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Autore: Rurue    02/09/2013    3 recensioni
Akemi è un'infermiera giovane, ma sveglia. Resa tale da una famiglia di maghi purosangue che la disprezza per il suo essere Maganò e da una società in piena Seconda Guerra Mondiale che la evita per la sua lontana, ma abbastanza evidente, discendenza giapponese.
La ragazza si incontrerà con un Tom Riddle giovane, ma già prepotente. Instaurerà con lui un rapporto particolare; visto da fuori parrebbe solo astioso ma, per lei, è molto profondo.
Che ruolo potrebbe avere una semplice maganò nel passato del Signore Oscuro?
Akemi, grazie al suo lavoro, incontrerà anche i fratelli Pevensie, che riusciranno a sconvolgerle completamente la vita scaraventandola affettuosamente ma con prepotenza nella loro famiglia particolare e mostrandole un mondo diverso da quello a cui è abituata.
Attenzione: la storia seguirà, in gran parte, il filo della storia presente nei libri di Lewis, per questo potrebbero esserci possibli spoiler per chi ha visto solo i film.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom O. Riddle, Tom Riddle/Voldermort
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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Why is it so hard to find someone
Who cares about you?
When it's easy enough to find someone
Who looks down on you.
         - Someone who cares; Three days grace -

                                                                   Capitolo Sesto






Nel giorno e mezzo che passò, mi feci spiegare la situazione, ma rimanevano comunque dei grossi punti interrogativi ai quali i miei ‘ospiti’ non sapevano rispondere.

‘Ospiti’ tra virgolette, perché non essendo sicuri del potersi o no fidare di me, mi avevano parcheggiata in una specie di cella, per scaramanzia.

Il mio alloggio era quanto di più non si potesse desiderare: era una cava angusta e umida, illuminata solo da una torcia di fuoco a muro. Il problema era che la cella era così piccola che dovevo restare rannicchiata in un angolo per evitare di darmi fuoco.

Tra l’altro non avevo nulla da fare, e quindi cercavo di intavolare qualche conversazione col mio carceriere, invano.
Non che di solito fossi una gran chiacchierona, ma quando ti trovi in una cella di quel tipo, da sola e annoiata, con qualche miliardo di domande ancora senza risposta..

Il mio carceriere era un nano. Un nano di quelli dei libri di fiabe con la barba lunga e anche i capelli.
Non avevo mai visto un nano così, la mia cultura si fermava ai folletti della Gringott e agli elfi domestici.

A casa dei miei avevamo un elfo domestico, una femmina per la precisione. Era tanto carina nei miei riguardi, forse però solo perché era nella loro natura, non volevo chiedermelo, visto che era l’unico essere in quella casa a parlarmi.

Sbuffai rumorosamente e feci aderire schiena e testa alla porta, stendendo le gambe per terra.

In quel momento arrivarono alle mie orecchie voci indistinte ma alte. Di solito non si sentiva quello che dicevano nella sala principale.
Presupposi che stessero discutendo o litigando.
Sentii i passi del nano di guardia allontanarsi, probabilmente per andare a vedere che stesse succedendo.

Mi alzai e mi affacciai alla finestrella sbarrata, poggiandovi le mani, sbirciando verso la direzione da cui continuavano a provenire urla indistinte.

Quando cominciarono ad arrivare anche rumori di ferro contro ferro capii che qualcosa non andava, mi voltai nuovamente verso l’interno della cella e mi lasciai scivolare per terra, rannicchiandomi nuovamente contro la porta e alzando il viso all’insù lamentandomi a bassa voce.
In pochi minuti i rumori cessarono e dei passi si avvicinarono. I miei battiti cardiaci si facevano sempre più veloci man mano che i passi si facevano più chiari. Quando li sentii fermarsi di fronte alla mia porta mi alzai velocemente, nello stesso istante in cui si aprì la porta.

<< Em! >> il tono interrogativo di quell’esclamazione era più che sorpreso. Strinsi gli occhi per vedere controluce chi mi aveva chiamata.

<< Edmund! Dio, grazie! >> esclamai al settimo cielo, scaraventandomi addosso a lui, che si resse in piedi a stento << Ed, mi hanno detto un sacco di roba ma non ci ho capito nulla! Io ero nella stazione e poi ero qui e poi vi hanno nominato e poi, poi.. >>

<< Em, frena! >> mi zittì, con ancora una nota confusa nella voce << Caspian, questa ragazza è una nostra amica, non c’è bisogno di tenerla qui. >>

Il ragazzo chinò lievemente il capo << Come desideri. >> poi fece cenno al nano che poteva anche andar via.

