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Autore: Nihal07    03/09/2013    2 recensioni
Guardò fuori dalla finestra: iniziava a piovere.
Appoggiò una mano su quella dell’ uomo: “Ma ti prometto che non ti lascio da solo, potesse arrivare il diluvio, o l’apocalisse o la fine del mondo."
Kakashi ha bisogno di Sakura ora, ma è pronto ad ammetterlo? Forse no, ma Sakura sarà lì per aiutarlo a guarire dalle sue ferite, ma anche da quella maledetta cosa chiamata orgoglio. KAKASAKU
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Sakura Haruno
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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Capitolo III
 
 
Quel giorno Sakura si svegliò prima del solito e sistematasi, passò un quarto d’ora ad aspettare il momento giusto per recarsi in ospedale.
Scorto l’edificio, il suo passo aumentò senza che lei se ne rendesse conto, e i 5 minuti previsti per arrivare da Kakashi si tramutarono in 2.
Non bussò alla porta; semplicemente la aprì e si sporse.
Lo vide in piedi, intento con una mano e seguire la direzione del muro.
“Il tuo scopo è?” Chiese la ragazza avvicinandosi.
“Sakura? Non si bussa più?”
La ragazza si bloccò un attimo e cercò di analizzare la sensazione che le aveva procurato quella domanda sgarbata.
“Mi dispiace, non ci ho pensato.”
Ci fu un attimo di silenzio e il primo a romperlo fu Kakashi.
“Volevo aprire la finestra…”
“Non potevi chiamare qualcuno?” La rosa sorrise dolcemente, ma Kakashi non rispose.
Qualcuno non è di buon umore, pensò la ragazza.
Lo prese sottobraccio e lo condusse davanti alla finestra che aprì poco dopo.
“Ora è aperta. Goditi l’aria d’ospedale ancora per poco, perché adesso uno dei ninja più brontoloni in questo edificio, tornerà a casa.”
Solo perché non sei tu quella che non vede, pensò Kakashi; ma ricacciò questo pensiero indietro quando riflettè sul fatto che lei stava solo cercando di farlo sentire più a suo agio.
Seguendo con le dita il braccio della ragazza, Kakashi appoggiò la sua mano su quella di lei, e questo provocò a Sakura non poche palpitazioni.
Ringraziò di essere lei il ninja medico.
Ma la domanda era: perché questo le procurava tutte queste emozioni poco gradite?
“Grazie.”
Fortuna che non poteva vederla, oh grazie Kami!
“Figurati. Però voglio che tu sappia che nessuno ti mette alcuna fretta. Nessuno vuole che tu guarisca subito. O meglio, la cosa non mi dispiacerebbe, ma… Ecco, quello che voglio dirti è che…”
“Sakura…”
“Si?”
“C’è qualcuno di interessante fuori?”
La ragazza si sporse. “Nessuno che io conosca. Qualche bambino che gioca e un paio di adulti.”
L’uomo sospirò. “Andiamo? Mi manca casa mia.”
La rosa sorrise e annuì.
 
Arrivarono dopo 10 minuti.
Quando Kakashi diceva che conosceva casa sua come il palmo della sua mano, era vero.
Fece i gradini quasi più velocemente di lei, cosa che infastidì un po’ Sakura.
Sei tu quello che è stato ferito! Se devo prendermi cura di te, almeno fai finta di avere qualche handicap in modo che io possa tirare fuori tutta la mia dolcezza e disponibilità!
Anche questo pensiero scandalizzò la ragazza.
La rosa aprì la porta e Kakashi entrò dopo di lei.
“Scusa per il disordine, Sakura.”
In effetti Kakashi non era un uomo molto ordinato.
La rosa rise. “Per questo non vuoi donne per casa? Perché hai paura che ti mettano la casa in ordine?”
L’appartamento del jonin non era per niente male e nemmeno la disposizione dei mobili: era tutto molto semplice, neutro ed equilibrato.
“Sakura” Kakashi si staccò da lei e con un po’ di difficoltà trovò la strada per arrivare a sedersi sul divano. “Questo è il soggiorno, a destra c’è la cucina ed infondo al corridoio ci sono due porte; sinistra camera e destra bagno, quindi se ti servirà qualcosa, sai come orientarti.”
“Ok e…”
“Puoi andare.”
Un’espressione interrogativa si disegnò sul volto della ragazza. “Cosa?!”
“Senti, ti ringrazio davvero, ma ti ricordi quando mi hai detto che saresti passata solo per i “momenti medicazione”? Bè, ora sto bene, mi hai accompagnato a casa e lo vedi anche tu che posso stare da solo.”
La ragazza non se la sentì di insistere. “Ti va bene se passo domani mattina?”
“Come vuoi.”
