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Autore: SunliteGirl    02/09/2013    3 recensioni
Tutto inizia con un treno, e con una fuga.
Hinata è in partenza per Tokyo, decisa a realizzare il suo sogno più grande, anche a costo di scontrarsi con il volere del padre: suonare il basso nella band che tanto ama. Pur di raggiungere il suo obbiettivo, è pronta anche a fingersi un ragazzo per tutto il tempo che sarà necessario. Eppure, quando un ragazzo solare e che condivide il suo stesso sogno entrerà nella sua vita, Hinata si ritroverà a riconsiderare ogni cosa.
A volte basta una sola persona, un unico sorriso, per essere liberi.
Ma il Destino è imprevedibile, come imprevedibile è il modo in cui, all'improvviso, cambia le sue carte.
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Buonsalve (?) :D Eccomi con la mia nuova storia NaruHina, fresca-fresca dopo i risultati del "NaruHina contest V edizione: La nostra Leggenda", indetto da Mokochan, Yume-no-Namida e ValeHina sul forum di Efp! Sarà di soli quattro capitoli, perciò non spaventatevi (?). Spero la leggerete in molti ^^ (e che non fuggirete a gambe levate di fronte alla mia schif-... introduzione ;_;)
(completa ♥)
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hinata Hyuuga, Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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twist of fate

Twist of Fate

Capitolo terzo

 

 

 

Hinata è seduta sul suo letto, la schiena appoggiata alla parete bianca della stanza e un romanzo aperto sulle sue gambe. Cerca di leggere da alcuni minuti, sforzandosi di far scorrere gli occhi su quelle parole stampate, invece che sui ricordi del breve respiro di libertà sentito mentre viveva a Tokyo, con la sua band. In realtà sta morendo dalla noia, segregata in quella stanza, e darebbe qualsiasi cosa per uscire di casa anche per un solo minuto, il tempo necessario per sentire un po’ d’aria sulla pelle.
Da quando è tornata, un giovedì mattina, suo padre le ha rivolto a stento la parola, se non per annunciarle chiaro e tondo che, finché lo riterrà necessario, non potrà più uscire di casa. Così l’ha anche ritirata dalla scuola che frequentava, per assumere un istitutore privato che la segua ogni mattino nella loro villa, al sicuro. Non che le dispiaccia, almeno non ha dovuto affrontare Ino e il suo tradimento, o i suoi compagni di scuola, che sicuramente l’avrebbero giudicata per ciò che ha fatto.
Da quando è tornata sono trascorsi solo pochi, infernali, giorni, eppure le sembra sia passata un’eternità. Se avesse ancora il suo basso non sarebbe così terribile, ma suo padre è stato irremovibile: non potrà mai più toccare quello strumento finché avrà vita. «Non mi sarei mai aspettato una cosa del genere da te, Hinata. Sei esattamente come tua madre, una sciocca idealista» ha detto, mentre le strappava il basso elettrico dalle mani e lo gettava lontano, rompendolo con un tonfo sordo. Non sa ancora se quello che le aveva fatto più male era stato il tono ferito con cui aveva pronunciato quelle parole, o il fatto di essere stata paragonata a sua madre. Ricorda solo di essere rimasta immobile a fissare lo strumento rovinato, spezzato come i suoi sogni di libertà.
Ogni giorno è più monotono dell’altro e a volte sente davvero la mancanza della silenziosa presenza di Sasuke, di quella divertente di Suigetsu e di quella più seria e matura di Shikamaru. Ma la cosa che più le manca, quella che spesso la fa rimanere sveglia la notte, alla ricerca di calore, è il sorriso di Naruto. Anzi, la sua nostalgia non si può limitare ad un singolo fattore, ma all’insieme. Le manca Naruto. Il suono della sua voce, il calore del corpo di lui accanto al suo, i suoi occhi vivaci e perfino la sua parlantina. Naruto le manca come le manca la sua libertà. Se lui fosse qui, ora, sì che saprebbe cosa fare per scappare lontano da questa prigione, senza esitazioni o rimorsi. Se lui fosse qui, ora, probabilmente non starebbero nemmeno sgorgando delle lacrime dai suoi occhi, per poi ricadere pesanti sulle pagine aperte, lasciando tanti punti umidi su di esse.
All’improvviso sente un rumore di passi fuori dalla porta e con forza si strofina gli occhi, cercando di eliminare il prima possibile le tracce del suo pianto. Fa appena in tempo a chiudere il libro che suo padre appare sulla porta, che ha spalancato senza troppi complimenti. Per un attimo i due si guardano in silenzio, poi l’uomo sembra scorgere le tracce della tristezza sul volto della figlia, perché i suoi lineamenti severi si addolciscono leggermente. «Hinata, hai visite» annuncia, poi, con voce dura. La ragazza si rallegra visibilmente, pensando che Kiba abbia deciso di venirla a trovare di nuovo e che almeno lui riuscirà a risollevarle un po’ il morale, ma il sorriso appena accennato sparisce del tutto, non appena scorge la chioma bionda alle spalle del padre.
Ino entra titubante nella stanza, tenendo lo sguardo fisso sul pavimento, e subito l’atmosfera nella stanza si fa più pesante che mai. Hinata osserva la sua ex-migliore amica torcersi i lunghi capelli fra le mani, senza nemmeno il coraggio di salutare, e improvvisamente sente una grande rabbia crescere dentro di sé. È tutta colpa sua, se ora si trova in questa situazione.
Suo padre si schiarisce la voce, attirando di nuovo l’attenzione della figlia, prima di dire «Io vi lascio. Se avete bisogno di qualcosa sono giù in sala». Quando la porta sbatte dietro di lui, Ino emette un piccolo sussulto, che ad Hinata ricorda vagamente lo squittio di un topolino spaventato e in trappola. La ragazza dai corti capelli neri continua a rimanere in silenzio, dimenticandosi –o fingendo di dimenticarsi- di invitarla a sedersi sulla poltroncina che si trova proprio al suo fianco. In realtà non ha voglia di parlare con lei, né tantomeno di sentirla scusarsi e fornire le più disparate spiegazioni sulle motivazioni che l’hanno spinta a comportarsi in quel modo, perciò continua a rimanere in silenzio, con la speranza di vederla uscire in fretta. Invece Ino, dopo qualche attimo di esitazione, si siede proprio su quella poltroncina, accavallando le lunghe gambe per mettersi comoda; ancora non ha il coraggio di guardarla, però.
«Cosa ci fai qui, Ino?» chiede all’improvviso Hinata, stufa di questo silenzio, facendo sobbalzare l’altra ragazza che subito alza lo sguardo. Per un attimo quei grandi occhi celesti, così meravigliati e vivaci, le ricordano quelli di Naruto. Sente un groppo formarsi in gola, insieme all’improvviso senso di nausea.
«Sono venuta qui per chiederti scusa…». La voce di Ino, solitamente allegra ed esuberante, oggi le appare estremamente debole. «Non avrei dovuto dire a tuo padre dove ti trovavi, ma lui aveva chiamato la polizia, Hinata, e ti stavano cercando da giorni. Non facevano che farmi domande...» si interrompe, deglutendo rumorosamente, «Ho dovuto farlo, prima che finissimo nei guai. Poi tuo padre era così preoccupato e-».
«B-basta, Ino, ti prego» sussurra Hinata, la voce improvvisamente tremante, «Non voglio ascoltare una parola di più. I-io mi e-ero fidata di te e ora per colpa tua non ho più niente».
«Non dare la colpa a me, Hinata! Sai benissimo che tu sei la causa della tua situazione! Se non avessi deciso di scappare buttando tutto al vento, ora di certo non ti troveresti segregata in casa». La parziale verità, nelle parole di Ino, la travolgono. Sa che ha ragione e si odia per questo. La odia.
«Ino, vattene di casa mia, non mi va di vederti più» sussurra, ora estremamente fredda e calma, quasi quanto il mare prima di una tempesta. Anche il suo sguardo, sempre dolce e gentile, ora è diventato più cupo e duro, quasi come quello di suo padre. Ino spalanca gli occhi celesti, che solo ora si accorge essere pieni di lacrime, e la sente dire «Ti prego, scusa, Hinata, non intendevo dire quelle cose. Mi dispiace tanto per quello che ti ho fatto, non puoi nemmeno immaginare». Queste parole fanno innervosire ancora di più la ragazza, che cerca con tutte le sue forze di mantenere la calma. Sta per ripeterle di andarsene, quando la voce di Hanabi giunge dal corridoio, chiamandola. Hinata sospira soltanto, prima di alzarsi dal letto e raggiungere la porta, ben attenta a non sfiorare neanche per sbaglio Ino. «Scendo a sentire cosa vuole, poi ti accompagno all’uscita». Hinata se ne va sbattendosi la porta alle spalle e Ino si lascia sfuggire un singhiozzo, di fronte alla freddezza della sua amica. Sa di aver sbagliato e sa di non meritare il suo perdono, non per averla messa in quella situazione con suo padre, ma davvero non aveva altra scelta. Lo sguardo le cade sul cellullare di Hinata, appoggiato al comodino. Improvvisamente ha un’idea, tanto pazza quanto pericolosa, ma che si sente in dovere di mettere in pratica: forse, in questo modo, potrà ottenere il perdono di Hinata. Afferra il cellullare fra le mani, tendendo l’orecchio pronto a captare ogni singolo rumore, e comincia a sfogliare la rubrica telefonica, in cerca di un numero. Sorride, nel momento in cui quel nome compare sul display e con velocità copia le cifre nella sua rubrica, rimettendo poi il cellulare di Hinata al suo posto. La ragazza ricompare un secondo dopo e questa volta scorge una certa tristezza nel suo sguardo, nel momento in cui le fa cenno di seguirla. «V-vieni, ti accompagno» sussurra soltanto, senza mai guardarla negli occhi.
Ino la segue in silenzio fino alla porta di casa, il cellulare stretto in una mano e quell’idea in testa, che proprio non sembra voler andarsene.

