Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: weretogether    03/09/2013    3 recensioni
' .. -mi sono innamorata di lui- disse tutto d'un fiato. quando Jaz pronunciò quelle parole sentii una stretta allo stomaco, e in quel momento realizzai cosa stesse succedendo, rivelai a me stessa che quello non era più 'solo un gioco'. avevo combinato un gran casino e ora non potevo più rimediare. corsi ad abbracciarla, cos'altro potevo fare?'
Ellie ha 17 anni e vive a San Francisco con i suoi genitori.
Ellie non è la tipa dolce e romantica, l'esatto contrario di Jaz, la sua migliore amica.
Un giorno, un avvenimento, e Justin, il migliore amico di Jaz, entra nella sua vita e tutto cambia.
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 40. ''..''

Erano già passate due ore dalla discussione con mia madre. Era uscita quando avevamo smesso di parlare e non era ancora tornata.
'sarà da qualche amica.' pensai. 
Me ne stavo sdraiata sul letto, con i pensieri che mi assillavano e le parole di mia madre non mi avevano aiutato di certo.
Sapevo che aveva ragione, ma non mi andava di scegliere un lavoro che non mi piaceva per il semplice fatto che così mi sarei potuta permettere una casa che al posto di quattro di stanze ne aveva centoventi, o magari una macchina che costava il doppio della casa, proprio non mi andava a genio. 
Poco dopo il cellulare vibrò, era un messaggio di David che mi avvisava che sarebbe passato a prendermi alle nove. 
Guardai l'ora, erano le otto meno un quarto, dovevo sbrigarmi!
Aprii velocemente l'acqua della doccia, mi tolsi i vestiti di dosso e in qualche secondo mi ritrovai sotto il getto.
Quando finii, avvolsi il mio corpo con un'asciugamano e andai in camera mia a scegliere qualcosa da mettere.
Rovistai un po' nel mio guardaroba e ripensai a quanto detto qualche ora prima a mia madre. 
Presi un vestito color pesca di Chanel che ricadeva morbido lungo i fianchi, delle ballerine bianche di Gucci e una pochette bianca di Louis Vuitton. 
Posai il tutto sul mio letto e mi lasciai cadere a terra, mia madre aveva ragione. 
Lei e mio padre avevano faticato tanto per darmi tutto ciò che avevo ora e io volevo buttare tutto all'aria, ma, ad essere sincera, non capivo dove stava l'importanza dell'avere una borsa che costa più di una macchina.
Quando mi ricordai dell'ora, scacciai via quei pensieri e diedi una leggere sistemata ai capelli che lasciai sciolti. 
Subito dopo indossai i vestiti scelti qualche minuto prima e feci avanti e indietro mentre aspettavo David, volevo evitare di far spiegazzare il vestito. 