A quel punto la ragazza uscì e aspettò di essere abbastanza lontana dalla casa del suo maestro per sentirsi risentita.
Sembrava dovesse essere una bellissima giornata quella, eppure niente era andato come si aspettava. Ma infondo, cosa poteva succedere? Niente di diverso dal solito.
Si chiese perché fantasticasse così tanto, ma non si diede una risposta. Domani sarebbe ritornata alla carica, e quel giorno sì, che sarebbe stato uno dei migliori!
 
Sakura bussò un paio di volte, ma non rispose nessuno.
Poteva sempre entrare dalla finestra, ma sarebbe stato sgarbato da parte sua.
Ci pensò un attimo e decise di usare quell’entrata così alternativa.
Pensa ad una scusa Sakura: credevo ti fossi sentito male. Ah no?
Quando fu dentro trovò Kakashi disteso sul divano. Probabilmente stava solo dormendo.
Gli appoggiò una mano sulla spalla e lo scosse dolcemente.
“Kakashi… Sono Sakura.”
Capì che si era svegliato solo quando l’uomo si portò una mano al viso.
“Sakura… Come sei entrata?”
“La porta era aperta… “ BUGIA “So che odi quando la gente fa qualcosa che non ti va, ma… Pensavo…”
“Si, va bene. Non fa niente.”
Perché non la lasciava mai finire?
Si guardò attorno: “Che ne dici se questa mattina resto un po’ con te? A pranzo se vuoi possiamo andare a fare un giro al Ramen Ichiraku.”
L’uomo sembrò ritornare alla realtà. “Senti, cosa devi fare? Cambiarmi le bende o usare qualche tecnica strana? Prima iniziamo, prima finiamo, no?”
Era una sua impressione o non la ascoltava? O, ancora peggio, ignorava completamente le sue proposte!
Frugò dentro la sua borsa, tirò fuori tutto il necessario e si sedette davanti a Kakashi.
“Non vedi proprio nulla? Nemmeno il riflesso o il bagliore della luce?”
“No.”
Sakura sospirò.
“Come è andata ieri? Sei riuscito a convivere con la tua situazione di “non vedente” temporanea?”
O almeno lo sperava fosse una condizione passeggera.
“Come puoi immaginare le mie attività sono molto limitate.”
“Immagino tu non possa più sapere come si concludono quei tuoi libretti porno. Starai morendo dalla curiosità!” Sakura rise, ma Kakashi non rispose come lei avrebbe voluto. Quando i suoi allievi dicevano che i suoi libretti erano roba vietata ai minori, lui controbatteva sempre.
“Già. Per ora dovrò accontentarmi di quello che so.”
“E senti… Hai mangiato ieri? È molto importante una giusta alimentazione per riprendersi.”
“Si, vuoi sapere altro?”
In realtà avrebbe dovuto rispondere di no. Semplicemente non aveva fame. Era comprensibile, no? O forse aveva paura. Paura di scoprire che non riusciva a fare qualcosa. Qualcosa per cui avrebbe dovuto chiedere aiuto a qualcuno.
“Io… No…” Sakura decise che le cose non potevano continuare così. “Ascolta, io oggi resto con te almeno fino all’ora di pranzo. Se non ti va di uscire, allora rimaniamo qui, ma se vuoi che queste settimane passino in fretta, dobbiamo trovare qualcosa da fare.”
Kakashi non rispose. Forse la questione gli era indifferente, o semplicemente sapeva che vincere con lei su queste cose era impossibile.
La ragazza finì di medicarlo e riprodusse la fasciatura.
“Adesso metto un po’ in ordine, ma prima faccio un salto in bagno.”
Una cosa che non mancava a casa di Kakashi erano i libri. Ne trovò un paio anche in bagno. Forse era ora di trovare un posto adatto a tutti quei volumi e metterli insieme.
Ad un tratto le venne un’idea!
“Kakashi!”
“Hmm?”
“Esco un attimo. Cerco di tornare il prima possibile.”
Si sarà spaventata per qualcosa, pensò.
Eppure il bagno non doveva essere cambiato dall’ultima volta che era andato in missione, si disse l’uomo.
“Come vuoi Sakura. Tanto io non vado da nessuna parte.”
“L’ho notato.” Kakashi non poteva vederla, ma sapeva che stava sorridendo. “A dopo”.
Passarono circa 5 minuti e qualcuno bussò alla porta di Kakashi.
Il jonin rischiò di uccidersi un paio di volte inciampando, e nonostante non fosse sua abitudine sbottare dietro alle persone, ma soprattutto alle cose, stavolta qualche imprecazione gli sfuggì dalle labbra.
Arrivò alla porta convinto che Sakura fosse già tornata.
