Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |       
Autore: gemini    13/10/2004    6 recensioni
Quello che state per leggere è il seguito di “On the road” che vi avevo promesso da tempo. L’ispirazione che avevo quando terminai la fanfic a suo tempo è un po’ svanita, ma una promessa è una promessa, e quindi ho deciso di scriverlo basandomi anche su idee totalmente nuove. Non so se riuscirà ad essere all’altezza dell’originale, ma cercherò di fare del mio meglio. Non mancate di farmi avere i vostri commenti, positivi o negativi che siano!^__^
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Jun Misugi/Julian Ross, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly, Yayoi Aoba/Amy, Yoshiko Fujisawa/Jenny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CROSSROADS

CROSSROADS

 

PARTE PRIMA: ATTO DUE

 

Un grazie a tutti quelli che hanno commentato il primo capitolo!

 

Jun e Yayoi

 

-Questo invece dove lo mettiamo?-, domandò Jun, entrando nella villetta di recente costruzione reggendo tra le mani un pesante scatolone.

Yayoi si scostò una ciocca di capelli rossi dalla fronte con le mano sinistra, all’anulare della quale brillava il magnifico anello di fidanzamento, e sorrise al giovane guardandosi intorno per tutto il salotto…o meglio, quello che sarebbe diventato il salotto della loro nuova casa.

-Non so, tesoro!-, concluse, poggiandosi le mani sui fianchi. –Un altro regalo di nozze?-

Il fidanzato annuì con espressione tragicomica. –Sì, ma ora stanno esagerando. Di questo passo finiremo noi due fuori di casa per fare spazio ai regali!-, commentò guardandosi attorno con aria sconsolata. La villetta nella quale sarebbero andati a vivere dopo il matrimonio, che si sarebbe celebrato da lì a due mesi, era stata comperata da poche settimane, regalo di nozze dei genitori di Jun al loro unico e amatissimo figlio. Era una casa a due piani, non molto grande ma perfetta per diventare il nido d’amore di una coppia di freschi sposini. Al piano di sotto c’era la zona giorno: il salotto, la cucina, la sala da pranzo, lo studio di Jun e un piccolo ripostiglio. Al piano di sopra invece c’erano tre camere da letto e due bagni. Yayoi si era innamorata della loro casa dalla prima volta che l’aveva vista, e non vedeva l’ora di trasferirsi lì. Sarebbe stato meraviglioso abitarla insieme al suo adorato Jun. Attraversò la stanza per raggiungere il ragazzo e lo guardò con occhi scintillanti e colmi d’amore. Il giovane sorrise maliziosamente, appoggiò a terra lo scatolone e la prese tra le braccia, stringendola forte e affondando la testa nella sua chioma profumata. Non si era mai sentito così felice in vita sua…Yayoi, la sua adorata Yayoi, era lì insieme a lui, ed entro pochissimo tempo sarebbe diventata sua moglie, e sarebbero stati insieme per l’eternità.

Mentre la teneva stretta contro il proprio petto, Jun ripensò con una fitta al cuore a quel tempo in cui aveva creduto di perderla per sempre. Yayoi era partita improvvisamente insieme alle sue amiche per compiere un breve viaggio di riflessione, senza nessun preavviso, lasciandogli semplicemente una lettera. Una lettera in cui la ragazza spiegava i motivi della sua sofferta decisione di andarsene per un po’ lontana da lui, anche se lo amava. Si era resa conto di aver trascorso tutta la vita nella sua ombra, preoccupandosi sempre e solamente di lui e vivendo in funzione delle sue gioie, delle sue sofferenze e delle sue preoccupazioni, senza mai occuparsi di se stessa neanche per un attimo, e temeva che prima o poi sarebbe diventata un peso per lui. Temeva che lui potesse cominciare a desiderare una donna diversa al suo fianco, una donna più viva, più stimolante, e comprendeva con amarezza che, tolto lui, nella sua esistenza non rimaneva nulla di importante. Tutto questo l’aveva fatta entrare profondamente in crisi, e aveva sperato che, allontanandosi per qualche tempo insieme a Sanae e Yoshiko, sarebbe riuscita a ritrovare finalmente se stessa.

Quando si era svegliato, la mattina della sua partenza, e non l’aveva trovata al suo fianco, Jun aveva visto avverarsi improvvisamente tutti i suoi peggiori incubi. Aveva convissuto per tutta la vita con il timore che lei lo abbandonasse. Yayoi era stata la luce più forte e più brillante della sua esistenza, il baluardo che lo sosteneva nei momenti di difficoltà, il faro che gli indicava la strada quando la nebbia offuscava il suo cammino, senza di lei non avrebbe mai trovato la forza di combattere e vincere la sua malattia e ritornare finalmente a condurre un’esistenza normale. Erano stati Yayoi e l’amore per il calcio a dargli il coraggio di affrontare una rischiosa operazione ed una lunga e faticosa riabilitazione, e bastava il sorriso di lei a rendere semplici anche gli sforzi più dolorosi.

