Twist of
Fate
Capitolo
terzo
Hinata
è seduta sul suo letto, la schiena appoggiata alla parete bianca della stanza e
un romanzo aperto sulle sue gambe. Cerca di leggere da alcuni minuti,
sforzandosi di far scorrere gli occhi su quelle parole stampate, invece che sui
ricordi del breve respiro di libertà sentito mentre viveva a Tokyo, con la sua band. In realtà sta morendo dalla
noia, segregata in quella stanza, e darebbe qualsiasi cosa per uscire di casa
anche per un solo minuto, il tempo necessario per sentire un po’ d’aria sulla
pelle.
Da
quando è tornata, un giovedì mattina, suo padre le ha rivolto a stento la
parola, se non per annunciarle chiaro e tondo che, finché lo riterrà necessario,
non potrà più uscire di casa. Così l’ha anche ritirata dalla scuola che
frequentava, per assumere un istitutore privato che la segua ogni mattino nella
loro villa, al sicuro. Non che le
dispiaccia, almeno non ha dovuto affrontare Ino e il suo tradimento, o i suoi
compagni di scuola, che sicuramente l’avrebbero giudicata per ciò che ha fatto.
Da
quando è tornata sono trascorsi solo pochi, infernali,
giorni, eppure le sembra sia passata un’eternità. Se avesse ancora il suo basso
non sarebbe così terribile, ma suo padre è stato irremovibile: non potrà mai
più toccare quello strumento finché avrà vita. «Non mi sarei mai aspettato una cosa del genere da te, Hinata. Sei
esattamente come tua madre, una sciocca idealista» ha detto, mentre le
strappava il basso elettrico dalle mani e lo gettava lontano, rompendolo con un
tonfo sordo. Non sa ancora se quello che le aveva fatto più male era stato il
tono ferito con cui aveva pronunciato quelle parole, o il fatto di essere stata
paragonata a sua madre. Ricorda solo di essere rimasta immobile a fissare lo
strumento rovinato, spezzato come i suoi sogni di libertà.
Ogni
giorno è più monotono dell’altro e a volte sente davvero la mancanza della
silenziosa presenza di Sasuke, di quella divertente di Suigetsu e di quella più
seria e matura di Shikamaru. Ma la cosa che più le manca, quella che spesso la
fa rimanere sveglia la notte, alla ricerca di calore, è il sorriso di Naruto.
Anzi, la sua nostalgia non si può limitare ad un singolo fattore, ma all’insieme. Le manca Naruto. Il suono della sua voce, il calore del corpo di lui accanto
al suo, i suoi occhi vivaci e perfino la sua parlantina. Naruto le manca come
le manca la sua libertà. Se lui fosse qui, ora, sì che saprebbe cosa fare per
scappare lontano da questa prigione, senza esitazioni o rimorsi. Se lui fosse
qui, ora, probabilmente non
starebbero nemmeno sgorgando delle lacrime dai suoi occhi, per poi ricadere
pesanti sulle pagine aperte, lasciando tanti punti umidi su di esse.
All’improvviso
sente un rumore di passi fuori dalla porta e con forza si strofina gli occhi,
cercando di eliminare il prima possibile le tracce del suo pianto. Fa appena in
tempo a chiudere il libro che suo padre appare sulla porta, che ha spalancato
senza troppi complimenti. Per un attimo i due si guardano in silenzio, poi
l’uomo sembra scorgere le tracce della tristezza sul volto della figlia, perché
i suoi lineamenti severi si addolciscono leggermente. «Hinata, hai visite»
annuncia, poi, con voce dura. La ragazza si rallegra visibilmente, pensando che
Kiba abbia deciso di venirla a trovare di nuovo e che almeno lui riuscirà a
risollevarle un po’ il morale, ma il sorriso appena accennato sparisce del
tutto, non appena scorge la chioma bionda alle spalle del padre.
Ino
entra titubante nella stanza, tenendo lo sguardo fisso sul pavimento, e subito
l’atmosfera nella stanza si fa più pesante che mai. Hinata osserva la sua ex-migliore
amica torcersi i lunghi capelli fra le mani, senza nemmeno il coraggio di
salutare, e improvvisamente sente una grande rabbia crescere dentro di sé. È tutta
colpa sua, se ora si trova in questa situazione.
Suo
padre si schiarisce la voce, attirando di nuovo l’attenzione della figlia,
prima di dire «Io vi lascio. Se avete bisogno di qualcosa sono giù in sala».
Quando la porta sbatte dietro di lui, Ino emette un piccolo sussulto, che ad
Hinata ricorda vagamente lo squittio di un topolino spaventato e in trappola.
La ragazza dai corti capelli neri continua a rimanere in silenzio,
dimenticandosi –o fingendo di
dimenticarsi- di invitarla a sedersi sulla poltroncina che si trova proprio al
suo fianco. In realtà non ha voglia di parlare con lei, né tantomeno di
sentirla scusarsi e fornire le più disparate spiegazioni sulle motivazioni che
l’hanno spinta a comportarsi in quel modo, perciò continua a rimanere in silenzio,
con la speranza di vederla uscire in fretta. Invece Ino, dopo qualche attimo di
esitazione, si siede proprio su quella poltroncina, accavallando le lunghe
gambe per mettersi comoda; ancora non ha il coraggio di guardarla, però.
«Cosa
ci fai qui, Ino?» chiede all’improvviso Hinata, stufa di questo silenzio, facendo
sobbalzare l’altra ragazza che subito alza lo sguardo. Per un attimo quei
grandi occhi celesti, così meravigliati e vivaci, le ricordano quelli di
Naruto. Sente un groppo formarsi in gola, insieme all’improvviso senso di
nausea.
«Sono
venuta qui per chiederti scusa…». La voce di Ino, solitamente allegra ed
esuberante, oggi le appare estremamente debole. «Non avrei dovuto dire a tuo
padre dove ti trovavi, ma lui aveva chiamato la polizia, Hinata, e ti stavano
cercando da giorni. Non facevano che farmi domande...» si interrompe,
deglutendo rumorosamente, «Ho dovuto
farlo, prima che finissimo nei guai. Poi tuo padre era così preoccupato e-».
«B-basta,
Ino, ti prego» sussurra Hinata, la voce improvvisamente tremante, «Non voglio
ascoltare una parola di più. I-io mi e-ero fidata di te e ora per colpa tua non
ho più niente».
