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Autore: Sairen    09/03/2008    1 recensioni
Continuavo a correre finchè non raggiunsi un portone alto e finemente decorato. Lo riconobbi subito. Lo avevo visto una miriade di volte da bambina.
Lo aprii un poco, poi mi fermai. Un battito d’ali, poi, un tocco. Qualcosa di viscido mi si era posato sulla fronte. Colava veloce verso il naso. Era caldo. Alzai una mano per toglierlo ma quando vidi di cosa si trattava spalancai gli occhi. Quel liquido era rosso e caldo. Sangue.
Alzai lo sguardo osservando l’interno della stanza. La porta ora era aperta del tutto e si potevano vedere chiaramente due corpi distesi a terra immersi in pozze di quel liquido purpureo e una figura in piedi nascosta dell’ombra della camera.
Feci un passo avanti involontariamente. Quelle persone io le conoscevo bene. Una lacrima mi solcò la guancia destra.
Genere: Romantico, Triste, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Angelic Midnight
Piacere a tutti. Sono Sairen. Ho cambiato nick e prima ero _Dark Mary_.
Questa è stata una delle mie prime storie. per ora metto raiting arancione, ma alcunic apitoli saranno con raiting rosso.
Spero che la mia storia vi piaccia ^^

+ANGELIC MIDNIGHT+



Capitolo 1. Dream



Era una giornata soleggiata e gli uccelli cantavano allegri. Una leggere brezza faceva muovere le chiome degli alberi intorno alla casa che da poco era diventata mia. Non era molto grande, ma per quello che dovevo farci, era più che sufficiente. Era composta da una cucina, un salotto, un bagno e una camera, la mia camera. Inoltre aveva anche un piccolo giardino.
Io ero seduta su una sedia, posta davanti alla porta-finestra che dava sul quel paradiso in miniatura. Una tazza di te caldo tra le mani, il cinguettio degli uccelli nelle orecchie, un panorama stupendo davanti agli occhi, cosa volevo di più dalla vita? Peccato che tutto quello fosse rovinato dai miei pensieri e dalla mai espressione.
Nulla assoluto regnava sul mio volto mentre nella mente vorticavano immagini di momenti ormai passati ma non dimenticati.
Mi ero trasferita in quel paesino da poco tempo e non ero ancora uscita da casa. Tutto quello che mi serviva me lo facevo procurare dalla domestica che avevo assunto.
Era una ragazza sulla ventina ed era molto efficiente.
Mi voltai ad osservare il pavimento pieno di fogli.
Ne presi uno.
Recitava così:

Cara signorina Alice Mclie,
siamo onorati di informarla che la sua domanda è stata accettata.
Il suo compito sarà quello ci proteggere la seguente ragazza.
Nome: Maria Nice
Età:10
………

Altre caratteristiche erano riportate su quel foglio ormai stropicciato. In fondo, una firma molto elegante finiva la lettera.

Sophie Mclie

Leggendo quel nome sentii amare lacrime salirmi agli occhi.
Quel nome mi ricordava momenti felici, ma soprattutto un momento triste. Un ricordo chiuso nel mio cuore ma mai dimenticato.
Mi asciugai gli occhi. Non dovevo piangere, lo avevo promesso.
Fui scossa da un sussulto quando la porta a pochi metri da me si aprì.
Una ragazza vestita con un paio di jeans blu scuro e una maglia a maniche corte porpora. Alta, fisico snello, capelli castani, occhi marroni e un sorriso ad illuminarle il viso.

- Buongiorno signorina, ho fatto la spesa. Vado a metterla via-
Quel sorriso mi dava un po’ fastidio.
Anche io ero capace di sorridere così, un tempo. Ora invece mi irritava.
Come potevano le persone sorridere dopo quello che era successo? Non era forse finito il mondo quel giorno? Perchè tutti sembravano così felici?
Domande senza risposta che continuavano a vorticare nella mia testa. Domande dolorose.
- D’accordo, quando hai finito puoi andare Anna- dissi senza guardarla.
Lei mi osservò qualche secondo per poi dirigersi alla cucina. La sentii trafficare tra gli sportelli e le ante del frigorifero finchè ogni alimento non fu al proprio posto. Poi, udii la porta aprirsi e chiudersi.
Ero rimasta sola. Nuovamente sola con me stessa e i miei ricordi.
Osservando il cielo limpido, la sonnolenza mi pervase e fui accolta tra le braccia di Morfeo.

