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Autore: Ilarix96    02/09/2013    0 recensioni
Terza parte! Vista di nuovo dal punto di vista di Andry, appena risvegliato da un coma durato due mesi...La storia continua :)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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“Ho sentito delle voci che confabulavano qualcosa e una macchina vicino a me che non la finiva di fare dei rumori tipo ”Bip, bip”a breve distanza. Poi ho aperto gli occhi lentamente e mi sono messo a sedere. Vedevo un po’ di nebbia, ma dopo cinque minuti sono riuscito a mettere a fuoco tutto. Ero in una stanza veramente triste, con delle pareti bianche e scrostate. L’unica cosa allegra era una tendina blu   che si gonfiava con il vento che proveniva da una finestra aperta, da cui entrava una manciata di sabbia. -Ben ritornato tra noi, Mr Sullivan.- Mr Sullivan? Ma chi era? Io? Sono stato un po’ lì a fissare l’uomo -Ma dove sono?- mi sono girato e ho visto che di fianco a me c’era una ragazza vestita di bianco, stavo per chiedere qualche cosa ma il dottore è intervenuto per primo -Forse adesso sarebbe meglio se si riposasse, dopo le spiegheremo tutto- Infatti, nonostante mi fossi appena svegliato mi sentivo molto stanco…”
 
