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Autore: Mary P_Stark    02/09/2013    7 recensioni
I vizi e le virtù di Nickolas Van Berger, magnate di prim'ordine di Los Angeles, sono noti a tutti, specialmente tra le signore più altolocate della California. Suo malgrado, però, verrà a scontrarsi con l'unica donna che non subisce il suo fascino, scelta appositamente perché non lo porti in tentazione anche sul luogo di lavoro. Questa scomoda novità porterà Nickolas a porsi più di una domanda e a scoprire quanto, in realtà, le ritrosie di Hannah Fielding, sua scrupolosa segretaria, siano affascinanti. 1^ PARTE DELLA SERIE DI "HONEY'S WORLD".
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Honey's World'
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¤Capitolo 22¤

 

 

 

 

 

Hannah doveva ancora decidere cosa, tra il processo interminabile o la stampa, fosse stata la parte più tremenda di quegli ultimi cinque mesi passati sotto la lente di ingrandimento di avvocati e giornalisti.

La sua esistenza, come quella di Phillip, fu misurata, controllata, analizzata, rivoltata e tagliuzzata in centinaia di forme diverse. In particolar modo per il suo vecchio amico, fu un vero inferno veder sbandierato ai quattro venti ogni segreto della propria vita privata.

Sia Brandon che Nickolas rimasero al loro fianco per assorbire insieme la maggior parte degli urti ma, inevitabilmente, alcuni colpi diretti al plesso solare giunsero con la stessa potenza di un gancio ben assestato.

Hannah cercò di fare buon viso a cattivo gioco ma, in più di un’occasione, si ritrovò in lacrime tra le braccia di Nick che, non poche volte, imprecò contro questa o quella testata giornalistica, minacciando di denunciarli tutti per le sciocchezze messe in stampa.

Phillip si dimostrò più stoico, ma l’amica sapeva bene quanto le critiche e le battute sarcastiche rivolte a lui e Brandon, sulla loro storia d’amore appena iniziata, gli dessero fastidio.

Rena fu di grande aiuto, dimostrandosi una degna amica e un affidabile quanto imprevedibile sparring partner.

Mostrò i denti e gli artigli in più di un’occasione e, quando venne infilata a forza in un triangolo amoroso inesistente, si rivolse a muso duro al giornalista che aveva messo in piedi quelle maldicenze, spiattellandogli in faccia la cruda verità.

Il suo monologo a reti unificate – Rena, dopotutto, lavorava per Vanity Fair, e ne aveva di conoscenze – fu così chiaro, e accompagnato da prove inoppugnabili, che non solo il giornalista dovette chiedere pubblicamente scusa, ma fu silurato dalla casa giornalistica nel breve ciclo di un respiro.

Con l’inverno ormai alle porte anche nell’assolata Città degli Angeli, Nickolas scrutò pensieroso l’oceano in burrasca e le nubi purulente che ribollivano nel cielo scuro, specchio del suo umore attuale.

Hannah, sdraiata nel letto e avvolta tra le lenzuola di raso azzurro cielo, sbadigliò debolmente prima di fissare curiosa l’alto e bronzeo corpo nudo di Nick, stagliato come una statua alla luce torva del giorno appena iniziato.

Le spalle rigide le dissero subito quanto fosse nervoso e, nel levarsi da letto per raggiungerlo, il corpo tonico avvolto da una vestaglia di seta, Hannah lo baciò su una spalla, mormorando: “Preoccupato per oggi?”

Nick si volse a mezzo per catturare con un bacio la sua bocca e, annuendo torvo, dichiarò senza mezzi termini: “Se la scagionano, le stacco la testa di persona.”

“Vedrò di placcarti prima che tu lo faccia” lo mise in guardia lei, sorridendo furba.

“Aaah, Hannah, ma come fai a startene qui così tranquilla dopo l’estate infernale che abbiamo passato?” mugugnò lui, avvolgendola in un abbraccio per poi posare la guancia nell’incavo del suo collo.  Era così stranamente piacevole poterlo fare!

Non era la solita donna piccola e minuta che scompariva nel suo abbraccio, tutt’altro!

Ed era così piacevole perdersi nel suo tocco, sfiorarne lo sguardo da pari a pari, accoccolarsi contro di lei senza fatica alcuna… baciare fino allo sfinimento ogni centimetro della sua pelle lattea.

Una volta terminato quel maledetto processo, si sarebbero concessi una lunga, piacevole vacanza tutti soli.

Non aveva acquistato un’isola dall’altra parte dell’oceano solo come investimento, dopotutto!

L’isola di Moutohora1 era l’ideale, per loro.

Nessuno li avrebbe disturbati, la sua villetta nel bosco era a prova di qualsiasi obiettivo di cielo e di terra e, anche se lo avessero fotografato mentre faceva surf, nessuno si sarebbe stupito.

