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Autore: Frappesca    01/09/2013    1 recensioni
Violet ha diciotto anni, ricci capelli rossi indomabili, occhi color nocciola, e una marea di problemi da dover affrontare ogni giorno.
Tra Steve, il bulletto della scuola che la tormenta in continuazione, e Robert, il ragazzo di cui è innamorata ma che non ricambia questo suo sentimento, Violet inizia a voler mandare tutti a quel paese e voler pensare solo a se stessa.
Ed è quello che fa.
Stop con i mal d’amore e basta col farsi mettere i piedi in testa.
La nuova Violet sarebbe stata forte, sicura di sé, indipendente e soprattutto combattiva.
E chissà se sarebbe stato proprio questo suo nuovo modo di agire a farle conoscere l’amore ...
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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I am a fighter




2. In the pouring rain  

 
 


Quand’ecco che vidi passare a pochi passi da lì quella che poteva essere la mia salvezza …
 

Era lui, semplicemente lui, con quel viso che ogni qual volta mi si presentava davanti mi faceva sentire le farfalle nello stomaco, mi scombussolava completamente.
Lui era la persona che ogni giorno speravo di incontrare sull’autobus, a scuola, al supermercato o in qualsiasi altro posto.
Lui era la persona che mi faceva sentire una bambina alla sua prima cotta.
Lui era la persona che odiavo perché mi faceva passare pomeriggi interi a piangere ascoltando le canzoni più tristi e deprimenti di questo mondo.
Lui era la persona che detestavo perché sapevo di non poter avere.
Lui era la persona che però mi faceva sempre cadere nello stesso errore. Quello di innamorarmi.
Era Robert, capelli neri, corti ai lati e con un ciuffo all’insù sulla fronte, occhi marroni con un luccichio particolare, naso un po’ patatoso, sorriso perfetto, sguardo travolgente.
E dopo anni passati a guardare film d’amore e a leggere romanzetti rosa, pensi quasi che sia normale che la donzella in difficoltà venga sempre salvata dal principe di cui era innamorata con un tempismo più che perfetto.
Ma purtroppo io non vivevo in una di quelle commedie surreali, perché Robert mi lanciò uno sguardo, quasi incuriosito, ma subito dopo si voltò di nuovo e mi passò davanti senza dire né fare niente.
Poi scomparve dietro la porta del bagno.
Quanto ero illusa, davvero credevo di essere una donzella in difficoltà? E davvero credevo che lui fosse il principe che mi avrebbe salvata?
«Oh, Steve, arriva un profe! Meglio andare!» Disse un tipo del gruppetto tutto preoccupato.
Steve lasciò finalmente in pace il mio collo e mi guardò negli occhi.
«Questo era solo un assaggio. Se provi a dire in giro anche solo una parola su ciò che è successo potrei andare ben oltre.»
Si voltò di scatto, lasciando il mio corpo finalmente libero, e si allontanò velocemente da me insieme agli altri prima che un professore passasse per il corridoio.
Fortunatamente ero riuscita a trattenermi dal piangere, ma non ce l’avrei fatta ancora per molto.
Infatti sentii poco dopo gli occhi bruciarmi e qualche lacrima scendermi sulle guance, perciò mi affrettai ad andare in bagno con lo sguardo basso per non farmi vedere.
Entrando in bagno urtai contro qualcuno.
Alzai lo sguardo.
Oh no.
Era ancora lui.
I nostri occhi si incontrarono per qualche secondo, sembrava sorpreso, si era bloccato a guardarmi e sul suo volto si dipinse un riflesso del mio dolore e della mia tristezza.
Dalle nostre bocche non uscì nemmeno una parola.
Perciò, dato che probabilmente non gli interessava un fico secco di ciò che mi era successo o semplicemente non gli interessava nulla di me visto come si era comportato poco prima, gli passai oltre e mi rinchiusi dietro la porta di un bagno.
Mi sedetti sul water e lì mi abbandonai a me stessa, lasciai che le lacrime scorressero sul mio viso accompagnate dal rumore dei singhiozzi che non riuscivo a fermare.
Non riuscivo a pensare a niente, c’erano troppe cose sbagliate ed ingiuste in ciò che era successo.
«Violet sei qui dentro? » Ad un tratto sentii la voce di Sophie da fuori che bussava contro la porticina del bagno in cui mi ero rintanata.
Mi asciugai di fretta le lacrime con il dorso della mano e cercai di trattenere i singhiozzi. Non volevo farla preoccupare troppo.
Aprii la porta e quando la vidi cercai di sorriderle.
«Ero andata un attimo in bagno.» Affermai per darle una spiegazione.
Ma notai che il suo viso si coprì da un velo di preoccupazione e dopo avermi scrutato bene mi disse con un tono dolce : «Ma che è successo? Stavi piangendo.»
«No, affatto.» Replicai passandomi una mano sugli occhi.
Volevo tentare di essere forte negando l’evidenza, ma non ci riuscii.
E’ inutile, è praticamente impossibile riuscire a nascondere qualcosa di fronte alla tua migliore amica, perché lei è l’unica che ti conosce per quella che sei veramente, senza maschere, e perciò è l’unica che può sapere alla perfezione quando stai mentendo e quando invece dici la verità.
E Sophie per me era peggio di una macchina della verità.
Perciò non ce la feci, non riuscii a nascondere a lei ciò che era successo e le raccontai tutto in modo un po’ disordinato e veloce senza pensare alle minacce che mi aveva rivolto Steve.
Lei stette ad ascoltarmi lasciando qualche commento tra una frase e l’altra e vidi l’ espressione del suo viso cambiare in continuazione  : prima stupore, rabbia, poi comprensione e infine amarezza.
 