«Non
dare la colpa a me, Hinata! Sai benissimo che tu sei la causa della tua situazione! Se non avessi deciso di
scappare buttando tutto al vento, ora di certo non ti troveresti segregata in
casa». La parziale verità, nelle parole di Ino, la travolgono. Sa che ha
ragione e si odia per questo. La odia.
«Ino,
vattene di casa mia, non mi va di vederti più» sussurra, ora estremamente
fredda e calma, quasi quanto il mare prima di una tempesta. Anche il suo
sguardo, sempre dolce e gentile, ora è diventato più cupo e duro, quasi come
quello di suo padre. Ino spalanca gli occhi celesti, che solo ora si accorge
essere pieni di lacrime, e la sente dire «Ti prego, scusa, Hinata, non
intendevo dire quelle cose. Mi dispiace tanto per quello che ti ho fatto, non
puoi nemmeno immaginare». Queste parole fanno innervosire ancora di più la
ragazza, che cerca con tutte le sue forze di mantenere la calma. Sta per
ripeterle di andarsene, quando la voce di Hanabi giunge dal corridoio,
chiamandola. Hinata sospira soltanto, prima di alzarsi dal letto e raggiungere
la porta, ben attenta a non sfiorare neanche per sbaglio Ino. «Scendo a sentire
cosa vuole, poi ti accompagno all’uscita». Hinata se ne va sbattendosi la porta
alle spalle e Ino si lascia sfuggire un singhiozzo, di fronte alla freddezza
della sua amica. Sa di aver sbagliato e sa di non meritare il suo perdono, non
per averla messa in quella situazione con suo padre, ma davvero non aveva altra scelta. Lo sguardo le cade sul cellullare
di Hinata, appoggiato al comodino. Improvvisamente ha un’idea, tanto pazza
quanto pericolosa, ma che si sente in dovere di mettere in pratica: forse, in
questo modo, potrà ottenere il perdono di Hinata. Afferra il cellullare fra le
mani, tendendo l’orecchio pronto a captare ogni singolo rumore, e comincia a
sfogliare la rubrica telefonica, in cerca di un numero. Sorride, nel momento in
cui quel nome compare sul display e
con velocità copia le cifre nella sua rubrica, rimettendo poi il cellulare di
Hinata al suo posto. La ragazza ricompare un secondo dopo e questa volta scorge
una certa tristezza nel suo sguardo, nel momento in cui le fa cenno di
seguirla. «V-vieni, ti accompagno» sussurra soltanto, senza mai guardarla negli
occhi.
Ino la
segue in silenzio fino alla porta di casa, il cellulare stretto in una mano e
quell’idea in testa, che proprio non sembra voler andarsene.
Quella
sera, a cena, per la prima volta dopo giorni Hinata non sente più
quell’atmosfera di ostilità intorno a sé. Mangia in silenzio con la sua
famiglia, il padre che come sempre si informa sulla vita scolastica e sportiva
di Hanabi, che risponde con entusiasmo ad ogni singola domanda. Quello che più
colpisce Hinata è, però, il tono tranquillo del padre, ma soprattutto il fatto
che lui, finalmente, decida di parlarle. «Il tuo insegnante ha detto che stai
facendo progressi e che svolgi i compiti assegnati con cura e precisione. Mi ha
fatto piacere sentirgli dire ciò». Hinata lascia quasi cadere la forchetta sul
piatto, per la sorpresa, ma all’ultimo riesce ad afferrarla più saldamente fra
le mani. Annuisce semplicemente, guardandolo di rimando con gli occhi
spalancati per la trepidazione. «Vorrei premiarti per il tuo impegno, per
questo ho deciso di lasciarti uscire, domani pomeriggio» dice, pulendosi con il
tovagliolo i lati della bocca. Poi la guarda, severo e autoritario, mentre
aggiunge «Ma solo per due ore, e cerca di tornare in orario». Hinata, senza
accorgersene, mostra un sorriso allegro e radioso, incapace di contenere tutta
quest’emozione. Anche se per poche ore, finalmente sarà libera di uscire da
queste mura, di respirare dell’aria fresca e godersi il tiepido sole invernale.
Tutte queste emozioni, però, vengono stroncate all’istante dalle parole del
padre. «Per sicurezza, Ino verrà con te. Mi sono già premurato di chiamarla per
avvertirla dell’uscita… In realtà, è stata proprio lei a suggerirlo, questo
pomeriggio». Hinata sente i muscoli irrigidirsi, mentre il sorriso sparisce dal
suo viso. Non capisce cosa Ino abbia in mente, ma non si lascerà rovinare il
pomeriggio da lei. Perciò annuisce, semplicemente, prima di dire «Grazie,
papà». L’uomo annuisce, compiaciuto, prima di addentare un altro pezzo di
bistecca.
Hinata,
invece, allontana il piatto da sé. All’improvviso non ha più fame.
«Ciao,
Hinata!». La ragazza dai capelli neri si avvicina lentamente ad Ino, che con
una rinnovata allegria la saluta dal cancello di casa, sbracciandosi. In realtà
non sembra nemmeno più la ragazza che, un giorno fa, si è presentata nella sua
stanza per chiederle perdono. Hinata non sa se sentirsi sollevata o infuriata
dal comportamento di Ino, che sembra atteggiarsi come se nulla di male fosse
mai accaduto fra loro.
Una
volta vicine, Ino le rivolge uno sgargiante sorriso e poi la prende a
braccetto, aggrappandosi al suo costoso cappotto bianco. «Sei pronta?» chiede,
fissandola con i suoi sgargianti occhi celesti. Hinata non risponde, ma l’altra
non sembra farci molto caso, si gira soltanto verso il signor Hyuga che ancora
sta sulla porta. «Stia tranquillo, gliela riporterò sana e salva!».
Hinata
fa appena in tempo a registrare queste parole, gridate proprio vicino al suo
orecchio, prima di essere trascinata via da una Ino eccitata ed esultante, che
subito comincia a correre. Hinata sente il fiato mancarle e le guance colorarsi
di un rosso intenso, mentre cerca di non inciampare e seguire il ritmo
dell’altra. È sempre più confusa e non capisce che cosa stia succedendo, né per
quale motivo Ino sembri avere tanta fretta, ma qualcosa nel suo sguardo non la
convince. È l’espressione furba e divertita che sfodera ogni volta che nella
sua mente ha formulato un piano, tanto complicato quanto immensamente stupido,
e che per una ragione o l’altra non va mai a segno.