Questo è come mi sono svegliato dopo il coma, durato due mesi. Dopo il dottore mi ha spiegato che avevo avuto delle lesioni alla memoria. Mi ha fatto leggere il mio diario, incredibilmente sopravvissuto e ho subito ricordato tutto.
A qualcosa doveva pur essere utile, no? Così ho scoperto chi era la ragazza di fianco a me, Erika e dove  mi trovavo, cioè Kabul. Il dottore mi ha raccontato che i miei genitori non volevano neanche venire in Afghanistan, si sono mostrati solo dispiaciuti, quindi ha dovuto pregarli in ginocchio perché mi venissero a vedere. Alla  fine sono venuti controvoglia, sono rimasti tre giorni e poi sono tornati a casa perché “avevano delle importanti faccende da sbrigare”. Hai capito i miei! Non si preoccupano neanche del fatto che io sia vivo  o morto. Beh, è ovvio che tutto ciò non mi sorprenda: mi hanno mandato in Afghanistan perché venissi ucciso! No, non è una cosa che dico per ingrandire la cosa, è proprio così! Deve essere un grande disonore per loro che il loro unico figlio non sia passato neanche al liceo, figuriamoci a college, con tutte A!
Avevo finito le pagine del mio vecchio diario, così qualcuno, Erika come ho scoperto in seguito, me ne ha regalato uno nuovo.
I medici mi hanno detto che sto facendo dei passi avanti e  domani potrò tornare in servizio. Ho anche saputo che nel mio reparto erano tutti morti tranne me e Lane. Era nella stanza accanto alla mia, ancora in coma. Una infermiera mi ha portato una sedia a rotelle perché mi ci sedessi ma le ho detto, non esattamente gentilmente, che ce la facevo da solo. Mi sono alzato in piedi e ho sentito come se fosse la prima volta che camminavo in tutta la mia vita. Le mie gambe tremavano e avevo l’impressione di cadere da un momento all’altro. Mi sono affacciato alla camera di fianco, una donna stava piangendo, e, a giudicare dal numero di fazzoletti, anche da molto tempo -Mio figlio!- non faceva che ripetere. Era ovvio che fosse la madre di Lane, era nera, bassa e grassottella con i capelli neri come la pece e numerose trecce. Quando si è girata verso di me e mi ha visto, i suoi occhi sono diventati due spilli - Tu…tu sei vivo! Perchè mio figlio no, allora?- -Senta, signora…- in pochi secondi la situazione è diventata ancora più insopportabile -Tu non dovresti essere vivo se mio figlio non lo è! No! No!- a tutti questi urli un gruppo di medici è arrivato e l’ha presa per le braccia, che stava allungando verso di me -Signora, si calmi!- ma lei non la finiva di urlare. Alla fine l’hanno portata via a forza. Cazzo! Mi sono appena svegliato da un coma  e una stronza arriva dicendo che dovevo morire! Ma chi è lei? Per sfogarmi ho dato parecchi calci a una cassetta dove c’erano dei rifiuti e, quando questi non bastavano più, ho dato anche dei pugni. Poi sono uscito in strada, ma, svoltato l’angolo, sono stato assalito da una folla di giornalisti americani e arabi, che mi hanno riempito di domande -Come si sente  a essere l’unico sopravvissuto alla strage?- -Cosa prova adesso?- -É molto diverso da quello che vi ricordavate?- -Che cosa avete sentito al risveglio?- -Quale dottore vi ha curato miracolosamente?- -Risponda!- io cercavo di andare avanti sulla mi strada, ma non mi lasciavano tregua. Ho risposto ad alcune domande distrattamente, poi è arrivato il mio salvatore -Il ragazzo sta avendo una giornata difficile, lasciatelo stare- ho alzato gli occhi. Era un uomo con i capelli bruni e alcune rughe, aveva la pelle scura, ma più chiara di quella dei suoi  simili. Aveva gli occhi marroni. L’ho riconosciuto, era Karmas. Mi ha sorriso e, una volta che i rompiballe se ne furono andati, mi ha portato a casa sua. -Mi hanno detto del terribile incidente, per giorni sul giornale no c’era che la tua foto- -La mia…perché?- -Beh e te lo chiedi anche? Tu e l’altro ragazzo grassottello, Lane, siete gli unici sopravvissuti, solo che Lane è ancora in coma e tu no- -Ma io non voglio diventare un fenoeno….oggi sua madre ha cercato di uccidermi- -Beh, è chiaro che fosse a pezzi poverina- -Ma non mi sembra molto giusto, i miei manco mi sono venuti a trovare!- -Lo sappiamo, lo sappiamo…entra, ti preparo qualcosa- La casa era come me la ricordavo, con qualche crepa in più. Karmas ha sospirato -Eh…questa casa sta cadendo a pezzi…e non abbiamo soldi per comprarcene un’altra….- a questo punto una voce femminile ha urlato dal piano di sopra delle parole in arabo. C’è stato lo strillo di un bambino piccolo. Altri bue bambini sono corsi giù per le scale, a salutare il padre. Karmas ha sorriso e li ha abbracciati entrambi. Si sono parlati un po’ e poi si sono accorti di me. Mi si sono avvicinati incuriositi e poi si sono messi a saltellare e a urlare. Sembrava che giocassero agli indiani. La donna incuriosita da tutto quel fracasso è arrivata giù con un bambino piccolissimo in braccio. Mi ha guardato in un modo molto strano e ha chiamato i bambini. Non l’avevo mai notato, ma era bianca. Karmas ha interrotto quell’attimo di silenzio. -Beh, penso che il ragazzo abbia una fame da lupi…che ne dici di preparargli uno dei tuoi manicaretti?- è filata in cucina senza dire una parola, Karmas continuava  a parlare -Se vuoi dopo ti accompagno al campo, tutto quello che avevi è stato spedito in una tenda.- ho annuito. In effetti, non mi ricordavo la strada e lui mi sarebbe stato d’aiuto. Dopo aver mangiato un dolce al miele che aveva preparato la signora, Karmas si è alzato -Beh, che ne dici, andiamo?- -Certo- Abbiamo percorso una strada che mi era molto familiare e, davanti all’ospedale di prima c’era Erika, che quando mi ha visto per poco non mi faceva cadere per terra -Sei vivo!- -Si, sono vivo e vegeto…ancora per poco, però- mi sono messo  a tossire. -Beh, adesso devo tornare al campo…- l’ho baciata e me ne sono andato. -Ah, quella ragazza…- ha sospirato Karmas -non l’avevo mai vista così…romantica- -Neanche io…- -Beh…siamo arrivati- -Ciao Karmas- sono entrato nel campo. C’erano molte meno tende rispetto a come me lo ricordavo e soprattutto non c’erano  miei compagni. Erano tutti degli sconosciuti, più vecchi di me o più piccoli. Quando sono arrivato hanno sgranato gli occhi e uno ha detto -Ma è lui! L’unico che è vivo!- per terra c’erano parecchi fogli di giornale e un generale stava leggendo le ultime notizie, assorto e con un fiammifero all’angolo della bocca. A sentire tutta quella confusione ha alzato gli occhi e mi ha guardato con uno sguardo arrabbiato che mi ha fatto drizzare tutti i peli che avevo in corpo. -Ah…bene….l’unico sopravvissuto…vai nella tua tenda subito e dopo vieni a mangiare- sono stato lì a fissarlo -Cosa c’è? La tua tenda è quella là- ero in un angolino del campo, in ombra. C’era solo la mia roba dentro, ero da solo! Sono andato a mangiare della zuppa a dir poco rivoltante, segno che il caro vecchio cuoco c’era ancora. Ho cercato di non sputare niente e di non fare delle facce disgustate,ma era un’impresa. Tutti mi tenevano gli occhi puntati addosso e c’era un silenzio di tomba. Il generale continuava a guardare il suo giornale. C’era un silenzio di tomba, tutti guardavano me, come se dovessi fare un miracolo da un momenti all’altro o urlare solo -Pesce d’aprile! Non sono io!- ho mangiato quell’orrore e poi silenziosamente sono andato in tenda. Mentre mi avviavo ho sentito che il brusio aumentava gradualmente. Mi stavo per addormentare quando una voce  mi ha svegliato -Hey, tu! Finocchio, io devo dormire con te…- era il generale. -A cosa dovrei questo onore?- -Siamo a corto di tende e poi sei l’unico sopravvissuto, qualcuno ti doveva concedere una certa grazia, no?- non capivo una parola di quello che stava dicendo. Mi sembrava un gay coi fiocchi quel generale –Di’, un po’, ce l’hai la donna?- -La che?- ero mezzo rimbambito e l’unica cosa che avrei voluto era dormire -La donna- -Sì, ce l’ho- -Non pensi che ci sia stata fottutamente male quando ti hanno dato per  morto?- -Beh, io penso di sì- era strano discutere di Erika con il generale. Poi avere il generale come compagno di tenda era una cosa già strana da sé. Finalmente dopo ha chiuso il becco, forse ha capito che volevo dormire e si è messo a russare come un treno.
 
 
  
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