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Autore: xkeepituglyx    02/09/2013    1 recensioni
Una storia sul passato di Kei, il blader glaciale, le sue origini, la sua infanzia, e i primi amori. È stato tutto inventato da me :)
Sarà sempre stato così freddo e scontroso come lo conosciamo? Quali rapporti aveva con il nonno?
Se vi ho incuriosito date un'occhiata!
Genere: Azione, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Boris, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Yuri
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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"Ivanov, puoi partire"
Il primo test era abbastanza semplice: i bambini dovevano completare un percorso, facilissimo, a vedere di Kei. Saltare in alcuni cerchi per terra, arrampicarsi su una rete e passare su una serie di paletti appesi al soffitto aggrappandosi solo con le braccia, scendere veloce dalla parete, fare un paio di capriole, e infine saltare un'asta, posta più o meno all'altezza del mento di Kei. Il bambino si era allenato molto a casa, e nonostante la giovane età i suoi muscoli erano già visibili e ben definiti. Sistemò i capelli, legando quelli più lunghi in un codini basso, abbastanza lungo, mentre sistemò i ciuffi ribelli con una fascia blu, in modo che i capelli schizzassero verso l'alto, dandogli l'aria della criniera un piccolo leoncino. Si preparò alla partenza, osservando il rivale che affrontava un ostacolo dopo l'altro con estrema facilità. 
"Hiwatari, preparati" 
Il bambino si sistemò sulla linea della partenza
"Pronto"
Si abbassò
"Vai!"
Kei partì velocissimo, saltò con precisione i cerchi per terra, e corse alla rete. Aveva fatto molta pratica, si arrampicava sempre sugli alberi insieme ad Olia, e infatti non ebbe molti problemi. Coordinava perfettamente la spinta delle gambe con il sostegno delle braccia, in questo modo saliva spedito sulle corde, che lo portarono molto in alto, fino a quanto permetteva il soffitto. Passò ai pioli. Con i piedi e una mano ancora puntati sulla rete, portò una mano sul primo piolo, testò la presa e avvicinò anche la seconda mano. Fece cadere nel vuoto le gambe, e sfruttando lo slanciò si portò avanti di diversi pioli. Purtroppo la foca dello slancio gli fece perdere la presa di una mano, e lui rimase appeso sul vuoto. Non mi devo arrendere! Avanti, affera quell'asticella! Kei ritrovò la forza di tirarsi su e senza perdere tempo completò il percorso attaccato al soffitto. Scese rapidamente dalla parete, lasciandosi cadere nei punti dove sapeva di trovare appoggi saldi e spostandosi con l'agilità di un gatto. Fece due capriole, con la seconda non toccò nemmeno terra, e corse velocemente all'asta. Una volta che giunse vicino all'asta, si rese conto di quanto fosse alta. Non sarebbe stato facile saltarla. Yuri c'era riuscito. Ce la poteva fare anche lui. Corse ancora più veloce e spinse al massimo con le gambe, che nonostante fossero già stanche, lo sorressero fedelmente. Superò l'asta, ma atterrò rovinosamente a terra. Percorso terminato.  Il monaco che li aveva accompagnati si avvicinò e gli porse la mano.
"Ottimo lavoro, Kei"
Controllò il tempo sul cronometro che gli porgevano: 2.02 
Ottimo. Si alzò e andò a sedersi, bevendo un po' d'acqua. Gli altri sei ragazzi terminarono il percorso, e i tecnici dissero che avrebbero preso solo i primi sei tempi migliori. Era il primo, e Ivanov il secondo. Erano a metà mattinata, quindi si fermarono per una lezione teorica sul beyblade, dove fu spiegato ai sei ragazzi come utilizzarlo e come manovrarlo, dato che, essendo matricole, nessuno di loro aveva ancora provato a duellare con un bey. Quando finirono, era già ora di pranzo, e le sei nuove reclute si diressero in mensa, accompagnate dal monaco, che si rivelò chiamarsi Viktor. Dato che i ragazzi non conoscevano ancora nessuno, si misero  al tavolo insieme. Era incredibile come dalle sole maniere con cui i ragazzi mangiavano rivelasse i loro caratteri: Ivanov era deciso e taciturno, un suo amico, Boris, tagliava la carne con violenza, mentre il suo vicino di tavolo continuava ad osservarlo, curioso.
"Hey" gli disse il ragazzino. Sembrava vivace, aveva i capelli celesti tutti sparati per aria, e gli occhi dorati. 
"Ciao" gli rispose Kei con aria timida. Non aveva mai parlato ad un suo coetaneo che non fosse Olia.
"Io sono Vladimir, ma puoi chiamarmi Vlad! Te invece chi sei?"
"Mi chiamo Kei" "Kei! Che bel nome! Piacere di conoscerti!" Disse con foga il ragazzo dai capelli celesti. Questo riuscì a strappare a Kei un sorriso timido.