Uscimmo fuori dal cunicolo, tornando nella sala principale, quella dalla forma discutibile, dove c’era anche Peter. Quando il ragazzo mi vide fece una faccia buffissima, come avesse visto un fantasma.

Ci sedemmo alla tavola e mi raccontarono di come erano arrivati a Narnia la prima volta, attraverso un armadio, e con Aslan avevano sconfitto la Strega Bianca, diventando i legittimi re e regine del regno. Dopo parecchi anni si erano rimbattuti nell’armadio e si erano ritrovati nella loro vita di prima, senza riuscire a tornare indietro. Poi, alla fine, si erano ritrovati lì scoprendo che era passato qualche secolo.

Ovviamente chiesero anche a me qualche motivazione, così spiegai ciò che avevo supposto. Avendo qualche legame con la magia e trovandomi nel posto giusto (sbagliato) al momento giusto (sbagliato anche quello) ero stata inclusa nel “teletrasporto”. Loro non avevano la minima conoscenza del mondo magico nel nostro mondo, così fui costretta a spiegar loro anche di quello.

I due ragazzi si erano separati dalle sorelle a metà viaggio, affidandole alla guida di Aslan, il leone, una specie di divinità narniana, di cui si era cominciata a dubitare l’esistenza con gli anni.

La loro missione era quella di risvegliare le creature di Narnia addormentate da tempo. Il compito dei due maschi era invece progettare una guerra con re Miraz. Perciò mi ero ritrovata in un contesto completamente fuori dalla mia portata, nonostante la mia conoscenza sulle armi e le strategie di guerra fosse abbastanza amplia (nella biblioteca di Hogwarts si trovava di tutto).
Mentre i ragazzi si consultavano io giocherellavo con la spilla da infermiera, facendola rotolare sul tavolo, il mento poggiato sulla mano.
Alzai lo sguardo, notando gli occhi di Peter su di me. Ricambiai l’occhiata e lo vidi dare una lieve gomitata al fratello. Anche lui cominciò a guardarmi.

Tossicchiai a metà tra l’essere imbarazzata e irritata.

<< Che c’è? >> domandai, quando alla fine anche l’attenzione di Caspian ricadde inevitabilmente su di me. Perché quando i tuoi interlocutori fissano qualcosa che non sei tu, una domanda te la fai.

<< Tu cosa ne pensi, Em? >> mi domandò il biondo. Non riuscii a trattenermi dall’alzare un sopracciglio.

<< Io penso che di guerra ne so poco e niente e voglio continuare a vivere nell’ignoranza. Non chiedete a me, siete voi gli esperti qui dentro. >>
 
<< Non è vero che non ne sai nulla. >> ribattè Edmund incrociando le braccia sul tavolo e sporgendosi di pochi centimetri nella mia
direzione << Sei un’infermiera e sei una cittadina. La tua opinione è molto più preziosa di quello che tu creda. >>

<< Infatti credo che la mia opinione serva a niente, Ed. >> incrociai senza volerlo il suo sguardo e non potei ignorare il rimprovero che vi lessi. Lo distolsi immediatamente, scossa.

Non lo avevo mai visto con un’espressione del genere. Così seria ed adulta, faceva quasi impressione sul viso di un ragazzo. Sul viso di Edmund.

<< Re Edmund ha ragione, mia signor.. Signorina Em. >> si corresse Caspian, vedendo la mia occhiata omicida. Lo avevo minacciato di morte un paio di volte, in precedenza quando si era appellato a me come ‘mia signora’. Non gli avevo detto il mio nome completo, preferivo così.

<< Tra l’altro voi donne sapete essere più sagge a volte. Ho letto in alcuni racconti che le vostre sorelle vi aiutavano nei piani, a volte. >> si rivolse ai due ragazzi, che sorrisero, probabilmente ricordando quei giorni.

<< Susan la mente, Lucy la spada. Quanto si divertivano quelle due, insieme. >> sospirò Peter.

L’ammirazione negli occhi del giovane Caspian era più che evidente, sospirai anche io.