Con Yayoi aveva vissuto i momenti più importanti, più belli e più sereni della sua vita, tuttavia c’era stata sempre una piccola zona d’ombra ad offuscare la sua felicità. Mille volte Jun si era tormentato pensando che lei un giorno potesse stancarsi di prendersi cura di lui con amore e devozione, che potesse stancarsi di fargli da infermiera personale e decidere di trovarsi un altro uomo. Quel pensiero lo uccideva, perché la sua vita senza Yayoi sarebbe stata vuota, completamente priva di significato. Era partito immediatamente alla ricerca della ragazza, perché doveva a tutti i costi parlarle, scoprire se lo amava ancora, convincerla a dargli un’altra possibilità, a non lasciar morire così il loro amore. Era stato un viaggio lungo e tormentato, durante il quale i dubbi non gli avevano dato tregua nemmeno per un istante, ma alla fine le sue preghiere erano state esaudite, e lui e Yayoi erano tornati a casa insieme.

Una volta rientrati a Tokyo, avevano parlato per una notte intera, confidandosi forse per la prima volta i dubbi e le paure che entrambi serbavano nel proprio cuore, senza trovare il coraggio di confidarli al partner, e avevano capito una volta di più di non poter fare a meno l’uno dell’altra. Le loro vite erano ormai intrecciate indissolubilmente, e i due erano consapevoli che avrebbero potuto trovare la propria strada solamente rimanendo insieme.

Da quella notte in cui il loro amore era come rinato, le cose erano andate decisamente per il verso giusto. Dopo essersi consultati a vicenda e aver riflettuto a lungo, entrambi si erano iscritti alla facoltà di Medicina. Jun sognava da sempre di diventare medico sportivo, poiché il suo desiderio più grande era poter far qualcosa per aiutare altri ragazzi che si trovavano nella sua stessa situazione, che cioè avrebbero voluto praticare uno sport ma rischiavano di dovervi rinunciare a causa di un problema di salute. Non aveva lasciato il calcio, che rimaneva comunque la sua grande passione, ma si era gettato quasi a capofitto nella realizzazione di quella che avvertiva come una vera e propria vocazione. Si era impegnato nello studio con la stessa tenacia che lo aveva sorretto durante la sua battaglia contro la malattia al cuore e si era rivelato uno studente modello, al punto da sostenere in pochissimo tempo addirittura la metà degli esami previsti. Yayoi aveva esitato prima di iscriversi all’università ed era stata sul punto di entrare nuovamente in crisi, perché a farla dubitare della sua scelta era subentrato il timore che a motivarla fosse il desiderio di rimanere accanto al fidanzato, non la sua personale volontà. Poi le era capitata un’esperienza incredibile, che le aveva fatto intravedere in un lampo quale fosse la strada che voleva seguire.

Si era trovata un pomeriggio in ospedale ad accompagnare Jun per una visita di controllo. Il ragazzo l’aveva avvisata che, a causa di un contrattempo, il medico sarebbe arrivato in ritardo, e Yayoi era stata costretta ad andarsene perché aveva un appuntamento che non poteva assolutamente ritardare. Era salita in ascensore e si era ritrovata fianco a fianco con una giovane donna incinta, presumibilmente al termine della sua gravidanza viste le dimensioni del suo ventre ampio e sporgente. Avevano cominciato a chiacchierare del più e del meno, come due amiche di vecchia data, quando c’era stato un improvviso black out e l’ascensore si era fermato a metà strada tra due piani. Yayoi era stata immediatamente colta dal panico, poiché detestava anche semplicemente l’idea di rimanere chiusa in uno spazio buio e stretto, ma aveva cercato di farsi forza per tranquillizzare la giovane futura mamma, che appariva mille volte più terrorizzata di lei. La poveretta aveva cominciato a sudare freddo e piangere e si era accasciata al suolo in preda quasi ad un attacco di panico, mentre Yayoi si sedeva al suo fianco e l’abbracciava con dolcezza, cercando di trovare le parole più adatte per calmarla, e calmare indirettamente se stessa.

La donna sembrava essersi quasi calmata, quando aveva cominciato a lamentare delle fitte violentissime al ventre. Yayoi aveva cercato di minimizzare, dicendole in tono rassicurante che doveva trattarsi senz’altro di un malessere temporaneo causato dalla paura, ma le fitte non erano cessate, anzi, erano diventate sempre più forti, delle vere e proprie coltellate. La povera ragazza era scossa da violenti tremiti, singhiozzava per il dolore e per la paura, e si mordeva le labbra per non gridare. Pur nella sua totale inesperienza, a Yayoi non era stato necessario molto tempo per capire che il bambino stava per nascere, ed era entrata in uno stato di profonda agitazione. La nascita di un bambino è un momento delicatissimo, e quella povera donna si trovava da sola con lei nell’angusto vano di un ascensore, senza sapere quando sarebbero intervenuti in loro soccorso e sarebbero riusciti a liberarle. Però non poteva mostrarsi spaventata e insicura davanti alla giovane mamma, così aveva chiamato a raccolta tutto il suo coraggio e si era detta che, se si fosse trovato Jun al suo posto, non si sarebbe lasciato sopraffare dal panico e avrebbe trovato il modo più giusto per aiutare quella ragazza in difficoltà e il suo bambino.