 
Quella sera, a cena, per la prima volta dopo giorni Hinata non sente più quell’atmosfera di ostilità intorno a sé. Mangia in silenzio con la sua famiglia, il padre che come sempre si informa sulla vita scolastica e sportiva di Hanabi, che risponde con entusiasmo ad ogni singola domanda. Quello che più colpisce Hinata è, però, il tono tranquillo del padre, ma soprattutto il fatto che lui, finalmente, decida di parlarle. «Il tuo insegnante ha detto che stai facendo progressi e che svolgi i compiti assegnati con cura e precisione. Mi ha fatto piacere sentirgli dire ciò». Hinata lascia quasi cadere la forchetta sul piatto, per la sorpresa, ma all’ultimo riesce ad afferrarla più saldamente fra le mani. Annuisce semplicemente, guardandolo di rimando con gli occhi spalancati per la trepidazione. «Vorrei premiarti per il tuo impegno, per questo ho deciso di lasciarti uscire, domani pomeriggio» dice, pulendosi con il tovagliolo i lati della bocca. Poi la guarda, severo e autoritario, mentre aggiunge «Ma solo per due ore, e cerca di tornare in orario». Hinata, senza accorgersene, mostra un sorriso allegro e radioso, incapace di contenere tutta quest’emozione. Anche se per poche ore, finalmente sarà libera di uscire da queste mura, di respirare dell’aria fresca e godersi il tiepido sole invernale. Tutte queste emozioni, però, vengono stroncate all’istante dalle parole del padre. «Per sicurezza, Ino verrà con te. Mi sono già premurato di chiamarla per avvertirla dell’uscita… In realtà, è stata proprio lei a suggerirlo, questo pomeriggio». Hinata sente i muscoli irrigidirsi, mentre il sorriso sparisce dal suo viso. Non capisce cosa Ino abbia in mente, ma non si lascerà rovinare il pomeriggio da lei. Perciò annuisce, semplicemente, prima di dire «Grazie, papà». L’uomo annuisce, compiaciuto, prima di addentare un altro pezzo di bistecca.
Hinata, invece, allontana il piatto da sé. All’improvviso non ha più fame.