<< Devo parlare sinceramente? >> domandai, ricevendo un ironico ‘tu che dici?’ dalle parti di Ed.

<< Okay, allora sinceramente vi dico che dubito del fatto con le spade a vostre disposizione possiate battere un Re. Un Re.. come dire.. vero. Con un castello, con un regno, con dei soldati.

<< A confronto voi siete quattro gatti. Non conosco la forza dei vostri soldati, quindi non dirò nulla a riguardo. >>

L’espressione di Peter si fece sofferente << Sei troppo diretta quando parli, Em. >>

<< Pensi che per noi sia impossibile vincere in una battaglia? >> domandò Edmund, io annuii ignorando la celata richiesta di pietà del fratello.

<< Si, se stiamo parlando di uno scontro diretto. >> specificai << In realtà sarebbe tanto bello se poteste farvi una partita a scacchi e che vinca il migliore, ma non credo funzionerebbe. >> feci una smorfia << Essendo un’infermiera, come mi fa notare Ed, penso che dovreste ridurre al minimo le perdite. Non chiedetemi come, non ne ho la minima idea. >>

I tre si scambiarono qualche occhiata che non riuscii a tradurre.

Linguaggio maschile, non riuscivo a capirlo. Probabilmente stavano dicendo che le battaglie sanguinolente erano più divertenti.

Vidi il viso di Peter illuminarsi << Giusto! Una partita a scacchi! >>

Tutti e tre lo guardammo stralunati << Di quali sostanze fai uso, Pete? >> gli chiesi, precedendo Caspian che probabilmente stava per fare la medesima domanda, con parole diverse.

<< Concordo con Em, Peter. >> mi sostenne Edmund.

<< No, non avete capito. >> disse lui.

<< Non possiamo capire, se dici stronzate. Non ero seria, sulla partita a scacchi. >> ribattei.

Caspian spostò lo sguardo stupito da Peter su di me, probabilmente domandandosi il perché della mia eccessiva informalità con i due. Il Re più piccolo notò con me la faccia del ‘principe’ e sogghignò.

<< Lasciala perdere Caspian. Siamo abituati al suo linguaggio scurrile. >>

<< Non ho un linguaggio scurrile! >> mi lamentai << però se è un deficiente e dice stronzate non è colpa mia. >>

Edmund scoppiò definitivamente a ridere, sotto lo sguardo sempre più attonito dell’altro e di Tartufello, spettatore silenzioso di quegli scambi di battuta.

<< Dovete essere molto in confidenza. >> disse Caspian.

Io sorrisi, scornata << Dovresti essere un po’ più naturale anche tu Caspian. Sei un po’ troppo imbalsamato. >> distolsi il mio sguardo da quello esterrefatto dell’altro per puntarlo su Edmund, che aveva poggiato la testa tra le braccia sul tavolo e cercava di nascondere il fatto che se la rideva come pochi. A tradirlo le spalle, scosse dalle risa.

<< Devi scusarmi Caspian. >> gli dissi << Non sono una a cui piacciono le formalità. Veramente le collego spiacevolmente all’immagine dei miei genitori, è per questo che le evito. >> rivelai, più a me stessa che a lui. << Non avendoli conosciuti come reggenti non riesco proprio a rapportarmi con loro come fai tu. >>

A lui sembrò bastare come spiegazione, perché alla fine l’attenzione ricadde definitivamente sul più grande.

<< Gli proporrò una sfida: io e lui, da soli. >> spiegò alla fine Peter sotto lo sguardo incerto di tutti.

<< Ti prego, gran Re. >> lo implorò Caspian << lascia che sia io ad affrontarlo. Voglio vendicare mio padre. >>

<< Sei ferito. >> gli ricordai. Peter mi indicò, guardando Caspian, per fargli capire che lo pensava anche lui, aggiunse << E poi probabilmente Miraz riderebbe, della tua richiesta. Vedi.. è un po’ come il ragionamento di Em prima: noi ti abbiamo conosciuto come un re guerriero, ma tuo zio pensa a te ancora come ad un ragazzino. >>

<< Ma sire >> intervenne il tasso, interrompendo il suo silenzio << pensate che Miraz raccoglierà la vostra sfida? Lui sa bene di avere un esercito molto più forte. >>

Peter disse che avrebbe provato, dettando la lettera a Cornelius, sarebbe stata recapitata da Edmund, accompagnato da un gigante e da Tempestoso, il centauro che mi aveva portata lì.

