo a dire.
Silenzio. Lui non dice nulla, mi guarda solo, e io mi sento nell'imbarazzo più totale.
<< Quanti anni hai? >>, domando ingoiando la saliva.
Lui sembra sorpreso dalla domanda.
<< Non importa adesso. >>, e sento la sua mano che accarezza piano i miei capelli ricci.
Sorrido felice.
Non so perché.. ma adesso mi sento molto meglio.
Anche se so per certa che gli incubi non tarderanno ad arrivare.





*spazio autrice*
Scusate il ritardo, ma ero molto occupata. Ma ho sfornato questo bel capitolo dove si incominciano già a capire molto cose:) Spero vi piaccia e ditemelo con una recensione!
Scusate se non è molto lungo come il primo D: A presto con il terzo capitolo!
  
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