 
«Ciao, Hinata!». La ragazza dai capelli neri si avvicina lentamente ad Ino, che con una rinnovata allegria la saluta dal cancello di casa, sbracciandosi. In realtà non sembra nemmeno più la ragazza che, un giorno fa, si è presentata nella sua stanza per chiederle perdono. Hinata non sa se sentirsi sollevata o infuriata dal comportamento di Ino, che sembra atteggiarsi come se nulla di male fosse mai accaduto fra loro.
Una volta vicine, Ino le rivolge uno sgargiante sorriso e poi la prende a braccetto, aggrappandosi al suo costoso cappotto bianco. «Sei pronta?» chiede, fissandola con i suoi sgargianti occhi celesti. Hinata non risponde, ma l’altra non sembra farci molto caso, si gira soltanto verso il signor Hyuga che ancora sta sulla porta. «Stia tranquillo, gliela riporterò sana e salva!».
Hinata fa appena in tempo a registrare queste parole, gridate proprio vicino al suo orecchio, prima di essere trascinata via da una Ino eccitata ed esultante, che subito comincia a correre. Hinata sente il fiato mancarle e le guance colorarsi di un rosso intenso, mentre cerca di non inciampare e seguire il ritmo dell’altra. È sempre più confusa e non capisce che cosa stia succedendo, né per quale motivo Ino sembri avere tanta fretta, ma qualcosa nel suo sguardo non la convince. È l’espressione furba e divertita che sfodera ogni volta che nella sua mente ha formulato un piano, tanto complicato quanto immensamente stupido, e che per una ragione o l’altra non va mai a segno.
«Hina-chan, tranquilla» esclama Ino, improvvisamente, «Siamo quasi arrivate! Vedrai che sorpresa ho preparato per te». Queste parole confermano tutte le sue preoccupazioni, tanto che subito percepisce un brivido freddo percorrerle la schiena. Cerca di divincolarsi dalla sua stretta, ma Ino sembra non voler lasciare il suo braccio o rallentare la corsa. «Ino, c-che hai intenzione di fare?!» si ritrova a gridare, quasi, Hinata, ricevendo però solo un sorriso come risposta.
Come promesso, si fermano qualche minuto dopo proprio davanti al parco pubblico della loro cittadina. Hinata cerca di riprendere un respiro regolare, mentre guarda allibita Ino, che invece sembra più tranquilla e felice che mai. «Bene, siamo arrivate! Tu entra dentro, fa una passeggiatina, e ricordati che ci dobbiamo incontrare qui tra due ore… E non fare quella faccia, vedrai che mi perdonerai, poi» esclama Ino, prima di farle l’occhiolino. Hinata fa appena in tempo ad aprire la bocca per ribattere, che la ragazza le ha già dato le spalle e ha cominciato a correre via, canticchiando ad alta voce.
Hinata rimane immobile alcuni attimi, il tempo necessario per realizzare che è rimasta sola e che le è appena stato ordinato di entrare nel parco. Fissa dall’entrata il viale alberato e il prato ben curato e circondato da panchine, indecisa. Le è mancato terribilmente questo posto, che spesso è stato il rifugio in cui si ritirava per leggere, o semplicemente per ammirare la natura attorno a lei. Inspira l’aria fresca e l’odore forte del terriccio umido misto a una fragranza di pino, prima di decidersi a compiere i primi passi.
Si ritrova molto presto a camminare fra il viale principale, finalmente felice di sentire per la prima volta dopo giorni quella agognata sensazione di libertà e appagamento. Si gode il silenzio che la circonda, la tranquillità interrotta solo talvolta dal canto dei passeri e dal suono delle risate di alcuni bambini, che corrono nel piccolo parco giochi lì accanto. Ad un tratto, però, nota qualcosa di strano. Una piccola folla, per lo più di bambini, circonda una panchina poco più avanti. Hinata, curiosa, comincia ad avvicinarsi con una certa lentezza, sentendo una melodia crescere sempre più ad ogni passo. Una volta aver raggiunto la piccola folla, si alza leggermente in punta di piedi, gesto che basta a darle una completa visuale. Non l’avesse mai fatto.  
Un ragazzo biondo sta seduto sullo schienale della panchina, una chitarra acustica appoggiata sulle gambe; pizzica le corde con agilità e precisione, l’espressione completamente assorta. Hinata potrebbe vedere anche i suoi intensi occhi azzurri, se questi non fossero chiusi per la concentrazione. La ragazza sente un fremito nel suo corpo, non sa se di paura o di felicità, e rimane perfettamente immobile, quasi fosse stata pietrificata. Naruto apre gli occhi all’improvviso e alza lo sguardo nella sua direzione, quasi avesse percepito la sua presenza. Smette di suonare, spalancando le labbra in un sorriso dedicato a lei soltanto. Hinata si sente morire, in quell’istante; è come se il cuore avesse smesso di battere e sa che è impossibile, ma non può fare a meno di sentire quella fitta al petto. È una sensazione di nostalgia, felicità, tristezza, paura e senso di colpa, emozioni che si mischiano nel suo stomaco fino a salire ai suoi occhi, che si spalancano nel realizzare che davvero Naruto è lì davanti a lei, che non si tratta di una mera illusione. Il ragazzo distoglie lo sguardo da lei, per puntarlo sugli spettatori che gli stanno davanti.
«Bene, gente! Ora vorrei suonare una canzone un po’ diversa dal mio solito repertorio. È dedicata ad una ragazza» esclama gioioso, prima di tornare a concentrarsi su Hinata, «Mi ha completamente stregato, e voglio che lei lo sappia». Hinata si sente arrossire, mentre gli occhi si spalancano per la sorpresa e l’incredulità. Le mani di Naruto tornano a sistemarsi sulle corde, ma gli occhi celesti rimangono fissi in quelli grigi di Hinata, quasi volessero farle capire che quella musica e quelle parole sono solo per lei. La ragazza riconosce subito le note della canzone, nonostante il diverso arrangiamento, e non può trattenersi dal sorridere. Non riesce a credere che davvero lui si ricordi ancora.
Naruto comincia a cantare e Hinata si perde di fronte alla profondità di quella voce. Non lo aveva mai fatto prima d’ora, ma mai Hinata avrebbe immaginato potesse possedere una voce tale da farle battere il cuore a mille e toglierle il respiro. O forse è quel viso, talmente dolce e sincero mentre pronuncia quelle parole, a procurarle queste sensazioni?

«*Swinging in the backyard, pull up in my fast car, whistling your name.

Open up a beer and I say “get over here and play a video game” ».

La sua voce si fa più acuta ed alta, eppure più roca, mentre continua a cantare.

 «*You’re in my favorite sundress, watching you get undressed, take that body downtown. I say you’re the bestest, lean in for a big kiss, put your favorite perfume on.

Go play a video game».

Sorride e la sua espressione si fa ancora più intensa, tanto da far arrossire Hinata ancora di più. Eppure basta un attimo, per riempirle il cuore di felicità.

