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Autore: aris_no_nami    01/09/2013    4 recensioni
Una ragazza dall'infanzia non poco difficile, dei ragazzi ben poco normali, una scuola orrenda, la scomparsa di un caro, una cioccolateria in eredità...
Un mondo che non si aveva la minima idea che potesse esistere...
Di chi si potrà fidare veramente la nostra protagonista...
Dovrà decidere...
Una decisione veramente difficile...
E con tutte queste informazioni ne faremo un cioccolato amaro dal retrogusto dolce...
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-C-cosa s-siete …
Sussurrai balbettando.
Lui appoggiò le sue labbra sul mio orecchio e sussurrò.
-Sanguisughe. O meglio conosciuti come … VAMPIRI.
Genere: Dark, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Mi scusi.
Chiesi alla segretaria che si trovava dietro ad una scrivania enorme.
Questa alzò la testa e mi guardò male.
-Volevo chiederle per l’ufficio del preside. Sono la nuova studentessa.
-Tod McSallivan?
Io annuii.
-Ok, il preside non c’è. Tu sei nella classe 3P. Firma qui.
Disse infine, porgendomi un foglio.
Io firmai, ma poi chiesi
-Scusi, ma perché sono in terza se ho 15 anni?
La segretaria riprese il foglio e mi guardò alzando un sopracciglio.
Era una signora minuta con due occhialoni spessissimi. Avrà avuto sui 60 anni, piena di rughe. E per completare quella “bellezza” aveva una voce da racchia e per giunta scazzata.
-Le seconde sono sovraffollate quindi sei stata messa in una terza.
Concluse, ritornando ai suoi fogli.
-Ma questo non è corretto!
Replicai io, battendo le mani sulla scrivania, cosa che fece alterare non di poco la vecchia rachitica. Si alzò e, puntandomi un dito contro, urlò
-Tu! Razza di ribelle! Tu e quei tuoi amichetti la dovete piantare di rompere! Ormai hai firmato quindi hai acconsentito! E non me ne importa se non sei maggiorenne, chiaro?! E poi sarai in classe con i tuoi amichetti! Quindi non rompere e vattene!
Amichetti?! Ma che cavolo stava sparando quella vecchiaccia?!
Si risedette e tornò ai suoi fogli.
Mi avvicinai al suo viso e sussurrai
-Vecchia rachitica che non sei altro … cerca di essere più educata e di avere una voce meno scazzata. Altrimenti ti faccio licenziare in due secondi netti. Vecchia stronza.
Spalancò gli occhi e mi guardò.
Io corsi via, giusto in tempo per evitare una forbice che mi aveva tirato.
-FUORI!
Strillò.
Ritornai in cortile e mi appoggiai al muretto delle scale, col fiatone.
Tutti quanti continuavano a guardarmi male e starmi lontani.
Improvvisamente scoppiai a ridere e per poco non cadi all’indietro.
Mi ero divertita un casino con quella vecchia stronza. Era da tanto che non facevo più cose così.
Presi il cellulare dallo zaino e guardai l’ora.
Quasi le 8.
Il tempo era volato quella mattina.
Non feci in tempo a rimetterlo apposto che suonò la campanella e tutti gli studenti cominciarono ad entrare come dei zombi.
Aspettai che tutti fossero entrati per poi alzarmi e incamminarmi verso l’entrata, quando da lontano vidi dei ragazzi dai capelli strani. Cercai di vederli meglio ma niente. Senza nemmeno accorgermene più indietro di me di solo qualche metro, che mi osservavano sogghignando. Presi lo zaino in velocità e volai dentro.
 