Tutto si era consumato velocemente e Yayoi aveva agito d’istinto, senza rendersi conto nemmeno lei di cosa stava facendo. Non aveva tempo di fermarsi a riflettere, il piccolo chiedeva insistentemente di venire al mondo e lei doveva dedicare tutte le sue energie ad aiutare sua madre. La partoriente spingeva con tutte le sue forze, mentre la ragazza le tergeva il sudore dalla fronte con un fazzoletto e le sussurrava dolcemente parole di incoraggiamento. Era spaventatissima e tremava quasi più della giovane mamma, ma si ripeteva continuamente nella mente che poteva farcela, che doveva farcela. Poi, un lieve, timido vagito aveva rallegrato l’angusto ambiente nel quale si trovavano prigioniere, e con gli occhi velati da lacrime di commozione, Yayoi si era ritrovata tra le braccia il neonato, che scalciava e si dibatteva urlando come un ossesso e agitando le braccine in aria. Era un maschietto dall’aspetto forte e sano, con qualche rado capello in testa e il viso rosso e raggrinzato dalla fatica di nascere, ma assolutamente stupendo. Era stata un’emozione fortissima, indicibile, stringere a sé quel frugoletto e pensare che lei aveva contribuito a farlo venire al mondo. Mentre la madre piangeva e rideva di gioia nello stesso momento, Yayoi aveva cercato di ripulire meglio che poteva il bambino dalle tracce di sangue e lo aveva ricoperto di bacetti sulla testolina, sentendolo come se fosse un po’ anche figlio suo. Poi lo aveva avvolto nel suo giubbotto per non fargli prendere freddo e lo aveva deposto cautamente tra le braccia della giovane.

La neomamma, felicissima nonostante la sofferenza del parto, aveva guardato estasiata il suo piccino mentre la ringraziava per averla aiutata, e proprio in quell’istante il black out era cessato e l’ascensore aveva cominciato lentamente a muoversi in direzione del pianterreno.

Quando le porte si erano aperte, Yayoi aveva pregato la giovane di non muoversi ed era corsa a cercare un medico, mentre ancora l’emozione del lieto evento al quale aveva appena assistito le scorreva nelle vene, inebriandola, facendola sentire allegra e leggera come una farfalla e profondamente commossa, perché aveva partecipato in prima persona al fantastico miracolo della vita. Mamma e figlio erano stati ricoverati immediatamente in ospedale, e Yayoi si era schernita quando il ginecologo della signora le aveva fatto i complimenti per la prontezza con la quale era intervenuta in aiuto della giovane donna.

-Ho fatto quello che avrebbe fatto qualunque altra persona nella mia situazione-, aveva ripetuto anche quella sera a Jun, quando si erano trovati insieme al ristorante e gli aveva raccontato, sentendosi ancora profondamente eccitata, l’evento cui aveva assistito in ospedale.

Il fidanzato le aveva sorriso con dolcezza e aveva scosso la testa. –Non tutte le persone avrebbero avuto la tua stessa forza ed il tuo stesso coraggio. Molti si sarebbero fatti prendere dal panico. Dimmi…-, aveva poi proseguito guardandola intensamente negli occhi, -credi ancora che potresti non essere un buon medico? Che studiare medicina forse non è la tua strada, ma solo un modo per rimanere accanto a me?-

Yayoi era rimasta per un lungo istante senza parlare, colpita dall’osservazione del ragazzo. Non si era fermata a riflettere su questo. Quel giorno in ascensore si era trovata completamente in balia degli eventi e aveva agito senza chiedersi se fosse adatta o meno a intervenire in quella situazione, e ne aveva ricavato un’emozione ed una soddisfazione che le avevano riempito il cuore e l’avevano fatta sentire realizzata e felice come mai in vita sua. Era stato a dir poco meraviglioso tenere quella creaturina appena nata fra le braccia e sapere che era un po’ anche per merito suo che lui era lì a guardarla con i suoi occhioni azzurri spalancati. Istintivamente, le sue labbra si erano aperte in un sorriso, e la ragazza aveva realizzato che la nebbia che offuscava il suo futuro facendola sentire ansiosa si era diradata in un attimo. Ora vedeva chiaramente la sua strada, gliel’aveva indicata il vagito di quel bambino appena nato che lei aveva aiutato ad affacciarsi alla vita. –No. Ora non ho più dubbi. Credo che questa sia la mia strada-, aveva detto. Aveva parlato a voce bassa, a malapena udibile, ma si poteva avvertire in essa una determinazione che non l’aveva mai animata prima di allora. Jun si era sentito immensamente orgoglioso di lei, e le aveva stretto con amore una mano dicendole che era fiero della sua decisione e che sarebbe rimasto sempre al suo fianco.

