Riuscire
ad entrare in quel gigantesco intrico di radici, sollevate a volte
diverse decine di metri dal suolo, e che si gettavano così
bruscamente verso il cuore di Gaya risultò piuttosto ostico.
Superata una iniziale spianata di terra brulla e rocce inospitali, si
trovarono di fronte ad una strettoia, le cui pareti erano di pura
pietra e che culminava con l'inizio di una specie di sentiero. Ai
lati di quell'esile viottolo, c'erano due colonnine di roccia, molto
simili a delle stalagmiti. Di fronte ad esse, Eiko si bloccò.
"Ma
cos...?!"
"Che
c'è, mocciosetta? Hai paura ad andare avanti?" disse Gidan
con
tono di scherno. Mentre ridacchiava, la superò.
"NO!
Non andare oltre! Ferm..."
*FLASH!
Zwing!*
Raggi
di luce scarlatta emersero con forza dallo spazio vuoto tra le due
colonne, scagliando l'impudente malcapitato contro un costone di
roccia e abbagliando gli spiazzati compagni.
"Ah...
oh... ma porc... CHE DIAVOLO È STATO?!" ululò a
metà tra il
dolorante e il furibondo. Eiko intanto se la rideva di gusto.
"Se
solo mi dessi retta, ogni tanto! Invece che non ascolti mai nessuno e
fai sempre di testa tua! Zucca di legno..." lo rimproverò,
con
un vendicativo sorrisetto sulle labbra.
"Peste
d'una mocciosa... beh, touché. O come diavolo si dice..."
borbottò ancora irritato Gidan, ma arrendendosi
all'evidenza.
"Zucca?
Chi ha pallato de' zucca? Ce sta robba bona qui da 'ste parti? Eppure
io continuo a vedè piettre e rocce... nun ce sta niente che
somigli
a zucche, a quer che vedo io! Fateme da' n'occhiatina, magari ce sta'
qualche rana, hai visto mai..." esclamò Quina, ringarzullita
all'idea. Saltò su e si mise a cercare in giro,
dimenticandosi
completamente dell'avvenimento appena accaduto. Dopo un generale e
desolato scambio di sguardi, tutti tornarono a prestare attenzione
alla piccola, che sembrava scocciata dall'interruzione (ma che, come
tutti in fondo in fondo, si divertiva da morire vedendola
indaffararsi e sentendola borbottare in quel suo strano
accento).
"Ahem,
stavo dicendo, prima che quello sciocco di una testa vuota si facesse
catapultare..."
"Ma
hai finito, piccola scocciatrice?" si lamentò Gidan.
"Ma
Gidan, ti sembra il modo di parlare ad una bambina?!" intervenne
Garnet, indignata.
"Ma?
Ma...?! Garnet!" esclamò esasperato. 'Ormai è
ufficiale! È
una congiura ai miei danni!' pensò sconsolato Gidan.
"Giusto,
giusto... grazie Garnet! Ora dicevo, non sentite anche voi una
presenza strana? Una specie di sensazione?" chiese, ora seria la
piccola sciamana.
Vivi
e la principessa si avvicinarono. In fondo erano loro i più
affini
con la magia!
"Sì,
sì! Sento qualcosa!" esclamò sorpresa, mentre il
piccolo mago
nero non percepiva niente.
"N-no,
Eiko. Non s-sento proprio nulla."
"Vabbè,
vabbè, fa niente! L'importante è che non sia solo
io, o cominciavo
a credere d'esser io quella pazza! Ora, il mio nonnino mi
raccontò
che una volta, in queste terre venne sigillato un potente Spirito
d'Invocazione. Può essere che questo sia il suo sigillo!"
spiegò la piccola bambina del Villaggio di Madain Sari.
"Proverò
ad usare i poteri del mio corno per mettermi in comunicazione con lui
e per scioglierlo dall'incantesimo. Cosa ne dici, Garnet?"
concluse interrogativa. La ragazza non sapeva cosa risponderle.
"Tu
hai molta più competenza di me circa i poteri di una
sciamana. Se
pensi che questo possa sciogliere il sigillo, procedi pure. Ci
fidiamo dei tuoi poteri e del tuo sapere." ammise.
'Beh,
facile a dirsi... io sono solo una bambina, spero di star facendo la
cosa giusta! Oh, Mogu, aiutami tu!' pregò nella mente
agitata la
bambina, facendo mostra, per tutta risposta a questi pensieri, di
un'espressione sicura e senza dubbi.
Bagliori
dello stesso colore della volta precedente si manifestarono, stavolta
mansueti e leggiadri, annunciando prima di un sonoro rumore, simile
ad un cristallo infranto, la fine del sigillo su quelle terre. Nel
cuore della luce scarlatta apparve una pietra, che si scoprì
poi
essere un Rubino. Avevano così ottenuto la prova
tangibile di
avere l'appoggio anche dello Spirito Carbuncle, divinità
delle
protezioni e delle barriere. Decisero quindi di proseguire. Se
quell'Albero li stava sfidando, aveva trovato pane per i suoi
(concedetemelo) denti. Dopo un'ardua arrampicata, finalmente si
ritrovarono al suo interno. Strawber, mostri-albero dal potere
incendiario, uomini e draghi in avanzato stato di decomposizione, ma
che non accettavano l'idea di essere morti ed altre creature
aberranti tentarono di arrestare il loro cammino. Invano. Giunsero
presto al cuore dell'Albero di Iifa, dove trovarono un gigantesco
spiazzo legnoso, con al centro un circolo ornato di simboli
magici.
"Ma
cosa diavolo è mai quello? Ormai dovremmo essere al centro
del
tronco, non può essere che una struttura enorme, articolata
e
potente come questa sia mantenuta da... un solo circolo magico! Per
quanto potente possa essere chi l'ha tracciato!" esclamò
Freija, inorridita al solo pensiero di un mago tanto potente.
*No...
infatti non è così. Avvicinatevi, guardatelo
più da vicino. Non
abbiate paura. La verità, per quanto oscura e nebulosa, si
dispiega
sempre a coloro che hanno il coraggio di ricercarla.*
Il
gelo si diffuse nel gruppo, e istintivamente tutti portarono le mani
alle armi, sospettosi. Tutti, tranne Gidan.
'Quella
voce... ha un non so che di familiare e... non sembra avere cattive
intenzioni.'
"Chi
sei? Fatti vedere. Cosa intendevi con quelle parole? Spiegati! Non
abbiamo cattive intenzioni..." disse Gidan, conciliante. Ma la
voce non parlò più.