Chiesi di poter andare con loro, ma mi venne risposto che probabilmente la vista di una ragazza sarebbe stata presa poco sul serio.

Durante l’attesa di una risposta fui costretta ad indossare uno scomodissimo vestito blu, probabilmente tipico di quel posto. Tartufello mi disse che era un vestito di Lucy per le funzioni religiose; la casa di Aslan era una sorta di tempio.

Sorrisi al fatto che stessi indossando il vestito di una persona che in quel momento aveva almeno sei taglie in meno di me, eppure quello mi stava praticamente a pennello.

Alla fine Miraz accettò la sfida e mandò uno dei suoi capitani con Edmund a delineare il luogo dello scontro.
Mancavano pochi minuti alle due, l’ora dello scontro, l’aria era così tesa che si sarebbe potuta tagliare con una lama. Allo scontro si fecero presenti altre creature delle più strane tipologie. Sempre Tartufello mi spiegò pazientemente che si trattava di un gruppo di creature silvane risvegliate da Aslan. Era diventato una specie di guida da consultare in caso di confusione mentale.

Miraz e Peter entrarono nel quadrato e si inchinarono. Vidi le loro labbra muoversi ma non colsi le parole che si scambiarono.

Nemmeno un istante dopo le loro lame danzavano, riflettendo la luce del sole. Mi ritrovai a fissare impaurita e affascinata quelle lingue di fuoco disegnare i destini dei due combattenti.

L’acciaio si scontrava in continuazione, creando sibili e scintille, che rendevano ancora più infernale quello scontro.

Non volevo che Peter morisse.

Man mano che si andava avanti, i rumori del combattimento vennero sovrastati dalle urla esaltate dei due eserciti, che avevano iniziato a fare il tifo come fosse una partita di calcio. Trovai quasi disgustosa quella comparazione; in un campo da calcio non è in gioco la tua vita.

Miraz vacillò, indietreggiando di quasi un passo ed Edmund, accanto a me, non riuscì a trattenersi dall’esortare al fratello di non desistere.

Per un secondo la vittoria sembrò nelle mani del ragazzo, ma Miraz raccolse tutta la sua forza e iniziò a sferrare colpi meno studiati, ma molto più violenti e alti. I Telmarini iniziarono ad urlare come folli.

Peter cominciò a perdere terreno, il mio cuore cominciò a battere con violenza. Vedere Caspian ed Edmund impallidire non aiutò a calmarmi. La pressione mi si abbassò di colpo e dovetti afferrare il polso del ragazzo accanto a me, per non cadere.

Pensai fugacemente di star bloccando la circolazione ad Edmund ma la cosa mi passò dalla mente tanto velocemente quanto era arrivata.

Peter e Miraz avevano rallentato il ritmo e ora studiavano attentamente le mosse, prima di attaccare. Vidi Peter lanciarsi contro l’avversario e chiusi istintivamente gli occhi. Li riaprii sentendo la folla applaudire ed Edmund esultare lievemente, togliendosi lentamente dalla mia presa per poi stringere la mia mano.

<< Che è successo? >> domandai con un filo di voce.

<< Il Re Supremo ha colpito mio zio sotto l’ascella: primo sangue versato. >> rispose Caspian continuando ad applaudire.

Edmund scosse la testa, contrariato << le cose per Peter andranno peggiorando. Non sta usando lo scudo correttamente. >>

Caspian assunse un’espressione preoccupata << Voi che avete partecipato a numerose battaglie, credete che abbia ancora possibilità di farcela? >>

<< Ben poche, a dire la verità. Ma con un po’ di fortuna potrebbe cavarsela. >> sospirò Ed.

Improvvisamente le due fazioni tacquero. I due avevano chiesto una pausa.

Andammo verso Peter, che si avvicinò a sua volta. La sua faccia era paonazza e respirava a fatica.

<< Sei ferito al braccio? >> domandai. Ed lasciò la presa sulla mia mano ed io mi inginocchiai accanto al fratello, esaminandogli il polso.

<< Si è gettato sul mio scudo con tutto il suo peso e l’orlo dello scudo mi ha colpito il polso. >> spiegò, gemendo quando lo girai.