«Hina-chan,
tranquilla» esclama Ino, improvvisamente, «Siamo quasi arrivate! Vedrai che
sorpresa ho preparato per te». Queste parole confermano tutte le sue
preoccupazioni, tanto che subito percepisce un brivido freddo percorrerle la
schiena. Cerca di divincolarsi dalla sua stretta, ma Ino sembra non voler
lasciare il suo braccio o rallentare la corsa. «Ino, c-che hai intenzione di
fare?!» si ritrova a gridare, quasi, Hinata, ricevendo però solo un sorriso
come risposta.
Come
promesso, si fermano qualche minuto dopo proprio davanti al parco pubblico
della loro cittadina. Hinata cerca di riprendere un respiro regolare, mentre
guarda allibita Ino, che invece sembra più tranquilla e felice che mai. «Bene,
siamo arrivate! Tu entra dentro, fa una passeggiatina, e ricordati che ci
dobbiamo incontrare qui tra due ore… E non fare quella faccia, vedrai che mi
perdonerai, poi» esclama Ino, prima di farle l’occhiolino. Hinata fa appena in
tempo ad aprire la bocca per ribattere, che la ragazza le ha già dato le spalle
e ha cominciato a correre via, canticchiando ad alta voce.
Hinata
rimane immobile alcuni attimi, il tempo necessario per realizzare che è rimasta
sola e che le è appena stato ordinato di entrare nel parco. Fissa dall’entrata
il viale alberato e il prato ben curato e circondato da panchine, indecisa. Le
è mancato terribilmente questo posto, che spesso è stato il rifugio in cui si
ritirava per leggere, o semplicemente per ammirare la natura attorno a lei.
Inspira l’aria fresca e l’odore forte del terriccio umido misto a una fragranza
di pino, prima di decidersi a compiere i primi passi.
Si
ritrova molto presto a camminare fra il viale principale, finalmente felice di
sentire per la prima volta dopo giorni quella agognata sensazione di libertà e appagamento. Si gode il
silenzio che la circonda, la tranquillità interrotta solo talvolta dal canto
dei passeri e dal suono delle risate di alcuni bambini, che corrono nel piccolo
parco giochi lì accanto. Ad un tratto, però, nota qualcosa di strano. Una
piccola folla, per lo più di bambini, circonda una panchina poco più avanti.
Hinata, curiosa, comincia ad avvicinarsi con una certa lentezza, sentendo una
melodia crescere sempre più ad ogni passo. Una volta aver raggiunto la piccola
folla, si alza leggermente in punta di piedi, gesto che basta a darle una
completa visuale. Non l’avesse mai fatto.
Un
ragazzo biondo sta seduto sullo schienale della panchina, una chitarra acustica
appoggiata sulle gambe; pizzica le corde con agilità e precisione,
l’espressione completamente assorta. Hinata potrebbe vedere anche i suoi
intensi occhi azzurri, se questi non fossero chiusi per la concentrazione. La
ragazza sente un fremito nel suo corpo, non sa se di paura o di felicità, e
rimane perfettamente immobile, quasi fosse stata pietrificata. Naruto apre gli
occhi all’improvviso e alza lo sguardo nella sua direzione, quasi avesse
percepito la sua presenza. Smette di suonare, spalancando le labbra in un
sorriso dedicato a lei soltanto. Hinata si sente morire, in quell’istante; è
come se il cuore avesse smesso di battere e sa che è impossibile, ma non può
fare a meno di sentire quella fitta al petto. È una sensazione di nostalgia,
felicità, tristezza, paura e senso di colpa, emozioni che si mischiano nel suo
stomaco fino a salire ai suoi occhi, che si spalancano nel realizzare che davvero Naruto è lì davanti a lei, che
non si tratta di una mera illusione. Il ragazzo distoglie lo sguardo da lei,
per puntarlo sugli spettatori che gli stanno davanti.
«Bene,
gente! Ora vorrei suonare una canzone un po’ diversa dal mio solito repertorio.
È dedicata ad una ragazza» esclama gioioso, prima di tornare a concentrarsi su
Hinata, «Mi ha completamente stregato, e voglio che lei lo sappia». Hinata si
sente arrossire, mentre gli occhi si spalancano per la sorpresa e
l’incredulità. Le mani di Naruto tornano a sistemarsi sulle corde, ma gli occhi
celesti rimangono fissi in quelli grigi di Hinata, quasi volessero farle capire
che quella musica e quelle parole sono solo per lei. La ragazza riconosce
subito le note della canzone, nonostante il diverso arrangiamento, e non può
trattenersi dal sorridere. Non riesce a credere che davvero lui si ricordi
ancora.
Naruto
comincia a cantare e Hinata si perde di fronte alla profondità di quella voce.
Non lo aveva mai fatto prima d’ora, ma mai Hinata avrebbe immaginato potesse
possedere una voce tale da farle battere il cuore a mille e toglierle il
respiro. O forse è quel viso, talmente dolce e sincero mentre pronuncia quelle parole,
a procurarle queste sensazioni?
«*Swinging in the backyard, pull up in my fast car,
whistling your name.
Open up a beer and I say “get over here and play a
video game” ».
La sua
voce si fa più acuta ed alta, eppure più roca, mentre continua a cantare.
«*You’re in my favorite sundress, watching you get undressed, take
that body downtown. I say you’re the bestest, lean in for a big kiss, put your
favorite perfume on.
Go play a video game».
Sorride
e la sua espressione si fa ancora più intensa, tanto da far arrossire Hinata
ancora di più. Eppure basta un attimo, per riempirle il cuore di felicità.
«*It’s you, it’s you, it’s all for you, everything I do. I tell you
all the time: Heaven is a place on Earth with you, tell me all the things you
wanna do. They say that you like the bad guys, honey, is that true? It’s better than I ever even knew».
Naruto
la guarda ancora una volta negli occhi, mentre pronuncia le ultime, intense,
parole.
«*They say that the world was built for two, only
worth living if somebody is loving you.
Hinata, now you do»
Le dita
suonano le ultime note, prima di rimanere immobili. Scoppia un applauso fra la
piccola folla, ma il ragazzo dai capelli biondi sembra avere occhi solo per la
ragazza che, pietrificata, continua a ricambiare il suo sguardo. Rimangono
fermi così, senza il coraggio di avvicinarsi e rompere quel momento, quasi
avessero paura che tutto potrebbe cadere in frantumi se lo facessero. Hinata
sente ancora il peso di quelle bugie mantenute per mesi, ma decide di non pensarci.