Così anche Yayoi si era iscritta a medicina, decisa a prendere la specializzazione in ginecologia, e i due giovani avevano condiviso quasi ogni giorno mattinate di lezioni e interminabili pomeriggio di studio in vista degli esami. Avere una sorta di scopo comune, anziché saturare il loro rapporto come la ragazza aveva inizialmente temuto, aveva rafforzato il loro legame, che si era fatto ogni giorno più intenso, più profondo. L’amore che nutrivano l’uno per l’altra traspariva in ogni istante, anche dai piccoli gesti, e loro non avrebbero potuto essere più felici.

Era stato proprio aver ritrovato quell’armonia dei primi tempi della loro relazione, anzi, forse ancora più stabile e forte, a spingere Jun a prendere una decisione importantissima, una decisione che avrebbe cambiato per sempre le loro vite. Quando ne aveva parlato con i suoi genitori, questi ultimi inizialmente erano rimasti sorpresi, perché ritenevano che fosse ancora troppo giovane per assumersi un simile impegno e che dovesse pensare prima di tutto a terminare gli studi, ma poi avevano compreso che per il figlio non si trattava affatto di una mossa avventata, compiuta sull’onda del trasporto del momento, ma di una scelta ben ponderata sulla quale aveva riflettuto a lungo con maturità e determinazione, e avevano acconsentito con gioia.

Era una sera di qualche mese prima, e i due giovani si trovavano da soli a casa di Jun, come accadeva ormai da tempo immemorabile tutte le volte che i genitori del ragazzo erano fuori Tokyo per degli impegni di lavoro. Avevano cenato insieme e poi si erano sdraiati sul divano per scambiarsi un po’ di coccole davanti al televisore. Jun però appariva strano, quasi pensieroso, e Yayoi se n’era accorta subito, non senza provare una sottile ansia, poiché durante la cena aveva parlato pochissimo e aveva sempre avuto un’espressione piuttosto assorta.

Così, quando si erano sistemati insieme nel salotto, la ragazza aveva deciso di affrontare il problema di petto e gli aveva domandato che cosa avesse.

Jun aveva sospirato profondamente, evitando con cura di incrociare lo sguardo della giovane, che aveva cominciato a preoccuparsi ancora di più, e si era morsa nervosamente il labbro inferiore ripetendosi di mantenere il più possibile la calma.

-Vedi, Yayoi…-, aveva esordito il giovane, con voce estremamente seria, -il fatto è che devo parlarti di una cosa importante, ma non so da che parte cominciare-.

Yayoi aveva sgranato gli occhi, mentre il cuore cominciava a martellarle furiosamente nel petto. –Di…di che si tratta?-, aveva chiesto con voce tremante, improvvisamente pallida per la tensione emotiva.

Jun aveva sospirato nuovamente. –E’ una cosa che riguarda noi due…e il nostro rapporto…una cosa molto importante-, aveva proseguito con fare sibillino, sempre evitando di guardare la fidanzata negli occhi e tenendo lo sguardo rivolto al pavimento.

La giovane si era dibattuta angosciosamente sul divano. –Allora parla, Jun! Non farmi stare sulle spine!-, aveva quasi gridato in preda al nervosismo, temendo, anche se razionalmente si rendeva conto che non ce n’era alcun motivo, che Jun volesse dirle che tra loro era tutto finito.

Con sua grande sorpresa, il ragazzo si era inginocchiato davanti a lei e le aveva preso una mano, guardandola con intensità. Yayoi aveva sentito il cuore batterle talmente forte da temere che sarebbe esploso da un momento all’altro, e le gambe cominciare a tremare violentemente per l’emozione. Ricambiava lo sguardo del fidanzato cercando di formulare un pensiero razionale su quel che stava succedendo, ma il suo cervello si rifiutava di entrare in azione.

-Yayoi, tesoro mio…tu lo sai quanto ti amo…lo sai non è vero?-, aveva esordito lui, fissandola con espressione al tempo stesso dolce e seria.

La ragazza aveva annuito quasi meccanicamente, incapace di pronunciare una sola parola. Aveva un groppo in gola che le impediva di parlare, e le rendeva difficoltoso persino respirare.

-E sai anche che voglio passare tutta la mia vita insieme a te, giusto?-, aveva continuato Jun, mentre Yayoi annuiva di nuovo, con alcune piccole lacrime che facevano capolino dai suoi occhi ormai lucidi, perché il suo cuore innamorato aveva intuito cosa lui stava per dirle.

