Fanfic su artisti musicali > All Time Low
Segui la storia  |       
Autore: Molly182    01/09/2013    2 recensioni
“Questo sarebbe il momento in cui io ti dovrei baciare”, aveva sussurrato a pochi centimetri dalle mie labbra.
“Questo sarebbe il momento in cui tu dovresti farlo”.
Nella penombra avevo visto comparire un sorriso sulle sue labbra e pochi secondi dopo le sentii appoggiate sulle mie.
“Mi piaci molto, Allyson”, mi aveva sussurrato. Mi stavo davvero convincendo che quel ragazzo non fosse solo un completo idiota, ma sapeva essere dolce e romantico. Eppure mi stavo facendo abbindolare da un ragazzo che probabilmente avrei rivisto chissà quando. “Non mi scappi, ora sei mia”, però mi piaceva e non potevo fare nulla.

“Ally ci sei?”, mi chiese Sally sventolando una mano davanti ai miei occhi cercando di portarmi alla realtà.
“Ehm…sì, scusa”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Gaskarth, Jack Barakat, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Chap trenta.
E anche quel problema era stato risolto, almeno apparentemente. Alex mi aveva lasciato letteralmente senza parole dopo che la sua voce aveva pronunciato quelle due paroline, quelle cinque lettere piene di significato. Tuttavia mi mettevano sempre ansia, anche quando le sentivo soltanto nei film o le leggevo in qualche libro. Semplicemente perché non avevo la minima idea di come l’altra persona avrebbe potuto rispondere e rimanevo così, col fiato sospeso, aspettando una possibile reazione del protagonista. Però questa volta mi ero trovata io in quella situazione e tutto quello che il mio cervello era riuscito a ordinarmi di fare era stato baciare le sue morbide labbra. E in quel momento andava perfettamente bene così, perché era esattamente quello che avrei voluto dare, ma nonostante ciò non gli avevo risposto e non sapevo neanche se dovessi dargli una risposta al momento. Non sapevo cosa dirgli. Non sapevo cosa fare.
L’unica cosa certa era che mi ero innamorata di lui, giorno dopo giorno, nonostante l’inizio mi avesse fatto dannare e lo avessi odiato come chissà cosa, ma ero innamora di lui e anche i muri l’avevano capito, eccetto la mia voce.
Eppure rimanevo totalmente convita di quello che avevo detto ad Alex all’inizio. Passavamo troppo tempo insieme e quel bus stava letteralmente diventato troppo stretto. Mi ero ritrovata più volte ad allontanarmi da lui cercando di stare con il resto dello staff o con Zack e Rian e con Jack solo per non diventare una di quelle coppie che passano tutto il loro tempo insieme dimenticandosi di chi avessero attorno. Probabilmente avrei iniziato a detestare tutto ciò se avessimo continuato così.
Amavo la musica, amavo i concerti, amavo restare in mezzo ai ragazzi della band, ma amavo anche il fatto di poter essere libera a casa mia. Amavo la vita tour, ma non faceva esattamente per me però amavo Alex e restavo qui per lui.
Era incredibile come la parola «amore» era adoperata spesso nelle frasi e di come quante volte l’avessi utilizzata io in questo stupido discorso con me stessa. Forse tutto quello di cui avevo bisogno era di schiarirmi le idee con qualche consiglio dato da una persona di cui mi potevo fidare, che avrebbe voluto il bene per entrambi e che, qualunque cosa fosse successa, ci avrebbe aiutato entrambi rimanendo comunque nella sua neutralità. Cercavo soprattutto qualcuno che fosse ancora sveglio a quell’ora.
“Possiamo parlare?”, gli chiesi sedendomi di fianco a lui sul divano.
“Al... non interrompermi!”, disse passandomi la sua mano davanti al viso e decidendo appositamente di ignorarmi. “Sto guardando Oprah!”
“Sul serio Jack?”, gli chiesi scocciata e togliendo la sua mano fastidiosa. “Oprah?”
“Devo capire se la moglie perdonerà il tradimento del marito”.
“Potresti sempre intrometterti e realizzare qualche piano idiota escogitato da dei bambini nei film per le famiglie”.
“Però ha funzionato!”
“Dovevamo risolverlo noi!”
“Non avreste fatto niente… e probabilmente tu te ne saresti andata e lui sarebbe stato perennemente depresso e vi sareste poi incontrati fra centottantadue anni ed io non sono sicuro di essere in grado di poter vivere così a lungo per poter vedere come finiva la faccenda!”, disse non distogliendo gli occhi dalla TV. “Ho solo voluto darvi una piccola spinta come fanno le mamme tartarughe con i loro piccoli per farli raggiungere l’oceano”.