Erano le nove esatte quando suonarono al campanello di casa mia. 
Scesi di sotto e aprii alla porta, ovviamente era David. 
-ehi.- mi sorrise.
-ehi.- eravamo piuttosto imbarazzati. Era la nostra ultima uscita, dopodiché non so cosa saremmo stati, non so se ci saremmo chiamati e, soprattutto, non so se ci saremmo rivisti. 
A quel pensiero mi si strinse lo stomaco.
-andiamo?- chiese.
Io mi limitai ad annuire. 
Salimmo in macchina e io non dissi niente. Non volevo sapere dove mi avrebbe portata, volevo solo che la nostra ultima serata insieme fosse piacevole. 
Mi sarebbe mancato tanto, mi sarebbero mancate le carezze, gli abbracci, le parole dolci, ma, più di tutto mi sarebbe mancato il mio migliore amico. Quello che prima si era fatto odiare e che dopo era diventato essenziale, già, mi sarebbe mancato lui. 
-sei silenziosa.- mi fece notare.
-stavo solo pensando.- feci spallucce.
-a cosa?-
-a tutto.- 
Lui non rispose. Sapeva di sicuro a cosa mi riferivo. 
Dieci minuti dopo David parcheggiò e mi fece scendere. 
-dove siamo?- chiesi.
-nel posto in cui abbiamo parlato per la prima volta.- abbozzò un sorriso. 
-siamo al Golden Gate Park!- esclamai con un enorme sorriso stampato in faccia.
-esatto.- 
Mi prese per mano ed entrammo.
-quanti anni avevamo quando ci siamo conosciuti?- chiesi.
-quattro.- sorrise.
-sembra passata un'eternità.- 
-è vero.- annuì. 
-ricordo che quando venivi a casa mia non ti parlavo mai perché tu mi facevi sempre i dispetti, poi un giorno i nostri genitori sono venuti qui e tu mi hai fatto vedere tantissimi giochi ed è stata quella la prima volta che ti ho parlato.- 
-me ne ricordo.- ridacchiò.- ma anche tu eri dispettosa.-
-non è vero!- sbuffai scherzando. 
-invece si.- rise. -anche se però, devo ammetterlo, eri una bellissima bambina.- mi strinse la mano ancora più forte. 
-ora che te ne andrai, cosa saremo?- chiesi poco dopo. 
-io..- sospirò.- non lo so.-
-ne riparleremo domani, okay?- 
-va bene.-

La serata passò velocemente e David mi riaccompagnò a casa dopo mezzanotte.
-a che ora parti?- gli chiesi prima di scendere dalla sua macchina.
-il volo è alle cinque.- disse.
-okay, allora verrò a salutarti.- dissi mentre cercavo di bloccare le lacrime, e ci riuscii, anche se penso se ne fosse accorto, avevo gli occhi velati.
-non piangere, ti prego, non ora.- disse accarezzandomi una guancia. 
-okay, okay.- dissi abbozzando un sorriso. -ora è meglio che vada.- 
Lui mi lasciò un bacio all'angolo della bocca e subito dopo scesi dalla sua auto. 
Aspettò che entrassi in casa e sfrecciò via. 
Salii su e, prima di andare in camera mia, controllai se mamma era tornata.
Non era in camera sua. 
Scesi di corsa e entrai in cucina, trovai un biglietto.
''Mi dispiace per la discussione di questo pomeriggio. In ogni caso, volevo dirti che mi hanno cambiato il turno e lavorerò di notte. Se torni in tempo per la cena puoi prendere una pizza, non ho avuto il tempo di preparare qualcosa. A domani. -Mamma.''.
Feci un sospiro di sollievo e, dirigendomi in salotto, mi lasciai andare sul divano. 
Accesi la tv e, mentre premevo ripetutamente il tasto 'avanti' alla ricerca di qualcosa di interessante, mi squillò il cellulare.
Feci per prenderlo quando caddi a terra.
-dannazione.- imprecai. 
Mi rialzai e presi il cellulare che si trovava sul tavolinetto di vetro che si trovava tra la tv e il divano.
Mi sedetti sul tappeto con la schiena appoggiata al divano e controllai il messaggio. 

Da: Justin.
''..'' 

Era lo stesso messaggio di ieri, solo con un'altra foto. 
Era una foto di ciò che si vedeva dall'Empire State Building, esattamente nello stesso punto in cui eravamo stati noi. 

Cosa aveva in mente?

 
**

Ecco qui il capitolo 40.

Sono ancora passati quattro giorni, ma ho aggiornato. 
Mi farebbe piacere trovare qualche recensione.
So che la storia è diventata noiosa e che non vi piace più, ma ve l'ho ripetuto tante volte, 
se c'è qualcosa che non vi piace, ditelo. 

Io ci provo a scrivere qualcosa che possa piacervi, ma non posso sapere con esattezza ciò che vi aspettate da questa storia.

In ogni caso, spero vi piaccia e spero in una vostra recensione. 

Ah, grazie a quelle che leggono ancora e soprattutto che recensiscono ancora.

 
  
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