Il giovane aveva sorriso e aveva stretto la sua mano con più forza. Aveva inspirato profondamente, prima di pronunciare finalmente la fatidica frase. –Yayoi…mi vuoi sposare?-

La ragazza era rimasta silenziosa e immobile per un attimo, come se la sua mente faticasse a comprendere la richiesta che le era stata appena fatta. Poi la sua felicità era esplosa in un grido di gioia che nasceva dal profondo del suo cuore, e mentre le lacrime cominciavano a rigarle ormai incontrollabilmente il viso, la giovane aveva buttato le braccia al collo del fidanzato, rispondendo sì, sì, mille volte sì. Voleva diventare sua moglie, la madre dei suoi figli, e rimanere accanto a lui per tutta la vita, non c’era nient’altro che desiderasse di più al mondo. Lo aveva desiderato fin dal primo momento che l’aveva visto: Jun le aveva rubato il cuore sin dal loro primo incontro sul campo da calcio della scuola elementare, e ormai non riusciva più neanche a concepire la sua vita senza di lui.

Jun l’aveva stretta forte a sé e l’aveva baciata con amore e passione, sentendosi l’uomo più felice e fortunato del mondo. Aveva ricevuto l’immenso dono di avere una persona speciale al suo fianco, una ragazza dolcissima e meravigliosa che era stata sempre accanto a lui, nei momenti belli e nei momenti brutti, e non desiderava altro che trascorrere tutto ciò che rimaneva dei suoi giorni insieme a lei e costruire la propria famiglia ed il proprio futuro con lei e con nessun’altra. Le aveva infilato al dito l’anello di fidanzamento che aveva acquistato per lei dopo aver girato le gioiellerie di mezza città, ripetendole ancora una volta quanto l’amava, e avevano trascorso l’intera serata stretti l’uno tra le braccia dell’altra, a sussurrarsi parole d’amore e a fare progetti per il futuro.

Ora la data delle nozze si stava avvicinando a grandi passi, e i due ragazzi non avrebbero potuto essere più felici mentre arredavano con amore ed entusiasmo la casa che i genitori di Jun avevano acquistato per loro.

-Amore…-, sussurrò Jun all’orecchio della fidanzata, mentre i capelli color rame di lei gli solleticavano dolcemente il viso. –Ci pensi che fra poco più di due mesi sarai la signora Misugi?-

Yayoi sorrise felice, stringendosi ancora di più a lui. –Ci penso eccome, ogni singolo giorno…e non vedo l’ora che quel momento arrivi!-, esclamò con entusiasmo, assaporando il profumo forte ma gradevole del dopobarba del fidanzato.

-Arriverà in un baleno…peccato che prima ci tocchi sistemare tutta la casa!-, ribatté il ragazzo con aria fintamente disperata, scostandosi appena dalla giovane e guardandosi intorno. I mobili stavano cominciando ad arrivare alla spicciolata proprio in quei giorni, esattamente come i regali di nozze, ed i due giovani avevano il loro bel daffare a mettere a posto tutto, senza contare che dovevano conciliare la sistemazione della casa con i loro rispettivi impegni, ancora più onerosi ora che avevano cominciato il tirocinio in ospedale. Soprattutto Jun era impegnato in questo ambito: dato che era considerato lo studente più brillante del corso di medicina sportiva, il professore non perdeva occasione di chiamarlo presso la clinica in cui lavorava per fargli assistere a dei casi anche delicati, in quanto non vedeva l’ora che il giovane terminasse i suoi studi per farlo diventare il suo braccio destro. Aveva notato che il giovane Misugi aveva grandi potenzialità come medico sportivo, dal punto di vista sia umano che professionale, ed era determinato a non lasciarsi scappare un ragazzo di sicuro talento come lui.

-A proposito della casa…oggi verranno a portarci gli arredamenti per il bagno…tu ci sei verso le quattro del pomeriggio, vero?-, domandò Yayoi.

Il giovane ci pensò su per un attimo, poi assunse un’espressione profondamente contrita. –Mi dispiace tesoro! Non posso. Il dottor Kitahara mi ha chiesto di assistere ad un intervento molto importante oggi pomeriggio. Opererà un giovane calciatore che rischia di vedere la sua carriera compromessa a causa di una frattura alla gamba, e sinceramente mi spiacerebbe moltissimo non esserci-, rispose.

Yayoi sospirò, mentre il suo iniziale disappunto cominciava a scemare. Sapeva bene quanto Jun fosse affezionato al suo futuro mestiere, e soprattutto quanto fosse sensibile quando si trattava di ragazzi che rischiavano di dover rinunciare ad una promettente carriera calcistica…proprio come aveva rischiato lui tanti anni prima, quando aveva scoperto di essere affetto da una grave malformazione cardiaca. Con espressione rassegnata, cinse la vita del fidanzato e affondò il viso nella spalla di lui. Aveva bisogno del contatto fisico con lui come dell’aria che respirava e si sentiva veramente serena e a suo agio solo quando Jun era accanto a lei.