 «*It’s you, it’s you, it’s all for you, everything I do. I tell you all the time: Heaven is a place on Earth with you, tell me all the things you wanna do. They say that you like the bad guys, honey, is that true? It’s better than I ever even knew».

Naruto la guarda ancora una volta negli occhi, mentre pronuncia le ultime, intense, parole.

«*They say that the world was built for two, only worth living if somebody is loving you.

Hinata, now you do»

Le dita suonano le ultime note, prima di rimanere immobili. Scoppia un applauso fra la piccola folla, ma il ragazzo dai capelli biondi sembra avere occhi solo per la ragazza che, pietrificata, continua a ricambiare il suo sguardo. Rimangono fermi così, senza il coraggio di avvicinarsi e rompere quel momento, quasi avessero paura che tutto potrebbe cadere in frantumi se lo facessero. Hinata sente ancora il peso di quelle bugie mantenute per mesi, ma decide di non pensarci. Naruto è lì, di fronte a lei, e le ha appena cantato una dichiarazione d’amore. Sì, d’amore.
È proprio lui a rompere il momento, alzandosi dal suo posto e sistemandosi la chitarra sulla spalla, prima di avvicinarsi a lei con passi veloci. Hinata si prepara al chiarimento che sicuramente dovrà esserci, alle spiegazioni che dovrà dare ai suoi dubbi, ma Naruto la sorprende ancora una volta. La stringe fra le sue braccia, aggrappandosi a lei, e affonda il viso nell’incavo del suo collo, una mano fra i suoi capelli corti. Hinata rimane immobile e sorpresa per alcuni attimi, prima di rispondere a quell’abbraccio, gli occhi improvvisamente inumiditi dalle lacrime. «Mi sei mancata, Hinata» sussurra Naruto, sulla stoffa del suo cappotto. Hinata riesce solo ad annuire, prima di aggrapparsi alla sua felpa arancione e appoggiare una guancia ai suoi capelli biondi. Hanno ancora quell’odore di shampoo comune, tanto semplice e per questo terribilmente perfetto. Sì, le è mancato davvero.
E per la prima volta, dopo giorni, si sente finalmente libera.

 
«E così Sasuke mi ha raccontato tutta la faccenda. Avrei voluto contattarti e ritrovarti, in qualche modo, ma non sapevo come… Il fatto è che non ero convinto fosse una buona idea farmi sentire attraverso un telefono. Poi è arrivata quella chiamata della tua amica, sono salito sul primo treno e così eccomi qui».
Hinata si sente arrossire, mentre abbassa lo sguardo sul tè fumante appoggiato al tavolino, proprio davanti a lei. Si stupisce di quanto sia ancora difficile abituarsi a quel sorriso contagioso e a quegli occhi tanto vivaci, nonostante tutto il tempo passato insieme. Quando smetterà di farle quell’effetto? Solleva lo sguardo timidamente e si accorge che Naruto si sta concentrando sulla sua cioccolata con aria entusiasta; non può fare a meno di sorridere, di fronte a quella scena. Si guarda attorno, ringraziando che il locale sia poco affollato e permetta loro di mantenere un po’ di privacy e tranquillità. Prende un singolo sospiro, prima di abbassare di nuovo lo sguardo alla bevanda calda e rivolgersi a Naruto, con voce bassa. «P-pensavo ti saresti arrabbiato, n-nel momento in cui lo avresti scoperto».
«Infatti mi sono arrabbiato». Hinata chiude gli occhi, nel sentire quelle parole, e subito si sente una stupida per aver sperato, anche solo per un attimo, che tutto sarebbe tornato come prima. Ovviamente lui non l’ha perdonata.
«Ero arrabbiato. Ma ho pensato che, per realizzare il mio sogno, avrei fatto la stessa identica cosa». Hinata alza lo sguardo sorpresa e scorge il sorriso felice di Naruto, subito sostituito da un’espressione più seria, ma allo stesso tempo dolce. «Poi, ho realizzato anche che non volevo lasciarti andare e che conoscerti come semplice amica ha solamente fatto crescere i miei sentimenti nei tuoi confronti». Hinata sente il cuore perdere un battito, nel momento in cui assimila il vero significato di quelle parole. E la sente, la felicità.
«Naruto…» sussurra, incapace di abbassare di nuovo lo sguardo, e per una volta non le importa del rossore, della timidezza e della sua insicurezza. «S-sono felice di sentirtelo dire, i-io» comincia a dire, ma Naruto le impedisce di terminare quella frase, di dire quelle parole che tanto vorrebbe pronunciare. Si alza dal suo posto in fretta, guardando l’orologio appeso alla parete del locale. «Si è fatto tardi, dobbiamo tornare indietro». Hinata annuisce, prima di lasciarsi prendere per mano e trascinare fuori dal locale. Si sente sconfitta e triste, oltre che piena di un sentimento di disagio. È come se Naruto non avesse voluto sentirle pronunciare quelle parole, ad un tratto. Ma i suoi presentimenti vengono presto soffocati dal calore di quella mano attorno alla sua.

Io ti amo.

 
«Sono tornata!» esclama, non appena varca la soglia di casa e si chiude la porta alle spalle. Nel momento in cui non sente alcuna voce rispondere, estrae il cellulare dalla tasca dei jeans. Invia con un sorriso sulle labbra un sms di ringraziamento ad Ino, prima di vedere la schermata illuminarsi per l’arrivo di un nuovo messaggio.

Naruto Uzumaki
Oggetto: -
Che ne dici se domani andiamo al cinema? =)
Mi manchi già

Hinata sente le guance avvampare, prima di sfilarsi le scarpe e avvicinarsi con una certa velocità alla finestra del salotto. Si sistema in ginocchio sul divano, ancora avvolta dal cappotto e il cellulare in una mano, prima di scostare le tende con una certa emozione. Come sempre Naruto è ancora davanti al cancello, il cellulare in mano, e Hinata gli mostra un sorriso prima di rispondergli.