Sì, l’avrebbe portata lì e avrebbe…

“Nick” lo chiamò Hannah, riscuotendolo dai suoi pensieri.

“Sì?”

“Pensi di rimanere nudo ancora per molto? Perché i casi sono due; o tiri le tende, oppure lasci che ti fotografino in bella mostra” precisò lei, indicandogli un motoscafo biposto che, dall’oceano, si stava avvicinando a tutta velocità verso la costa.

Non c’era la sicurezza che fossero paparazzi, ma Hannah era quasi certa che nessuno sano di mente si sarebbe spinto in acqua, con una potenziale tempesta in avvicinamento dall’oceano.

Nickolas si affrettò ad afferrare il telecomando per azionare le tende e, nel grugnire non proprio simpatici apprezzamenti su tutta la categoria dei fotografi d’assalto, Hannah si allontanò da lui per raggiungere il bagno.

Un attimo dopo, l’acqua della doccia venne aperta e l’uomo, nel gettare il telecomando sulle lenzuola stropicciate, seguì la fidanzata in bagno.

Serbava ottimi ricordi della prima doccia divisa con Hannah.

§§§

Incontrarono Andrea, Brandon e Phill di fronte all’entrata del tribunale.

Rena, invece, era in auto assieme a Nick e Hannah e, quando scesero dalla lussuosa Mercedes scura dell’uomo, i soliti flash dei giornalisti li presero d’assalto.

Hannah, dopo l’iniziale riserbo dei primi mesi, si era infine abituata a quello scontro quotidiano.

Quel giorno, dall’alto dei suoi tacchi stratosferici, guardò direttamente in macchina prima di sfoderare un abbagliante quanto affettato sorriso.

Serena si unì a lei e la prese sottobraccio con fare molto  elegante e, muovendosi quasi come in una coreografia, si  incamminarono verso la scalinata che conduceva al Palazzo di Giustizia, seguite a ruota da Nickolas.

Ridacchiante, l’uomo salutò i giornalisti e, al suono delle loro pressanti domande, si limitò ad un laconico: “E voi vorreste cavare qualcosa da loro due? Auguri.”

I cronisti le seguirono di corsa e le domande fioccarono come una nevicata invernale ma, a quella specie di nuova inquisizione, le due donne risposero con monosillabi e sorrisi smaglianti.

Era evidente quanto l’apporto dei consigli di Rena avesse plasmato l’iniziale paura di Hannah tramutandola in autentico, disarmante fascino, facendole così superare il panico da prima pagina.

Nick non poteva che esserne felice perché sospettava che, anche nel corso dei prossimi anni, la stampa non si sarebbe stancata tanto presto di loro.

Lui rimaneva un donnaiolo, per i giornali scandalistici, e nessuno credeva veramente che la storia con Hannah sarebbe durata.

Nick era più che sicuro che il suo interesse a senso unico verso una sola donna avesse fatto aprire tutta una serie di scommesse, più o meno seriose, sul suo conto.

Non vedeva l’ora di far vincere coloro che avevano puntato sulla buona riuscita del suo rapporto con Hannah.

Nello stringere la mano al padre, Nickolas infilò subito dopo le mani in tasca e, orgoglioso quanto affascinato, osservò la sua fidanzata districarsi tra le mille e più domande che le stavano ponendo sul suo attuale stato di salute.

Il fatto che avesse indossato un attillatissimo tubino color ghiaccio – abbinato a un soprabito leggero ed elegante – bastava a mettere a tacere coloro i quali già speravano in una gravidanza, con successivo matrimonio riparatore.

Non che non desiderasse dei figli da Hannah ma, visto che non ne avevano ancora parlato, era quanto meno prematuro pensarci.

“E’ davvero magnifica, in tutti i sensi” osservò Andrea, sorridendo spontaneamente nel lanciare un’occhiata a Hannah.

Lei lo salutò con un cenno della mano, tornando poi a scrutare con fastidio mascherato da interesse i tanti giornalisti che ancora stavano importunando lei e Rena.

Poco lontano, Phillip e Brandon osservavano la scena con ampi sogghigni.

“Serena le è stata di grande aiuto… molto più di me, in effetti. Io posso anche imprecare all’indirizzo dei paparazzi, ma una donna no. Dar loro uno scampolo di verità per chetare un poco le loro brame, mantenendosi pur sempre sul vago, era la soluzione più adatta. E il matrimonio di Glenn e Pavel è servito a distogliere un poco l’attenzione. Forse Glenn avrebbe preferito evitare di essere messa in mezzo, ma non mi è parsa particolarmente infastidita.”

Andrea ridacchiò al ricordo del matrimonio – festeggiato all’ombra dei salici del giardino della loro villa di Santa Monica – e dei paparazzi che, per l’occasione, si erano arrampicati sui muri perimetrali per rubare qualche scatto alla famiglia di Hannah.