“Potevo aspettarti direttamente davanti alla porta, se…”
Quando aprì, la voce che sentì lo turbò leggermente, in quanto completamente differente da quella dell’Haruno.
“Kakashi! Sei… Tornato…”
“Anko? Che ci fai qui?”
“Questo non è importante! Piuttosto, non ti vedo da giorni a causa di una missione e tu mi ritorni così? Cosa ti è successo?”
La mora allungò una mano sfiorando il viso dell’uomo, che però si ritrasse dopo poco.
“Direi che è una storia lunga. Ora non ho molto tempo, quindi perché non mi dici come mai ti trovi qui?”
“Io devo parlarti.”
“Fallo allora.”
Anko si morse il labbro inferiore. “Potremmo riprovarci, che ne dici?”
Kakashi sospirò e si portò una mano al viso. “Sai che non funzionerebbe.” Una nota di risentimento di fece spazio tra le parole dell’uomo.
“Non ci siamo mai dati una seconda possibilità.”
“No Anko, sei tu che non ce ne hai date. Non sono cambiato, sono sempre lo stesso. L’uomo pieno di impegni, il solito ninja noioso che non ha tempo per nessuno, tranne che per i suoi stupidi libri.”
“Non serve che mi ripeti quello che ho detto!”
“Anko, ho bisogno dei miei spazi, di stare ai miei tempi, non voglio cambiare per una donna che non fa altro che ricordarmi quello che la irrita di me.”
La donna si sentì ferita nel profondo. “La nostra relazione non si fermava a questo! Semplicemente…”
“Semplicemente non mi avresti mollato se noi fossimo riusciti a trovare un compromesso tra le nostre abitudine troppo differenti e…”
“E?”
Kakashi sbuffò. “Non lo so. Sono davvero stanco, quindi per favore, finiamola qui.”
La mora si avvicinò lentamente e lo abbracciò.
Finiva sempre così quando litigavano: lei lo abbracciava e poi finivano indiscutibilmente a letto.
“Mi sei mancato tanto…”
“Stento a crederlo.” Cercò di dirlo nel modo più disinvolto possibile, ma Anko non era una stupida. Il suo comportamento lo destabilizzava fin troppo, nonostante fossero passate un paio di settimane dall’ultima volta che l’aveva vista.
“Kakashi…”
La donna si staccò leggermente, abbassò la maschera del jonin e lo baciò.
L’uomo cercò di resistere per un paio di secondi, ma Anko aveva il suo fascino. Poteva essere una rompiballe senza limiti quando voleva, ma il fascino restava senza alcuna ombra di dubbio.
“Kakashi! Sono tornata!”
Nel sentire quella voce l’Hatake si staccò da Anko e si tirò su la maschera, cercando di apparire il più normale possibile.
“Sakura… Finalmente.”
Anko rimase un tantino scossa e il primo pensiero che le passò per la testa fu: se la fa con la sua allieva. Per quanto riguardava Sakura, la sua idea non si differenziò molto: se la fa con una sua collega. Ma come opzione non le piaceva molto, quindi si convinse che si stava sbagliando.
“Anko? Come mai qui?”
“Sono venuta a parlare con Kakashi a proposito di un rapporto di una missione conclusa tre settimane fa.” Come no…
Kakashi pensò che come scusa era davvero penosa.
“Oh, no no. Niente lavoro per un po’ di tempo.” Sakura sorrise e per poco la pila di libri che aveva in mano non cadde.
“Tanto avevamo finito. Anko, Sakura fa l’infermiera part-time e si occupa del sottoscritto fino a quando…”
“Fino a quando non tornerà a vedere meglio di prima!” Lo interruppe la rosa.
La mora sospirò, sentendosi più tranquilla. “Mi sembra una bellissima idea. Bè, allora ci vediamo!”
Oh certo, come no. Kakashi non vedeva l’ora (sarcasmo).
L’uomo sparì dalla soglia di casa senza badare al saluto di Anko, anche perché era molto irritato dal fatto che era riuscita a persuaderlo ancora una volta.  Però lui non sarebbe MAI tornato insieme a lei, nemmeno fosse stata l’ultima donna sulla Terra. Forse.
Sakura invece salutò con un sorriso a 32 denti, contenta che si trattasse solo di uno stupido rapporto di lavoro.
“Allora Kakashi! Ho preso in prestito qualche libro e ho fatto la spesa, così a pranzo potrai mangiare qualcosa di decente. Inoltre ho comprato due film, i quali muoio dalla voglia di vedere e… Puoi sempre ascoltare le parole, no?”
La rosa si girò, ma Kakashi non prestava alcuna attenzione a quello che diceva.
Prese uno dei libri della biblioteca e si sedette di fianco al jonin.