A: Naruto Uzumaki
Re:re
Certo. Anche tu

Si morde il labbro indecisa, poi aggiunge uno smile sorridente ed invia la mail. Torna a guardare Naruto alla finestra, sorridendo nel momento in cui lo vede leggere il messaggio e rivolgerle un sorriso entusiasta. Le manda un bacio con una mano e Hinata ride, mentre anche lui fa lo stesso. Vorrebbe tanto gridargli di rimanere con lei, che non è necessario si separino anche questa sera, ma poi non riesce a trovarne il coraggio. Quel paio di occhi azzurri, terribilmente profondi, continuano a tenerla legata a loro e Hinata non riesce, e non vuole, spostarsi da quella finestra. Appoggia una mano al vetro, quasi potesse attraversarlo e raggiungere invece il viso di Naruto. Il suo Naruto. Rimangono immobili a guardarsi attraverso il vetro che li separa, fin quando una voce alle sue spalle non fa sobbalzare la ragazza. «Che stai facendo?».
Hinata chiude in fretta la tenda, prima di voltarsi spaventata verso il padre, che dalla porta la osserva con sguardo sospetto. «N-niente» esclama, prima di alzarsi dal divano e dirigersi verso la sala d’ingresso, decisa ad evitare il padre e i suoi interrogatori.
«Ultimamente ti stai comportando in modo strano. Dove andate tu ed Ino ogni pomeriggio? Sempre che sia lei, poi, la persona con cui esci». Questa accusa velata del padre la immobilizza sulla porta, facendole sentire per la prima volta la paura di essere scoperta. E se suo padre sospettasse qualcosa? Se scoprisse la verità non la lascerebbe più uscire e questo vorrebbe dire non rivedere più Naruto. Non sa per quanto tempo il ragazzo rimarrà ancora con lei, prima di tornare a Tokyo per il concerto, e non vuole rovinare queste poche occasioni che le rimangono a causa di suo padre. «Io e Ino facciamo spesso delle passeggiate e, sì, e-esco solo con lei… e con Kiba, a-a volte». Dette queste parole, prosegue il suo tragitto verso la sala d’ingresso, si toglie il cappotto bianco e subito sale le scale, correndo fino a camera sua. Quando finalmente è di nuovo sola, e al sicuro, si distende sul letto e con un sorriso ripensa all’ennesimo pomeriggio trascorso con Naruto. È da quasi una settimana, ormai, che i due si incontrano, per una passeggiata al parco o un giro in centro. Hinata cerca di vivere quei momenti senza pensare al fatto che presto dovrà vederlo allontanarsi di nuovo da lei e, stranamente, questa tecnica sembra funzionare. Non c’è più traccia dell’imbarazzo iniziale e della paura di non essere abbastanza per lui, o di essere odiata per la sue bugie. In realtà, questo pomeriggio, Hinata ha avuto la prova che davvero il ragazzo ricambia i suoi sentimenti e ciò l’ha riempita di una tale felicità da farla stare distesa sul materasso con un enorme sorriso sul viso per lunghi minuti, il cellulare stretto al petto. Chiude gli occhi, cercando di visualizzare di nuovo il volto di Naruto quando le ha detto quel «Sai, credo proprio di amarti». Hinata lo sapeva già, lui glielo aveva già fatto capire con quella canzone cantata sulla panchina del parco, ma sentirglielo dire direttamente, con quelle poche semplici parole, è stato diverso. Sospira felice, prima di aprire di nuovo gli occhi e controllare se ci sono nuovi messaggi. Reprime un pizzico di delusione, nel momento in cui scorge il nome di Ino, invece di quello di Naruto, ma poi si lascia sfuggire un sorriso.

Ino
Re:re
De nada, mi amòr!
Ma adesso raccontami tutto,
esigo una narrazione dettagliata degli eventi*^*

Ino… sempre la solita.

 

