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Autore: flower_crown    03/09/2013    3 recensioni
Alice e Bellatrix. Cosa c'è ad accomunarle, adesso, se non la follia?
Genere: Azione, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Paciock, Bellatrix Lestrange, Frank Paciock
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, II guerra magica/Libri 5-7
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Madness.

 
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Capitolo terzo.
 
Che senso ha vivere per aspettare? Svegliarsi ogni mattina con la preoccupazione che sia troppo tardi per salvare qualcuno? Controllare subito, appena svegli, fuori dalla finestra, per assicurarsi che non ci sia nessun Marchio Nero sopra le abitazioni dei vicini? Non si sa. Ma chiunque fosse riuscito a mantenere un ritmo del genere per qualche anno sarebbe stato degno d’essere chiamato eroe.
E quale definizione migliore per Alice e Frank Paciock?
Erano passati ormai molti anni da quando Silente aveva predetto l’avvento di Voldemort. E il peggior incubo di Alice era diventato realtà: una guerra sanguinosa aveva sterminato la popolazione, villaggi interi erano stati rasi al suolo, e le loro macerie fumanti ostruivano le strade. Giorni Bui, ecco come li avevano chiamati, e neanche questa volta poteva esserci definizione migliore.
Ma loro due non si erano fatti indietro: spinti da un barlume di speranza, erano riusciti a sopravvivere alla catastrofe e a risparmiare vite innocenti. Avevano combattuto fino alla fine per rovesciare la dittatura di Voldemort, e alla fine c’erano anche riusciti.
Ma adesso, era tutto finito. I giornali lo scrivevano a caratteri cubitali. Il Ministro della Magia lo ripeteva in ogni discorso. Cercavano, in qualche modo, di cancellare dalla mente dei superstiti ciò che avevano passato. E avrebbero anche potuto farlo, lanciando su di loro un incantesimo Obliviate. Ma non sugli Auror. Perché tutte le informazioni sull’Ordine, tutto ciò che avevano imparato sarebbe andato perduto. Chi sceglieva di diventare Auror, doveva sacrificarsi a portare le cicatrici della guerra con sé per sempre. Se sceglievi di diventare Auror, dovevi accettare il fatto che per te la Guerra non sarebbe mai finita.
 
Era passato qualche mese ormai da quando tutto era finito. La vita poteva continuare ad essere bella. A prova di questo, in una calda settimana di fine Luglio, Alice passò il più bel giorno della sua vita.
Diede alla luce un bambino dalle guance paffute e gli occhi vispi, incredibilmente somigliante alla madre. Lo chiamarono Neville.
Il bimbo era una gioia immensa per i genitori: rideva, era abbastanza sveglio e amava giocare. Ed era, soprattutto, il simbolo evidente che la Guerra era cessata. Davvero.
 
 
- Qualcuno ci ha traditi! – la voce di Rodolphus Lestrange echeggiò all’interno delle mura del Malfoy Manor. Avanzò a passo veloce verso il soggiorno, lasciando dietro di sé una scia di rabbia e rancore.
- Calmati, Rodolphus – intervenne Lucius Malfoy, seduto sul divano accanto alla moglie Narcissa.
- Calmarmi? Io? Qualcuno ci ha traditi, Lucius! – esclamò con gli occhi iniettati di sangue.
- Lo sappiamo – spiegò la voce melliflua di Narcissa – Ce l’ha detto.
- Chi? Chi ve l’ha detto?
- L’Oscuro Signore in persona.
Bellatrix fece la sua apparsa nella sala, rigirando la bacchetta tra le mani e tenendo la testa bassa. Se non si fosse trattato di Bellatrix Lestrange, chiunque avrebbe giurato che in quel momento sembrava nervosa.
- L’Oscuro Signore?
- …Prima di… - aggiunse Narcissa sottovoce.
- … di morire – completò Lucius.
Rodolphus era ancora accaldato e fuori di sé.
- Un bambino. Un bambino! Non è possibile!
Si rigirò le dita mentre camminava da un lato all’altro della stanza.
- Ma neanche lui sa chi sia, il traditore – spiegò in tono calmo Bellatrix.
Rodolphus si calmò immediatamente. Adesso sul suo viso scarno era dipinta un’espressione di interesse per le parole della moglie.
- Va’ avanti.
- Ci sono solo due persone che possono sapere chi sia.
Rodolphus fissò il pavimento, mentre Bellatrix si avvicinava pericolosamente al suo orecchio.
- Due Auror.
- Chi sono?
Sul viso di Bellatrix si fece spazio un sorriso freddo e cattivo. La vendetta era dolce, molto dolce.
- Alice e Frank Paciock.
 