Kakashi sembrava essersi rifugiato in un mondo tutto suo, e pensieri non collegati tra loro continuavano a volteggiare nella sua mente: alcuni riguardavano Anko. Anko che tornava come nulla fosse, Anko che faceva la ruffiana sperando in una seconda possibilità e Anko che gli finiva inevitabilmente in bocca. E se non fosse arrivata Sakura? Diamine! Quanto lo innervosiva quella Mitarashi!
Poi però la sua attenzione si focalizzò su altro: e se non avesse più recuperato la vista? Addio missioni? Addio alla solita routine? Alla sua normale vita, ai suoi libri, al viso delle persone che conosceva?
Per un attimo il panico ebbe la meglio. Aveva bisogno di alzarsi, di fare qualcosa, qualsiasi cosa che potesse tenerlo occupato. Di solito leggeva o camminava all’aria aperta, ma ora? Era completamente al buio e quando non si vede, è come avere gli occhi chiusi. Non vedi quello che hai intorno e la tua attenzione si focalizza soltanto su…
“E poi ho preso questo perché mi piacevano la copertina e il titolo. La copertina la vedrai più avanti, tanto ho un mese di tempo per riconsegnare il libro. Si intitola… Kakashi, mi ascolti?”
La ragazza appoggiò una mano sulla spalla dell’uomo, che in un attimo ritornò in sé: “No Sakura. Senti, ho bisogno di stare da solo, torna a casa.”
A quel punto Kakashi si alzò e andò in cucina. La strada la sapeva a memoria e non ebbe grandi difficoltà ad arrivare.
Prese dal tavolo la bottiglia d’acqua che aveva appoggiato sul tavolo la sera prima, e andò verso la credenza sospesa sopra il lavandino.
L’ultima volta i bicchieri li aveva lasciati lì.
Ne quasi-prese uno che però cadde.
“Dannazione”.
Sakura, sentito del vetro che si infrangeva, si sporse a vedere sulla soglia della cucina.
“Kakashi…”
“No Sakura, non avvicinarti.” Lo disse con voce ferma, tanto che Sakura ebbe paura per un paio di secondi.
Prese un secondo bicchiere e stavolta provò a versare dell’acqua, ma ci riuscì solo in parte. Dopo pochi secondi chiuse la bottiglia e la spostò. “Al diavolo…”
Si sedette per terra, le mani sulla testa e Sakura sospirò.
Si avvicinò lentamente.
“Non sono un degenerato mentale Sakura… E nemmeno un cane che ha paura.”
In effetti i movimenti della ragazza erano davvero lenti. “Kakashi…” Si abbassò al suo stesso livello e gli prese una mano, aspettando che si calmasse del tutto.
“Quale sarebbe il problema? Ascolta, so che tu sei uno dei ninja più forti della Foglia, ma Kakashi, questo non vuol dire che tu non sia umano.”
Lo abbracciò. “Tu sei stato il mio maestro, mi hai sempre protetta e molte volte salvata. Perché adesso non vuoi lasciarti salvare? Nessuno pensa che tu sia indistruttibile… E non mi interessa se tu non vuoi il mio aiuto, perché starti vicino è un mio dovere, sia come medico, sia come persona la quale ti vuole bene, e il tuo è quello di accettare la mia decisione di aiutarti.”
Si staccò da lui e sorrise. “Qualcuno che non ti conosce direbbe che sei pazzo, io invece penso che tu sia solo un’inguaribile testardo orgoglioso.”
L’Haruno non lo aveva mai visto così vulnerabile. Se avesse potuto, avrebbe dato lei la sua vista per rivederlo sorridere.
“Sakura…”
“Si?”
“C’è la possibilità che non possa più ritornare a vedere?”
Lei non lo sapeva, ma conosceva qualcuno che si era già fatto un’idea. Tsunade.
“Io non lo so. Ma farò di tutto perché questo non accada.”
Seguirono attimi di silenzio in cui Sakura dubitò che Kakashi si fosse rifugiato in un universo tutto suo per la seconda volta, ma si sbagliava.
“Ho paura…”
La ragazza arrossì per pochi istanti, giusto il momento di sentirsi importante; perché Kakashi non le aveva mai parlato così. Non le aveva mai detto cosa provava. Era anche vero però, che lei non glielo aveva mai chiesto.
Ma poteva capirlo: il buio perenne non ha mai fatto piacere a nessuno.
“Lo so, ma tu dai già tutto per scontato. Perché non prendiamo tutto con più calma, giorno per giorno? Per esempio, io ho fame. Penso che dovremmo impegnare le nostre energie per mangiare, anche perché mi hai fatto fare un infarto pochi minuti fa, e credo di meritarmi un pranzo degno di un medico stupendo come me.”  Rise. “Io resto qui con te Kakashi.”

 
  
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