Ormai quasi tutti gli studenti erano nelle loro classi … anzi, proprio tutti!
3P … 3P … 3P …
-Eccola!
Esultai trovandomi davanti ad una porta di legno tutta incisa, con accanto una targhetta di ferro con su scritto 3B.
Bussai. Da dentro si sentiva un casino bestiale.
Bussai di nuovo, non ricevendo nessuna risposta.
Ancora una volta.
Finalmente sentii una vocina che urlò
-AVANTI!
Aprii lentamente la porta e mi trovai davanti una professoressa occidentale dai capelli neri e lunghi, con un vestito lungo fino alle caviglie e con il colletto tirato su, anch’esso nero.
-Tu chi saresti?
Mi chiese con una voce stressata.
-Sono la nuova studentessa. Tod McSallivan.
-Ah, si si. Siediti pure la, vicino a Choi.
Disse indicando un posto tra gli ultimi.
Io annuii e mi incamminai verso quel posto.
Almeno ero tra gli ultimi banchi.
Arrivai davanti e vi trovai un ragazzo dai capelli di uno strano colore. Era una specie di nero mescolato a blu e viola …
Aveva la fronte appoggiata al banco e, sotto di esso, stava messaggiando col cellulare.
Buttai pesantemente lo zaino sul banco. Tanto col casino che c’era non si sarebbe sentito.
Lui alzò di poco la testa e mi guardò serio.
Oh oh …
Era uno del gruppo di ragazzi che avevo visto fuori di scuola, quelli che avevano sogghignato guardandomi.
Fantastico …
Mi fece un sorriso per poi tornare alla sua posizione.
Io mi sedetti sulla sedia accanto alla sua e mi spinsi addosso a lui, cercando si guardare cosa stava scrivendo.
Alzò la testa e mi guardò con un sopracciglio alzato
-Scusa?!
Mi chiese.
Io cercai di prendergli il cellulare ma lui lo spostò velocemente.
-Qui qualcuno vuole farsi i cavoli degli altri.
Disse con un sorrisino.
-No. È solo che di solito le persone di presentano. Almeno io sono abituata così.
Risposi.
-An. Be, vedi … qui non siamo tutti così figli di papino come lo sei te.
Disse con una nota di ribrezzo, squadrandomi da testa a piedi.
Quel ragazzo mi stava già in culo e non era una buona cosa.
Mi sbottonai i bottoncini dei polsi della camicia e gli feci vedere il mio polso, pieno di cicatrici profonde.
Quando lo vide sgranò gli occhi.
-Secondo te una figlia di papino farebbe questo?! Si. mio padre è pieno di soldi. Ma solo lui, perché per me non spende neanche il suo tempo. Quindi ti ripeto. Secondo te una figlia di papino farebbe questo?!
Sbuffò e tornò col suo cellulare.
Che stronzo!
Mi allontanai con la sedia e misi giù lo zaino.
Quella mezza suora che mi ritrovavo come professoressa stava scrivendo delle formule matematiche alla lavagna, urlando come una gallina per farsi sentire e tutta la classe che se ne fregava altamente.
Non sapendo che fare, presi le cuffie e feci partire canzoni a caso.
Mi girai verso il ragazzo che teoricamente doveva fare Choi di cognome e non mi stupii di trovarlo nella stessa posizione di prima.
Lo guardai attentamente …
Aveva la pelle chiara … doveva esseremolto alto … due occhi profondi quasi come quelli dello scimmione …
-Che cazzo vuoi?
Mi chiese alzando la testa.
Mi tolsi una cuffietta e continuai a guardarlo standomene zitta.
-Allora? Che vuoi?
Mi chiese nuovamente.
-Quando finiscono le lezioni?
Ma che …?
Perché avevo chiesto quella cosa?
Cioè … non volevo chiedergli niente eppure la voce mi era uscita da sola …
-Adesso.
Disse sogghignando.
Mise il cellulare nella tasca posteriore di un paio di jeans neri attillatissimi.
Sbattè la mano sul banco, facendo zittire tutti.
Si guardò intorno con aria soddisfatta, per poi tirare un calcio al banco che volò via.
Avevo il cuore che andava a mille …
Non sapevo perché … ma avevo una paura tremenda …
La professoressa corse fuori dalla classe in preda al panico.
Lui si girò verso di me e mi porse la mano.
-Chiamami Zelo.
Io gliala trinsi tremante.
-Tod …
Risposi.
-Te l’avevo forse chiesto?
Mi chiese alzando un sopracciglio.
Io scossi la testa.
-Bene.
Detto ciò mi fece alzare e mi tirò fuori dalla classe, sempre tenendomi per la mano.
Quando fummo un po’ lontani si fermò e si guardò intorno, per poi mollarmi la mano e pulendosela sui pantaloni.
-Ti faceva così schifo?
Chiesi infastidita.
-Cosa?
Chiese a sua volta.
-La mia mano!
Risposi sventolandogliela davanti.
-Si.
Rispose serio, allontanandosi.
Io lo seguii ancora più infastidita da quel suo comportamento così da duro.
-Hey, non ho finito con te!
Urlai.
-Ti ho detto che non ho finit …
Mi bloccai di colpo quando lo vidi davanti a me che stava dicendo qualcosa a un tipo con i capelli fucsia tutti da un lato.
Quello mi guardò dritta negli occhi facendomi raggelare il sangue.
Deglutii rumorosamente facendo dei passi indietro.
Zelo si girò a guardarmi con uno sguardo tra il divertito e il soddisfatto.
Quei due … mi facevano una paura folle … quasi quanta ne avevo provata con Yong Guk …
Mi girai e cominciai a correre, quando la mia corsa fu frenata da qualcuno al quale andai addosso.
Alzai lo sguardo e vidi un ragazzo dai capelli corvini, sparati per aria, guardarmi con lo stesso sguardo degli altri due.
Arretrai …
-Ups. Corsa fermata.
Disse sogghignando.
Io scossi la testa e corsi verso il corridoio che avevo alla mia destra.
Non era possibile …
Anche lui aveva gli stessi occhi …
Erano particolari …
Fin troppo profondi per essere reali …
Per essere …
Umani …
Stavo correndo quando alla fine del corridoio vidi un ragazzo dai capelli mori con qualche ciuffo biondo.
Lo stesso sguardo …
Gli stessi occhi …
Solo in quel momento mi accorsi che lo sguardo che avevano era …
Uno sguardo …
Affamato.
 