L’unico vero neo, in tutta quella storia, fu la scoperta dei guai legati al gioco d’azzardo del padre di Hannah. Sia la figlia che la ex moglie ne erano rimaste sorprese e dispiaciute, ma nessuna delle due aveva mosso un dito per aiutarlo.

Il tempo della compassione era giunto al termine.

“Ha una fibra di ferro, quella donna. Ci vuole ben altro, a parer mio, per sconvolgerla” ridacchiò Andrea, avviandosi col figlio maggiore lungo la scalinata di granito bianco per raggiungere le porte d’ingresso del tribunale.

“Già” assentì Nick, dando una pacca sulla spalla al fratello quando lo raggiunse. “Ehi, voi due… tutto bene? Il week-end a Sacramento com’è andato?”

“Ciao, Nicky” sorrise Brandon. “Tutto bene. E le sorelle di Phill sono troppo forti… una volta passato il panico di trovartele davanti tutte quante, in formazione d’attacco, neanche fossero a una partita di football americano.”

Phill rise di gusto e, nel passare con naturalezza un braccio sulle spalle del compagno, spiegò a Nick: “Devi sapere che volevano essere certi che il mio fidanzato fosse quello giusto. Neanche avessi dieci anni e neppure un briciolo di sale in zucca.”

Il magnate ridacchiò a quel commento e, nello scrollare le spalle, dichiarò: “Ci tengono soltanto a te… e poi, ammettiamolo, Brandon non è esattamente la persona più immacolata di questo mondo.”

“Senti da che pulpito!” sbuffò il fratello minore, chiamando accanto a sé Hannah quando la vide avvicinarsi assieme a Rena. “Il tuo baldo fidanzato ha detto che io non ho una fedina immacolata. Ma lui, allora?”

La giovane rise del broncio fasullo di Brandon e, nel dargli un bacio sulla guancia, si mise al fianco del fidanzato, lo prese sottobraccio e dichiarò: “Diciamo che non brilla come un diamante neppure lui, ma il più è farci caso.”

“Hannah!” sbottò Nickolas, sorridendo suo malgrado.

Lei gli sorrise, dedicandogli quello sguardo dolce e carezzevole che solo lui poteva apprezzare pienamente e, nel chinarsi per dargli un bacio, gli sussurrò sulle labbra: “Sai perfettamente che ti voglio così come sei.”

“Lo so, e ti amo anche per questo” mormorò per contro lui, lasciando che quel bacio leggero gli entrasse dentro, rischiarando le ombre che, quel giorno, erano sorte a oscurare il suo cuore.

§§§

Avrebbe dovuto sorridere, avrebbe dovuto trovare la gioia nel suo cuore per l’ottimo esito del processo ma no, non provava nulla.

Niente in assoluto.

C’era solo vuoto dentro di lui, di un nero così cupo che neppure la luce stessa del sole avrebbe potuto rischiararlo.

E sapeva bene perché.

Nonostante tutto ciò che aveva fatto a tutti loro, nonostante si fosse rivelata niente più di un’egoista e una donna spregevole, lui l’aveva amata.

E non si può odiare tanto senza prima aver amato tanto.

Quell’odio puro e feroce aveva creato un vuoto, una voragine senza fondo nel suo animo che, udienza dopo udienza, era andata sempre più allargandosi.

Nickolas sospirò tremulo nell’ascoltare la sentenza, la mano di Hannah stretta nelle proprie.

Dublice tentato omicidio, con l’aggravante della premeditazione. Isabel Van Berger avrebbe passato vent’anni in un carcere federale; né i suoi soldi né tanto meno il suo nome avevano potuto evitare questa verità.

La donna non aveva manifestato nessun cedimento, non un accenno di pentimento. Nulla.

Anche in quel momento di totale sconfitta, i suoi occhi sprizzavano vendetta.

Non aveva compreso nulla di quanto lui e Brandon avevano cercato di farle comprendere poco prima del processo.

Niente, di quanto le avevano detto, aveva scalfito la sua convinzione che Hannah e Phillip non fossero le persone giuste per loro.

Come se quello che lei aveva fatto al marito non fosse mai esistito. Come se il suo impugnare quella pistola non fosse stato contro la legge, contro l’etica stessa.

Forse era vero, forse sua madre aveva perso da tempo il contatto con la realtà come aveva sostenuto l’avvocato della difesa, eppure trovava assurdo credere che una persona fuori di sé potesse arrivare a congegnare un’aggressione e un tentativo di omicidio.

No, era tutto troppo semplice.

Anche se era orribile pensarlo, crederlo, sua madre era stata lucida dall’inizio alla fine.