 
Hinata rimane seduta in silenzio, guardando il ragazzo al suo fianco di sottecchi. Naruto si è comportato in modo strano per tutta la durata dell’appuntamento e Hinata davvero non riesce a capire cosa possa essere accaduto. In realtà, teme di aver fatto o detto qualcosa che l’ha innervosito, senza volere. Si lascia sfuggire un sospiro, nel momento in cui si accorge della mascella contratta del ragazzo; non ha ancora visto il suo solito sorriso e ha notato che il ragazzo cerca di evitare di incrociare il suo sguardo in ogni modo possibile. Hinata cerca di concentrarsi sulla fine del film, per poi cedere un attimo dopo. La sua mano cerca quella di Naruto, fino a trovarla e stringerla delicatamente. Nel momento in cui lui la stringe di rimando, facendo in modo che le loro dita si intreccino, Hinata si sente arrossire, ma allo stesso tempo è sollevata da questo gesto. Si volta verso di lui, aspettandosi di vedere il suo sorriso, ma si sente come pietrificata nello scorgere la sua espressione ancora più rigida e dura di prima. Il film finisce, accompagnato dai titoli di coda e dalle luci che, improvvisamente, illuminano la sala. Hinata e Naruto rimangono seduti, nonostante tutte le persone attorno a loro si affrettino verso l’uscita, incapaci di guardarsi o parlarsi. Alla fine, Naruto decide di alzarsi e in silenzio, senza mai lasciare la sua mano, incita Hinata a seguirlo.
Si trovano fuori, all’uscita del cinema, quando finalmente il ragazzo decide di parlare, facendo sussultare Hinata. «Andiamo a fare una passeggiata, ti va?» chiede lui incerto, ancora senza guardarla negli occhi. Hinata annuisce, prima di affiancarlo e cominciare a camminare, senza sapere dove. Si sente insicura e spaventata dal comportamento innaturale di Naruto, tanto che ora sente le lacrime creare un velo nei suoi occhi, facendoli pizzicare. Si trattiene dallo sfregare gli occhi, con la paura di farle sgorgare sulle sue guance e che Naruto se ne accorga.
«Hinata… Ti devo parlare, è una cosa importante» sussurra ad un tratto Naruto e la ragazza stringe più forte la sua mano, come cenno d’assenso. Ha paura che la sua voce tremerebbe, se gli rispondesse.
«Forse è stato uno sbaglio, tutto questo. Non sarei mai dovuto venire qui e obbligarti ad uscire con me, anche se per qualche giorno».
Hinata spalanca gli occhi, prima di fermarsi e obbligarlo a fare lo stesso. Non le importa più che lui si accorga delle sue lacrime, non ora.
«C-cosa stai dicendo?» chiede, spaventata dalla piega che la serata sta assumendo. Naruto spalanca gli occhi azzurri, forse accortosi delle sue lacrime, ma non dice nulla. Semplicemente abbassa lo sguardo, serrando le labbra.
«Sto dicendo che sarebbe meglio se finisse qui» sussurra, prima di passarsi una mano fra i capelli biondi. Le sue parole colpiscono Hinata come una stilettata al petto, moncandole il fiato. Le lacrime, finalmente, cominciano a scendere sulle guance e la ragazza può sentire indistintamente il suo labbro inferiore tremare, come il resto del suo corpo.
«N-non capisco…P-perché?» sussurra soltanto, cercando di controllare la sua voce.
«La verità è che non dovresti stare con uno come me… Potresti avere tutto nella vita, non te ne rendi conto? Hai una bella casa, una famiglia che ti vuole bene, mentre io non potrei mai darti nulla» esclama, improvvisamente nervoso e quasi arrabbiato, «Dovresti trovarti qualcuno del tuo stesso livello, non un chitarrista stupido e perdente come me».
Hinata lascia la mano di lui con uno strattone, incapace di sentire altro. La verità è che non crede a nessuna di queste parole, troppo stupide e infantili anche solo per essere concepite. Non può credere che Naruto la stia lasciando solo per dei motivi del genere.
«D-dimmi la verità, Naruto. Volevi prenderti g-gioco di me, per avere la tua piccola vendetta personale, non è vero?» esclama, ignorando di trovarsi su una strada pubblica, e probabilmente al centro dell’attenzione dei passanti. In questo momento esiste solo il volto di Naruto, contratto in una smorfia che mai aveva visto, prima d’ora. Si sente tradita, presa in giro e soprattutto stupida. Non avrebbe dovuto credergli, non avrebbe mai dovuto…
«N-non avrei mai dovuto innamorarmi di te» sussurra, prima di abbassare di nuovo lo sguardo. Naruto appoggia le mani sulle sue spalle, obbligandola a guardarlo. Si stupisce nel vedere quell’espressione triste, sul suo viso.
«Tu non capisci! Io lo sto facendo per te, non ti ho mai presa in giro!... Accidenti, io non ti merito, Hinata, e tuo padre non mi accetterà mai» esclama, improvvisamente vicino al suo viso, i grandi occhi celesti fissi nei suoi. Hinata comincia a tremare, ora consapevole della verità. Ecco come si spiega il comportamento di Naruto.
«Hai parlato con mio padre… Scommetto che è stato lui a metterti in testa queste sciocchezze!».
Naruto non risponde, ma invece abbassa subito lo sguardo. Hinata sussulta, realizzando che questo deve essere accaduto ieri pomeriggio, quando suo padre l’ha scoperta mentre osservava Naruto dalla finestra del salotto.
«Mi dispiace, Hinata» sussurra, appoggiando il viso sulla spalla di lei, «Io ti amo». La ragazza vorrebbe dirgli che non dovrebbe ascoltare le parole di suo padre e che, sì, anche lei lo ama. Lo ha sempre amato, sin dal primo momento in cui ha intravisto il suo solare sorriso su quel treno. Ma Naruto, ancora una volta, non le lascia il tempo di esprimere i suoi sentimenti. Le labbra di lui si appoggiano sulle sue, dolci e delicate, tanto da lasciarla immobile e terribilmente confusa. Fa in tempo a percepire le sue guance diventare ancora più rosse, prima che Naruto si stacchi velocemente da lei e le dia le spalle, per poi correre via. La ragazza rimane immobile, le lacrime che continuano a scorrere sulle sue guance, finché la figura del ragazzo non sparisce del tutto dalla sua vista. Le parole non dette rimangono, invece, nell’aria, pesando su di lei come un macigno. Non avrebbe mai pensato che sarebbe accaduta una cosa simile. Sembra quasi che il Destino, ancora una volta, abbia preso una svolta improvvisa e l’abbia privata di ciò che più ama. Come sua madre, anche Naruto se ne è andato via da lei. Io ti amo.
Chiude gli occhi, sperando di riaprirli e ritrovarsi distesa sul suo letto, invece che in piedi su quella strada, il tempo sufficiente per realizzare che si è trattato di un incubo. Ma quando li riapre c’è ancora la stessa sensazione di freddo e solitudine, ad avvolgerla. Mi dispiace, Hinata. Io ti amo.
Avrebbe dovuto saperlo fin da subito, che la sua felicità non sarebbe durata per sempre.