“Ci hai appena definito come delle tartarughe marine?”
“Sono belle le tartarughe!”
“Tu…”, scossi la testa. “Aspetta… come siamo arrivati a parlare delle testuggini?”, gli chiesi confusa. Il ragazzo spense la TV e lanciò il telecomando sul divanetto di fronte.
“Penso che volevi avere un chiarimento sui tuoi sentimenti ma poi ho cercato volontariamente di ignorarti per vedere questa puntata che avevo già visto, e per la cronaca si scoprirà che la moglie scapperà con il capo di lui lasciandolo completamente in mutande!”
“Lo sai di essere totalmente un cretino?”, gli dissi colpendolo con un cuscino.
“Certo!”, rispose fiero togliendoselo dal volto. “Però mi adori e non puoi fare a meno di me!”
“E pensare che Matt era il mio preferito!”
“Così mi spezzi il cuore!”, dichiarò mostrandomi i suoi grossi e luccicanti occhi scuri. “Pensavo di essere sempre stato l’unico, fin dall’inizio…”.
“Con me non attacca!”, lo informai mettendo i miei palmi sui suoi occhi però mi prese i polsi costringendomi a guardarlo, ma i suoi occhi da cerbiatto mi provocavano soltanto da ridere e non riuscivo a farne a meno. “Ti prego, così sveglieremo tutti… non respiro più!”, continuai a ridere.
“Allora…”, disse dopo un po’ quando fosse arrivato il momento giusto per lui di smettere con quella tortura. “Apriti con il «Dottore dell’Amore Jack Bassam Barakat»!”, mi propose incrociando le gambe sul divanetto e poggiandoci sopra le mani. Imitai la sua postura mettendomi comoda davanti a lui.
“Ok, prima di tutto non mi abituerò mai al tuo secondo nome e come seconda cosa… da quando hai un dottorato?”
“Da quando sono il migliore amante che si possa avere”, rispose molto fiero di se. “Nessuno sa amare come lo faccio io!”
“Il tuo passato ti tradisce…”
“Sono solo piccoli e inutili scheletri nell’armadio”.
“Va bene «Dottore dell’Amore»…”, lo assecondai. “Non so come comportarmi… con Alex… lui ha dett…”.
“Lui ti ha detto «ti amo» e tu non sai come rispondere, tantomeno sai se lui si aspetta immediatamente una risposta e poi c’è anche un altro problema, vero?”, chiese. “Però non riesco a decifrarlo…”
“Mi fai rabbrividire!”, lo informai sconcertata e sorpresa da quello che aveva appena detto. “Per caso sei scivolato e caduto nella vasca da bagno colma d'acqua assieme all'asciugacapelli e per qualche ragione ti sei svegliato e hai iniziato a leggere i pensieri delle donne?”
“Sarebbe fantastico avere il potere di Mel Gibson ma no, non mi è ancora capitato”, disse ridendo. “Solo che ho imparato a capirti… non sei un libro totalmente difficile da leggere, bisogna soltanto decifrare alcune parti che all’apparenza sembrano difficili”, aggiunse sorridendo e ricambiai il sorriso.
“Sono indecisa se richiedere agli alieni il vecchio Jacky o tenermi stretto quello intelligente”.
“Io chiederei più birra… perché finisce sempre?”
“Non c’è bisogno che risponda…”, dissi scuotendo la testa. “Beh… a quanto pare sai già tutto, cosa mi consigli di fare?”
“Niente”, rispose semplicemente stringendosi nelle spalle.
“Come sarebbe «niente»?”
“Non devi fare niente!”, disse di nuovo. “Alex sa che gli vuoi bene e che ci tieni a lui, sa anche che sei innamorata di lui, tutti l’hanno capito, e non ti metterà fretta nel fartelo dire, quando sarai pronta lo renderai felicissimo, ma ora gli basta che tu resti al suo fianco e che lo sostieni… in fondo lui ti ama!”, aggiunse ridendo con l’ultima frase.
“E questo è un altro dei problemi…”
“Il fatto che ti ama?”
“Lo stare al suo fianco…”, sospirai. “Non fraintendermi, adoro stare qui e seguirlo in giro per il Mondo però tu non hai assistito a tutta la discussione… ho detto cose che mi hanno fatto riflette, cose in cui inizio a credere…”, feci una breve pausa lasciando la frase sospesa. “Sto considerando l’idea di tornare a Baltimora”.
