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Autore: LastHope    01/09/2013    4 recensioni
[ErzaxGerard ; LaxusxMirajane ; accenni di altre coppie NatsuxLucy,MiraxFreed]
Sorrisi mentre premevo le gambe sul terreno per far muovere il dondolo più velocemente apprezzando quell’aria tiepida dell’autunno che accarezzava la nostra pelle.
- Non hai mai avuto paura di perdere tutto, Erza? Quando eravamo piccoli io la avevo -
Guardai Gerard mentre il suo braccio muscoloso si stringeva attorno al mio fianco con una dolcezza che non gli era mai appartenuta.
- No – sussurrai – avrei semplicemente voluto volare via - 
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erza, Scarlet, Gerard, Luxus, Dreher, Mirajane
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Butterly fly away 


Erza

Era il secondo mese che mi recavo lì; in quel luogo che aveva firmato prepotentemente la mia infanzia e che si stava prendendo quella di altri bambini.
Non so quale stupida forza mi avesse spinta nuovamente tra quelle mura rovinate e non capivo nemmeno con quale coraggio firmavo la mia entrata alla vecchia signora che dietro quel pannello sottile di vetro osservava i miei capelli con fare curioso.
- Ci siamo già viste, signorina? – azzardò prima di attirare a sé il foglio per leggere il mio nome.
- Erza Scarlet – la anticipai – ero qui 12 anni fa. Buona giornata signora Luisa -
Sentii i suoi occhi seguirmi fino alla porta che conduceva alle camere e sospirai appoggiando una mano sul legno azzurro, quando io ero lì era marrone e piena di schegge, avevo imparato a toccare esclusivamente il ferro solo a cinque anni quando avevo compreso che era il legno la causa delle dita doloranti.
Spinsi la porta e camminai in quel corridoio silenzioso guardando dalle vetrate il giardino spento che per tanti anni avevo sognato di visitare.
- Non puoi andarci. Sei stata cattiva, Erza. -
Quelle parole ormai impresse nella mia memoria accompagnarono la mia entrate nel dormitorio e fui piacevolmente sorpresa di vedere Sho seduto a gambe incrociate ad ascoltare i discorsi petulanti di un’altra bambina.
Sho era un bambino sfortunato, come tutti quelli rinchiusi qui del resto, ma in lui qualcosa non gli permetteva di accettare quell’esistenza forzata e si rinchiudeva a bozzolo in sé stesso, ignorando gli altri, i suoi stessi bisogni anche a costo di farsi male davvero.
Mi ero decisa a tornare in quel luogo specialmente per lui quando sul giornale la notizia che quel bambino, all’età di soli 7 anni, avesse provato a togliersi la vita era stato con uno schiaffo e mi aveva risvegliato quella voglia di far del bene che avevo sempre avuto.
Senza far rumore gli coprii gli occhi con le mani facendo segno alla bambina di fronte a lui di rimanere in silenzio.
- Chi sono? – camuffai la voce parlando vicino al suo orecchio.
- Erza-san, immagino, qui non viene nessun altro – mise le mani sulle mie per spostarle.
Mi sedetti vicino a loro sul letto abbozzando un sorriso e estraendo dalla borsa il telefono.
- Sho, ti ricordi che mi hai chiesto perché fossi qui invece che a lavoro? -
Lui annuì non capendo il perché di quella domanda.
- Perché finalmente hanno bisogno di personale in un bar, inizio la prossima settimana -
Il suo sguardo sembrò vacillare qualche secondo poi la sua risposta mi fece tremare.
- Ti sei già stancata di venire qui. -
Afferrai il suo braccio con una presa morbida per non fargli male e avvicinai il viso al suo scontrandomi con i suoi occhi cioccolato che in qualche altra vita, forse, avrebbero potuto esprimere tanto calore.
- Sho, non ti lascerò. – il mio sguardo restò fermo mentre le sue pupille guizzavano veloci pur di non scontrarsi con le mie – il bar è vicino a casa mia e farò i turni di notte per poter venire qui al pomeriggio. -
Quel sorriso dolce che increspò le sue labbra mi fece sperare per un momento che quel bambino non fosse davvero perduto.


Premetti con forza il bottone di una macchinetta per ordinare un caffè, come al solito avevo dormito poco, avevo bisogno di qualcosa che mi tenesse sveglia.
Riflettevo su quello che era accaduto a me, tra quelle mura e portai il caffè alle labbra mentre i ricordi fluttuavano come ogni volta che respiravo quell’aria intrisa di sogni distrutti.