Naruto è lì, di fronte a lei, e le ha
appena cantato una dichiarazione d’amore. Sì, d’amore.
È
proprio lui a rompere il momento, alzandosi dal suo posto e sistemandosi la
chitarra sulla spalla, prima di avvicinarsi a lei con passi veloci. Hinata si prepara
al chiarimento che sicuramente dovrà esserci, alle spiegazioni che dovrà dare
ai suoi dubbi, ma Naruto la sorprende ancora una volta. La stringe fra le sue
braccia, aggrappandosi a lei, e affonda il viso nell’incavo del suo collo, una
mano fra i suoi capelli corti. Hinata rimane immobile e sorpresa per alcuni
attimi, prima di rispondere a quell’abbraccio, gli occhi improvvisamente
inumiditi dalle lacrime. «Mi sei mancata, Hinata» sussurra Naruto, sulla stoffa
del suo cappotto. Hinata riesce solo ad annuire, prima di aggrapparsi alla sua
felpa arancione e appoggiare una guancia ai suoi capelli biondi. Hanno ancora
quell’odore di shampoo comune, tanto semplice e per questo terribilmente perfetto. Sì, le è mancato davvero.
E per
la prima volta, dopo giorni, si sente finalmente libera.
«E così
Sasuke mi ha raccontato tutta la faccenda. Avrei voluto contattarti e
ritrovarti, in qualche modo, ma non sapevo come…
Il fatto è che non ero convinto fosse una buona idea farmi sentire attraverso
un telefono. Poi è arrivata quella chiamata della tua amica, sono salito sul
primo treno e così eccomi qui».
Hinata
si sente arrossire, mentre abbassa lo sguardo sul tè fumante appoggiato al
tavolino, proprio davanti a lei. Si stupisce di quanto sia ancora difficile
abituarsi a quel sorriso contagioso e a quegli occhi tanto vivaci, nonostante
tutto il tempo passato insieme. Quando smetterà di farle quell’effetto? Solleva
lo sguardo timidamente e si accorge che Naruto si sta concentrando sulla sua
cioccolata con aria entusiasta; non può fare a meno di sorridere, di fronte a
quella scena. Si guarda attorno, ringraziando che il locale sia poco affollato
e permetta loro di mantenere un po’ di privacy e tranquillità. Prende un
singolo sospiro, prima di abbassare di nuovo lo sguardo alla bevanda calda e
rivolgersi a Naruto, con voce bassa. «P-pensavo ti saresti arrabbiato, n-nel
momento in cui lo avresti scoperto».
«Infatti
mi sono arrabbiato». Hinata chiude gli occhi, nel sentire quelle parole, e
subito si sente una stupida per aver sperato, anche solo per un attimo, che
tutto sarebbe tornato come prima. Ovviamente
lui non l’ha perdonata.
«Ero arrabbiato. Ma ho pensato che, per
realizzare il mio sogno, avrei fatto la stessa identica cosa». Hinata alza lo
sguardo sorpresa e scorge il sorriso felice di Naruto, subito sostituito da
un’espressione più seria, ma allo stesso tempo dolce. «Poi, ho realizzato anche
che non volevo lasciarti andare e che conoscerti come semplice amica ha
solamente fatto crescere i miei sentimenti nei tuoi confronti». Hinata sente il
cuore perdere un battito, nel momento in cui assimila il vero significato di
quelle parole. E la sente, la felicità.
«Naruto…»
sussurra, incapace di abbassare di nuovo lo sguardo, e per una volta non le
importa del rossore, della timidezza e della sua insicurezza. «S-sono felice di
sentirtelo dire, i-io» comincia a dire, ma Naruto le impedisce di terminare
quella frase, di dire quelle parole che tanto vorrebbe pronunciare. Si alza dal
suo posto in fretta, guardando l’orologio appeso alla parete del locale. «Si è
fatto tardi, dobbiamo tornare indietro». Hinata annuisce, prima di lasciarsi
prendere per mano e trascinare fuori dal locale. Si sente sconfitta e triste,
oltre che piena di un sentimento di disagio. È come se Naruto non avesse voluto
sentirle pronunciare quelle parole, ad un tratto. Ma i suoi presentimenti
vengono presto soffocati dal calore di quella mano attorno alla sua.
Io ti amo.
«Sono
tornata!» esclama, non appena varca la soglia di casa e si chiude la porta alle
spalle. Nel momento in cui non sente alcuna voce rispondere, estrae il
cellulare dalla tasca dei jeans. Invia con un sorriso sulle labbra un sms di
ringraziamento ad Ino, prima di vedere la schermata illuminarsi per l’arrivo di
un nuovo messaggio.
Naruto Uzumaki
Oggetto: -
Che ne dici se domani
andiamo al cinema? =)
Mi manchi già
Hinata
sente le guance avvampare, prima di sfilarsi le scarpe e avvicinarsi con una
certa velocità alla finestra del salotto. Si sistema in ginocchio sul divano,
ancora avvolta dal cappotto e il cellulare in una mano, prima di scostare le
tende con una certa emozione. Come sempre Naruto è ancora davanti al cancello,
il cellulare in mano, e Hinata gli mostra un sorriso prima di rispondergli.
A: Naruto Uzumaki
Re:re
Certo. Anche tu
Si morde
il labbro indecisa, poi aggiunge uno smile sorridente ed invia la mail. Torna a
guardare Naruto alla finestra, sorridendo nel momento in cui lo vede leggere il
messaggio e rivolgerle un sorriso entusiasta. Le manda un bacio con una mano e
Hinata ride, mentre anche lui fa lo stesso. Vorrebbe tanto gridargli di
rimanere con lei, che non è necessario si separino anche questa sera, ma poi
non riesce a trovarne il coraggio. Quel paio di occhi azzurri, terribilmente
profondi, continuano a tenerla legata a loro e Hinata non riesce, e non vuole, spostarsi da quella
finestra. Appoggia una mano al vetro, quasi potesse attraversarlo e raggiungere
invece il viso di Naruto. Il suo Naruto.
Rimangono immobili a guardarsi attraverso il vetro che li separa, fin quando una
voce alle sue spalle non fa sobbalzare la ragazza. «Che stai facendo?».