La dolce voce di Alice si stava diffondendo in tutta la stanza. Era seduta sul ciglio del letto, e con una mano reggeva la bacchetta che agitava avanti e indietro, in modo da far ondeggiare la culla. All’interno della culla, profondamente addormentato, c’era Neville. Le voce della madre l’aveva tranquillizzato, e adesso dormiva beato.
Quando fu certa che dormisse, Alice scese le scale, raggiungendo il marito nel soggiorno.
- Si è addormentato.
- Finalmente.
Alice si sedette sul divano e sospirò. Era stanca morta. Socchiuse gli occhi, e gettò il capo all’indietro. Il sonno la stava assalendo, il battito del suo cuore andava diminuendo, il suo respiro si faceva sempre più lungo, le palpebre pesanti…
BOOM.
Un rumore talmente forte da non poter essere percepito.
Per Alice fu come un’iniezione inaspettata di adrenalina. Spalancò gli occhi, e dopo pochi secondi realizzò. Era l’allarme che aveva aspettato per anni, quando ogni mattina si svegliava per controllare le abitazioni dei vicini. Ma stavolta, la protagonista era lei.
Frank era saltato dal divano, bacchetta alla mano, e il pianto di un bambino aveva iniziato ad invadere l’aria.
Alice corse verso la base delle scale e urlò: - Muffliato!
Sapeva che in tal modo avrebbe messo in pericolo sé stessa, ma il suo istinto materno le disse di mettere in salvo Neville.
Frank arrivò verso di lei ansimando.
- Il Marchio Nero!
I suoi occhi erano spalancati, e per quanto avessero affrontato ostacoli ben più grandi durante la Guerra, Alice non l’aveva mai visto in quello stato.
- Manda un Patronus a tua madre – disse Alice con un filo di voce.
- Cosa…?
- Fallo!
- Expecto Patronum!
Dalla punta della bacchetta di Frank prese forma gradualmente un cavallo, bello e fiero, emanante luce argentea.
- Va’ da Augusta – gli ordinò – dille di venire a prendere Neville il prima possibile. Noi allontaneremo i Mangiamorte finché possiamo.
Corsero entrambi fuori dall’abitazione, dove, in sella a delle scope, c’era un quartetto piuttosto inquietante: un uomo dal volto scarno e le mani magrissime li capeggiava. Al suo fianco un ragazzo dai bei lineamenti ma dal sorriso agghiacciante lanciava occhiate ad uomo molto somigliante al primo, qualcuno che Alice riconobbe come il fratello del capogruppo. E poi, c’era lei.
Gli stessi occhi vitrei e assenti, lo stesso viso pallido, gli stessi capelli ricci del colore dell’inchiostro, la stessa risata folle. Bellatrix Black non era lì solo come Mangiamorte. Bellatrix Black aveva un conto in sospeso con Alice Prewett.
- Guarda un po’ chi si rivede – osservò – la coraggiosa Alice Prewett.
Alice aveva già aperto la bocca per controbattere, quando qualcosa di duro le colpì la schiena. Guardò a terra. Frank aveva Appellato mentalmente le scope.
Senza farselo ripetere due volte, montarono su di esse.
Ma ci volle mezzo secondo prima che anche i quattro se ne accorgessero.
A guidare Alice c’era Frank: era stato Cacciatore nella squadra di Grifondoro tanti anni prima, e se ne intendeva di virate.
Girarono attorno alla casa, e in cuor suo, Alice rivolse un ultimo pensiero a Neville, sperando che Augusta sarebbe accorsa in tempo.
Tuttavia, i Mangiamorte non sembravano interessati al bambino.
Frank continuò ad andare dritto per una decina di metri, fino a quando non sentì un “Avada Ked…”
- NO!
L’urlo di Bellatrix squarciò l’aria.
- No, Barty, dobbiamo averli vivi!
Il ragazzo fece una smorfia di disapprovazione.
- Petrificus Totalus!
- Protego!
Il fratello del capogruppo fu veloce, ma Alice ancora di più. Continuando di questo passo, sarebbero potuti andare avanti per tutta la notte.
E se fosse davvero successo questo? Quanto sarebbe durato? Alice pensò a Neville. Sperò con tutta se stessa che Augusta fosse già arrivata, perché ormai la loro abitazione distava un chilometro. Non voleva nemmeno pensare a cosa gli sarebbe successo se loro due non sarebbero sopravvissuti allo scontro.
Neville, tornerò da te, sia l’ultima cosa che faccio.
E così, in silenzio, con i suoi potenziali assassini alle calcagna, giurò.
E fu quello il suo errore fatale.
Prima che potesse accorgersene, un lampo di calda luce rossa le colpì la schiena, disarcionandola dalla scopa. Solo mentre cadde, prima di perdere i sensi, sentì la voce di Bellatrix Black urlare “Stupeficium!”
Tutto intorno a lei iniziò ad illuminarsi, fino a diventare completamente bianco…
- Alice! – la voce di Frank risuonò potente. Forse Alice era davvero svenuta, ma un modo per metterla in salvo c’era.
Bellatrix e il ragazzo, Barty, stavano per scaraventarsi sul corpo inerme di Alice, quando Frank sguainò la sua bacchetta ed urlò: - Desilludo!