<< Non è rotto, ma è slogato. Abbiamo qualcosa per fare una fasciatura? Se riesco a farne una decente, potrei tentare di migliorare la situazione. >> mi portarono il necessario e cominciai ad occuparmi della slogatura, ascoltando lo scambio di battute tra i fratelli.

Da quanto diceva Peter, Miraz era forte e non credeva di avere molte speranze.

Il re si riavvicinò al quadrato. Legai rapidamente la fasciatura al polso e lo guardai con preoccupazione.

<< Edmund >> richaimò la sua attenzione << se dovesse succedermi qualcosa.. saluta e abbraccia tutti a casa. Addio amici; arrivederci, dottore e.. Em, grazie per tutto quello che hai fatto per noi, continua a prenderti cura di mio fratello. Ah, Ed ancora una cosa: un saluto speciale a Briscola, è un vero amico. >> con queste parole, si voltò ed entrò nel quadrato.

L’angoscia prese possesso delle mie viscere, il corpo di Edmund era come pietrificato.

Fortunatamente la seconda parte del duello andò meglio: Peter capì come impugnare e sfruttare lo scudo al meglio ed imparò a muoversi in modo tale da sfinire Miraz. Questo non piacque ai Telmarini, che iniziarono a urlargli del codardo. Per fortuna lui non diede loro il minimo ascolto.

Dopo un tempo indefinito, Miraz colpì Peter all’elmo. Lui barcollò e scivolò di fianco, cadendo in ginocchio.

Io aprii la bocca, ma il mio urlo fu rubato da Edmund, che mi strinse istintivamente il braccio.             Ma mentre l’usurpatore lo stava colpendo, Peter si aggrappò alla sua cotta di maglia, quindi il colpo andò a segno ma non ferì il ragazzo. 

Ad ogni colpo sferrato, la presa del ragazzo si faceva più stretta e non riuscii a trattenere una smorfia di dolore. Lui sembrò rendersi conto di avermi stretto il braccio solo in quel momento e lo lasciò andare di scatto, mimandomi uno ‘scusa’ con le labbra. Io sorrisi, per fargli capire che non importava.

Gradualmente gli schiamazzi si affievolirono, credo che smisi di respirare. Un boato salì dalle file di Narnia alle mie spalle ed il corpo di Miraz inciampò e cadde.

Peter fece due passi indietro, attendendo che si rialzasse. Lo insultai mentalmente per non avergli infilato la spada in gola.

Inaspettatamente Miraz non si rialzò. Giacque sull’erba per quelli che sembrarono secoli, poi i due consiglieri di Miraz entrarono nel quadrato

<< TRADIMENTO! Tradimento!! L’uomo di Narnia, infingardo sleale ha colpito il nostro re  alla schiena mentre non poteva difendersi! Alle armi, uomini di Telmar!. >>

Non è vero

Lanciai un’occhiata a Peter, ancora titubante nel quadrato, confuso.

È una bugia

Edmund sguainò la spada e mi disse qualcosa. Non sentii.

Siete voi i traditori

Realizzai, portando gli occhi sul corpo di Miraz riverso sul prato.

Bastardi..

Nel caos più totale, uno dei due consiglieri infilzò il suo cadavere. I soldati urlavano e si lanciavano addosso tra di loro. Mi voltai verso Edmund, ma lui non c’era più.

Nel caos più totale, sola, seppi di non aver mai provato tanto terrore nella mia vita.
 









****Angolo Autore

I'm baaaack :)
Ebbene, che dire? Ecco qui i nostri ragazzi!

"Ma Lucy e Susan non ci sono!!"
Lucy e Susan non ci sono? Ma che dite, sono propr.. ah no, non ci sono! xD 
Mea culpa, lo ammetto. Era una questione di scelte, le scelte sono una brutta storia, sappiatelo.. u.u Però non è colpa mia, specifichiamo! Questa è tutta farina del sacco di quel deviato di Lewis, ha deciso lui di separare i fratellini.
Susie e Lu compariranno magicamente (per restare in tema) nel prossimo capitolo, quando *** dovrei riempire almeno due pagine al giorno di 'nientespoiler', è più forte di me ***

Vorrei ringraziare Kirlia per la sua graditissima recensione, spero vorrete lasciarmene una anche voi. se volete potreste anche fare qualche domanda personale ad uno dei personaggi della storia a vostra scelta ;)
A presto!
Rue <3

 
 
  
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