 
«Giuro che appena vedo quello stronzo bastardo gli tiro una di quelle scazzottate che non si dimenticherà tanto facilmente!»
«Ti prego calmati. Così mi metteresti ancora di più nei casini. Tu non dovresti sapere niente di tutto ciò!»
«Ma che cazzo stai dicendo? Quel bastardo potrebbe essere anche denunciato per molestia!»
«Lo so, ma ti prego … non fare cose azzardate, sono solo dei coglioni.»
«Appunto per questo bisognerebbe pigliarli a calci nel culo da mattina a sera! Mi dispiace ma non posso permettere a quei deficienti che hanno molestato la mia migliore amica di farla franca! Se non mi permetti di agire a suon di pedate nel sedere, allora dobbiamo dirlo al preside! Non è possibile che dei delinquenti del genere girino così per la scuola senza che nessuno gli dica niente!»
Sophie era completamente esplosa dalla rabbia.
Eravamo appena uscite da scuola e ora eravamo sull’autobus in piedi di fronte a una coppia di anziani che ogni tanto alzava lo sguardo verso di noi e ci guardava male.
Non avevo avuto modo di fermarlo, l’uragano Sophie era scoppiato dopo essersi trattenuto nelle ore di scuola ed ora era più violento che mai.
Speravo solo che le conseguenze non sarebbero state molto disastrose.
«Hai ragione Sophie. Ma alla fine non è che mi abbia proprio fatto chissà cosa, era solo un modo per stuzzicarmi. E un po’ me la sono pure andata a cercare, sono stata io a farlo arrabbiare …» Le dissi per cercare di calmarla.
«Senti, adesso non difenderlo perché altrimenti giuro che mi incazzo anche con te! Se non ti ha fatto niente di ché allora perché fino a qualche ora fa piangevi a dirotto completamente disperata?»
«Credo sia stata solo la paura e la tensione del momento … e poi anche per quell’altra cosa …»
«Ah già, il secondo bastardo della giornata! Anche quello lì dovrà vedersela con me! C’è ma dico, ti pare normale che quel Robert se ne vada tranquillo in bagno mentre tu sei lì che vieni molestata a pochi passi da lui? E ti rendi conto che tu sei innamorata di quella sottospecie di individuo?»
«Abbassa un po’ la voce, ti prego! Non ci tengo a farlo sapere a tutti! E poi … magari non ha visto bene.» Ero nella fase “cerchiamo di sdrammatizzare” e perciò tentavo di trovare anche una sola valida ragione che potesse giustificare il comportamento di Robert.
«Ma se mi hai detto che vi siete guardati negli occhi?!?! La conclusione è che lui è un vigliacco, e tu non sei innamorata di lui ma sei malata di lui! »
Malata? Non avevo mai pensato di poter essere malata di una persona …
«In che senso malata?»
«Come in che senso? Insomma, è da quando eravamo alle medie che ne sei innamorata. Ma i tempi delle medie sono passati … e da un bel po’, saranno si o no due o tre anni che non ci parli più, se non quel misero ciao quando vi incontrate per i corridoi. Perciò sei malata, perché una persona normale avrebbe lasciato perdere.»
«Ma io avevo lasciato perdere … mi ero messa anche con David per cercare di dimenticarlo … E’ solo che è più forte di me, ogni volta che lo rivedo il mio cuore inizia a fare le capriole. Ho provato a lasciare perdere, ma non riesco … »
«E io che pensavo che fosse solo una cotta da ragazzina … »
«Anche io lo pensavo. Anzi, ho fatto di tutto per convincermene …. Ma ti giuro, è peggio di una calamita …»
«La soluzione a tutto ciò è solo una : conoscere nuovi ragazzi. Se venissi con me in discoteca al sabato sera il tuo caro Robert te lo scorderesti in un istante.»
Sbuffai. «Sai benissimo che odio andare in discoteca. Non fa assolutamente per me.»
«Beh … ho cercato di darti un consiglio. Lì di certo potresti conoscere nuovi ragazzi. Magari anche uno bello muscoloso che possa spaccare il naso prima a Steve e poi a Robert!»
La guardai stupita e allo stesso tempo divertita.
«Ma come si fa a non amare una persona adorabile e pacifica come te?»
«Me lo chiedo anche io, sai?»
Ed entrambe scoppiammo a ridere sempre sotto le occhiate malefiche lanciate dai due anziani seduti di fronte a noi.
 