-D’accordo…ti perdono, ma solo perché si tratta del tuo lavoro-, disse con dolcezza.

Jun le sorrise e le schioccò un bacio pieno d’affetto sulle labbra. –Sei un angelo! Anzi, ora devo proprio andare, altrimenti farò tardi in ospedale. L’intervento è previsto per le tre-, fece, avviandosi a recuperare la giacca che aveva abbandonato su un bracciolo del divano, l’unico mobile che fosse già stato sistemato nel salotto ancora completamente in disordine.

Se la infilò e raggiunse la porta, voltandosi prima di uscire per lanciare un’ultima, intensa occhiata a Yayoi, che nel frattempo era tornata a dedicarsi agli scatoloni da sistemare.

-Ciao amore! Ci vediamo stasera!-, la salutò con entusiasmo.

La fidanzata sorrise e gli mandò un bacio con la mano. –A stasera!-, ribatté, aprendo uno scatolone e leggendo il bigliettino che accompagnava uno dei tanti regali di nozze.

 

Il tempo trascorse velocemente, mentre Yayoi sistemava oggettini e graziose suppellettili in quello che sarebbe diventato il loro soggiorno. Molti di quegli oggetti li aveva presi nella sua vecchia casa ed erano cose che aveva acquistato personalmente, girovagando insieme a Jun per i mercatini, o che le erano stati regalati da parenti e amici. Ognuno di essi era legato ad un ricordo per lei molto importante e rivestivano un immenso valore affettivo, per cui dedicò tutta la sua cura ed attenzione alla loro sistemazione nella sua nuova abitazione. Si guardò intorno soddisfatta e sospirò di felicità. La loro casa, il nido d’amore in cui avrebbe vissuto insieme al suo amato Jun, stava sbocciando tra le sue mani come un bellissimo fiore. Fissò con occhi luccicanti l’anello che brillava al suo anulare, e pensò quasi con incredulità che entro un paio di mesi sarebbe diventata la signora Misugi, la moglie di Jun. Aveva sognato quel momento per quasi tutta la vita, ed ora che stava per arrivare stentava a credere che fosse vero. Era tutto così meraviglioso che le sembrava di vivere in uno splendido sogno…quando lui le aveva domandato di sposarlo era stato il momento più bello di tutta la sua esistenza, e da quella fantastica sera le sembrava di vivere una favola splendida, una favola che però non sarebbe mai terminata. Spesso le capitava di sognare ad occhi aperti il loro futuro, e le sembrava così bello e pieno di felicità da farla quasi piangere per la commozione. Si sarebbero amati per sempre, anzi, ogni giorno il loro amore sarebbe stato più forte e intenso, e si sarebbero sostenuti reciprocamente nei momenti belli e in quelli meno belli. Già poteva vedere con la fantasia il giorno della laurea di Jun, il giorno della sua laurea, i viaggi, le vacanze…la nascita dei loro bambini. Dal giorno in cui aveva assistito al parto di quella giovane donna in ascensore, Yayoi aveva cominciato a desiderare con tutte le sue forze di diventare mamma. Aveva sempre voluto avere dei figli, ma da quel particolare momento il suo desiderio infantile era diventata un’esigenza insopprimibile, pressoché vitale. Sapeva che era ancora presto, e che avrebbero dovuto aspettare perlomeno di essere arrivati entrambi alla laurea, ma era assolutamente decisa a mettere al mondo almeno tre bambini. Sarebbe stato fantastico stringere tra le braccia un figlio suo e di Jun, la prova vivente del loro amore…

Immersa in questi pensieri, sulle prime la ragazza non si accorse che qualcuno aveva suonato al campanello. Quando il suono cominciò però a farsi insistente, Yayoi si riscosse dalle sue fantasie e si precipitò ad aprire. Davanti alla porta stavano due uomini con le braccia cariche di scatoloni, i quali formavano una pila talmente alta da non riuscire a vedere i loro volti.

-Siamo venuti a portarle gli arredamenti per il bagno-, disse una voce che alla giovane suonò per un istante familiare, ma che non riusciva a ricollegare a qualcuno che conosceva.

-Oh, certo! Me n’ero quasi dimenticata! Venite, vi faccio strada-, rispose la ragazza, accompagnando i due uomini verso la scala che conduceva al piano di sopra e guidandoli fino al bagno grande, che si trovava in fondo ad un lungo corridoio.

Giunti finalmente nella stanza, i due uomini appoggiarono gli scatoloni.

