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Autore: LoonyW    01/09/2013    2 recensioni
Prima di essere arrestato per una strage non commessa, Sirius ha visto tra la folla il volto di una persona scomparsa da molto tempo, la sua Stella Polare. Tra salti avanti e indietro negli anni è ambientata la complicata storia di un amore nato in guerra, che resiste sebbene i chilometri e le vicende gli siano contro. Riuscirà l’amore di Sirius e Mary a camminare ancora agli albori di una seconda guerra, nonostante gli anni di lontananza, le calunnie, e un futuro nebuloso?
"Ti troverò. Dovessi cercarti dalla Stella Polare all’infinito."
«Sirius rimane qualche minuto a fissare quel nome, perso in tutto ciò che significa per lui: che Mary è viva, che è in Inghilterra, che è diventata una giornalista. Ha mantenuto la sua promessa a metà, eppure non riesce a portarle rancore.
Una nuvola gentile si sposta leggera nel cielo notturno, e la Stella Polare finalmente appare, quieta e immobile dove è sempre stata, segnando il Nord.»
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Mary MacDonald, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Are you sure?
 
 
 
Look around you
look down the bar from you
at the faces that you see,
are you sure that this is where you want to be?
 
(Guardati intorno
Guarda lungo il bancone
Guarda le facce che ti circondano,
sei sicuro che questo sia il posto giusto per te?)
 
 
 
 
 
 
Giugno 1994, Irlanda
 
Un violento raggio di sole colpisce la finestra del pub, riflettendo piccoli arcobaleni sul legno irlandese. Subito scompare, rimpiazzato da una grossa nube che copre il cielo e fa scoppiare un improvviso diluvio in pochi secondi.
Guardando malinconicamente alla finestra, Mary sospira. Sono passati circa sei mesi da quando è arrivata in Irlanda, sei mesi da quando ha cambiato vita e identità, senza mai tornare in Inghilterra, e ancora non si è abituata ai repentini cambiamenti del clima irlandese.
«Lucy!» chiama il proprietario del pub il “Malone”.
Mary si volta, nonostante spesso si dimentichi che quello è il suo nuovo nome, e che dovrà per sempre.
«I clienti aspettano, Lucy» la rimprovera il proprietario, senza troppa severità. Mister Crehan, il direttore, è un uomo di mezza età dall’aspetto burbero, ma dal carattere docile e bonaccione. Aveva assunto Mary –ovvero Lucy- più per gentilezza, che per le effettive capacità della ragazza di fare la cameriera. Nonostante Mary non fosse un impiegata modello, mister Crehan la rimproverava con dolcezza, e faceva il possibile per aiutarla. Il modo in cui la ragazza era giunta al pub per chiedere un lavoro, sei mesi prima, infreddolita e affamata, doveva avergli fatto credere che era reduce da una brutta avventura, e così si era permesso di ospitarla per le prime settimane nel suo appartamento, assicurandosi che la moglie la nutrisse a dovere con le tipiche ricette irlandesi.
Così, ora Mary ha una nuova vita. Comincia ad approfondire le nuove conoscenze, a familiarizzare con l’accento, le usanze e la cucina del posto, e pensa che sebbene ci sia troppa pioggia per i suoi gusti, il luogo e i paesaggi le piacciono. Ogni mattina fa una passeggiata nel bosco vicino l’appartamento che ha affittato, tenendo sempre a portata di mano un impermeabile. ha chiuso la bacchetta in un cassetto nascosto nell’armadio e non l’ha più usata, come aveva fatto anni prima in Francia.
Sebbene sembri una vita apparentemente tranquilla, Mary vive nel terrore. Ogni giorno si guarda intorno con aria circospetta, osserva ogni minimo movimento, terrorizzata di veder spuntare i Mangiamorte ad ogni angolo. La troveranno di nuovo, ne è certa. L’avevano fatto una volta, e lo avrebbero fatto ancora.
Per questo, dopo molte riflessioni, Mary ha deciso che scapperà il più lontano possibile, dall’altra parte del mondo, o alla fine di esso. In America. La grande, dispersiva, generosa America. Sarebbe stata accolta, e lì finalmente nessun Mangiamorte l’avrebbe più trovata. Ha già cominciato a mettere i soldi da parte da un mese, e conta che in altri due mesi riuscirà a pagare il costoso volo transoceanico che la porterà in una nuova patria, al sicuro.
C’è solo un piccolo freno a questo geniale piano: significa dire addio a Sirius per sempre. Solo una piccola parte di Mary tiene in considerazione il problema, mentre l’altra si è auto convinta che troverà un modo per incontrarlo e scappare insieme.
«Tavolo sette, Lucy» sussurra Mark, passandogli accanto mentre fa zig zag tra i tavoli per portare tre birre ai clienti. Mary sobbalza e si rimette a lavoro, trascinandosi al tavolo richiesto e cercando di stamparsi in faccia un sorriso cortese, come richiesto dalla sua posizione.
Alla fine della giornata, quando chiudono il pub all’una di notte, Mary si lega i capelli e inizia a rimettere in ordine tavoli e sedie, quando Mark gli si avvicina con una spugnetta in mano.
«Dovresti prenderti una pausa, hai un’aria esausta» dice con un mezzo sorriso.
«È un modo per dirmi che vuoi fare le pulizie al posto mio?» scherza Mary sorridendo, mentre raccoglie i bicchieri vuoti sul vassoio.
«Sì» risponde inaspettatamente Mark, passandosi una mano tra i capelli ramati «ma solo se accetti di venire a bere qualcosa».
Per un attimo Mary lo guarda sorridendo, certa che stia scherzando. Ma dal suo sguardo serio, capisce che la sua è una vera proposta.
«Adesso?!» sbotta Mary in tono sarcastico.
«Perché no? Siamo abituati a fare le ore piccole per il locale» fa spallucce Mark, con un sorriso sbarazzino e convincente.
Mary abbassa lo sguardo, imbarazzata. Subito pensa a Sirius, e a quello che direbbe se sapesse che è uscita con un altro ragazzo.
«Mark, sei davvero gentile…» risponde a bassa voce «ma non posso, sono davvero stanca, e poi… non posso»
«Possiamo rimandare, se vuoi..» tenta Mark.
«Non è solo quello, è che davvero… non posso» insiste Mary, passandosi una mano sulla fronte, con aria sfinita.
«Ho capito. C’è un ragazzo, vero?» intuisce Mark, con un’espressione comprensiva che Mary non gli ha mai visto prima.
Il silenzio della ragazza conferma l’ipotesi di Mark, che la rassicura subito. «Allora sarà un’uscita da amici. Forza, Lucy, devi pur distrarti, ogni tanto»
A Mary scappa un sorriso per quell’affermazione, come se si fosse chiusa in un convento e avesse bisogno di distrazione. Ma dopo qualche momento di riflessione, Mary capisce cosa intende Mark, e improvvisamente sa che quel ragazzo ha già capito molte cose su di lei, forse più di quanto lei non voglia ammettere.
«È normale sentirsi soli. Sei arrivata da poco» continua Mark, con aria convincente. «Hai bisogno di un amico»
Mary lo guarda con aria poco convinta, e lui ripete: «Solo un amico, prometto».
Si guardano per qualche secondo, poi lei annuisce. «Finiamo velocemente e andiamo».
Mark annuisce di rimando e sorride soddisfatto «Offro io, per stavolta»
«Che gentiluomo» scherza Mary, portando via il vassoio e sorridendogli grata, finalmente felice di aver trovato qualcuno che la faccia sentire meno sola.
Mentre finisce di mettere in ordine i tavoli, Mary trova un giornale mezzo bagnato di birra sotto un tavolo, e lo raccoglie schifata, stupendosi di quanto sappiano essere incivili le persone nei pub quando escono solo per bere e fare baldoria.
Si accorge appena in tempo che una figura nel giornale si è mossa, prima che Mark possa notare qualcosa di sospetto. Col cuore che sobbalza, Mary si volta e apre il giornale di nascosto, accertandosi che è proprio la Gazzetta del Profeta, con articoli sul mondo magico e personaggi magici.
In prima pagina, un po’ zuppa di birra, un’enorme foto di Sirius attrae l’attenzione sull’articolo sottostante.
IL PLURIOMICIDA SIRIUS BLACK È EVASO E IN FUGA.
Dopo l’improvvisa sensazione di mancamento, Mary si siede e legge velocemente l’articolo, che informa i maghi che Sirius era stato arrestato e sottoposto al bacio dei Dissennatori, riuscendo a scappare prima di essere processato.
Ancora una volta a migliaia di chilometri di distanza, Mary si chiede se ricordi la sua promessa e se stia venendo e cercarla.
 