Alice scomparve.
Bellatrix lanciò un grido. Barty imprecò.
- Dov’è? Dov’è finita? DOV’È?
Frank si voltò verso il punto in cui qualche secondo prima c’era sua moglie. In realtà non era sparita, era solo stata mimetizzata. Non sarebbe durato per molto, ma nel frattempo avrebbe fatto da diversivo per i Mangiamorte.
Ma proprio quando pensava di essere in salvo, il capogruppo urlò: - Prendetelo!
Frank si accorse di essere alla fine della corsa. Girò a destra, ma sotto di lui c’erano solo chilometri e chilometri di campagna incolta.
Poi, ad un tratto, lo vide: un rudere abbandonato, con le piante rampicanti che abbracciavano le sue pareti. Sarebbe bastato per rimanere al sicuro per un po’ e seminare i Mangiamorte.
La distanza tra lui e la catapecchia si riduceva sempre di più, stava acquisendo velocità, la sua scopa sembrava prendere fuoco, quando…
- Bombarda Maxima!
La voce del capogruppo risuono nell’aria un secondo prima dell’esplosione. Il rudere saltò in aria. Le pietre di cui era costruito scheggiarono il cielo notturno, e una di esse colpì Frank in pieno stomaco. Un dolore lancinante iniziò a fare pressione sul suo addome.
- Ora! – urlò uno dei due fratelli.
- Petrificus Totalus! – la voce del ragazzo fu l’ultima cosa che sentì prima di cadere per terra.
Ora era immobilizzato, dolorante ma incapace di muoversi. La sua bacchetta era a pochi metri dal suo corpo, ma era impossibile prenderla.
- Eccolo, è lì! – urlò il fratello.
I quattro Mangiamorte scesero in virata verso Frank.
Bellatrix atterrò per prima, e schiacciò con il piede il punto in cui era stato colpito dalla pietra.
- Bene bene – sorrise – Guarda un po’ chi abbiamo qui. Frank Paciock, il paladino della giustizia, eh?
Il ragazzo si fece avanti.
- Che dici, gli facciamo sputare subito il rospo o prima ci divertiamo un po’?
- Non tanto in fretta, Crouch. Prima dobbiamo trovare la sua amichetta – osservò il capogruppo.
Frank stava lentamente morendo, e il pensiero di Alice gli diede una stretta al cuore.
- Homenum Revelium!
La bacchetta del ragazzo si spinse verso sinistra.
- La vedo! – strillò.
Una chioma bionda aveva iniziato ad affiorare dal terreno. Pian piano anche i lineamenti del viso e il corpo della donna emersero dal sottosuolo. Era ancora svenuta.
- Levicorpus – disse Bellatrix.
Il corpo si librò a mezz’aria, attirato dalla bacchetta della donna come una calamita.
Quando arrivò a destinazione, Bellatrix la studiò attentamente. E rise, con la sua risata folle e priva di allegria che Alice conosceva molto bene.
- Sii veloce, Rabastan – disse Rodolphus al fratello. Quello annuì.
- Reinnerva!
- Petrificus Totalus!
Alice fu svegliata e bloccata nel giro di un secondo.
- Eccoci qui, Alice Prewett, la resa dei conti – commentò Bellatrix.
Si rigirò la bacchetta tra le dita, felice come non mai.
- Cosa facciamo, procediamo? – chiese Barty, visibilmente eccitato dall’idea.
- Sì – rispose Rabastan.
- Tira fuori il Veritaserum, Bella – ordinò Rodolphus.
Bellatrix sfilò da sotto la giacca che indossava una fiala di vetro, contenente un liquido trasparente.
- Voi due non avete idea della potenza di questa sostanza – osservò Rabastan rivolto a i coniugi – Non importa se siete immobilizzati, questo vi farà cantare come canarini.
E, premurandosi di far loro più male possibile, li fece bere qualche goccia di Veritaserum.
Si allontanò da loro, indietreggiando e aspettandosi che vuotassero immediatamente il sacco.
Passò un secondo. Poi due. Passò un minuto e le bocche di Alice e Frank rimasero sigillate.
Barty sembrava aver perso la pazienza.
- Ma che diamine…?
- Custodi Segreti – lo interruppe Bellatrix.
- Non possono rivelare il loro segreto – e si avvicinò ai due – se non secondo la loro volontà.
Il ragazzo si morse un labbro.
Gli occhi di Bellatrix s’illuminarono. Era arrivato il momento che aveva aspettato per anni.
- Mai – urlò – fare un torto a Bellatrix Black!
E puntò la bacchetta contro i due coniugi.
- Crucio!
Quelli che seguirono furono attimi di puro orrore. Alice si era piegata in due, urlando come mai aveva fatto in vita sua; Frank aveva le mani alla testa, che sembrava sul punto di scoppiare.
A Bellatrix ormai non importava più di sapere chi fosse il traditore; ormai aveva raggiunto il suo obbiettivo.
Portò lo stivale sullo stomaco di Alice, come se fosse un trofeo di guerra.
E in quella notte, mentre l’aria veniva squarciata dalle urla di dolore di Alice e Frank, la sua risata risuonò forte, come un grido di vittoria.
Bellatrix Black aveva vinto la sua battaglia.
 