-Grazie. Ora vi darò una mano a sistemarli-, esclamò Yayoi sorridendo…ma il sorriso le morì bruscamente sul volto quando il suo sguardo incrociò quello di uno dei due operai. Il cuore della ragazza mancò improvvisamente un battito, mentre osservava un’espressione sbigottita dipingersi improvvisamente sul viso abbronzato e sempre affascinante di Masaro, il cugino di Maki che aveva conosciuto ad Okinawa in un tempo tutto sommato recente, ma che le appariva lontano come se fosse appartenuto ad un’altra vita.

-Buon viaggio, ragazze. Chissà che un giorno non ci si riveda-, aveva detto Masaro salutandole dopo averle accompagnate all’aeroporto, lanciandole uno sguardo colmo di tristezza che le aveva suscitato un senso di colpa che l’aveva accompagnata a lungo. Tutti i ricordi che era riuscita grazie alla sua ritrovata intesa con Jun a cancellare nel corso degli ultimi due anni tornarono di colpo ad assalirla, come se gli eventi che le si riaffacciavano alla mente risalissero soltanto a pochissimi giorni prima. Ricordò il loro primo incontro sulla spiaggia, e l’antipatia immediata che quel giovane surfista belloccio e strafottente le aveva suscitato fin dal primo istante, dovuta in gran parte probabilmente anche alla sua impressionante somiglianza con Jun, che l’aveva profondamente turbata fin da quando l’aveva visto per la prima volta. Ricordò la gita in motoscafo, quando lui l’aveva salvata dopo che aveva rischiato di annegare a causa del morso di un granchio…e anche le labbra fredde e umide di lui quando si erano baciati, a lungo e appassionatamente, dopo che Masaro l’aveva tratta sana e salva sul motoscafo, e lei non riusciva a pensare ad altro che alla fortuna di essere ancora viva. Ricordò la passeggiata sulla spiaggia durante la quale lui le aveva confessato di provare qualcosa di intenso per lei, che lo aveva respinto perché si era resa conto di essere ancora troppo innamorata di Jun per poter anche solo prendere in considerazione un altro ragazzo…ed infine il loro ultimo incontro, quello che aveva creduto essere un addio definitivo.

Masaro continuò a fissare Yayoi che lo guardava con occhi sgranati e il viso mortalmente pallido, e si sentì assalire anche lui da una ridda di emozioni fortissime e contrastanti, emozioni che lo precipitavano inesorabilmente indietro nel tempo. Non aveva mai provato per nessun’altra ragazza quello che aveva sentito per lei quando l’aveva incontrata, quell’estate di due anni prima ad Okinawa, e aveva provato un sincero dolore quando lei l’aveva respinto. Non si era trattato soltanto di orgoglio ferito, ma di qualcosa di più, molto di più. Forse amore era una parola troppo grande, e Masaro aveva decisamente paura di usarla, ma Yayoi lo aveva colpito al cuore, e dimenticarla non era stato affatto semplice. Dopo che lei e le sue amiche se n’erano andate, il giovane aveva deciso di lasciare Okinawa, perché ogni cosa lì, perfino il suo adorato motoscafo, gli ricordava lei e gli suscitava una rabbia violentissima. Era tornato a Tokyo e aveva tentato di riprendere la solita vita: poco studio, feste con gli amici e una ragazza diversa ogni sera. Tuttavia, una persistente insoddisfazione aveva cominciato a impadronirsi di lui, ed era diventata di giorno in giorno più forte ed insostenibile. L’incontro con Yayoi, anche se breve e sfortunato, gli aveva fatto capire che poteva avere da una donna molto di più di una squallida notte di sesso, dopo la quale si faticava persino a guardarsi in faccia. Non sapeva di preciso che cosa, ma aveva cominciato a desiderare un rapporto più vero, più intenso, una relazione che fosse basata sul sentimento e non solamente su di una superficiale attrazione fisica. Nonostante ciò, non era mai riuscito a trovare una ragazza con cui instaurare un legame veramente duraturo…dopo tre o quattro appuntamenti, tutte lo annoiavano, gli apparivano banali, insignificanti, addirittura prevedibili, e troncava la storia sentendosi ogni volta più triste, amareggiato e disilluso. Era in quei momenti che il viso di Yayoi tornava a fare insistentemente capolino nella sua mente, ed il ricordo dell’unico bacio che si erano scambiati lo perseguitava come qualcosa di unico e irripetibile, che non sarebbe mai più riuscito a riafferrare. Aveva baciato innumerevoli ragazze nel corso della sua vita, e molte anche solamente per scherzo, ma con nessuna aveva mai provato la forte emozione che gli aveva suscitato sfiorare le labbra tremanti di Yayoi e stringere la ragazza fra le braccia…la sensazione che tutto il mondo intorno a loro scomparisse quasi magicamente, lasciando loro due soli, in balia di un sentimento devastante e rassicurante allo stesso tempo.