Aveva ritenuto Phill e Hannah due persone indegne dei Van Berger e, per difendere la sua personale idea di onore, aveva agito di conseguenza senza pensare neanche per un istante che, con il suo tradimento, aveva per prima portato l’onta sulla loro casata.

Suo padre, immobile accanto a lui, non batté ciglio, non guardò mai neppure una volta l’ex moglie e, quando il giudice convalidò il verdetto, si mosse per uscire dall’aula.

Michael Van Berger, accomodato accanto all’avvocato della difesa, fissò accigliato la sorella per alcuni istanti prima di levarsi in piedi e andarsene a sua volta, lo sguardo deluso quanto esacerbato.

Isabel venne portata via dai secondini subito dopo la sentenza e, nel passare accanto al palco dell’accusa, fissò disgustata Hannah e Phillip prima di sparire oltre le porte della sala udienze.

La giovane si limitò a sospirare sconsolata e, nell’accodarsi ad Andrea, lo prese sottobraccio.

Nickolas, fermo accanto a Phill e Brandon, osservò  per un istante la donna svanire oltre le porte prima di asserire disgustato: “Si è comportata fino all’ultimo come se fosse lei la vittima. E’ disgustoso.”

“Non voglio neppure più pensarci. Ho già masticato amaro per troppi anni e, ora che è tutto finito, voglio metterci una pietra sopra” sbottò Brandon, allontanandosi a grandi passi per accodarsi a Hannah e Andrea, già quasi giunti alle porte d’uscita.

Phill e Nickolas si avviarono più lentamente, consapevoli entrambi che le parole di Brandon erano solo un tentativo dell’ultima ora di arginare il profondo sconforto che, dall’interno, stava scalfendo le sue difese.

Il magnate sapeva benissimo che il vuoto che percepiva nel suo animo non era dissimile da quello del fratello minore, checché ne dicesse lui.

“Lo terrò d’occhio, te lo prometto” lo rassicurò Phill, dando una pacca sulla spalla a Nickolas nell’uscire a loro volta dall’aula del tribunale.

“Lo hai sempre fatto, perciò sono tranquillo” gli sorrise lui da sopra la spalla prima di raggiungere Hannah, il padre e Rena, a pochi passi da loro.

Brandon, più nervoso di quanto non volesse ammettere, aveva già raggiunto le porte esterne del Palazzo di Giustizia.

Salutato l’amico con un cenno del capo, Phillip si avviò lesto per raggiungere Bran perché non rimanesse solo mentre Hannah, allungata una mano in direzione del suo uomo, gli sorrise benevola, dicendo: “Andiamo?”

“Non vedo l’ora. Detesto questo posto” assentì lui, ben più che disposto a lasciarsi per sempre quel luogo alle spalle.

Già sul punto di allontanarsi, si videro però sbarrare la strada dalla figura altera e di nero vestita di Michael Van Berger che, accigliato e serioso, li squadrò tutti prima di uscirsene con un laconico: “Goedemorgen.

“Buongiorno a te, zio” mormorò pacato Nickolas, non sapendo bene cosa aspettarsi da lui.

L’averlo visto all’udienza di quel giorno quando, per tutta la durata del processo, non si era mai fatto vedere da nessuno della famiglia, lo aveva sorpreso.

Non aveva idea di come la pensasse sull’intera faccenda, sperava soltanto non fosse lì per recriminazioni sterili o false accuse nei loro confronti.

L’uomo, però, dopo aver accennato un saluto al nipote e aver squadrato con cortese interesse Hannah, rivolse il suo sguardo ad Andrea, che lo resse senza problema alcuno.

“Michael” mormorò Andrea, serafico.

“Andrea” replicò l’altro, con altrettanta candida freddezza. “Pare che, dopotutto, il vero figlio del demonio fosse mia sorella… non tu.”

Hannah fissò confusa Nickolas, che apparve parimenti frastornato da quell’uscita, ma Andrea aggrottò la fronte a quell’accenno e, pacato, celiò: “Credo di aver sempre saputo di non esserne figlio, visto che i miei genitori si chiamano Roxanne e Adrian.”

Van Berger accennò un quieto sorriso sul viso pallido e, annuendo leggermente a quell’appunto, asserì: “Spero siano ancora in salute.”

“Se la cavano, nonostante l’età avanzata. Mi è spiaciuto non essere presente alla morte di Ingrid, ma quel convegno a Tokyo era davvero troppo…”

Interrompendo sul nascere il dialogo di Andrea, Michael replicò secco: “Ho ben visto dove il tuo acume e la tua lungimiranza hanno condotto la ditta, e non piango di sicuro quando mi viene staccato l’assegno annuale per le cedole azionarie della V.B. 3000 che detengo. Mio padre commise i suoi errori, e mia madre i suoi. Come pure Isabel e il suo sciocco sogno di farti diventare uno di noi.”