********************************************************************************

Oscurità. Intorno a me c’era solo oscurità. Il buio più totale mi avvolgeva.
Improvvisamente una luce illuminò un punto indistinto di quel mondo buio. Mi avvicinai piano. Quando raggiunsi lo spiraglio una luce accecante mi investì. Il cielo scorreva velocemente assieme alle finestre che oltrepassavo. Correvo. Correvo verso un luogo indistinto.
Un foglio stretto nella mia mano destra, un vestito azzurro, di un tessuto prezioso svolazzava ad ogni mio passo, lunghi capelli corvini mi solleticavano le guance.
I muri che mi circondavano erano lussuosi, ornati di stendardi dai colori lucenti.
Fuori dalle finestre che veloci mi passavano di fianco il sole era nascosto da una coltre di nuvole. La pioggia cadeva fitta rigenerando il terreno arido.
Continuavo a correre finchè non raggiunsi un portone alto e finemente decorato. Lo riconobbi subito. Lo avevo visto una miriade di volte da bambina.
Lo aprii un poco, poi mi fermai. Un battito d’ali, poi, un tocco. Qualcosa di viscido mi si era posato sulla fronte. Colava veloce verso il naso. Era caldo. Alzai una mano per toglierlo ma quando vidi di cosa si trattava spalancai gli occhi. Quel liquido era rosso e caldo. Sangue.
Alzai lo sguardo osservando l’interno della stanza. La porta ora era aperta del tutto e si potevano vedere chiaramente due corpi distesi a terra immersi in pozze di quel liquido purpureo e una figura in piedi nascosta dell’ombra della camera.
Feci un passo avanti involontariamente. Quelle persone io le conoscevo bene. Una lacrima mi solcò la guancia destra.
Fui riscossa da una risata. Una risata maligna e forte. Alzai lo sguardo osservando quell’ombra avvicinarsi. Quando fu visibile mi si gelò il sangue nelle vene. Sentii un urlo in lontananza poi lo riconobbi. Era il mio. Mi voltai e cominciai a correre. Corsi verso una porta simile a quella precedente, ma più piccola. Vi poggiai le mani sopra e quella si illuminò di una luce azzurrina. Quando tolsi le mani la luce scomparve. Sorrisi. Ora nessuno sarebbe più potuto entrare li senza il mio consenso. Improvvisamente fui sbalzata lontano da qualcosa di invisibile. Caddi a terra con un tonfo sordo. Alzando lo sguardo vidi quella persona sorridere malignamente con una mano protesa verso di me a mostrare il palmo. Non potei fare altro se non rialzarmi e correre. Fui sbalzata nuovamente ma questa volta non caddi sul pavimento. La mia schiena colpì il fragile vetro della finestra mandandolo in frantumi. Tra una pioggia di vetri colorati finii all’aria aperta. La pioggia mi bagnò il viso e il vestito scurendolo. Passarono pochi secondi, poi caddi sulla terra bagnata. Un dolore intenso mi spezzava la schiena in due. Portai una mano alla spalla. Quando la ritrassi, era sporca di sangue. Urlai di nuovo, un urlo agghiacciante. Vidi quella persona sorridere dall’altro della finestra. Poi, nuovamente il buio.

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Quando aprii gli occhi ero grondante di sudore. Mi scostai i capelli appiccicati alla fronte e mi coprii gli occhi con una mano. La feci scorrere sul naso fino alla bocca nascondendola. Le mie spalle erano scosse da forti singhiozzi. Lo avevo sognato ancora, come ogni notte. Quel sogno mi perseguitava. No, non era un sogno. Era un ricordo, un ricordo ancora vivo dentro di me e che mi faceva ancora soffrire enormemente. Quel pomeriggio piansi, piansi fino al tramonto.

  
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