***
 
 10 Luglio 1981, Inghilterra
 
Il fumo della sigaretta si alzò leggero, disperdendosi nella stanza buia. In silenzio, Sirius prese una boccata ed espirò subito, in modo automatico.
Il vizio del fumo era una novità, un bisogno che sentiva da quando Mary se n’era andata, e che usava per sfogare  la rabbia e la frustrazione. Sapeva quanto quegli aggeggi babbani gli facessero male –c’era scritto a caratteri cubitali sul pacchetto- ma non riusciva a farne a meno, perché gli davano l’illusione di riempire un vuoto incolmabile.
A volte il ricordo del suo viso gli sfuggiva, sfumandosi nella nebbia, finché Sirius non lo rinfrescava guardando la foto che conservava con estrema cura. Sempre più spesso, non riusciva a ricordare la sua voce, il suo profumo o la sua risata.
C’erano momenti bui in cui Sirius, preso dallo sconforto, si chiedeva se Mary fosse mai esistita o se fosse stata solo una sua invenzione. C’erano giorni in cui il ricordo di Mary era come un fantasma.
Come quella sera, seduto nella sua stanza buia, osservando la schiena nuda di una ragazza che conosceva a mala pena, oppresso dai sensi di colpa e dalla nostalgia, Sirius non poteva fare a meno di chiedersi se Mary non fosse stato altro che un lungo sogno dal quale si era svegliato bruscamente.
La sconosciuta si mosse lentamente e si volse sull’altro fianco, con il viso addormentato rivolto verso Sirius. Lui la guardò e si sorprese di non riconoscere tratti familiari, si meravigliò di come fosse stato capace di scegliere una ragazza qualunque pur di sentirsi meno solo per un po’. Inevitabilmente, paragonò quella ragazza senza nome a Mary, e si sentì oppresso dal pensiero di ciò che lei avrebbe detto se avesse saputo che l’aveva tradita. Sì, rifletté Sirius, quello era un tradimento a tutti gli effetti. Nonostante non avesse contatti con Mary da quasi tre anni, aveva pur sempre tradito il suo ricordo, la sua fiducia. Si sentì un verme, un inetto, uno dei tanti ragazzi che non sapevano tenere a freno i loro impulsi.
Sirius ciccò la sigaretta nel posacenere e si raggomitolò su sé stesso. Come in un sogno, i suoi pensieri volarono alla prima notte che lui e Mary avevano passato insieme, al contrasto tra quelle due esperienze, a come fosse innegabilmente schiacciante la differenza tra Mary e una qualunque ragazza rimorchiata a caso dalla strada. 
  
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