“E lui lo sa?”
“Per ora è solo un’idea che si è formata nella mia mente, non so ancora se sia la cosa giusta da fare…
“Se è quello che vuoi dovresti farlo, ma…”, si fermò come se stesse cercando le parole giuste da dire. “Alex è un ragazzo delicato, anche se non lo da vedere… era veramente triste all’inizio del tour e quando lo hai raggiunto lo hai reso il ragazzo più felice sulla faccia della Terra, sembrava essersi ripreso immediatamente da un profondo coma”, spiegò. “So che gli ha fatto piacere averti qui con noi… ma so anche che potresti spezzargli il cuore”.
“Non ho intenzione di lasciarlo… vorrei solo tornare a casa mia…”, gli dissi. “Non so cosa fare, non voglio farlo soffrire, ma non posso stare qui, non è il mio posto… non è giusto”.
“Cerca solo di ferirlo il meno possibile, so che le tue intenzioni non sono cattive, ma lui è pur sempre il mio migliore amico, sarò io quello che dovrà consolarlo quando tu non ci sarai e tutto l’alcol del Mondo non basterà, quindi… cerca di ridurre il colpo!”, disse sorridendo. Non mi spiegavo come quel ragazzo riuscisse a passare dall’essere serio a essere scemo così velocemente, ma qualunque cosa fosse, facesse o utilizzasse per farlo ne ero grata. Riusciva sempre a risollevare la situazione.
“Ally, sono le tre e mezzo, vieni a letto!”, disse una terza voce mentre si strofinava l’occhio destro con la mano. Non mi ero accorta che Alex si era alzato e che mi fosse venuto a cercare. Ero completamente assorta nei miei pensieri e nella conversazione con Jack da non rendermi conto di quello che accadeva intorno.
“Arrivo…”, mi limitai a dirgli sorridendogli. “Finisco di parlare con Jack…”
“Jack non va da nessuna parte, potrai continuare a parlaci domani e qualunque altro giorno che vorrai…”.
Mi morsi il labbro nell’udire quella frase. Bassam forse non se ne sarebbe andato da nessuna parte, ma io avrei potuta allontanarmi da lui e non avevo la minima idea di come glielo avrei detto. Jack era riuscito a farmi venire ulteriori dubbi con i suoi consigli nonostante abbia cercato di aiutarmi.
Ancora non sapevo cosa avrei deciso, ma su una cosa ero certa: non avrei fatto soffrire Alex!
“Torniamo a letto!”, gli dissi infine baciandolo dolcemente sulle labbra. “Buonanotte Jack!”, aggiunsi prendendo la mano del ragazzo e raggiungendo il suo bunk.
“Sai, mi sono svegliato e tu non c’eri… ho fatto un brutto sogno”.
“Ora sono qui…”, gli sussurrai sul suo petto mentre con le braccia mi stringeva stretta a lui.
 
“Alex…”, lo chiamai costringendolo ad aprire gli occhi. Erano stranamente lucidi e la pupilla dilatata. Non aveva fatto nient’altro che tremare e agitarsi durante la notte.
“Mhm…”, mugugnò mentre mi allontanavo un po’ da lui per valutare la situazione.
“Hai una brutta cera”, lo informai prendendo il suo viso tra le mani e osservandolo bene alla luce del piccolo bunk che avevo improvvisamente acceso.
“In che senso?”, chiese preoccupato. “Sto per morire?”
“Nulla di così melodrammatico…”, gli risposi posando una mano sulla sua fronte. “Probabilmente hai solo un po’ di febbre”
“Quindi mi farai da infermierina sexy?”, chiese maliziosamente stringendosi nella sua coperta.
“Non ne godresti dei vantaggi”
“Cosa stai insinuando?”
“Che sei piuttosto bollente e hai bisogno di riposarti…”.
Lo stress e la stanchezza del tour gli aveva fatto salire la febbre alta e la stessa sera avrebbe avuto uno spettacolo. Matthew si sarebbe più che altro arrabbiato che preoccupato per la salute del cantante. Guardai l’orologio. Segnava le quattro e mezzo. Giusto un’ora da quando era venuto a chiamarmi. Probabilmente se non avesse avuto un incubo non si sarebbe mai accorto della mia assenza.
“Dove stai andando?”, gli chiesi fuori dal letto. “Diamine Alex, ti stai sforzando e non va bene”, lo rimproverai facendolo stendere di nuovo a letto e coprendolo con le coperte.
