Premessa per chi non conosce il personaggio manga di Konatsu:
Konatsu è un ragagazzo che ama vestirsi da ragazza, è anche un bravo ninja o kunoichi. Lavora come cameriera da Ukyo, e ne è segretamente innamorato. E' il figliastro di Kotetsu una brutta ninja che aveva sposato suo padre, morto poco dopo ed ha due sorellastre bruttissime Koume e Koeda. Konatsu è una specie di cenerentola al maschile, con la differenza che quando può tenta di assassinare la matrigna e le sorrellastre, ogni volta invano...
Ed ora buona lettura:
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Vento di cambiamenti
Passare la spugna
a caldo
su quella maledetta piastra, la infastidiva oltre ogni limite.
Il vapore corposo
che aveva sollevato le irritava sensibilmente le narici, una vampata di zolfo
puro
sarebbe stata meno orticante!
A fine serata
aveva le gambe
gonfie, i tendini dei polsi fuori uso e soprattutto era stanca.
Se il budget del
locale gli
avesse permesso di tirare un sospiro non le sarebbero mancati di certo
degli addetti
alle pulizie più seri del kunoichi.
Il fischiettare
di Konatsu
preso da un leggiadro passo a due con la scopa, le ricordava il
cinguettio
primaverile dei pettirossi, ma non poteva mostrare un po'
più di contegno?
Possibile che gli
piacesse,
quell'ingrato compito?
Il pavimento
brulicava di
molliche, le sedie quasi tutte asimmetriche ai lati dei tavoli, erano solo una microscopica parte, di una lunga lista di lavoretti, che dovevano ancora sbrigare...
Del resto bastava girare lo sguardo nella sala per accertarsene.
I
clienti
della giornata parevano aver mangiato anche i tovaglioli, visto i pochi
rimasti
nei contenitori di plastica beige al loro posto.
Mentre la giovane chef architettava
un piano di risparmio, ci fu uno schianto fortissimo con una nube di fumo a forma di fungo che impolverò ogni cosa, senza contare i danni! Una grandinata
d' intonaco piovve tintinnante sopra le loro teste.
In un primo momento
tossì,
coprendosi naso e bocca con la mano, poi balzò oltre il
bancone delle
okonomiyaki pronta a difendere l'incasso della giornata, mentre Konatsu
l'affiancò
turbato.
- Chi
è là?! Fatti vedere
disgraziato! - seguitò Ucchan estraendo dalla cintola la sua
pala da combattimento.
Delle risate
gracchianti che
ferivano l'udito la schermirono in coro.
Tre figure, una
più brutta
dell'altra varcarono la soglia.
- Figliastra, ti
sembra questo
il modo di accogliere la tua famiglia?
Il kunoichi si
fece avanti –
Matrigna! Che sorpresa! Del sakè? - le mostrò una
bottiglia la cui pezza
malamente attaccata lasciava intravedere l'etichetta originale:
“veleno”.
Le tre parenti acquisite presero a picchiare Konatsu.
- Ingrata! -
sibilò
l'orripilante sorella vestita in nero. - Non meriti l'invito che siamo
gentilmente venute a consegnarti!
- Non
m'interessa! Io vivo
qui oramai! - protestò Konatsu ancora mezzo stordito.
Kotetsu si
accese il sigaro
cubano che penzolava dalle sue grosse labbra siliconate:
- Ma, come?! Non ricordi i bei tempi passati alla villa Tsutsui? - iniziò sbuffando fumo addosso ad Ucchan mentre scrollava il mozzicone sul ginocchio del figliastro acquisito
ancora riverso a terra.
Ukyo
osservò la reazione del
dipendente, al termine Tsutsui aveva deglutito alzandosi fieramente
sulle
braccia.
- In questo caso
accetto! -
- Che genere
d'invito è
questo? - domandò Ucchan alla ninja in nero.
- Sembra che i
padroni
Tsutsui, della prestigiosa villa degli appuntamenti notturni, la più ricca e
famosa dei quartieri bassi di Tokyo...
- Vuoi arrivare
al dunque? -
la colpì quella cicciona di sua sorella Koume prendendo il
suo posto nel discorso.
- Insomma daranno un ballo!
E il loro erede, l'affascinante Jungo sceglierà un donna di
malaffare fra le invitate come promessa sposa!
- Capisci
perché abbiamo
bisogno di te piccola Konatsu? - piagnucolò la matrigna
– Possiamo diventare ricche da fare schifo!
- Oh beh! Anche se non siete ricche schifo lo fate già! - commentò a mezza bocca la
cuoca.
- Ti aspettiamo
domani alla
fontana del parco. Saremo lì alle 20.00 esatte! E porta
tutto l'occorrente per farci belle!
Il kunoichi dette
il suo
pieno consenso al progetto, così le intruse si
volatilizzarono eccitate per
l'indomani.
La cuoca
sbuffò, non aveva
alcuna intenzione di ripulire il locale, non subito almeno.
- Sei davvero
intenzionato
ad andare fino in fondo? Credevo avessi chiuso quel capitolo della tua
vita...
Konatsu
annuì deciso.
- Avevo sette
anni quando
incontrai Jungo per la prima volta...