 
Hinata sta distesa sul suo letto, a pancia in giù, mentre percepisce la mano di Ino accarezzarle affettuosamente la schiena. Affonda il viso nel cuscino, forse in un vano tentativo di soffocare. Morire sarebbe un modo efficace di dimenticare tutto ciò che è successo ore fa, ma sa che alla fine non servirebbe a nulla. Si sente in colpa per aver chiamato Ino ed averla obbligata a venire a casa sua, in cerca di conforto. Il fatto è che non sa se, da sola, sarebbe riuscita a passare un pomeriggio tranquillo, senza lasciarsi andare ogni secondo a quella strana sensazione di abbandono e nostalgia. Non ha più pianto da quando, ieri sera, Naruto l’ha lasciata definitivamente. Si è limitata a fissare il muro con aria assente, fin quando Ino non si è precipitata nella sua stanza ed è scoppiata in lacrime, nel vedere la condizione in cui era ridotta. E così si è ritrovata a consolare, invece di essere consolata. Strano, il Destino.
«Grazie per essere venuta, Ino» sussurra, mostrandole un debole sorriso. Ino ne accenna uno di rimando, prima di sistemarsi meglio sul materasso. Rimangono in silenzio per qualche attimo, mentre ascoltano il temporale infuriare, al di là delle tapparelle chiuse. Perfino il tempo sembra rispecchiare l’umore di Hinata.
«Sai, penso di capire perché Naruto si è comportato in quel modo» esclama ad un tratto Ino, attirando l’attenzione dell’amica. «Certo, si è comportato da idiota, ma non pensi l’abbia fatto perché davvero ci tiene a te? Infondo non sai quello che tuo padre gli ha detto… Potrebbe averlo minacciato, oppur-».
«Ino, per favore… Non ce la faccio più. Sono stanca di chiedermi perché Naruto mi ha lasciata, o di cercare delle spiegazioni meno dolorose. Il fatto è che mi ha lasciata». Hinata appoggia una guancia sul cuscino, mentre sente gli occhi chiudersi per la stanchezza –o per impedire a nuove lacrime di uscire-. «N-non importa per quale motivo l’abbia fatto».
Sospira pesantemente, sentendo le forze abbandonarla definitivamente. La verità è che lei non è mai stata abbastanza per nessuna cosa. Non è stata abbastanza forte da impedire a sua madre di lasciarli, o da impedire a suo padre di distruggere il suo basso e il suo amore per Naruto. Non è stata abbastanza coraggiosa da inseguire Naruto e dirgli che lo ama. È solo colpa sua, se tutti i suoi sogni finiscono per infrangersi.
Ad un tratto, però, viene scossa da Ino. La sua migliore amica l’afferra per le spalle, girandola in modo da poterla guardare negli occhi. «Smettila di essere insicura! Devi darti una mossa, Hinata, se vuoi vivere la tua vita come desideri, e non come tuo padre ha deciso per te. Non voglio credere che lascerai che ti porti via anche Naruto!».
«Non è stato mio padre a portarmi via Naruto, ma lui stesso a deciderlo!».
Le due amiche si guardano in silenzio per alcuni secondi, prima che Ino lasci la presa su Hinata, che però rimane ferma immobile. Sta ripensando alle parole della sua amica, lasciando che lentamente la sua mente assimili la verità contenuta in esse. Davvero si lascerà scivolare via anche l’ultimo sogno?
Ino sembra scorgere questo pensiero sul suo volto, perché le sorride entusiasta. Ed eccola, di nuovo, l’espressione furba e calcolatrice che assume quando sta elaborando uno dei suoi assurdi piani. Finiscono sempre male, ma a nessuna delle due importa in questo momento.
«Sai che farei, al tuo posto? Mi informerei sugli orari del primo treno per Tokyo, preparerei una valigia e me ne andrei direttamente da Naruto, per convincerlo a stare con me, con le buone o con le cattive».
Hinata sorride, prima di annuire. «Proverò con le buone, prima».
Ino comincia a ridere e subito balza giù dal letto, aiutando Hinata a fare lo stesso. Appoggiate le mani ai fianchi, esclama «Bene, io accendo il computer, tu occupati della valigia!».
Hinata si sente improvvisamente, e stranamente, felice, mentre tira fuori la valigia dall’armadio e comincia a riempirlo di vestiti raccattati a caso. È come se sentisse di nuovo quella sensazione di libertà che aveva provato solo accanto a Naruto, e al suo basso, e forse sta facendo una pazzia, ma allo stesso tempo si rende conto che deve farlo. È come se stesse per attraversare una linea invisibile che delimita la sua intera esistenza; solo superata questa, potrà dirsi di aver veramente compiuto un passo avanti e di essersi lasciata alle spalle tutta la sua insicurezza. Le ultime parole sussurrate da Naruto continuano a susseguirsi nella sua mente, quasi a ricordarle che il ragazzo prova dei sentimenti per lei. Altrimenti non le avrebbe sussurrato quel ti amo, né tantomeno le avrebbe dato quel bacio, no? Si sente arrossire di nuovo, a questo pensiero.
«Hina-chan, brutte notizie, anzi, pessime. Il primo treno disponibile è alle tre di notte, sai che significa?» esclama Ino, seduta alla scrivania di fronte al pc di Hinata. La ragazza scuote la testa, cercando di capire dove stia il problema. Se non prenderà quello, partirà con quello successivo, no? «Significa che sarò costretta ad accompagnarti!».
Hinata rimane immobile alcuni secondi, prima di ricambiare il sorriso di Ino. Si sente ancora più sicura, ora, nel sapere che non sarà da sola. «Finisci di preparare quella valigia, poi verrai a casa mia. Chiederò a Kiba di darci un passaggio fino in stazione, che ne dici?» suggerisce Ino, ricevendo in risposta un “sì” entusiasta di Hinata.
Tutto sembra andare per il meglio, finché non arriva il momento di affrontare il padre.
Ino la tiene per mano e le rimane accanto, mentre il signor Hyuga le osserva in silenzio dalla sala da pranzo. Hinata scorge l’espressione allarmata di Hanabi, seduta alle spalle dell’uomo. «Dove pensi di andare, con quelle valigie?» esclama suo padre, spostando lo sguardo da Hinata alla valigia che stringe in una mano. Hinata inghiotte la saliva che sembra essersi bloccata in gola, prima di rispondere. «Io e Ino andiamo a Tokyo per qualche giorno. Vado a trovare Naruto» dice, osservando l’espressione del padre diventare ancora più furente, nel sentire nominare il nome del ragazzo.
«Pensavo vi foste lasciati» esclama, senza cercare di nascondere il suo disappunto. Hinata sente una fitta allo stomaco, nel vedere confermarsi i suoi sospetti. «Allora sei stato davvero tu…» sussurra, cercando di mantenere la sua voce ferma. Suo padre annuisce, prima di abbassare lo sguardo. «È giusto così, Hinata. Lui non fa per te».
La ragazza si sente riempire di rabbia, nell’udire queste parole uscire dalla bocca del padre. Non può credere che proprio lui abbia potuto farle una cosa simile; fino a che punto potrebbe spingersi, pur di obbligarla a fare ciò che lui desidera per lei? All’improvviso è stanca, terribilmente stanca, e non le importa più di nulla. Osserva le mura di quella casa, che ora le appaiono davvero come una gabbia in cui è stata chiusa e intrappolata.
«S-sono stanca di sentirti dire cosa sia giusto o sbagliato per me. Papà, sono io a dover decidere della mia vita!» esclama, con una forza e determinazione che mai avrebbe sperato di avere. Ino si volta leggermente a guardarla, gli occhi spalancati quanto quelli del padre e di Hanabi. Però, subito dopo, le sue labbra si curvano in un sorriso d’orgoglio.
«Hinata ha ragione, signor Hyuga!» esclama, agitando un braccio in aria, «Ormai è in grado di decidere per sé e per la sua vita, che lei voglia stare con Naruto in una band, o con un miliardario in una villa. E se la prima risulta essere la sua scelta, lei deve semplicemente accettarla!». Hiashi Hyuga rimane pietrificato e in silenzio, incapace di ribattere. Semplicemente i suoi occhi grigi rimangono fissi in quelli di Hinata, sbarrati. «Hinata, vieni… Arrivederci signore» esclama Ino, trascinando l’amica verso la porta.
«Se davvero hai intenzione di andartene, non osare tornare più in casa mia, hai capito?!» grida suo padre, mentre la porta sbatte dietro di loro con un tonfo sordo.
Hinata tira un sospiro di sollievo nel momento in cui sente l’aria fredda accarezzare il suo viso. Kiba le aspetta in macchina, appena fuori dal cancello, e le due ragazze salgono velocemente, sperando di non essere fermate dal padre di Hinata.  
La ragazza appoggia la fronte al finestrino dell’auto, mentre alcune lacrime cominciano a sgorgare dai suoi occhi. È sicura di aver visto gli occhi grigi di suo padre fare lo stesso, prima che Ino la trascinasse via.