Quel ragazzino non era tanto male. Chiacchierarono durante tutto il pranzo, vincendo lentamente la timidezza di Kei, e rapidamente si fece l'ora di riprendere i test. Appena le matricole si avvicinarono all'uscita della mensa, vennero accolti da Viktor, che li riaccompagnò nella sala dei test. Fecero diverse prove su resistenza, velocità e forza. Pesi, corsa, addominali, flessioni, piegamenti e molto altro. A metà pomeriggio tutti e sei i ragazzi erano stanchissimi, chi più chi meno. Kei, ansimante, si buttò per terra in attesa che lo chiamassero per un'altra prova. Capì solo allora che c'era ancora molto lavoro da fare, si sarebbe allenato molto e sarebbe diventato più forte. Fissò il soffitto grigio in attesa di riprendere fiato, quando una chioma celeste lo guardò curioso dall'alto. 
"Hei, come stanno andando i test? Io sono distrutto!" "Anche io! Non pensavo che avremmo fatto tanta fatica... Penso che non stiano  andando male, e a te come vanno, Vlad?" Il ragazzo osservò la palestra pensieroso: "Penso bene, non mi posso lamentare" gli rivolse un gran sorriso.
"Hiwatari, preparati alla prossima prova"
Il povero Kei, distrutto, si alzò a fatica, cercando di recuperare un minimo di energia.
"Questa è la tua ultima prova. Penso che ora tu sia molto stanco, ma dovrai riuscire anche ora, poi ti potrai riposare. Forza Hiwatari!" 
Viktor lo incoraggiò. Kei si preparò alla linea di partenza e al via cominciò a correre. L'ultima era la prova di resistenza. Nonostante gli sforzi precedenti, i ragazzi dovevano correre più a lungo possibile sulla pista circolare, l'importante era non fermarsi o camminare. Per questa prova decisero di riunire tutti i ragazzi e di interrompere le altre prove, essendo la prova più lunga dovevano farla insieme. Kei iniziò a correre, lasciò vagare la mente e concentrò la sua attenzione sulle sue mani e le dita, in modo da non dare retta al dolore di addome e gambe. Lo sguardo era vitreo, i suoi movimenti erano meccanici, il corpo era stremato, ma ancora reggeva il peso di Kei, fedele. Ormai era passata più di un'ora da quando aveva iniziato, tutti gli altri si erano fermati da un pezzo, tuttavia anche lui aveva rallentato parecchio e si muoveva barcollando lungo la corsia. Viktor, preoccupato dalla cera di Kei, gli disse che si poteva anche fermare, che poteva bastare così. Kei tornò in sé a quelle parole, ringraziò il monaco con lo sguardo e rallentò fino a camminare. Terminò il giro della pista camminando e infine si lasciò cadere per terra, distrutto. Riprese la sensibilità del suo corpo, e per poco non gridò dal dolore: il cuore batteva all'impazzata, i polmoni si alzavano e si abbassavano freneticamente, provocando scosse di dolore ad ogni respiro che si estendevano in tutto il corpo, mentre le gambe bruciavano e gridavano aiuto. Riprese  fiato relativamente in fretta e si mise seduto. Alcuni ragazzi stavano ancora terminando gli ultimi esercizi, gli altri scioglievano i muscoli facendo degli allungamenti. Vlad si avvicinò all'amico, leggermente preoccupato
"Ehi amico! Hai fatto un test straordinario! Non ho mai visto nessuno correre in quel modo così a lungo. Ti senti bene?" "Si, sto bene, non ti preoccupare" gli disse con un sorriso stanco. Viktor, intanto, si era avvicinato ai due amici durante il suo giro, per controllare che i sei ragazzi stessero bene. Scompigliò teneramente la testa del ragazzino. 
"Sei stato grandioso, Kei, in ogni caso ora riposati, hai faticato molto" il monaco gli sorrise e si allontanò. I test terminarono poco dopo, e Kei era rimasto tutto il tempo ad osservare gli ultimi test dei suoi compagni, che ormai stavano tutti terminando il test di velocità. Kei guardò Ivanov correre, era velocissimo, spingeva con le gambe muovendo ampie falcate. Tuttavia, non riuscì a correre a lungo quanto Kei. Quando finirono tutti, radunarono i sei in una zona della palestra che i ragazzi usavano durante le pause dei duri allenamenti. I tecnici presero la parola: "I test sono terminati. Sono stati molto duri, ce ne rendiamo conto, ma allenandovi insieme a noi riuscirete a diventare più forti. Ora andate a farvi una doccia nei bagni di questa palestra e andate nelle vostre camere, per le 7.30 trovatevi in sala mensa. Buona serata a tutti"
I sei ragazzi, esausti, seguirono barcollanti un tecnico, che mostrò loro una porta di metallo di fianco alla zona dove sedevano poco prima, che rivelò uno spogliatoio piuttosto moderno, ma che sulle pareti si vedevano i segni dei loro compagni più grandi, si spogliarono e si avviarono alle docce. Kei fece scorrere a lungo l'acqua fredda lungo la schiena, nonostante avesse finito la doccia tempo prima, e sciolse i muscoli doloranti. Nello spogliatoio regnava il silenzio, tutti e sei i ragazzi, Vlad compreso, erano davvero provati dopo tutti quei test, ma quando ormai tutte le docce erano chiuse, si lasciarono andare a qualche battuta e ad una risata. 