“Sto bene… è solo un po’ di febbre”
“Non è vero…”, obiettai. “È meglio se ti lascio qui a riposare”, dissi sporgendomi verso di lui per spegnere la lucina. “Sarai più comodo così”
“Resta con me…”, disse afferrando il mio polso prima che riuscissi a spostarmi.
“Rischieresti di attaccarmi la febbre e poi voglio vedere chi si prenderà cura di te e di chi farà calmare Flyzik”.
“Ti prego…”, sospirai. Non riuscivo a cedere a quella voce e a quegli occhi dolci.
“A mio rischio e pericolo… torno subito”, dissi andando a prendere un panno bagnato da posargli sulla fronte.
Il resto della notte passò piuttosto tormentosa tra gli incubi del ragazzo e il mio continuo controllarlo. Stare vicino a lui era come stare di fianco a una caldaia. Più volte avevo provato a raffreddarlo con il panno bagnato e lasciarlo sulla sua fronte bollente, ma era servito poco, così mi trovai la mattina successiva con un cantante da curare e un manager da calmare.
“Matt, calmati un attimo!”, cercai di tranquillizzarlo. “È sollo un po’ di febbre da stanchezza, vedrai che per stasera si sentirà meglio”.
“Forse non hai in mente cosa significa avere Gaskarth ammalato…”, disse portandosi le mani alle tempie e massaggiandosele. “Nessuno si avvicina ad Alex quando è ammalata… è come entrare nel Triangolo delle Bermuda”.
“Solo con più germi!”, aggiunse Zack ridendo mentre sorseggiava un frullato proteico. Era l’unico della band sveglio alle 7.30 del mattino solo per fare i suoi allenamenti.
“Diventa insopportabile e continua a lamentarsi… ti viene voglia di soffocarlo con un cuscino o peggio…”.
“Conosco un metodo, ma ti devi fidare di me”, dissi guardando J. Matthew. “Lo metterà KO per tutta la giornata e nel tardo pomeriggio sarà pronto per fare le prove”, sospirai. “Te lo prometto!”
“Va bene… è tutto nelle tue mani”, disse. “Sempre se ne uscirai viva…”
“Ok… dimmi solo se hai dello sciroppo per la tosse”.
“Cosa ci dovresti fare?”, chiese dubbioso.
“Un aperitivo di gruppo!”, gli risposi sarcasticamente. “Di solito due dosi dovrebbero stenderlo a tappeto… la sua è solo stanchezza, lo sciroppo servirà solo per farlo dormire”, gli spiegai. “Con mio fratello funzionava.
“Se funziona ti giuro che ti sposo!”, dichiarò Flyzik. “Ti giuro che non ti permetterò di andare da nessuna parte… farai tutti i tour con noi come mia assistente… non m’interessa se hai altro fare!”, iniziò a farneticare esaltato da questa scoperta mentre versavo due cucchiai di liquido rosso e appiccicoso all’interno di una tazza di latte caldo.
“Alex…”, sussurrai avvicinandomi cautamente al suo letto per svegliarlo dolcemente. Mi sedetti vicino a lui e lo guardai aprire gli occhi lentamente. “Bevi questo…”
“Cos’è?”, chiese annusando il profumo dolciastro.
“Solo del latte caldo, ti farà bene”
“Potresti farmi un favore?”, mi chiese tra un sorso e l’altro del liquido bianco. “Potresti chiedere scusa a Flyz? So che sarà furioso con me e so anche di non essermi comportato per niente da professionista… sono fatto così…”, disse. “Devo sempre arrivare al limite… devo distruggermi e rendermi uno straccio finché le cose non iniziano ad andare storte, finché non ci sbatto la testa contro…”, farneticò. “Perché è quello che faccio, no? Rovino sempre le cose belle…”
“Alex, stai degenerando, devi riposare ancora un po’”.
“Ally, è la verità, cioè… guarda noi! Ho fatto un casino e ti stai allontanando da me”.
“Lascia stare…”, lo rassicurai scuotendo la testa. “Cos’altro posso fare per farti stare bene?”
“Resta qui con me!”, disse prima di risistemarsi sotto le coperte e richiudere gli occhi. Presi la tazza dalle mani prima che il contenuto si fosse rovesciato su tutte le lenzuola. Attesi cinque minuti prima di controllare se Alex fosse ancora sveglio e sicura che si fosse riaddormentato lo lasciai riposare in pace. Era buffo come da quando avevamo iniziato a conoscerci non avevo fatto che prendermi cura di lui ogni qual volta che stava male. 


 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > All Time Low / Vai alla pagina dell'autore: Molly182