 

Quel pomeriggio decisi di andare a fare un giro per qualche piccolo parco che c’era vicino a casa mia.
Il tempo non era dei migliori, il cielo era coperto da qualche nuvola anche se non sembrava minacciare pioggia.
Comunque avevo voluto approfittare del pomeriggio libero per godermi un po’ di aria fresca.
Dopo aver fatto la mia tranquilla passeggiata entrai in un parco in cui ero andata a giocare qualche volta quando ero piccola.
All’interno c’era solo una coppietta di ragazzi seduti su una panchina e che non la smettevano di sbaciucchiarsi, e due fratellini accompagnati dalla propria mamma che correvano e saltavano da una parte all’altra come piccole cavallette.
Era abbastanza tranquillo come posto.
Perciò mi sedetti su una panchina e mi immersi nella lettura di un libro che avevo acquistato poco prima in una libreria lì vicino.
La copertina mi aveva molto attirata: c’erano due ragazzi che si baciavano sotto un ombrello a pois, era sicuramente un romanzetto rosa.
E nonostante il detto “non giudicare mai dalla copertina” mi ero lasciata prendere dalla curiosità e l’avevo comprato come regalino personale per consolarmi un po’.
Forse questo mi avrebbe aiutata a togliermi dalla mente l’episodio non molto piacevole di quella mattina.
Senza accorgermene si erano già fatte le cinque del pomeriggio e mi ero letta già una centinaia di pagine.
Quando mi decisi finalmente a chiuderlo e a riporlo nella borsa ecco che sentii una goccia cadermi sulla punta del naso.
Ora erano due gocce.
Mi alzai e mi diressi verso l’uscita del parco.
Tre gocce.
Mi incamminai verso la fermata del pullman più vicina per arrivare a casa prima.
Quattro gocce.
Cercai se per caso nella borsa avevo un ombrellino, ma la ricerca non andò a buon fine.
Ed ecco che accadde l’inevitabile : una bella pioggia scrosciante!
Ed ecco che nel giro di un minuto mi ritrovai fradicia da capo a piedi.
Purtroppo ero ancora abbastanza lontana dalla fermata dell’autobus ed era quasi impossibile camminare sotto la pioggia che stava diventando sempre più fitta.
Così mi riparai all’interno di uno Starbucks, che per fortuna si trovava a pochi passi da lì sul lato opposto della strada.  
Dovetti scusarmi con il cameriere per i miei vestiti fradici che stavano bagnando ogni punto del locale in cui passavo.
Poi mi sedetti davanti a un tavolino per quattro persone attaccato alle vetrate del bar in modo che potessi tener d’occhio il tempo e mi ritrovai a sorseggiare un cappuccino fumante ricoperto da uno strato di cacao mentre tornavo a leggere il libro di prima.
Ogni tanto mi deconcentravo guardando fuori dalle vetrate la gente che passava distratta con l’unico scopo di ripararsi dalla pioggia.
Staccai per l’ennesima volta gli occhi da libro per guardare fuori quand’ecco che fui catturata da un ragazzo che stava aspettando di attraversare la strada al semaforo sulla strada opposta.
E non un semplice ragazzo! Era Robert!
Quando dal marciapiede opposto si avvicinò al bar, si accorse che lo stavo guardando e mi guardò a sua volta negli occhi.
Allora io nascosi il volto dietro al libro per non farmi riconoscere, non dopo quello che era successo quella mattina.
Speravo con tutta me stessa che non entrasse nel locale, non avevo voglia di vederlo a pochi passi da me sapendo di non interessargli nulla.
Ma purtroppo il destino quel giorno era in vena di farmi dei brutti scherzi, e perciò lo vidi entrare nel bar e guardarsi intorno.
Tutti i tavoli erano occupati e l’unico posto libero era quello di fronte a me.
Oh no.
Questa proprio non ci voleva.
Robert si avvicinò al mio tavolo ed io mi nascosi nuovamente dietro al libro facendo finta di leggerlo, quando in realtà il mio cuore era sul punto di scoppiare mentre il mio cervello era occupato a maledire mentalmente quella stupida giornata e Robert, soprattutto Robert.