Dopo essersi preparato, Kei guardò l'orologio: erano le sette. Cosa poteva fare mentre aspettava? Uscì dallo spogliatoio e dalla palestra insieme a Vlad, e cercarono di tornare indietro da dove erano arrivati. Si ritrovò in un grande salone, dallo stile tipico del monastero con soffitti alti e pareti di pietra. Dentro c'erano dei divanetti, alcuni tavoli, e nel mezzo della stanza si trovava una fontana stupenda. Era molto diversa rispetto allo stile della stanza: rami di vetro colorati si sviluppavano verso l'alto intrecciandosi e creando onde sinuose ed armoniche, e l'acqua che vi scorreva all'interno rifletteva i colori della luce e cadeva nella vasca di vetro azzurro sul pavimento, da cui partivano tubi di vetro che percorrevano tutto il pavimento della sala, scomparendo poi sotto la pietra grezza. Quella stanza sembrava uscita da uno dei libri che la nonna leggeva a Kei quando era piccolo. Lui e l'amico, infatti, rimasero a bocca aperta, incantati da quella magia che sembrava emanare la stanza. Il salone sembrava essere il luogo di ritrovo degli studenti, infatti sembrava che la maggior parte degli atleti fossero riuniti lì. In più era circolare, e dava su molte porte, tutto questo dava a intendere che fosse il centro del monastero. 
Un ragazzo, più grande di loro di circa sei o sette anni li guardava interessato, appoggiato al bordo della fontana. Gli occhi ridevano e sembrava che li stesse chiamando. Sia Kei che Vlad se ne accorsero, si guardarono negli occhi e si diressero verso di lui. 
Quando furono più vicini, il ragazzo sorrise loro, incoraggiante, e prese la parola, e con voce calda e profonda disse: 
"Hei! Voi dovete essere i nuovi arrivati. Io mi chiamo Aron, sono il numero 24 della scuola, per questa settimana fuori dagli allenamenti i quattro di voi che verranno presi saranno assegnati a me. Piacere" tese loro una mano chiusa a pugno. I due la colpirono a loro volta con un pugno, trovandosi subito in sintonia con il veterano. Aron era un ragazzo molto alto, e i due bambini a malapena gli arrivavano al gomito, i muscoli erano forti e definiti e quelli delle braccia erano evidenziati dalla maglietta nera smanicata, così come era evidente un tatuaggio lungo tutto il braccio sinistro. I capelli neri come la notte erano molto lunghi, raccolti in una treccia che gli sfiorava le ginocchia, e gli occhi di un colore molto particolare, color pesca aranciato, erano molto espressivi, e gli si leggeva l'anima. 
I tre ragazzi si sedettero ad un tavolino e Aron rispose ad alcune domande dei due, appena entrarono nella sala vennero accolti anche gli altri quattro compagni  di Kei e Vlad. I minuti passarono veloci, e ad un tratto i tubi della fontana cambiarono colore, da azzurro e indaco a verde menta. Tutta la sala volse gli occhi alla fontana, e Aron si alzò in piedi, invitando i sei a imitarlo. Si batté le mani sui pantaloni. 
"Questo è il segno che indica che sono le 7.25, quindi è ora di andare in mensa per la cena. Stasera annunceranno chi di voi è stato ammesso e chi invece dovrà preparasi dopo cena per ritornare a casa a mani vuote. Su, andiamo!" I bambini, eccitati, lo seguirono fino alla mensa, si sedettero vicino a lui durante la cena, dove spiegò qualcosa in più riguardo alla vita in monastero. Finita la cena, Viktor, seguito dal nonno di Kei e da Vorkov, salirono sul palco di legno. Viktor si schiarì la voce e nella sala calò il silenzio.

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Angolo autrice
Buonasera a tutti!
Mi dispiace tantissimo di non aver aggiornato per parecchio tempo, ormai è da quasi un mese e mezzo che non pubblico... Ma ora sono tornata con questo nuovo capitolo :) non ho ancora ricevuto neanche un commento, e ancora nessuno mi segue o ricorda, ma so che voi lettori siete li! Mandate pure qualche commento o recensione, non siate timidi, io lo sono prima di voi ;) aspetto con ansia qualche risposta da parte vostra. Un bacio a tutti!
Gaia-chan
  
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