Hinata
chiude in fretta la tenda, prima di voltarsi spaventata verso il padre, che
dalla porta la osserva con sguardo sospetto. «N-niente» esclama, prima di
alzarsi dal divano e dirigersi verso la sala d’ingresso, decisa ad evitare il
padre e i suoi interrogatori.
«Ultimamente
ti stai comportando in modo strano. Dove andate tu ed Ino ogni pomeriggio?
Sempre che sia lei, poi, la persona con cui esci». Questa accusa velata del
padre la immobilizza sulla porta, facendole sentire per la prima volta la paura
di essere scoperta. E se suo padre sospettasse qualcosa? Se scoprisse la verità
non la lascerebbe più uscire e questo vorrebbe dire non rivedere più Naruto.
Non sa per quanto tempo il ragazzo rimarrà ancora con lei, prima di tornare a
Tokyo per il concerto, e non vuole rovinare queste poche occasioni che le
rimangono a causa di suo padre. «Io e Ino facciamo spesso delle passeggiate e,
sì, e-esco solo con lei… e con Kiba, a-a volte». Dette queste parole, prosegue
il suo tragitto verso la sala d’ingresso, si toglie il cappotto bianco e subito
sale le scale, correndo fino a camera sua. Quando finalmente è di nuovo sola, e
al sicuro, si distende sul letto e con un sorriso ripensa all’ennesimo
pomeriggio trascorso con Naruto. È da quasi una settimana, ormai, che i due si
incontrano, per una passeggiata al parco o un giro in centro. Hinata cerca di
vivere quei momenti senza pensare al fatto che presto dovrà vederlo
allontanarsi di nuovo da lei e, stranamente, questa tecnica sembra funzionare.
Non c’è più traccia dell’imbarazzo iniziale e della paura di non essere
abbastanza per lui, o di essere odiata per la sue bugie. In realtà, questo
pomeriggio, Hinata ha avuto la prova che davvero il ragazzo ricambia i suoi
sentimenti e ciò l’ha riempita di una tale felicità da farla stare distesa sul
materasso con un enorme sorriso sul viso per lunghi minuti, il cellulare
stretto al petto. Chiude gli occhi, cercando di visualizzare di nuovo il volto
di Naruto quando le ha detto quel «Sai,
credo proprio di amarti». Hinata lo sapeva già, lui glielo aveva già fatto
capire con quella canzone cantata sulla panchina del parco, ma sentirglielo
dire direttamente, con quelle poche semplici parole, è stato diverso. Sospira felice, prima di aprire
di nuovo gli occhi e controllare se ci sono nuovi messaggi. Reprime un pizzico
di delusione, nel momento in cui scorge il nome di Ino, invece di quello di
Naruto, ma poi si lascia sfuggire un sorriso.
Ino
Re:re
De nada, mi amòr! Ma
adesso raccontami tutto,
esigo una narrazione
dettagliata degli eventi*^*
Ino… sempre la solita.
Hinata
rimane seduta in silenzio, guardando il ragazzo al suo fianco di sottecchi.
Naruto si è comportato in modo strano per tutta la durata dell’appuntamento e
Hinata davvero non riesce a capire cosa possa essere accaduto. In realtà, teme
di aver fatto o detto qualcosa che l’ha innervosito, senza volere. Si lascia
sfuggire un sospiro, nel momento in cui si accorge della mascella contratta del
ragazzo; non ha ancora visto il suo solito sorriso e ha notato che il ragazzo
cerca di evitare di incrociare il suo sguardo in ogni modo possibile. Hinata
cerca di concentrarsi sulla fine del film, per poi cedere un attimo dopo. La
sua mano cerca quella di Naruto, fino a trovarla e stringerla delicatamente.
Nel momento in cui lui la stringe di rimando, facendo in modo che le loro dita
si intreccino, Hinata si sente arrossire, ma allo stesso tempo è sollevata da
questo gesto. Si volta verso di lui, aspettandosi di vedere il suo sorriso, ma
si sente come pietrificata nello scorgere la sua espressione ancora più rigida
e dura di prima. Il film finisce, accompagnato dai titoli di coda e dalle luci
che, improvvisamente, illuminano la sala. Hinata e Naruto rimangono seduti,
nonostante tutte le persone attorno a loro si affrettino verso l’uscita,
incapaci di guardarsi o parlarsi. Alla fine, Naruto decide di alzarsi e in
silenzio, senza mai lasciare la sua mano, incita Hinata a seguirlo.
Si
trovano fuori, all’uscita del cinema, quando finalmente il ragazzo decide di
parlare, facendo sussultare Hinata. «Andiamo a fare una passeggiata, ti va?»
chiede lui incerto, ancora senza guardarla negli occhi. Hinata annuisce, prima
di affiancarlo e cominciare a camminare, senza sapere dove. Si sente insicura e spaventata dal comportamento innaturale
di Naruto, tanto che ora sente le lacrime creare un velo nei suoi occhi,
facendoli pizzicare. Si trattiene dallo sfregare gli occhi, con la paura di
farle sgorgare sulle sue guance e che Naruto se ne accorga.
«Hinata…
Ti devo parlare, è una cosa importante» sussurra ad un tratto Naruto e la
ragazza stringe più forte la sua mano, come cenno d’assenso. Ha paura che la
sua voce tremerebbe, se gli rispondesse.
«Forse
è stato uno sbaglio, tutto questo. Non sarei mai dovuto venire qui e obbligarti
ad uscire con me, anche se per qualche giorno».
Hinata
spalanca gli occhi, prima di fermarsi e obbligarlo a fare lo stesso. Non le
importa più che lui si accorga delle sue lacrime, non ora.
«C-cosa
stai dicendo?» chiede, spaventata dalla piega che la serata sta assumendo.
Naruto spalanca gli occhi azzurri, forse accortosi delle sue lacrime, ma non
dice nulla. Semplicemente abbassa lo sguardo, serrando le labbra.
«Sto
dicendo che sarebbe meglio se finisse qui» sussurra, prima di passarsi una mano
fra i capelli biondi. Le sue parole colpiscono Hinata come una stilettata al
petto, moncandole il fiato. Le lacrime, finalmente, cominciano a scendere sulle
guance e la ragazza può sentire indistintamente il suo labbro inferiore
tremare, come il resto del suo corpo.