 
Alle tre di notte, valigie alla mano, Ino e Hinata partono insieme al treno diretto alla stazione di Tokyo. Convincere i genitori di Ino a lasciarla stare fuori di casa per alcuni giorni non è stato affatto complicato, anche se suo padre non si è dimostrato particolarmente entusiasta.
La ragazza dai corti capelli neri osserva il cielo scuro fuori dal finestrino, mentre l’amica continua a parlare e a parlare, incapace di contenere la sua emozione. In realtà, Hinata si sente estremamente felice al pensiero che fra poche ore potrà rivedere Naruto. Qualcosa dentro di lei le dice che tutto, questa volta, finirà per il meglio e che non saranno più costretti a dirsi addio.
Sorride al suo riflesso sul vetro, ignorando le occhiaie e gli occhi leggermente gonfi a causa del pianto; si sistema la frangetta e i capelli, sentendosi subito tanto eccitata che le guance le si colorano di rosso. Pensa ancora una volta al viso sorridente di Naruto, così diverso da quello che ha visto al loro ultimo incontro, e chiude gli occhi, mentre appoggia una mano all’altezza del cuore. Lo ama. Lo ama davvero.
Eppure rimane un pizzico di dubbio dentro di lei, come se tutto fosse solo pronto ad esplodere. Le infonde un senso di angoscia improvviso, che si mischia con il sentimento di felicità e amore che ha provato fino a qualche momento fa. Osserva l’amica di fronte a lei, che ora ha preso a giocherellare con il suo cellulare.
«Ino, credi davvero che tutto finirà bene? E se lui davvero non mi volesse più, non per quello che mio padre gli ha detto, ma perché non mi ama?» sussurra, attirando su di sé quel paio di occhi celesti. L’amica la fissa incredula per qualche attimo, poi spalanca gli occhi e con un sorriso sicuro esclama «Ma certo! Vedrai, da domani sarai la ragazza più felice sulla faccia della Terra».
Non sa perché, ma quelle parole la convincono del tutto. Si appoggia allo schienale della poltroncina, poi infila gli auricolari nelle orecchie e chiude gli occhi.

It’s you, It’s you, It’s all for you, everything I do
I tell you all the time: Heaven is a place on Earth with you

Hinata si addormenta in fretta, un sorriso sulle labbra e la convinzione che, sì, tutto finirà per il meglio.

 

 

Spazio Soleggiato dell’Autrice:

Ben ritrovate, oh dolci e adorabili persone che avete avuto la forza d’animo di arrivare fino a qui *^*
Come promesso, eccomi ad aggiornare con il terzo e penultimo capitolo di “Twist of Fate” :D Capitolo che, tra l’altro, non mi convince pienamente… È stato un parto all’epoca scrivere la parte finale, e ancora sono sicura che faccia schifo, perciò non mi stupirei di ricevere recensioni a bandierina rossa o di lettori leggermente alterati. Ma posso spiegare :D Nel mito originale, una volta essersi finalmente dichiarati il loro amore, il protagonista maschile decide di presentarsi al padre della ragazza per chiederla in sposa, ma la sua richiesta viene ovviamente –perché è sempre così ._. - rifiutata. A questo punto i due si dicono addio e il ragazzo viene gentilmente scortato fuori dalla casa dell’amata dalle guardie. Olè! Perciò, ho deciso di reinterpretare la cosa come avete visto/letto ^^
Spero che il modo in cui Ino e Hinata si sono riavvicinate vi sia piaciuto : ) Mi sarebbe dispiaciuto lasciare le cose in quel modo, e poi l’espediente di Ino che chiama Naruto e organizza una sorpresa per Hina-chan mi piaceva troppo *^*
Ah, giusto! Il testo della canzone cantato da Naruto presenta alcune modifiche dall’origine, in quanto ho pensato di modificarlo per renderlo adatto ad un ragazzo, su ispirazione di questa cover stupenda (
http://www.youtube.com/watch?v=iaqJ4kDupxI ).  Qui (http://www.youtube.com/watch?v=PFlX4sNsKHk ) l’originale di Lana Del Rey (che mi ero dimenticata di linkare xD). Ho pensato di scrivere qui anche la traduzione del testo da me modificato, per rendere più comprensibile il testo ^^ :
*Andando avanti e indietro nel cortile, fermo la mia macchina veloce, fischiettando il tuo nome. Apro una birra e ti dico “Vieni qui e giochiamo a un video gioco”.
Tu indossi il mio prendisole preferito, ti guardo svestirti, porta quel corpo in centro città. Dico che sei il meglio del meglio, mi sporgo per un grande bacio, metto il tuo profumo preferito. Andiamo a giocare a un video gioco.
È per te, per te, tutto quello che faccio è per te. Te lo dico ogni volta: “il Paradiso è un posto sulla Terra con te, dimmi tutto quello che vuoi fare”. Hai detto che ti piacciono i cattivi ragazzi… Tesoro, è vero? È meglio di quanto abbia mai saputo. Dicono che il mondo è stato costruito per due e che vale la pena vivere solo se qualcuno ti ama. Hinata, ora lo fai.

Oddio, amo troppo questa canzone *^* Il ritornello alimenta il mio lato romantico in un modo assurdo xD
… Anche questa volta sono riuscita a scrivere delle note più lunghe della storia in sé (?)! Yeee :D

 E per finire, il mio amato angolo dei ringraziamenti. Vorrei ringraziare tutte le Magnifiche persone che hanno inserito questa storia fra le preferite, le seguite e le ricordate, e coloro che hanno recensito gli scorsi capitoli, perché mi rendete felice come una Pasqua e mi fate sentire un po’ meno una causa persa :D E, ovviamente, ringrazio anche coloro che seguono questa storia silenziosamente ^^ Mi piacerebbe tanto che mi lasciaste una vostra opinione, in modo da poter capire cosa vi è piaciuto e cosa di meno, in modo da poter migliorare ;) –se vedete orrori grammaticali non fatevi scrupoli nel comunicarlo, perché non sono sicura di aver corretto ogni cosa ^^”-
A tutti voi un abbraccio virtuale da Me *^*  

 

Baci, e a giovedì, con l’ultimo capitolo di questa storia (ed ecco, sento già la nostalgia ;_;)

  
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