Nickolas si accigliò a quelle parole ma Hannah lo trattenne, decisa a lasciare che l’uomo terminasse di parlare.

Andrea fu dello stesso avviso, perché non aprì bocca e Michael, suo malgrado rincuorato da quel prolungato silenzio, terminò di affermare: “Isabel è sempre stata troppo infatuata di se stessa per amare veramente qualcuno di amore sincero. Io lo sapevo bene e ho cercato di farla tornare a più miti consigli, ma a poco è servito. Vedo bene che avrei dovuto rivolgermi a te, non tanto a lei, per farla rinsavire.”

“Dubito che, all’epoca, ti avrei dato ascolto” ammise amaramente Andrea.

“Erano state dette fin troppe parole di fiele, tra te e la mia famiglia, perché obiettivamente tu potessi credermi” asserì laconicamente Michael, annuendo quasi tra sé.

Fissando lo zio con aperta confusione, il nipote esalò sconvolto: “Vuoi forse dire che… che ce l’avete avuta per anni con papà… per finta?! Volevate solo evitare che mamma lo sposasse… per salvare lui?!”

“I tuoi nonni erano effettivamente irritati con tuo padre, Nicklaj” asserì Michael, dando un’inflessione singolare al nome del nipote. “Non certo io, che ben conoscevo la realtà su Isabel. Io tentai invano di salvare la famiglia dalle follie di mia sorella. Sapevo già che Andrea non le sarebbe bastato, la conoscevo abbastanza per esserne quasi certo. Niente avrebbe potuto saziare la sua sete… tutt’ora adesso mi chiedo chi o cosa avrebbe potuto placarla, visto che neppure adesso capisco appieno i suoi desideri. Quel che ha fatto è la dimostrazione lampante che Isabel non ha più chiaro cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. Riconosco, però, che mio padre è stato un folle a credere che le colpe fossero tutte di Andrea.”

Nickolas fissò il padre come per cercare qualche reazione, ma lui non batté ciglio, si limitò ad ascoltare. Che il nonno lo avesse odiato da sempre non era una novità per nessuno, ma quello che lo zio stava dicendo loro… beh, quello sì che era strano!

“Pensi sia pazza, forse?” lo interrogò Nickolas, accigliandosi.

“E’ Isabel. E’ il suo modo di vedere, di pensare, di credersi superiore a tutto e a tutti. E’ questo che ha imparato da nostro padre” disse semplicemente Michael, lo sguardo percorso da un immenso disagio. “Chiedere a tua madre di tenere alto il nome dei Van Berger, in punto di morte, è stato un errore da parte di nostro padre. Un grossolano errore.”

“Non poteva davvero pensare che uccidere Phill e fare del male a Hannah potesse portare onore ai Van Berger!” esclamò il magnate, sgomento all’idea che lo zio credesse questo.

Michael lo fissò con estrema comprensione, asserendo: “Non se a crescerti è una persona che, giorno dopo giorno, vuole da te solo il massimo e, soprattutto, ciò che lui vuole da te. Isabel è incorsa nelle ire dei nostri genitori, sposando Andrea e, per rimediare, avrebbe dovuto fare qualsiasi cosa, nessuna esclusa.”

“Anche uccidere” mormorò Nick, annuendo torvo.

“Forse… almeno secondo l’idea che aveva mio padre di come andava il mondo” assentì Michael, scrutandolo con estrema comprensione.

Nickolas allora impallidì leggermente ed esalò: “Non… non solo Phill, vero?”

“Vuoi davvero rivangare il passato, neef?”

Il magnate scrutò il padre in cerca di spiegazioni ma l’uomo si trincerò dietro un muro di silenzio e a Nick non restò altro che guardare lo zio, nella speranza che lui desse voce ai suoi dubbi.

All’uomo non restò altro che dire: “Non solo Isabel ha dimostrato di avere in sprezzo la vita umana. Mi duole dirlo, ma mia madre cercò una clinica in cui far abortire la figlia, quando seppe della tua prossima venuta al mondo. Non poteva accettare che tu fossi un illegittimo e, per di più, nato da un uomo senza un degno pedigree.”

Andrea sospirò, scrutando il cognato come per intimargli di non proseguire, ma l’uomo non gli diede retta e replicò: “E’ giusto che sappia chi è sua madre, nel bene e nel male, e da che famiglia proviene. Ho taciuto troppo a lungo e, se avessi parlato per tempo, forse non si sarebbe arrivati a tanto. Fu la vostra bisnonna a impedire ogni cosa. Reputò la tua vita troppo importante per essere strappata via a quel modo, e convinse mia madre a rinunciare. Disse a Isabel di accettare la proposta di matrimonio di Andrea e di dare un nome legittimo alla creatura che portava in grembo, e così lei fece.”