Si passò la lingua sul labbro inferiore.
-Vieni qua piccolina …
-No … - sussurrai – no … no … non è possibile …
Mi girai e continuai quella corsa che sembrava infinita.
Mi ritrovai dov’ero prima, ma il moro non c’era.
Mi guardai intorno disorientata …
Che stava succedendo?
Dov’era l’uscita?
Ripresi a correre in una direzione che non avevo la minima idea di dove portasse.
Fortunatamente mi ritrovai davanti l’ingresso della scuola.
Uscii e continuai a correre senza una meta precisa.
Ormai ero lontana dalla scuola.
Mi fermai per riprendere fiato.
Mi rivennero in mente i ragazzi dentro la scuola e il gruppetto che avevo visto prima di entrare …
Erano gli stessi …
Scossi la testa.
Perché mi facevano così tanta paura? Io che non ero mai stata una tipa fifona mi facevo impressionare da quattro bulletti?
Non era da me.
Ma quei ragazzi … avevano qualcosa che ti faceva rabbrividire solo a vederli …
Eppure non erano brutti. Anzi, tutt’altro!
E allora cos’era?
I miei pensieri furono interroti da un urlo straziante.
Il sangue mi si raggelò e mi bloccai all’istante.
Potevo sentire il battito del mio cuore rimbombare nelle orecchie. Il respiro mi si era fermato. Tutti i muscoli erano immobili. Non avevo più il controllo del mio corpo.
Dopo l’urlo si sentì una risata.
Che stava succedendo?
Dov’ero finita?