«N-non capisco…P-perché?»
sussurra soltanto, cercando di controllare la sua voce.
«La
verità è che non dovresti stare con uno come me… Potresti avere tutto nella
vita, non te ne rendi conto? Hai una bella casa, una famiglia che ti vuole
bene, mentre io non potrei mai darti nulla» esclama, improvvisamente nervoso e
quasi arrabbiato, «Dovresti trovarti qualcuno del tuo stesso livello, non un
chitarrista stupido e perdente come
me».
Hinata
lascia la mano di lui con uno strattone, incapace di sentire altro. La verità è
che non crede a nessuna di queste parole, troppo stupide e infantili anche solo
per essere concepite. Non può credere che Naruto la stia lasciando solo per dei
motivi del genere.
«D-dimmi
la verità, Naruto. Volevi prenderti g-gioco di me, per avere la tua piccola
vendetta personale, non è vero?» esclama, ignorando di trovarsi su una strada
pubblica, e probabilmente al centro dell’attenzione dei passanti. In questo
momento esiste solo il volto di Naruto, contratto in una smorfia che mai aveva
visto, prima d’ora. Si sente tradita, presa in giro e soprattutto stupida. Non avrebbe dovuto credergli, non avrebbe mai dovuto…
«N-non
avrei mai dovuto innamorarmi di te» sussurra, prima di abbassare di nuovo lo sguardo.
Naruto appoggia le mani sulle sue spalle, obbligandola a guardarlo. Si stupisce
nel vedere quell’espressione triste, sul suo viso.
«Tu non
capisci! Io lo sto facendo per te,
non ti ho mai presa in giro!... Accidenti, io non ti merito, Hinata, e tuo
padre non mi accetterà mai» esclama, improvvisamente vicino al suo viso, i
grandi occhi celesti fissi nei suoi. Hinata comincia a tremare, ora consapevole
della verità. Ecco come si spiega il comportamento di Naruto.
«Hai
parlato con mio padre… Scommetto che è stato lui a metterti in testa queste
sciocchezze!».
Naruto
non risponde, ma invece abbassa subito lo sguardo. Hinata sussulta, realizzando
che questo deve essere accaduto ieri pomeriggio, quando suo padre l’ha scoperta
mentre osservava Naruto dalla finestra del salotto.
«Mi
dispiace, Hinata» sussurra, appoggiando il viso sulla spalla di lei, «Io ti amo». La ragazza vorrebbe dirgli che
non dovrebbe ascoltare le parole di suo padre e che, sì, anche lei lo ama. Lo
ha sempre amato, sin dal primo momento in cui ha intravisto il suo solare
sorriso su quel treno. Ma Naruto, ancora una volta, non le lascia il tempo di
esprimere i suoi sentimenti. Le labbra di lui si appoggiano sulle sue, dolci e
delicate, tanto da lasciarla immobile e terribilmente confusa. Fa in tempo a
percepire le sue guance diventare ancora più rosse, prima che Naruto si stacchi
velocemente da lei e le dia le spalle, per poi correre via. La ragazza rimane
immobile, le lacrime che continuano a scorrere sulle sue guance, finché la
figura del ragazzo non sparisce del tutto dalla sua vista. Le parole non dette
rimangono, invece, nell’aria, pesando su di lei come un macigno. Non avrebbe
mai pensato che sarebbe accaduta una cosa simile. Sembra quasi che il Destino,
ancora una volta, abbia preso una svolta improvvisa e l’abbia privata di ciò
che più ama. Come sua madre, anche Naruto se ne è andato via da lei. Io ti amo.
Chiude
gli occhi, sperando di riaprirli e ritrovarsi distesa sul suo letto, invece che
in piedi su quella strada, il tempo sufficiente per realizzare che si è
trattato di un incubo. Ma quando li riapre c’è ancora la stessa sensazione di
freddo e solitudine, ad avvolgerla. Mi
dispiace, Hinata. Io ti amo.
Avrebbe
dovuto saperlo fin da subito, che la sua felicità non sarebbe durata per
sempre.
Hinata
sta distesa sul suo letto, a pancia in giù, mentre percepisce la mano di Ino
accarezzarle affettuosamente la schiena. Affonda il viso nel cuscino, forse in
un vano tentativo di soffocare. Morire sarebbe un modo efficace di dimenticare
tutto ciò che è successo ore fa, ma sa che alla fine non servirebbe a nulla. Si
sente in colpa per aver chiamato Ino ed averla obbligata a venire a casa sua,
in cerca di conforto. Il fatto è che non sa se, da sola, sarebbe riuscita a
passare un pomeriggio tranquillo, senza lasciarsi andare ogni secondo a quella
strana sensazione di abbandono e nostalgia. Non ha più pianto da quando, ieri
sera, Naruto l’ha lasciata definitivamente. Si è limitata a fissare il muro con
aria assente, fin quando Ino non si è precipitata nella sua stanza ed è
scoppiata in lacrime, nel vedere la condizione in cui era ridotta. E così si è
ritrovata a consolare, invece di essere consolata. Strano, il Destino.
«Grazie
per essere venuta, Ino» sussurra, mostrandole un debole sorriso. Ino ne accenna
uno di rimando, prima di sistemarsi meglio sul materasso. Rimangono in silenzio
per qualche attimo, mentre ascoltano il temporale infuriare, al di là delle
tapparelle chiuse. Perfino il tempo sembra rispecchiare l’umore di Hinata.
«Sai,
penso di capire perché Naruto si è comportato in quel modo» esclama ad un
tratto Ino, attirando l’attenzione dell’amica. «Certo, si è comportato da
idiota, ma non pensi l’abbia fatto perché davvero ci tiene a te? Infondo non
sai quello che tuo padre gli ha detto… Potrebbe averlo minacciato, oppur-».
«Ino,
per favore… Non ce la faccio più. Sono stanca di chiedermi perché Naruto mi ha
lasciata, o di cercare delle spiegazioni meno dolorose. Il fatto è che mi ha lasciata». Hinata appoggia una guancia
sul cuscino, mentre sente gli occhi chiudersi per la stanchezza –o per impedire
a nuove lacrime di uscire-. «N-non importa per quale motivo l’abbia fatto».