 
Pochi chilometri più in là, Neville Paciock si era addormentato tra le braccia di sua nonna, ignaro di ciò che stava succedendo ai suoi genitori. Cosa poteva saperne, Neville Paciock, che i suoi genitori erano degli eroi? E che, pochi anni dopo, anche lui lo sarebbe diventato? E che, pochi mesi prima, un bambino di nome Harry Potter aveva subito il suo stesso destino?

 
 
CATERINA’S CORNER.
Ecco 7 (SETTE) pagine di Word tutte per voi!
Ebbene sì, questo è il penultimo capitolo, nonché
Momento “clou” della storia.
Perdonate se la “tortura” di Alice e Frank
È così evasiva, ma davvero
Non ce la faccio a vedere i miei
Personaggi che soffrono per tutta la notte c.c
Ma anche se avessi scritto di più, sarebbe
Uno spettacolo gradito solo da Bellatrix
Lestrange.
Okkkkkk.
Tra oggi e domani rivedrò il quarto non che ultimo capitolo,
e potrò affermare di aver finito una storia.
Ringrazio Asia che dice di adorare la fanfic e Mordreed,
che recensisce ogni capitolo,
grazie ragazzi.
La storia è agli sgoccioli,
perciò vi lascio in un angolino a riflettere.
(Ah, se vi va di condividere le vostre riflessioni con me
Questo spazio qui sotto↓  è tutto per voi ).
Cate. xx
   
 
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