“Non sapevo che Whilelmina fosse intervenuta” esalò Andrea, sorpreso.

“Fin troppe persone hanno messo il naso dove non avrebbero dovuto, a mio parere, e questo ha creato una marea di problemi. Problemi che hanno quasi portato alla morte due persone innocenti” mormorò aspramente Michael, lanciando un’occhiata spiacente a Hannah, che sorrise debolmente.

“Se avesse potuto decidere liberamente, forse non si sarebbe mai sposata” mormorò amaramente Nickolas, reclinando il capo.

“Come ti ho detto, non ho mai compreso appieno cosa volesse Isabel dalla vita. Sulle prime, reputai abbastanza forte il sentimento che la legava a tuo padre, ma mi resi conto alla svelta di essermi sbagliato. Era tutto un gioco, per lei. La sua enorme scacchiera su cui muovere le pedine della sua esistenza. Così come aveva sempre fatto nostro padre, così ha fatto lei. Fino ad ora.”

“Un gioco… solo… un gioco” ansò Nick, incapace di mettere a voce tutto l’odio che stava covando in quel momento.

Aveva quasi perso Hannah… per un gioco.

Sì, sua madre meritava la prigione. E sperava davvero che le avrebbero reso la vita un inferno, così come lei aveva tentato di fare con loro.

Michael tornò a fissare il cognato e, quieto, mormorò: “Come erede dei Van Berger, non più vincolato dalle idee deliranti dei miei genitori, posso finalmente parlare liberamente e chiederti cortesemente di non mutare il cognome dei miei nipoti. Desidero che facciano parte integrante della famiglia, checché ne pensasse la mia famiglia prima di me.”

Fu a quel punto che Andrea si lasciò andare ad un sospiro di autentica sorpresa mentre Nickolas, basito di fronte a quella richiesta, si esibì in un poco educato ‘col cavolo!’.

Il padre fu lesto a fissarlo male e, nel tornare a rivolgersi al cognato, ammise: “Mi cogli impreparato, Michael, perché non avevo minimamente pensato a questo particolare. Non ho obiezioni a che Bran e Nick mantengano il cognome della madre, se a loro sta bene. Non mi ero opposto alla loro nascita, non mi opporrò certo ora. Ma ritengo sia una scelta che debbano fare loro, ti pare?”

L’uomo azzimato assentì con un cenno del capo e, volto il capo in direzione del nipote, dichiarò: “Posso immaginare che, al momento, tu non sia in animo di rispondere lucidamente, Nicklaj, perciò lasceremo ad un altro momento questa nostra chiacchierata. Posso cortesemente conoscere la tua fidanzata, comunque?”

Nickolas si riscosse quel tanto che bastò per annuire e, rivoltosi alla donna al suo fianco, mormorò roco: “Hannah, lui è mio zio Michael. Zio, lei è Hannah Elinor Fielding.”

Allungando una mano in direzione dell’uomo, la giovane sorrise con sincerità, asserendo: “Mi fa piacere fare la sua conoscenza, Mr Van Berger.”

Portatosi la mano alla bocca, Michael la sfiorò con un bacio, replicando: “Miss Fielding, il piacere è mio. Posso finalmente asserire che mio nipote ha ritrovato il gusto per le persone di valore. Ho seguito con estremo interesse ciò che è avvenuto in questi mesi, e ho ammirato il suo aplomb e il suo stile.”

Il nipote non poté che stupirsi ulteriormente di quello strano zio, che ben poco si era fatto vedere nella loro vita.

Forse, iniziava a comprendere perché.

Era evidente quanto fosse differente dalla sorella e, a quanto pareva, dai genitori, che non avevano saputo cogliere i difetti della figlia, limitandosi solo ad accusare il genero.

Michael si era completamente dissociato dai genitori e dalla sorella, rimanendo fuori dalle loro discussioni. Forse aveva ragione e, se fosse stato più incisivo, non si sarebbe mai arrivati a tanto.

O forse, sua madre avrebbe commesso gli stessi, tragici errori.

Nessuno di loro poteva saperlo, ma Nick voleva credere che almeno una persona, nella famiglia di sua madre, fosse ragionevole.

“E’ stato un periodo difficile per tutti, ma Hannah lo ha saputo gestire benissimo. Non a caso, è la mia assistente preferita” asserì, Nickolas, lanciandole un sorriso bonario.

“La tua unica assistente” precisò lei, ammiccando.

“Rimarrò a Los Angeles ancora per un mese circa, e vorrei poter colloquiare con tutti voi a cena, una di queste sere. Naturalmente, anche Brandon e il suo compagno sono i benvenuti. Vorrei conoscere il giovane Phillip e chiedergli consiglio per una villa che intendo far costruire a San Francisco” dichiarò Michael, sorprendendoli ancor di più.