-Sto arrivando …
Disse una voce calda nella mia testa.
Scossi la testa.
Quel giorno la stavo scuotendo un casino …
Con un enorme sforzo riuscii a riprendere il controllo del mio corpo e a ricominciare a correre.
 
Entrai in un vicoletto e mi rannichiai dietro un cassonetto della spazzatura.
Misi la testa sopra le ginocchia e chiusi gli occhi.
-è un sogno … è solo che un brutto incubo … è un sogno …
Mi ripetevo, ma in fondo sapevo che non era così.
 
Quando riaprii gli occhi era già scuro ed il cielo era nuvoloso.
Faticosamente mi alzai.
Avevo tutte le ossa doloranti.
Mi passai una mano tra i capelli sporchi e sudati.
Feci un passo ma caddi sonoramente per terra.
Mi guardai le ginocchia con i leggins che si erano rotti all’impatto col cemento.
Ero sporca, sudata, spaventata e avevo freddo.
Avevo male alle gambe e la mia testa continuava a pulsare.
Tentai nuovamente di rialzarmi, tenendomi attaccata allo scatonetto.
Feci due tre passi ma ricaddi subito, lacerando ancora di più i leggins.
Avevo le ginocchia sbucciate e facevano ancora più male.
Arresa e stanca, mi sdraiai a terra.
Guardai il cielo nuvoloso.
Era tutto grigio.
Il cielo.
Il paesaggio.
Le persone.
La mia mente.
La mia mente era annebbiata.
Stavo ancora cercando di capire perché avevo avuto tanta paura, ma non riuscivo a trovarvi una risposta.
Chiusi gli occhi e mi passai una mano sul viso.
Ero stanca.
Di tutto.
 
Provai un’ultima volta.
Mi aggrappai al cassonetto e mi alzai.
Sentivo tutte le ossa scricchiolare e farmi male.
Feci tre passi e non caddi.
Mi appoggiai al muro e continuai a camminare, strusciandomi contro di esso.
Ero uscita dal quel vicolo scuro e sporco. Le strade erano vuote e tirava un po’ di vento.
Continuai a camminare contro quel muro freddo.
Arrivai ad un incrocio e, al di la di dove mi trovavo, riconobbi la fermata del bus di quella mattina.
Con fatica mi staccai dal muro e passai la strada.
Quando arrivai davanti alle panchine vidi che seduta la c’era una signora anziana .
Il mio cuore esultò di gioia nel vedere qualcuno.
-Mi scusi, signora? – chiesi – Per caso sa dove porta l’autobus che passa per di qua?
L’anziana, sempre con lo sguardo a terra, sussurrò qualcosa.
-Come?
Chiesi, avvicinandomi per sentirla meglio.
-Sono tanti …
Ripetè.
-Cosa sono tanti?
Di che stava parlando …
-Sono tanti … sono ovunque …
-Chi?
Chiesi, cominciando ad agitarmi un po’.
-Sono tanti … sono ovunque … sono affamati … tanto affamati …
Disse, iniziando a tremare un po’ e a ridacchiare istericamente.
-Signora … si sente bene …?
Questa si girò improvvisamente e mi strinse il polso, con una forza disumana.
-Sono tanti … sono ovunque … sono affamati … tanto affamati … non ti fanno male … quando ti distruggono non ti fanno male … possono decidere … si, possono decidere se ucciderti o se diventare come loro … possono decidere … sono loro che decidono … solo loro … loro …
Ricominciò a dire istericamente, stringendo sempre di più il mio polso.
-MOLLAMI! – urlai, pur sapendo che nessuno mi avrebbe sentita – MOLLAMI!
-LORO!
Urlò a sua volta.
Ero terrorizzata.
Cominciai a piangere e ad urlare per il dolore che quella anziana mi stava procurando stringendomi il polso.
-BASTA! MOLLAMI! SMETTILA!
Intanto lei continuavaa ripetere quelle frasi, sempre più freneticamente.
Ero veramente terrorizzata.
Da quella donna.
Da quel posto, che si stava facendo sempre più scuro.
Da quei ragazzi.
Da quello che stava dicendo.
 