Kotetsu era stata invitata per il té dai Tsutsui, il sole era alto in cielo, faceva caldo anche dentro al
loro gazebo bianco.
Konatsu se ne
stava agli
ordini della matrigna, ordini che variavano dal massaggiarle i piedi allo zuccherarle il té, e non vista, anche a sputarci dentro.
Le sorellastre,
simili a due
rospetti anche all'epoca stavano inseguendo il principino Jungo,
perlustrando
ogni anfratto del giardino, mentre lui era bloccato lì a
farsi in quattro per
la sua spregevole matrigna.
Yuka Tsutsui, la
padrona di
casa era molto gentile e ben educata.
Portava i capelli
corvini
ordinatamente raccolti in uno chignon, vestiva un kimono che puntualmente le lasciava scoperta la spalla destra, facendola apparire a prima vista una provocante nobildonna.
Suo marito Honoo Tsutsui era andato fuori città per affari, la matrigna però le aveva spifferato a quattr'occhi, che faceva il farfallone nei sexi-bar di ogni città.
La nobildonna bevuto
un sorso del
liquido ambrato aveva posato la tazza nel piattino.
- E' davvero
ammirevole la
bellezza di vostra figlia – rivolgendosi a Kotetsu aveva sorriso a quella che credeva in buona fede, una bambina.
La sua orrenda tutrice aveva storto le labbra silenziosa.
Il principino
Jungo era
spuntato alle spalle di Konatsu e gli aveva tirato la coda.
- Sembri una
scimmia! -
aveva replicato l'adolescente.
Jungo era biondo coi capelli cespugliosi, indossava un completino azzurro e degli stivaletti di pelle nera e
lucida.
A quelle parole
Kotetsu era
scoppiata a ridere innescando anche le rise di Yuka, che si era però tempestivamente scusata per i
modi schietti di suo figlio.
La storia era
finita lì per
quel che il ninja ricordava.
Ucchan scrutava
perplessa il
ragazzo arrossito per la vergogna.
- Capisci? Nessun
uomo ha
mai negato la mia bellezza! E' giunta l'ora della vendetta!
Il fuoco ardeva
negli occhi
del ninja.
- Daccordo
Konatsu, te lo
concedo, tanto avevo deciso di chiudere il locale qualche giorno...-
asserì la
ragazza mentre alcune foglie autunnali turbinavano dentro alle macerie
del suo
snack-bar.
Le vie della
sfortuna erano certamente infinite, e strano a dirsi, Ryoga Hibiki quelle vie le conosceva tutte.
I suoi piedi
potevano dirsi
temprati, sia per i caldi del deserto, che per le gelate delle vette d'alta quota.
Conosceva i
fluttui dei
venti e i cambiamenti climatici meglio di chiunque altro, eppure c'erano innumerevoli nozioni che ignorava.
Bastava, ad
esempio,
chiedergli un indicazione per mandarlo nel pallone.
- Scusi mi sa
dire dov'é il museo delle bambole momiji?
Il ragazzo
impallidì, fece
per parlare ed invece tentennò, mugugnando qualcosa senza senso, sconcertato per
l'inetta figura che stava facendo.
Me la
sono meritato... si commiserò da solo.
- Sta bene
giovanotto? -
l'anziana signora probabilmente a braccetto col marito, l'osservò
preoccupata.
- Lascialo
perdere forse è
straniero - ribeccò il signore – Excuse me? Where
is the museum of momiji's dolls?
Ryoga scosse la
testa in diniego più forte che poteva.
Il nonnetto
sembrò
perdersi nei sui pensieri, prima di riprovarci.
- M'excuses-tu,
où est le musée des poupées
momiji?
Il ragazzo allora
girò i tacchi e piangendo corse via. Era lui l'essere più bisognoso
d'indicazioni. Lui solo doveva
trovare quel maledettissimo ufficio postale!
Si
fermò, il cuore batteva ancora impazzito.
Cacciò
una mano nella tasca
destra dei pantaloni e ne estrasse una busta, l'aprì
contando per l'ennesima
volta la cifra della mazzetta di yen, che dall'ultima volta non era certo aumentata.
Stava per
rimboccare la
busta del suo prezioso contenuto, quando un colpo di vento gli strappò i soldi di mano.
Si
allarmò, non era stato un
colpo di vento, bensì un ladro veloce ed abile, non aveva il minimo dubbio.
- Ridammi i miei
soldi maledetto! -
Il rapinatore
voltò leggermente il capo, lanciandogli un occhiata obliqua ed un sorrisetto di sfida.
Indossava una
tuta ninjia ed un cappello a forma di campana con un pennacchio color rosso fuoco.
- Sono Iori Nuth!
Rubo ai ricchi per dare a me! E' stato bello incontrarti, ma ora devo proprio scaaappare!
Il malvivente
cercò di distanziarlo, Ryoga però teneva bene il passo e
l'avrebbe raggiunto se un tuono rombante, seguito dallo scroscio d'acqua piovana non l'avesse penalizzato.
Stava saltando
quando avvenne la trasformazione e in men che non si dica si ritrovò catapultato dentro a un tunnel grigio e maleodorante.