Andrea fu il primo a rispondere e, con un mezzo sorriso, asserì: “Ti contatterò non appena ne avrò parlato con Bran.”

“Molto bene. Ora, se mi volete scusare, altri impegni pressanti mi chiamano.” Rivolgendo un sorriso cortese a Hannah, aggiunse: “Missenneef…

Ciò detto, si dileguò con passo rapido quanto elegante, il portamento diritto e solo vagamente rigido di un uomo a cui è toccato un peso enorme da portare, ma con spalle sufficientemente ampie per poterlo reggere.

“Per. La. Miseria” sbottò sorpreso Nickolas, fissando basito il padre. “E tu te lo aspettavi?”

“Da Michael? No di sicuro. Non avevo mai pensato… immaginato che fosse dalla mia parte!” esalò più che mai strabiliato Andrea, lanciando al figlio un’occhiata divertita e attonita assieme.

“La famiglia Van Berger ha qualche speranza, allora” dichiarò con un sorrisino ironico Hannah. “Hai dei cugini, per caso, Nick?”

“Nessuno a cui ti presenterò al momento, questo è poco ma sicuro” brontolò l’uomo, facendo sorridere divertito il padre, che si affrettò a spiegare la reazione del figlio a quella domanda.

“Devi sapere, Hannah, che Aaron e Christoffer, i figli di Michael, sono entrambi celibi ed entrambi uomini piuttosto attraenti” ironizzò Andrea, lanciando un’occhiata divertita al figlio.

Nickolas borbottò un insulto e la giovane, suo malgrado deliziata dalla gelosia manifesta del fidanzato, replicò bonaria: “Sbaglierò, ma io sto con te e te solo. E tu mi tieni più che occupata, credimi. Non ho intenzione di trovarmi altri svaghi.”

“Lo spero bene!” sbottò il magnate, fissandola in cagnesco. “Comincia a irritarmi il fatto di dover alzare lo sguardo per guardarti negli occhi. Togliti quei trampoli!”

Hannah ridacchiò ma lo accontentò e Nickolas, finalmente soddisfatto, mormorò: “Il problema è che quei due sono davvero molto affascinanti, e col fatto che sono europei, sai…”

La donna lo strinse forte in vita e, nello stampargli un bacio sulla guancia, asserì: “Resisterò senza problemi al loro fascino europeo, perché ho qui accanto a me l’uomo che mi fa battere forte il cuore.”

Il magnate parve rabbonito, e fu in quel momento che fecero la loro comparsa Rena e sua madre Grace, apparentemente tranquille e sorridenti.

Avvolta la vita di Hannah con un braccio, lasciò che Rena e sua madre prendessero sottobraccio Andrea e, assieme, raggiunsero finalmente le loro auto sotto gli sguardi curiosi della stampa e dei flash dei fotografi.

Rilasciarono brevi dichiarazioni senza lasciarsi andare a sorrisi soddisfatti o tronfi. Nessuno di loro stava realmente esultando per il risultato del processo, e fingere che ciò che era successo all’interno del tribunale li rendesse felici sarebbe stato falso, se non addirittura meschino.

Andrea si offrì di accompagnare a casa Rena e la madre, ma Hannah si affrettò a dire: “Io preferirei veniste tutti alla villa di Nick. Stamattina ho preparato un po’ di bistecche, e sarebbe carino fare un bel barbecue tutti assieme, che ne dite?”

Nickolas annuì con vigore e, nello scrutare supplichevole il padre, dichiarò: “Per favore… non è il giorno per rimanere da soli. Per nessuno di noi. Inoltre, dobbiamo parlare dello zio a Bran.”

“Io dico che hanno ragione” assentì con veemenza Rena, dando una pacca sul braccio ad Andrea. “Farà bene a tutti rilassarci un po’. E poi mi spiegherete cos’è successo in mia assenza.”

Tutti risero dell’uscita della donna e Andrea, con una scrollatina di spalle, dichiarò: “Mi adeguo alla maggioranza, allora.”

“Mangiate anche per noi, allora.  Io e Bart abbiamo una cena di gala, stasera. Purtroppo non possiamo mancare” sospirò Grace, la madre di Rena, abbracciando teneramente la figlia.

“Grazie di tutto, Grace. Davvero” dichiarò Nickolas, abbracciandola a sua volta.

“Ci sarò sempre per voi, ragazzi. Sempre” sorrise loro la donna, salendo in auto per raggiungere il marito.

§§§

La pioggia non guastava l’atmosfera festosa di quel momento e, pur se Hannah avrebbe preferito scrutare il cielo all’orizzonte e gli spettacolari tramonti che la costa californiana sapeva offrire, era ugualmente lieta.

