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Autore: Hoshi98    31/08/2013    2 recensioni
regno di Maxiria. Il sovrano è Kio, ma la rivolta serpeggia tra la popolazione. Tutti hanno nostalgia del re precedente, Refel, nonostante sia morto ormai da circa venti anni. La leggenda narra che, dopo l'affondamento della nave i due gemelli del re si siano salvati. Il sole e la luna, come le loro voglie. Riusciranno tra difficoltà e ostacoli a tornare sul trono che gli spetta, o verranno sopraffatti dal potere di Kio e di suo figli Aymek? è la mia prima storia... spero vi piaccia!
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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D’istinto Leodrian spostò la treccia bionda dietro la schiena e raddrizzò le spalle, per prepararsi ad affrontare chiunque stessero per incontrare.
Accanto a lui si era fermato un uomo. Si girò nella sua direzione e lo poté vedere chiaramente. Involontariamente si guardò la sua mano sinistra, lì dove mancava parte del mignolo.
Era stato lui a tagliarglielo.           
Si erano appena imbattuti in alcuni mercanti di schiavi.
Leodrian cercò di mantenere la sua espressione imperturbabile e guardare fisso davanti a sé, ma evidentemente all’uomo la situazione divertiva, perché esclamò:
- Guarda un po’ chi si rivede! -  - Da quanto tempo è che non ci vediamo, sei mesi? -
Faer non capiva, ma dall’espressione del suo compagno, quell’uomo non doveva portare nulla di buono. 
- Che c’è non si saluta più una vecchia conoscenza? Sei per caso arrabbiato? -
L’altro continuava a cavalcare guardando fisso davanti a sé, mentre Faer preferiva non fare domande, si disse che dopo avrebbe chiesto spiegazioni al suo compagno di viaggio.
Intanto i tre mercanti di schiavi restanti si erano messi attorno a loro.
Finalmente Leodrian si decise a controbattere
- Yero, sappiamo entrambi quello che è successo, quindi ora noi andiamo per la nostra strada e voi per la vostra. - - Vieni Faer –
Mentre lo scudiero avvicinava il cavallo al suo, impaziente di allontanarsi da quei quattro, la voce di Yero lo fermò.
- Dove andate, mi sembra scortese, lasciarci così, e io che volevo farmi una bella chiacchierata! - disse sorridendo e i suoi occhi scuri si illuminarono.
- Non abbiamo nulla da dirci e lo sai! – esclamò alterato Leodrian.
- Forse è vero, ma ora che mi viene in mente, come mai giri libero così? Se ancora schiavo  
Sbaglio?– aveva visto il braccialetto di ferro.
- Non sbagli. -
Dentro di sé penso che era finita, mentre il suo cervello cercava la scusa più plausibile da raccontargli sentì la voce di Faer, che rompeva quel silenzio teso.
- Infatti l’ho comprato al mercato di Detri due settimane fa ed ora dovrei andarlo a portare a mio padre se non vi dispiace. – disse tirando su le maniche e mostrando che lui non aveva il bracciale, essendo nato al castello, il re non gli aveva messo segni che lo distinguessero dagli uomini liberi.
Il mercante era rimasto sbalordito, aveva sperato di cogliere il suo ex schiavo, magari nel momento della fuga da qualche parte e poterlo catturare, non gli era mai piaciuta la sua arroganza.
Sarebbe stato comodo prenderlo senza pagare nulla. Ora se lo voleva, doveva passare alle maniere forti, ma sapendo che quello si sapeva difendere, decise di lasciare perdere, non ne valeva la pena.
- Vabbè, se non volete proprio averci al vostro fianco potete andare! -
I due non se lo fecero ripetere due volte, e dopo aver continuato su quella strada per meno di cinque minuti girarono al primo incrocio, avrebbero allungato un pochino, ma si sarebbero liberati di quella sgradevole compagnia.
Appena furono soli Leodrian esclamò
- Faer sei stato grande, sembravi così sicuro! -
 Il suo compagno lo interruppe troppo curioso per rispondere
- Senti Leo, chi erano quelli? –
- Erano i mercanti che mi hanno preso per primi e che mi hanno fatto questo. – disse mostrando il mignolo. – diciamo che preferisco non averci nulla a che fare. –
Con quello la conversazione era terminata. Entrambi da quell’incontro avevano capito una cosa, il loro viaggio era appena iniziato ed avrebbero potuto incontrare chiunque sulla loro strada, dovevano stare attenti.
 
Erano intorno al fuoco.
Quella scena a Milo non poté far altro che ricordare dove tutto era iniziato, da quella sera, quando aveva scoperto chi era.
Da quel momento quante cose erano cambiate, pensando alla sua vita precedente ,si accorgeva che era stata vuota. Certo, ora rischiava la vita, ma aveva amici che gli volevano bene ed uno scopo, una missione. Doveva salire sul trono che gli spettava, lo doveva fare per se stesso, per tutti quelli che si erano sacrificati per quella causa, Ramiro, per primo, ma anche Leodrian, che era stato ferito e poteva anche essere morto.
Una voce lo distrasse dai suoi pensieri.
Alzò la testa, di fronte a sé vide gli occhi neri di Elis. Le ombre del fuoco, in quella notte scura giocavano sui tratti delicati del suo viso, pensò a come era diversa dalle altre ragazze che aveva mai incontrato, lei era una guerriera.  Portava i capelli neri liscissimi tagliati all’altezza del collo, più lunghi davanti e più corti dietro. Indossava un corpetto di cuoio nero scollato, una fasciatura al braccio ferito, e dei pantaloni marroni attillati, che sottolineavano il suo fisico snello e le sue forme generose. Inoltre negli stivai alti fino al ginocchio aveva infilato un pugnale e sulla sella del suo cavallo nero come la notte, vi era il suo arco.
Nessuno di loro sapeva chi fosse e neanche dove fosse diretta, ma tra di loro, c’era un tacito accordo, non volevano sapere niente dei reciproci passati.
La voce a chiamarlo però era stata quella di Zaffira.
- Milo ci sei, ti eri incantato! -
- Si, stavo solo riflettendo un attimo… -
- Come organizziamo i turni per questa notte? – ad interromperli era stata Elis. Zaffira spostò il suoi occhi nocciola su di lei.
- Perché dovremmo fare dei turni? –
- Perché non è che di notte, vicino alle montagne alte, covo dei ribelli, sia un posto molto sicuro dove dormire. –  rispose come chi insegna qualcosa ad un bambino che non capisce.
- Si… hai ragione – ammise con rammarico la mercantessa. Finora non ci avevano pensato e si accorse di come erano stati sciocchi. Ovviamente lei non conosceva il vero motivo del loro viaggio, e magari tra qualche giorno si sarebbero separati, ma aveva avuto un ottima idea.
- Inizio io se per voi va bene, non ho mai avuto bisogno di dormire troppo. –
- Per me è perfetto, penso che intanto noi di possiamo metterci a riposare, domani sarà una lunga giornata. -
Il pescatore annuì sbadigliando, l’indomani avrebbero dovuto attraversare le montagne alte, ormai erano quasi arrivati. Però forse si sarebbero separati da Elis, e questo si accorse che gli dispiaceva.
 

 
  
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