Da un paio di mesi, aveva smesso di partecipare alle feste e di uscire con nuove ragazze, perché comunque non riusciva a trovare quello che cercava con tanto accanimento. Gli pareva quasi di avere fame, una fame insopportabile che non riusciva a saziare, e non riusciva a capire chi potesse possedere il modo di sfamarlo una volta per tutte. Aveva fame di amore, ma non riusciva a trovarlo da nessuna parte…perlomeno, non rivolto a lui. Aveva cercato di dedicarsi con più intensità allo studio, ma nemmeno questo riusciva a distrarlo. Così aveva accolto con gioia la proposta di un suo compagno di università di aiutarlo nel suo lavoro part-time, e quel pomeriggio si trattava della prima giornata di lavoro. Come poteva immaginare che si sarebbe ritrovato sulla propria strada l’unica persona che in quei due anni aveva disperatamente desiderato incontrare?

Continuò a guardarla, incapace di trovare le parole adatte anche solo ad intavolare una normalissima conversazione. L’emozione gli serrava violentemente la gola e lo faceva sentire teso come un ragazzino. Dio, com’era bella…ancora più bella di come la ricordava. Il suo viso, i suoi occhi, i suoi capelli, erano così luminosi…sembrava irradiare felicità da tutti i pori, ed era quasi nulla più che una lontana parente della ragazza fragile e tormentata che aveva conosciuto due anni prima. Sembrava una persona in pace con se stessa e serena, e con una fitta al cuore Masaro si rese conto che forse aveva risolto una volta per tutte i problemi con il suo ragazzo.

-Ciao, Yayoi. Che sorpresa rivederti-, disse infine con un filo di voce, mentre il suo collega li guardava entrambi con espressione meravigliata, cercando invano di comprendere le ragioni della tensione che aveva cominciato improvvisamente ad aleggiare in quella stanza.

Yayoi dovette inspirare profondamente prima di rispondere, in preda ad un profondo sconvolgimento interiore. Masaro…non aveva mai pensato a lui in quei due anni, anche perché farlo avrebbe significato sentirsi terribilmente in colpa nei confronti di Jun. Era stata l’unica volta da quando si era fidanzata con lui che aveva provato anche un semplice interesse per un uomo che non fosse lui, e l’aveva addirittura baciato! Era inutile che provasse a giustificarsi con se stessa dicendosi che si era sentita attratta da lui solo perché assomigliava al suo ragazzo…Masaro aveva qualcosa che la colpiva, se ne rendeva conto anche ora che se lo ritrovava davanti dopo due anni, e questo qualcosa non dipendeva affatto dalla sua somiglianza con Jun. Non riusciva a fare a meno di sentirsi emozionata mentre lo guardava, di provare uno strano calore alla bocca dello stomaco che la faceva arrossire e che le rendeva complicato persino riuscire a parlargli con tranquillità. Era qualcosa di strano, di diverso dal sentimento che nutriva per Jun, ma di indubbiamente forte…e questo la faceva sentire terribilmente a disagio, la faceva sentire sporca, colpevole, come se il fatto di non essere indifferente alla presenza di Masaro fosse un tradimento nei confronti del suo ragazzo.

-Ciao, Masaro. Quanto tempo…non sapevo che lavorassi per questa ditta-, disse la giovane sforzandosi il più possibile di utilizzare un tono di circostanza.

Il giovane si strinse nelle spalle, abbozzando un sorriso che però assomigliava di più ad una smorfia. –Ho cominciato oggi…non pensavo certo di incontrarti. Che buffo, viviamo entrambi a Tokyo e solo ora ci siamo rivisti, e in questo modo…-, replicò, sforzandosi a tutti i costi di mostrarsi allegro, anche se in realtà dentro si sentiva divorare dall’angoscia.

Yayoi abbassò lo sguardo, sentendosi assalire da un’agitazione irrazionale quanto incontrollabile. –Già…è proprio strano-, sospirò, pensando a come effettivamente il destino sembrasse divertirsi a scherzare con le vite delle persone, e a farle intrecciare quanto meno sembrava possibile.

-Ti stai trasferendo?-, chiese istintivamente Masaro, mordendosi poi la lingua perché non voleva darle l’impressione di interessarsi in modo invadente della sua vita privata. Poi si disse che in fondo era una domanda assolutamente innocua, e che lei non aveva alcun motivo di prendersela.

La ragazza invece ne rimase profondamente turbata, e si rese conto con stupore e quasi una sorta di amarezza che per la prima volta le riusciva difficile pronunciare quella frase che finora aveva sempre detto con gioia e orgoglio. –Ecco…io…sto per sposarmi-

 

Fine atto due

 

Spero che vi sia piaciuto! Appuntamento al terzo capitolo con la coppia più attesa dalla maggior parte di voi…Tsubasa & Sanae!

Un bacione e mi raccomando, commentate!!!

 

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: gemini