Dopo l’iniziale smarrimento provato da Andrea, l’uomo finì con il rilassarsi quanto bastò per riuscire a divertirsi in quella festa improvvisata, e la presenza di Stark di certo contribuì a calmarne lo spirito.

In questo, quel cane era sempre stato un asso.

Ora, chi seduto e chi impegnato a giocare con il golden retriever, la nuova famiglia di Hannah si trovava nell’ampia cucina della villa di Nick e, dall’interno, provenivano calde risate e battute allegre.

Pavel si divertiva a gestire quella distesa infinita di fuochi come un bambino in un negozio di giocattoli e sua madre, pur non provetta cuoca, lo aiutava per quel che era in grado.

Rena si unì alla coppia, più che desiderosa di imparare a cucinare e, con occhio attento e orecchie ritte, ascoltò tutto ciò che Pavel aveva da offrirle.

“Direi che sta andando tutto bene” mormorò una voce alle sue spalle, sorprendendola.

Un attimo dopo, un braccio di Brandon le avvolse la vita e l’uomo le si mise al fianco, sorridendole.

Hannah, impegnata a controllare le salsicce sulla piastra, gli sorrise di rimando, asserendo: “Credo non potrebbe andare meglio, vista l’occasione anomala per cui ci siamo riuniti.”

Con un cenno di assenso, Bran dichiarò torvo: “Non mentirò, e la fine di mia madre mi ha fatto davvero male, ma sapere che ci siete voi… tutti voi, me lo rende più sopportabile.”

“E’ a questo che servono gli amici” assentì la giovane.

“O una famiglia” aggiunse lui, sollevandosi un poco per darle un bacio sulla guancia.

Hannah accettò quel gesto caloroso con un sorriso orgoglioso e,  nello scostarsi un attimo dalla fiamma, abbracciò Brandon, sussurrandogli all’orecchio: “Sarò sempre una sorella per te, Bran. Non è più una finzione, ora.”

“Lo so” assentì lui, prima di lagnarsi quando si sentì prendere per un orecchio. “Ahia!”

“Cosa stai facendo con la mia ragazza?” brontolò scherzosamente Nickolas, tirandolo indietro sotto lo sguardo divertito di Hannah.

“Piantala, noiosone, non stavo facendo nulla di male! Vero, Hannah?” sbuffò Brandon, tastandosi l’orecchio dolente e, nel contempo, fulminando con lo sguardo il fratello.

“Nulla di male o meno, Hannah la abbraccio solo io” borbottò Nick, avvolgendo possessivo la vita della donna, che scoppiò a ridere sommessamente.

“Nick, ti prego, non esagerare! Bran non stava davvero facendo nulla di male!” replicò la giovane, dandogli un sonoro bacio con lo schiocco sulle labbra per pacificarlo.

“Perdonami se sono così possessivo con te, ma ho impiegato trentacinque anni per trovarti, e ora che ti ho qui col cavolo che ti lascerò nelle mani di qualcun altro!” brontolò bonariamente il magnate, afferrando il piatto delle salsicce per passarlo al fratello. “To’, portalo dentro.”

“Scorbutico che non sei altro” brontolò il fratello minore. “Hannah, chiamami se ti stressa troppo, e io e Phill lo rimetteremo in riga.”

“Andata” decretò la giovane, guardandolo entrare nella villa prima tornare a fissare lo sguardo sul suo uomo.

Appariva sereno, protettivo e forse un tantino geloso, ma in generale sembrava stesse bene.

“Mi cercavi fin dalla culla, Nick?” gli chiese allora lei, sogghignando.

“Da prima di nascere” replicò lui, affondando il viso nel suo collo per darle un bacio languido e caldo, che la infiammò tutta.

Socchiudendo le labbra, Hannah se le lappò ed esalò: “Non ora, Nick, o potrei mollare tutto e portarti in camera.”

Lui rise di quella piacevole prospettiva ma la lasciò stare e, nel prendere il suo posto alla griglia – riparata dalla pioggia dall’ampia veranda sul retro – le disse: “Abbiamo parlato con zio Mike poco meno di dieci minuti fa, e ci aspetta venerdì prossimo a cena al Sugar Fish di Santa Monica.”

Vagamente sorpresa, lei esalò: “Oh… cena informale, allora.”

“Già. A quanto pare, lo zio è un tantino diverso da mamma” ammise Nick, suo malgrado impressionato da questo suo parente stretto che, per anni, era rimasto molto più di un mistero per tutti loro.

“Sarà un piacere conoscere la tua famiglia, Nick”gli sorrise Hannah, dandogli un bacetto sulla guancia.

“Ti terrò lontana dai miei cugini, però” la mise in guardia lui, facendola scoppiare a ridere.

“D’accordo!” esclamò lei, tornando ad abbracciarlo.

 

 

 

  
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