Sospira
pesantemente, sentendo le forze abbandonarla definitivamente. La verità è che
lei non è mai stata abbastanza per
nessuna cosa. Non è stata abbastanza forte da impedire a sua madre di
lasciarli, o da impedire a suo padre di distruggere il suo basso e il suo amore
per Naruto. Non è stata abbastanza coraggiosa da inseguire Naruto e dirgli che
lo ama. È solo colpa sua, se tutti i
suoi sogni finiscono per infrangersi.
Ad un
tratto, però, viene scossa da Ino. La sua migliore amica l’afferra per le
spalle, girandola in modo da poterla guardare negli occhi. «Smettila di essere insicura! Devi darti una mossa, Hinata,
se vuoi vivere la tua vita come desideri, e non come tuo padre ha deciso per te. Non voglio credere che lascerai che ti porti via anche Naruto!».
«Non è
stato mio padre a portarmi via Naruto, ma lui stesso a deciderlo!».
Le due
amiche si guardano in silenzio per alcuni secondi, prima che Ino lasci la presa
su Hinata, che però rimane ferma immobile. Sta ripensando alle parole della sua
amica, lasciando che lentamente la sua mente assimili la verità contenuta in
esse. Davvero si lascerà scivolare via
anche l’ultimo sogno?
Ino
sembra scorgere questo pensiero sul suo volto, perché le sorride entusiasta. Ed
eccola, di nuovo, l’espressione furba e calcolatrice che assume quando sta
elaborando uno dei suoi assurdi piani. Finiscono sempre male, ma a nessuna
delle due importa in questo momento.
«Sai
che farei, al tuo posto? Mi informerei sugli orari del primo treno per Tokyo,
preparerei una valigia e me ne andrei direttamente da Naruto, per convincerlo a
stare con me, con le buone o con le cattive».
Hinata
sorride, prima di annuire. «Proverò con le buone, prima».
Ino
comincia a ridere e subito balza giù dal letto, aiutando Hinata a fare lo
stesso. Appoggiate le mani ai fianchi, esclama «Bene, io accendo il computer,
tu occupati della valigia!».
Hinata
si sente improvvisamente, e stranamente,
felice, mentre tira fuori la valigia dall’armadio e comincia a riempirlo di
vestiti raccattati a caso. È come se sentisse di nuovo quella sensazione di
libertà che aveva provato solo accanto a Naruto, e al suo basso, e forse sta
facendo una pazzia, ma allo stesso tempo si rende conto che deve farlo. È come se stesse per
attraversare una linea invisibile che delimita la sua intera esistenza; solo
superata questa, potrà dirsi di aver veramente
compiuto un passo avanti e di essersi lasciata alle spalle tutta la sua
insicurezza. Le ultime parole sussurrate da Naruto continuano a susseguirsi
nella sua mente, quasi a ricordarle che il ragazzo prova dei sentimenti per
lei. Altrimenti non le avrebbe sussurrato quel ti amo, né tantomeno le avrebbe
dato quel bacio, no? Si sente arrossire di nuovo, a questo pensiero.
«Hina-chan,
brutte notizie, anzi, pessime. Il
primo treno disponibile è alle tre di notte, sai che significa?» esclama Ino,
seduta alla scrivania di fronte al pc di Hinata. La ragazza scuote la testa,
cercando di capire dove stia il problema. Se non prenderà quello, partirà con
quello successivo, no? «Significa che sarò costretta ad accompagnarti!».
Hinata
rimane immobile alcuni secondi, prima di ricambiare il sorriso di Ino. Si sente
ancora più sicura, ora, nel sapere che non sarà da sola. «Finisci di preparare
quella valigia, poi verrai a casa mia. Chiederò a Kiba di darci un passaggio
fino in stazione, che ne dici?» suggerisce Ino, ricevendo in risposta un “sì”
entusiasta di Hinata.
Tutto
sembra andare per il meglio, finché non arriva il momento di affrontare il
padre.
Ino la
tiene per mano e le rimane accanto, mentre il signor Hyuga le osserva in
silenzio dalla sala da pranzo. Hinata scorge l’espressione allarmata di Hanabi,
seduta alle spalle dell’uomo. «Dove pensi di andare, con quelle valigie?»
esclama suo padre, spostando lo sguardo da Hinata alla valigia che stringe in
una mano. Hinata inghiotte la saliva che sembra essersi bloccata in gola, prima
di rispondere. «Io e Ino andiamo a Tokyo per qualche giorno. Vado a trovare
Naruto» dice, osservando l’espressione del padre diventare ancora più furente,
nel sentire nominare il nome del ragazzo.
«Pensavo
vi foste lasciati» esclama, senza cercare di nascondere il suo disappunto.
Hinata sente una fitta allo stomaco, nel vedere confermarsi i suoi sospetti.
«Allora sei stato davvero tu…» sussurra, cercando di mantenere la sua voce
ferma. Suo padre annuisce, prima di abbassare lo sguardo. «È giusto così,
Hinata. Lui non fa per te».
La
ragazza si sente riempire di rabbia, nell’udire queste parole uscire dalla
bocca del padre. Non può credere che proprio lui abbia potuto farle una cosa
simile; fino a che punto potrebbe spingersi, pur di obbligarla a fare ciò che
lui desidera per lei? All’improvviso è stanca, terribilmente stanca, e non le
importa più di nulla. Osserva le mura di quella casa, che ora le appaiono
davvero come una gabbia in cui è stata chiusa e intrappolata.
«S-sono
stanca di sentirti dire cosa sia giusto o sbagliato per me. Papà, sono io a dover decidere della mia vita!» esclama, con
una forza e determinazione che mai avrebbe sperato di avere. Ino si volta
leggermente a guardarla, gli occhi spalancati quanto quelli del padre e di
Hanabi. Però, subito dopo, le sue labbra si curvano in un sorriso d’orgoglio.
«Hinata
ha ragione, signor Hyuga!» esclama, agitando un braccio in aria, «Ormai è in
grado di decidere per sé e per la sua vita, che lei voglia stare con Naruto in
una band, o con un miliardario in una villa. E se la prima risulta essere la
sua scelta, lei deve semplicemente accettarla!». Hiashi Hyuga rimane
pietrificato e in silenzio, incapace di ribattere. Semplicemente i suoi occhi
grigi rimangono fissi in quelli di Hinata, sbarrati. «Hinata, vieni…
Arrivederci signore» esclama Ino, trascinando l’amica verso la porta.
«Se
davvero hai intenzione di andartene, non osare tornare più in casa mia, hai
capito?!» grida suo padre, mentre la porta sbatte dietro di loro con un tonfo
sordo.