Quella cominciò a impiantarmi le unghie nella pelle.
Faceva troppo male.
Perché quando mi tagliavo non faceva così tanto male?
Perché?
 
-BASTA!
Urlai con le ultime forze che avevo in corpo.
Improvvisamente sentii qualcuno tirarmi via da quella matta.
-Tutto bene?
Mi chiese una voce rassicurante, facendomi sedere a terra.
Davanti a me mi ritrovai il ragazzo della mattina.
Io cominciai a tremare.
-LUI! LUI è UNO DI LORO! LORO!
Urlò la vecchia rivolta al ragazzo, il quale si alzò e mi si mise davanti.
Io la guardai e vidi le sue unghie piene del mio sangue. A quella vista tremai ancora di più.
-Chiudi gli occhi.
Mi disse il ragazzo, con lo sguardo fisso sulla vecchia.
Io scossi la testa.
-Chiudili.
Disse secco.
Lentamente li chiusi.
Dopo che li ebbi chiusi si sentì un urlo straziante, simile a quello di prima, ma questo ancora più disperato.
A quel suono mi premetti le mani sulle orecchie.
Poi sentii qualcuno posarmi le sue mani sulle mie, facendomele togliere dalle orecchie.
Era sempre lui.
Lo guardai terrorizata.
-Non aver paura …
Mi disse rassicurante.
Scossi la testa e lo spinsi lontano.
Lui continuava a fissarmi inespressivo.
-Stammi lontano … - sussurrai – stammi lontano …
Mi alzai, ancora più dolorante di prima.
Gurdai il mio polso grondante di sangue.
Lui fece un passo verso di me, ma io subito urlai
-STAMMI LONTANO!
Non era un urlo normale. Era roco, stanco, straziato.
-Ascoltami …
Cercò di dirmi, ma io lo interruppi
-NO! STAMMI LONTANO!
Urlai arretrando.
Abbassò la testa e la piegò di lato, facendola scricchiolare.
-Allora è il caso che cominci a correre.
Feci quello che mi disse.
Cominciai a correre, di nuovo.
 
Correvo disperatamente, col polso che mi faceva malissimo, che pulsava in continuazione, la testa che pulsava ancora di più, le gambe pesanti.
Sporca, sudata, sanguinante.
Correvo e soffrivo.
Correvo.
Correvo.
Dietro di me sentivo delle risate e più persone che camminavano lentamente.
Non volevo girarmi.
Dovevo solo correre.
Dovevo solo arrivare in un posto sicuro.
Volevo solo una cioccolata calda, un caminetto e un pigiama grande.
Solo quello.
Volevo che fosse solo un incubo.
Volevo svegliarmi all’istante e trovarmi a casa con mamma e papà.
Quelli veri.
Volevo tornare bambina.
Essere spensierata e senza problemi.
Perché mi stava succedendo tutto quello?
Perché?
Avevo solo 15 anni …
 
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HELLO!FINALMENTE AGGIORNO QUESTA FF! ERA DA TANTO CHE NON AGGIORNAVO ....
ALLORA ... COME AVRETE NOTATO LE CARRATTERISTICHE DELLA FF SONO CAMBIATE, GRAZIE AD UN VIDEO CHE HO VISTO E CHE MI HA FATTO VENIR VOGLIA DI MODIFICARLA IN QUESTA MANIERA...
AVETE CAPITO CHI è IL RAGAZZO DEL BUS?
CHI SARANNO "LORO"?
VI LASCIO COSì!
AL PROSSIMO CAPITOLO!
SPERO RECENSIATE E MI DICIATE CHE NE PENSATE DI COME STA PROSEGUENDO LA STORIA!
p.s. avete visto la copertina???? che ne pensate?????
Kiss Kiss
il panda ritardatario
Aris*Chan
  
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