«Posso sedermi qui?» La sua voce mi fece sobbalzare involontariamente un po’ dallo spavento e un po’ dell’agitazione.
«Certamente.» Dissi dopo essermi schiarita la voce per cercare di camuffarla al meglio e senza distogliere lo sguardo dal libro.
«Grazie.» Disse lui pacato e indifferente.
Ma in che casino mi ero andata a cacciare?
Non potevo semplicemente dirgli qualcosa del tipo “Ehi, sono io Violet, quella ragazza di cui non te ne frega niente e che oggi hai lasciato nelle grinfie di quel bulletto senza intervenire. Si, quella tua vecchia amica che ora non consideri minimamente … Esatto, si, sono proprio io!”
No. Dovevo sempre nascondermi, cazzo!
Il cameriere gli portò un frappuccino coperto di panna e lui iniziò a mescolarlo con la cannuccia completamente assorto nei suoi pensieri.
E chissà a cosa stava pensando. Non a me di sicuro …
Quello forse era il momento giusto per svignarsela senza che lui potesse accorgersi del fatto che ero io, perciò mi alzai lentamente.
Ma una signora mi si avvicinò e mi chiese : «Scusa se ti disturbo. Ma non è che per caso avresti una caramella per la gola o qualcosa del genere? La signora che c’è là in fondo ha avuto un forte attacco di tosse …»
Allora mi risedetti cercando di mantenere la calma dato che non avevo più il libro a coprirmi il viso e mi voltai completamente verso la borsa per cercare se avevo ciò che mi aveva chiesto, dando le spalle a Robert.
Trovai una caramella alla liquirizia.
«Se vuole ho questa.» Le dissi porgendogliela.
«Grazie mille! E’ proprio gentile!» La signora se ne andò.
Oh cazzo.
Mi ero dimenticata di camuffare nuovamente la voce.
Mi ritrovai gli occhi di Robert a fissarmi incuriosito e sorpreso. Si, stavolta mi sa che mi aveva riconosciuta.
Io mi voltai lentamente verso di lui e sul mio viso si dipinse un sorrisetto imbarazzato.
«Ehm … Ciao. » Dissi completamente in imbarazzo.
«Ciao.» Rispose lui riportando nuovamente lo sguardo sul suo frappuccino.
«Giornata storta?» Mi chiese poi, stupendomi completamente. Di solito la conversazione finiva dopo il mio ciao ed il suo ciao.
Ma che cazzo di domande sono? Dopo quello che è successo stamattina come dovrebbe essere la mia giornata secondo te? Brutto bastardo! Perché il destino ha deciso di farmi innamorare di te?
«Abbastanza.» Risposi molto semplicemente.
«E’ per questo che ti nascondi?»
E da quando ti interessa di quello che faccio?!?! Ora non sono nemmeno libera di nascondermi da chi mi pare?!?!
Non sapevo come comportarmi con lui, ero completamente confusa.
Da un lato il mio orgoglio mi diceva di fare la stronza per fargliela pagare, ma dall’altro il mio cuore zuccheroso mi implorava di saltargli addosso, abbracciarlo e piangere sulla sua spalla per farmi consolare per ciò che era successo.
«Beh … Si.»
Il risultato fu un misto di indifferenza e menefreghismo nei suoi confronti con delle risposte a monosillabi.
«Ah … Capisco.»
WOW! Che conversazione, ragazzi! Davvero emozionante!
«Senti, ma che è successo oggi all’intervallo?» Mi chiese poi guardandomi negli occhi.
«Beh … C’eri anche tu, no?»
«Si, ho visto qualcosa … Ma come mai piangevi?»
Ma che domande erano?
Se aveva visto doveva di certo sapere perché piangevo, non ci voleva un genio per arrivarci!
Mi alzai e gli dissi incerta : «Senti, scusa ma  … ora devo andare.»
Non avevo voglia di parlare con lui di quelle cose.
Lui era il mio principe!
Doveva semplicemente stringermi tra le sue braccia e sussurrarmi parole rassicuranti!
Doveva capire solo guardandomi che ero triste e depressa.
Peccato che lui non sia il tuo principe!
Ah già … la cruda e amara verità … Grazie testolina per avermela ricordata, con te non si può nemmeno sognare ad occhi aperti in santa pace.
«Vai adesso? Ma sta piovendo a dirotto …»
«Si, vado adesso.»
«Ma non hai risposto alla mia domanda …»