Hinata
tira un sospiro di sollievo nel momento in cui sente l’aria fredda accarezzare
il suo viso. Kiba le aspetta in macchina, appena fuori dal cancello, e le due
ragazze salgono velocemente, sperando di non essere fermate dal padre di
Hinata.
La
ragazza appoggia la fronte al finestrino dell’auto, mentre alcune lacrime
cominciano a sgorgare dai suoi occhi. È sicura di aver visto gli occhi grigi di
suo padre fare lo stesso, prima che Ino la trascinasse via.
Alle
tre di notte, valigie alla mano, Ino e Hinata partono insieme al treno diretto
alla stazione di Tokyo. Convincere i genitori di Ino a lasciarla stare fuori di
casa per alcuni giorni non è stato affatto complicato, anche se suo padre non
si è dimostrato particolarmente entusiasta.
La
ragazza dai corti capelli neri osserva il cielo scuro fuori dal finestrino,
mentre l’amica continua a parlare e a parlare, incapace di contenere la sua
emozione. In realtà, Hinata si sente estremamente felice al pensiero che fra
poche ore potrà rivedere Naruto. Qualcosa dentro di lei le dice che tutto,
questa volta, finirà per il meglio e che non saranno più costretti a dirsi
addio.
Sorride
al suo riflesso sul vetro, ignorando le occhiaie e gli occhi leggermente gonfi
a causa del pianto; si sistema la frangetta e i capelli, sentendosi subito
tanto eccitata che le guance le si colorano di rosso. Pensa ancora una volta al
viso sorridente di Naruto, così diverso da quello che ha visto al loro ultimo
incontro, e chiude gli occhi, mentre appoggia una mano all’altezza del cuore. Lo ama. Lo ama davvero.
Eppure
rimane un pizzico di dubbio dentro di lei, come se tutto fosse solo pronto ad
esplodere. Le infonde un senso di angoscia improvviso, che si mischia con il
sentimento di felicità e amore che ha provato fino a qualche momento fa.
Osserva l’amica di fronte a lei, che ora ha preso a giocherellare con il suo
cellulare.
«Ino,
credi davvero che tutto finirà bene? E se lui davvero non mi volesse più, non
per quello che mio padre gli ha detto, ma perché non mi ama?» sussurra,
attirando su di sé quel paio di occhi celesti. L’amica la fissa incredula per
qualche attimo, poi spalanca gli occhi e con un sorriso sicuro esclama «Ma
certo! Vedrai, da domani sarai la ragazza più felice sulla faccia della Terra».
Non sa
perché, ma quelle parole la convincono del tutto. Si appoggia allo schienale
della poltroncina, poi infila gli auricolari nelle orecchie e chiude gli occhi.
It’s
you, It’s you, It’s all for you, everything I do
I tell
you all the time: Heaven is a place on Earth with you
Hinata
si addormenta in fretta, un sorriso sulle labbra e la convinzione che, sì,
tutto finirà per il meglio.
Spazio Soleggiato
dell’Autrice:
Ben
ritrovate, oh dolci e adorabili persone che avete avuto la
forza d’animo di arrivare fino a qui *^*
Come
promesso, eccomi ad aggiornare con il terzo e penultimo capitolo di “Twist of
Fate” :D Capitolo che, tra l’altro, non mi convince pienamente… È stato un
parto all’epoca scrivere la parte finale, e ancora sono sicura che faccia
schifo, perciò non mi stupirei di ricevere recensioni a bandierina rossa o di
lettori leggermente alterati. Ma
posso spiegare :D Nel mito originale, una volta essersi finalmente dichiarati
il loro amore, il protagonista maschile decide di presentarsi al padre della
ragazza per chiederla in sposa, ma la sua richiesta viene ovviamente –perché è sempre così ._. - rifiutata. A questo
punto i due si dicono addio e il ragazzo viene gentilmente scortato fuori dalla casa dell’amata dalle guardie.
Olè! Perciò, ho deciso di reinterpretare la cosa come avete visto/letto ^^
Spero
che il modo in cui Ino e Hinata si sono riavvicinate vi sia piaciuto : ) Mi
sarebbe dispiaciuto lasciare le cose in quel modo, e poi l’espediente di Ino
che chiama Naruto e organizza una sorpresa per Hina-chan mi piaceva troppo *^*
Ah,
giusto! Il testo della canzone cantato da Naruto presenta alcune modifiche
dall’origine, in quanto ho pensato di modificarlo per renderlo adatto ad un
ragazzo, su ispirazione di questa cover stupenda (http://www.youtube.com/watch?v=iaqJ4kDupxI ). Qui (http://www.youtube.com/watch?v=PFlX4sNsKHk
)
l’originale di Lana Del Rey (che mi ero dimenticata di linkare xD). Ho pensato
di scrivere qui anche la traduzione del testo da me modificato, per rendere più
comprensibile il testo ^^ :
*Andando
avanti e indietro nel cortile, fermo la mia macchina veloce, fischiettando il
tuo nome. Apro una birra e ti dico “Vieni qui e giochiamo a un video gioco”.
Tu
indossi il mio prendisole preferito, ti guardo svestirti, porta quel corpo in
centro città. Dico che sei il meglio del meglio, mi sporgo per un grande bacio,
metto il tuo profumo preferito. Andiamo a giocare a un video gioco.
È per
te, per te, tutto quello che faccio è per te. Te lo dico ogni volta: “il
Paradiso è un posto sulla Terra con te, dimmi tutto quello che vuoi fare”. Hai
detto che ti piacciono i cattivi ragazzi… Tesoro, è vero? È meglio di quanto
abbia mai saputo. Dicono che il mondo è stato costruito per due e che vale la
pena vivere solo se qualcuno ti ama. Hinata, ora lo fai.
Oddio, amo troppo questa canzone *^* Il
ritornello alimenta il mio lato romantico in un modo assurdo xD
… Anche
questa volta sono riuscita a scrivere delle note più lunghe della storia in sé (?)!
Yeee :D
orrori
grammaticali non fatevi scrupoli nel comunicarlo, perché non sono sicura di
aver corretto ogni cosa ^^”-
A tutti
voi un abbraccio virtuale da Me *^*
Baci, e a giovedì, con l’ultimo
capitolo di questa storia (ed ecco, sento già la nostalgia ;_;)