- Signora – sussurrò una bambina dai capelli scarlatti, così infuocati da essere in contrasto con il bianco passivo che bruciava gli occhi. – perché non posso andare mai a giocare con i miei amici fuori? -
La donna roteò gli occhi stanca di quella domanda che si ripeteva ogni giorno dall’arrivo di quella ragazzina.
- Potrai andare quando smetterai di prendere tutto come un gioco. Per oggi non andrai. Sei stata cattiva, Scarlet. -
La bambina seguiva i suoi passi come una melodia triste, fin troppo conosciuta, e si accasciava al muro, le gambe strette al petto e le lacrime calde a scivolare viscide sulle cosce magre.


Sussultai al toccò rovente del caffè rovesciandolo per terra mentre i ricordi si dissolvevano guardando il mio riflesso nella macchia marrone che inquinava il pavimento bianco.
- Merda – mi leccai il labbro ancora caldo per il contatto con la bevanda e mi passai una mano tra i capelli, un gesto fin troppo intriso di dolore per una ragazza di diciotto anni.
Cercai velocemente dei fazzoletti nella borsa e ne stesi due sopra la pozzanghera quando due mani si sostituirono alle mie e presero a muoversi convulsamente per asciugare il pavimento.
- Se ci muoviamo a ripulire questa roba scapperemo alla sfuriata di Miverva. – sussurrò una voce.
Alzai gli occhi incontrando quelli di un ragazzo, semicoperti dai capelli azzurri, e troppo impegnato a pulire per accorgersi della sorpresa nel mio sguardo.
- Ti ringrazio – sussurrai affrettandomi ad aiutarlo ma una domanda mi uscì spontanea.
- Conosci Minerva? -
Lui si limitò ad annuire alzandosi per buttare quei fazzoletti intrisi di caffè e mi guardò a lungo prima di parlare.
- Non sei un po’ grande per stare ancora qui dentro? – sorrise.
Mi soffermai a osservare il suo sorriso e c’era qualcosa di dannatamente famigliare in quelle leggere fossette che si intravedevano e in quel bizzarro simbolo subito sotto l’occhio destro.
- Non sono più qui da 12 anni – mi limitai a dire guardando disinteressata il muro dietro di lui.
- Ti piace così tanto da tornare anche quando sei libera? – il suo sguardo si fece duro mentre i pugni stretti lungo i fianchi mi intimidirono.
- Anche tu sei qui. -
Lui sembrò rilassarsi e sorrise per la mia risposta evasiva.
- Giusto – si avvicinò un po’ mostrando il suo sorriso sghembo, intimidatorio, che mi fece indietreggiare – Erza -
Sgranai gli occhi quando dalle sue labbra uscì il mio nome; cercai di mettere a fuoco la sua figura così misteriosa ma mi ritrovai a pensare che lo avesse letto mentre firmava per entrare.
Non dissi nulla ma distolsi lo sguardo ancora una volta da quelle iridi verdi che tentavano in tutti i modi di scoprire le mie difese.
- Felice di averti rivisto, Erza – sussurrò mentre lui e i suoi vestiti scuri sparivano dietro la porta azzurra nella stanza che poco prima avevo visitato anch’io.
Mi ritrovai a pensare a Sho, aveva detto che nessuno veniva a parte me ma quel ragazzo sembrava conoscere il luogo considerando la sicurezza con la quale aveva svoltato a sinistra prima di superare la porta turchina.
- Scarlet? – una voce femminile che mai avrei desiderato risentire fece scivolare nuovamente il bicchiere dalle mie mani tremanti mentre la mia mente si perse in un altro atomo del passato.


- Sei stata davvero fortunata –  sussurrò Minerva all’orecchio di quella bambina che mai avrebbe pensato di lasciare   – te ne andrai tra qualche giorno – ripeté per la terza volta con voce languida che la fece rabbrividire.
- Come rivedrò i miei amici? – sussurrò innocente la bambina.
- Non li rivedrai. – la interruppe prima ancora che potesse terminare la frase – sei stata fortunata, Scarlet, te l’ho detto. Tu – strinse i pugni mentre la gelosia per quel viso dolce le fece ribollire il sangue – sei appena stata adottata. -
Se ne andò senza aggiungere altro mentre l’improvvisa felicità di Erza venne smorzata dalla paura dell’ignoto, dal timore che la sua nuova famiglia non le volesse bene, dal dolore di non rivedere più il giardino dei suoi sogni e le lacrime scavarono in fretta la tomba al suo sorriso mentre tentava di non pensare al fatto che non avrebbe più rivisto
lui.


 
Note 
Primo capitolo della GerZa, so che per ora non c'è molto sul loro incontro, ma molte cose si chiariranno in seguito con l'aggiunta di nuovi personaggi:)
Volevo specificare che il nome Sho o Minerva sono solo per ricondurre i personaggi all'opera di Fairy tail anche se in questa AU l'età di Sho è parecchio differente, esattamente come in molti altri personaggi che seguiranno:)
Ringazio tutti quelli che leggeranno e che sprecheranno anche solo pochi istanti per farmi sapere cosa ne pensano. 

- LastHope 
 
  
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