«Beh ... Forse è perché non ho voglia di risponderti. Forse non ho semplicemente voglia di parlare con te.» Gli dissi secca,  un po’ spazientita, e stanca, e stressata.
Lui mi guardò sorpreso, di solito ero una tipa abbastanza tranquilla e pacata, evitavo sempre di sembrare maleducata e scortese.
Poi riportò lo sguardo sulla sua bevanda senza dire più nulla.
E poi io mi chiedevo pure come mai lui non si innamorasse di me … Quanto odiavo quel mio caratteraccio …
«Senti, scusa, ok? E’ solo che sono un po’ stressata, tutto qui. Dopo quello che è successo con Steve …»
Cercai di rimediare alle risposte non proprio simpatiche di prima.
Di sicuro mi considerava una squilibrata mentale, e non aveva nemmeno tutti i torti.
«A proposito, da quando tu e Steve state insieme? Non ne sapevo nulla …»
La mia bocca si spalancò per lo stupore.
«Che cosa!?!? Da mai!!! Io e lui ci odiamo, ma non è quell’odio-amore che si potrebbe pensare … E’ proprio odio … Mi tratta sempre da schifo. »
«Beh, ma allora perché oggi vi stavate baciando?»
Ok, qui qualcosa non tornava.
Lui credeva che io e Steve ci stavamo baciando perché stavamo insieme come una coppietta felice?
No, allora non mi conosceva affatto.
Oppure era semplicemente un idiota.
«Come? Non mi stava baciando … Io l’avevo provocato un po’ e perciò lui … ehm … insomma … sai com’è … Non è che io volessi che lui … ehm … Però alla fine … ecco … voleva farmela pagare in qualche modo …» Cercai di spiegare cercando di essere comprensibile nel totale imbarazzo in cui mi ero seppellita.
«Cioè … In pratica ti stava molestando!» Affermò lui completamente indignato.
«No! No! Non è che mi stesse molestando … Mi ha solo un po’ provocata, niente di grave, insomma …» Gli dissi tentando di sminuire la cosa, non so nemmeno io per quale motivo.
«Senti, vi ho visti e lui era completamente appiccicato a te! Cavoli, perché sono così idiota! E’ che conosco Steve, e non pensavo fosse in grado di una cosa del genere, perciò ho pensato che vi foste messi insieme.» Mi disse tentando di scusarsi per non avermi aiutata durante l’intervallo, visibilmente dispiaciuto.
«Non importa, è acqua passata ... Quel tipo non mi fa paura, so come difendermi. Solo che mi aveva presa alla sprovvista …» Affermai cercando di convincere me stessa più che lui.
«Mi avrai odiato completamente in quel momento! Ora capisco perché non volevi parlarmi … Mi dispiace tanto, davvero.»
«Non preoccuparti … Sono cose che capitano.» Gli dissi accennando un sorriso per smorzare quell’aria da funerale che si era creata.
«Ti sarei grata se non ne parlassi con nessuno, soprattutto con Steve … Non dovresti saperlo …» Aggiunsi poi per evitare di complicare ancora di più le cose con quel bulletto da quattro soldi.
Lui annuì lievemente e poi ci guardammo per qualche istante negli occhi senza dirci niente facendo pulsare il mio cuore più velocemente del normale.
Sembrava volesse dirmi qualcosa, ma appena apriva la bocca la richiudeva dando l’impressione che non avesse il coraggio di dirmi ciò che voleva.
A quei gesti la mia mente non poté fare altro che iniziare a viaggiare come un treno sulle rotaie del romanticismo.
“Magari è innamorato di me ma non sa come dirmelo! Forse anche lui è un timidone proprio come me!”
Finalmente si decise a parlare fermando la corsa spericolata che stava percorrendo il treno dei miei pensieri.
 
 




Piccolo angolino per me
Ehi! Ciao.
Ed eccoci al secondo capitolo! Che dire? Spero di mantenere un ritmo costante nelle pubblicazioni, aggiungendo almeno un capitolo a settimana.
Ringrazio chi segue questa storia e ringrazio Ilovemyconverse per la recensione!
E se volete rendermi una ragazza felice, lasciate una recensione anche voi e fatemi sapere che ne pensate!
Un bacio
Francesca
  
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